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Autore: Dira_    13/09/2009    12 recensioni
La guerra è ormai finita, Harry è un auror e sta per avere il suo secondo bambino.
Degli strani sogni e la misteriosa comparsa di un neonato decisamente particolare turbano la sua pace, tornando a scuotere la famiglia Potter sedici anni dopo, quando Tom, il bambino-che-è-stato-salvato, scoprirà che Hogwarts non solo nasconde misteri, venduti come leggende, ma anche il suo oscuro passato...
La nuova generazione dovrà affrontare misteri, intrighi, nuove amicizie e infine, l'amore.
“Essere amati ci protegge. È una cosa che ci resta dentro, nella pelle.”
Può davvero l’amore cambiare le carte che il destino ha messo in tavola?
[Next Generation]
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Albus Severus Potter, James Sirius Potter, Nuovo personaggio, Rose Weasley, Scorpius Malfoy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Doppelgaenger's Saga' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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I misteri si infittiranno, lo ammetto, ma prometto che ogni nodo verrà al pettine. In ogni caso questo capitolo piacerà molto alle slash fan. ;)
@Myriam Malfoy: È vero, Ted è un po’ di parte, ma alla fine ha tolto punti ad entrambi. Poi che tenda ad essere più gentile con quello scemo di Jamie, beh… se l’ha perdonato persino quando gli ha distrutto la sua amata biblioteca… XD Teddy lasciato con Vic? Tutto può essere. E comunque sì, c’entra il colore dei capelli. Grazie per la recensione! ^^
@Shiratori-chan: Ti ho già ringraziato doverosamente per la bella recensione e per lo strappo alla regola! Grazie ancora!
@Nyappy: È un gran complimento quello che mi hai fatto. Sapere che delle non-slash-fan (e non sei la sola!) mi leggono ed apprezzano non può che farmi un enorme piacere. Alla fine penso che qui non si tratti solo di scrivere una storia su due ragazzi gay, ma due esseri umani che si sono presi una gran cotta ;P. Teddy fata-turchina NO, vero? X°D
@Hel_Selbstomord: Ciao! Non preoccuparti, capisco benissimo! Anche io dovrei essere a studiare, ma… eh. Poca voglia T_T. Spero di risvegliare con ‘sto capitoletto definitivamente la tua vena slasher!
@Natalia: James-Ted sono un’accoppiata sottovalutata, ma secondo me vincente! XD Apparte gli scherzi, io trovo incredibilmente tenero un rapporto fratello maggiore-fratello minore, senza esserlo veramente, ovvio! Tom deve farti paura, dopotutto è un Serpeverde fatto e finito. È Al che poverino c’entra poco con la sua Casata. (anche se il cappello ce l’ha comunque smistato quindi…). Hai fatto una bellissima descrizione del Serpeverde tipo, e la penso esattamente come te! Zabini è un figo, lo so. Fosse anche vero. :P
@Ombra: Lo so, James e Ted è una cosuccia delicata da trattare, ma spero di non deludervi. Al ce la metterà tutta per farlo rimanere sulla strada ‘paturnie adolescenziali’ in questo capitolo specialmente. XD Grazie per la recensione!
@Altovoltaggio: Ti ringrazio davvero! XD Mi fa davvero piacere che tu continui a seguirmi anche se detesti lo slash. Ti dirò, io più che la solita coppia slash, la vedo più come due esseri umani che si innamorano. Non sono fissata con i clichè del fandom slash, non più di tanto. Non voglio far finire due maschi assieme perché sono ‘carini’. È una forzatura. Cerco di motivare le inclinazioni e le scelte dei miei personaggi. Spero che questo si capisca. Grazie comunque per continuare a seguirmi. ;)
 
 
 
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Capitolo XI
 
 
 
 
 
 
 
 
Si vive per anni accanto a un essere umano. Un giorno ecco che uno alza gli occhi e lo vede.
In un attimo non si sa perché, non si sa come, qualcosa si rompe: una diga tra due acque.
E due sorti si mescolano, si confondono e precipitano.
(Il Ferro, Gabriele D’Annunzio)
 
 
 
5 settembre 2022
Torre dei Grifondoro, Dormitori Maschili.
Un’ora irragionevolmente mattiniera.
 
Quella mattina i gemelli Scamandro ebbero una stramba sorpresa, risvegliandosi.
Lorcan corrugò le sopracciglia, guardando Lysander. Lysander avrebbe dovuto parlare.
“Capo…” cominciò infatti, riconoscendo sin dal primo mattino l’autorità di James.

“… che diavolo stai facendo, per tutti i Gorgosprizzi?” concluse perplesso.
James era seduto sul letto, con aria profondamente concentrata mentre terminava la stesura di una lettera. Vestito di tutto punto. Alle sette di mattina.
Solitamente era a malapena capace di ricordarsi il nome, a quell’ora antelucana.
“Sto scrivendo una lettera, non si vede?” borbottò con le sopracciglia corrucciate per la concentrazione. “E non avete aiutato con i vostri grugniti, tra parentesi. La gente normale russa, non grugnisce. Fatevi vedere. E da qualcuno bravo.”
“Da quant’è che la stai scrivendo?” eruppe Lorcan, scordandosi che non era lui a dover parlare. Si scusò silenziosamente con il gemello, e attesero assieme la risposta.

“Un’oretta. Ho pensato di svegliarmi presto per andare in Guferia prima di colazione.”
I due si guardano esterrefatti. Dall’altra parte della stanza Bob Jordan, il quarto prode della camerata, malandrino part-time e palo affidabile di tutte le marachelle dei tre, era ancora nel mondo dei sogni.
Com’era giusto che fosse per un diciassettenne col sonno robusto. E lui e Jamie se la contendevano, di solito.
Non oggi però.
“Capo, ti senti bene?” borbottò Lysander.
“Certo, sto benissimo!” terminò la lettera con uno schizzo nervoso – la sua firma – e scese giù dal letto. “Ci si vede a colazione!” Sparì oltre la porta, tirandosela dietro.

I due gemelli si guardarono, di nuovo.
“Ma a chi…?” iniziò Lorcan, con un punto interrogativo al posto del viso.
“… doveva mandarla così presto?” 

Ci rifletterono, assieme.
“La vera domanda è…” concluse Lysander con un sospiro, alzandosi. “… perché vuole una risposta così presto.”

James corse fino alla Guferia. Notò con stupore che la mattina rendeva davvero deserti i corridoi di Hogwarts. Non vide nessuno, finché non aprì la porta dell’imponente guferia.
Forse dovremmo spostare l’ora x dei nostri piani alle sette di mattina.
Si aggirò, maledicendosi perché non ricordava dove ad Anacleto¹, il gufo di Albus, piacesse appollaiarsi. Il suo gufo, un gufo reale che divideva con Lily, era fuori per spedire una maledetta lettera all’ungaro unto.

“Cleto! Ehy, palla di piume, dove diavolo sei!?” sbottò innervosito da centinaia di occhi tondi e gialli che lo fissavano. Odiava la guferia. E poi, c’era sempre una puzza insopportabile.
Il gufo, anche sentendolo, tardò a lanciare il suo verso acuto per farsi localizzare.
“Sei stronzo come Al, quando ti ci metti… senti. Devi recapitare questa lettera a Fred. Fred Weasley. Ma non al negozio. Fallo a casa, chiaro?”
Fred, il suo cugino preferito (tutti i cugini avevano un cugino preferito. Al e Rose, Lily e Roxanne, lui e Fred…) era stato un paio di settimane ospite di zio Bill quell’estate, ufficialmente per farsi un po’ di vacanze. Ufficiosamente per correre dietro ad una bella francesina che aveva conosciuto a York, mentre suo padre trattava di un grosso affare di non-so-quale polvere magica tibetana.

Se era successo qualcosa a Teddy, in Francia, e la causa era Vitro – come pensava fosse - Fred l’avrebbe saputo. Era quasi più pettegolo di Dom e Lily messe assieme.
Sono un genio. Oh, yes. Un dannato genio. Qua il cinque, James Potter!
Non se lo diede solo per non farsi dare del cretino dallo sguardo severo del dannato pennuto.
Finì di legargli la lettera alla zampa.
“Vai.”
Il gufo spiccò il volo. James si affacciò, osservandolo diventare un puntino lontano nel cielo nuvoloso.

A volte adorava avere una famiglia ramificata.
E straordinariamente pettegola.
 
 
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Sotterranei Serpeverde, Dormitori Maschili
Un’ora palesemente tarda.
 
“Per me, è morto.”
“Ode al Dursley morente.”
“Ho detto morto, non morente. Seguimi Nott, quando parlo…”

“Chiedo venia, Mastro Zabini.”
“Concessa.”
I due Serpeverde erano impegnati a decidere della sorte del compagno di stanza, che dormiva al di là delle tende color verde scuro.

Al uscì dal bagno, infilando la testa arruffata dentro il maglione e tirando poi fuori la cravatta, penzoloni come una lingua molle.
“Fatela finita! Lasciatelo in pace, ieri notte sarà tornato tardi…”
“… da qualche appuntamento galante.” Terminò Zabini. “Scusa, Al, me l’hai tirata fuori dai denti.”
Il ragazzo sbuffò, alzando gli occhi al cielo. “Sì, sì. Piuttosto, renditi utile e dammi una mano con la cravatta. Sto impazzendo.”
Loki sogghignò. “In sei anni ancora non hai imparato ad allacciartela?”
“In sei anni tu non hai ancora capito come non far esplodere un calderone, quindi direi che siamo ragionevolmente pari. Almeno io saprò distillare pozioni.”
“Con la cravatta storta…” disse dolcemente Michel, sistemandogliela con due semplici colpi di dita. “Sei delizioso.”
“Grazie.” Disse distrattamente. “Ma non si sveglia?”

Quella mattina, con grande stupore dei tre, le tende del letto di Thomas erano state ritrovate tirate. Dopo una breve consultazione, Albus aveva constatato la presenza del convalescente, ora dormiente.
Ma la cosa più assurda è che sta ancora dormendo… di solito a quest’ora sta già guardando la pendola con aria spazientita.
“Ho provato a urlare che la biblioteca stava bruciando ma non ha dato segno di vita.” Fece spallucce Loki. “Secondo me è grave.”

Al gli tirò una spinta leggera. “Due giorni fa aveva metà delle ossa come biscotti sbriciolati. E’ chiaro che non può scoppiare di vitalità adesso.”
Aprì le tende e gli posò una mano sulla spalla, chinandosi per scuoterlo. “Tom, ehy, Terra chiama Tom. Avanti, svegliati!”
Una lieve smorfia.
“Chiamo un prete?”

“Un’esorcista, magari…” disse serissimo Michel, in vena di lepidezze.
“Falla finita Mike!” sbottò Al, voltandosi. Peccato che nel passaggio non avesse calcolato le scarpe di Tom, abbandonate accanto al letto. Ci inciampò, perdendo l’equilibrio. E si ritrovò addosso al cugino.

Sopra al cugino.
Con orrore si accorse di avere la faccia a pochi millimetri dalla sua. E che Thomas, in quel trambusto, si era finalmente svegliato.
Ci fu un improvviso silenzio tombale. Imbarazzato. Zabini e Nott sembravano diventati una specie di fondale, inavvertibili.
Beh…
Non si era mai accorto di quanto fossero piene le labbra di Thomas. Come quelle di una ragazza. Anzi, meglio. Da così vicino riusciva anche a contargli le ciglia.
Eeehm…
Sentì la mano di Tom posarglisi sul fianco.
“Al…” mormorò.
“Io…”

“Mi stai schiacciando lo sterno. Non riesco a respirare.”
Al si tirò su, sentendosi il respiro corto e il cuore ad altezza carotide.
Non era tanto essergli franato addosso. Quello, stimò con un certo fastidio, accadeva anche troppo spesso per colpa della sua goffaggine.
E che si era ritrovato praticamente ad un passo dal…
Baciarlo.
Le loro labbra si sarebbero toccata involontariamente, certo.
Però avrebbe baciato un ragazzo. Il suo primo bacio, con un ragazzo. Con Tom.
Sì, sono il re delle seghe mentali, come Jam è il re dell’idiozia.
Bei sovrani, che siamo.
Si sentì incredibilmente nervoso e agitato, mentre il cugino si tirava a sedere, passandosi una mano trai capelli.
“Che ore sono?”
“Ora di svegliarsi, principino addormentato…” cinguettò Nott, venendogli in soccorso, mentre Michel sembrava indeciso se mettersi a ridere o scattar loro una fotografia. Era del tutto ininfluente non avesse una macchina fotografica con sé.

Era un momento succoso.
Al tutto arruffato, con quelle deliziose labbra tumide, e Tom, appena svegliato e con quell’aria da adolescente arrogante e insonnolito… meravigliosi, meravigliosi!
Li guardò benevolmente, come un padre orgoglioso.
“So… sono le sette e mezzo.” Balbettò miserevolmente. “Ti aspettiamo?”
“No, non vorrei farvi perdere la colazione.”
“Oh, noi andiamo, infatti. Siamo in deprecabile ritardo, vero Loki?”
“Totalmente!”

“Ma veramente…” tentò Al.
“A dopo!” trillò Michel, prima di chiudersi dietro la porta e lasciarli soli.
Tom lo guardò accigliato. “Cosa diavolo gli è preso?”
“Non ne ho idea, davvero.” Mugugnò sedendosi sul suo baule chiuso. Fu incredibilmente sollevato dal costatare che l’amico non aveva capito assolutamente nulla di quell’imbarazzante teatrino. Si sentiva anche un po’ preso per il culo però.
Ti sono franato addosso e stavo per … Salazar. Come hai fatto a non accorgerti di niente?
Sentì di nuovo le guance scottare. Era così ragazzina
Devo trovarmi una ragazza, prima che prendano per ragazza me.
Già siamo a buon punto...
Thomas intanto si era alzato, liberandosi con uno strattone stizzito dalle coperte.  
“Com’è che sei qui? Non dovresti essere in infermeria?” chiese Albus, tanto per. L’altro lo guardò male, e senza degnarlo di una parola entrò in bagno, sbattendosi dietro la porta.
Ahi. Oggi si è svegliato con la luna di traverso.
Sospirò, avvicinandosi allo specchio fissato accanto alla porta per cercare di aver ragione dei propri capelli. Sapeva che erano una causa persa, ma era tanto per tenere le mani occupate.
Speriamo gli passi…
Si voltò, incerto se bussare alla porta del bagno o meno, quando qualcosa attirò la sua attenzione. Tra le coperte del letto di Thomas c’era qualcosa che brillava. Si avvicinò, incuriosito, e scostò il cuscino. Tra le lenzuola c’era un medaglione, dalla forma tonda, come quella di un vecchio orologio a cipolla.
Lo prese in mano, confuso. Non ricordava che Tom avesse un oggetto del genere.
Perlomeno non gliel’ho mai visto addosso…
Era piuttosto vecchio e sporco, e il cordoncino era sfilacciato in più punti. Doveva essere stato un bell’oggetto.
Un milione di anni fa, o qualcosa del genere…
“Che stai facendo?”
La voce di Tom lo sorprese, facendolo sussultare. Si voltò, tenendo stretto il medaglione in mano. L’amico aveva l’aria seccata, e il tono di voce era stato freddo e scortese.

Di cattivo umore davvero…
“Niente, stavo solo guardando… È tuo?”
“Se l’hai trovato nel mio letto...” Replicò. “Ridammelo, avanti.”
“Va bene, va bene…” sbuffò porgendoglielo. L’altro se lo riprese, infilandolo nella tasca dell’uniforme. “Non te l’ho mai visto… È nuovo? Cioè, nuovo…”
“E’ un regalo.” Scrollò le spalle. “L’ho trovato sul comodino dell’infermeria.” Mentì.
Al si ficcò le mani in tasca, mordicchiandosi un labbro.

“E’ piuttosto brutto. Ma che roba è esattamente?”
“Un medaglione.” Si infilò il mantello, intascando anche la bacchetta. “Di quelli vuoti all’interno… anche se non sono ancora riuscito ad aprirlo, quindi non so se dentro ci sia qualcosa o meno.”
Ci aveva speso quasi un’ora buona, la sera prima, alla luce della bacchetta e con le tende del letto tirate, mentre tutti dormivano. Alla fine il sonno l’aveva vinto, ed era crollato.

“È un regalo strano. Sicuro che non sia affatturato?”
“Se lo fosse perché renderlo così ostico ad aprirsi?”
“… Sì, beh. Hai ragione.” Convenne. “Sai chi te lo ha regalato?”
“Non ne ho idea. Non c’era nessun biglietto.” Gli credeva. Tom si sentì quasi in colpa, vedendo la tranquillità con cui Al aveva sposato la sua bugia. “Dai, andiamo a fare colazione…”

“Te l’avrà regalato una ragazza?” se ne uscì sulla soglia della camera. Tom lo guardò sorpreso.
“Può essere…” Disse lentamente, non sapendo bene cosa aspettarsi. Infatti Al sembrò stranamente irritato dalla risposta.

“E’ un regalo idiota.” Sentenziò, sorpassandolo e lasciandogli l’onere di chiudere la porta della camera.
Un medaglione, che idiozia! Che razza di regalo è, da fare ad un convalescente?
Un regalo personale… - gli disse una vocina interiore, che aveva stranamente voce e corpo di Zabini. – Un regalo personale che Tom non voleva che vedessi, da come ha reagito… - continuò, malefica.
Era inutile girarci attorno: la cosa lo stava infastidendo enormemente.
Quel coso, per quanto orrendo, deve valere un sacco di soldi… Chi gliel’ha regalato?
Si arruffò i capelli, quasi per scacciare quel tarlo dalla testa. Sentiva che l’amico gli camminava dietro, ma accelerò per non farsi raggiungere.
 
 
****
 
Aula di Trasfigurazione
Quasi ora di pranzo.
 
Rose si sentì toccare la spalla, seduta su uno degli scomodi banchi dell’aula di Trasfigurazione, lezione che i Grifondoro condividevano coi Serpeverde.
“Malfoy non ho intenzione…” Cominciò seccata, prima di accorgersi che Scorpius era due file avanti a lei.
“Ehm, veramente sono Al.” Sorrise il cugino divertito. “Posso o disturbo?”
“Al, ma falla finita! Siediti.” Sbuffò facendogli posto. Era un rito che perpetravano con piacere, quello di sedersi accanto, nonostante l’aula fosse stata divisa per secoli a metà tra Serpeverde e Grifondoro.  

Al si sedette, mascherando uno sbadiglio.
“Dormito poco?”
“E quando mai si dorme tanto qui ad Hogwarts?” Mugugnò di rimando, nascondendo la testa sotto le braccia. Rose ridacchiò, arruffandogli i capelli già piuttosto ribelli. Esserseli tagliati corti non aveva affatto aiutato a renderli domabili.

“Sei tu che dormi troppo. Thomas?”
Al stranamente non rispose. O meglio, non subito.

“Con Mike, come al solito…” indicò, al lato opposto dell’aula, la prima fila di banchi dove i due facevano mostra di sé.
“Sì, vedo. Mi sembra stia bene.”
“Scoppia di salute e malumore.” Borbottò, alzando appena il viso, e appoggiando il mento sulle braccia. “Senti Rosie.” Iniziò, abbassando il tono di voce fino a renderlo quasi un sussurro. “Ma se ti avvicini ad una persona e non lo baci, ma quasi… è un bacio?”

Rose inarcò le sopracciglia.
Che diavolo…?
“Dico, se inciampi su una persona e quasi la baci… per sbaglio. È classificabile come bacio?”
“No, non credo…” Considerò perplessa. “Perché, chi hai quasi baciato?”
“Nessuno.” Si affrettò a dire, sedendosi dritto sulla sedia, e guardando in punto indefinito dell’aula. “Proprio nessuno.”
Nessuna, Al. Se ti riferisci ad una ragazza…” lo aiutò pietosa.

Silenzio.
“… Scusa Al, ma cosa fate nei dormitori voi Serpeverde?” 
“È stato un caso!” sibilò, guardandola male.
“Al, perdonami, ma non ci sto capendo…”
“Shh!”
Mi sembra vagamente isterico.

Si guardarono. Al alla fine sospirò.
“Sono caduto addosso a Tom.”
“… Senza offesa, ma non è la prima volta che gli cadi addosso.”
“Non dipingermi più goffo di quel che sono!”
“No, infatti. Non lo sto facendo.” Sorrise divertita. “Al, va tutto bene… se gli sei crollato addosso è normale che la tua faccia possa essere, come dire, finita in collisione con la sua. Tutt’al più è un po’… imbarazzante.”
“È stato molto imbarazzante.” Mormorò, mordicchiando la punta della sua piuma. “Se non altro Tom dormiva e non se n’è accorto… Lui.”
“Beh, meglio così.”
Chissà quanto l’avranno preso in giro Zabini e Nott… povero Al.

“Questo è perché non ho mai avuto una ragazza.” Disse convinto. La guardò. “Se avessi una ragazza non sarebbe stato così imbarazzante, no?”
“Al, ma vuoi una ragazza?” Chiese di rimando: non era il momento per fare discorsi di quel genere, a pochi minuti dall’inizio della lezione, con un nuovo professore in arrivo. Però capiva che il cugino stava per fare un passo. Verso qualcosa.

Certo poteva farlo in un tempo meno risicato.
Al si morse un labbro. “Non lo so. Cioè, credo di sì. Dovrei volerla?”
“Al, non è che devi. Non te lo prescrive mica Madama Chips.” sospirò paziente. Gli mise una mano sulla sua. “Tu la vuoi?”
“… Non saprei cosa farci.” Sussurrò sconvolto. A Rose venne da ridere, se non fosse che probabilmente Albus era davvero traumatizzato dal realizzarlo.

“Beh, sai, di solito… con una ragazza ci si bacia, la si tiene per mano, si va insieme ad Hogsmeade… Cose di questo genere.”
… Che diavolo ne so, io? Per sentito dire. Non è che sia messa tanto meglio.

Beh. Almeno io so con chi vorrei stare.
Intendo dire… con dei ragazzi. Maschi. Non qualcuno in particolare.  
“Dici che è normale non voler fare queste cose?” mormorò a bassa voce.
Rose inspirò appena. “Non ne hai proprio voglia?”
“Ora che ci penso… cioè, ci ho sempre pensato…ma… No.”

“… Okay.”
“Sono normale Rosie?” uggiolò con gli occhi grandi come due colini da the.

Mica tanto. Ma se te lo dico ti lanci dalla finestra dell’aula, ho idea.
“Massì, non dire cretinate!” disse invece. “Ognuno ha i suoi tempi. A te piace di più giocare a Quidditch e stare con gli amici.” Scrollò le spalle. “Sono sicura che quando troverai la ragazza giusta ci penserai. Sicuramente.”
Mi sento tanto come te, quando mi rassicuri sul fatto che il bosco non pulluli di schifosissimi ragni…
Al la guardò meditabondo. “Quindi, quando mi piacerà qualcuna, ci penserò.”
“Sicuro!” annuì con entusiasmo forse esagerato.

“E a te piace qualcuno?” Le chiese a bruciapelo.
… Mi piace qualcuno?  
Fortunatamente il gong la salvò. Il gong in questione fu l’entrata del nuovo professore…
Rose inarcò le sopracciglia, e Al deglutì meraviglia.

Il nuovo professore era una professoressa. Bionda. Eccezionalmente bionda.
Statuaria, con lunghi capelli fluenti e lineamenti sani, da americana. Alta e prosperosa.
Rose sentì soffiare un ‘pin-up’ dalle ultime file.
Beh, è bella. E allora?
La donna sorrise alla classe. Era entrata dalla porta secondaria, da cui di solito Ziel passava a fatica, perché stretta ed angusta. Era scivolata fuori da quell’entrata, come se non avesse fatto altro per tutta la vita.
Rose, e buona parte dell’elemento muliebre della classe, la detestò immediatamente.
“Buongiorno a tutti!” Disse con squillante accento americano. A Rose sembrò lo stesso tono di voce di una televendita babbana che sua nonna materna guardava sempre all’ora di cena.
“Sono Ainsel Prynn e sarò la vostra nuova professoressa di Trasfigurazione.”
Il gesso cominciò a scrivere, in una grafia elegante, il nome alla lavagna.
Loki si sporse dal suo banco, picchiettando sulla schiena di Michel.
“Pace all’anima di Ziel, ma grazie America…” sogghignò, facendolo sbuffare divertito. “Ehi, Dursley, tu che ne pensi di Zio Sam?”
Tom non rispose, facendo sogghignare il ragazzo.
“Pensa bene, direi… guarda che faccia.”

Tom continuava ad ignorarlo. Fissava la donna, come stordito.
In realtà quello che provava, più che stupore e ormonale allegria, come il resto dei ragazzi, era… angoscia.
Era assurda, una sensazione del genere, specie addosso a lui. Specie se mischiata ad un’aspettativa di qualcosa non ben definito.
Perché mi sento così?
Michel gli tirò una gomitata. “Tom, smettila di fissarla così, siamo in prima fila. Sembri uno psicopatico, cheri…”
Che gli prende? È la prima volta che lo vedo guardare così tanto una donna…
Tom distolse lo sguardo, mentre la professoressa continuava l’appello.
Si accorse a malapena di aver risposto. Non si accorse invece che Al lo stava guardando, e che lo stava guardando male.
Michel lo notò. Sospirò.
Gelosia, ragazzo dagli occhi verdi…
“Albus Severus Potter?” Scandì la donna. Al, troppo preso a fissare trucemente l’amico, non si accorse subito di essere stato chiamato. Arrossì miseramente quando la professoressa ripeté il suo nome completo con annesso pizzicotto da parte di Rose.
“Ah, sì. Mi scusi. Presente.”
“Figlio del famoso Harry Potter?” In bocca a quella donna il nome di suo padre sembrava quello di un fumetto. Stupido accento yankee.

“Già.” Commentò asciutto. Vide con la coda dell'occhio che Rose inarcava le sopracciglia accanto a lui.
Che giornata schifosa…
La donna non sembrò preoccuparsi della sua risposta scortese, perché gli rivolse un sorriso e
terminò l’appello, prima di riporre la pergamena sul tavolo, con un sapiente colpo di bacchetta.
“Bene! Ora voi sapete il mio nome, io cercherò di imparare i vostri. Purtroppo sono qui per sostituire il povero professor Ziel, e di certo questo non è un piacere per me…” si aggirò attorno alla piattaforma della cattedra. Aveva movimenti energici, ma non privi di grazia. “Comunque cercherò di non apportare troppe modifiche al programma stilato dal professore, a meno che voi non lo vogliate, certo…”
Un mormorio serpeggiò trai banchi.

Rose boccheggiò, totalmente presa alla sprovvista: che significava? Potevano scegliere il programma?
La strega li guardò soddisfatta. “Certo, è quello che ho detto. Vedete ragazzi, i metodi di insegnamento americani sono diversi da quelli europei. Io ho insegnato per tre anni nella Accademia Magica di Salem… Qualcuno di voi la conosce?”
Un paio di ragazzi alzarono la mano, tra cui ovviamente Scorpius e Rose. In perfetto sincrono.

“Prego… Signor Malfoy?”
“Sì professoressa.” Confermò soddisfatto, sentendo un’ondata di odio investirlo dalle retrovie.

Ah-ah. Uno a zero per me, Rosey-Posey.
“L’Accademia Magica di Salem è stata fondata nel 1866, nei pressi di Salem, nel Massachussets. Conta ben diecimila inscritti l’anno, da tutta l’America Centrale. È indisegnabile, come Hogwarts, e gli unici a conoscerne l’ubicazione sono il corpo docente e il Preside. L’insegnamento è focalizzato sopratutto su Trasfigurazione e Difesa dalle Arti Oscure.” Recitò compito.
“Molto bene Signor Malfoy, dieci punti per Grifondoro.” Sorrise la professoressa. Scorpius si voltò per strizzare l’occhio a Rose, beccandosi un’occhiata mortifera. “Ma questo, immagino, vi dica molto poco sull’affermazione che ho fatto prima…”
Con un gesto della bacchetta scrisse la parola ‘Trasfigurazione’ nell’aria, in lettere dorate.
Trasfigurazione.” Scandì lentamente. La classe era nel più completo silenzio. Non volava una mosca. Rose si guardò attorno.
Bisogna ammettere che sa come affascinare un uditorio…

“Trasfigurazione…” ripeté “Qualcuno sa darmi la definizione esatta del termine? Attenzione, definizione del lemma, non una descrizione del contenuto della materia.” Analizzò la classe, fino a fermarsi su Tom. “Signor Dursley, vuole fare un tentativo?”
Il ragazzo la guardò.
Più la guardava, più quella sensazione di angoscia permaneva.
Si decise a rispondere, per non fare la figura dell’idiota. Già sentiva Nott ghignargli alle spalle.
“Trasfigurazione, nel senso proprio del termine, significa mutare una cosa in un’altra.” Cominciò, cercando di usare il solito tono annoiato. “Nel mondo babbano il termine viene usato in ambito cristiano, per indicare, ad esempio la tramutazione dell’acqua in vino, in un passo della Bibbia. Nel mondo magico ci atteniamo invece al senso stretto del termine, adoperando come mezzo, appunto, la magia.”
La donna fece un mezzo sorriso. “Spiegazione esauriente Dursley, molto bene. Dieci punti anche per Serpeverde.” Cancellò con un colpo di bacchetta la scritta. “Ed ora… sapete dirmi come avviene esattamente il processo?”
Gli studenti si guardarono tra di loro perplessi. Rose alzò la mano, prontamente.

“Sì…?” sorrise. “Mi perdoni cara, ma non ricordo il suo nome.”
“Weasley, Rose.” Scandì con decisione. “Con la magia. Attraverso un incantesimo. Per fare un esempio, il feraverto. Tramutare un oggetto in un animale.”

“Sì, sì. Naturalmente, con un incantesimo!” Sorrise smagliante. “Ma il principio … diciamo così, meccanico, per cui potete tramutare una tazzina…” ne fece levitare una dal mucchio impilato accanto alla cattedra. Gli diede un colpo con la bacchetta e un uccellino dal piumaggio iridescente si librò in volo. “… in un grazioso colibrì. Qualcuno sa dirmelo?”
Rose richiuse la bocca, presa in contropiede.
Che diavolo di domanda è? Con un incantesimo. Con la magia, attraverso la bacchetta!
Ainsel Prynn abbracciò con uno sguardo la classe. Sembrava esattamente aspettarsi quella reazione di confusione e spaesamento. E sembrava divertirsi un mondo.
“Il principio dello scambio equivalente. Qualcuno di voi lo conosce?”
Tom corrugò le sopracciglia. Cercò di ripescare nella memoria un termine del genere, ma non gli sovvenne nulla. Guardò il compagno di banco, ma Michel aveva la stessa espressione confusa.

“Mai sentito…” borbottò Rose, corrucciata. Al sospirò.
Se non l’abbiamo mai sentito dire da Ziel ho come la vaga impressione che sia una teoria americana, più che un principio collaudato.

Ma non disse nulla: non era il tipo di persona che si esponeva davanti a tutta quella gente.
“Non preoccupatevi, mi aspettavo questa reazione.” Ridacchiò. “Come vi ho detto, i metodi di insegnamento americani sono ben diversi da quelli europei, e soprattutto, inglesi. Incredibile, non è vero? Parliamo la stessa lingua, eppure ciò che ci insegnano è spesso profondamente diverso…” Si appoggiò alla cattedra con le mani.
“Naturalmente non sono qui per farvi una lezione di storia della magia. Mi limiterò a spiegarvi questo principio… A Salem lo spieghiamo il primo giorno di lezione… qui diciamo si tratterà di un’integrazione a quello che già sapete.”
Non mi piace, non mi piace per niente. Non vorrà confonderci le idee coi suoi metodi americani… - pensò Rose, ma aprì il quaderno e inforcò la piuma.

Non ci poteva fare niente, era quasi un tic.
“In natura, come ben sapete, e lo sanno anche i babbani, nulla si crea e nulla si distrugge. Tutto si trasforma.”
Tom aggrottò le sopracciglia: conosceva quell’aforisma. Era babbano, e teorizzava un principio della fisica moderna.
Una strega che parla di fisica babbana?
“Il principio dello scambio equivalente è sostanzialmente questo: se volete un grazioso colibrì da mostrare agli amici, dovrete rinunciare a prendere il the!” la classe rise, e persino Rose stirò un sorrisetto.
“In parole povere, ragazzi, se volete qualcosa, dovete essere disposti a sacrificare qualcos’altro. Facciamo un esempio. Pozioni. Avete degli ingredienti. Se li mescolate, se li trattate, avrete una pozione. Ma non potrete mai avere entrambi contemporaneamente, come non potrete avere più indietro gli ingrediente originari… È una trasformazione. Questa materia rende il fenomeno solo più palese, plateale… tangibile.”
La classe era in completo silenzio. Rose stava trascrivendo furiosamente tutto, e con lei, molti altri. Al inspirò appena.
Che discorso strano… non sembra certo parlare di Trasfigurazione…
Un discorso del genere si sposava soltanto con una materia. L’alchimia.
E non è mai stata insegnata ad una scuola superiore di magia… 
Ainsel Prynn si ergeva dritta davanti alla classe, soddisfatta. Sembrava che la confusione degli studenti desse più vigore alle sue parole.
“Quello che faremo nel breve periodo di tempo che passeremo assieme sarà scoprire come funziona quest’affascinante materia, dall’interno. E naturalmente, spero sarò in grado di farvi trasfigurare come si deve qualcosa di più complesso di queste tazzine!”
 
“È in gamba, eh?”
Sogghignò Loki, mentre con Michel, Tom e Albus si recava a pranzo. Michel lo ascoltava pazientemente, mentre gli altri due, a due metri di distanza l’uno dall’altro, erano sprofondati nei propri pensieri.

“In gamba, e pure uno schianto!” Continuò ispirato. “Avete visto che capelli, e che sorriso e che… occhi?” Tom alzò appena la testa. “L’hai notato anche tu, eh, mio buon Dursley? Gli occhi…” disse insinuante. Chiaramente non si parlava di globi oculari.
“Ho notato che aveva gli occhi blu, sì.” Travisò distrattamente, facendolo sbuffare esasperato.
“Io intendevo qualcosa che va sempre a paio, Signor Dursley…”
“Io no. Ho solo notato che è una bella donna. Dato oggettivo.” Lo seccò irritato.
Al non aveva ancora aperto bocca.
“E tu che ne pensi Albie?” chiese Nott, per rendere partecipe il compagno.

“È Al.” Lo fulminò, affatto grato. “E comunque cosa vuoi che pensi? L’abbiamo avuta per un’ora scarsa, perché è pure arrivata in ritardo. E poi quel discorso non aveva il minimo senso. È tipicamente americano impressionare con un bel po’ di frasi roboanti.”
Loki lo guardò perplesso. “Sì, ma io intendevo il fatto che abbia delle gran-…”
“Per me è troppo bionda. Non mi piacciono bionde.” Infilò la gigantesca porta della Sala Grande, senza dare a nessuno la possibilità di ribattere.

“Io intendevo il seno.” sbottò Nott esasperato. “Il seno, per Salazar!” Guardò la direzione presa da Albus. “Comunque… Che gli è preso?” 
Thomas a quel punto si sentì piuttosto osservato “Come, prego?” chiese infastidito.
“Sei stato l’ultimo a rimanere da solo in sua compagnia.” Sentenziò gravemente Loki. Ma gli occhi bicolori gli brillavano di divertimento. “Confessa.”
“Che hai fatto al nostro piccolo raggio di sole?” incalzò Michel.
“… Assolutamente niente. È strano da stamattina. Non ho il monopolio dei suoi malumori, comunque.” Borbottò.

Non era stupido: si era accorto che Al era nervoso. A colazione non gli aveva neanche rivolto la parola.
Ma vogliamo parlare della mia sveglia di stamattina?
Si era quasi preso un colpo quando si era trovato il cugino a due millimetri dal viso.
Era stato un contatto non richiesto, intimo…
Troppo intimo. Sentirsi invadere in quel modo gli spazi vitali lo aveva inevitabilmente portato ad irritarsi, e…
Se chiudeva gli occhi se lo rivedeva di nuovo addosso. Sentiva il peso sulle sue ossa, il calore della pelle contro la sua mano e l’odore di inchiostro e cioccolato.
Il profumo di Al.
E questo non andava bene. Per niente.
E poi dovrebbe essere lui quello di malumore…
 
 
****
 
Aula di Trasfigurazione.
 
“Arrivederci professoressa Prynn!”
“Arrivederci!”
La donna fece un sorriso all’ultimo studente che usciva dall’aula, non dopo averle lanciato un’occhiata di adorante apprezzamento.

Era divertente. Davvero, tutto quello era molto divertente.
Si sedette comodamente sulla cattedra, osservando l’aula nel suo complesso.
Questi inglesi… hanno un gusto cupo che proprio…
Estrasse uno specchietto d’argento dalla tasca del mantello e lo aprì.
Mmh… non si fanno attendere.
Un messaggio subito vi si formò, con una grafia sfilacciata e brumosa.
‘L’hai trovato?’
Ainsel Prynn ridacchiò. Era esilarante che dubitassero proprio di lei, con la armi che aveva in possesso.
‘Naturalmente. È proprio grazioso. Il piano, comunque, va avanti.’
 
 
****
 
Note:
 
Principio dello scambio equivalente: il trademark, come molti di voi avranno capito, è FullMetal Alchemist. Il termine è stato preso da lì, come la definizione. Per il resto, FullMetal parla di una cosa, la mia storia di un’altra. Diciamo che abbiamo le stesse fonti a cui attingere. :P
1 – Non so se avevo già dato un famiglio ad Al, ma quando ho riletto l’epilogo ho notato che Albus (per quel poco che si capisce) ha un gufo, come il fratello, avendo ‘due gabbie con grossi gufi nel carrello’. Anacleto perché… beh. Al ha comunque avuto contatti con la tv babbana. La spada nella roccia e il gufo Anacleto vi dicono niente? XD
2-Accademia Magica di Salem: nel Potterverse è citata la presenza di una comunità di streghe e maghi a Salem, precisamente nel quarto libro. Ho pensato che fosse impossibile che in America non ci fosse una scuola di magia. Salem è, per tradizione, un luogo magico. Ho fatto due più due. Le informazioni date da Scorpius sono tutte di mia invenzione.

3- Principio enunciato dal chimico Antoine Lavoisier. È anche il tema centrale della speculazione alchimistica. ;)  
  
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