UN GIORNO INSIEME
(1973)
Non dire niente,
tra un minuto il giorno nascerà
e l’uomo che io ero morirà.
Amica mia, questa casa non è casa mia,
col primo vento caldo me ne andrò…
Ho un ricordo indelebile di uno dei concerti dei Nomadi a cui ho preso parte negli anni.
Sarà stato il 2006, quando avevo quattordici anni. In quel concerto, i Nomadi eseguirono un brano che di rado ebbi occasione di ascoltare in altri concerti: Un giorno insieme.
Un brano dalla dolce melodia, in cui sono lui, lei, il loro amore…
Mi guardai attorno, durante l’esecuzione di quel brano, che all’epoca veniva cantato dal chitarrista, Cico Falzone. Schifato – avevo quattordici anni, non dimentichiamolo – osservai un numero incalcolabile di coppiette abbracciate, che si stringevano e danzavano piano al suono di quella musica e alla dolcezza di quelle canzoni.
Però, io dico: ma lo avete ascoltato bene, questo brano? Siete davvero sicuri che sia un brano d’amore? Siete davvero certi, anzi, che i Nomadi abbiano mai fatto un brano d’amore a lieto fine?
No, perché in questa canzone, lui le sta dicendo chiaramente: «Okay, carina, è stato bello e ci siamo divertiti. Ora però scusami, perché ho da andare e non voglio costruire nulla di serio con te. Quindi, se anche ti sei fatta chissà quali film, hai sbagliato a scegliere gli interpreti.»
Ecco, questo, in sostanza, è quello che dice il testo di Un giorno insieme.
Altro che ballarci sopra tutti abbracciati e innamorati.
Al mio fianco c’eri tu
e il giorno che nasce cancella ogni segno di te…