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Autore: EleAB98    03/04/2023    4 recensioni
Amanda Benassi è appena diventata una scrittrice affermata.
Non è mai stata una ragazza particolarmente estroversa, tantomeno appariscente. Tutto d'un tratto, si ritroverà catapultata in una realtà completamente diversa da quella di un tempo, diventando oggetto delle più svariate attenzioni maschili.
Ma sarà un uomo in particolare a catturare tutta (o quasi) l'attenzione della giovane, stravolgendo a poco a poco la sua esistenza.
Emozioni contrastanti faranno da sfondo a quella vita che, pur avendo sempre sognato, si rivelerà più impegnativa del previsto, mentre le ombre di un passato mai dimenticato la travolgeranno a viva forza, spingendola ad affrontare una verità del tutto sconvolgente.
Amanda sceglierà, prima o poi, di cedere alla forza dei propri sentimenti? Chi farà mai breccia nel suo cuore?
*Opera Registrata su Patamù*
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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CAPITOLO X


 



Amanda scese dal treno. Il suo orologio da polso segnava le otto in punto, il fastidioso vento dicembrino a scompigliarle i capelli. Il cielo ormai scuro. 
Giusto in tempo per la cena, pensò, dirigendosi stancamente verso l'uscita della Stazione di Genova Bignole. Sbadigliò. Nonostante il doppio viaggio l'avesse privata di ogni energia, non era comunque riuscita ad appisolarsi nemmeno per un istante. Aveva combattuto con troppi pensieri. La stanchezza, però, stava cominciando ad avere la meglio. Aguzzò la vista. «Eccolo là», bisbigliò. Agitò leggermente la mano e Alessandro la notò quasi subito, quindi rispose al saluto e le corse incontro. Aveva insistito così tanto perché andasse a riprenderla in stazione, che Amanda non aveva potuto fare altro che assecondarlo.

«Brrr, qua si gela!» esclamò Alessandro appena la raggiunse. Si fregò le mani. «Dai, questa dalla pure a me», le disse, offrendosi di portare al suo posto la grossa busta che la ragazza teneva sotto braccio.

«Tranquillo, non è necessario.»

«Be', sarai stanca. Dai, la porto io. Anche perché ho il vago sospetto che sia mooolto pesante.»

«Non hai tutti i torti, mio caro detective», ammise Amanda, ridendo insieme a lui.

Alessandro gliela sfilò con dolcezza dalle braccia e prese a incamminarsi. «Cos'è, adesso sono finito dentro ai tuoi romanzi?»

«Chissà. Magari un bel giorno potresti finirci davvero», lo prese in giro lei, facendogli la linguaccia.

«Aspetterò con ansia il giorno in cui diventerò famoso anch'io, allora», le diede manforte lui, l'aria falsamente impettita.

Amanda rise ancora di più. «Dovrei prima vedere cosa ne pensa Beltrand. Sai, non vorrei che mi diventasse geloso», gli rispose, tra una risata e l'altra.

«Lui geloso? Nah, non è proprio il tipo. Anzi, credo sarebbe orgoglioso di condividere le sue brillanti congetture con un collega. Comunque, a parte gli scherzi... cosa diavolo hai comprato? Questa busta pesa davvero un quintale!»

«Attento a quello che dici, o il tuo regalo potrebbe finire sulle rive della spiaggia di Camogli», lo avvertì lei, tutt'altro che seria.

Alessandro la guardò stranito. «Il mio regalo?»

La ragazza strizzò l'occhio. «Prima la cena, e dopo il regalo.»

L'altro scosse la testa, allibito. «Dio, sei incredibile.»

«Lo so.»

«Mi dici come faccio ad aspettare adesso?»

«Semplice. Aspetti e basta.»

«D'accordo, farò il bravo bambino», borbottò lui, sospirando.

Amanda gli lanciò un'occhiata soddisfatta. «Così ti voglio.»

Non appena svoltarono sulla destra percorrendo l'ultimo tratto di strada che li avrebbe condotti a destinazione, però, Alessandro provò comunque a ficcare il naso dentro la busta.

«Aleee... cosa ti ho appena detto?» lo redarguì Amanda, dandogli una piccola spallata.

L'altro sbuffò. «Andiamo, stavo soltanto—»

«Cercando di indovinare il mio regalo», completò lei, sempre più divertita. «Ma credi sul serio di capire cosa c'è dentro fissando quel marasma di pacchetti?»

Alessandro scrollò le spalle, l'aria smarrita. «Be', magari a forza di guardarli...» Lasciò cadere la frase nel vuoto.

«Sì, ti viene l'ispirazione», lo canzonò Amanda.

Nello stesso momento, si scambiarono uno sguardo d'intesa e scoppiarono a ridere.

«Sono felice di vederti così rilassata, comunque. Mi sembri di gran lunga più spensierata rispetto ai giorni scorsi. Questo viaggio a Torino deve averti fatto molto bene», proseguì lui, sollevato.

«Be', diciamo che... non è poi così facile lasciarsi alle spalle certi ricordi. Ma ci sto provando.»

«E non è nemmeno facile scrollarsi di dosso certe illusioni», se ne uscì lui, un pesante sospiro a squarciare il silenzio della sera.

Amanda assottigliò gli occhi. «Illusioni?»

Alessandro non rispose, rabbuiandosi di colpo.

«Ehi! Che ti succede? Lo sai che puoi dirmi tutto, no?» La ragazza gli strinse la spalla destra e lo costrinse a fermarsi.

«Dai, siamo arrivati», le fece notare Alessandro, indicando l'insegna dell'hotel dove avrebbero pernottato per un paio di notti. «Andiamo, o la cena si raffredda.»

«Ale?» insisté lei, cercando il suo sguardo. «Si può sapere cosa ti turba?»

L'uomo sorrise debolmente. «Niente di serio, davvero. Solo che...» Scostò gli occhi da lei.

Amanda storse le labbra, sospettosa. «Sicuro sicuro che non ci sia proprio nessuna nei tuoi pensieri?» gli domandò, fiutando al primo colpo l'oggetto dei suoi tormenti.

Lui la guardò sorpreso; un attimo dopo le sorrise con rassegnazione. «D'accordo, hai vinto tu. Una ragazza ci sarebbe, a dire il vero», farfugliò, riluttante.

«Ma allora cosa aspetti a dichiararti?» gli chiese lei, a bocca aperta.

Lui alzò le spalle. «È... è complicato.»

«È già fidanzata?»

«Non esattamente.»

«E allora? Cosa ti frena, si può sapere?»

Alessandro sospirò. «Lei è così...» Ridacchiò, nervoso, un cenno di diniego con la testa. «Forse lei è troppo per me.»

«Troppo? È il sentimento, quello che conta.»

«Posso avere il mio regalo?» rincarò lui, speranzoso.

Amanda alzò gli occhi al cielo. Gli strappò la busta di mano e vi estrasse un piccolo pacchetto.

Fece per darglielo ma, proprio quando Alessandro stava per afferrarlo, la giovane ritrasse il braccio. «Dopo cena, ho detto. E solo se mi prometti che mi aggiornerai su questa storia.»

L'agente alzò le spalle. «Mi pare di averti detto tutto quello che c'era da dire», osservò, per nulla infastidito dal tono perentorio di Amanda.

«E invece no!» replicò l'altra. «Non mi hai nemmeno detto come si chiama!»

«Che differenza fa? Tanto non sarà mai mia», ribatté Alessandro, quindi prese a incamminarsi verso l'hotel.

Amanda scosse la testa. «Non ti facevo così pessimista», commentò, stupita. Non l'aveva mai visto così abbattuto. Ripose il suo regalo nella busta e lo rincorse. «Ma la conosco, almeno?»

Alessandro si voltò verso di lei, l'angolo della bocca rivolto all'insù. «E io non ti facevo così curiosa.»

«Non mi hai risposto», reiterò lei, dandogli un colpetto sul braccio.

L'agente stirò le labbra in un sorriso furbo. «Facciamo così. Tu mi dai il regalo prima di cena, e io ti prometto che al termine del tour te la faccio conoscere. Ci stai?»

«Non mi stai prendendo in giro, vero?»

Alessandro le rifilò un altro sorrisetto e allungò il braccio. «Affare fatto?»

«Mano sul cuore?»

L'agente imitò la ragazza e, con un gesto solenne, posò la mano sinistra sul suo petto. «Mano sul cuore.»

Amanda gli consegnò il regalo. «D'accordo.» I lineamenti del suo volto si addolcirono. «Questo è per te. Spero ti piaccia.»

«Ti ringrazio tanto per il pensiero. Non dovevi disturbarti, però. A cosa devo questo slancio

«Non lo so. So solo che appena l'ho visto ho pensato a te, e così... così l'ho preso.»

Alessandro ne saggiò da fuori la consistenza. «Non ho proprio idea di cosa possa esserci dentro», ammise, senza smettere di scrutare il pacchetto con viva curiosità. A tratti, Amanda ebbe l'impressione che lo stesse trattando come fosse una reliquia. Le dita di Alessandro che sfioravano i bordi della carta, cercando di sbarazzarsi del nastro adesivo con grande premura, l'adorabile fossetta sulla guancia. Quella visione fece sorridere Amanda più del dovuto. E lei, mai come quella sera, sentiva di averne proprio bisogno.

Appena Alessandro tirò fuori una scatolina nera e ne lesse l'incisione, spalancò la bocca e il suo sguardo, se possibile, si ravvivò ancora di più. «Ma non mi dire... una penna stilografica? Come hai fatto a sapere che sono la mia passione?» le chiese, i suoi occhi ripresero immediatamente colore.

«Be', ci conosciamo o no da cinque anni? Non pensare che mi sia sfuggito il fatto che ogni mese, quando mi capitava di passare nel tuo ufficio, lavoravi sempre alle tue scartoffie tenendo tra le mani una stilografica diversa.»

Alessandro fece scorrere la penna tra le dita e la rivoltò per più di una volta, analizzandola come avrebbe fatto un perfetto scienziato. «È bellissima», disse lui, senza smettere di guardarla.
La meraviglia impressa nel suo sguardo impressionò Amanda a tal punto che, per qualche secondo di troppo, rimase imbambolata anche lei. Non appena l'uomo si apprestò a riporla – con estrema cura – nella custodia, la giovane si riscosse.

«Ah, comunque c'è anche—»

«Un biglietto?» fece lui, sempre più esterrefatto. Sulle prime non si era accorto che lo stesso si trovava incastonato nella parte superiore – ma interna – della scatola. Estrasse anche quello, in evidente stato di impazienza.

«Esatto. Sai, volevo testare il tuo grado di attenzione, così l'ho un po' nascosto», confessò Amanda, del tutto incantata dai suoi movimenti. Non sapeva perché, ma nel vederlo stava provando una sensazione di totale appagamento.

Alessandro scartò l'altra bustina in un gesto febbrile e ne lesse ad alta voce il contenuto.

Al miglior agente letterario che potessi desiderare, auguro un futuro brillante e ricco di soddisfazioni.
Grazie di tutto.

Con stima e (tanto) affetto,
Amanda.

Rialzò il capo. Era senza parole. Ma i suoi occhi lucidi parlavano per lui. «Amanda, io... io non so cosa dire.»

«Credo che un semplice grazie sia più che sufficiente», suggerì lei, facendogli l'occhiolino.

«Un solo grazie non basta», disse Alessandro scuotendo la testa.

«Be', allora... potrebbero bastarmene anche due.»

«Che vuoi dire?»

Amanda fece un passo in avanti e la porta dell'hotel si aprì in automatico.
Gli accennò di entrare e Alessandro la seguì, ancora in estasi per il regalo appena ricevuto. «Ti ricordi quando abbiamo parlato di The Snow Goose

«L'album strumentale dei Camel³

«Esattamente. Ecco, non molto tempo fa ti avevo detto di aver letto la novella di Paul GallicoLa Principessa Smarrita.» Posò la grossa busta piena di regali sul pavimento e prese a trafficare nella borsa. Estrasse un libretto dalla copertina rigida e glielo porse. «Vorrei che lo leggessi anche tu. È una storia che, nella sua infinita malinconia, trovo meravigliosa.»

Alessandro ripose il primo regalo dentro la bustina originale e prese il libro tra le mani. «Lo farò senz'altro. Magari anche ascoltando l'album dei Camel in sottofondo.»

«Poi mi farai sapere, allora. Ah, comunque puoi tenerlo. Io ne avevo due.»

«Doppio grazie, allora!»

«Non dimenticare la tua promessa, però», gli ricordò Amanda, tra il serio e il faceto.

«Sai che ti dico?» rispose lui, fingendo di pensarci un po' su. «Penso proprio che la manterrò», le disse, non mancando di rifilarle uno di quegli sguardi enigmatici che confondevano tanto Amanda.

 

§

 

«Andiamo, Am! È così evidente! Ti stai innamorando di quel tipo, né più né meno», sentenziò Monica dall'altro capo della linea.

«Non ne sono sicura», mormorò Amanda, le gambe incrociate sul letto, la testa sul cuscino. «Quando sono con lui, io... non lo so, provo un qualcosa che non riesco a spiegarmi. Sento che... da una parte percepisco una connessione molto forte tra noi due, che non penso di aver mai sperimentato con nessuno. Mentre dall'altra...» Quella frase cadde nel vuoto.

«Magari è vero amore, stavolta. D'altronde, con Daniele è finita, quindi—»

«Non lo so», ribadì Amanda. «Lui mi incuriosisce tanto. Forse perché la sua è una personalità complessa, dalle mille sfaccettature. Però... è anche vero che di lui non so quasi nulla.»

«Proprio per questo ti affascina. Lui rappresenta l'ignoto, e tu vuoi capire cosa c'è dietro quella maschera di apparente freddezza.»

«Apparente?»

«Be', da quello che mi hai raccontato, lui sembra piuttosto interessato a te. Ti ha dato o no il suo numero?»

«Sì, ma—»

«Niente ma. Un uomo non investe il proprio tempo libero per niente. Ed essendo lui un medico affermato, è ovvio che ne avrà davvero pochissimo.»

«Questo sì. Ma non so proprio dove tutto questo ci porterà.» Amanda tornò a fissare il foglietto con su impresso il numero di Federico.

«Ascolta, è molto semplice», riprese Monica. «Cosa provi quando sei con lui?»

«Mi sento... bene.»

«Solo questo? Io posso stare bene anche insieme a un amico, a un parente o persino col mio cane – effettivamente apprezzo molto più la compagnia di Bobby che non quella delle persone, ma questa è un'altra storia.»

Amanda soffocò una risatina. Di Monica apprezzava proprio questo. Non soltanto la sua discreta parlantina, ma anche la sua schiettezza, spesso accompagnata a quella vena di comicità che rendeva tutto più leggero e, perlomeno in apparenza, meno problematico.
«So soltanto che non voglio smettere di vederlo», ammise. «Nemmeno se questo significa rivangare il passato.»

Amanda si girò su di un fianco, il bigliettino ancora tra le mani. Stava disperatamente cercando di reprimere l'immagine di lei e suo padre nel soggiorno di casa sua, a pochi giorni dalla Vigilia di Natale. Non avrebbe mai dimenticato tutta l'indifferenza che il genitore aveva mostrato nei suoi confronti.

«Quindi ti attrae. Nel senso... hai voglia di baciarlo? Vorresti, dalle parole, passare ai fatti?»

Amanda tornò in sé. «Molto delicata, come sempre», commentò, inarcando le sopracciglia. «Mi attrae, sì. Però... è un'attrazione diversa, che non riesco neanche a definire. Lui è molto affascinante, è vero. Ma non so proprio cosa potrebbe succedere se lui dovesse prendere l'iniziativa. O come potrei reagire.»

«Am, forse non vuoi ammetterlo a te stessa perché hai semplicemente paura di innamorarti di nuovo. Ma è palese che non riesci a pensare ad altro.»

«Non so cosa fare», si lamentò lei, sempre più confusa.

«Forse devi solo vivertela. Prova a farti trascinare dall'istinto.»

«Mi sa che hai ragione.»

«Dai, ti lascio riposare. Poi fammi sapere che hai deciso, okay?»

«Certo. Come sempre, grazie per esserti sorbita i miei deliri.»

«Non dirlo nemmeno. A presto, allora.»

Amanda rispose al saluto e riagganciò. Se non fosse che stava morendo dal sonno, si sarebbe messa a leggere qualcosa per tentare di distrarsi almeno un po'. Perché se da una parte la stanchezza le impediva di pensare, un angolino del suo cervello era ancora lì.
Si alzò dal letto e scostò le coperte. Proprio quando stava per mettersi a dormire, però, il telefonino squillò. Amanda sobbalzò. Quando lesse il mittente della telefonata, il suo cuore prese a battere fortissimo. Non poteva credere ai suoi occhi. Fece scorrere immediatamente il pollice per accettare la chiamata, la gola secca.

«Pronto? Papà? Papà?»

Nessuno rispose. Amanda sospirò, quindi sbatté un pugno sul materasso. «Cavolo!» squittì. Ricompose velocemente il numero, il fiato corto per l'agitazione. Attese in linea e sperò vivamente che lui si facesse di nuovo vivo.

L'altro rispose quasi subito. «Pronto?» mormorò, la voce impastata.

«Papà?»

«Oh, ciao Amanda. Come mai questa chiamata? A quest'ora, poi?»

«Ma... veramente l'ho ricevuta io da te poco fa», disse lei, completamente smarrita.

«Ah. Dev'essermi partita, scusami.»

Amanda provò l'irrefrenabile impulso di buttare a terra il cellulare e mettersi a frignare come una bambina. Aveva ricevuto l'ennesima delusione.

«Come... come stai?» si sforzò di chiedergli, gli occhi appannati.
Sei proprio una stupida. Cosa credevi, eh? Che ti avesse chiamato perché gli mancavi?
Strinse lo smartphone in preda al nervosismo, al dolore e a chissà cos'altro. Non riusciva più a capire neanche lei cosa stesse davvero provando.

«Non mi lamento, dai. Tu, piuttosto? Come sta andando il tour?»

«Molto bene, ti ringrazio», disse Amanda. Ma se almeno una volta tanto venissi a una mia presentazione, mi faresti davvero felice. «Scusami tanto se ti ho svegliato, non volevo disturbarti.»

«Svegliato no. Diciamo che ero sul divano, in un perenne stato di dormiveglia. Comunque... ancora congratulazioni. Sono felice che ti sia realizzata nel campo della scrittura.»

Ad Amanda spuntò un sorriso. Alle volte le bastava davvero poco perché le tornasse il buonumore. Sapeva che, malgrado tutto, le sue parole erano sincere. «Grazie di cuore, papà.»

Ma a seguito di quel ringraziamento, la fastidiosa vocina interiore tornò a farsi sentire, sempre più prepotente.
Però... non hai mai mantenuto quella promessa. E io ci tenevo così tanto... Amanda si rattristò. Anche se stava tentando di non lasciarsi dominare troppo dai sentimenti, la sua mente continuava a prospettarle un episodio riaffiorato proprio durante l'appuntamento con Federico.

«Come sta Grazia?» gli chiese poi, senza pensarci. Non amava affatto nominare la sua "matrigna" – se così poteva definirla –, ciononostante avrebbe fatto qualsiasi cosa pur di prolungare, seppur di qualche minuto, quella conversazione a lungo desiderata.

«Mi sorprende la tua domanda», disse infatti il padre. «Comunque abbastanza bene, ti ringrazio. Anzi... anche lei è molto felice per te, a dire il vero.»

Amanda non proferì parola. La parte più meschina di lei pensava: Certo, prima si prende la briga di rovinare la mia famiglia, e poi si dice felice per me! Brutta ipocrita!
Alcune volte, invece, si diceva: Chi ti dice che il rapporto tra i tuoi genitori non sia naufragato ben prima che arrivasse lei?
Se il primo pensiero aveva fatto germogliare in lei un profondo disprezzo per Grazia, era anche vero che la seconda eventualità, cui aveva pensato sempre in giovane età, non la consolava affatto. Per anni aveva cercato una possibile spiegazione al divorzio dei suoi genitori – perché si sa, nessun tipo di rapporto finisce per caso –, e per Amanda l'entrata improvvisa di Grazia nella vita del padre era stata l'unica possibile.
Oppure... è semplicemente finito l'amore. D'altro canto, anche mia madre...

Amanda si costrinse ad abbandonare quella linea di pensiero. Ma innumerevoli voci continuavano a rincorrersi, senza sosta, nella sua testa, senza lasciarle un attimo di tregua.

Papà, ti ricordi di quella volta che mi avevi promesso di vedere Il Canto di Natale insieme?

Era questo, quello che avrebbe voluto sputar fuori. Ma poteva forse chiedergli di vedere quel film con lui a ventotto anni suonati?

Non posso proprio, Amanda. Ho cose molto più urgenti da fare, scusami tanto. Però ci rifaremo, okay?

Erano queste, le precise parole che lui le aveva rifilato quella volta.
Aveva cose più urgenti da fare.
Perché passare del tempo con la propria figlia è per molti un'inezia. O forse, una grande seccatura.

Dopo il suo rifiuto, Amanda aveva riprovato ad avanzare quella richiesta, ma poi ci aveva rinunciato. Per suo padre, ogni scusa era buona per trascorrere con lei il minimo indispensabile. Così, alla fine, aveva gettato via quella videocassetta dentro al primo cassonetto che le era capitato a tiro. E tutte le volte che la TV proponeva quel celebre film, lei cambiava immediatamente canale. Anche il solo vederne una scena le avrebbe ricordato la mancata promessa del padre. Ergo, conosceva soltanto la trama di quel breve racconto di Dickens.

«È lì con te?» riprese Amanda, lo sguardo perso nel vuoto.

«No, è andata a dormire qualche oretta fa. E noi dovremmo fare lo stesso. Buonanotte, Amanda. E in bocca al lupo per le prossimi presentazioni.»

«Papà?» disse subito Amanda, che non era affatto pronta a riagganciare.

«Sì?»

«Verresti a vedermi la prossima volta?» gli domandò, prima che il coraggio venisse meno. «Se vuoi, puoi portare anche Grazia», aggiunse, cercando di suonare convincente. In tutti quegli anni l'aveva vista sì e no un paio di volte, anche solo pronunciare il suo nome la faceva cadere in un vortice dove soltanto la rabbia e la tristezza più profondi trovavano terreno fertile. Eppure, avrebbe fatto la qualsiasi pur di rivedere suo padre, anche se solo per pochi minuti.

«Sicura che non ti darebbe fastidio?»

La giovane strinse con forza la federa del lenzuolo. «Sono cresciuta, papà. I tempi sono cambiati», mentì, sperando che lui credesse alle sue parole.

L'altro borbottò qualcosa che Amanda non comprese. «Non ti prometto nulla», le fece, nessun accenno di dolcezza nella voce.

Amanda scrollò le spalle, per nulla sorpresa della risposta. Almeno una cosa l'aveva imparata, appurò. Era da anni che non si sperticava nelle solite, allettanti promesse che, di fatto, non avrebbe mantenuto.

«In ogni caso, ti ringrazio per l'invito. Lo riferirò a Grazia.»

«D'accordo. Allora buonanotte, e... grazie a te», gli rispose, un poco sollevata. La voce del padre le era parsa leggermente più affabile.

Appena riattaccò, Amanda provò un grande senso di vuoto. Il solito, fastidioso vuoto che sempre la coglieva a seguito di un contatto più o meno (in)diretto col genitore.
Si buttò sul letto e, questa volta, comandò a se stessa di non piangersi addosso. Non era più da lei costruirsi castelli in aria, non quando si trattava di lui.
Ciononostante, un piccolo rimasuglio del suo cuore non riusciva a non sperare che lui e Grazia – magari poteva essere lei il suo passepartout, no? – si facessero vivi.
Riafferrò il bigliettino che Federico le aveva donato. Non sapeva ancora se avrebbe accettato la sua proposta ma, tutto d'un colpo, quella forza e quell'ottimismo che sembravano mancarle si rifecero strada in lei permettendole, incredibile a dirsi, di cadere in un sonno privo di mostri.

 

³ (Music Inspired By) The Snow Goose, album del 1975 puramente strumentale dei Camel, gruppo progressive britannico.

   
 
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