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Autore: ChrisAndreini    28/04/2023    2 recensioni
[Seguito di Rainbow Cookies, si consiglia la lettura del libro precedente prima di leggere questo, onde evitare spoilers]
Sono passati sette mesi da quando Leo è tornato a casa dopo la sua incredibile avventura nei sette regni, eppure l'aspirante cuoco non riesce ancora a riprendersi del tutto, e a ricominciare a vivere una vita normale. Non aiuta che la sua migliore amica continua ad impedirgli di tornare in visita a Jediah.
E quando scopre che una guerra è scoppiata tra i due regni rivali, dovrà usare tutte le sue poche abilità per riuscire a salvare i suoi amici ed evitare che molte persone muoiano, affrontando combattimenti, sospetto, e soprattutto una schiera di divinità che non tollerano affatto che outsiders mettano mano nella loro Storia perfettamente programmata.
Armato solo della sua capacità in cucina, il suo istinto suicida, e conoscenze di un futuro che cercherà di cambiare in tutti i modi, riuscirà Leo a sopravvivere ad una seconda avventura nei sette regni?
Le divinità dicono di no!
Genere: Comico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Rainbow Cookies'
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Gideon!

 

Daryan era nel suo ufficio, che era ormai diventato anche la sua camera da letto, e luogo dove spendeva quasi interamente le sue giornate, cercando in tutti i modi di organizzare bene le truppe, creare buone strategie di difesa, e dirigere anche affari, commerci e qualsiasi cosa servisse a sfamare il suo popolo. 

Non vedeva l’ora che i suoi genitori tornassero. Aveva studiato tutta la vita per prepararsi ad un momento del genere, ma non aveva mai pensato che il peggio potesse davvero accadere, e aveva bisogno del loro supporto, anche se Persian, Chevel, e i suoi consiglieri più fidati facevano del loro meglio per aiutarlo. Ma c’era comunque un limite a quello che loro potevano fare.

Ed erano parecchio impreparati a quella guerra.

Tranne che… non lo erano?

Perché le cose stavano andando meglio di quanto avrebbero dovuto.

E Daryan… era confuso.

Da qualche settimana a questa parte, era più confuso, distratto e assolutamente privo di controllo sulla situazione.

Eppure le cose andavano benissimo.

Si riscontrava un sempre minore numero di sconfitte nelle piccole città, i soldati avevano trovato numerosi fonti di cibo in posti inaspettati, e in generale era come se riuscissero a prevedere le mosse degli avversari nonostante spesso le indicazioni portavano su tutt’altra pista.

Daryan non si era ancora accorto che al fronte arrivavano le lettere sbagliate. Era troppo distratto, confuso e desideroso di non influire negativamente sulla fortuna per indagare meglio sulle informazioni che giungevano al fronte. 

C’era qualcosa di strano in tutto ciò.

Ma ciò che più prendeva la mente di Daryan, nelle ultime settimane, era una persona.

Una persona che però non riusciva a restare nella sua mente.

E ogni volta che smetteva di guardarla, ne dimenticava il viso, la voce, e in generale l’aspetto, come se non riuscisse a trattenere il suo ricordo nella sua mente.

Sapeva chi fosse, non dimenticava ciò che faceva, come gli parlava, e la riconosceva immediatamente quando la vedeva. Ma sembrava comunque che la sua mente cercasse in ogni modo di cacciarla via ogni volta che Daryan provava ad infilarla dentro.

E non capiva cosa fosse che lo attirasse tanto a quella cuoca stranissima, divertente, e senza il minimo rispetto per i propri superiori, ma c’era qualcosa in lei che sembrava brillare, e lo mandava completamente in corto circuito.

Perché se da un lato la sua mente cercava in tutti i modi di allontanarla, dall’altro il suo cuore sembrava non riuscire a non andare verso di lei.

Tenerle le mano gli aveva fatto infatti battere il cuore furiosamente.

Quando lei gli aveva stretto il braccio impedendogli di uscire, con la voce rotta dal panico e sparando insulti insieme a preoccupazione, lo stomaco di Daryan si era stretto, e avrebbe voluto solo abbracciarla e rassicurarla che sarebbe andato tutto bene.

E sentire Lionel, Oscar o chiunque altro trattarla con condiscendenza, insultarla o minacciarla, gli aveva fatto salire un istinto protettivo che pensava di avere solo per sua sorella. 

E poi, come si era commossa quando Opal gli aveva raccontato della sua palla di vetro con la neve preferita… 

Era una persona così strana.

E affascinante.

E sospetta.

E Daryan non riusciva a smettere di pensare a lei.

E voleva smettere di pensare a lei.

E… l’aveva fissata per ore, ma non riusciva a figurarsi neanche un dettaglio del suo viso.

Eppure era così familiare.

Così estranea.

Così contraddittoria.

Chi era davvero Leah?!

E perché anche solo pensare al suo nome gli faceva venire le lacrime agli occhi e una profonda e ingiustificata nostalgia.

Era certo, positivamente certo di non averla mai vista prima.

Eppure…

Daryan sospirò, e seppellì il volto tra le mani, cercando di lenire il pulsante e lancinante mal di testa che gli veniva ogni volta che la cuoca era coinvolta.

Non aveva tempo per pensare a queste cose.

Aveva una guerra da combattere e vincere, un popolo da sfamare, e soldati da proteggere.

I suoi dilemmi personali potevano attendere!

 

Quando Leo entrò in infermeria, e il suo sguardo si posò su Gideon, gli sembrò che la terra gli mancasse da sotto i piedi.

Il bambino era pallidissimo, inerte sul lettino, con una evidente fasciatura nello stomaco, che era sporca di sangue che sembrava fresco.

Lo avevano messo in una stanza speciale, lontano dagli altri pazienti, e stava venendo esaminato personalmente da Rayce Wallin, il capo medico. Se ci stava lavorando lui personalmente significava che era davvero grave.

-La sorella, presumo- notando l’arrivo dei due, Rayce si alzò e si rivolse a Leo, in tono grave.

-Si rimetterà, vero?- chiese Leo, in un sussurro, incapace di distogliere lo sguardo da Gideon. 

Sembrava essere già…

No, non sarebbe successo.

Non poteva succedere.

Leo aveva promesso di proteggerlo.

Maledizione, Gideon?! Perché aveva disobbedito?! 

Sicuramente era andato sul tetto, ed era stato colpito.

-Una freccia gli ha attraversato lo stomaco. È un miracolo che sia ancora vivo, ma non so quanto resisterà. Purtroppo ha perso molto sangue- Rayce gli diede notizie tutt’altro che ottimiste, ma entrarono da un orecchio e uscirono dall’altro, perché Leo non avrebbe mai accettato che Gideon morisse.

No! Si sarebbe ripreso.

Doveva riprendersi!

Era solo un bambino!

Meritava di crescere, di vivere una vita piena, allegra, sicura, insieme ai suoi amici e a sua sorella.

Non poteva andarsene adesso.

Non così.

Il dottore continuò a dare dettagli, ma Leo non lo ascoltava già più.

Si avvicinò a Gideon, e gli prese inconsciamente la mano.

Il bambino socchiuse gli occhi, svegliato dal contatto.

Aveva sempre avuto un sonno leggero.

-Le…o…- borbottò, con voce roca.

-Papà! Ho bisogno di te!- una voce dalla sala principale attirò l’attenzione del medico, che lanciò un’occhiata dispiaciuta a Leo e Alex, prima di lasciarli soli con il bambino.

Era uno sguardo che voleva dire “Vi lascio soli per salutarlo un’ultima volta” ma Leo non lo notò, e Alex si premurò di non dirglielo, e si limitò ad avvicinarsi, pronta a sostenere Leo.

Era più abituata a vivere la morte, ma la verità è che non ci si poteva abituare a qualcosa del genere.

Soprattutto quando a perdere la vita erano persone innocenti, con tutta la vita davanti, che cadevano vittime di scontri in cui non avevano la minima voce in capitolo.

Le guerra erano quanto di più terribile e dannoso esistesse al mondo.

-Gideon… sei al sicuro. Ci sono io qui. Ti rimetterai, te lo prometto!- Leo iniziò a sussurrargli frasi incoraggianti, stringendogli la mano per trasmettergli affetto e rassicurazione.

Era gelida.

Gideon era gelido.

E continuava a perdere sangue, non sembrava fermarsi nonostante le pesanti bende.

-L…Leo… s_scu…scus…- Gideon continuò a borbottare, ma la voce usciva un sussurro, e sembrava lasciarlo sempre più stremato.

-Shhh, non sforzarti, okay… devi preservare le forze… devi… mangiare qualcosa. Sì, devi mangiare qualcosa!- Leo non sapeva da dove gli fosse venuta questa idea, e oggettivamente non era la migliore del mondo. Il corpo doveva pensare a guarire, non poteva permettersi il lusso di digerire, ed era anche possibile che il fisico di Gideon non potesse sostenere di mangiare qualcosa di solido, dato che aveva un buco nello stomaco.

Ma a Leo colse un istinto bruciante che gli imponeva di dare necessariamente da mangiare a Gideon.

Era qualcosa di più forte di lui, che parlava dalle profondità del suo essere.

Forse era la sua natura di cuoco, che vedeva nel cibo la risposta ad ogni male, forse qualcos’altro, qualcosa di misterioso e incomprensibile agli esseri umani, fatto sta che tirò fuori dalla tasca il biscotto che Opal gli aveva offerto, e iniziò a spezzarlo in piccoli pezzettini in modo che fosse più semplice da consumare, e Gideon non avrebbe avuto bisogno di masticare.

-Leo, che stai facendo?- Alex si avvicinò, allarmata.

-Prendi dell’acqua! Non vedi che è disidratato? E se mangia qualcosa sicuramente si rimetterà più in fretta. Il corpo ha bisogno di energia- Leo iniziava a vaneggiare, e le mani tremavano così tanto che parecchie briciole caddero a terra.

Decisamente non la cosa migliore che potesse fare in quell’ambiente ospedaliero.

Voi lettori non provate a farlo a casa.

-Leo… fermati…- Alex provò a placarlo, con tristezza.

Il suo sguardo dispiaciuto e pieno di pietà furono come una coltellata al petto di Leo.

Anche lei credeva che non ci fosse più niente da fare.

Ed era tutta colpa di Leo.

Se avesse tenuto d’occhio Gideon per tutto l’attacco…

Se si fosse reso conto dei segnali quando l’aveva incontrato fuori dalla cucina…

Forse a quest’ora sarebbe…

No! 

No! 

Leo non lo accettava.

-Apri la bocca, Gideon. Ti prego! Ti prego mangia qualcosa- porse un pezzo del biscotto a Gideon, che socchiuse appena la bocca, e lo imboccò con attenzione e disperazione, scosso dai singhiozzi mentre si rendeva sempre più conto che non c’era niente, assolutamente nulla che Leo potesse effettivamente fare.

-Leo, basta!- Alex gli spostò la mano, e Leo scoppiò definitivamente a piangere, abbandonandosi sul bordo del letto, sentendosi la persona più inutile e fallimentare dell’universo.

Che razza di salvatore era se non riusciva a tenere al sicuro neanche le persone più vicine e care a lui?!

Avrebbe voluto prendere il posto di Gideon!

Doveva essere lui l’unico a rischiare la vita!

Se solo avesse potuto trasferire la benedizione di Jahlee a lui!

-Oh, Leo…- Alex iniziò ad abbracciarlo da dietro, dandogli qualche colpetto sulla spalla.

Improvvisamente, un dolore lancinante colpì lo stomaco di Leo, facendolo piegare in due, e facendo allontanare Alex, preoccupata.

-Leo?- chiese, sorpresa, ma la sua attenzione fu attirata da qualcos’altro.

Qualcosa che non si sarebbe mai aspettata.

Leo però non si accorse di niente, troppo occupato a tenersi lo stomaco, che doleva come se lo avessero accoltellato.

E lui sapeva cosa si provava, dato che era stato accoltellato due volte.

-Leo…- una voce familiare, ma più conosciuta, lo riscosse dal suo dolore, e Leo sollevò di scatto la testa per ritrovarsi di fronte a Gideon, sveglio, di nuovo con un colorito piuttosto roseo, e che nonostante sembrasse completamente sconvolto, era anche inequivocabilmente vivo.

E sembrava anche godere di buona salute.

-Gideon?- chiese, incredulo.

Stava sognando, stava chiaramente sognando.

-Leo… stai sanguinando…- gli fece notare Alex, in un sussurro, indicando un punto sul suo stomaco.

Leo abbassò la testa, e si accorse che effettivamente la zona che gli faceva male iniziava a perdere sangue. Non in larga quantità, e sembrava già star smettendo, ma abbastanza da sporcare gli abiti, la mano, e far cadere qualche goccia al suolo.

Ma non gli importava assolutamente niente di se stesso.

Si affrettò a controllare Gideon.

-Gideon, come ti senti? Non ti affaticare! Hai bisogno di qualcosa?- chiese Leo, dando un’occhiata alla benda, che però non sembrava avere nessun cambiamento.

Non voleva fare casini, quindi si limitò principalmente a chiedere.

Gideon si mise seduto senza alcuna difficoltà, continuando a fissare Leo a bocca aperta.

-No, no, resta sdraiato, Gideon. Non devi affaticarti!- Leo provò a farlo coricare, ma non riusciva troppo a muoversi per il dolore allo stomaco, anche se iniziava ad affievolirsi.

-Sto… sto bene. Il tuo… Leo, hai una cosa sul…- Gideon indicò il collo di Leo, con mano tremante.

Leo si portò una mano al collo, ma non gli sembrò di toccare niente fuori posto.

Un nanosecondo dopo che ebbe avuto quel pensiero, una schermata olografica gli apparve davanti, come quelle dei videogiochi: 

“Affetto: 75%

Coinvolgimento emotivo: 20%

Intenzione: 0%

Danno totale assorbito: 32%

Danno totale eliminato: 100%”

…okay, che che roba stranissima era questa?!

Da quando era finito in quel tipo di isekai con i comandi tipo videogioco?!

Non era un isekai fantasy?!

Chris, scegli un genere!

(Leo, lascia fare, ho tutto sotto controllo!)

-Lo vedete anche voi?- chiese il cuoco, indicando la schermata, che dopo qualche secondo scomparve così come era apparsa.

-Io non… Leo, hai un… è una benedizione, quel marchio?- Alex chiese, avvicinandosi per vedere anche lei il collo di Leo.

-Una benedizione?- Leo non capiva cosa stesse succedendo. Pensava che gli dei lo odiassero, tranne Jahlee e Noella. Quando mai aveva fatto qualcosa degno di ricevere un’altra benedizione?!

-Sembra verde- osservò Gideon, mettendosi più dritto e osservando con attenzione a sua volta. I suoi occhi erano tornati vispi e pieni di vita.

-Verde? Flora?- suppose Leo, che conosceva piuttosto bene gli dei, ormai.

-Ho avuto così paura che non scoprissi la benedizione. Per fortuna hai seguito il tuo istinto e gli hai dato da mangiare- una voce comparsa dal nulla fece sobbalzare le tre persone nella stanza.

-D_Dea Flora?- chiese Alex, impallidendo e fissando la divinità appena comparsa seduta sul letto di Gideon come se fosse un fantasma.

E in effetti aveva l’aspetto di un fantasma, dato che era evanescente.

Ma Leo era ormai abituato alla presenza divina di questo tipo, quindi rimase meno scandalizzato.

Gideon, al contrario, sembrava completamente stravolto da tutti i fatti che si stavano susseguendo uno dietro l’altro.

-Sì, sono io. È un piacere conoscerti finalmente di persona, Leonardo il cuoco. Ti ho osservato a lungo. Oh, è un piacere anche conoscere la leale cavaliera Alex e il piccolo ma tenace Gideon- Flora sorrise materna a tutti e tre.

L’aspetto era quello che Leo si sarebbe sempre immaginato per una divinità della natura: pelle del colore della corteccia degli alberi, striata di linee più chiare e più scure, capelli verdi adornati di fiorellini, e corporatura morbida avvolta da un lungo vestito fatto di foglie e fiori. 

-Mi ha benedetto?- chiese Leo, incredulo.

-Sì, mi sono affezionata molto alla tua avventura, Leonardo. Mi piacevi già dalla tua prima visita, ma ora il tuo obiettivo di salvare quante più persone possibili mi coinvolge pienamente. In quanto dea della natura e della terra, protettrice della libertà e del cambiamento, sono legata alla vita in ogni sua forma, e apprezzo enormemente il sacrificio che compi ogni giorno per risparmiare la vita di amici e di nemici, oltre che il tuo desiderio di portare un mutamento positivo nella vita delle persone- Flora fece un lungo monologo che si era probabilmente preparata.

Era la prima divinità che Leo incontrava che sembrava anche molto professionale.

Jahlee era praticamente uno zio rilassato, mentre Noella si comportava sempre come una giovane donna esagitata ed entusiasta su tutto.

Flora esternava saggezza e calma.

-E… mi ha concesso di salvare Gideon?- chiese Leo, indicando il bambino, che continuava a fissare la dea a bocca aperta.

Flora annuì.

-È una benedizione complessa, ma penso che sarà meglio spiegarne i dettagli quando sarai un po’ più calmo. Ti basti sapere che il cibo da te cucinato può curare le persone, se sei tu stesso a farlo mangiare. Anche se, ovviamente, come ogni benedizione ha i suoi svantaggi- spiegò Flora a grandi linee.

-Non mi importa… grazie, grazie infinitamente, divina Flora. Non so davvero come potrò mai ripagarla del suo aiuto- Leo provò ad inchinarsi fino a terra, ma dovette rinunciare per il dolore allo stomaco.

-Ti prego non sforzarti, Leonardo. E non devi ripagarmi nulla, anche se non disdegnerei un’offerta di biscotti, quando potrai- Flora fece una risatina che sembrò il cinguettio di un uccello.

-Tutti i biscotti che vuole. Ha qualche altro dolce che le piace?- Leo segnò immediatamente la cosa.

Flore fece una risatina più rumorosa, e scompiglio affettuosamente i capelli di Leo, come fosse stato un bambino.

Purtroppo era immateriale, quindi non ebbe conseguenze, ma è il gesto che conta.

-Discuteremo i dettagli più tardi. Intanto vi lascio parlare. Sento che ne avete davvero bisogno- Flora lanciò un’occhiata a Gideon, e anche Leo si girò verso di lui.

Poi la dea sparì, e per qualche secondo, la stanza fu invasa di silenzio, mentre Leo elaborava esattamente cosa fosse successo.

-Leo… mi dispiace. So che avevi detto che non dovevo andare sul tetto, ma volevo aiutarti, e… ti prego, non arrabbiarti- Gideon fu il primo a parlare, mettendo letteralmente le mani avanti, e iniziando a trovare scuse sul suo comportamento, terrorizzato da quello che Leo avrebbe potuto fare.

Ma Leo non era arrabbiato.

Non era deluso.

Non era neanche vagamente irritato.

Era solo enormemente sollevato.

Fece un movimento brusco verso Gideon, che sollevò le mani come a proteggersi da uno schiaffo, ma rimase completamente sorpreso quando sentì le braccia del ragazzo avvolgerlo completamente e iniziare a singhiozzargli sulla spalla.

-Non hai idea di quanto io sia sollevato, Gideon! Grazie agli dei… grazie a Flora sei vivo! Ti prego! Oh, ti prego, non fare mai più una cosa del genere. O quantomeno vieni da me, ti supplico! Non so cosa avrei fatto se ti fosse accaduto qualcosa!- iniziò a straparlare, con voce impastata.

Gideon, nonostante riuscisse a capire una parola su due, comprese il senso generale del discorso, e dopo qualche secondo di sbigottimento, scoppiò a piangere anche lui.

-Mi dispiace! Mi dispiace, Leo- lo strinse forte, abbandonandosi al suo abbraccio e buttando giù tutti i muri che erano rimasti.

-Perché sei andato sul tetto, Gideon? E perché non mi hai detto che ti avevano ferito? Potevo aiutarti. Io voglio aiutarti- Leo iniziò a dargli qualche pacca sulla schiena, per confortarlo, ma anche chiedendo spiegazioni sul suo gesto, ora che aveva la certezza che stesse bene e potesse rispondergli.

Gideon sciolse l’abbraccio, e tenne la testa bassa.

Leo aspettò qualche secondo, deciso però a non lasciar cadere l’argomento. Doveva sapere le motivazioni del bambino se voleva veramente aiutarlo.

-Io… avevo paura che ti arrabbiassi, e… non volevo deluderti- ammise alla fine il bambino, in un sussurro, sfiorando le bende ancora piene di sangue, che però si stava seccando e scurendo.

-Gideon, non mi puoi deludere. Io ti voglio bene e voglio solo che tu stia bene, e non mi sarei arrabbiato. Mi preoccupo per te e basta- Leo cercò di rassicurarlo, con voce decisa per trasmettergli quanto tenesse a lui e che poteva fidarsi delle sue parole.

-È che… tu mi hai salvato la vita e… io… voglio dimostrare che merito di vivere. A te e agli dei!- Gideon continuava a piangere mentre diceva quelle cose, con tono di chi stava ammettendo una enorme debolezza e si vergognasse di frignare come un bambino.

Lui era un bambino, e aveva tutto il diritto se non il dovere di frignare, in quel frangente.

Le parole però colpirono Leo come una coltellata… letterale dato che sobbalzò e gli fece male lo stomaco proprio come una piccola coltellata.

-Non… non devi dimostrare niente a nessuno. Tutti meritano di vivere. È un diritto fondamentale- Leo non riusciva a concepire l’idea di vivere per un motivo preciso. Anzi, lui credeva che nessuno nascesse con uno scopo della vita, e la vita si viveva giorno dopo giorno, sfida doo sfida, e non come una storia con un introduzione, uno svolgimento e una conclusione dopo una grande avventura e dopo aver dimostrato qualcosa a qualcuno.

Pertanto non riusciva del tutto a comprendere i pensieri che Gideon poteva avere in quel momento.

-Perché credi di dover dimostrare qualcosa?- Alex si introdusse nel discorso, avvicinandosi ai due.

Leo si girò verso di lei. Aveva le braccia incrociate e l’espressione attenta. Sembrava leggermente spaventata.

Anche Gideon la guardò, ma distolse lo sguardo quasi subito, e non rispose.

-Gideon… perché pensi di dover dimostrare qualcosa?- Leo ripetè la domanda, in tono più dolce, mettendogli una mano sulla spalla.

Gideon rimase in silenzio qualche secondo, provò ad asciugarsi le lacrime che però continuavano a scendere, e alla fine sospirò.

-Io… dovrei essere morto. Me lo hanno detto gli dei. Ogni notte sogno una voce che mi dice che sarei dovuto morire e non dovrei essere ancora vivo. E… io non voglio morire, ma… voglio…- la sua voce iniziò a spezzarsi, le lacrime ad uscire ancora più copiosamente.

Leo si sentiva mancare il respiro.

Non ne aveva la minima idea.

Sapeva che Gideon non era completamente sereno, ma non passava con lui le notti, dato che dormivano in dormitori diversi, e non aveva idea che avesse incubi. Sembrava sempre abbastanza energico la mattina.

E sempre desideroso di lavorare e aiutare…

Che lo facesse solo per zittire la voce nella sua testa?

-Se… se salvo il mondo… posso vivere, vero? Gli dei mi perdoneranno?- concluse il bambino, con innocenza, mostrando tutta la sua vulnerabilità e i suoi dubbi.

Leo non sapeva cosa dirgli.

Non sapeva neanche cosa fossero quegli incubi, se semplice disturbo post-traumatico, o qualcosa di più profondo. 

Dopotutto gli dei avevano dimostrato di poter entrare nella mente delle persone per cancellare dei ricordi, forse potevano intrufolarsi anche nei sogni.

Una volta rimasto solo avrebbe chiesto informazioni ai tre dei che erano dalla sua parte.

Ma per il momento doveva rassicurare il bambino in lacrime davanti a lui.

-Gideon… non devi salvare il mondo per meritare di vivere- disse con fermezza, mettendogli entrambe le mani sulle spalle.

Gideon non lo guardò negli occhi.

-Ma gli dei…- iniziò ad obiettare, scuotendo la testa, ma la voce gli si spense prima di finire la frase, così Leo intervenne subito.

-Gli dei non ti vogliono morto. Noella ti adora, Flora mi ha permesso di salvarti. I sogni sono solo sogni, e tu non devi dimostrare niente a nessuno, okay? Tu sei Gideon, e meriti di vivere, e crescere, ed essere felice, e non è il tuo compito salvare il mondo e far finire la guerra. Al massimo può essere una scelta, ma non devi fare qualcosa solo perché qualcuno te lo impone o perché pensi di dover dimostrare qualcosa, perché a me, ad Alex, e a tre dei su sette non devi dimostrare assolutamente nulla- Leo mise in ogni parola un forte peso, per mostrare a Gideon che intendeva ogni cosa che stava dicendo, e cercando di fargliela arrivare.

-Perché? Devo pur servirti a qualcosa. Sennò perché mi tieni intorno?- provò ad obiettare Gideon, come se fosse una certezza comprovata per lui.

Nessuno poteva volerlo intorno se non aveva bisogno di lui.

-Gideon… ti voglio bene, tutto qui- Leo non sapeva neanche come obiettare, perché era troppo ovvio per lui che non faceva niente con un secondo fine.

-Ma ti sono utile!- Gideon non riusciva invece a concepire che qualcuno potesse volergli bene e basta, senza dover meritare il suo affetto, o il suo aiuto, o qualsiasi altra cosa.

Gideon non riusciva a concepire di non dover dimostrare qualcosa.

-Certo, ma ti preferisco inutile e al sicuro piuttosto che…- Leo non sapeva più come dimostrare la sua buona fede, e non credeva che ci sarebbe riuscito a parole. 

-Facciamo una cosa, Gideon. Tu ora resti in infermeria qualche giorno, ti riprendi, e poi ne parliamo con calma, va bene? È tardi, è arrivato il momento di dormire- Leo decise che per il momento era meglio chiudere il discorso.

-Ma mi sento benissimo!- provò ad obiettare Gideon, facendo per alzarsi in piedi.

-Non importa! Devi comunque riprenderti, e dormire! È stata una giornata lunga!- Leo era davvero stanco, e quasi non riusciva a tenere gli occhi aperti.

Inoltre aveva bisogno di controllarsi lo stomaco perché non credeva di stare proprio benissimo.

-Leonardo ha ragione, Gideon. Dormi un po’. Ti farà bene- Alex prese le parti di Leo, e si inginocchiò davanti al letto, per stare più sulla stessa altezza del bambino.

-Non mi piace dormire- borbottò il bambino, stringendo forte le coperte.

-Lo so… neanche a me piace dormire. Ma non sarai da solo. Oggi resto io qui con te e mi assicurerò che non ti succeda niente- Alex gli prese la mano, confortante.

Era la prima volta che si comportava in questo modo con il bambino, dato che fino a quel momento era rimasta abbastanza formale con lui, e non si era mai sbilanciata troppo.

Non si era affezionata quanto Leo, e probabilmente lo risentiva abbastanza per la sua fazione precedente, anche se non lo ammetteva. Dopotutto a causa sua sarebbe morta, secondo la Storia.

Ma in quel momento cercò un contatto, e probabilmente trovò un punto di incontro con Gideon.

-Neanche a te piace dormire?- chiese infatti il bambino, sorpreso.

Alex scosse la testa.

Leo sarebbe intervenuto per offrirsi di restare lì per la notte al posto di Alex, ma si trattenne dal proporlo. Sentiva che al momento Alex sarebbe stata molto più utile di lui per Gideon.

E inoltre… doveva riordinare le idee.

-Vi auguro la buonanotte. Se succede qualsiasi cosa, Alex…- Leo si rivolse comunque alla cavaliera per dare la sua disponibilità.

-Penso che non accadrà niente… e cercherò di inventarmi qualcosa con il medico. Sarà piuttosto sorpreso di trovare Gideon in queste condizioni- Alex si dimostrò più pratica di Leo, che non ci aveva proprio pensato.

-Giusto… dovremmo organizzare qualcosa… magari posso…- iniziò subito a cercare una qualche soluzione, ma Alex gli mise una mano sulla spalla.

-Leo… ci pensiamo domani. Va a dormire- gli lanciò anche un’occhiata ammonitrice, e indicò Gideon con la testa.

In effetti se continuava ad avere l’esempio di Leo che si sacrificava sempre, non avrebbe mai imparato a prendersi cura di sé.

Leo decise di seguire il consiglio.

-Torno in camera mia. Ci vediamo domani- scompigliò affettuosamente i capelli di Gideon, diede una pacca sulla spalla di Alex, e poi uscì dalla stanzetta e dall’infermeria.

 

Leo attraversò in fretta i corridoi bui e silenziosi, ed entrò in camera senza fare rumore, notando che le sue coinquiline erano già addormentate.

Decise pertanto di entrare in bagno, e bloccò la porta con una sedia, per evitare che qualcuno potesse entrare.

Accese qualche candela per avere un po’ di luce, e poi si svestì, provocandosi un certo dolore allo stomaco.

Si osservò allo specchio.

Poi accese qualche altra candela perché non riusciva a vedere bene.

E poi si osservò nuovamente.

E rimase senza parole.

Aveva una ferita che sembrava provocata dalla punta di una freccia, abbastanza rimarginata ma che sembrava comunque profonda, e aveva ripreso a sanguinare quando Leo si era tolto i vestiti.

Freccia… come la freccia che aveva colpito Gideon.

La ferita non lo aveva trapassato raggiungendogli la schiena, come era invece accaduto per Gideon, ma era comunque abbastanza brutta a vedersi.

Leo notò anche che il suo collo aveva uno strano disegno, come di un rampicante che gli era avvolto intorno, e che si concludeva in un fiore all’altezza della base del collo, tra le clavicole.

Doveva stare attento a coprirlo bene, per evitare domande.

Toccò il fiore con la mano, e riapparve lo strano schermo olografico.

“Affetto: 75%

Coinvolgimento emotivo: 20%

Intenzione: 0%

Danno totale assorbito: 32%

Danno totale eliminato: 100%”

-Dea Flora?- provò a chiedere, in un sussurro.

-Pensavo mi avresti chiamato più tardi. Dovresti andare a dormire, Leonardo, devi recuperare- rispose una voce pacata immediatamente, e Leo notò dallo specchio che la dea era comparsa alle sue spalle.

-Non avrò molto tempo domani, e preferisco sapere subito cosa comporta la benedizione che mi ha conferito- spiegò Leo, che era effettivamente stanco, ma almeno aveva dormito durante l’attacco, quindi poteva resistere un altro po’. Prese delle bende posizionate in un cassetto, e iniziò a fasciarsi la ferita per sicurezza. Aveva imparato qualcosa, in quei giorni, sul primo soccorso.

-Molto saggio e altruista da parte tua. Sono orgogliosa di aver dato una benedizione a una persona come te. Allora, vuoi sapere qualcosa di specifico, o ti spiego direttamente io i punti salienti e poi mi fai delle domande?- chiese la dea, pratica, sedendosi a terra pronta ad un lungo discorso.

-Può spiegarmi lei, non sono molto bravo a fare domande- ammise Leo, assicurandosi di mettere bene la benda.

Flora si lasciò scappare una risatina. Sembrava trovare molto divertente l’atteggiamento di Leo, anche quando egli non cercava di far ridere.

-Come ho già detto, puoi curare ogni essere vivente, ma devi dargli da mangiare di persona cibo cucinato da te, e ci sono degli effetti collaterali- Flora indicò l benda che lui stava maldestramente sistemando, e Leo fece un cenno di assenso. L’aveva notato.

-Ogni volta che curi qualcuno, lo curi di ogni male fisico che lo affligge. Nessuno malessere mentale, ma puoi comunque curare conseguenze fisiche di tale malessere mentale. Funziona principalmente per ferite, di cui togli il 100%, ma per malattie o problemi più persistenti puoi curare solo una piccola percentuale per volta, che si basa su quanto è grave il problema. Tutto chiaro fino a qui?- Flora iniziò a spiegare in modo molto professionale facendo dei segni con le mani.

Leo annuì, non sembrava troppo complicato, anche se era decisamente molto più complessa come benedizione rispetto alle altre due, dove c’erano solo un timer, un numero, e usi istintivi. 

Flora invece sembrava averci messo un certo impegno. Probabilmente, a differenza di Jahlee che aveva dato la benedizione senza pensarci troppo, e Noella che aveva benedetto istintivamente nel momento del bisogno, Flora aveva ponderato prima di decidere di prendere le sue parti.

Da un lato il suo supporto valeva quasi più di quello degli altri dei.

Anche se Leo non l’avrebbe mai ammesso a voce alta.

-Ovviamente una benedizione così potente ha i suoi effetti collaterali. Avrei potuto dare un numero preciso di possibili usi, ma sarebbe stato troppo limitante permetterti di curare sette persone soltanto, così ho deciso di testare anche la tua abilità organizzativa. Quindi, oltre al fatto che non puoi usare il potere su di te, per ogni persona che curerai, prenderai un pezzo del malessere che curi nella persona. Tale percentuale verrà calcolata in basa alla media tra tre diverse percentuali, quelle che vedi nell’immagine olografica: l’affetto che provi per la persona che stai curando, l’intenzione che hai di curare la persona mentre le offri del cibo, e il coinvolgimento emotivo, che segna sia quanto tu sia coinvolto emotivamente dalla malattia di tale persona, sia quante volte l’hai curata in passato. Pertanto con Gideon, a cui vuoi molto bene, hai totalizzato un 75% per l’affetto, uno 0% perché quando lo hai nutrito non sapevi che l’avresti curato quindi non avevi intenzione di usare la benedizione, e solo un 20% sul coinvolgimento emotivo perché sebbene fossi coinvolto, è la prima volta che curi Gideon, quindi la percentuale si è tenuta bassa. Mi segui?- Flora spiegò una parte più complicata.

Leo era troppo stanco per seguire ogni parola, ma fece del suo meglio.

-Quindi se curo un soldato che non conosco, per la prima volta, ma lo faccio con intenzione, totalizzo poca percentuale per i primi due parametri, ma una percentuale alta nell’ultimo?- chiese Leo, immaginandosi un esempio.

-Sì, e ottieni la percentuale del dolore della persona che hai curato in media. In questo caso hai ottenuto solo il 32% della ferita di Gideon- Flora annuì, orgogliosa che Leo avesse capito.

-E fa comunque un sacco male- borbottò Leo, che non riusciva neanche a immaginare come doveva essersi sentito Gideon.

-Lo so… è un limite per vedere se riesci a organizzarti bene e selezionare le tue priorità. È anche una prova per te- Flora spiegò, con un gran sorriso che però sembrava nascondere quasi una minaccia.

-Farò del mio meglio, e la ringrazio davvero per la fiducia. Non… non mi aspettavo che un’altra divinità mi avrebbe mai aiutato- ammise il ragazzo, appoggiandosi al bordo della vasca da bagno, e mostrando un po’ della sua vulnerabilità. Le parole di Gideon gli risuonavano in testa.

-Non posso parlarti di ciò che pensano gli dei di te, e prima che tu me lo chieda, non so esattamente cosa stanno facendo nei sogni delle persone, né se sono effettivamente coinvolti, ma probabilmente c’è lo zampino di Veer e Omish- Flora rispose alla domanda ancora non formulata.

Leo sospirò.

Il dio della morte e il dio della mente… come poteva Leo sconfiggerli?!

Era solo un umano a cui piaceva cucinare.

Non era neanche riuscito a tenere al sicuro un bambino sotto la sua custodia.

Gideon era salvo per miracolo!

E si era ferito Leo.

Forse quella guerra era davvero troppo grande per lui.

-Non ti abbattere, Leonardo il cuoco. L’ora tarda e la stanchezza sono pessimi consiglieri, ma la libertà è un diritto che non potrà mai essere sottratto dall’essere umano, e la libertà porta cambiamenti, se si è forti e determinati abbastanza da afferrarli. Hai tre benedizioni e un bellissimo obiettivo. Sono certa che troverai la forza di raggiungerlo- lo incoraggiò Flora, avvicinandosi e sorridendogli incoraggiante.

Leo si asciugò le lacrime che avevano iniziato a scorrergli lungo le guance per lo stress e per quanto sopraffatto si sentisse al momento, e accennò un sorrisino, annuendo appena.

-È difficile che mi arrenda- ammise, cercando di trovare quella forza.

Non c’era tempo per farsi le paranoie, doveva essere forte, e in gamba, e ora aveva un’ottima benedizione, che doveva sfruttare al meglio.

Si potevano dire tante cose di Leo, ma una cosa era certa: se aveva un obiettivo, avrebbe fatto tutto per portarlo a termine. Che fosse imparare a cucinare le meringhe o fermare una guerra tra due regni.

-Lo so. Secondo me… potresti piacergli molto- borbottò Flora, un po’ tra sé.

-A chi?- provò a chiedere Leo.

-Alla divinità che protegge la perseveranza e la determinazione… ma è anche un testardo, quindi meglio non pensarci per il momento… vai a dormire, Leonardo. Solo con una buona dormita potrai recuperare del tutto- Flora indicò la ferita, e poi incoraggiò Leo a prepararsi per la notte, prima di sparire nel nulla.

Lui eseguì, si mise la cuffia per i capelli, la vestaglia pesante, nascose bene i vestiti, e poi si infilò silenziosamente nel letto, e crollò nel momento stesso in cui la testa si posò sul cuscino.

 

Il giorno successivo Leo non aveva recuperato assolutamente nulla. Era stanco morto, con due occhiaie da far spavento, la mente ancora confusa da tutto ciò che era successo il giorno prima, gli occhi gonfi dal pianto che si era fatto, e la ferita che gli faceva male.

Inoltre si era dimenticato di lavare il suo secondo vestito da cameriera quindi era stato costretto a indossare, almeno all’inizio, il vestito macchiato di sangue e aveva suscitato una certa preoccupazione da parte delle sue amiche cuoche.

Anna, oltretutto, aveva ricevuto un trattamento decisamente freddo, dato che per quanto si fosse scusata sentitamente per non aver tenuto d’occhio Gideon durante l’attacco, Leo la riteneva comunque in parte responsabile del fatto che si fosse ferito.

-Mi aveva chiesto di lasciarlo andare perché voleva raggiungerti e farti una sorpresa. Non mi sarei mai immaginata che ci sarebbe stato un attacco di lì a pochi minuti. L’ho cercato ma era già lontano e mi hanno obbligato ad andare al rifugio. Mi dispiace così tanto, Leo. È tutta colpa mia se si è fatto male- aveva spiegato la situazione in lacrime, ma Leo le aveva dato qualche pacca sulla spalla e le aveva detto un -Non preoccuparti- ben poco sentito, prima di ignorarla per il resto della giornata.

Non lo aveva fatto con cattiveria, semplicemente era troppo stanco e pensieroso per preoccuparsi anche degli altri, in quel momento.

Un giorno.

Aveva deciso di prendersi un singolo giorno senza pensare a nessuno.

O meglio, una mattinata.

Infatti aveva passato la mattinata a fare quante più faccende possibili, ignorando ogni commento sui vestiti, su Gideon, sul cibo e su altro.

Ovviamente tutti sapevano di Gideon perché le notizie, a palazzo, giravano molto velocemente.

Sapevano anche tutti che c’era un possibile ladro in giro, perché avevano recuperato gli oggetti della principessa rubati alla casa sull’albero (salvati, non rubati!).

Probabilmente era stato Persian a diffondere la voce, vista la sua passione per i pettegolezzi. O Chevel, o Caspar… chiunque fosse, non era importante, e Leo ignorò la cosa.

E poi si prese l’intero pomeriggio e la sera per stare con Gideon.

O meglio, il pomeriggio da Gideon, e la sera dai bambini tramite passaggio segreto, per informarli di quanto accaduto e rassicurarli. 

E poi di nuovo da Gideon, dove era in quel momento, e fissava fuori dalla finestra, osservando i confini del regno.

Il bambino stava dormendo e aveva detto e ripetuto tutto il giorno che stava bene, ma il medico aveva detto che doveva restare in osservazione per almeno altri due giorni, dato che ancora non riusciva a spiegarsi come fosse possibile che dalla notte al giorno fosse completamente guarito, e voleva fare qualche test poco invasivo per cercare di capirci qualcosa.

A Leo non dispiaceva. Era meglio tenere Gideon fermo per un po’.

Per sicurezza.

E lui sarebbe rimasto lì, accanto a lui.

Aveva intenzione di osservare gli effetti di eventuali incubi e fermarli sul nascere.

-I turni ci sono per far dormire entrambi, Leah…- una voce alle sue spalle lo riscosse dai suoi pensieri.

Alex si era offerta di aiutarlo nel badare al bambino, e sebbene la sua decisione avesse sollevato qualche sopracciglio tra le cuoche che erano venute a trovarlo, Leo ne era davvero felice.

Era un’amica davvero preziosa.

Anche se in quel momento dovevano mantenere le maschere, quindi era un “amico”.

-Non si preoccupi, cavaliere Alex. Non ho affatto sonno in questo momento. Posso fare io il prossimo turno- rispose Leo, con voce femminile che cercò di mantenere bassa.

Gideon era stato spostato in un’altra stanza con più persone, dato che non era più in stato grave, e sebbene stessero tutti dormento, avevano deciso di continuare a fingere di essere del sesso opposto.

Era stancante.

-Non ti sei fermata un attimo oggi. Come va la ferita?- Alex osservò la zona dello stomaco dove si poteva intravedere, per l’occhio più attento, il rigonfiamento leggero della benda applicata male.

Non aveva ripreso a sanguinare e sembrava stare molto meglio, ma era vero che aveva provocato qualche fitta.

Leo aveva preso un vestito di scorta che gli stava abbastanza largo, quindi era riuscito a nascondere i suoi dolori dietro finto fastidio per il vestito ingombrante.

Ma Alex non si faceva fregare così facilmente.

-La ferita va bene- Leo rispose alzando le spalle.

-E il resto?- Alex continuò a indagare.

In effetti era strano vedere Leo così poco energico.

Ma la verità era che aveva tante cose a cui pensare, e non riusciva a stare dietro a tutto.

-Va bene- borbottò, continuando a fissare fuori dalla finestra.

-Leah… non è…- Alex iniziò quello che probabilmente era un sincero e accurato discorso su come quanto accaduto a Gideon non fosse colpa sua, che non poteva caricarsi tutto il peso di tutti sulle spalle, e altre cose del genere, ma Leo la interruppe.

-Sbaglio o lì c’era una foresta un tempo?- chiese, indicando un punto all’orizzonte.

-Quella è la foresta infinita che è stata bruciata in uno dei primi attacchi seri, all’inizio della guerra- spiegò Alex, con voce velata di tristezza.

-Non pensavo che la foresta infinita fosse così vicina a palazzo- osservò Leo, che aveva letto l’evento nella Storia, ma non ne conosceva i dettagli.

Sapeva che quegli alberi erano molto importanti per il regno, ed era chiamata la foresta infinita non perché fosse molto vasta, ma perché i grandi alberi erano speciali, e ogni volta che venivano tagliati ricrescevano entro un anno rigogliosi come prima. La legna era una risorsa molto importante nel regno, e serviva quando c’erano problemi nel commercio con Fring.

Ora che la foresta era bruciata, le risorse di legno erano quasi inesistenti, ed erano stati costretti a tagliare altre foreste ben meno magiche.

-Beh, è a circa un paio d’ore di distanza… Leo, stai cambiando discorso- dopo aver dato maggiori informazioni, Alex tornò concentrata, e lanciò a Leo un’occhiata eloquente, tornando ad usare il nome e i pronomi giusti.

Sì, Leo stava cambiando discorso, ma era effettivamente interessato a quegli alberi.

-No, mi sta venendo un’idea…- si difese, lanciando un’ultima occhiata alla foresta bruciata e poi girandosi verso Alex, che lo stava fissando.

Era una scena davvero assurda, a pensarci. Una cavaliera donna che si fingeva uomo, e un cuoco uomo che si fingeva donna.

La prima volta che Leo era stato lì non ci aveva fatto molto caso, dato che, consapevole dei cliché nelle opere di quel genere, non trovava affatto strano che una ragazza si fingesse un ragazzo per entrare nella guardia reale, ma ora che viveva in prima persona dei panni non suoi si rendeva sempre più conto di quanto gli andassero stretti.

…beh, non quelli che indossava al momento perché erano piuttosto larghi, ma in generale fingersi donna era una faticaccia.

-Posso farti una domanda personale?- chiese ad Alex, che storse il naso ed esitò qualche secondo prima di rispondere.

-Va bene… ma poi parliamo di Gideon- acconsentì, incrociando le braccia e lanciando un’occhiata al bambino, che sembrava dormire sereno.

-Certo, certo… come riesci a sopportarlo?- Leo abbassò lo sguardo mentre faceva quella domanda, e il finto seno che colpì i suoi occhi gli diede abbastanza fastidio.

-Sopportare cosa?- Alex non sembrò capire.

-La gente che ti chiama sempre con il nome e i pronomi sbagliati. Guardarsi allo specchio e non riconoscersi del tutto. È così… strano- Leo si spiegò meglio, in un sussurro percepibile solo da loro due.

-Beh, il nome è giusto…- Alex alzò le spalle, ma la voce ebbe un leggero tremore, segno che quella domanda l’aveva colpita.

-Sì, ma comunque… io sono così da qualche settimana e sto per impazzire. Se non ci foste tu e Gideon e i bambini avrei delle crisi incredibili- insistette Leo, sistemandosi qualche ciocca dei finti capelli che gli era ricaduta sul viso.

-Lo capisco… in effetti è difficile, ma ormai ci sono abituata. So che è per una buona causa, e alla fine non è importante chi sono, ma quello che faccio- Alex alzò le spalle. Probabilmente, dopo tutto quel tempo, si era arresa ala cosa. Ma non era una cosa necessariamente positiva.

-Ma chi sei è importante- obiettò Leo, con tutta la vemeenza che gli fosse permesso utilizzare in quel silenzio senza svegliare nessuno, posandole una mano sulla spalla in modo confortante.

-Sì, lo so, ma… ho preso questa identità per un motivo preciso, e non me ne pento. Se tornassi indietro lo rifarei mille volte, e le cose belle dell’esperienza equilibrano quelle brutte e le superano. Sto vivendo il sogno- Alex gli sorrise appena, e si sistemò appena i capelli corti.

-Perché ti sei finta un uomo? Non me lo hai mai raccontato- Leo era effettivamente curioso di sentire la storia, e avevano molto tempo libero.

Alex gli lanciò un’occhiata sospettosa, di chi non sa se la persona davanti a lei sia seria o stia tergiversando, ma alla fine, dopo essersi assicurata che le persone intorno a loro fossero effettivamente addormentate, decise di concedere a Leo il beneficio del dubbio.

Da parte del ragazzo, comunque, c’era solo una sincera curiosità.

Da un lato voleva distrarsi dai suoi pensieri, dall’altro voleva conoscere meglio la sua principale compagna in quell’avventura.

-A dire il vero… sarei dovuta venire qui come cameriera. Praticamente è arrivata una proposta di lavoro per me e mia… sorella, e… io dovevo essere cameriera, e lei cavaliere- iniziò a spiegare Alex, e il sorriso si fece triste quando nominò la sorella.

Leo non aveva idea che avesse una sorella.

-Aspetta, ma se a lei hanno offerto il posto di cavaliera, perché ti sei dovuta fingere uomo?- Leo non capì il ragionamento. 

Alex fece un sorrisino.

-Beh… diciamo che ci siamo scambiate di identità. Lei non voleva assolutamente fare il cavaliere, cosa che io ho sempre desiderato, così sono venuta con il suo nome e lei ha iniziato ad usare il mio- Alex spiegò senza spiegare molto, ma Leo intuì il significato nascosto di quella frase.

-Capisco… è venuta a fare la cameriera qui?- chiese, incuriosito.

Alex scosse la testa.

-Non voleva restare a Jediah. Ha preferito andare a Fring. È sempre stata molto libera e ribelle. Anche se il suo sogno è sempre stato quello di scendere nel regno sottomarino e lavorare a Katrang, alla corte reale o al tempio. Ma non so se ci è riuscita. Ho smesso di ricevere sue notizie qualche anno fa- Alex abbassò lo sguardo.

-Mi dispiace. È davvero brutto non sentire notizie dalla tua famiglia- Leo le mise un braccio intorno alle spalle, e la strinse a sé per mostrarle tutta la sua partecipazione.

-E Lexie è tutto ciò che mi rimane- Alex sospirò, e ricambiò l’abbraccio.

Rimasero così qualche secondo, poi Leo si fece coraggio per fare una domanda che gli premeva.

-Hai detto che il nome è giusto, ma… se hai preso il nome di tua sorella… tu come ti chiamavi prima?- osò chiedere.

Alex fece un sorrisino.

-Oh, il nome è giusto, mi chiamo Alexandra- affermò.

-E hai preso il nome Alexander?- Leo era comunque un po’ confuso.

-I miei genitori non si aspettavano gemelli, e non avevano molta fantasia- Alex alzò le spalle.

-E avete ripiegato su Alex e Lexie… mi sembra giusto- Leo dovette trattenersi per non ridacchiare a sua volta.

-Comunque… non mi pesa aver preso il posto di mia sorella. Ho comunque seguito il mio sogno, e ho permesso a lei di seguire il suo. Grazie al mio stipendio sono riuscita ad occuparmi da sola dei nostri genitori per gli ultimi anni della loro vita, e lei è stata libera di scappare e andare dove l’ha portata il cuore. Quindi… è un sacrificio che non mi pesa affatto- Alex concluse il discorso.

Ma Leo non era comunque soddisfatto.

-Hai mai pensato di dire la verità? La famiglia reale è comprensiva, e la tua lealtà è comprovata. Non credo che ti guarderebbero con occhi diversi se ammettessi la verità. E sono certo, conoscendo Daryan e Opal, che continueresti ad essere una cavaliera amata e rispettata esattamente allo stesso modo. Io dopotutto ero un cuoco uomo- provò a suggerire.

Alex sospirò.

-Ci ho pensato… ma in questo clima di terrore… temo che non giocherebbe a mio vantaggio ammettere di aver mentito per anni- Alex spiegò i propri dubbi.

Leo doveva ammettere che non aveva tutti i torti.

Dopotutto, anche lui in quel momento era nascosto e doveva ripiegare su sotterfugi perché troppo spaventato per dire la verità.

-Sappi che se tu volessi uscire allo scoperto, avresti il mio completo e totale supporto- Leo mise in chiaro la propria posizione, e Alex gli sorrise.

-Lo so, Leo. Ricordo che quando mi scopristi, al lago, temevo che sarei stata arrestata immediatamente e condannata per direttissima. Eppure sei sempre stato un amico molto fedele e comprensivo- ammise.

-Non sono nessuno per giudicare, lo sai- Leo scosse la testa, come se il suo comportamento non fosse niente di particolare.

Prima che Alex potesse aprire bocca per obiettare o per cambiare discorso, un mugugno proveniente dal letto di Gideon destò l’attenzione di entrambi, che si affrettarono a svegliarlo, temendo potesse stare avendo un incubo.

Il bambino si alzò a sedere, leggermente sudato.

-C’è un attacco? Cadono i muri?- chiese, con voce tremante.

-No, Gideon, tranquillo. Stavi solo avendo un incubo. Va tutto bene- lo rassicurò Leo, porgendogli un bicchiere d’acqua, dato che sembrava disidratato.

-Ci siamo noi qui con te, nessuno può farti del male- promise Alex, mentre Gideon beveva e iniziava a calmarsi.

Rimasero svegli a rassicurarlo per qualche altro minuto, poi Gideon tornò con la testa sul cuscino, e si addormentò nuovamente.

Leo e Alex sospirarono in contemporanea, e si sedettero ai piedi del letto.

Dopo qualche minuto, fu Alex a interrompere il silenzio.

-Leo, dobbiamo parlare degli incubi di Gideon- tirò fuori l’argomento che era nell’aria.

Leo annuì.

-Ho provato a chiedere agli dei ma non mi hanno saputo dire nulla- affermò, con una certa delusione.

-Io non credo che sia un’esclusiva di Gideon- ammise la cavaliera, con una certa esitazione.

La notizia non sorprese il cuoco, che la notte prima aveva notato dei segnali.

-Perché lo credi?- chiese, cautamente, e guardandola attento.

Alex rimase in silenzio qualche secondo, e si assicurò che Gideon stesse dormendo.

Poi sospirò.

-Anche io ho questi incubi. Dalla battaglia di Tormalina. Ogni notte sogno scontri, incidenti, morte, e sento una voce che mi dice che dovevo morire, e che restare in vita è uno sbaglio. All’inizio pensavo che fosse soltanto un trauma, ma… non sono l’unica. Anche altri cavalieri stanno avendo questi sogni, ho chiesto in giro: Bernlak, Marrok… anche Tristian. Tristian è il cavaliere più in gamba e con la testa sulle spalle che conosca. Non è normale che abbia incubi del genere- spiegò Alex, turbata.

Anche Leo rimase turbato.

Erano tutti nomi molto familiari.

-Tutte persone che secondo la Storia sarebbero dovute morire- sussurrò, notando lo schema.

-Penso che il dio della morte si sia reso conto che alcune anime mancano all’appello, e le sta reclamando. Entrano nei sogni per farci dubitare della nostra stessa vita. Finché ci rimangono solo due opzioni per cercare di zittire la voce nella nostra testa: diventare il più grande eroe dei sette regni dimostrando che la nostra vita ha valore, o morire nel tentativo e trovare finalmente la pace- Alex riassunse ciò che probabilmente Gideon iniziava a pensare, e probabilmente non era l’unico.

Anche Leo aveva molti incubi, e sapeva quanto influenzassero la mente anche durante la giornata. Gli incubi ricorrenti, poi, rischiavano di creare vere e proprie psicosi.

In una guerra, potevano essere decisamente fatali.

Una distrazione, un pensiero intrusivo, un po’ di stanchezza… e un attimo dopo potevi essere morto.

-Tu come stai?- chiese Leo, preoccupato per Alex.

-Me la cavo. Ammetto di essere un po’ stanca, e di avere difficoltà ad addormentarmi. Ma sono abituata alla fatica, non è niente che non possa sopportare- Alex sminuì la cosa, ma non sembrava stare troppo bene.

Leo non poteva niente contro gli incubi, e di certo, se c’era lo zampino degli dei, dubitava che avrebbe trovato qualcosa per contrastarli.

Ma forse poteva fare qualcosa contro la fatica.

Era una conseguenza fisica di un malessere mentale, dopotutto.

Armeggiò in tasca, e tirò fuori una caramella arcobaleno.

Era solo un esperimento, ma non erano uscite cattive, quel giorno.

Le aveva portare ai ragazzi al rifugio e ne aveva riportate un paio per darle a Gideon.

Ne era rimasta solo una.

La porse ad Alex.

-Apri la bocca…- la incoraggiò, porgendole la caramella.

Alex lo guardò confusa.

-Che stai facendo?- chiese, allontanandosi appena.

-Un esperimento- rispose Leo in modo molto poco rassicurante, porgendo con più decisione la caramella verso Alex -Apri la bocca, dai, fidati- la incoraggiò poi.

Se Alex fosse stata un po’ meno fedele e fiduciosa nei confronti di Leo, probabilmente gli avrebbe schiaffato via la mano, ma decise di fare quanto chiesto, e aprì la bocca.

Leo la imboccò della caramella. 

I suoi occhi brillarono appena, accendendosi per un attimo di una luce verde smeraldo.

E si sentì immediatamente più stanco.

Poco dopo aver deglutito, Alex lanciò a Leo un’occhiata confusa.

-Che hai fatto?- chiese, portandosi una mano al petto e raddrizzandosi.

Leo non trattenne un sorriso, e sfiorò il punto sul collo dove aveva il fiore tatuato.

“Affetto: 70%

Coinvolgimento emotivo: 10%

Intenzione: 20%

Danno totale assorbito: 33%

Danno totale eliminato: 50%”

Non erano buonissimi valori, ma erano decenti.

E se Leo aveva sentito il danno assorbito, che era minore di quello eliminato, di certo Alex aveva notato la differenza.

-Non posso togliere gli incubi, ma almeno posso togliere un po’ del peso che hai addosso- spiegò Leo, parlando per enigmi.

Non si addiceva molto alla sua persona, ma era un po’ stanco.

Tipo… tanto stanco.

Stanco abbastanza che se avesse chiuso gli occhi un momento sarebbe crollato addormentato.

-Non sprecare la tua benedizione con me- Alex scosse la testa, e si allontanò appena.

-Non è uno spreco, è un investimento. E comunque lo faccio con il cuore. Non mi costa niente- Leo la rassicurò, forzando un sorriso sicuro di sé.

-Ti costa sicuramente qualcosa. Ieri hai preso la ferita di Gideon. Quali sono gli effetti collaterali?- indagò Alex, preoccupata.

-Sono molto tranquilli. Prendo solo una minima parte delle ferite che curo. Te lo giuro, non mi costa niente- Leo mentì, e non spiegò precisamente la questione delle percentuali.

Avrebbe trovato il modo di sfruttarle al meglio senza farsi troppo male.

E se si fosse fatto troppo male… aveva comunque cinque vite da utilizzare, sicuramente non sarebbe morto e basta… sperava.

Era per il bene superiore.

-Sei proprio uguale a Gideon- borbottò Alex, scuotendo la testa.

-È un complimento?- Leo sperò in una risposta positiva. Gideon era in gamba.

-Non in questo caso. Anche tu pensi solo agli altri, mai a te stesso, e ti butti in rischi inutili senza pensare alle conseguenze- osservò Alex, senza particolare astio, ma lanciandogli un’occhiata penetrante.

Leo abbassò lo sguardo, un po’ in imbarazzo.

Era una descrizione piuttosto accurata.

-Beh… okay. Prometto che ci starò più attento. Anche per dare un esempio migliore- la rassicurò, alzando le mani in segno di resa e poi mettendone una sul petto per dichiarare la propria buona fede.

Alex sospirò, e non obiettò oltre.

-D’accordo, lasciamo stare. Vai a dormire adesso, faccio io il primo turno di guardia- lo incoraggiò, indicando la branda vuota vicino al letto.

-Ma…- iniziò ad obiettare Leo, ma Alex lo fulminò con lo sguardo -…okay… ma se c’è un qualsiasi problema, svegliami- si fece promettere, prima di stendersi a letto.

Non riuscì ad ascoltare neanche la risposta di Alex, prima di crollare addormentato.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

(A.A.)

Cos’è questa follia?! Due aggiornamenti a meno di una settimana di distanza?! Ma sono completamente impazzita?!

Sì, sono completamente impazzita, e avevo un’ispirazione pazzesca per questo capitolo che, potete vederlo anche voi, è super pieno di importante novità, colpi di scena, introspezione e nuovi sviluppi.

Gideon stava morendo, ma Leo lo ha salvato grazie a una nuova e davvero utile benedizione, che si rivelerà fondamentale nei prossimi capitoli. Ma Leo deve stare attento e dosare bene gli ingredienti della salvezza, senza assimilare troppa sofferenza altrui. Alla fine è come una ricetta, e lui è esperto di ricette.

…è un po’ meno esperto di auto-conservazione e sopravvivenza, ma imparerà, forse.

E comunque ha ancora sei vite, no?

In ogni caso sono molto soddisfatta di questo capitolo.

Pensate che ho scritto le prime otto pagine in una notte tra mezzanotte e le tre, altre otto pagine un’altra notte tra le undici e le due, e il resto a pezzettini negli ultimi due giorni.

Praticamente non riuscivo a smettere di scrivere.

Spero davvero che il capitolo vi sia piaciuto :3

Inoltre ho finalmente il primo sondaggio di RC2: Sondaggio 

Rispondete e fatemi sapere :D

Vi mando un grande bacione e alla prossima :-*

   
 
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