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Autore: C_Totoro    12/04/2023    5 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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In poco tempo la cucina di Casa Black divenne gremita di persone. Quasi tutti i membri dell’Ordine della Fenice si erano smaterializzati subito, non appena ricevuto il Patronus di Silente. Andromeda vide Dora entrare in cucina, ignorare completamente sia lei che Ted, e andare a sedersi tra Sirius e Remus. Dromeda abbassò lo sguardo, cosa doveva fare? Non riusciva a farsi andare giù l’idea di sua figlia con un lupo mannaro. Non era una questione di sangue ma una questione di sicurezza. Remus poteva anche essere l’uomo più dolce e più buono del mondo ma rimaneva comunque un lupo mannaro. Quell’unica sera in cui si trasformava bastava – era sufficiente – per far sì che anche la sua Dora avesse la vita completamente rovinata… o, ancora peggio, morire. E se avessero avuti figli? Cosa sarebbe successo?

Tutti i Membri dell’Ordine mormoravano tra loro, ansiosi di capire quale fosse il piano di Albus, di capire perché, all’improvviso, si erano visti costretti non solo a collaborare con Voldemort ma anche a liberare Grindelwald. E se i due si fossero alleati? Albus sorrideva sempre quando quei pensieri ingenui dei membri dell’Ordine raggiungevano la sua mente. Non solo credeva fermamente nella redenzione di Gellert ma, seppure non si fosse ravveduto, Voldemort e Grindelwald si sarebbero ammazzati tra di loro piuttosto che collaborare insieme: nel poco tempo che avevano passato insieme avevano rischiato già più volte di scontrarsi…

“Senti, Albus” lo chiamò Gellert nervoso dopo qualche minuto di attesa “Se non scendono entro dieci minuti li vado a prendere io e li faccio scendere a suon di Cruciatus” quasi non riuscì a finire di dire la frase che il mormorio dei Membri dell’Ordine venne rotto da un altro forte schiocco dovuto alla materializzazione.

Molly sussultò, posò sul tavolo gli scones e il tè, poi si volse con le mani sui fianchi verso Tom e Bellatrix che, dal canto loro, sembravano non essere per nulla dispiaciuti per il comportamento che avevano tenuto durante il pomeriggio. Per colpa del loro atteggiamento assolutamente inaccettabile la signora Weasley si era vista costretta ad allontanare i ragazzi da casa. Cose dell’altro mondo.

“Prima che inizi la riunione” fece Molly, decisa “Vorrei dire due parole io, se non ti dispiace, Albus”

Silente rise sotto i baffi, poi le fece un cenno di assenso dicendole di continuare. Gli occhi di Molly dardeggiarono di nuovo verso Tom e quella Bellatrix. Quella Bellatrix che era già ricoperta di lividi, morsi, succhiotti. Li aveva ovunque, sul collo, sul petto un poco scoperto dalla veste, sulle braccia…

Scostumata, pensò Molly, agghiacciata che Ginny e Hermione potessero vedere certe cose.

“Il comportamento che avete avuto oggi è inaccettabile!”

“Questa non me la voglio proprio perdere” bisbigliò Fred in un sussurro udibilissimo da tutti.

La maggior parte dei Membri dell’Ordine, non avendo vissuto in Casa Black, guardarono stupiti Molly iniziare a rimproverare Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quasi come se fosse uno dei suoi figli. Le era dato di volta il cervello?

Tom chinò la testa di lato, confuso “Come scusa?”

“Non potete comportarvi come se in questa casa abitaste solo voi due!” sbottò Molly agitando un dito in modo minaccioso “Ci sono dei ragazzi, la maggior parte dei quali minorenni… non potete… non…” fece un profondo respiro e chiuse gli occhi, come per trovare il coraggio di continuare “Non potete comportarvi come se foste in un bordello!”

“E chi ce lo vieta?” la derise Bellatrix arrogante, facendo un passo verso di lei.

“Io!” urlò Molly, sempre più agitata.

“Non è colpa di nessuno se tu non scopi” ribatté Bellatrix annoiata.

“Non si tratta di non…” Molly si morse le labbra “Scopare” pronunciò quella parola con un tono di voce più basso, quasi come se avesse paura che, dicendola, avrebbe potuto far scoppiare qualcosa “Si tratta di avere rispetto! Potete fare quello che vi pare… ma mi sembra siate due maghi, per Godric, usate qualche incantesimo per non metterci a parte delle vostre – discutibili – pratiche sessuali”

“Molly, te l’ho già detto” rise Gellert “L’obiettivo del caro Tom era proprio quello di farci sentire… o meglio farmi sentire” poi aggiunse rivolto a Voldemort “Tranquillo, ho recepito il messaggio: volevi farmi sapere che sei un abile amatore. Schatz, dove vuoi, quando vuoi” disse ammiccando “Io sono qui”

“Quante volte dovrò ripeterti di chiudere quella bocca?” gli sibilò Voldemort, risentito.

“Vuoi chiudermela tu con qualcos’altro?”

“Basta!” interruppe Molly, il viso paonazzo “Smettetela di comportarvi come dei bambini” poi rivolta a Voldemort “Ho capito che tu e Bellatrix avete i vostri… bisogni. Cerchiamo però di non farli sentire a tutta la casa, per cortesia. D’ora in poi incantesimi silenzianti e…” scoccò un’occhiata a Bellatrix “Per l’amore di Merlino, caro, per favore, dille di coprire quei segni: sono volgari”

Voldemort fece un ghigno e scosse la testa “Hai sentito Bella? Copri i miei marchi che sono volgari”

Bellatrix fece una smorfia, poi si aggiustò la veste di modo da coprire il petto e il collo.

“Bene” s’inserì Silente dopo qualche secondo di silenzio “Abbiamo risolto la questione, mi auguro?”

“Dipende tutto da loro” borbottò Molly, sedendosi accanto ad Arthur ancora agitata.

“Sono sicuro che d’ora in poi Tom e Bellatrix collaboreranno”

“Sì, ho capito, niente pratiche sadomaso di fronte ai minorenni. Profilo basso con tutti per quanto riguarda i… segni che tali pratiche lasciano” rispose Tom annoiato “Possiamo iniziare a parlare del nostro piano? Il tempo scarseggia”

“Prima vorrei che tutti ci mostrassimo per chi siamo veramente” suggerì Silente “E con tutti, intendo tu e Gellert, il vostro vero aspetto, per cortesia”

“Pensavo che tenere quest’aspetto di fronte ai tuoi minions fosse una conditio sine qua non per la buona riuscita di questo piano, per non farli dare di matto”

“Sì, era così, e vorrei che finita la riunione riprendessi l’aspetto di Tom Riddle ma, in questo momento, credo sia necessario che tutti vedano con chi effettivamente abbiamo a che fare”

Grindelwald si strinse nelle spalle, tirò fuori la bacchetta e, dove prima sedeva un bell’uomo biondo di mezz’età, sedeva ora un uomo anziano, deperito e dall’aria stanca.

Voldemort spostò il peso da un piede all’altro. Non amava in modo particolare l’aspetto che aveva avuto da giovane e, tuttavia, per qualche motivo assurdo, si sentiva a disagio a mostrarsi per quello che era davanti a Molly Weasley. Sapeva che quello sarebbe stato un momento cruciale: Molly avrebbe sopportato la vista di Lord Voldemort? O sarebbe stato troppo per lei? Le scoccò un’ultima veloce occhiata, poi iniziò a mutare il suo aspetto.

I capelli scomparvero lasciando posto a un capo calvo nel quale – a causa del pallore spettrale della pelle – si intravedevano vene azzurrine. Il naso si appiattì e, al posto del suo perfetto setto nasale, comparvero le due narici da serpente. Gli occhi divennero due pozzi rossi che sembravano essere la porta d’ingresso diretta per l’inferno. Insomma, laddove prima c’era il bel Tom Riddle, ora c’era Lord Voldemort.

Sentì le persone trasalire, agitarsi, imprecare. Sogghignò, soddisfatto. Amava sentire che le persone lo temevano tremanti di paura. Ma allora perché…? Spostò di nuovo lo sguardo su Molly. Era seduta accanto al marito e gli stringeva con forza il braccio, gli occhi spalancati dal terrore.

Ho fatto la ramanzina a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato, pensò agghiacciata Molly guardando con occhi sgranati l’uomo che stava in piedi accanto a Bellatrix. Proprio dove c’era Tom ora c’era… quegli spietati occhi rossi… la stavano mangiando viva. Sarebbe stata uccisa da quegli occhi che non avevano neanche un briciolo di umanità… era come guardare un basilisco. Come se si stesse guardando la porta d’ingresso dell’inferno. Molly spostò il suo sguardo angosciata su Bellatrix che, invece, continuava a guardare quell’uomo come prima, come se il suo aspetto non fosse minimamente mutato. Anzi, se possibile, sembrava ancora più innamorata. Era privo di senso…

“Gellert Grindelwald” disse Silente indicando l’uomo seduto a capotavola “E Lord Voldemort” aggiunse indicando invece Voldemort in piedi al centro della stanza insieme a Bellatrix “Queste sono le persone con cui collaboreremo” sospirò “Ovviamente c’è anche Bellatrix Lestrange”.

“Grazie, Albus” abbaiò Malocchio, la mano stretta intorno alla bacchetta sguainata “Dicci qualcosa che non sappiamo!”

“Come vi ho già accennato questa… alleanza è strettamente necessaria”.

“Per quale motivo?” chiese Sirius. La vista del vero aspetto di Tom Riddle sembrava avergli prosciugato ogni energia. Non poteva credere che di fronte a lui ci fosse l’uomo che aveva ucciso James. Il suo migliore amico James. L’uomo che aveva attentato alla vita di Harry più volte; della quale l’ultima era successa neanche una manciata di mesi fa. Guardò il suo figlioccio di sottecchi e vide che Harry stringeva la mascella e, tuttavia, non sembrava essere sconvolto neanche la metà di quanto non fosse lui.

“Perché i Druidi sono una minaccia troppo grande per me, una minaccia troppo grande per qualunque mago. Solo una commistione di Arti Bianche e Arti Oscure può arrestare la loro ascesa… ascesa che implicherebbe non solo la fine del Mondo Magico per come lo conosciamo, ma anche la fine dei Babbani. Dobbiamo agire per proteggere tutti, tutto il mondo”

“E quale sarebbe l’utilità di Voldemort, Bellatrix e Grindelwald?” domandò Malocchio sempre sull’attenti, pronto a scattare.

“Tom ed io ci siamo immediatamente accorti del risveglio dei Druidi. Siamo stati gli unici due maghi qui presenti a captare le vibrazioni provenienti dall’Irlanda”

“Io me ne sono accorto in ritardo solo perché più lontano, in Austria” borbottò Gellert, Silente gli fece cenno di rimanere in silenzio, poi proseguì “Tutti voi siete a conoscenza delle leggende sui Druidi, ne abbiamo già discusso. Il piano messo a punto da me e da Tom – che ora metteremo in atto insieme a Bellatrix e a Gellert – è quello di creare un incantesimo nuovo e incredibilmente potente. Non conosciamo con esattezza il nostro nemico dato che è stato assopito per secoli… tutto ciò che sappiamo arriva dalle leggende e da, be’, quello che percepiamo. Il potere magico che ci arriva dall’Irlanda è indicibile”

Voldemort spostò di nuovo il suo sguardo su Molly. In quel momento, seppe di averla persa. Forse per sempre. La signora Weasley lo guardava di sottecchi… con gli occhi sbarrati, proprio come usava fare la signora Cole. Aveva paura di lui, forse lo odiava anche. Voldemort si sentì di nuovo come all’orfanotrofio: incredibilmente fuori posto, un paria, un mostro. Chiuse gli occhi per una frazione di secondo e si concentrò su Bellatrix che, invece, era una certezza. In passato aveva temuto che anche lo sguardo di Bella potesse cambiare, che anche lei potesse iniziare a considerarlo un essere immondo come sempre si era sentito definire. Ma Bella… Bellatrix era diversa.

“Tom e Bellatrix in queste ultime settimane si sono dati molto da fare con lo sviluppo dell’incantesimo oscuro e le rune” proseguì Silente con fare pratico. Stava cercando di andare dritto al punto perché sapeva che il vero aspetto di Voldemort stava mettendo tutti in difficoltà e, tuttavia, era persuaso del fatto che fosse arrivato il momento che i membri dell’Ordine lo vedessero per chi realmente era.

“Tom ha sviluppato un potente incantesimo di Arti Oscure e Bellatrix è riuscita a creare un sigillo in grado di contenerlo… è un passo avanti ma non è sufficiente. Io ho iniziato a sviluppare la mia parte di incantesimo di Arti Bianche e, ora che abbiamo liberato Gellert, potremo lavorare tutti in sinergia”

“Quindi andrete tutti a stare a Hogwarts?” chiese Sirius, speranzoso di liberarsi della presenza di Voldemort e della cugina.

“No”, rispose calmo Silente “Gellert verrà con me a Hogwarts dove continueremo a lavorare insieme. Bellatrix e Voldemort rimarranno qua a continuare sulle traduzioni delle Antiche Rune: ogni dettaglio che possiamo ricavarne ci sarà estremamente utile. Più l’incantesimo creato sarà potente, fatto su misura per i Druidi, più le nostre possibilità di successo aumenteranno”

“E non potete lavorarci tutti insieme allegramente a Hogwarts?”

“Non è sicuro”

“Perché?”

“Perché io e l’amico Tommy, lì, non riusciamo a stare nella stessa stanza per più di un paio di minuti, come già avrete intuito” rispose Gellert. La sua voce era roca, completamente diversa da quella che aveva quando il suo aspetto era giovanile. Ora aveva una voce stanca, gracchiante, raspante, come se non fosse stata utilizzata da anni e, quindi, le sue corde vocali dovessero riabituarsi a essere utilizzate.

“Com’è che ora hai la voce di un fumatore di crack?” chiese Voldemort faceto con un ghigno.

“Com’è che ora hai l’aspetto di un serpente?” rispose Gellert incrociando le braccia sul petto “E poi cosa dovrebbe essere il crack?”

Voldemort si morse le labbra e, prima che potesse rispondere, s’intromise Mundungus “È una droga babbana…”

Tutta l’attenzione si spostò improvvisamente su di lui, Molly lo guardava con un sopracciglio alzato, come a sfidarlo ad andare avanti. Mondungus si strinse nelle spalle “Non lo so per… insomma… è capitato…” l’espressione di Molly si fece più severa “Le droghe babbane sui maghi hanno meno effetto!” provò a discolparsi lanciando occhiate di aiuto in giro.

“Non una parola di più!” sibilò Molly, minacciosa.

“Fai uso di droghe babbane, Tommy?” chiese Gellert divertito leccandosi le labbra.

“Basta così” la voce di Silente era bassa e calma ma aveva una vena di urgenza “Non possiamo permetterci di perdere tempo. Non possiamo permetterci screzi” fece andare il suo sguardo da Voldemort a Grindelwald, poi fece un sospiro e si sistemò gli occhiali a mezzaluna sul naso adunco “Creare un incantesimo che unisca Arti Bianche e Arti Oscure è un’impresa da folli. Queste Arti non sono fatte per essere unite, sono fatte per combattersi, per scontrarsi… Dobbiamo stare attenti, attenti a ogni nostro minimo gesto, a ogni minima sfumatura. Dobbiamo entrare in sintonia, come se fossimo una sola persona. Non credo Gellert e io avremo particolari problemi. Io inizierò creando un incantesimo puro, delle Arti più bianche che esistono. A mano a mano, andrò trasformando l’incantesimo in qualcosa di ambiguo… ed è a quel punto che passerò l’incantesimo a Gellert”.

“Passare… l’incantesimo?” chiese Ninfadora, confusa.

“Sì, sarà una specie di bolla, una sfera di energia magica ancorata alla mia bacchetta… questa energia la passerò alla bacchetta di Gellert”

“Io riceverò questa ‘sfera di energia’, per così dire, e gradualmente la trasformerò in Arti Oscure”.

“Non si può creare direttamente un incantesimo Oscuro?” domandò Harry, senza capire per quale motivo fossero necessari tutti quei passaggi.

“La magia lascia sempre una traccia… l’incantesimo sarà oscuro, è vero, ma avrà in sé tracce di magia bianca perché è così che è nato. Sono argomenti di magia molto complessi ma questo incantesimo sarà una summa magica, qualcosa di incontrastabile. Le Arti Oscure lo proteggono dagli attacchi Bianchi, le Arti Bianche lo proteggono dagli attacchi Oscuri” Gellert fece una pausa, assicuratosi che nessuno avesse altro da aggiungere, proseguì “Quando l’incantesimo inizierà a diventare veramente oscuro lo passerò a Voldemort perché, francamente, quella roba…” arricciò il naso “Nessun mago per bene farebbe quella roba”.

Voldemort scoppiò in una risata fredda “La scusa di chi non ha né il fegato né le capacità di fare alcune cose…” scosse la testa “Sperando che la sintonia mia e di Grindelfart sia abbastanza per il passaggio della sfera di energia, io completerò l’incantesimo scendendo nelle Arti più Oscure che siano mai state create… ed è a questo punto che entra in gioco Bella. Lei applicherà le rune – create appositamente per questo incantesimo – per azionare il sigillo. L’incantesimo verrà canalizzato nelle rune, attivando il sigillo, che si chiuderà. Se tutto andrà secondo i piani, a questo modo, avremo sigillato per sempre i Druidi nelle rune e non saranno più in grado di uscire… per sempre, si spera”

In cucina scese uno spiacevole silenzio, tutti stavano cercando di trovare un senso a quelle parole ma sembravano confusi, era complicato e troppe cose potevano andare storte…

“Nel caso mancasse sintonia… equilibrio… tra voi, questa cosa non sarà fattibile?” chiese conferma Kingsley.

Silente annuì “Dovremo lavorare come se fossimo un’unica persona, ci vuole equilibrio… soprattutto magico. Nessuno di noi deve mettere più potere del necessario altrimenti verrebbe qualcosa di sfasato e sfalsato: sarebbe ingestibile”

“E come credi di fare collaborare quei due?” chiese con un ringhio Malocchio accennando con l’occhio magico prima a Gellert e poi a Voldemort.

“Una cosa per volta. Non devono diventare amici, solo trovare un equilibrio che funzioni per l’incantesimo… per questo voglio lavorare prima da solo con Gellert, di modo che Gell possa studiare l’incantesimo preparato da Voldemort e lavorarci su. Ovviamente dovranno poi lavorare insieme ma…” scoccò un’occhiata ai due maghi oscuri “Non sono ancora pronti”.

Voldemort e Grindelwald rotearono gli occhi all’unisono “Faremo i bravi” gli assicurò Gellert facendogli l’occhiolino “Non ti devi preoccupare, Al”.

“E di questi due cosa ne facciamo una volta che la minaccia dei Druidi sarà eliminata?” chiese ancora Malocchio disgustato, guardingo.

Albus si passò una mano sul viso stanco. Non lo sapeva neanche lui che cosa ne avrebbero fatto. Voldemort non si sarebbe di certo arreso e tuttavia non potevano neanche sperare di sconfiggerlo… c’erano gli Horcrux da prendere in considerazione. Per quanto concerneva Gellert, invece… Gellert aveva scontato la sua pena, si era redento… ma poteva davvero aspettarsi che le altre persone accettassero che Gellert Grindelwald fosse rimesso in libertà come se nulla fosse?

“Ogni cosa a suo tempo” disse infine Albus scuotendo il capo.

“Bene, andiamo?” fece Gellert battendo le mani sul tavolo per poi alzarsi in piedi. Albus annuì “Se vuoi riprendere il tuo aspetto da Tom…” aggiunse poi rivolto a Voldemort.

“Ci lasci così?” chiese Sirius sgomento dal veloce sviluppo.

“Volevo solo aggiornarvi su come avremo proseguito, per ora dobbiamo solo continuare come abbiamo fatto in queste ultime settimane” Silente si volse verso Voldemort che, nel frattempo, aveva già riacquistato il suo aspetto da Tom Riddle “Cerca di trattare bene Bellatrix”.

“Non devi mettere becco nella mia relazione con lei” ribatté Tom con una smorfia.

“Non voglio mettere becco nella tua relazione con lei” precisò Silente con un sorrisetto e sottolineando la parola ‘relazione’ “Solo essere sicuro che non ci siano altri problemi tra voi. Dovete essere perfettamente bilanciati… lo sai meglio di me come funzionano rune e sigilli”.

“Non ti preoccupare, Al” rispose Voldemort utilizzando il nomignolo con cui lo chiamava Grindelwald “Pensa alla sintonia con il tuo amante, piuttosto” fece una pausa poi i bei lineamenti vennero sostituiti da un ghigno diabolico “Sai, non vorrei mai venisse intaccata da… una soffiata…

Silente lo ammonì con uno sguardo ma, prima che potesse dire qualsiasi cosa Gellert si mise a ridacchiare “Dovrai impegnarti per bene per rovinare il mio rapporto con Al, Tommy” poi, con un movimento fulmineo, afferrò la mano di Albus e si smaterializzò con lui.

“Silente e Grindelwald hanno una relazione?” domandò confuso Ron facendo vagare lo sguardo per la stanza.

“È la prima volta che sento questa cosa” borbottò Malocchio che fissava truce il punto in cui prima c’erano Silente e Grindelwald.

“Be’, non è una cosa che a Silente piace sbandierare” rispose Tom con un ghigno “Per ovvie ragioni, direi”

“E tu come lo sai?”

“Intuito…” rispose vago Tom.

È vero, lo aveva intuito. Ma era anche vero che ne aveva avuto la conferma quella famosa sera in cui era stato con Silente. Represse un brivido a quel pensiero, l’idea di essere stato intimo con Albus Silente gli dava il volta stomaco; eppure, non aveva avuto altra scelta che non prestarsi a quell’assurda serata di sesso. Ai tempi non aveva un soldo, sperava solo di poter ricattare Silente e riuscire a convincerlo a garantire per lui con il professor Dippet per il posto di Difesa Contro le Arti Oscure. Purtroppo, la vicenda non si era conclusa come aveva sperato ma magari quell’assurda serata sarebbe potuta venirgli comoda in quella circostanza: Gellert Grindelwald sembrava non saperne nulla…

Tom sospirò e si volse verso Molly Weasley.

Nonostante lui non avesse più l’aspetto serpentesco di Lord Voldemort, Molly continuava a evitare di guardarlo, stando attaccata ad Arthur come se fosse il suo salvagente in mezzo al mare in tempesta. Tutti gli altri Membri dell’Ordine sembravano di nuovo a loro agio con lui, quasi come se fino a pochi istanti prima lui non fosse stato Voldemort. Molly invece… Tom si strinse nelle spalle, infastidito. Perché gli importava? Perché l’idea che Molly Weasley non lo considerasse più quasi come un figlio gli faceva opprimere il petto a quel modo? Cosa gliene poteva importare a lui se una stolida Traditrice del suo Sangue era disgustata da lui? Poi un’altra voce si aggiunse. Perché neanche una persona come la signora Wealsey – che voleva fare da madre al mondo intero – riusciva a provare una qualche forma di… Tom serrò la mascella, disgustato dalla sua stessa mente. Cosa gli stava succedendo? Scosse la testa con forza e represse un ringhio.

“Mio Signore, state bene?” chiese subito apprensiva Bellatrix “Forse siete stanco a causa del viaggio?”

“O forse è stanco perché ci avete dato dentro tutto il pomeriggio, sai Bella, ha una certa età il tuo uomo” li sbeffeggiò subito Sirius.

“Almeno noi ‘ci diamo dentro’, tu caro cugino, come impieghi il tuo tempo? In cameretta come i quattordicenni?”

“Smettetela” sibilò Voldemort “Molly non apprezza certi argomenti davanti ai ragazzi” aggiunse, provando ad allacciare il suo sguardo con quello della strega che, tuttavia, continuava imperterrita a rimestare il suo tè. Tom strinse le labbra ma non demorse “Forse dovremmo iniziare a preparare la cena, a cosa avevi pensato, Molly?” le chiese in modo diretto, cercando di provare ad avere un contatto.

“Oh non ci ho pensato” mentì Molly sempre senza guardarlo “Sono stata presa dagli scones e dal tè…”

Mente, pensò subito Tom. Era un Legilimens, come sperava di poter mentire a lui? Ci aveva pensato eccome, aveva deciso di rimandare la preparazione della cena perché sapeva che, con il suo aiuto, sarebbero riusciti a preparare tutto in poco tempo. Invece, adesso che Molly lo aveva visto per ciò che davvero era, non voleva saperne di cucinare insieme a lui. Era tutto lì. Non voleva averlo vicino.

Sei un mostro, Tom.

Quante volte gli era stato detto da bambino? E ora, di nuovo… ancora una volta…

“Magari possiamo ordinare qualcosa” propose Tom con un sorriso finto. Non avrebbe mollato così in fretta, si sarebbe portato dalla sua parte quel fesso del marito.

“Ordinare qualcosa?” chiese subito Arthur con gli occhi sgranati “Intendi dire come fanno i Babbani?”

Tom si strinse nelle spalle, “Perché no”

“Ma non abbiamo il feletono!”

Tom mosse la bacchetta svogliato e fece comparire dal nulla un telefono “Vuoi ordinare tu, Arthur?” chiese sempre col sorrisetto finto che gli incurvava le labbra all’insù.

Arthur lo guardò con gli occhi scintillanti, come se gli avesse fatto la proposta più bella che le sue orecchie avessero mai sentito. Era estasiato. Toccò con una mano tremante la cornetta del telefono.

“Cosa devo dire? Come faccio? Come funziona?”

“Ordiniamo delle pizze” rispose con fare pratico Tom, sedendosi vicino ad Arthur. Sentì Molly trasalire e Tom la guardò di sottecchi. Lei si mordicchiava le labbra, torturandosi le mani ed evitando accuratamente qualunque contatto visivo con lui. Tom riportò la sua attenzione su Arthur – o Lenticchia, come tanto amava chiamarlo Bellatrix – e iniziò a snocciolargli il metodo corretto per fare un’ordinazione.

Buonasera, vorrei ordinare delle pizze a domicilio”

A domicilio?”

Sì, nel senso che ce le portano a casa”

“Ma i Babbani non possono vedere il numero 12!”

“Li aspettiamo fuori, forza!”

“Che pizze devo ordinare?”

La cucina venne invasa da desideri di ordini. In tanti avevano lasciato il Quartier Generale ma un bel gruppetto era rimasto e, molti di loro, non avevano mai né mangiato né ordinato una pizza. In breve tempo a Tom venne mal di testa, avrebbe tanto voluto ucciderli tutti e farla finita eppure… il suo sguardo, per l’ennesima volta, volò su Molly Weasley. Si era aspettato rimostranze per la proposta di ordinare del cibo ma, invece, Molly era rimasta in silenzio con lo sguardo fisso nella tazza ormai vuota.

“Quindi… dimensione extra large. Margherita, pepperoni, quattro formaggi, prosciutto e funghi” ripeté Arthur scrivendo con la piuma su un foglio di carta e, nella foga, sporcandosi la punta del naso. Alzò lo sguardo su Tom, emozionato come un bambino il giorno di Natale, “Come procediamo ora?”

Tom sospirò, prese il telefono e digitò il numero velocemente, svogliato, poi passò la cornetta ad Arthur che, colto alla sprovvista, sgranò gli occhi senza sapere cosa fare.

“Come funziona? Cosa devo fare?”

“Devi solo parlare” gli sibilò Tom annoiato.

“Domino’s pizza, buonasera”

Arthur sussultò “Buonasera” urlò avendo paura che la sua voce non raggiungesse la persona dall’altra parte “Vorrei…”

“Signore, può abbassare la voce?”

“Ma poi mi sente?”

“In che senso?”

Tom imprecò a bassa voce, tolse il ricevitore dalle mani di Arthur e mise il vivace “Scusi, mio zio ogni tanto litiga un po’ con la tecnologia ma ci teneva così tanto a fare questa telefonata…” la sua voce era vellutata e suadente.

“Oh, non c’è problema” rispose la ragazza dall’altra parte.

“Volevamo ordinare quattro pizze extra large a domicilio”

“Quattro extra?” domandò la ragazza sorpresa.

“Sì, siamo in tanti sai… com’è che ti chiami?”

“Lucy…”

“Siamo in tanti, Lucy...”

Bellatrix guardava corrucciata il Signore Oscuro flirtare con quella babbana al telefono o come si chiamava quello strumento demoniaco. Più passavano il tempo in quella casa, meno riusciva a capirlo. Di una cosa era tuttavia certa: quella Molly Weasley non riusciva più a guardare in faccia il Signore Oscuro e, Bella ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa, la faccenda non stava piacendo al suo Padrone. Perché altrimenti la farsa delle pizze con Lenticchia?

“Tutto bene, Bella?”

La voce del Signore Oscuro la fece sussultare. Non si era accorta che la chiamata era terminata.

“Sì, Padrone, mi stavo solo domandando perché flirtare con una sudicia Babbana” rispose risentita e offesa. Voldemort ridacchiò e scosse la testa “Fa sempre bene essere gentili con i commessi dei negozi… fidati di me che ci ho lavorato” le rispose facendole l’occhiolino.

“Sei stato un commesso in una pizzeria?” domandò Sirius mentre, insieme ai ragazzi, apparecchiava la tavola.

“No, sono stato un commesso da Magie Sinister per… un anno buono” rispose Tom incrociando le braccia sul petto e spostando di nuovo la sua attenzione su Molly “A diciott’anni ho dovuto lasciare l’orfanotrofio e, non avendo soldi, mi sono dovuto arrangiare come meglio potevo. Per i primi due mesi ho dovuto dormire nel retrobottega di Borgin” sperava di far scattare qualcosa in Molly Weasley ma invece lei continuava a starsene in un angolo, senza neanche degnarlo di uno sguardo. Tom le diede le spalle stizzito. Un conto era non aver mai conosciuto il calore di una… ma sì, di una famiglia, un altro era venirne privato così all’improvviso. Perché Silente gli aveva chiesto di mostrare il suo vero volto? Era stato tutto programmato? Ma perché prima cercare di farlo avvicinare a quella Molly Weasley e poi invece fare in modo di mettere zizzania?

“Padrone, sembrate molto stanco” ribadì ancora una volta Bellatrix, la voce preoccupata.

“Sto bene, Bellatrix. Fatti gli affari tuoi”

Gli occhi di Bellatrix si riempirono immediatamente di lacrime; lei voleva solo aiutarlo, stargli vicino, sostenerlo… ma ogni volta, ogni volta, riceveva invece insulti e una porta sbattuta in faccia. Era ingiusto.

“Forse dovremmo andare fuori?” chiese Arthur esagitato “Avevano detto dieci minuti, ormai ci siamo quasi”.

Tom annuì, nauseato. Non aveva fame, non aveva sonno. Si sentiva solo esausto e, fra le altre cose, continuava a non capire come mai si sentisse così spezzato, come mai continuava a sentire sentimenti non suoi, pensieri che – sicuramente – non erano i suoi. Il suo sguardo scivolò su Potter per qualche secondo. Ma come poteva essere…?

“Andiamo, Tom?”

Bellatrix seguì con gli occhi il Signore Oscuro uscire con Lenticchia, i due non fecero in tempo a lasciare la cucina e a chiudersi la porta alle spalle che Molly Weasley saltò su dalla sedia “Io mi sa che vado a dormire”

“Senza mangiare? Ti senti poco bene, mamma?” chiese apprensivo Bill spostandosi un ciuffo da davanti agli occhi.

Molly si coprì il viso con una mano “Come ho potuto essere così tanto sciocca?”

“Sciocca?” ripeté Bill senza capire e cercando sostegno dai suoi fratelli che, però, ricambiarono il suo sguardo allibiti.

“Quello… quello è Voi-Sapete-Chi!” la voce era strozzata, impaurita.

“Abbiamo provato a dirtelo…” fece Sirius indispettito “Ma tu continuavi a dirci che noi non capivamo!”

“Era difficile accorgersene… perché quando ha quest’aspetto normale… ma è tutta una menzogna” Molly scosse la testa, era terrorizzata “Quegli occhi rossi… è come se non avessero un’anima”

Zitta” sibilò Bellatrix furiosa avvicinandosi come una iena verso Molly “Chiudi quella bocca! Come ti permetti?”

“Come fai? Non lo vedi che è un mostro?” domandò Molly con veemenza “Non lo vedi che non è umano? Solo un mostro può avere quegli occhi!”

Lo sbattere della porta della cucina fece sussultare tutti. Sull’ingresso c’erano Arthur e Tom. Per un istante, Molly pensò che non avessero sentito nulla ma poi, come i suoi occhi incrociarono quelli di Tom, capì che invece avevano sentito eccome. Avevano sentito tutto, ogni singola parola.

Un mostro.

Il cuore di Molly si si strinse perché, ora che Voldemort aveva l’aspetto di Tom Riddle, era fin troppo facile leggerci il dolore che quelle parole dovevano avergli causato. Ma quella era una maschera, il suo vero aspetto era quel teschio bianco dagli occhi rossi: un presagio di morte.

“Le pizze!” esclamò Arthur con finta aria gioviale sperando che, facendo finta di nulla, tutto venisse dimenticato “Forza Tom, siediti”

“Non sono il benvenuto qui, l’ho capito” rispose Tom con un sibilo infuriato, risentito. Molly fece quasi fatica a capirlo, sembrava aver parlato serpentese “Forza Bella, andiamo”

“Ma, Padrone…” provò a dire Bellatrix, confusa, senza capire. Andare dove? Tutto per colpa di quella Weasley?

E allora resta, cosa vuoi che me ne importi” e, così dicendo, Tom si smaterializzò con un sonoro schiocco.

Bellatrix sussultò poi si girò verso Molly e le puntò un dito contro con fare adirato “Noi due dobbiamo parlare, pezzente, ti avverto!” e, così dicendo, seguì il suo Padrone smaterializzandosi.

  
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