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Autore: Ephram    06/04/2023    0 recensioni
a fuga di un disertore che dopo aver lasciato l'esercito va alla ricerca di una vita migliore.
Genere: Azione, Erotico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Poco dopo mezz'ora ci lasciammo le zone urbane alle spalle e ci dirigemmo in aperta campagna con alcuni tratti di bosco, lungo la strada che avevamo imboccato poco prima
-Prima di arrivare a Tallin sarà un viaggio molto lungo, quindi vale che durante la notte organizziamo dei turni di guida.- disse Anastasia.
-Quindi come intendi procedere?- chiesi.
-Non ho molti affetti personali ma dei zaini come il tuo ci faranno molto comodo, le valige sarebbero troppo ingombranti.- osservò lei.
-È la scelta migliore. Toglimi una curiosità, posso chiederti dove hai imparato a combattere e ad usare la pistola?- feci.
-Ho sempre fatto palestra per conto mio, e ogni tanto andavo al poligono di addestramento.- spiegò lei.
-Questo spiega i tuoi riflessi pronti quando mi hai scoperto nel salotto di casa tua.-
-In che senso?-
-Eri molto attenta e sembravi chiaramente in grado di maneggiare la tua pistola, come se l'avessi usata di frequente.-
-Sei attento ai dettagli vedo. Credo che il mio carattere e il mio desiderio di sentirmi viva abbiano lavorato sulla mia autodifesa.-
-Non lo metto in dubbio, i tuoi fidanzati cosa ne pensavano?-
-Ho capito dove vuoi andare a parare, comunque non c'è stato nessun fidanzato, eccetto qualche breve storia che non ho voluto approfondire.- 
-Spero almeno di durare qualche mese.- ironizzai.
-Tu sei molto diverso.-
-Vale a dire che sono un ex militare?-
-No, è il tuo carattere e modo di agire che mi hanno sorpreso.-
-Tipo costruire un riparo sotto la neve per dormire?-
-Qualcosa di simile ma non quello, la tua personalità.- spiegò lei.
-Se non si ha un obiettivo successivo a quello fissato non si potrà mai andare avanti, in un modo o nell'altro.-
-Forse hai ragione.-
Il viaggio in auto proseguì tranquillo senza particolari argomentazioni, fino a quando avvicinandoci al paese dove abitava Anastasia, non iniziai a riconoscere i tratti famigliari del paesaggio innevato.
Quando Anastasia parcheggiò il Pick Up davanti casa mi sembrò quasi strano tornare nel luogo in cui quarantotto ore prima avevo fatto irruzione di prima mattina.
Entrando mi sorpreso persino che quel posto mi fosse mancato.
-Partiremmo alle 05.00, quindi tanto vale organizzarci subito.- disse Anastasia mettendo la sua borsetta color ocra sul divano, ancora scomposto da quando avevo dormito.
Accese le luci del corridoio che dava verso il bagno e la sua camera, quando notai per caso un movimento estraneo verso il bagno, un ombra vista appena di sfuggita.
-Anastasia, non ti muovere...- la avvertii.
Leo fece appena in tempo a voltarsi verso di me che un colpo secco di una pistola con il silenziatore seguì un forte gemito di dolore mentre lei indietreggiava contro il muro con una mano sulla spalla.
Istintivamente feci per raggiungerla ma una sagoma scura comparve sul mio campo visivo nello stesso tempo in cui un pugno mi colpì una tempia stordendomi mentre un esplosione di colori appariva nel mio campo visivo.
Caddi in avanti di fronte a lei, le braccia in avanti per attutire la caduta contro il pavimento.
Ancora stordito sentii l'aggressore muoversi verso di me con passo pesante, probabilmente per finirmi, mi voltai di scatto sferrando un calcio il punto in cui poteva trovarsi la sua gamba facendolo barcollare leggermente. 
Mi rialzai rapido in piedi e nonostante vedessi ancora leggermente sfocato mi avventai su di lui con il rischio che gli partisse un colpo, ma non avevo scelta, finimmo contro un attaccapanni.
Recuperando la vista vidi che indossava un passamontagna per celare il viso.
Prima che potesse muovere la pistola nella mia direzione con un colpo secco in pieno volto lo colpii con una testata, stordendolo per un istante, ne approffittai per sbattergli il polso contro il muro facendogli cadere la pistola, ma la successiva testata la ricevetti io direttamente sul naso dove di riflesso indietreggiai.
Lui rapido si piegò per recuperare l'arma ma fui più rapido di lui ed estrassi la pistola elettrica dalla fondina sparando due colpi in rapida successione al petto e al collo.
Egli ricadde a terra, muovendosi debolmente. 
Feci due passi verso di lui e con un calcio allontanai la pistola sul pavimento dell'aggressore che non si mosse più mentre una chiazza di sangue nero si allargava attorno a lui.
Raggiunsi Anastasia che si era seduta, dolorante.
-Mi ha solo colpito la spalla.-
Afferrai con entrambe le mani una manica della tuta militare che avevo ammucchiati vicino al divano l'ultima volta, e ne strappai un lembo.
La manica della giacca di Anastasia era zuppa di sangue.
Gliela tolsi, facendo attenzione a non farle troppo male.
Sotto il maglione la ferita non era grave, il proiettile aveva colpito la spalla senza fare danni gravi, eccetto per la perdita di sangue che doveva essere subito arginata.
-La ferita non è grave, ma devi andare in ospedale, premi questo sulla ferita.- le diedi nella mano sinistra lo straccio ricavato dalla giacca militare.
Raggiunsi l'aggressore e gli tolsi il passamontagna, avrà avuto almeno quarant'anni, capelli rasati e segni del gelo sul viso con la pelle arrossata.
-È un mercenario su commissione.-
Perquisii le tasche ed estrassi un telefono cellulare che studiai.
C'era l'indirizzo di questo centro abitato, più due foto di me e Anastasia con i rispettivi nomi.
-Cosa diavolo voleva? Chi lo manda?-
Anastasia si era alzata in piedi, una mano premuta sulla spalla.
-Siamo stati scoperti, sanno che sei con me.-
Non c'erano altri modi di dirlo.
-Degnati di darmi una spiegazione.-
-Siediti, sei ferita. Si tratta di sicari a pagamento che le Forze armate Europee usano per neutralizzare persone non gradite che minacciano il successo di operazioni militari o sanno troppe cose, io rientro nell'ultima categoria dal momento in cui me ne sono andato.- spiegai.
-Voleva sapere cosa sapevo o a chi ne avevo parlato, per questo non mi ha subito sparato in testa.- intuì Anastasia.
-Prima interrogano con l'uso della forza, poi finiscono il lavoro.-
Spezzai il cellulare, aprii la finestra del salotto dalla quale ero entrato l'ultima volta e gettai i rottami fuori sulla neve.
Nessun documento di identificazione.
-Non possiamo andare in ospedale, specialmente con una ferita da arma da fuoco, denuncerebbero tutto alle autorità e allora saremmo fottuti.-
Anastasia aveva ragione.
Riflettei un istante. Decisi.
-Senti, io ti tiro fuori il proiettile, ma tu sei ancora in tempo per tirarti indietro, inventa una storia, in caso contrario sarai una fuggitivo proprio come me e mia complice.-
-Ormai sono fottuta in ogni caso dopo averti aiutato a sfuggire dalle autorità a Narva, sanno già chi sono e che ti sto aiutando, anche in caso contrario non cambio idea. - disse lei guardandomi negli occhi.
-Deve essere lì che le telecamere ti hanno riconosciuto...- ipotizzai ad alta voce.
-Muoviti, toglimi questo pezzo di ferro dalla spalla, così avremmo un problema di meno!-

Qualche minuto dopo eravamo in cucina, lei seduta sulla sedia in cui solitamente mangiava, la mano sporca di sangue premuta sulla ferita.
Frugai sotto il lavandino seguendo le indicazioni di lei fino a quando non trovai una bottiglia di alcool, ottimo come disinfettante.
-Farà male.- dissi.
-Come se non lo sapessi.- fece lei.
-In che guai ti ho cacciata.- dissi.
-Non potevi prevedere niente di tutto ciò, - disse lei - tra come stava andando la mia vita, tra la minaccia di una guerra al confine nessuno vive più tranquillo qui.-
Iniziai a scoprire la ferita.
-L'importante è pur sempre restare vivi, non rischiare la vita.- commentai.
-Parla il soldato.-
-L'uomo che sono, non il militare che ero.-
-Lo sarai sempre, ormai è parte di te, tanto vale che lo acc...Ahi!!!-
-Scusami.- dissi.
Controllai il foro lasciato dal proiettile che pur avendo smesso di sanguinare non aveva un bel aspetto.
Passai un po di disinfettante sulla pinza presa dal bagno di Anastasia, sempre meglio di niente.
Il proiettile non era un grosso calibro, si poteva facilmente estrarre con una pinza, l'importante era afferrarlo.
-Farà male.-
-Non sono né scema né sorda, passami uno straccio.-
Rapido le passai un asciugamano accanto al lavandino dove lei lo mise tra i denti.
Chinandomi sulla sua spalla, facendomi luce con il lampadario, infilai le pinza nel foro facendo attenzione a seguirne la direzione.
I gemiti di dolore furono tremendi come il sentire le dita della sue mani scrocchiarre dalla stretta dei pugni, come pure le dita dei piedi grattare la suola interna delle scarpe.
Due lunghissimi minuti. 
Fu quando che gettai il proiettile sul lavandino che la vidi rilassarsi, era tutto finito.
Mi pulii le mani sporche di sangue sull'asciugamano.
-Qualche istante e sarà tutto finito.- 
-Grazie.- 

Dopo averne disinfettato la ferita, pulito il sangue e fasciato con delle bende, Anastasia mi diede indicazioni per la sua camera su dove trovare vestiti puliti.
Non ci misi molto e le diedi una mano a rivestirsi.
   
 
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