Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: Star_Rover    16/04/2023    6 recensioni
Jari e Verner sono uniti fin dall’infanzia da un legame che nel tempo è diventato sempre più intenso e profondo. Nell’inverno del 1915 però i cambiamenti sociali e politici che sconvolgono la Finlandia finiscono per coinvolgerli, così i ragazzi sono costretti a separarsi per seguire strade diverse.
Nel 1918 i destini dei due giovani tornano a incrociarsi sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza | Contesto: Il Novecento, Guerre mondiali
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

XXIV. Compagni di viaggio
 


Linea di difesa delle Guardie Rosse, acquartieramento a sud di Vilppula.

Verner legò il cavallo e corse velocemente all’interno dell’edificio che gli era stato indicato come il rifugio del tenente Holmberg. Bussò con insistenza, gridando a pieni polmoni il nome dell’ufficiale.
Appena gli fu concesso di entrare il giovane consegnò il prezioso foglio nelle mani del suo superiore.
«Un messaggio urgente, proviene direttamente da Helsinki»
Il tenente lesse il contenuto della lettera, l’espressione sul suo volto rivelò un lampo di preoccupazione, ma fu solo questione di un istante. Il comandante non aggiunse alcun commento, limitandosi a ringraziare il portaordini per aver svolto il suo dovere prima di congedarlo.
Quando uscì nuovamente in strada Verner trovò Leena ad attenderlo, la ragazza aveva insistito per accompagnarlo e lui non aveva potuto fare niente per impedirle di prendere parte alla missione. In fondo un compagno di viaggio si era rivelato utile, avevano potuto dividersi le fatiche della giornata e alternarsi durante i turni di guardia. Leena si era rivelata un buon soldato, dimostrando di meritare stima e rispetto al pari dei suoi compagni.
«Il messaggio è stato consegnato, possiamo tornare a Tampere» annunciò.
«Presto sarà buio, forse è meglio fermarci per la notte»
«Non ho tempo da perdere, seguendo la ferrovia possiamo muoverci anche con l’oscurità»
«Almeno potremmo far riposare i cavalli»
Verner sospirò, la sua compagna non aveva tutti i torti.
«D’accordo, ho visto una locanda in paese, forse potremmo trovare un posto per la notte»
Leena approvò con un cenno.
I due attraversarono le vie affollate, il villaggio era occupato dalle truppe rosse. Carri e armamenti bloccavano il passaggio ovunque. Gli uomini marciavano verso il fronte.  
Quando entrarono all’interno del locale la presenza di Leena non passò inosservata tra i soldati, alcuni si limitarono a guardarla con vivo interesse, altri invece non si trattennero dal pronunciare commenti ben poco garbati nei suoi confronti.
La giovane era abituata a sopportare in silenzio, ma Verner non esitò ad esprimere apertamente il suo dissenso. Il suo discorso severo e autoritario riuscì ad essere convincente, tanto da indurre i più irriverenti al silenzio.
«Non ho bisogno di un cane da guardia, se necessario so difendermi anche da sola» disse Leena quando egli tornò a sedersi al tavolo.
 «Questo lo so, ma in ogni caso non tollero la mancanza di rispetto tra commilitoni»
La ragazza non fu sorpresa dal suo comportamento.
«Penseranno che tu abbia interesse nei miei confronti»
«Se può servire a fargli tenere chiusa la bocca possono pensare quello che vogliono» ribatté lui.
Leena sorrise: «grazie. Voglio che tu sappia che apprezzo quel che fai per me»
«Siamo compagni, preoccuparmi per te è mio dovere»
«Fin dal primo momento ho avvertito qualcosa di diverso in te, adesso sono lieta di aver avuto la prova che sei davvero una brava persona»
Verner scosse il capo: «sono solo un soldato che deve eseguire gli ordini»
«Eppure da quel che mi hai detto ti sei opposto a un tuo superiore per proteggere tuo fratello»
«Con Hjalmar è diverso…sarei disposto a tutto per salvarlo da questa guerra»
Leena si commosse nel sentire quelle parole.
«Erik era come te, un freddo uomo del nord, ma di buon cuore»
Verner notò il suo volto intristirsi: «mi dispiace per la morte del tuo fidanzato. So cosa significa perdere qualcuno di importante»
«Quella notte avrei solo voluto morire con lui. Ho pregato il soldato che mi ha violentata di uccidermi, ma lui non l’ha fatto…ha puntato la pistola alla mia tempia senza avere il coraggio di premere il grilletto. Avrebbe dovuto sparare, se l’avesse fatto adesso sarebbe ancora vivo»
Verner non poté biasimare quella ragazza per aver cercato vendetta. Non poteva nemmeno immaginare la sua sofferenza.
«Sei una donna forte. Sono certo che Erik sarebbe orgoglioso del tuo coraggio»
«So che lui avrebbe scelto di combattere questa guerra, per questo sono qui, per rendergli onore e giustizia»
Verner poté comprendere le sue ragioni, pensò a suo padre, anche lui aveva deciso di combattere per portare avanti la sua battaglia. 
 
Quella sera Verner si ritrovò a camminare per le strade ormai deserte. La confusione del giorno era svanita dopo il tramonto. Soltanto le squadre di pattuglia uscivano nell’oscurità.
Il giovane rivolse lo sguardo verso il fronte, presto avrebbe raggiunto i suoi compagni in prima linea. Prima però doveva occuparsi di una questione importante, doveva tornare a Tampere per parlare con suo fratello. Voleva assicurarsi che egli fosse al sicuro prima di tornare in azione.
Era consapevole di non poter imporre la sua volontà su di lui, era orgoglioso del suo coraggio, eppure continuava ad avvertire delle responsabilità nei suoi confronti.
Era immerso in questi pensieri quando percepì una presenza ormai familiare al suo fianco.
«Dovresti riposare, domani partiremo prima dell’alba» disse senza voltarsi.
Leena si scusò: «non volevo disturbarti, ma prima ti ho visto così afflitto…ho pensato che forse avresti avuto bisogno di parlare con qualcuno»
Egli rifletté qualche istante.
«In effetti volevo chiederti una cosa…»
«Di che si tratta?»
«Se dovesse accadermi qualcosa, vorrei che qualcuno si occupasse di mio fratello»
Leena si rattristò a quel pensiero.
«Tu faresti questo per me?» domandò Verner.
Lei lo guardò negli occhi: «soltanto se fosse il tuo ultimo desiderio»
«È così. Mi fido di te»
«Allora non tradirò la fiducia di un compagno»
Il giovane non ebbe alcun dubbio sulla veridicità delle sue parole.
Leena strinse delicatamente il suo braccio: «è meglio rientrare, anche tu hai bisogno di dormire questa notte»
 
***

Nykarleby, campo di addestramento delle Guardie Bianche.

Kris osservò la lunga fila di cannoni schierati fuori dalle mura, gli era stato spiegato che erano calibro 76, sequestrati ai russi prima della guerra. Si trovavano in buono stato, ma alcuni dovevano essere riparati per poter essere utilizzati in battaglia. Il meccanico aveva detto qualcosa a riguardo degli otturatori, ma non era riuscito a comprendere molto di più. Molti suoi compagni alla scuola di artiglieria erano svedesi, anche quando si sforzavano di parlare in finlandese risultavano spesso incomprensibili.
Da parte sua Kris aveva avuto modo di imparare qualche frase in svedese, il minimo necessario per comprendere gli ordini sul campo di battaglia.
Nonostante il limite linguistico, Kris si era trovato bene con i volontari svedesi. Essi si erano dimostrati davvero intenzionati a fare la loro parte in quella guerra e si erano rivelati compagni fedeli e affidabili.
Il giovane stava ispezionando uno dei cannoni quando ad un tratto avvertì una voce alle sue spalle.
«Kristian!»
Egli sussultò voltandosi di scatto. Un ragazzo scese di corsa dalla collina per raggiungerlo.
«Scusa, non volevo spaventarti» disse il nuovo arrivato con forte accento svedese.
Il giovane si raddrizzò: «non mi hai spaventato, è solo che non sono abituato a quel nome. Tutti mi chiamano semplicemente Kris»
L’altro gli porse la mano: «d’accordo, Kris. Io sono Gunnar»
«Sì, mi ricordo di te. Sei stato il migliore questa mattina al poligono di tiro»
Lo svedese rispose con un modesto sorriso, poi rivolse lo sguardo ai cannoni.
«Diamine, sembra che entreremo in guerra in grande stile!» commentò con entusiasmo.
Kris assunse un’aria pensierosa: «entro una settimana questi pezzi d’artiglieria saranno al fronte, e noi con loro»
«Hai mai combattuto prima?»
Il finlandese scosse la testa: «sono rimasto per qualche tempo nelle retrovie vicino ad Helsinki. È stato prima che la città fosse conquistata dai Rossi»
«Dunque non sei mai stato su un campo di battaglia…»
«No. Questo sarà a tutti gli effetti il mio battesimo del fuoco»
Gunnar estrasse due sigarette dal taschino dell’uniforme, offrendone una al suo compagno. Kris le accese entrambe con il suo accendino.
«Posso farti una domanda?»
Lo svedese annuì.
«Per quale motivo hai scelto di partire come volontario? In fondo questa non è la vostra guerra»
Gunnar espirò il fumo.
«Be’, potrei elencarti una lista di motivazioni politiche per cui noi svedesi dovremmo sostenere la vostra indipendenza, ma…ad essere sincero non mi importa più di tanto di ciò. Sono qui perché ne ho avuto l’opportunità, ho imparato a combattere e voglio vivere l’esperienza della guerra»
Kris poté comprendere solo in parte le sue motivazioni, doveva ammettere che anche a lui la vita militare era parsa intrigante. La verità però era che aveva deciso di arruolarsi perché non aveva visto alternative. Tutti i giovani finlandesi erano chiamati alle armi, sarebbe stata solo una questione di tempo prima di dover intraprendere il percorso del soldato. Ovviamente credeva negli ideali per cui combatteva, ma in altre circostanze probabilmente avrebbe agito diversamente.
«Sai, uno degli aspetti positivi di questa divisa è che attira sempre l’attenzione delle belle ragazze!» continuò Gunnar con tono spavaldo.
Kris abbassò lo sguardo: «se solo fosse così semplice…»
L’altro notò la sua frustrazione.
«Problemi di cuore?»
Il finlandese decise di confidarsi con il suo compagno.
«Si tratta di una ragazza del mio villaggio…ho sempre creduto che noi fossimo destinati a stare insieme. L’ho corteggiata per tanto tempo, ma da lei ho ottenuto solo un bacio di addio»
«Sembra che questa donna sia davvero importante per te»
Kris era ormai rassegnato: «temo che mi abbia già dimenticato»
Gunnar si sentì in dovere di confortarlo.
«Non preoccuparti. Quando questa guerra sarà finita potrai tornare da lei e sicuramente riuscirai a riconquistarla!»
«Credi davvero?»
«Certo! Sarai considerato da tutti come un eroe! Potrai avere qualunque ragazza desideri!»
Kris trovò quella prospettiva allettante.
Gunnar poggiò una mano sulla sua spalla in segno di supporto.
«Coraggio, entro pochi giorni saremo nel vivo della guerra!»
Kris si lasciò coinvolgere dal suo entusiasmo, era pronto ad affrontare la sua grande avventura al fronte. Le parole di Gunnar avevano colpito nel segno, infondendo nel cuore del giovane finlandese fiducia e speranza.
 
***

Kammiovuori, linea di confine a nord-est di Tampere.  

Aleks proseguì imperterrito, marciava da giorni senza sosta, determinato a raggiungere il confine. Arrancava nella neve, ormai stremato dal freddo e dalla fame. Eppure non aveva alcuna intenzione di arrendersi. Avrebbe rivisto sua moglie e suo figlio, oppure sarebbe morto nel tentativo di tornare a casa. In ogni caso non avrebbe rinunciato, doveva dimostrare a se stesso di essere disposto a tutto per la sua famiglia, voleva provare che, nonostante gli errori del passato, non aveva mai abbandonato coloro che amava.
Questi pensieri erano il suo unico supporto, non gli restava che quella speranza per rimanere vivo. L’amore che provava per i suoi cari era la sua unica fonte di calore.
 
Aleks raggiunse i margini del villaggio con il buio. Si trovava in uno stato pietoso, coperto di neve e fango dalla testa ai piedi.
Il paese era disabitato, ovunque regnava un silenzio irreale. L’unico suono proveniva dall’eco dei suoi passi.
Il giovane si avvicinò alle costruzioni apparentemente abbandonate. Dopo essersi accertato che non ci fosse nessuno si intrufolò in una casa in cerca di cibo. Riuscì a recuperare qualche provvista, tristemente constatò che chi aveva lasciato la propria abitazione doveva averlo fatto all’improvviso, lasciando tutto con molta fretta. 
Aleks decise di proseguire con la sua esplorazione, era convinto che quello non fosse un luogo sicuro dove accamparsi per la notte. Di certo doveva essere accaduto qualcosa di ben poco rassicurante.
Per le strade trovò i primi cadaveri, alcuni indossavano la fascia rossa al braccio, altri erano semplici civili. Il russo proseguì cautamente, una terribile sensazione iniziò a diffondersi dentro di sé.
Istintivamente strinse l’arma tra le dita. Lentamente si allontanò dalle abitazioni e imboccò un sentiero ai confini della foresta. L’inquietudine aumentava ad ogni passo.
Ad un tratto il giovane si bloccò, la neve era macchiata di sangue. Aleks seguì con lo sguardo la scia vermiglia, poco distante riconobbe una fossa scavata nel terreno ghiacciato.
Restò immobile, una parte di sé avrebbe solo voluto fuggire da quel villaggio maledetto, ma allo stesso tempo sapeva di dover scoprire la verità su ciò che era realmente accaduto.
Prese coraggio e dopo un profondo respiro si decise ad avvicinarsi al bordo della buca. Sbirciò solo per un istante, poi fu costretto a voltarsi per distogliere lo sguardo da quell’orrore. Le gambe cedettero ed egli si ritrovò piegato a terra, tremante e singhiozzante.  
Ebbe bisogno di un po’ di tempo per tornare in sé. Nella sua vita aveva visto ogni genere di atrocità, aveva assistito a soprusi e violenze durante la sua prigionia in Siberia e aveva preso parte a sanguinose battaglie…ma nulla era paragonabile a quell’orrore. Sul fondo della fossa giacevano decine di cadaveri di vittime innocenti, ragazzini, donne e bambini. Erano stati tutti giustiziati, i corpi erano poi stati gettati nella fossa e abbandonati nella foresta.
Aleks non aveva dubbi, i responsabili di quella strage dovevano essere le Guardie Bianche. Non sapeva se quei territori fossero sotto il controllo dei russi o dei finlandesi, ma ciò non aveva importanza. Quelle erano le conseguenze della guerra civile.
Aleks si rialzò a fatica, sorreggendosi al tronco di un albero. Non ebbe il coraggio di voltarsi, si asciugò il viso dalle lacrime e mestamente tornò sui suoi passi.
Sconvolto per ciò che aveva visto il giovane decise di riprendere il cammino, anche se mancava poco al tramonto non voleva restare un istante di più in quel villaggio.
 
Quella notte Aleks non riuscì ad addormentarsi, nonostante la stanchezza ogni volta che chiudeva gli occhi rivedeva gli orrori di quel giorno. Inevitabilmente pensò a Sofiya e al piccolo Yasha, erano i loro volti che vedeva tra quei cadaveri.
Si sentiva in colpa per aver abbandonato i suoi cari, se anche loro fossero stati in pericolo lui non avrebbe potuto fare nulla per aiutarli. Non poteva nemmeno immaginare il dolore di quelle famiglie distrutte dalla guerra, sapeva solo che se fosse accaduto qualcosa di male a sua moglie e a suo figlio non avrebbe mai potuto perdonarsi.
Pensò anche a Verner, domandandosi che ne fosse stato di lui. Quel ragazzo gli aveva salvato la vita, scegliendo di aiutarlo e proteggerlo. In lui aveva riconosciuto uno spirito forte e coraggioso, era certo che fosse ancora vivo e che stesse continuando a combattere in nome dei propri ideali.
Volle sperare che egli fosse riuscito a comprendere le sue motivazioni, e che in fondo al suo cuore avesse potuto assolverlo dalla sua colpa.
Aleks avvertì il vento fischiare fuori dal suo rifugio, quella sarebbe stata una notte di bufera.
 
***

Il tenente Smirnov osservò il profilo delle montagne attraverso il vetro opaco. La finestra della baita offriva una splendida vista alla luce dell’alba, ma il giovane ufficiale sembrava avere lo sguardo fisso nel vuoto. Nelle ultime settimane era stato coinvolto con i suoi uomini in violenti scontri lungo il confine. Quando era scoppiata la guerra aveva deciso di restare fedele ai propri ideali e di schierarsi con i Bianchi. Mentre l’Impero per cui aveva combattuto crollava a pezzi lui sentiva di dover restare fermo al suo posto. Non era disposto a cedere a compromessi, non voleva ripudiare ciò in cui aveva sempre creduto. Ad essere sincero non voleva nemmeno essere giustiziato come un criminale qualsiasi. Per questo aveva scelto di restare al comando del suo plotone ormai decimato e portare avanti il suo dovere.
Avrebbe preferito morire in terra straniera piuttosto che tornare in una Patria che non riconosceva più.
I suoi cupi pensieri furono interrotti dall’improvvisa irruzione del soldato Saitov, il quale entrò rabbrividendo, battendo gli stivali sulle assi di legno per liberarsi dal ghiaccio.
«Signore, un testimone afferma di aver riconosciuto un fuggitivo nella foresta»
Smirnov sospirò: «non potrei mai giustificare un disertore, ma in queste condizioni posso comprendere la sua disperazione»
«A dire il vero non si tratta di un soldato. L’informatore sostiene di aver visto il suo uomo»
L’ufficiale non ebbe bisogno di ulteriori chiarimenti per capire di chi stesse parlando.
«Sei sicuro di quel che stai dicendo?»
«Sì, signore. Abbiamo anche trovato delle impronte nel bosco»
Smirnov non attese oltre, prontamente ordinò al suo sottoposto di organizzare una squadra. Seppur in svantaggio erano ancora in tempo per agire.
Per tutto quel tempo non aveva smesso di pensare alla sua ultima missione ufficiale, l’unica che non era riuscito a portare a termine. Nonostante tutto, il suo senso del dovere lo induceva a ritenere che trovare e catturare quell’anarchico sovversivo fosse sua responsabilità.
 
Il tenente Smirnov guidò i suoi uomini seguendo le tracce nella foresta. Il fuggitivo non poteva essere lontano, sicuramente era stato rallentato dalla neve e dal gelo.
I russi si addentrarono nel bosco finché non si ritrovarono in una piccola radura.
«Signore, sembra che il nostro uomo sia scomparso»
L’ufficiale scosse il capo: «è impossibile, il vento ha cancellato le impronte…ma deve aver seguito questa direzione. Il suo obiettivo è raggiungere la cima per superare il confine»
Smirnov aveva appena terminato di dire quelle parole quando udì i botti di alcuni spari. Un grido echeggiò poco dopo tra gli alberi.
«Tenente! C’è qualcuno laggiù!» affermò il soldato che aveva sparato.
L’ufficiale si affrettò a dare ordini: «svelti, andate da quella parte! Voi invece bloccate la via di fuga lungo il sentiero. Io proseguirò da solo»
 
***

Aleks si abbassò appena in tempo per evitare i proiettili, i quali si conficcarono nel tronco della betulla alle sue spalle. Rapidamente si rialzò in piedi, arrancò tra le rocce, cercando di nascondersi alla vista dei soldati. Pensò di difendersi per rallentare i suoi avversari, ma la sparatoria non durò a lungo, ben presto fu costretto a gettare l’arma ormai scarica.
Altri proiettili lo inseguirono, egli continuò a correre fino ai confini della foresta. Senza esitazione saltò giù da una breve discesa, senza fermarsi riprese ad avanzare. Udì delle voci, per di più imprecazioni in russo. Ancora spari, e poi silenzio.
Aleks frenò la sua corsa, la neve gli arrivava fin sopra ai polpacci. Dietro di lui non avvertì più nessuno. Forse i soldati avevano rinunciato a seguirlo.
Il giovane ansimò, era rimasto senza fiato e ormai privo di forze. Mosse solo pochi passi prima di veder comparire una figura davanti a sé, riconobbe subito la divisa. Un tenente si avvicinò a lui con la pistola puntata.
L’ufficiale doveva aver percorso un sentiero alternativo per raggiungerlo oltre alla radura, mentre il resto dei suoi uomini era rimasto bloccato nella foresta.
 
Smirnov mantenne l’arma fissa davanti a sé.  
«Se fossi in lei sceglierei di arrendermi. Presto sarà circondato! Non ha alcuna possibilità di fuggire!»
Aleks guardò il suo avversario negli occhi. Non provò paura, soltanto ribrezzo.
«Che ha intenzione di fare? Vuole arrestarmi? Oppure preferisce uccidermi con un colpo in testa come hanno fatto i suoi uomini con dei poveri innocenti?»
L’ufficiale strinse la pistola tra le dita: «non so di cosa sta parlando…»
«Non è stato lei a ordinare di sparare a donne e bambini al villaggio?»
Smirnov sgranò gli occhi azzurri, attonito e sconvolto di fronte a quelle accuse.
«Mi creda, giustizierei io stesso il responsabile di una simile atrocità»
«Ho visto con i miei occhi i cadaveri abbandonati nel fango dalle Guardie Bianche»
«Forse per lei è più semplice pensare che io sia un criminale di guerra, ma si sbaglia. Quel versante della montagna è in mano ai finlandesi. I loro Bianchi considerano gli stessi connazionali come traditori, tanto da massacrare le famiglie dei comunisti. È davvero triste, un solo popolo diviso e condannato alla violenza»
Aleks intuì che l’ultima frase era rivolta alla Russia, non alla Finlandia. Le due nazioni parevano unite dal medesimo destino. Per qualche ragione sentì di potersi fidare dell’innocenza del tenente.
«Lei sembra un uomo onorevole, mi chiedo come mai stia ancora indossando quella divisa»
«È per rispettare il mio dovere che ho scelto di non tradire i miei ideali. I miei compagni fanno affidamento su di me, un comandante non abbandona i suoi uomini»
«Tutto ciò la rende meritevole di rispetto, ma lei sa la verità…il mondo sta cambiando, e questa guerra non potrà fermare la volontà del popolo russo»
Smirnov guardò il suo interlocutore con severità, ma non disse nulla.
«Lei è al comando di un plotone di fantasmi, spettri di una Russia già morta e sepolta»
Il tenente iniziò a spazientirsi: «adesso basta! Le ho concesso anche troppo tempo!»
Aleks mostrò un mesto sorriso: «non trova che sia uno strano scherzo del destino ritrovarci qui? Siamo due condannati a morte. Almeno io sono consapevole del mio destino»
L’ufficiale rimase perplesso.
«Quale pensa che potrà essere il suo futuro? Se dovesse tornare in Patria sarà accusato di tradimento. Potrebbe fuggire, ma lei non è il genere di persona che scappa dalle proprie responsabilità, dico bene?»
«Mi sorprende tanta apprensione da parte sua per la mia sorte»
«Che cosa farà quando sarà tutto finito? Quando anche l’ultimo dei suoi uomini si sarà arreso non resterà più nessuno da comandare…nessun Impero per cui combattere. Conserva un ultimo proiettile in quella pistola?»
Smirnov dovette ricorrere a tutto il suo autocontrollo per rimanere impassibile.
«Lei deve pagare per i crimini che ha commesso» disse freddamente.
Il tenente era pronto a premere il grilletto, ma proprio in quel momento avvertì un boato alle sue spalle, il terreno tremò sotto ai suoi piedi. Anche Aleks sollevò lo sguardo, rivolgendo un’occhiata atterrita verso il crinale.
L’ufficiale non ebbe il tempo di voltarsi. Una forza incontrastabile investì entrambi all’improvviso, scaraventandoli giù dalla scarpata, trascinandoli nell’impetuosa valanga.
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: Star_Rover