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Autore: Hinata_Dincht     11/04/2023    2 recensioni
Dal testo:
- Non è che hai visto Kenma? -
- No. - rispose piccato Kei, prendendo le distanze dall’altro.
- Hai controllato sotto i cuscini del divano? Di solito si nasconde lì. -
- Perché non entri e lo cerchi tu stesso? - le labbra di Kei si mossero involontariamente in un ghigno – O hai paura di non saper rispondere all’indovinello? -
Hogwarts!AU
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kei Tsukishima, Kozune Kenma, Tetsurou Kuroo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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– Mi sembra di vedere un pollo. Stramazzato a terra. No, no, aspetta. – Tobio girò di centottanta gradi la tazzina, fissandola intensamente. – Forse è un corvo che vola. Secondo te, che vuol dire? –

Kei prese la tazzina con le foglie di tè, ci guardò dentro per qualche istante e poi la posò sul piattino.

– Secondo me vuol dire che sei un idiota. – bisbigliò con un ghigno.

Se uno sguardo avesse potuto uccidere, Kei sarebbe morto all’istante. A salvarlo da una fattura Orcovolante fu l’insegnante che dichiarò la lezione finita.

Tobio, borbottando improperi a fior di labbra, si alzò, raccolse i suoi libri e se ne andò, sotto lo sguardo sornione di Kei. Questi scese la scala a pioli* in coda agli altri studenti con ancora un sorriso soddisfatto stampato in faccia, quando la visione di Tetsurou nel corridoio fece mancare al cuore un battito e al piede l’ultimo gradino, risultando in un atterraggio goffo. Imprecando mentalmente, gli si fece incontro.

– Tsukki! – lo salutò radiosamente l’altro. Kei notò sulla faccia di Tetsurou un incipit di occhiaie e capelli più arruffati del solito e si domandò se l’aria leggermente sfatta fosse il risultato di una delle balordaggini notturne dei Grifondoro o l’intensificarsi dello studio in vista dei M.A.G.O..

– Che vuoi? – chiese scorbutico, pentendosi istantaneamente del suo tono immotivatamente scontroso. Dopo l’incontro nella Sala dei Trofei, Kei aveva speso ogni fibra del suo essere per evitare Tetsurou, ritrovandosi una volta costretto a rifugiarsi nel bagno delle ragazze del secondo piano pur di non scontrarvisi nel corridoio. Era ancora irritato dalla sua stessa reazione spropositata alla conversazione che avevano avuto riguardo ai luoghi che Tetsurou usava per “fare colpo”. Da una parte, si era risentito del fatto che Tetsurou avesse scelto un posto a sua detta “tetro” per il loro incontro, e dall’altra si era infuriato con sé stesso per essersi illuso di avere una chance con lui. Non poteva credere di aver ceduto così stupidamente alle insinuazioni di Kenma e aver tentato una parziale apertura verso Tetsurou, dopo tutti gli anni passati a fortificare con fatica la sua chiusura totale, strato di mattoni dopo l’altro. Inoltre, nel calderone di emozioni che lo tormentava, capeggiava la vergogna di aver reagito in maniera così stizzita di fronte all’evidente eterosessualità di Tetsurou, scappando come un cane rabbioso nella torre Ovest. E a coronare questi sentimenti negativi, c’era l’amara consapevolezza dell’ingiusto trattamento che stava riservando a Tetsurou per aver spazzato i castelli in aria che si era costruito da sé.

Fu quindi sollevato dalla risata di Tetsurou di fronte alla sua scontrosità.

– È proprio vero che non ti si può parlare di mattina. – commentò l’altro, sorridendo sornione.

Kei si sistemò gli occhiali sul naso, cercando di nascondere la vergogna. Si irrigidì quando Tetsurou gli passò il braccio intorno al collo, conducendolo giù per le scale a passo veloce.

– Allora, a quando queste lezioncine di volo? –

Kei lo guardò stralunato, mentre con la coda dell’occhio a malapena si accorgeva delle persone che gli passavano a fianco.

Tetsurou liberò il braccio, allargando il sorriso. – Non ti ricordi? Se tu avessi trasfigurato una coppa senza l’ombra di piume, avrei accettato delle lezioni di volo da te. –

Kei dovette allargare il passo per stargli dietro.

– Domenica giocherete la prossima partita, vero? – proseguì Tetsurou, facendo da spartiacque nel corridoio gremito di studenti. – Dunque, prima di domenica non sarà possibile. Facciamo la settimana prossima, mercoledì alle sei. Ho controllato, il campo è libero. –

Kei annuì soltanto, affrettandosi per non rischiare di perdere il filo del discorso fra il chiacchiericcio assordante.

Quando Tetsurou si fermò di colpo, Kei gli finì quasi addosso. Non si era reso conto di essere arrivato di fronte all’aula di Incantesimi dove avrebbe avuto la lezione successiva.

– Devo scappare, domenica verrò a vedervi giocare! –

Detto questo, Tetsurou gli scoccò un ultimo sorriso, si voltò e partì di gran carriera verso il piano inferiore, lasciando Kei frastornato a capire cosa fosse appena accaduto.

Tuttavia, non riuscì a darsi una spiegazione convincente e i seguenti due giorni passarono in un caos generale a cui faticosamente riuscì a mettere le briglie. In un tormento interiore crescente, sbottava più facilmente con gli altri e sbagliava gli incantesimi durante le lezioni che a malapena seguiva. Il sabato fu una tortura passata come sulle spine, fra il letto, la Sala Comune e la Sala Grande, dove evitava il più possibile le conversazioni, scegliendo accuratamente il proprio posto a fianco di persone silenziose, come il capitano Kita o Kenma. Fortunatamente, Tadashi non cercò di approcciarlo, probabilmente teso per la partita del giorno seguente.

La nebbia che aveva nella mente si dipanò soltanto il giorno seguente, quando si ritrovò stretto in un abbraccio circolare con i suoi compagni di squadra, vestito in blu e bronzo. Una sensazione calda si diffuse nel petto quando incontrò il sorriso determinato degli altri Corvonero, e i muscoli si tesero nell’insolita urgenza di scendere in campo.

– Il piano è chiaro a tutti? – chiese pacatamente Kita, facendo passare lo sguardo da un volto all’altro. – Bene, allora andiamo! –

Detto questo, uscirono allo scoperto sotto lo scrosciante applauso delle tifoserie blu e bronzo. Mentre sfilava a mascella serrata dietro ad Aran e prendeva il volo per posizionarsi di fronte ai cerchi, tutto in lui urlava: “Guardami!”. Fu solo quando gli inconfondibili “Hey! Hey! Hey!” esplosero nell’aria insieme ad urla impazzite sugli spalti nero e gialli che la tensione si chetò per dare spazio ad una concentrazione assoluta. La presenza ingombrante di Koutaro, sorridente e ammiccante in mezzo al campo, lo faceva tremare e gli inumidiva le mani. Strinse forte il manico della scopa e cominciò a studiare la formazione avversaria. Di fianco a Koutaro, Tadashi, nominato Cacciatore del Tassorosso a settembre, sembrava che stesse per vomitare il pranzo. Poco più indietro, Asahi, terzo Cacciatore, così comicamente grosso sulla sua scopa, riceveva pacche incoraggianti da Morisuke e Noya, i due Battitori. Vicino agli anelli avversari, Kei riusciva a malapena a distinguere Koushi e la novellina Cercatrice, Yachi.

Il fischio d’inizio giunse come d’improvviso e le palle furono in campo. Kei incontrò brevemente lo sguardo di Kenma, prima che questi prendesse quota, scambiandosi un breve cenno: era iniziata.

La Pluffa fu subito in possesso di Koutaro.

Kei non ebbe tempo di spaventarsi della sua espressione esaltata, come di una belva che ha localizzato la sua preda, che subito se lo ritrovò in area di tiro. Ma ecco all’improvviso che un Bolide, tatticamente direzionato da Kita, sfiorò la spalla di Koutaro nel momento stesso in cui la Pluffa stava per lasciare la sua mano: fu sufficiente per smorzare l’attacco. Kei si lanciò verso l’anello di sinistra, tendendosi con tutto il suo corpo ed il suo spirito, riuscendo a bloccare la Pluffa con l’avambraccio, facendola rimbalzare e poi precipitare. Con un tuffo, Akane si fiondò a recuperarla, seguita senza successo da Asahi. Mentre la Pluffa passava da Aran a Kiyoko verso i cerchi avversari, Kei prese un profondo respiro per calmarsi: seppure il colpo di Koutaro si fosse fiaccato grazie all’interferenza del Bolide, era riuscito a malapena a pararlo.

Tuttavia, il piano del capitano Kita si stava già mettendo in moto ed il compito di Kei era di parare i primi tre tiri di Koutaro. Secondo le stime di Keiji e Kita, il suo morale ne avrebbe risentito così tanto da lasciare loro almeno una decina di minuti di calma, evitando quindi di subire continuamente il suo attacco. Per questo motivo, il capitano Kita avrebbe supportato Kei dall’alto, reindirizzando i Bolidi specificamente verso Koutaro in una vera e propria missione di disturbo. Keiji, invece, aveva come target i Battitori avversari che, seppur minuti, avevano una velocità e una precisione pericolose e che, insieme a Koutaro, costituivano la minaccia principale. Akane era stata incaricata di recuperare velocemente la Pluffa quando le ricezioni di Kei si facevano sporche e di passarla subito ad Aran o Kiyoko, le due punte di lancia della formazione. Infine, le loro chance di vittoria stavano nelle mani di Kenma, che avrebbe dovuto afferrare il boccino velocemente, prima che il morale di Koutaro si riprendesse. Una corsa contro il tempo; per quanto fragile, questo era l’unico piano con cui avrebbero potuto sconfiggere la potenza d’attacco dei Tassorosso.

La Pluffa era di nuovo caduta in mano avversaria con un niente di fatto, e si stava dirigendo ad una velocità impressionante, stretta fra le grosse braccia di Asahi, verso Kei, il quale però non staccava gli occhi da Koutaro. Il Bolide questa volta arrivò con anticipo, tagliando la traiettoria di Koutaro che dovette virare verso l’alto. Kei si accorse troppo tardi che la Pluffa era passata dalle mani di Asahi a quelle di Tadashi, il quale l’aveva reindirizzata verso il cerchio di destra. Si lanciò verso di esso e sebbene fosse riuscito a sfiorare la Pluffa con la punta delle dita, questo non fu abbastanza per fermarla: i primi dieci punti furono assegnati a Tassorosso.

– Scusa, Tsukki! – gli gridò Tadashi, mentre si allontanava con un ampio cerchio dalla zona di tiro.

“Sta’ zitto, Tadashi!” pensò inviperito Kei, facendo schioccare la lingua in segno di disappunto.

Il vantaggio dei Tassorosso non durò a lungo, perché Akane e Kiyoko, passandosi velocemente la Pluffa erano arrivate in area di tiro senza nessuna interferenza – Kei non avrebbe saputo dire se fosse stato grazie al supporto di Keiji o perché Noya e Morisuke non volessero colpire le due ragazze con dei Bolidi – e con un preciso lancio, Kiyoko aveva centrato l’anello di sinistra. Dagli spalti blu e bronzo si doveva ancora levare un boato di vittoria che la Pluffa era tornata già in possesso di Koutaro, il quale si era lanciato in una carica solitaria. Kei si lasciò scappare un sorriso: stava cadendo nella loro trappola. Aran e Keiji iniziarono a stringere su di Koutaro, obbligandolo ad un lancio lungo, intercettato prontamente da Kei. Il capitano dei Tassorosso si lasciò sfuggire un’imprecazione a denti stretti, gettando un’occhiata ferina a Kei, che non si scompose.

“Ancora una.” pensò.

Tuttavia, non riuscì a fermare la carica successiva e quando Koutaro segnò levando le mani in aria, a Kei si strinse lo stomaco.  

All’improvviso, l’arbitro fischiò e tutti si guardarono intorno, stralunati. In alto, vicino ad una Yachi sull’orlo delle lacrime, Kenma teneva stretto il Boccino d’oro, mostrandolo ai compagni.

Fu la partita più breve della stagione, un totale di sette minuti e trentanove secondi, che finì con un venti a centosessanta per i Corvonero.

Kei non si rese conto di essere sceso a terra fino a che una pacca sulla spalla non lo risvegliò: il capitano Kita gli stava sorridendo con la sua solita aria pacata e incoraggiante. Davanti a loro, Akane e Kiyoko si stringevano in un abbraccio, l’una in lacrime e l’altra con un sorriso a trentadue denti, mentre Aran si complimentava con Kenma. Keiji, invece, in disparte, non aveva la faccia di uno che aveva appena vinto e sembrava essere immerso in pensieri ingarbugliati. Kei, seguendo il suo sguardo, notò come stesse fissando intensamente la schiena di Koutaro, il quale, suo malgrado, stava cercando di rasserenare gli altri Tassorosso. All’improvviso, la folla blu e bronzo irruppe nel campo per festeggiare la squadra vincente e Kei si ritrovò assediato da studenti adoranti del primo e secondo anno; Kenma cercava di svincolare da un gruppo insistente del settimo anno e fu salvato da Keiji e Aran che se lo caricarono in spalla per mostrarlo alla folla a debita distanza. Mentre un paio di studentesse gli si aggrappavano alla divisa esigendo attenzione con urletti acuti, Kei si sentì picchiettare ad una spalla. Quando si voltò, il cuore gli balzò in petto nel vedere il sorriso sghembo di Tetsurou ed ebbe l’impulso impellente di schiantare tutte le ragazzine pur di godere di quel contatto in santa pace.

– Bella partita, anche se corta! – esclamò Tetsurou al di sopra degli schiamazzi. – Ci si vede mercoledì. –

Detto questo, si voltò e si fece strada fra la folla per raggiungere Koutaro. Un’ansia inattesa pervase il petto di Kei in una morsa che gli bloccò l’espansione dei polmoni, mentre fissava la nuca di Tetsurou che si allontanava lentamente, ma inesorabilmente. Lo colpì allora il pensiero che Tetsurou non sarebbe stato lì a sorridergli, l’anno seguente, e una disperata e indefinita necessità iniziò a divorarlo da dentro. Era una corsa contro il tempo.

***

Kei, seduto sul divano fra Kenma e Keiji, osservava allibito Akane che si scatenava al ritmo di rock Babbano con Kiyoko. Non riusciva a spiegarsi dove trovassero le forze per muoversi. Sebbene la partita fosse durata pochi minuti, la tensione ed il nervosismo l’avevano drenato di tutte le forze: sentiva i tendini doloranti per la contrazione prolungata e la testa gli ciondolava spesso verso la spalla di Keiji.

La squadra di Quidditch era rimasta da sola nella Sala Comune, insieme a pochi altri studenti, qualcuno immerso in un libro, altri in baci nascosti dalle ombre create dal lampeggiare delle fiamme nel caminetto. Kenma sedeva con le ginocchia al petto, apparentemente assorto in una nuova impresa con la sua Switch; Keiji, invece, si limitava ad incitare Akane e Kiyoko, divertito; Aran ed il capitano Kita, accoccolati su due poltrone in disparte, chiacchieravano pacatamente, Kei non avrebbe saputo dire di cosa.

Combattuto se trascinarsi verso il letto senza farsi notare o se addormentarsi comodamente sul divano – Keiji avrebbe dovuto trasportarlo in braccio nel dormitorio con l’aiuto di qualcun altro –, Kei si ridestò all’improvviso quando la porta della Sala Comune si schiuse con un sonoro clock. I compagni, sull’attenti, si scambiarono uno sguardo interrogativo quando nessuno entrò. Con la bacchetta alla mano, Akane fu la prima ad avvicinarsi all’ingresso, seguita pochi passi più indietro da Aran. Spalancò la porta e saltò nel buio del corridoio, scomparendo per qualche secondo denso di tensione, per poi ricomparire con due bottiglie alla mano ed una faccia interdetta.

– È Whiskey Incendiario! – esclamò, alzando le spalle.

Un’improvvisa intuizione fece scattare le gambe di Kei verso l’uscita buia dove, dopo aver borbottato un “Lumos!”, la luce irradiata dalla sua bacchetta illuminò il corridoio. Gli sembrò di vedere un paio di mantelli che scomparivano giù per la scala, ma quando andò a controllare non trovò nessuno.

Tornato in Sala Comune, guardò stralunato il bicchiere pieno di un liquido color ambrato che Keiji gli stava porgendo.

– Kuro e gli altri verrebbero espulsi se li beccassero a contrabbandare bottiglie a scuola. – borbottò Kenma fissando il suo calice con un’espressione combattuta.

– Io non ho visto niente. – sorrise il capitano Kita, avviandosi verso il dormitorio insieme ad Aran e ad un’imbronciata Akane a cui era stato vietato categoricamente di toccare il contenuto delle bottiglie.

Una volta soli, i restanti membri della squadra di Quidditch unirono i bicchieri in un brindisi alla vittoria prima di buttare giù il liquido rovente. Mentre Kei stringeva forte gli occhi al sapore pungente, pregò che il Whiskey Incendiario gli desse il coraggio di un Grifondoro.

***

* La scala a pioli si riferisce al fatto che l'Aula di Divinazione è una specie di solaio a cui si accede attraverso una botola.

Ciao a tutti/e,

scusate il ritardo, ero a gozzovigliare in vacanza! Questo capitolo è un po’ un filler, ma non ho saputo resistere alla tentazione di cimentarmi nell’impresa di descrivere una scena sportiva. Spero di essere riuscita a rendere la scena (almeno un pochino!). Mi ci vorrà del tempo per scrivere il quarto (e ultimo?) capitolo, ma spero di aggiornare in un paio di settimane.

A presto ;>

  
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