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Autore: ChrisAndreini    22/04/2023    2 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Non è rubare se intendi restituire il malloppo…prima o poi

 

Erano passate due settimane da quando Leo era stato assunto a palazzo, e con Gideon al suo fianco a fargli da aiutante, le cose stavano andando splendidamente… per quanto splendidamente potessero andare le cose in piena guerra.

A palazzo non c’erano stati altri incidenti, ma anzi, Leo si era dimostrato un’impeccabile cuoca, e aveva stretto nuovamente amicizia con tutti, soprattutto le sue compagne di stanza. I primi due attacchi al palazzo avevano agitato le acque, ma si erano risolti perfettamente come raccontato nella Storia, senza nessuna vittima né ferito. Leo aveva qualche difficoltà a fingersi donna per troppo tempo, ma almeno aveva Gideon e Alex che lo chiamavano sempre con i pronomi giusti, quindi la disforia era minimizzata. Non aveva più visto Daryan se non di sfuggita, il ché sicuramente faceva bene all’umore.

Ma aveva passato parecchio tempo con la principessa, alla quale portava quasi sempre i pasti. E non si potevano considerare amici, ma c’era un tacito accordo di fiducia tra i due a causa di quanto accaduto la notte che si erano ritrovati entrambi ad uscire di nascosto, quindi le cose andavano bene anche in quel frangente.

Insomma… Leo iniziava a sentire di avere la situazione abbastanza sotto controllo.

Anche se il giorno successivo ci sarebbe stato il primo attacco serio a palazzo, ed era molto agitato, perché secondo la Storia ci sarebbero stati molti feriti, e Leo avrebbe voluto evitarlo il più possibile.

Pertanto stava approfittando di essere fuori a raccogliere funghi per piazzare qualche trappola per gli invasori, in modo che desistessero possibilmente dall’attacco, con l’obiettivo di fermare entrambe le coalizioni, almeno per quella battaglia.

Anche se sapeva che fosse solo un rimandare l’inevitabile.

Ma non aveva ancora idee di come fermare davvero la guerra, almeno non idee che non fossero andare a Valkrest e offrire una torta al principe Victor per convincerlo a ritirare le truppe.

…idea che poteva funzionare, ma era meglio non rischiare.

Ergo, le trappole.

Che però aveva incaricato Gideon di sistemare perché le poche che Leo aveva messo su erano uscite orribili… e in una ci era finito dentro per sbaglio, quindi era meglio lasciar fare ai professionisti… di dodici anni.

E lui raccoglieva funghi.

Ognuno aveva i suoi talenti.

-Sicuro che non sono velenosi?- chiese una voce che era diventata ormai estremamente conosciuta, comparendo alle spalle di Leo dopo aver portato a termine i suoi incarichi.

-Fidati, sono ottimi, soprattutto con la carne, o nella pasta… magari con aggiunta di tartufi- Leo iniziò a sognare ad occhi aperti una marea di ricette. Gli mancava il cibo buono. Ultimamente andava avanti a patate, pane e verdure. Cotte benissimo, ma la varietà era rara nei piatti. 

E di solito erano anche molto freddi, dato che i materiali combustibili iniziavano ad esaurirsi.

-Come fai ad esserne certo? Alla fine non sono gli stessi funghi del tuo mondo- commentò Gideon, guardando storto tutti i funghi che Leo aveva messo nel cestino.

-Saresti sorpreso dal numero di ingredienti simili che abbiamo in entrambi i mondi. E onestamente sono sorpreso anche io perché non dovrebbe essere possibile, ma ehi, non mi lamento. È conveniente!- Leo alzò le spalle. Aveva imparato presto a non farsi troppe domande.

Gideon però era più scettico e attento di lui.

-Se lo dici tu- il bambino storse il naso, ma non commentò oltre, e si avvicinò, zompettando energico accanto a Leo. Non si allontanava praticamente mai da lui, tranne durante la notte o se avevano delle mansioni particolari da svolgere separatamente.

-Come va con le trappole?- chiese Leo, per fare conversazione.

-Alla grande! È divertente!- sorrise Gideon, soddisfatto dal suo operato.

Leo gli sorrise con affetto, e gli scompigliò i capelli.

-Sei il migliore- si complimentò.

-Lo so- Gideon gonfiò il petto.

Forse lo stava un po’ viziando, ma se c’era qualcuno che meritava di essere viziato un po’, quello era Gideon.

-Allora, qual è il piano per domani?- a sorpresa, Leo lo interrogò, facendosi più serio.

Il sorriso di Gideon si spense, e si fece un po’ seccato.

-Appena suona l’allarme io corro al rifugio con le cuoche, mentre tu vai stupidamente a suicidarti fuori dalle mura perché non accetti aiuti esterni- rispose, facendo il muso.

-Gideon, ne abbiamo parlato un centinaio di volte. Non ti voglio in pericolo. Non è un attacco serio, ma è comunque pericoloso- Leo sospirò, e cercò lo sguardo del bambino per guardarlo negli occhi e trasmettergli tutta la sua serietà.

-Ma non entreranno neanche a palazzo! Perché non posso assisterti dall’ingresso, o dal tetto? Ho trovato un ottima postazione, sarò al sicuro e posso lanciare oggetti sui nemici- Gideon provò ad insistere.

Erano giorni che discutevano sulla questione.

-Ti ho già detto e ripetuto che sebbene sarà circoscritto al giardino, non possiamo sottovalutare la portata di questo attacco, e non se ne parla di lasciarti sul tetto dove rischi di cadere o di essere bersagliato da frecce- Leo ripeté qualcosa che aveva detto già centinaia di volte. Ma si sa, con i bambini è importante la ripetizione per insegnare concetti.

-Me la so cavare- tale bambino però sembrava annoiato, e sbuffò seccato dall’essere trattato come tale.

-Gideon, sono serio. Tu vai nel rifugio, fine del discorso- Leo non era bravo a farsi rispettare, ma quella era una faccenda troppo importante.

-Sì, va bene, va bene…- Gideon non guardò Leo negli occhi mentre acconsentiva.

Leo lo prese per le spalle, e lo costrinse a guardarlo in faccia.

-Gideon, promettimi che andrai dritto nel rifugio- si fece assicurare.

-Lo prometto- Gideon acconsentì, anche se si vedeva che non era affatto felice della cosa.

Leo si rassicurò.

-Bene, allora, a proposito dell’attacco, hai preso gli oggetti che ti ho detto, dalla casa sull’albero?- chiese Leo, parlando del secondo incarico che aveva affidato a Gideon.

-Sì, capo. Ho preso e nascosto tutti gli oggetti inutili che stanno nella casa sull’albero segreta della principessa- rispose Gideon, con una certa nota di sarcasmo.

-Non sono oggetti inutili, sono preziosi, e fragili, soprattutto- Leo difese la propria scelta.

-Fidati, Leonardo, le palle di vetro con la neve e gli utensili di legno sono tutt’altro che preziosi. Non potevamo rubare le gemme o i gioielli?- lo sfidò il bambino.

-Non stiamo rubando niente, Gideon. Abbiamo solo nascosto gli oggetti preziosi della principessa perché la casa sull’albero verrà quasi sicuramente distrutta nell’attacco. Li restituiremo quando si saranno calmate le acque- spiegò Leo, anche se sapeva che Gideon conosceva già tutte quelle informazioni, e lo stava solo provocando perché Leo non lo lasciava andare sul tetto a combattere.

-Appunto, restituiamo gli oggetti inutili e rubiamo quelli importanti, non se ne accorgerà nessuno- propose Gideon, con uno sguardo furbetto.

-Gideon…- Leo gli lanciò un’occhiata ammonitrice.

-Che c’è? In tempi di guerra tutto è concesso- insistette il suo interlocutore.

Leo non lo ammonì nemmeno, si limitò a fissarlo.

Gideon sostenne lo sguardo.

E fu il primo a distoglierlo.

-In effetti la principessa non lo merita… ma comunque non capisco perché mi ha chiesto di nascondere quegli oggetti in particolare- alla fine cedette, ma rimase scettico.

-Te l’ho detto, poteri da benedetto- lo prese in giro Leo.

Gideon alzò gli occhi al cielo, e lo precedette verso il castello, senza più indagare.

In realtà non era niente di così difficile. Leo conosceva bene Opal, sapeva quali fossero gli oggetti a cui teneva di più, e quindi aveva chiesto a Gideon di nascondere proprio quelli. Ma per tenere un po’ viva l’attenzione del bambino, e soprattutto la sua sensazione di meraviglia e magia, ogni tanto faceva il grande mago per provare ad essere simpatico.

Gideon roteava gli occhi e sbuffava, ma Leo sentiva in cuor suo che apprezzava il tentativo.

O almeno ci sperava.

Si stava davvero affezionando a quel ragazzino brontolone.

-Gara a chi arriva prima a palazzo?- lo sfidò Leo, iniziando a correre.

-Mangerai la mia polvere, vecchietto!- minacciò Gideon, facendo uno sprint degno di Bolt e superando Leo in modo irrecuperabile in pochi metri.

-Solo perché tu non hai un vestito!- provò a lamentarsi Leo, cercando di stargli dietro senza il minimo successo.

Quei piccoli giochi, tra un lavoro e l’altro, erano il modo migliore che aveva per tenere l’umore di Gideon il più alto possibile, impedendo che la preoccupazione, l’ansia e la paura prendessero il sopravvento sulla sua giovane e già traumatizzata mente.

Era un bambino, ed era giusto che a volte facesse il bambino.

Senza sentire il peso della loro missione sulle spalle e rischiare di farsi male provando a fare il grande.

 

Leo aveva studiato quell’attacco con attenzione.

Era il primo attacco effettivamente pericoloso senza essere questione di vita o di morte, ed era una delle prove per assicurarsi di essere in grado di affrontare attacchi più pericolosi a palazzo.

Quindi doveva farlo bene, senza errori, senza contrattempi, salvando più persone possibili e senza metterne in pericolo altre.

…fallì su tutta la linea.

Infatti, nonostante Leo si fosse preparato per restare solo prima dell’attacco, e ai piani superiori, in un posto isolato per osservare bene la situazione e agire con prontezza e senza essere notato, non passarono neanche cinque minuti dal suono dell’allarme, che si ritrovò ad andare a sbattere contro l’ultima persona che avrebbe dovuto incontrare.

E rischiò di farla cadere a terra.

E se Leo, alto un metro e uno sputo, rischiava di far cadere a terra qualcuno, significava che quella persona era messa davvero male.

-Principe Daryan! Perché non è al rifugio?!- chiese Leo preoccupato, riconoscendo il suo amato e controllando con attenzione le sue condizioni prima ancora di comprendere del tutto le implicazioni dell’essersi scontrato contro il principe.

-Cuoca! Stavo… tu perché non sei al rifugio per la servitù?! È pericoloso qui fuori!- Daryan sviò la domanda e si rivolse a Leo con una certa preoccupazione, guardandosi intorno preoccupato.

Intorno a loro, gli echi della battaglia in corso si facevano sentire, anche se erano attutiti dai muri del castello.

-Io… eh… io…- Leo non sapeva cosa inventarsi. L’arrivo del principe lo aveva colto completamente alla sprovvista, eppure sapeva che non era tipo da andare al rifugio, ma cercava sempre di osservare la battaglia per elaborare nuove e migliori strategie di difesa. Era una delle cose che gli avrebbero salvato la vita quando il rifugio reale sarebbe crollato.

Ma non si aspettava di ritrovarsi faccia a faccia con lui.

Una potente cannonata diretta a pochi metri dal muro li fece sobbalzare entrambi. Leo si strinse inconsciamente a Daryan, come a proteggerlo con il proprio corpo mingherlino, e Daryan fu svelto a coprirlo con le sue braccia, proteggendolo a sua volta.

L’abbraccio improvvisato durò qualche secondo, ma Daryan si rese presto conto che era una posizione ben poco appropriata, e scansò il cuoco, distogliendo lo sguardo e tornando serio.

-Lasciamo stare. È pericoloso. Ti accompagno immediatamente lì- il principe decise di non indagare ulteriormente sul motivo per il quale il cuoco era lì, e si limitò a prendergli la mano, e iniziare a trascinarlo via.

-Aspetti! Principe! Dovrebbe prima mettere in salvo sé stesso- Leo provò a suggerirgli, lasciandosi trascinare e non pensando a quanto fosse bello stare mano nella mano con Daryan, anche se lui continuava ad indossare i guanti, quindi non riusciva a goderselo fino in fondo.

E non poteva goderselo fino in fondo.

Leo aveva un compito da fare! Non poteva mettersi a sbavare dietro il principe. E di certo non poteva farsi portare in un rifugio completamente lontano dalla battaglia.

…non sarebbe successo niente di irreparable, ma comunque se cominciava così non sarebbe mai riuscito ad intervenire in battaglie più importanti.

-E lasciare uno dei miei sottoposti in pericolo? Non lo farei mai!- rispose Daryan, lanciandogli un’occhiata sdegnata, come se Leo avesse insultato la sua etica professionale.

Daryan, non è il momento di fare l’eroe! Sono i principi quelli che vanno messi in salvo, non le cameriere personaggi secondari. 

Non che quello fosse il mondo di un libro, ma comunque…

-Cosa ci fa qui in giro durante un attacco?- osò chiedere Leo, un po’ preoccupato, continuando a farsi trascinare verso un rifugio. Il più vicino era comunque un po’ lontano, dato che gli accessi erano ai piani inferiori e Leo si era messo agli ultimi piani.

-Cosa ci fai tu?- Daryan rigirò la domanda, e lanciò un’occhiata indefinibile verso Leo, che sentendosi osservato arrossì appena e si sistemò la parrucca sulla testa. Riley aveva fatto un ottimo lavoro a fermarla, quindi era stabile, ma comunque tutta quella corsa e quei sobbalzi erano pericolosi.

-Io… mi sono persa- Leo si inventò una scusa al volto per giustificare il suo girovagare. Conoscendo la natura sospettosa di Daryan, era meglio non rischiare di risultare inaffidabile. Voleva restare a palazzo ancora a lungo, se era possibile.

Daryan sembrò credere alla scusa.

-E dov’è tuo fratello?- chiese poi, guardandosi intorno, e fermandosi in un angolo per assicurarsi che il passaggio fosse sicuro.

Non c’era nessuno nei corridoi, cosa alla quale Leo non era abituato, dato che c’era sempre qualcuno in giro a sbrigare faccende o a pattugliare le stanze. Ma ora la popolazione del castello era a combattere, o al sicuro.

Gli unici in giro erano loro due.

-Gideon è al sicuro. Aveva un compito con Anna, sicuramente sono andati insieme al rifugio vicino alla cucina- Leo rispose, con un sorriso pensando al bambino. Si era assicurato che fosse lì proprio perché il rifugio era molto vicino, e non c’era modo che Gideon scappasse e provasse a fare il salvatore.

-Bene- anche Daryan sembrò sollevato, e continuò a trascinare Leo. 

Raggiunsero il rifugio senza problemi, e una volta all’interno Leo notò che c’era anche Dotty, oltre ad alcuni servitori che non conosceva molto bene.

Si sorpresero enormemente di vedere lì il principe.

-State tutti bene?- chiese il principe, chiudendo la porta alle sue spalle e osservando con attenzione i dintorni.

-È tanto grave?- indagò Dotty, preoccupata.

-L’attacco è circoscritto al giardino. Qui non avete nulla da temere. Prendetevi cura di…- Daryan spinse Leo più all’interno, ma si interruppe prima di dire il suo nome.

Leo era sempre più convinto che Daryan si fosse dimenticato il suo nome. Non sembrava riuscirlo a pronunciare.

Non si offese per la cosa. Alla fine si erano visti poche volte da quando Leo lavorava lì, e non erano mai state visite piacevoli o significative.

Quella era la prima volta che sostenevano una vera conversazione da quando Daryan l’aveva minacciato di licenziarlo, nel suo ufficio, dopo la discussione con Lionel.

-Certo, principe Daryan. Si ferma nel rifugio con noi?- chiese uno dei servitori, lanciando a Leo un’occhiata leggermente sospettosa, ma mettendosi comunque a piena disposizione del principe.

Daryan scosse la testa.

-No, ho delle faccende da sbrigare. Devo assicurarmi che la zona est sia stabile- spiegò Daryan, lasciando andare Leo per avviarsi alla porta.

La mente di Leo fece un centinaio di collegamenti e giri in meno di un secondo.

La zona est era quella che sarebbe stata maggiormente colpita, ovvero quella dove Daryan l’aveva trovato prima di portarlo lì.

Finestre si sarebbero rotte e la struttura si sarebbe indebolita abbastanza da crollare durante un successivo scontro.

Leo non ricordava minimamente cosa avrebbe fatto Daryan durante quell’attacco perché non aveva segnato l’informazione ed era passato del tempo da quando aveva letto la Storia, quindi non sapeva se il suo controllo avveniva anche lì, e non poteva essere certo che non sarebbe rimasto ferito.

Inoltre… a causa di Leo aveva cambiato programmi. Leo era stato un imprevisto nella Storia.

Quindi a prescindere da tutto Daryan ora era un fattore a rischio, preso dalla linea della Storia e buttato nella mischia, un po’ come lo erano Alex e Gideon al momento, anche se in forma molto minore.

La cosa importante però era che Daryan rischiava di farsi male se non era al rifugio.

E Leo non poteva permetterlo.

Sarebbe stato oltremodo impossibile per lui sgattaiolare via con Daryan presente, ma meglio perdersi una battaglia che rischiare che l’uomo che amava si ferisse a causa del suo intervento.

Pertanto agì senza pensare.

Un gesto stupido e avventato, ma gli era montato il panico.

-No!- urlò, sorprendendo un po’ tutti, e afferrando il braccio del principe per impedirgli di uscire.

-C_cos…?- Daryan lo fissò incredulo.

“Come osava una semplice cuoca prendere queste iniziative?!” sembravano dire i suoi occhi.

In realtà la sua mente era andata in totale corto circuito per cause misteriose.

Ma in ogni caso era rimasto troppo sconvolto per scansarsi subito, e Leo approfittò dello shock generale per illustrare il suo punto di vista in modo pacato e logico.

-La prego resti qui! Non è un rifugio principesco ma almeno è sicuro, c’è la guerra, i muri possono essere controllati dopo. È pericoloso andare adesso! I principi devono essere protetti, e coccolati, e nutriti con affetto. Che poi dove vuole andare?! Se viene un nemico non avrebbe modo di sconfiggerlo! È troppo denutrito! Sicuramente è meglio lasciar fare ai cavalieri per ora. E poi alla fine usciamo, quando è tutto sicuro, e facciamo tutti i controlli che vogliamo…- iniziò a parlare a vanvera in tono acuto e impanicato.

Per sua fortuna parlò troppo veloce per far capire esattamente ciò che stava dicendo.

Anche se stringere il braccio del principe non lo aiutava di certo ad evitare l’impiccagione o quantomeno il licenziamento.

-Leah ha ragione. È pericoloso andare lì fuori. È molto meglio se resta qui al rifugio, principe Daryan. Non è molto, ma sarà al sicuro con noi- Dotty si introdusse nella conversazione, prendendo le parti di Leo e esponendo con molta più eleganza lo stesso punto di vista.

Leo annuì con vigore, e sorrise alla cuoca, che però lo guardava con espressione indefinibile.

Oh, probabilmente era seccata che Leo fosse così avvinghiato al principe che un giorno sarebbe diventato il suo futuro sposo!

Leo ancora non sapeva lo stato della loro relazione, dopotutto.

Magari iniziavano già ad avere del tenero tra di loro, e sembrava che Leo volesse rovinarlo.

Beh, quello non era il momento dei drammi romantici. Perché non potevano fare le litigate tra donne per l’uomo se l’uomo si feriva!

Leo aveva il cervello così in pappa che non si rese minimamente conto che Daryan stava fissando solo ed esclusivamente lui, con guance tinte di un leggero rossore, l’espressione confusa e quasi sofferente, e non si era praticamente neanche accorto che Dotty aveva parlato.

Sembrava che anche lui avesse numerosi conflitti interiori e pensieri confusi.

Tutta l’agitazione venne interrotta dal servitore che prima si era rivolto a Leo, che prese le redini della situazione e tirò via il ragazzo dal principe lanciandogli un’occhiata di fuoco.

-Come osi rivolgerti in questo modo a sua maestà, ragazzina? Mostra un po’ di contegno! Principe Daryan, non siete ferito, vero?- praticamente lanciò Leo a terra in un angolo, e si rivolse a Daryan con tono completamente da lecchino.

Daryan sobbalzò appena come se fosse appena uscito da una trance, e si portò una mano alla fronte, distrattamente.

-No… la cuoca ha ragione. Resterò qui almeno finché non si conclude la battaglia- alla fine Daryan annuì, e decise di seguire il suggerimento di Dotty.

Sicuramente quando aveva parlato di una cuoca, si era riferito a lei.

Leo, a prescindere, fu felice che avesse deciso di restare, e tirò un sospiro di sollievo. 

Bene, aveva evitato il peggio.

-Prego, principe Daryan, si sieda qui. È la sedia più comoda del rifugio. Vuole qualcosa da mangiare?- il servitore iniziò a lisciarsi il principe, e Leo smise di prestare attenzione alla situazione.

Si sistemò occhiali e capelli che si erano scompigliati quando era caduto, e si mise seduto più comodo, preparandosi a vivere per la prima volta una battaglia in un rifugio.

Sperò che quantomeno Daryan e Dotty avrebbero interagito il meno possibile.

Era la prima volta che li vedeva insieme da quando era tornato. Beh, la prima volta nella vita reale, perché erano i protagonisti di molti dei suoi incubi. Anche se ultimamente sognava più situazioni di morte piuttosto che semplici cuori spezzati.

In ogni caso poteva rilassarsi, anche se aveva fallito il suo piano.

Andava bene, era solo una battaglia poco importante.

Sperava che almeno le trappole avessero fatto il loro lavoro e salvato qualcuno dal restare ferito.

C’era anche Alex nella mischia, e lei sapeva tutto, quindi poteva intervenire. Era un buon jolly.

E la prossima volta Leo avrebbe…

-Cuoca… stai bene?- la voce di Daryan, che si era fatta davvero vicina, distolse Leo dai suoi pensieri, e il ragazzo sollevò lo sguardo per trovarsi davanti il volto incuriosito e leggermente preoccupato di Daryan, che si era piegato per controllare le sue condizioni.

-Uh… io… sì, ovvio! Sto alla grande- Leo sentì il viso andargli in fiamme, e si allontanò appena, facendo poi il segno dell’okay per dimostrare che stava bene e non c’era bisogno di controllare le sue condizioni.

Suvvia, Daryan, non dimostrare così tanta attenzione ad un’altra donna davanti alla tua futura moglie.

Leo lanciò una breve occhiata di scuse a Dotty, che però sembrava più incuriosita che seccata dalla situazione.

-Dopo il modo in cui ti sei rivolta al principe dovresti vergognarti e implorare perdono in ginocchio- il servitore si immischiò nella conversazione.

Ma perché era così fissato con l’etichetta?!

Uff…

Leo era già in procinto di mettersi in ginocchio e implorare perdono solo per farlo stare zitto, quando fu fermato dallo stesso Daryan, che si alzò in piedi, e si rivolse al lecchino.

-Oscar… giusto? Sei alla corte da circa dodici anni, mi sembra…- iniziò a rivolgerglisi, in tono molto calmo.

Leo conosceva Daryan abbastanza bene da sapere che quel tono presagiva guai in arrivo. Daryan sapeva essere davvero spaventoso quando voleva.

-…e quattro mesi, vostra maestà- aggiunse Oscar, con un gran sorriso. Lui non conosceva Daryan tanto bene, invece.

-…giusto, e quattro mesi. Hai iniziato in autunno. Sorprendente che dopo tutto questo tempo non hai ancora imparato un minimo di rispetto verso i tuoi colleghi. Prova a rivolgerti di nuovo in questo modo a L… alla signorina, o a chiunque altro della servitù, e stai pur certo che verrai punito di conseguenza- lo minacciò, fulminandolo con lo sguardo.

Il servitore impallidì, e si prostrò ai piedi di Daryan.

-Mio principe! Perdonate il vostro umile servo. Volevo solo proteggervi da quella presa veemente e irrispettosa- iniziò a difendersi con enfasi.

-Fai decidere a me qual è una presa veemente e irrispettosa! E ora alzati, queste drammaticità sono completamente inutili in questo contesto- Daryan chiuse l’argomento facendo un cenno con la mano, e poi lasciò l’uomo a terra dirigendosi dall’altra parte della stanza.

Leo sentì lo sguardo di tutti i membri del rifugio addosso, e si trascinò in un angolino cercando di non dare nell’occhio.

Dotty gli si avvicinò subito.

-Tutto bene, Leah?- chiese, preoccupata, sedendosi elegantemente accanto a lui.

Leo le sorrise, cercando di non dare a vedere il suo turbamento interiore.

-Certo, sto alla grandissima!- provò a farsi forte.

-È normale essere preoccupati. Gli attacchi iniziano ad essere davvero frequenti, e non oso immaginare non trovare un rifugio in tempo quanto deve fare paura- Dotty iniziò a dargli qualche pacca sulla spalla, confortante.

In effetti…

Le battaglie erano sempre molto spaventose, anche quando Leo sapeva con assoluta certezza il loro esito.

C’erano così tante cose che potevano andare storte, o cambiare… e avere una benedizione divina che gli impediva di morire non proteggeva gli altri, solo lui.

-Per fortuna il principe Daryan mi ha trovato e mi ha indicato la strada giusta. È stato molto gentile- Leo disse la prima cosa che gli venne in mente, e sperò di non arrossire troppo al pensiero.

Diamine, non doveva parlare di Daryan davanti a Dotty! Poteva essere un vero disastro.

-Non preoccuparti, ora sei al sicuro. E sono certa che anche Gideon stia bene- Dotty continuò a rassicurarlo.

Leo però non era preoccupato per Gideon.

-Sì, è con Anna- sorrise al pensiero del bambino. Aveva dato espressamente l’ordine ad Anna di tenerlo d’occhio. Era sicuramente al sicuro al rifugio della cucina.

-Sono certa che la battaglia finirà presto- Dotty continuò a dire parole confortanti.

Leo avrebbe potuto rassicurarla che non c’era bisogno. Semmai era lui quello che doveva rassicurare la gente, non il contrario, ma si sentì davvero tranquillizzato, e al sicuro, e coccolato.

Non era più molto abituato ad essere il ricevitore di questo tipo di attenzioni.

-Grazie, Dot- Sorrise grato a Dotty, e le posò la testa sulla spalla, permettendosi il lusso di rilassarsi.

Sì, era stato un fallimento su tutta la linea.

Ma almeno nessuno si era fatto male.

Finì per addormentarsi sulla spalla di Dotty, ironicamente rilassato come non era mai stato da quando si era ritrovato lì, e passò l’intera battaglia così, nel rifugio, circondato da persone preoccupate e senza rendersi conto che il principe Daryan lo fissò per tutta la durata dello stato di emergenza, con uno sguardo che tradiva curiosità, sospetto e a tratti anche un grande dolore.

 

Dopo ogni battaglia era sempre tutto molto caotico, per le prime ore.

Molti servitori sfrecciavano da una parte all’altra offrendo aiuto, altri si riprendevano dal trauma non lavorando ma riposandosi, e non c’erano mansioni precise. Di solito c’era una grande calca in infermeria, e molte persone erano occupate a constatare i danni e pulire in giro.

Leo, però, una volta svegliato e resosi conto che era rimasto uno degli ultimi al rifugio, si diresse immediatamente in cucina, per riunirsi a Gideon e preparare qualcosa da portare alla principessa per controllare che stesse bene.

Lo aveva già fatto per i precedenti attacchi, e non avrebbe smesso proprio ora.

Le sue camomille erano sempre ottime per calmarla. Ci aggiungeva anche una leggera punta di vaniglia per renderle più dolci.

Ma la priorità al momento era trovare Gideon.

E l’universo sembrò sentire il suo pensiero, perché non appena Leo girò l’angolo, nel corridoio che portava alla cucina, andò a sbattere proprio contro di lui.

-Gideon! Ti cercavo! Stai bene?- chiese Leo, il primo a riprendersi, avvicinandosi per controllare le condizioni del bambino.

-Sì! Ovvio che sto bene! Non darmi fastidio, Leonardo!- il bambino rispose con voce acuta e parecchio agitata.

Il cuore di Leo saltò un battito notando le sue condizioni.

Era pallido, sudato e con i capelli molto in disordine.

Gli abiti erano spiegazzati, ma Leo non riuscì a vederli molto, perché stringeva al petto una coperta scura piegata male che lo copriva quasi del tutto.

-Sicuro? È successo qualcosa? Se hai bisogno di aiuto posso provare a…-Leo si mise subito a disposizione, con un brutto presentimento, e provò a prendere la coperta, che sembrava pesante, dalle sue mani.

Gideon però la strinse con più forza, e si allontanò da Leo di qualche passo.

-Sto bene! Solo…- i suoi occhi iniziarono ad andare da una parte all’altra, come se stesse cercando una scusa al volo per giustificare il suo comportamento davvero strano.

-Qualsiasi cosa sia puoi parlarmene, Gideon. Prometto che farò tutto il possibile per aiutarti- Leo non osò avvicinarsi ancora, ma si piegò appena per guardarlo negli occhi, in tono rassicurante.

Gideon però non incontrò il suo sguardo.

-Ho… rubato… questa coperta… dal rifugio- ammise.

-Gideon…- Leo sospirò, ma non si arrabbiò. Sapeva che vecchie abitudini erano dure a morire.

-Volevo portarla ai ragazzi. Sentono freddo. E ho pensato di approfittare di questo momento per andare velocemente lì da loro tramite passaggio segreto. Giuro che quando fa più caldo la restituisco. Ma è solo una coperta!- Gideon guardò Leo con occhi da cucciolo e le lacrime agli occhi.

Leo era contrario al furto, ma alla fine quella era solo una coperta, ed era certo che se li avessero beccati, li avrebbero lasciati andare. Si sarebbe premurato di farla riavere al palazzo una volta finito il freddo.

Non era un furto se avrebbero restituito il malloppo… giusto?

-Va bene, Gideon. Vuoi che ti accompagno?- propose, accennando un sorriso.

Gideon però non ricambiò, e continuò a non guardarlo negli occhi. Scosse violentemente la testa.

-Tu devi pensare alle tue cose. Io… io me la cavo da solo- rifiutò l’aiuto.

C’era qualcosa di strano nel suo atteggiamento.

Stringeva la coperta come un’ancora vitale, era davvero molto pallido, eppure sudava e sembrava molto agitato.

In circostante normali, Leo si sarebbe davvero preoccupato, e avrebbe insistito, ma in quel momento era ancora un po’ intontito dal sonno, continuava a pensare a quanto successo durante la battaglia, e aveva parecchie cose da fare, quindi non diede troppo peso al comportamento di Gideon. Era un ragazzino un po’ esagitato, a volte brontolone, e parecchio imprevedibile. Forse era ancora seccato con Leo per il divieto che gli aveva imposto?

-Sai che puoi dirmi qualsiasi cosa ti turbi, vero?- provò comunque ad indagare sul suo atteggiamento, ma Gideon lo superò in tutta fretta.

-Lo so! Ma sto bene! Devo andare in fretta o rischio di essere beccato!- giustificò la sua ansia e sparì dietro l’angolo prima che Leo potesse ribattere qualsiasi cosa.

Leo sospirò, e decise di andare in cucina, dove fu accolto da Mildred, che sembrava sollevata di vederlo lì.

Preparò un’ottima camomilla, qualcosa da mangiare, e si diresse con il vassoio verso la biblioteca, dove era certo che avrebbe incontrato la principessa.

Si dirigeva sempre lì dopo un attacco. Era il luogo più sicuro con la vista migliore.

-Buonasera principessa Opal. Che Jahlee la protegga- enunciò il suo arrivo, entrando nella stanza.

Opal fissava fuori dalla finestra, e a malapena si accorse del suo arrivo.

-Anche a te- borbottò, e il tono tradiva una grande tristezza.

Leo sapeva già a cosa fosse dovuta, ma finse ignoranza, mentre serviva il cibo sul tavolo della biblioteca.

-Va tutto bene principessa?- chiese, in tono casuale.

-Mmmm- mugugnò Opal, in tono di assenso, anche se era chiaro che non andasse tutto bene.

-Ho portato la camomilla, e dei biscotti di segale- Leo illustrò gli snack che aveva portato con una certa soddisfazione.

-Biscotti?- Opal si girò verso di lui, incredula, e sembrò illuminarsi appena.

I dolci erano diventati una rarità negli ultimi tempi, ma Leo era riuscito a convincere Mildred a fare qualche biscotto, ogni tanto, senza sprecare troppi ingredienti.

Conosceva parecchie ricette salva-ingredienti.

E i biscotti erano sempre la sua specialità.

Anche se stava iniziando anche a sperimentare con caramelle piccole, morbide e perfette per consumare gli avanzi.

-Sono molto semplici da fare, e dopo una giornata così meritava qualcosa di dolce- Leo le sorrise, e la incoraggiò a sedersi al tavolo della biblioteca che era adibito all’ora del tè, anche se era un po’ tardi per il tè. Era già passata l’ora di cena.

Opal si avvicinò, e alla fine decise di sedersi, e prese uno dei biscotti come se non ne avesse mai visto uno.

Poi lo porse a Leo.

-Grazie… ti prego, prendine uno. Puoi darlo a Gideon per dopo. A proposito, dov’è Gideon?- Opal si guardò intorno, sorpresa di non vedere il bambino che era praticamente l’ombra di Leo.

Era strano per Leo vederla condividere il cibo. Non che fosse egoista, ma non esitava mai a mangiare il più possibile, soprattutto quando il cibo scarseggiava.

Ma era anche una ottima sovrana attenta agli altri. Leo lo rispettava. Prese il biscotto che lei gli porgeva e lo avvolse in un fazzoletto, che poi mise nella tasca del grembiule. Sicuramente Gideon avrebbe apprezzato.

-Si sta riposando. L’attacco l’ha un po’ agitato- rispose alla domanda, e servì la camomilla nella tazza.

-Immagino- Opal annuì, e lanciò un’altro sguardo fuori dalla finestra.

Iniziò a mangiare e a bere la camomilla molto distrattamente, senza fare conversazione.

-Cosa c’è che non va, principessa?- Leo provò ad indagare dopo qualche minuto di silenzio.

Opal sospirò.

-È una cosa stupida- scosse la testa, e posò la tazza ancora mezza piena sul piattino.

-Io non credo nelle cose stupide… tranne me, perché io sono un po’ stupida. Pertanto chi meglio di me per ascoltare qualcosa di stupido?- Leo provò a convincerla a confidarsi. Non faceva bene tenersi tutto dentro.

Opal si lasciò sfuggire una risatina.

-Non credo che tu sia stupida…- provò a rassicurarlo, ma non ci credeva neanche lei.

-Cosa la turba, principessa?- Leo insistette, in tono dolce.

Opal sospirò, e tornò malinconica.

-La mia.. la mia casetta sull’albero è stata distrutta, e ho perso tutte le cose che c’erano dentro. Sono sciocchezze, davvero, ma c’erano molti oggetti fragili che sicuramente si sono rotti, e… non erano cose preziose, ma ci tenevo molto. E non è assolutamente niente di importante quando in gioco ci sono le vite delle persone, ma… mi dispiace un po’- ammise, giocherellando con un lembo della tovaglia.

Leo sapeva già che sarebbe successo, ma ci rimase comunque male per lei.

Fortuna che aveva nascosto le cose importanti.

Anche se non aveva un piano per fargliele riavere. Dopotutto se diceva “Senti, Opal, ho preso e nascosto gli oggetti per evitare che venissero distrutti” sarebbe stato molto sospetto. Potevano accusarlo di furto, o capire che Leo sapeva già dell’attacco e quindi avrebbero potuto pensare che fosse una spia di Valkrest.

Leo non poteva rischiare.

Probabilmente avrebbe aspettato la fine della guerra e avrebbe consegnato tutto il malloppo allora. O lo avrebbe messo da qualche parte per farlo trovare a Opal.

Però gli dispiaceva di non poterla rassicurare subito.

Mentre valutava cosa dire senza rivelare troppo, la porta della biblioteca si aprì, e comparve Persian, trafelato e scombussolato.

-Principessa Opal! Il principe mi ha chiamato a mandarla… cioè, mi ha mandato a chiamarla… hanno trovato… oggetti suoi, in giro- rivelò, senza fiato.

-Un po’ di camomilla, Sir Lavoie?- chiese Leo, avvicinandosi con una tazzina che riempì in tutta fretta. Così come nella sua precedente visita a palazzo, aveva stretto un buon rapporto di amicizia con Persian, anche se lo vedeva molto meno rispetto a prima, e solo quando portava i pasti alla principessa, sporadicamente. Era il più grande stratega del palazzo, dopotutto, e aveva una mole di lavoro seconda solo a quella del principe.

-Oh, grazie Leah!- Persian la prese con un gran sorriso e arrossendo appena.

-Aspetta, miei oggetti in giro?- chiese Opal, alzandosi e facendo uno sprint in direzione del bibliotecario.

-Sì! Gli oggetti della casa sull’albero. Sono in un nascondiglio nel castello. Li ha trovati una guardia mentre faceva il giro di ronda per assicurarsi che tutto fosse in ordine- spiegò Persian.

-Ah… che guardia?- chiese Leo, sorpreso.

Pensava di aver trovato un ottimo nascondiglio, invece l’avevano trovato subito.

Gli andava anche bene, ma… in futuro sarebbe dovuto essere più attento, e magari nascondere oggetti dai bambini, se voleva evitare che le guardie li trovassero.

-Caspar… ma non è importante! Principessa, venga subito, così può recuperare gli oggetti- Persian la incoraggiò con un sorriso, e Opal non se lo fece ripetere due volte, accendendosi di speranza. Leo rimase indietro.

-Allora io sistemo. Le lascio i biscotti per dopo, principessa?- chiese, avviandosi al tavolo.

-Leah, vieni anche tu- Opal tornò indietro, e prese Leo per un braccio.

-Anche io?- Leo era sorpreso. Era una faccenda della principesse. Lui non aveva niente a che fare con i suoi oggetti speciali.

Beh, tranne che li aveva salvati, e che una palla di vetro con la neve gliel’aveva regalata lui personalmente. Ma Opal non sapeva nessuna di queste due cose. Probabilmente neanche ce l’aveva più quella palla di vetro con la neve, dato che non si ricordava di Leo.

In ogni caso, non aveva ragione di volere Leo con sé.

…a meno che non sospettasse che Leo fosse il ladro.

Meglio tenersi alla larga.

-Porta i biscotti e il tè, così li offri a mio fratello- spiegò Opal, indicando il cibo che era rimasto quasi tutto sul piatto.

Ohhhh, l’aveva chiamato in veste di cuoca. Rassicurante.

-Questa camomilla è fantastica- borbottò Persian, sciogliendosi per il piacere.

-Purtroppo si è raffreddata un po’- Leo fece una smorfia scontenta.

-È ottima comunque, e piacerà a Daryan. Andiamo!- Opal incoraggiò Leo a sbrigarsi, e poi prese a braccetto lui e Persian, prima di dirigersi nella zona che Persian indicò mentre camminavano.

Leo si fece trascinare… di nuovo, anche se sapeva esattamente dove andare… di nuovo.

Ma fingere ignoranza era une delle cose a cui era più abituato.

Raggiunsero in fretta il l’ala sud, non troppo lontana dalle cucine ma neanche abbastanza vicina da destare sospetti. Una zona del castello quasi disabitata e piena di stanze inutilizzate.

Tra cui la camera dove Leo aveva alloggiato qualche giorno dopo il proprio avvelenamento.

…che era anche la stanza dove aveva deciso di nascondere il malloppo, o meglio, di farlo nascondere a Gideon.

La conosceva abbastanza bene e c’era il valore affettivo.

Quando entrarono, c’erano già altre persone nella stanza: Chevel parlava con un cavaliere che Leo riconobbe come Caspar, il giovane a cui aveva offerto il pane e aiuto prima della battaglia di Tormalina. Era anche uno dei pochi a cui aveva rivelato tutto quanto, e Leo si premette gli occhiali sul viso e tenne il volto basso sperando di non farsi riconoscere.

Era felice comunque di vedere che stava bene, perché teoricamente durante quell’attacco sarebbe dovuto restare ferito. Non in modo grave, in ogni caso, ma comunque era bello vederlo praticamente illeso.

Significava che qualcosa era funzionato.

Oltre a loro, anche Daryan era nella stanza, e appoggiato contro il muro fissava il letto dove Leo aveva dormito qualche giorno con espressione accigliata.

-Ho portato la principessa, come richiesto- Persian annunciò il loro arrivo.

Daryan girò la testa verso Opal, e il suo sguardo si addolcì parecchio.

-Opal, abbiamo trovato alcune cose che penso fossero nella casa sull’albero. Puoi dare un’occhiata?- chiese, indicando un mucchio di oggetti posizionati ordinatamente sui cassettoni di vestiti e sul tavolino basso vicino al divano.

Era una camera molto grande e principesca, piena di mobili dove poggiare cose.

Opal allargò il sorriso.

-Certo! Ma prima prendi un biscotto e una tazza di camomilla! Leah, servi mio fratello per favore- Opal incoraggiò il cuoco a fare il suo lavoro, e Daryan sobbalzò vistosamente e impallidì alla richiesta.

Leo non seppe dire se fosse a causa del nome, o del mangiare qualcosa, ma decise di non pensarci e fece quanto ordinato, avvicinandosi a Daryan con una tazza di camomilla ormai fredda e il piatto con i biscotti.

-Biscotti di segale leggeri e fatti poco fa. La camomilla è un po’ fredda ma posso andare a scaldarla se vuole- Leo offrì con un piccolo inchino.

Ne avrebbe fatto uno profondo, ma non voleva rischiare di far cadere ciò che portava in mano con il suo pessimo equilibrio.

-A dire il vero non ho tanta fame- provò ad obiettare Daryan, in un sussurro, ma Opal gli lanciò un’occhiataccia, e sospirando, il principe prese un biscotto, e il piattino dove erano posizionati.

Opal annuì appena, e tornò alla sua operazione di catalogazione dei beni rubat… ehm… salvati! 

Non erano rubati se Leo aveva intenzione di restituirli! 

Che li avessero trovati prima loro era un altro discorso!

Daryan prese un minuscolo morso, e masticò e deglutì con molta difficoltà.

Poi si rese conto che Leo lo stava fissando preoccupato.

-Puoi anche andare, o offrire i biscotti a qualcun altro, cuoca- lo incoraggiò ad allontanarsi, porgendo il piattino, e Leo arrossì appena, e si girò verso gli altri nella stanza.

Temeva un po’ avvicinarsi a Chevel e a Caspar. Entrambi lo avevano visto come uomo, e avrebbero potuto riconoscerlo. Quella era la prima volta che Leo interagiva con Chevel, dopotutto.

Prima che potesse decidere se andare o trovare una scusa per fuggire, Chevel congedò Caspar, e si avvicinò a Daryan, con espressione pensierosa. 

-Principe Daryan, penso che ci sia qualcosa di davvero strano in questa scoperta- enunciò.

Anche Persian si avvicinò ai due.

-Concordo con Sir Podbart, so con assoluta certezza che ieri mattina gli oggetti erano tutti al loro posto- spiegò.

-Confermo!- arrivò la voce di Opal, che stava ancora controllando le sue cose.

Al momento era impegnata a osservare le posate.

-Che intendete dire?- chiese Daryan, un po’ confuso, prendendo distrattamente un altro morso dal biscotto. Questa volta non sembrò avere troppe difficoltà.

-Chiunque abbia rubato gli oggetti…- cominciò Chevel, pratico.

Leo roteò gli occhi. Non era un furto! Voleva proteggerli.

-…probabilmente sapeva che la principessa non si sarebbe accorta della loro assenza- Chevel rifletté sulla questione.

-E questo perché sapeva che la casa sull’albero sarebbe andata distrutta- continuò Persian.

-Ma come potrebbe qualcuno sapere di…- la confusione di Daryan si tramutò in consapevolezza, mentre prendeva un altro morso del biscotto, questa volta quasi con gusto.

-Esatto! Probabilmente a palazzo c’è una spia!- concluse Chevel, stringendo i pugni.

Leo impallidì.

Ma da quando Chevel era sveglio?!

E come era riuscito a fare una giusta associazione e a sbagliare comunque tutto quanto?!

E perché a Leo le cose andavano sempre male?!

-O comunque qualcuno a conoscenza dei piani di Valkrest- specificò Persian, più mite nel giudizio.

Sì, diglielo Percy! Conoscere i piani di Valkrest non significa per forza essere una spia.

-Mmmmm, non credo che il colpevole sia un ladro- Opal si intromise improvvisamente nel discorso, mentre passava alle bambole della sua collezione.

-Perché lo pensi, Opal?- chiese Daryan, avvicinandosi a lei e finendo il biscotto che aveva in mano.

Ne prese immediatamente un altro senza neanche pensarci.

Opal sollevò la propria mano per prenderne uno a sua volta dal piatto che Daryan teneva, e poi indicò la bambola che stava esaminando.

-Ha rubato solo oggetti inutili- spiegò, in tono ovvio.

-Sono oggetti preziosi per te- Daryan la rassicurò che non erano inutili per niente.

-Sì, ma non hanno un grande valore economico, soprattutto non in tempi di guerra. Il ladro avrebbe potuto rubare le pietre preziose, o i gioielli, o le monete d’oro sparse in giro, ma non ce ne sono. Solo oggetti fragili e senza valore. E sono tutti gli oggetti a cui tengo davvero. Questo è strano. È come se il ladro mi conoscesse bene- Opal si dimostrò ancora una volta la più sveglia nella stanza, e Leo accennò un sorrisino soddisfatto e commosso. 

Era così felice di avere la certezza di conoscere davvero la principessa.

Si portò inconsciamente una mano alla collana con l’opale di fuoco che lei gli aveva regalato.

-Meglio parlarne in un’altra sede. Opal, c’è tutto?- Daryan decise di posticipare la discussione, notando che Leo era ancora lì e poteva sentire ogni cosa. Prese distrattamente un altro biscotto, e lo finì in due morsi.

-Credo di si… tranne le palle di vetro con la neve- Opal si guardò intorno con attenzione e una certa apprensione.

-Ma come?!- Leo si lasciò sfuggire, attirando l’attenzione delle quattro persone nella stanza, che gli lanciarono un’occhiata sospettosa.

-Ma come?! Che peccato! Spero davvero che le troverà, principessa. Le palle di vetro con la neve sono davvero belle- Leo cercò di recuperarsi trasformando la sua esclamazione scettica in un’esclamazione di partecipazione.

Alzando gli occhi al cielo, i quattro distolsero l’attenzione da lui.

-Caspar ha detto che le ha lasciati nell’armadio dove ha trovato tutto. Temeva di spostarle perché per sbaglio ne ha rotta una- spiegò Chevel, in tono dispiaciuto.

Opal si alzò di scatto.

-Quale?! Non quella con i dolci, vero?! Quella è la mia preferita!- si affrettò a controllare, e il cuore di Leo perse un battito.

-Con i dolci?- chiese, in un sussurro, sorpreso.

Aveva affidato a Gideon il compito di nascondere il malloppo, e non aveva notato se tra le palle di vetro con la neve ci fosse anche quella che lui aveva regalato a Opal. Alla fine avevano tolto tutti i ricordi, era possibile che avessero eliminato anche le prove fisiche della sua avventura lì.

Forse Opal intendeva un’altra palla di vetro con la neve a tema dolci, magari una che le avevano regalato in quei sette mesi di assenza di Leo.

-È un regalo importante da una persona speciale… anche se non ricordo esattamente chi, ma è speciale! E… uff… è salva- Opal tirò fuori il regalo di Leo, e lo abbracciò con le lacrime agli occhi, soddisfatta di averlo recuperato.

Anche gli occhi di Leo si riempirono di lacrime.

Quindi, anche se non si ricordava di lui, ancora conservava e apprezzava il suo regalo.

Leo strinse i denti e cercò di restare impassibile, ma aveva lo stomaco in subbuglio, il cuore che batteva a mille, e tante emozioni da esprimere.

Avrebbe voluto stringere Opal in un abbraccio e dirle tutto, ma si trattenne.

E cercò una scusa al volo per scappare da quella stanza.

-Oh, ma guarda! Avete finito i biscotti! Vado a prenderne altri?- propose, notando che il piatto che Daryan teneva in mano era ormai vuoto.

-Aspetta, come?!- Opal si girò di scatto verso Daryan, e fissò il piatto a bocca aperta.

Anche Daryan sembrò piuttosto sorpreso, e rimase congelato sul posto.

Chevel e Persian si lanciarono un’occhiata che Leo non riuscì ad interpretare del tutto, ma sembrava scioccata e anche complice, a tratti.

E solo in quel momento Leo si rese conto di cosa fosse successo, così nel background che nessuno prima si era reso conto che stesse accadendo, neanche Daryan.

Beh, Leo sì, ma a Leo non era mai stato strano vedere Daryan mangiare i suoi biscotti.

Erano sempre stati una delle poche cose che apprezzava davvero.

E nonostante non fossero i celebri rainbow cookies, quei biscotti non facevano eccezione.

E Daryan ne aveva mangiati ben cinque, senza neanche accorgersene lui stesso, come se fosse stata la cosa più naturale del mondo.

Daryan… che non mangiava quasi più niente.

Aveva mangiato cinque interi biscotti.

-Non serve, cuoca. Porta tutto in cucina e poi vai a dormire. È ormai notte- Daryan fu il primo a riprendersi, e porse il piatto a Leo, indicando poi il vassoio che aveva portato lì.

Leo fece un inchino, salutò i nobili nella stanza, e scappò in tutta fretta dalla sua vecchia camera da letto, cercando di non mostrare che fosse coinvolto nel furto (non era un furto vero!), e cercando di non sorridere troppo al pensiero che Daryan aveva effettivamente mangiato e apprezzato i suoi biscotti.

Purtroppo per lui, la sua gioia non era destinata a durare, perché non appena giunto in cucina, non ebbe neanche il tempo di mettersi a pulire, che Alex entrò in tutta fretta, trafelata e spaventata.

-Leo! Ti ho cercato ovunque!- lo accolse, raggiungendolo in poche falcate e afferrandolo per un polso, per trascinarlo fuori, nello sconcerto generale.

Il cuore di Leo iniziò a battere all’impazzata.

Non era da Alex essere così agitata, doveva per forza essere successo qualcosa!

Qualche ferito non programmato dalla Storia?! Qualche decesso?! Leo sperò vivamente che non fosse niente di grave, ma l’agitazione di Alex non lasciava presagire niente di nuovo.

Quantomeno, anche se era un pensiero egoista, Leo fu felice di avere la certezze che tutte le persone a cui teneva di più stessero bene, dato che aveva visto tutti quanti dopo l’attacco, tranne Anna.

Ma Anna non poteva essersi fatta niente, perché aveva passato la battaglia nel rifugio con Gideon… vero?

-Alex, cosa è successo?- chiese Leo, titubante, con un terribile dubbio che iniziava a formarsi nello stomaco, quando si rese conto che Alex lo stava effettivamente trascinando in infermeria.

-Stavo facendo il mio giro di ronda, e ho pensato di controllare… per sicurezza… il passaggio. Non so perché, non era il mio compito, ma… e poi l’ho trovato steso a terra… Leo, non so come dirtelo…- Alex aveva la voce affannata, e sembrava davvero molto in difficoltà e dispiaciuta.

Il senso di terrore cominciò ad ampliarsi.

-C_Chi… come…?- Leo provò a chiedere chiarimenti, ma non aveva la forza di dire alcunché, e non ce n’era bisogno, perché una volta arrivati davanti alla porta dell’infermeria, Alex rispose alla domanda non formulata.

-Gideon! È ferito, e… è molto grave, Leo. Ha perso molto sangue…- Alex spiegò, abbassando lo sguardo, per prepararlo a quello che gli avrebbe mostrato di lì a poco.

Leo si sentì mancare la terra sotto i piedi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Avevo poca ispirazione, scusate se il capitolo è uscito così tardi. Sono anche piuttosto libera in questo periodo, ma questa parte della storia è complicata per me da scrivere.

Ma il prossimo capitolo dovrebbe arrivare prima, perché ci sono degli elementi che non vedo l’ora di introdurre.

 

Un altro motivo del ritardo è che ho iniziato a fare video su youtube. Un esperimento personale che mi sta piacendo molto fare. Per il momento sto facendo principalmente gameplay e recensioni di libri/serie, ma in futuro potrei anche espandermi con altri tipi di video, e penso che farò anche dei contenuti su RC e altre mie storie, quindi se vi incuriosisco passate dal mio canale, mi farebbe molto piacere :3

C’è anche il face reveal, ahahahah (non aspettatevi niente di che).

Qui il link: Youtube

 

Ma spam a parte, spero che il capitolo, nonostante non sia dei migliori, vi sia piaciuto. Leo sta ancora imparando a salvare gente, ma ha avuto momenti con Daryan, Opal, e anche Chevel e Persian. Insomma, si da da fare nel rendersi sospetto agli occhi di tutti anche quando cerca di fare del bene.

Anche se… GIDEON! MALEDIZIONE!! COSA È SUCCESSO?! 

Sì, in effetti è un plot twist finale molto AAAAAHHHHHH!!!

Per questo cercherò di far uscire presto il prossimo capitolo.

Pensate che ho già iniziato a scriverlo. Tipo che era mezzanotte, ero a metà di questo capitolo e ho pensato “Chris, facciamo una cosa, progetti un secondo cosa scrivere nel prossimo capitolo in breve e poi vai a dormire” e mi si sono fatte le tre di notte perché ho scritto otto pagine di storia effettiva, non di progetto.

Vabbè, lasciamo stare ^^’

Un bacione e alla prossima :-*

   
 
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