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Autore: Orso Scrive    10/04/2023    1 recensioni
Dal 1963 a oggi, ci sono state due costanti irrinunciabili: la minaccia della guerra atomica e i Nomadi. Sulla prima non ho voce in capitolo. Ma sui Nomadi, qualcosa da dire ce l’ho pure io. Insomma, quest’anno compiono sessant’anni. Sessant’anni suonati, è proprio il caso di dirlo! Ho pensato, allora, di scrivere dei brevi racconti – in certi casi, poco più che semplici pensieri – ispirati ad alcune delle loro canzoni. È il mio personale tributo a questo gruppo musicale che, con le sue note, mi ha accompagnato in pratica da sempre.
Per dirla a modo loro, come sempre, sempre Nomadi!
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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IL PAESE

(1977)

 

 

Grandi risaie e filari di pioppi

e all’orizzonte montagne maestose.

Non si può dire che sia il paradiso

ma è il paese dove son nato…

 

 

 

Ognuno di noi porta nel cuore un paese, o magari un luogo – anche soltanto una semplice strada – a cui sono legati ricordi indelebili, amori, e magari anche rancori, rabbia, tutto quanto. Il mio paese, per esempio, si chiama Rivoltella, ed è sulla sponda meridionale del lago di Garda. Non è lì che sono nato, ma è lì che ho sempre vissuto.

Qualche volta, partendo dal mio paese, percorro in auto le strade che scendono dalle colline moreniche e conducono in pianura. L’avete mai vista, la pianura, dall’alto delle colline? È una linea piatta e luminosa, che sembra non avere mai termine. Un mare sconfinato di terra, paludi e strade. Qualche volta, quando l’aria è tersa e asciutta, però un termine ce l’ha anche la pianura, e laggiù in fondo si può vedere l’Appennino.

Varco il Mincio, passo sopra il Po e sono in Emilia. C’è chi la domenica viene sul lago e chi se ne va laggiù. Vado laggiù, perché anche l’Emilia è in fondo un po’ un luogo che mi porto nel cuore. Mi piacciono le città, mi piacciono i paesini, e poi mio nonno veniva da Piacenza, quindi qualche traccia nel sangue mi è rimasta.

Soprattutto, c’è un luogo in particolare in cui mi piace andare.

Inutile girarci attorno, visto che siamo qui a parlare di Nomadi.

Una delle mete che amo raggiungere è Novellara. Il paese di Augusto Daolio, di Beppe Carletti… insomma, il paese dei Nomadi.

Ho pezzettini di cuore sparsi un po’ dappertutto. Uno di questi pezzettini è lì, a Novellara. A qualcuno potrebbe apparire persino come una sorta di pellegrinaggio, il mio. Non so se sia così.

Novellara, con la sua piazza, la rocca gonzaghesca, le sue strade, i filari di pioppi all’orizzonte, le ferite insanabili del terremoto, potrebbe essere un paese qualsiasi sperduto nell’Emilia. Uno dei tanti. E sono tanti, di quei posti, a piacermi. Se mi chiedete di Gualteri, o di Rolo, o di Carpi, o Brescello, Boretto e Guastalla, o altri posti lì nei pressi, vedrete che vi dirò che ci sono stato, o che almeno ci sono passato.

Però Novellara ce l’ho nel cuore. Magari è solo perché è il paese di Augusto, Beppe e dei Nomadi. Perché magari è lì che, in un negozio di musica, ho lasciato giù mezzo portafoglio per comprarmi tutti i cd dei Nomadi che ancora mi mancavano, anni fa. O forse non è solo quello, non so.

Che volete che vi dica. Se adesso alzo gli occhi dal computer su cui sto scrivendo e li sposto sulla parete di fronte a me, vedo appesa al muro una carta che mostra “Novellara nel Ducato Estense”. Così, per dire che non scherzo.

E tant’è. Non mi paga la proloco, giuro. Ma se dovesse capitarvi di salire da Modena verso Verona lungo l’Autostrada del Brennero – o di scendere da Verona verso Modena, beninteso – prendete l’uscita di Reggiolo-Rolo e poi andate avanti per un’altra decina di chilometri.

Vedrete che bei posti, che vi faccio scoprire.

 

 

Ma se l’orizzonte è tutto d’oro

e la mia gente canta durante il lavoro

mi sento nel cuore un grande amore

per il paese dove son nato.

 

 
 
   
 
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