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Autore: Saekki    20/04/2023    2 recensioni
"...Qualcosa di antico aveva deciso di muoversi, strisciare tra le ombre per reclamare il compiersi di un'antica vendetta. I tempi erano maturi, i venti di tempesta soffiavano forti, il grande disegno si sarebbe compiuto." Calatevi insieme ad Ilyria, la protagonista di questa storia, nel selvaggio mondo di Ophiria. Tra misteri ed antichi rancori, un passato da svelare ed un mondo che scivola sempre più verso il nero abisso, riuscirà la ragazza dai capelli corvini a trovare la propria strada?
Genere: Avventura, Azione, Dark | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Cap. 7- Cose che neppure io conosco.

 

 

La grande biblioteca imperiale di Septima Magna era una struttura a dir poco mastodontica, il vero gioiello dell’impero nascosto agli occhi dei più. L’intera struttura era stata costruita scavando il nero granito della montagna monolitica attorno alla quale si era eretto, nel corso dei millenni, l’inespugnabile anello interno della capitale imperiale. Accessibile solamente dall’interno del castello, attraverso un sistema di corridoi immensi ed ingegnosi elevatori si ci poteva districare nelle viscere di quella montagna, un dedalo inespugnabile dalla pareti color ebano che scendeva per centinaia di metri e si esplicava in anelli concentrici seguendo il profilo conico di quel monolite, ogni livello più in basso del precedente, una cerchia sempre più stretta di conoscenza proibita. In totale erano sei i livelli accessibili anche se le voci di un ipotetico settimo livello non erano mai state né smentite né confermate, ma si bisbigliava che solo l’Imperator in persona potesse avervi accesso, in quella sala che rappresentava il cuore stesso della montagna e dell’Impero.

Un giovane ragazzo era seduto ad uno dei numerosi scranni del quinto livello. Nonostante la giovane età con quel volto sbarbato ed affilato che tradiva poco più di diciannove inverni sulle spalle, aveva rapidamente attirato l’attenzione delle cariche più alte dell’accademia dei Venatores di Septima Magna. Le dita affusolate, leggermente ossute e diafane scorrevano rapide sull’inchiostro inciso in quelle pagine ingiallite dal tempo mentre un paio di iridi dall’insolito colore vermiglio erano parzialmente nascoste dietro una zazzera corvina che cadeva davanti a questi ultimi. Assottigliando di poco gli occhi sollevò il proprio sguardo a quel tomo solo per risistemare il bagliore bluastro che proveniva dal frammento di azzurrite incastonata in quel supporto metallico che aveva sistemato sullo scranno, indirizzandolo sul proprio grimorio afferrò con rapidità la piuma che era rimasta intinta nell'inchiostro alla sua sinistra, la mancina che rapida rimuoveva l’eccesso di china sul bordo della boccetta prima di scribacchiare ed appuntare delle rune sulle pagine decisamente meno rovinate e di più recente fattura.

< Martius, sempre il classico topo di biblioteca. >

Quelle parole ruppero il venerabile silenzio di quell’antico ambiente nel quale al momento era presente solamente il ragazzo. Insieme alla voce femminile che le pronunciò il pesante fodero di una spada venne poggiato un tonfo sulla superficie in legno dello scranno. Inutile aggiungere che quella penna tracciò un lungo solco nero sulla carta quando il ragazzo sobbalzò, portandosi una mano al petto ed imprecando a denti stretti. Voltandosi lentamente portò quegli occhi rossi ad incontrare un paio di iridi azzurre come il cielo, un volto gentile e sorridente che mostrava una schiera di denti candidi mentre i capelli, altrettanto candidi erano tenuti legati in una coda alta lasciando solo pochi ciuffi ad incorniciare il viso.
Mordendosi il labbro inferiore per trattenere ulteriori imprecazioni Martius rimise quella penna nel proprio astuccio in legno, chiudendolo con un gesto gentile ma deciso.

< Lady Angelise, qual buon vento, a cosa devo questa amabile visita? >

La voce del giovane era pacata, dolce quasi, seppure una spiccata vena sarcastica era ben udibile e difficilmente negabile.
Una risata proruppe da parte della ragazza dai capelli candidi che con un gesto rapido andò a sedersi sullo scranno, incrociando le braccia sotto il petto. Indossava splendidi abiti finemente ricamati, una trama fitta di colore nero che ricalcava le curve gentili, stringendosi attorno alla vita e serrandosi attorno al collo, alla base della mandibola, mentre un cinturone in cuoio del medesimo colore era assicurato attorno alla vita, una fibbia che riportava lo stemma del drago bicefalo in oro mentre in maniera poco consona ad una damigella la facevano da padrone un paio di pantaloni in pelle che terminavano con degli stivali alti, tutto rigorosamente a tinta unita, solo dettagli come cuciture e bottoni recavano uno splendido color oro.

< Non sei felice di vedermi? Diventerai cieco se passi troppo tempo qui a leggere al buio, portati una pietra di azzurrite più grande almeno! >

La ragazza allungò una mano in direzione dell’altro, le dita lunghe ed affusolate che schioccarono contro la sua fronte come a rimarcare quella ramanzina. Sbuffando e portandosi una mano alla pelle lesa, massaggiando leggermente, Martius sospirò.

< Sei venuta qui per qualcosa di serio o solo per darmi noia? Non ho tempo da perdere, sto facendo delle ricerche come puoi vedere. >

Le iridi azzurre di Angelise si spostarono sul tomo dal quale il ragazzo poco prima stava riportando dei passaggi, aggrottando le sopracciglia si chinò di poco per leggere meglio le rune antiche e le parole incise sulla carta. L’antica enciclopedia sembrava essere più un libro religioso che un annale storico, di fatti si trattava del “De bello nimbosum” un’antica raccolta di miti relativi alla prima battaglia degli uomini contro i draghi, di come con il favore delle tenebre e del drago bicefalo misero fine alla tirannia del sole e del suo figlio prediletto Raizandum, nonché dei suoi fratelli.
Con uno sbuffo Angelise tornò a guardare il ragazzo, scuotendo la testa.

< Non sapevo fossi un appassionato di religione, vorrai mica abbandonarmi per diventare sacerdote della Luna? >

Un sorriso sarcastico apparve sulle labbra della ragazza mentre canzonava l’altro, ammiccando al libro che era intento a studiare. Con un gesto secco Martius richiuse le pagine che esalarono uno sbuffo di polvere per poi riprendere a parlare.

< E lasciare che qualche mezzo uomo ti stacchi la testa per farne un addobbo della sua capanna? Saresti persa senza di me. >

Un sorrisetto adornò il volto del ragazzo quando, sollevando una mano a mezz’aria e mormorando parole incomprensibili i propri occhi scarlatti presero a brillare mentre il tomo, sconfiggendo ogni legge della fisica lentamente si sollevava a mezz’aria, per poi seguire il gesto delle dita, allontanandosi fendendo l’aria fino ad inserirsi, dolcemente, in un’alcova vuota in una mensola polverosa poco distante.

< Ti ricordo che stai parlando con la prima del nostro corso, caro il mio topo di biblioteca. Se avessi voluto usare i tuoi trucchetti lo avrei fatto. Ma perché dovrei quando ho lei. >

La ragazza dai capelli color neve ammiccò alla propria lama infoderata, il metallo finemente lavorato, intarsiato di incisioni runiche ed impreziosito da inserti in oro faceva da riparo ad una lama che definire di pregiata fattura sarebbe stata un insulto. Gli occhi del mago scivolarono su quella che era l’elsa di Belosnezhka, “bianca come la neve” nella lingua comune, metallo di origine sconosciuta intrecciato e ripiegato infinite volte, la leggenda vuole che tutte le lame imperiali furono forgiate nel fuoco del drago bicefalo e quella non faceva eccezione. La splendente gemma di un blu intenso che troneggiava al suo centro emanava un’energia prorompente, come una tormenta tenuta a bada da un sottile seppur impenetrabile velo di cristallo.

< Abbiamo una pista, pare che un villaggio nelle lande orientali sia stato raso al suolo. >

Continuò poi Angelise portando le braccia all’indietro, puntellandole contro la superficie dello scranno mente inarcava la schiena, facendo ondeggiare leggermente le gambe sospese nel vuoto, gli occhi puntati verso l’alto soffitto a volta della biblioteca, il volto stranamente pensieroso.

< E vogliono scomodare una Magna Venatores per? Sarà stato il solito attacco da parte dei mezzi uomini, le lande orientali sono al confine con il Grande Verde, non mi sorprende. >

Rispose di getto Martius mentre faceva per alzarsi dalla propria sedia, ma proprio mentre pronunciava quelle parole un dubbio attraversò la sua mente, il volto che rapidamente si fece corrugato, portando il proprio sguardo scarlatto sul volto della ragazza che, ricambiando l’occhiata, annuì.

< No, non lo avrebbero mai fatto. I Venatores di Dakia sono particolarmente preparati per queste evenienze. Ma il primo rapporto parla di un numero di vittime da duecento a trecento e di una sola creatura. Con ali, e che soffiava fuoco. >

Il volto della ragazza si fece immediatamente duro, smontando dallo scranno con un piccolo balzo ed afferrando il fodero della propria spada con la destra la riportò alla cintura, assicurandola affinché non scivolasse.

< So che i contadini di confine sono superstiziosi e spesso esagerano le storie per ricevere aiuto il più in fretta possibile ma stavolta il testimone oculare è un fabbro di Septima Magna ed indovina, ha partecipato alla Grande Battuta di dodici anni fa. >

La voce era bassa, quasi stesse mormorando un segreto indicibile mentre lo sguardo affilato della giovane era fisso in quello scarlatto del ragazzo che incredulo aveva afferrato il bordo dello schienale della sedia per sostenersi. Martius deglutì con forza, sentendo un brivido corrergli lungo la spina dorsale, la bocca fattasi improvvisamente secca e priva di saliva.

< È impossibile, l’ultimo drago è morto proprio in quella battuta, per dieci anni i cristalli della torre d’avorio non hanno captato nessun tipo di interferenza prima di diventare quiescenti, nessuna traccia della loro magia su tutta Ophiria, possibile che ne sia sfuggito uno? >

La voce del mago era tremante, mentre lentamente provava a rassettare i propri pensieri nella ricerca di una spiegazione logica, lo sguardo portato nuovamente sulla ragazza che scosse la testa.

< Ovviamente no. La traccia magica emessa da un drago è talmente potente che l’avremmo captata anche se si fosse trovato ai confini della terra. Non farti prendere dal panico, la risposta più probabile è che si tratti di un qualche tipo di viverna anziana. Alcune viverne verdi nel Continente a Sud sono state viste sputare acido, forse si tratta di un qualche genus non identificato, per questo mi servi. >

Scuotendo di poco il capo il ragazzo tornò a mettersi più composto, portando le braccia dietro la schiena, le mani che si intrecciarono tra loro mentre assumendo una postura leggermente più gobba, iniziò a ragionare su tutti i possibili fattori coinvolti. Se quello che Angelise affermava corrispondeva alla verità e scartando l’assurda opzione che si trattasse di un drago sopravvissuto in qualche assurdo modo, l’unica cosa plausibile è che fosse davvero un qualche genus sconosciuto di viverna o qualcosa che nei libri di caccia dei Venatores non era ancora stato descritto. Lentamente risollevò lo sguardo ma non su di lei, prendendo a camminare avanti ed indietro, il passo cadenzato, e ben calibrato, gli occhi sempre persi nel vuoto.

< Questo mondo è tanto vasto quanto misterioso, ci sono cose che persino io non conosco e che alle volte ho paura di conoscere. Non abbiamo informazioni sul tipo di preda, sulle sue abitudini e sull’areale di caccia, senza contare che almeno negli ultimi due anni questo è il primo evento documentato di tale entità. >

Facendo schioccare la lingua Martius arrestò il suo incedere, muovendo la testa per portare i propri occhi scarlatti in quelli azzurri dell’altra.

< Non c’è modo di avere accesso ai registri imperiali? Forse c’è qualcosa che è stato tenuto classificato che potrebbe aiutarci. >

Scuotendo la testa con forza Angelise mosse qualche passo in direzione dell’altro, sollevando una mano e portandola sulla spalla di lui, prima di rispondere.

< Calma i bollenti spiriti, non chiederò a quegli spocchiosi dei miei fratelli l’accesso al sesto livello, per quanto so che venderesti pure tua sorella per poterli visitare, se solo ne avessi una. >

Una leggera risata sfuggi dalle labbra della ragazza, che continuò.

< Ed io stessa non vi avrò accesso almeno fino al mio riconoscimento ufficiale, tra due anni. >

Un pizzico di amarezza era ben udibile in quelle parole, mista ad un senso di impotenza o forse di rabbia. In verità Angelise si era dimostrata superiore ai propri fratelli maggiori in tutti i campi, dal combattimento alle abilità strategiche, dalle arti arcane fino a quelle tributarie. Il prototipo perfetto di erede ma, nonostante questo, la legge imperiale prevedeva che la progenie dell’imperatore non potesse essere riconosciuta come tale, almeno non formalmente, fino al compimento dei ventuno anni d’età dopo essersi sottoposti al rito delle mille lune, un’antica cerimonia tramandata dal Primum Imperator e tenuta gelosamente segreta al popolo ed alla nobiltà, che consacrava i membri della famiglia imperiale come tali al cospetto del drago bicefalo.
La mano che si era posata sulla spalla del ragazzo scivolò via mentre Angelise tirava un sospiro, scrollandosi quei pensieri dalla testa.

< Ma voglio mostrare a quegli idioti quanto sia una cacciatrice migliore di loro, quale miglior preda se non una bestia sconosciuta? >

Un sorriso di sfida apparve sulle labbra della ragazza dai capelli candidi prima che rifilasse una sonora pacca sulla spalla del proprio compagno di avventure per poi allontanarsi di qualche passo, voltando di poco la testa per osservarlo ancora una volta.

< E non dimenticare che è un ordine della tua futura principessa, non dimenticarlo. >

Scoprendo i denti candidi Angelise ancora una volta sorrise facendogli poi cenno di seguirla. Martius si affrettò a riporre il proprio grimorio nella borsa di pelle che avrebbe da lì a poco indossato a tracolla con uno sbuffo, la sua ricerca irrimediabilmente interrotta dalla ragazza che non avrebbe mai accettato un no come risposta e che anzi, aveva già dato per scontato l’aiuto dell’altro, non che Martius si sarebbe mai sognato di rifiutare.

Per qualche istante gli balenarono in mente i ricordi dei primi anni nell’accademia dei Venatores. Seppure gli appartenenti alla stirpe del Primum Imperator non venivano ufficialmente considerati tali fino al compimento dei ventuno anni tutti, ovviamente, sapevano chi fossero. Le loro particolarità facilmente distinguibili, quei capelli candidi, le iridi azzurre, i tratti affilati, la forza e velocità fuori da ogni schema e limite umano e soprattutto l’innata propensione per la magia. Non era poi troppo strano che in alcuni luoghi dell’impero, soprattutto all’interno della capitale stessa, molti considerassero i membri della famiglia imperiale come semidei, meritevoli di devozione quasi quanto il drago bicefalo stesso.
Eppure Martius era stato l’unico che nei duelli di magia era sempre riuscito a tenere testa alla futura principessa, lui, il figlio adottivo di estrazione popolana di un barone di periferia, nonostante nessuno lo avesse mai preso in considerazione, rivaleggiava ed addirittura superava nelle arti arcane la linea di sangue che era stata benedetta dal drago bicefalo in persona.
Forse fu questa sua particolarità ad attirare le attenzioni di Angelise, dopo aver riconosciuto il valore di un mago tanto talentuoso la nobile aveva deciso di prenderlo come compagno di caccia o, come lei preferiva chiamarlo, il suo assistente personale, cosa che mandava Martius su tutte le furie ogni volta che lei tentava di punzecchiarlo.
Un paio di dita curate schioccarono di colpo davanti al suo volto, riportandolo alla realtà, un altro colpetto sulla fronte ad arrossare la pelle già precedentemente lesa mentre, con un gemito il ragazzo portava una mano nuovamente a massaggiare la parte dolente.

< Ma la vuoi smettere?! Lo sai che odio quando fai così! >

Sbottò lui, sbuffando sonoramente solo per ricevere, come risposta, una risata cristallina da parte di lei.

< Andiamo, è l’unico modo per riportarti con i piedi a terra quando hai quello sguardo perso, smettila di fantasticare e pensiamo ad organizzare. Abbiamo bisogno di una scorta, un paio di carri per il trasporto e dei viveri, nonché il necessario per condurre le ricerche. >

Angelise era già partita per la tangente, calcolava e contava ogni singola moneta d’oro necessaria a quella spedizione e probabilmente aveva già una lista di tutto l’occorrente e delle persone più adatte da chiamare. Martius la osservò mentre continuava ad elencare tutto l’occorrente, su chi contattare, quando e come farlo. La ammirava, profondamente, con ogni fibra del proprio essere. Angelise era sempre in grado di trovare una strategia, partire da un punto per arrivare ad un altro nel modo più efficiente, ma spesso questa sua caratteristica di inflessibile organizzatrice lasciava a desiderare l’attenzione per i dettagli, decisamente abituata a vedere il grande schema delle cose piuttosto che occuparsi delle minuzie che, puntualmente, sarebbero ricadute su di lui.

< Se la bestia è attualmente sconosciuta e considerando che possa essere un vivernoide o simile dobbiamo organizzarci ad ampio spettro. Se i racconti dei superstiti sono veritieri vedrò di preparare qualche contromisura, ma dobbiamo raccogliere più informazioni sul campo. >

La ragazza dai capelli candidi annuì mentre i due si avvicinavano all’elevatore posto sulla parete in pietra viva, nera come il carbone ma lucida come il vetro, che li avrebbe condotti al piano superiore e poi attraverso gli altri anelli della biblioteca, nuovamente nelle sale del castello.

< So già come fare. Ci sono una trentina di superstiti, secondo il nostro informatore si trovano al villaggio di Acque Grigie. Iniziamo ad interrogare loro e poi procederemo con un sopralluogo del villaggio distrutto, magari troveremo qualcosa di interessante. >

Aspettando che il proprio compagno di caccia entrasse all’interno della cabina di elevazione, con un gesto secco Angelise chiuse le grate della gabbia, serrandoli così all’interno e poggiando la propria mano su quella che era una runa intagliata nel metallo. Gli occhi azzurri della ragazza emisero un lieve bagliore, solo un minimo barlume di luce data l’esigua quantità di magia usata per attivare la struttura che traeva la propria energia altrove. Il marchingegno iniziò a muoversi, trainando verso l’alto la gabbia in metallo al quale interno si trovavano i due ragazzi.
Angelise sorrise nuovamente, i denti candidi che morsero il labbro inferiore, sentiva le punte delle dita fremere, un brivido percorrerla, l’adrenalina che montava sempre più forte.

< Qualcosa mi dice che sarà una caccia memorabile. >

 

 


-- Ancora una volta un capitolo in anticipo, sono riuscita a finirlo prima e mi sembrava un peccato non pubblicarlo! Ancora una volta il fine settimana sarà un bel casotto quindi per non lasciare la storia non aggiornata ho deciso di fare il drop anzitempo. Ci allontaniamo dal focus su Ilyria per inquadrare due personaggini ai quali tengo un sacco, potrei scrivere letteralmente una storia con loro come protagonisti ma ehi, magari in futuro arriverà uno spin off quando la saga di Ilyria sarà conclusa o3o anyway, ci vediamo al prossimo capitolo, bye! 

   
 
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