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Autore: Shily    13/04/2023    2 recensioni
1977
È il 24 Dicembre. James, Sirius, Remus e Lily sono in fuga dal professor Lumacorno e dalla McGranitt.
Corrono nei corridoi dei sotterranei, aprono una porta e si ritrovano in una stanza completamente vuota.
Una sfida, un gioco e un boato.
Poi il buio.
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2023
"Ma che è successo?" chiede Sirius, tentando di alzarsi con difficoltà dal pavimento.
Un grugnito alla sua sinistra gli indica che anche James sta riscontrando i suoi stessi problemi.
"Coraggio, andiamo," li esorta un dolorante Remus. "Sembra non esserci più nessuno fuori. Usciamo, andiamo a dormire e dimentichiamo questa storia."
I quattro ragazzi si avviano velocemente verso l'uscita.
"Ragazzi," James si guarda intorno, una volta uscito dalla stanza. "Non sembra anche a voi che ci sia qualcosa di diverso?"
Gli altri si stringono nelle spalle, e si dirigono a passo spedito verso la torre di Grifondoro.
Genere: Angst, Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Weasley, I Malandrini, James Sirius Potter, Lily Evans, Lily Luna Potter | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily, Rose/Scorpius
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Nuova generazione
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James inspira a pieni polmoni, lancia uno sguardo alle spalle dove trova immancabili come sempre i suoi Malandrini, e alla sua destra, dove c'è una Lily incredibilmente Lily rossa e bella come ormai neanche ricordava più ma sempre capace di togliergli il respiro come la prima volta.

La ragazza allunga timidamente una mano verso di lui, lascia che le loro dita si sfiorino e si incastrino l'un l'altra, prima di lasciarla ricadere lungo il proprio fianco. "Andiamo?" Il suo sguardo è una muta richiesta d'aiuto e d'appoggio a cui inaspettatamente risponde Sirius stringendole affettuosamente la spalla.

"Andiamo!"

James annuisce, si guarda un'ultima volta nel corridoio deserto dell'ultimo anno e apre la porta. I ragazzi sono tutti lì, o per meglio dire: la sua famiglia, quella che neanche dovrebbe sapere di avere e quella che non conoscerà mai, è proprio lì. Tutta intera, compatta, unita davanti a questi nemici inaspettati.

Sul fondo, tutti con la medesima espressione confusa e reticente, c'è un'onda di teste rosse: un filo impercettibile li unisce, legandoli l'un l'altro non solo nell'aspetto ma anche in quel fronte comune che si sono dovuti costruire nel corso degli anni per far rimbalzare le parole, gli attacchi e le curiosità del mondo del mondo esterno.

Un passo più avanti, ai due angoli della stanza, ci sono invece i due piccoli di casa Potter: Albus non li guarda, punta i suoi occhi verdi così familiari e simbolici verso un punto imprecisato della camera, mentre l'espressione di Lily Luna è tutto ciò che si sarebbero aspettati. In un certo senso, nella curiosità genuina e infantile della più piccola, i Malandrini non possono che trovare un punto d'appoggio, un'ancora a cui appigliarsi in quel momento che li vede come gli estranei, come gli intrusi da allontanare.

Infine, facendo sussultare vistosamente sia Sirius che Remus, arriva James Sirius: fino a quel momento nascosto in un angolo lontano insieme a Lyn Baston, il ragazzo si posiziona al centro, a coprire i suoi fratelli e cugini, leader inconsapevole.

E James, davanti a quello schieramento così deciso, non può fare a meno di sentirsi come se stesse per andare ad affrontare una battaglia, senz'altro la più importante della sua vita.

"Allora" a prendere parole è Fred, seduto sul davanzale della finestra, "sono passato passato per le cucine. Giro di Idromele per sciogliere la tensione?"
 

⚡️
 

"... e quindi, questo è tutto." James termina il racconto con la gola improvvisamente secca e il collo irrigidito. Intorno a lui solo il silenzio di chi sta assimilando quanto appena raccontato.

"Quindi..." Rose si alza e, dal fondo della stanza, si va a sedere accanto ad Albus: spalla contro spalla, come sempre, "nessuno vi ha spiegato come sia stato possibile? E voi non avete trovato nulla in Biblioteca?"

A rispondere è Remus: "Pensiamo che la preside abbia rimosso tutti i volumi più interessanti, se così possiamo definirli, per evitare che potessimo immischiarci una volta di troppo."

"Non che ci siate riusciti, ovvio" borbotta Albus, gli occhi che fanno avanti e indietro tra le mattonelle del pavimento. Infine si rivolge alla cugina: "A cosa stai pensando?"

"Sta pensando alla mamma" interviene Hugo per lei. "Se potessimo chiedere a lei, sicuramente..." si interrompe, lancia uno sguardo imbarazzato ai Malandrini, e abbozza un sorriso: "Ha un cervello da paura nostra madre. Nulla da togliere alla preside o al professor Paciock, però forse potrebbe fare la differenza."

Lily annuisce e si volta verso Remus, parlando a bassa voce: "Ti ricordi? Una volta la McGranitt parlava proprio di una persona che avrebbe sicuramente saputo come risolvere la situazione. Magari si riferiva a lei."

"E quando pensate di andarvene?" chiede bruscamente James Sirius, incrociando le mani sopra le ginocchia.

Sirius sgrana gli occhi e non riesce a trattenere un moto di fastidio davanti a quelle parole e al tono utilizzato. "Di certo non contiamo di rimanere fino alla fine dell'anno, puoi starne certo. Non è che per noi qui sia una passeggiata di salute, sai com'è: siamo tutti morti e cose del genere."

A quelle parole un brivido percorre all'unisono quasi tutti, e spinge soprattutto i due Potter ad alzare la testa e incrociare il loro sguardo. Anche loro, così come il professor Paciock e la McGranitt, non riescono a incrociare i loro occhi ora che non sono più trasfigurati.

"Ogni minuto che siete qui, è uno in più in cui noi nascondiamo a nostro padre la vostra esistenza." James Sirius indurisce la mascella, gli occhi tormentati che non riescono più a lasciare il viso dei genitori di suo padre ora che li ha incontrati.

"Ed è per questo che non vi abbiamo detto nulla e per cui non avreste dovuto scoprire niente: non volevamo caricarvi di questo peso, di quello che la nostra presenza comporta nelle vostre vite." Lily si allontana alcune ciocche rosse di capelli dal viso, scoprendo definitivamente quegli occhi verdi che inconsapevolmente suo figlio Harry da anni ormai ricerca nello sguardo di un figlio. "Ci dispiace enormemente. Di essere qui, di avervi scombinato le vite, di costringervi a fronteggiarvi con... beh, con delle persone con cui non dovreste neanche poter parlare. E se volete che ce ne andiamo, che cambiamo dormitorio o addirittura che lasciamo la scuola... a noi va bene."

Albus Severus sgrana gli occhi a quelle parole, mentre Lily Luna tira su col naso: ha gli occhi pieni di lacrime che lotta incessantemente per non far uscire, la punta del naso arrossata e le lentiggini ben visibili.

"Io sono felice." Alle parole della più piccola dei Potter, quasi tutti si voltano verso di lei: chi basito, chi arrabbiato come i fratelli e chi più semplicemente interrogativo. "Andiamo, ragazzi: siamo cresciuti sentendo parlare di loro" e con un braccio li indica, come a volervi avvolgere nonostante la distanza fisica di quel momento. "Abbiamo visto la loro statua, abbiamo ascoltato lezioni interminabili sulla nostra famiglia e... e li abbiamo fatti un po' nostri. Siamo cresciuti senza conoscerli eppure a volte mi sembra di averli stampati fin dentro l'anima. Lo vedo nel modo in cui papà mi guarda a volte, o da come la gente per strada mi ferma per dirmi che sí, sono proprio uguale a mia nonna e che gran peccato non averla potuta conoscere, ma anche che gran coraggio."

"Lily, ascolta..."

"No" la ragazzina si alza in piedi con forza e interrompendo sul nascere qualsiasi opposizione del fratello. "Ascolta tu, adesso! Hai passato la vita nell'ombra di due nomi più grandi di te, per non parlare di quest'altro idiota di Al che si è fatto persino mettere a Serpeverde tanto per passare ancora più inosservato, insomma. La nostra vita non è normale, non è come quella di tutti gli altri, ma siamo fortunati: non solo perché stiamo bene, siamo sani, belli e simpatici..."

"E modesti, verrebbe da dire" aggiunge Fred a mezza voce.

"Ma perché c'è capitata la cosa più incredibile mai neanche pensata da un mago o da una strega. Siamo qui nella stessa stanza con le persone che ci hanno permesso di essere quello che siamo oggi." Così dicendo fa un passo verso i Malandrini e Lily, lasciando finalmente che una lacrima e poi un'altra sfuggano al suo controllo. "E noi cosa facciamo? Siamo qui a litigare, a chiedere quando se ne andranno? Ma siamo forse impazziti? A me non interessa perché siete qui" conclude infine, rivolgendosi direttamente a loro. "Mi basta potervi conoscere, sapere che esistete davvero e che non siete solo il racconto di una vita."

James abbassa lo sguardo, mentre il cuore sembra quasi pronto a scoppiargli da dentro al petto: a un passo dallo schizzargli fuori, dritto dritto verso quella ragazzina che lo ha appena steso irrimediabilmente ai suoi piedi.

"Mi dispiace" dice allora, la voce più nasale di quanto potrebbe mai ammettere e un groppo in gola che davvero non sa come gestire. "Di non avervi detto la verità, intendo. Io al posto vostro sarei furioso, ci siamo comportarti come fanno sempre gli adulti: nascondendo la verità pensando che gli altri siano troppo piccoli o incapaci per accettare e comprendere. Ma voi non siete così e nel momento in cui vi abbiamo scoperti, statene pur certi, abbiamo passato ogni giorno a volervi solo conoscere il più possibile."

Lily Luna tira su col naso, trovandosi a un passo dalla sua omonima, da quella donna con cui molto spesso si è sentita in competizione (o sarebbe più appropriato dire ragazza, perché ora che se la trova davanti non può che sentirsi come colpita in pieno viso dall'evidenza più crudele: che la bellissima e coraggiosissima Lily Evans, in realtà, non sia tanto più ragazza di quanto lo sia lei in questo momento).

"Mi dispiace di averti odiato" mormora allora in imbarazzo. "E invidiata. Intendo prima: prima prima prima, quando ero piccola."

Lily sbuffa una risata, anche lei con gli occhi lucidi. "Mi dispiace di essermi fatta odiare. Che tu ci creda o no, sono molto meno coraggiosa di quanto descrivono tutti quei libri." Lancia una breve occhiata verso James, ripensando intensamente a tutte le settimane di silenzio che li hanno separati proprio a causa della sua codardia.

"Per Lily sarà come avere davanti i suoi eroi personali" commenta infine James Sirius, prendendo finalmente parola e guardando timoroso e imbarazzato verso di loro. "Non sapere quante volte ci ha costretto a sentire la vostra storia prima di andare a dormire."

"Credo sia stato quello il momento in cui abbiamo cominciato a pregare i nostri genitori per delle camere separate" ribatte Albus, anche lui con un timido sorriso, mentre tutti gli altri si lasciano andare a una risata.

"Diteci cosa volete che facciamo." Remus si alza in piedi: "Non scherzava prima Lily, non vogliamo scombinarvi più di quanto abbiamo già fatto."

Albus si volta si verso il fratello, la gamba che continua ad andare su e giù per la tensione, e il petto stretto in una morsa. "Jim?"

"Beh... io dico che... che onestamente siete dei gran belli stronzi per non averci detto niente, e siete anche incredibilmente stupidi per averne parlato a voce alta in un corridoio." James Sirius si passa una mano tra i capelli disordinati. "Per la stronzaggine non lo so, ma so che la stupidità è proprio un tratto di famiglia e... beh, la famiglia non si lascia indietro."
 

⚡️
 

Sono quasi le prime luci dell'alba quando Albus si alza in piedi, le gambe doloranti e gli occhi che pizzicano per la stanchezza. Molti di loro si sono addormentati a fasi alterne nel corso di quella lunga notte: Fred ancora seduto sul davanzale della finestra, Hugo a terra contro il letto di uno di loro e gli altri sparsi qua e là per la camera mentre i restanti compagni di stanza del settimo anno venivano non tanto gentilmente invitati a dormire in Sala Comune senza troppe spiegazioni.

Lily Luna, in barba alla stanchezza sempre più insistente, ha resistito fino all'alba per poi crollare affianco di un Sirius insolitamente docile e che non riesce a toglierle gli occhi di dosso, quasi avesse paura di vedersi scomparire all'improvviso quella ragazzina così piccola e coraggiosa.

Ecco, un sentimento così lui non l'ha mai provato al di fuori dei suoi amici: un affetto innato, profondo, totalizzante. Come se avesse aspettato quei ragazzi per tutta una vita senza neanche saperlo.

Remus, al suo fianco, è ormai entrato in uno stadio di profondo dormiveglia: pronto ad ascoltare e captare tutto ciò che lo circonda, ma senza avere davvero la forza di rispondere e partecipare.

"I tuoi compagni di stanza ti avranno dato per disperso ormai" mormora Sirius, ben attento a non svegliare la ragazza al suo fianco.

Albus abbozza un sorriso, si avvicina a loro e lascia cadere una coperta appena trasfigurata sul corpo rannicchiato della sorella. "Non credo, sono abituati... non è la prima volta che James, Lily o gli altri mi trascinano dai Grifondoro."

"Mi dispiace di non averti detto la verità" ammette infine Sirius. "Quando quel pomeriggio abbiamo parlato, avrei tanto voluto essere sincero anche io come lo sei stato tu con me."

Albus si stringe nelle spalle. "Quanto meno adesso mi spiego le vostre reazioni quando avete scoperto il mio secondo nome."

Il Malandrino sgrana gli occhi e non riesce a nascondere una smorfia di orrore. "Tu sei proprio sicuro che tuo padre non abbia sbattuto la testa da qualche parte o..."

"Tristemente sicuro" annuisce e ridacchia. "Non sai quanto ero geloso di James, i suoi nomi erano decisamente migliori dei miei. Poi quando sono entrato a Serpeverde ho pensato che fosse tutto scritto: mi chiamavo anche Severus ed ero l'unico della famiglia finito in quella casa. Ho persino pensato di lasciare Hogwarts. Cioè, l'ho fatto..." Si guarda brevemente intorno con circospezione. "Non lo sa nessuno, neanche James o Rose."

Sirius sgrana gli occhi. "Voi Potter siete una continua sorpresa, come sarebbe a dire che sei scappato?"

"Ma sai, quelle cose che si fanno a undici anni quando sei il figlio di Harry Potter e ti hanno smistato a Serpeverde" replica con leggerezza. "Mio zio George ci aveva raccontato di tantissimi passaggi segreti, così ho pensato di usarne uno e tornare a casa. Ovviamente le cose sono andate disastrosamente: a undici anni e a Hogsmeade in piena giornata, non avevo la minima idea di come tornare a casa. Per fortuna conosciamo i proprietari dei Tre Manici di Scopa: Hannah mi ha visto, praticamente in lacrime, e mi ha fatto una cioccolata calda mentre avvisava mio padre." Albus a questo punto sorride, appoggiandosi alla colonna del letto. "Quando è arrivato ero sicuro mi avrebbe messo in punizione fino alla fine dei miei giorni. Invece si è seduto, ha ordinato due burrobirre e mi ha raccontato una storia." Prende una pausa e lo guarda con attenzione. "La tua."

"La... la mia?" Lily Luna, al suo fianco, mormora qualche parola nel sonno e gli pianta un ginocchio nel fianco.

"Papà ci aveva raccontato tante storie fino a quel momento, ma quella... quella mai. E io non lo avevo mai visto così: parlava di te come di un eroe, come di un uomo coraggioso e di un ragazzo che avrei tanto voluto conoscere. E c'era il rimpianto nei suoi occhi, così tanto che faceva male anche solo guardarlo. Allora ho pensato che se tu avevi potuto affrontare il tuo smistamento con la famiglia che ti ritrovavi, e diventare anche uno degli uomini più coraggiosi della prima e seconda guerra magica, allora io potevo accettare il mio. Perché anche io volevo che mio padre un giorno potesse parlare di me con lo stesso orgoglio che usó quel pomeriggio per te."

"Grazie" risponde Sirius, dopo alcuni istanti di silenzio. "Grazie davvero, Al. Non sai quanto tutto questo sia importante per me. Vorrei tanto poter conoscere tuo padre, sembra una persona fantastica."

"Oh, lo è" annuisce il Serpeverde con un moto d'orgoglio. "Lo è davvero e tu lo conoscerai, e se è così fantastico sarà anche grazie a te. Ti dico tutto questo perché" il suo sguardo si fa improvvisamente più imbarazzato "ti ho osservato prima. Remus ha Teddy, James e Lily hanno noi... e in un certo senso ho avuto paura che tu potessi sentirti solo. Come se fossi scollegato da tutta questa situazione. Quindi ci tenevo a farti sapere che non lo sei, che sei parte di tutto questo anche tu, che ne sei un pezzo fondamentale: lo sei stato per mio padre e in un certo senso anche per me."

Sirius a quel punto non resiste più: si alza in piedi e gli sorride. "Ehi, Al, ma voi Serpeverde siete delle persone fisiche?"

"In che senso?"

"Sto per abbracciarti" e così dicendo abbraccia quel Potter così diverso e inaspettato, e se lo stringe contro. "Sei un Potter fantastico, lo sai? E fidati, io ho ne ho conosciuti tanti. Mi sarebbe piaciuto tu potessi avere il mio nome."

Al, a quelle parole, ridacchia. "Anche a me, ma papà ha detto che sarebbe stata una cattiveria nei tuoi confronti chiamarmi Sirius Severus."

Sirius sgrana gli occhi: che orrore!

 

⚡️
 

Poco distanti da loro, ancora impacciati nella loro stessa conversazione, ci sono James e Lily affiancati da uno stranamente silenzioso James Sirius.

"Vuoi... vuoi che ti abbraccio anche io come stanno facendo facendo loro?"

"Cosa?" James Sirius sgrana gli occhi e scuote la testa. "No, davvero, non amo... beh, gli abbracci, le effusioni. Sto bene così."

"... menomale!"

Lily a quello scambio alza gli occhi al cielo e sospira. "Pensate di andare avanti a lungo in questo modo?"

"Stavo pensando" James Sirius si muove impacciato sul posto, "che vi devo delle scuse. Per come ho reagito prima. Sono stato un po' scontroso e non ve lo meritavate."

"Abbiamo anche noi le nostre colpe, Jim. Non ti preoccupare."

"E volevo anche dirvi che... che mi dispiace". A quelle parole entrambi i ragazzi del passato si fanno più interrogativi. "Intendo per tutto. Per come avete scoperto la verità e, beh, per la verità stessa. So che sembrano parole al vento, ma a me dispiace davvero per quello che vi succederà: e so che forse neanche fa la differenza per voi in questo momento, ma mio... papà vi ricorda in ogni momento delle sue giornate. Nei suoi ricordi siete sempre tanto vivi e anche nella nostra famiglia."

Lily si morde il labbro inferiore, mentre gli occhi le si fanno lucidi in un istante. "Fa la differenza, Jim. Così tanta che neanche immagini. Lui è felice?"

James Sirius apre la bocca più volte, indeciso su come rispondere. "Credo di sì. Cioè, sí, lo è. Solo che papà ha quella tipica felicità malinconica che hanno tutti quelli della loro generazione, sai: la guerra e tutto il resto. Però credo sia felice, che sia sereno insomma." Annuisce alle sue stesse parole, pensando attentamente alla domanda che gli è stata fatta. "Credo che le ombre del passato non lo lasceranno mai veramente, anche se non lo ammetterà mai. Ma ha noi, ha la mamma: è felice."

James annuisce e prende un profondo sospiro. "Non deve essere stato facile crescere con tutto il mondo che vi conosce e vi osserva."

"C'è di peggio, ammettiamolo. I nostri genitori hanno fatto il possibile per proteggerci però, quindi siamo stati fortunati. E quanto a voi..." Le labbra gli tremano per un momento nel tentativo di non ridere. "Beh siete più simpatici di quello che pensavo, posso dirvi? Si vede che siamo imparentati."

Entrambi ridacchiano e Lily si asciuga velocemente una lacrima sfuggita al suo controllo. Alla fine si guarda brevemente intorno, si avvicina ai due James con aria Malandrina e sorride birichina: "Senti un po', ma cos'è questa cosa che adesso tu e Lyn siete di nuovo vicini?"





NB: se vi va, se ne avete voglia, se anche voi siete follemmente ossessionati dal mondo dei Malandrini - ho appena pubblicato l'inizio di una minilong AU JIly con * rullo di tamburi * Lily Babbana. Vi aspetto! Il titolo "Wish you were here".

 

Note a piè di pagina:
Eccoci qua, come promesso non vi ho fatto aspettare tanto. Devo ammettere che ho riletto e riletto questo capitolo ma c'è qualcosa che proprio non mi convince.
Anche se penso, piuttosto, perché stiamo entrando ormai nel cuore della storia e a me l'ansia da prestazione uccide.
Le Vacanze di natale vi dicono nulla? Ecco, chi vuol intendere intenda.

Infine, vi invito a lasciare un piccolo o anche un po' più grande commento per farmi sapere che ne pensate: insomma, non lasciatemi sola in questa landa desolata che sono le mie incertezze

   
 
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