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Autore: Dreamer47    23/04/2023    1 recensioni
È il 2005.
Sam e Dean sono ancora all'oscuro dei piani di Azazel.
Le loro giornate sono intrise di mostri e di streghe, vogliono ancora trovare John ed uccidere l'assassino di Mary, quando una ragazza incontrata per caso entrerà a far parte della loro vita.
Hunters' legacies non è solamente la storia dei fratelli Winchester, ma anche quella di Abby Harrison, una giovane ragazza dal cuore spezzato e dal destino turbolento il cui unico scopo è la vendetta.
Insieme, riusciranno ad ottenere ciò che vogliono più di ogni altra cosa.
Genere: Erotico, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Nuovo personaggio, Sam Winchester
Note: AU, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Più stagioni
Capitoli:
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Hunters’ Legacies
Capitolo 63.


"Occorre che voi siate preparati ad ogni eventualità e che capiate cosa significhi portare avanti questa gravidanza". 
Seduta sul materasso della sua camera d'ospedale, Abby aveva immediatamente aggrottato le sopracciglia perché non era sicura di aver capito cosa la ginecologa in piedi al centro della sua stanza stesse disperatamente cercando di non dire mentre teneva stretta fra le dita la cartella clinica con tutti gli esami di Abby, continuando ad analizzarli davanti ai due ragazzi con la speranza di trovare almeno una traccia di miglioramento; dopotutto erano passate già quattro settimane da quando Abby fosse stata ricoverata e per quanto cercassero di fare finta di niente e di evitare il discorso, Abby e Dean avevano perfettamente capito come si sarebbe evoluta quella situazione. 
La donna aveva cercato subito lo sguardo di Dean sentendo il cuore batterle più forte per la paura e sentendosi immediatamente peggio, mentre tornava a stringere le mani attorno al suo ventre che avesse appena superato i sette mesi; ma Dean non l'aveva ancora guardata, teneva gli occhi accusatori sulla dottoressa davanti a sé che si era presto congedata dicendo che sarebbe tornata a controllarla prima che il suo turno finisse. 
Aveva parlato di interruzione di gravidanza per sicurezza e che un cesareo non avrebbe garantito la sopravvivenza né di Abby né del piccolo; aveva detto che Abby fosse ancora giovane e che avrebbe potuto avere altre gravidanze, che purtroppo c'era la grossa possibilità che una lesione del genere avrebbe compromesso la sua vita fino a spezzarla, e aveva aggiunto che non avessero più tempo per decidere, dicendo loro prima di varcare la soglia e andare via che in casi come questi un supporto psicologico avrebbe giovato alla loro situazione. 
Abby era rimasta in silenzio ad osservare lo sguardo di Dean perso nel vuoto, appoggiato con le spalle al muro della stanza con le braccia conserte ed espressione contratta di chi si stesse mordendo la lingua per non iniziare ad urlare. 
Provò a chiamarlo un paio di volte, ma il ragazzo non si voltò a guardarla né parve sentirla, così Abby si schiarí la gola e utilizzò un tono più alto. 
"Dean, dai vieni qui. Si risolverà tutto..".
Il sangue le si ghiacciò nelle vene quando vide il ragazzo voltarsi lentamente nella sua direzione guardandola in cagnesco per aver anche solo osato dire una cosa del genere, e dalla maniera in cui la guardava Abby capí presto che Dean la stesse incolpando per l'accaduto: se solo non fosse stata così testarda e non avesse insistito nel seguire lui e Sam alla ricerca di Kelly e del suo bambino, lei sarebbe stata bene. Sarebbe stata al bunker insieme a sua figlia, insieme alla sua famiglia e avrebbero trovato una soluzione per tutto ciò che stesse accadendo. 
Castiel era morto e Sam e Dean avevano dovuto osservare il suo corpo bruciare fra le fiamme del rogo che avessero acceso loro stessi, mentre Anael si disperava e si reggeva al minore dei Winchester trovandosi completamente distrutta per la morte del suo compagno mentre desiderava di morire lei stessa per seguirlo ovunque fosse finito; Mary era scomparsa insieme a Lucifer in un altro mondo e Dean sapeva bene che l'arcangelo l'avesse uccisa immediatamente una volta capito di essere rimasto intrappolato lì. 
E poi c'era Jack che viveva nel bunker insieme a loro, all'apparenza un giovane ragazzo dagli occhi dolci, ma Dean sapeva che fosse sempre il figlio di Lucifer e che prima o poi avrebbe provato ad ucciderli. 
Dean incolpava Jack per aver causato tutto quanto: se lui non fosse mai nato, lo squarcio temporale non si sarebbe mai aperto e Mary sarebbe rimasta insieme a loro, Castiel non sarebbe mai morto e Abby non sarebbe stata investita dall'esplosione di energia che si fosse palesata al momento della nascita, e non avrebbe rischiato la vita in quel modo. 
Solamente nascendo, Jack lo aveva privato di tre delle persone che più amava al mondo e per questo prima o poi Dean gliel'avrebbe fatta pagare. 
Con tutta la rabbia che avesse in corpo, Dean si voltò verso la donna ancora seduta sul materasso iniziando a gesticolare ed a usare un tono infuriato. "Ci hanno appena detto che potresti morire, Abby. Non ci sono stati miglioramenti in quattro settimane e..". 
"Sono tenuti a dirlo per legge, perché nel peggiore dei casi loro sono tutelat-..".
Dean sgranò gli occhi e la guardò con aria furiosa, chiedendosi come facesse a non comprendere la gravità della situazione. "Tu puoi morire, cazzo!". 
Abby sospirò rumorosamente e scosse la testa leggermente, abbassando gli occhi e sentendoli diventare velocemente lucidi. "Lo so, me ne rendo conto. Ma non posso affrontare un cesareo e rischiare che il bambino muoia, ha quasi sette mesi: il suo cuore batte, lo sento muoversi dentro di me". 
Dean rimane qualche istante in silenzio osservando la donna accennare un sorriso amaro e tornare a guardarlo con aria calma e tranquilla, come se ci avesse già pensato davvero tanto e avesse già deciso senza neanche consultarlo. "Lascerai Mary con tutta questa facilità? Lascerai me così, come se nulla fosse?". 
Sentí gli occhi pizzicare e questa volta non riuscì a trattenere le lacrime che scivolarono agli angoli dei suoi occhi, ma si affrettò a spazzarle via con velocità cercando di mettersi più dritta ed ignorare i  crampi ei dolori che avvertisse ogni qualvolta si muovesse. 
Cercò di scivolare dal letto per arrivare vicino al ragazzo e avvicinarlo a sé, ma fu colta da un crampo molto forte che la fece desistere dal scendere, e rimase con le gambe a penzolone mentre con una mano carezzava la sua pancia e con l'altra afferrò quella di Dean per fargli fare lo stesso. 
Abby lo guardò con un sorriso dolce sul volto e sentí il piccolo muoversi rispondendo al tocco di entrambi. "Non voglio lasciarti Dean e non voglio lasciare neanche Mary, ma se la scelta è tra me e il bambino, io scelgo lui". 
Dean si prese qualche momento per guardare il ventre di Abby, sentendo il piccolo reagire contro la sua mano ed istintivamente accennò un sorriso amaro, mentre sentiva gli occhi pizzicare all'idea che non potesse neanche godersi la gravidanza della persona che amava e l'arrivo del suo secondo figlio senza dover perdere per forza uno dei due. 
Aveva pensato tanto al fatto che quella volta si sarebbero comportati proprio come una vera famiglia, che Abby avrebbe dato alla luce il bambino e avrebbero vissuto come delle persone normali; in fondo era proprio questo che Dean voleva: smettere definitivamente di cacciare e vivere la sua vita con la sua famiglia, ma presto si rese conto che nulla di tutto ciò gli fosse concesso.
Scosse la testa con rabbia e allontanò la mano dal corpo di Abby facendo un passo indietro, divenendo nuovamente serio ed furioso, e puntò un dito nella sua direzione. "È una scelta che dovremmo prendere insieme! È anche mio figlio dannazione, ma se tu interrompi la gravidanza adesso potremo averne altri se proprio ci tieni, ma almeno saresti viva!". 
Abby aggrottò le sopracciglia guardandolo con aria incredula, non riuscendo a credere a ciò che fosse appena uscito dalla sua bocca, e scosse la testa serrando le labbra in una smorfia addolorata mentre si sistemava sul letto per stare più comoda, e la sua voce venne presto incrinata dalla sofferenza. "Come puoi parlare così? Tu dovresti starmi accanto e rassicurarmi, dovresti dirmi che andrà tutto bene..".
"Beh non posso Abby, perché non solo i dottori non possono aiutarti, ma neanche Anael può! E mi lascerai solo con Mary, che avrà il cuore spezzato per la perdita di sua madre per sempre!". 
La ragazza faticò a trattenere le lacrime e scosse la testa mentre sentiva il cuore battere forte nel suo petto, guardandolo per dei lunghi istanti negli occhi mentre uno strano dubbio si insinuò nella sua mente, facendole sollevare un sopracciglio e scrutare nei suoi occhi verdi con aria indagatrice. "E con il bambino, Dean. Ci sarà anche lui insieme a Mary". 
Lesse nei suoi occhi tutto ciò che Abby non avrebbe mai voluto leggere, facendole tremare il cuore ed appannare la vista, mentre stringeva più forte il piccolo che si muoveva nel suo ventre, e notò la maniera in cui Dean stesse scuotendo la testa con rabbia e avesse completamente smesso di ragionare. "Vuoi dirmi che non ti prenderesti cura di lui, se io morissi?". 
"Certo che no! Lui ti sta uccidendo!". 
Sollevò lo sguardo verso di lui lasciando che Dean potesse leggere nei suoi occhi quanto l'avesse ferita e delusa con una semplice frase, ed Abby si ritrovò per l'ennesima volta ad asciugare le sue lacrime. Mise su l'aria più fredda e distaccata possibile, fulminandolo con lo sguardo e scuotendo la testa. "Vattene". 
Solo quando capí la sofferenza che le avesse causato con le sue parole, Dean tornò davvero in sé e sgranò gli occhi cercando di avvicinarsi a lei per scusarsi e per dirle che non intendesse dire tutto ciò che avesse detto da quando la dottoressa fosse andata via e che fosse sconvolto tanto quanto lei, che avesse paura di perderla perché l'amava più di ogni altra cosa al mondo, ma quando provò ad avvicinarsi e ad affarrerle la mano, Abby si scansò in maniera poco delicata e scosse la testa guardandolo in cagnesco e alzando di molto il tono della voce. "Ho detto di andartene, dannazione!". 
Rimase incredulo in piedi accanto al suo letto ad osservarla con aria dispiaciuta e addolorata, ad osservare i suoi occhi lucidi accusatori che lo stessero lentamente uccidendo, e se la porta non si fosse spalancata probabilmente Abby gli avrebbe detto di andarsene ancora una volta, ma si fecero strada nella stanza Isobel e Dan con un sorriso, del tutto ignari di ciò che fosse accaduto. 
Senza dire nulla, Dean scosse la testa e tirò su con il naso, lasciando la stanza in silenzio e a testa bassa, capendo immediatamente di aver commesso un grosso errore a parlare con Abby in quella maniera; la ragazza si voltò verso il muro, scuotendo la testa e cercando di reprimere le lacrime che stesse tremendamente provando a ricacciare indietro, ma fu troppo anche per lei e si portò le mani al viso perché le faceva male. 
Ignorò sua madre e Dan cercare di capire cosa stesse accadendo, finché suo fratello si stese nel letto accanto a lei com'erano soliti fare quando erano piccoli ed Abby appoggiò il viso sulla sua camicia bianca bagnandola completamente, mentre Dan la strinse forte a sé e le carezzò il ventre, dicendole di calmarsi perché quell'agitazione faceva male al bambino. 
Incrociò lo sguardo di Isobel che la guardava preoccupata e le sfiorava i capelli con delicatezza, sussurrando a sua figlia che sarebbe andato tutto bene e che presto sarebbe uscita di lì con il suo bambino. 



"Oddio, sono così felice che tu sia qui!". 
Scese dal letto per la contentezza con un grosso sorriso stampato in faccia, arrivando vicino all'angelo con il trench che fosse appena e testo all'interno della sua camera d'ospedale insieme ad Anael, ed Abby lo strinse in un forte abbraccio sentendo le sue braccia avvolgerle la schiena e toccarla come se fosse fatta di cristallo e avesse paura di farle male; Abby ignorò quella sensazione, godendosi la felicità per il ritorno di Castiel dovuto unicamente a Jack che a quanto pare aveva anche il potere di riportare in vita gli angeli, e la donna intercettò lo sguardo di Dean che sembrava essere più sereno e quasi felice. 
"Sono stato un grande idiota a dire quelle cose e ti chiedo perdono. Ho solo così paura di perderti che non riesco a pensare e ad agire lucidamente" le aveva detto Dean con le lacrime agli occhi il giorno dopo la loro litigata, prima di avvicinarsi a lei per chinarsi fino a baciarla con dolcezza mentre la teneva più stretta a sé ed il suo cuore batteva fin troppo nel suo petto. "Ti amo ragazzina, amo Mary e amo anche questo bambino. So che puoi farcela, so che tornerete a casa insieme".
Abby sorrise e tornò al presente sciogliendo l'abbraccio, allontanandosi da Castiel ed iniziando immediatamente a fare tutta una serie di domande sul suo ritorno, tornando a sedersi sul suo letto seguita da Anael che non la perdeva di vista neanche un momento; lo ascoltò dirle che probabilmente fosse stato Jack anche se non era ancora in grado di controllare i suoi poteri e le raccontò di cosa avesse fatto alla guardia giurata nel Kansas, ma subito la ragazza notò la strana occhiata di ammonimento che Sam e Dean avessero riservato all'angelo per farlo smettere immediatamente di parlare davanti ad Abby. 
Sapeva che i due ragazzi non le raccontassero proprio tutto delle cacce che seguissero per non farla preoccupare, ma Abby aveva una talpa all'interno del bunker che fosse proprio Anael, che quando non vegliava su di lei andava a controllare che la piccola Mary stesse bene. 
Due colpi alla porta fecero voltare tutti i presenti verso l'ingresso della stanza, mentre una vocina allegra e giocosa fin troppo familiare arrivò dritta alle loro orecchie, ed Abby si ritrovò a sorridere di felicità quando vide la sua piccola correrle incontro e salire autonomamente sul suo letto per poi gettare le braccia attorno al collo della madre. "Mamminaaa!". 
Abby rise di gusto e se la portò sulle gambe, coccolandola e stendendosi sul letto insieme alla figlia iniziando a tempestare di domande anche lei, ma mentre la piccola parlava Abby fece vagare lo sguardo sulla bella famiglia che si riunisse nella sua stanza ogni pomeriggio da quando fosse stata ricoverata: osservò Silver e Matt insieme a Isobel e Dan entrare dalla porta e avvicinarsi a lei, i quali avessero portato Mary a trovare la sua mamma, e poi Abby osservò Sam e Dean parlare con Castiel e Anael con un tono più basso, non riuscendo però a capire la natura del loro discorso che sembrasse così serio a giudicare dai loro sorrisi fin troppo tirati e finti.
Ma andava bene così, perché finché Abby aveva vicino a sé tutte quelle persone, la sua famiglia, tutto sarebbe andato nel verso giusto. 
Rimase a parlare con i suoi fratelli  e con la madre per un'abbondante mezz'ora mentre continuava a giocare con sua figlia, ma ben presto l'orario di visita terminò ed Abby osservò tutti i presenti essere costretti ad andare via e a lasciarla lì da sola in quella stanza; diede un grosso bacio alla figlia e la strinse forte a sé, non riuscendo a fare a meno di sentire la mancanza della sua piccola che avesse appena compiuto cinque anni, e poi la mise fra le braccia del padre, che salutò con un lungo abbraccio e con un bacio casto a fior di labbra, e Dean si affrettò a dirle che sarebbe tornato presto e che comunque Anael sarebbe passata in tarda serata per controllarla. 
Rimase da sola e decise che avrebbe mangiato qualcosa unicamente per sfamare il figlio che crescesse dentro di lei, perché ultimamente Abby aveva del tutto perso l'appetito.
Non era qualcosa di positivo e questo Abby lo sapeva bene, però preferiva evitare allarmare Dean o i dottori stessi. 
Allontanò il vassoio con sdegno avendo mangiato appena metà della sua razione e si sporse ad afferrare il telecomando della televisione, iniziando a fare zapping spinta dalla noia, perché le giornate all'interno di quella stanza iniziavano a diventare fin troppo monotone e snervanti, nonostante si dilettasse in letture impegnative tutte suggerite da Sam.
Un frusciò alla porta tipico di un battito di ali la fece sorridere ma non la fece neanche voltare, perché Abby sapeva perfettamente chi fosse appena entrata nella sua stanza. 
"Anael, sto bene! Non sei stanca di vegliare su di me tutto il temp-..". 
Non ebbe il tempo di concludere la frase e di ridere, che si accorse che la figura nella penombra della soglia non fosse esattamente quella della donna che conoscesse bene, ma che piuttosto fosse una sagoma maschile decisamente diversa da quella di Castiel. 
Aggrottò le sopracciglia e lo guardò con aria serena, e presto capí di chi si trattasse nonostante non lo avesse mai visto e lo guardò con un sorriso. "Tu non sei il mio angelo". 
Il ragazzo fece dei passi incerti in avanti venendo illuminato dalla luce della televisione permettendo così ad Abby di vederlo in viso e sollevò una mano a mo' di saluto, accennando un ampio sorriso timido e dolce. "Ciao, sono Jack. Jack Kline". 



"Io rimetterò tutto a posto: tutte le cose brutte che ho fatto da quando sono venuto al mondo, una dopo l'altra".
Abby lo aveva guardato attentamente seduto sulla sedia accanto al suo letto, e sospirò lentamente stendendo bene le gambe e stiracchiandosi appena; lei e Jack erano rimasti a parlare fino a notte fonda, e il ragazzo le aveva raccontato senza rendersene conto tante di quelle cose che i Winchester le stessero nascondendo per non farla preoccupare, e capí che anche Anael le stesse raccontano un quarto dei veri problemi che avessero davvero al bunker. 
Jack le disse ciò che fosse accaduto con Asmodeus, la maniera in cui avesse condizionato la sua mente ed il fatto che avesse preso la guida dell'inferno mentre aspettava che Lucifer tornasse dall'altro mondo; le raccontò delle persone che avesse ferito o ucciso senza volerlo perché ancora non sapeva come controllare i suoi poteri.
Abby non riuscì a far altro che sentirsi molto intenerita e dispiaciuta per il ragazzo ingenuo e volenteroso che avesse davanti, specialmente quando Jack le disse di averla vista e conosciuta tramite gli occhi di Kelly quando era incinta di lui, quando Abby aveva posato una mano sul pancione di sua madre e di come avessero comunicato tramite quel contatto. 
Jack le disse di come Sam stesse davvero cercando di aiutarlo, incoraggiandolo a non mollare perché credeva in lui e nella sua bontà, di come Castiel gli fosse stato sempre intorno da quando lo avesse fatto tornare sulla terra, delle giornate trascorse sui libri a studiare le strane creature che vi fossero nel mondo e come fosse diventato bravo a trovare dei casi online, leggendo fra le righe degli articoli di giornale. 
"Perché non parli mai di Dean o mia figlia?". 
La domanda le era uscita spontanea mentre aggrottava le sopracciglia ma subito notò il modo in cui Jack si ammutolí ed il suo sorriso scemò, abbassando appena lo sguardo e divenendo appena più triste. "Dean.. beh, lui è molto riservato. Non mi parla tanto, tranne quando vuole ricordarmi che al primo passo falso mi ucciderà, e mi tiene sempre a distanza: credo che abbia paura che io possa fare del male alla bambina". 
Abby si era messa un po' più dritta e aveva sollevato un sopracciglio perché quelle erano davvero delle parole tipiche di Dean, e sospirò accennando un sorriso mentre osservava lo sguardo basso di Jack ed il modo in cui il suo viso fosse diventato improvvisamente triste. "Ehi, guardami ragazzino: tu faresti del male a mia figlia?".
"N-no, mai!" aveva esclamato Jack sgranando gli occhi e scuotendo la testa, sollevando lo sguardo verso di lei ed afferrandole istintivamente la mano con la speranza che lei gli credesse, perché lui non avrebbe mai fatto del male a nessuno. 
"Bene allora: hai il mio permesso di avvicinarti a mia figlia" aveva risposto Abby facendo spallucce e accennando un sorriso tranquillo, ricambiando la presa del ragazzo con dolcezza mentre il suo istinto materno le suggeriva di potersi fidare completamente di lui. 
La ragazza vide la sua espressione sorpresa, mentre leggeva nei suoi occhi le numerose domande che la sua mente stesse ponendo, perché Jack non riusciva a capire come mai Abby fosse così diversa da Dean, come mai non lo avesse cacciato anche lei dalla stanza nonostante avesse sentito cosa avesse fatto alla guardia giurata appena qualche giorno prima. "Sai Jack, conoscevo tua madre: era una brava persona e ti amava tantissimo. Credeva in te, credeva che tu fossi buono e quando ti ho toccato quando eri ancora un bambino nella sua pancia, l'ho sentito anche io".
Abby accennò un sorriso sereno e carezzò il viso del ragazzo seduto accanto a lei, che si fosse sporto sul materasso per appoggiare i gomiti sul letto per avvicinarsi di più a lei: Jack la osservò guardarla con aria tranquilla e con serenità, non leggendo alcuna paura o ostilità nel suo sguardo, ma presto la vide portarsi le mani al pancione e stringere appena gli occhi in una smorfia di dolore, perché era stata appena colta da un altro crampo doloroso che la fece gemere appena. "Io ti devo le mie scuse, Abby: è colpa mia se sei qui e se tu e il tuo bambino state male. Se io non fossi mai nato, tu staresti bene e mia madre sarebbe ancora viva". 
Abby lo guardò nuovamente con sopracciglia aggrottare e aria confusa, osservando come il ragazzo avesse abbassato lo sguardo colpevole e vicino quasi al pianto, e la donna non ebbe bisogno di chiedergli chi gli avesse messo un'idea così stramba in testa, capendo che Dean non avesse perso la testa solamente con lei ma che la poca lucidità l'avesse portato a dire quelle cose anche a Jack. 
Sollevò lo sguardo lucido e addolorato verso di lei, toccandole di nuovo la mano che fosse ancora sul suo pancione con delicatezza, mentre sentí dentro di sé il grande desiderio di essere migliore come Kelly voleva che fosse. "Io non farei mai del male a nessuno: vorrei solamente poter aiutare le persone come fanno Sam, Dean e Castiel e Anael. E vorrei aiutare te". 
Jack non ebbe il tempo di finire la frase, che una forte luce venne irradiata dalle sue mani poggiate sul ventre di Abby fino a tutta la stanza, mentre la luce soffusa della televisione iniziò a tremare come se ci fossero delle interferenze.
Abby sgranò gli occhi che divennero accesi e chiari come quelli di Jack, e la donna sentí qualcosa avvenire dentro di lei in maniera fin troppo tangibile e presto il dolore che provava sparì insieme alla luce. 
La donna si toccò la pancia e si sedette sul materasso con aria sconvolta, ma non si ritrasse dal contatto con le mani del ragazzo seduto al suo fianco. "Che diavolo è successo, Jack?". 
"Non lo so: ho solo desiderato che tu guarissi completamente e tornassi al bunker, poi è arrivata la luce". 
Guardava negli occhi tornati marroni del ragazzo accanto a sé ed Abby non riuscí a trattenere un sorriso quando provò a muoversi e non avvertì i crampi o i fastidi che avesse fino a qualche momento prima, ma tutto ciò che riusciva a sentire era solamente il bambino muoversi dentro di sé con tranquillità.  
Guardò Jack con gratitudine e sorride pensando alle parole che Kelly le avesse detto quando Abby aveva toccato il suo pancione. 
"Lo salverai perché salverai te stessa, salvandolo".
Gli sfiorò la mano con dolcezza e gli fece l'occhiolino nel tentativo di tranquillizzarlo, passandogli poi una mano fra i capelli con una carezza gentile. "Vuoi scegliere qualcosa in televisione?".
Il sorriso che nacque sul voltò del ragazzo non ebbe prezzo per Abby, che si ritrovò a ridere di gusto mentre gli passava il telecomando e lo osservava iniziare a cambiare canale mentre osservava tutto ciò che vi fosse in TV, facendole una domanda dopo l'altra proprio come se fosse un bambino davanti ad una novità. "Grazie Abby, è stupendo: Dean non mi permette mai di scegliere il canale".
Non si rese conto dell'ora in cui si addormentò, né lo avvertì alzarsi e andare via, ma tutto ciò che Abby sapeva era che Jack le fosse stato accanto per la maggior parte della notte, ma quando la mattina seguente l'inserviente le portò la colazione, Abby non trovò alcuna traccia del ragazzo nella sua stanza. 
Si alzò dal letto senza neanche rendersene conto e si sedette sul piccolo tavolo che ci fosse al centro della stanza, rimanendo sorpresa del grande appetito che le si presentò quella mattina, iniziando a divorare tutto ciò che vi fosse sul vassoio. 
Una volta finito si diresse in bagno per fare una doccia e solo dopo essersi avvolta il corpo con un asciugamano si guardò allo specchio, trovando il suo viso nuovamente roseo e un po' più pieno, niente a che vedere con il viso fin troppo magro e pallido che avesse assunto da quando fosse stata ricoverata. 
Si tolse il camice ed indossò un vestito abbastanza largo da contenere il suo grande pancione ed aspettò impazientemente i medici che giornalmente la monitorassero con delle ecografie e degli esami del sangue. 
Abby non rimase troppo sorpresa quando i dottori la guardarono con aria incredula, facendo a turno mentre insistevano con il gel e la sonda sul punto del suo ventre dove doveva esserci il distacco placentare, probabilmente adesso totalmente assente. 
"Non è mia accaduta una cosa del genere".
"Lei è una donna molto fortunata". 
"C'è un angelo che veglia su di lei".
"Questo è un miracolo!".
 
Fu costretta a sentire una serie di frasi che la fecero sorridere, perché i dottori non avevano la minima idea di quanto avessero ragione; Abby si fece mettere nero su bianco che stesse bene e potesse tornare alla vita di sempre, e aspettò il foglio di dimissioni dall'ospedale che quasi la fece urlare di gioia. 
Afferrò i due borsoni sentendosi benissimo e chiamò velocemente un taxi, indicandogli la strada per il bunker e guardando fuori dal finestrino come ogni cosa della città le fosse mancata dopo essere stata in ospedale per più di un mese. 
Scese le scale del bunker con un sorriso ignorando che fossero ancora le otto del mattino, ed Abby mollò i bagagli proprio alla fine delle scale lasciandosi guidare dal profumo del caffè, fino ad arrivare alla cucina dove si godette quella visione per qualche istante: Dean teneva Mary sulle gambe, esortandola a mangiare oppure avrebbe fatto tardi a scuola, mentre Sam, Castiel e Dan giocavano muovevano le bambole e dei pupazzi sul tavolo nel tentativo di animare una delle storie che stessero raccontando alla piccola Mary, ridendo di gusto. 
Anael ed Isobel invece stavano preparavano degli altri pancakes nel caso in cui quelli sul tavolo non fossero bastati, ed Abby li osservò con un ampio sorriso sul volto mentre sentiva la felicità battere sul suo petto. 
"Mamma!!". 
"Abby!". 
Contemporaneamente padre e figlia si accorsero della presenza della donna, che sorrise loro e li guardò con amore; Mary fu la prima a scattare nella sua direzione sollevando le braccia per essere presa in braccio ed Abby si chinò per stringerla e sollevarla con una risata di gusto, baciando la sua piccola sulle guance. 
Dean si avvicinò con aria incredula afferrando Mary dalle sue braccia per non farle fare sforzi, ma Abby la trattenne e lo fulminò per qualche secondo con lo sguardo, per poi sorridere ed estrarre dalla sua tasca del suo vestito blu il certificato che le avessero rilasciato appena un'ora prima in ospedale. 
Sam si avvicinò al fratello per leggere insieme a lui, così come i due angeli, Isobel e Dan, e rimasero tutti sorpresi di leggere che Abby stesse bene e che non vi fosse più traccia di un distacco placentare. 
Il maggiore scosse la testa e sollevò lo sguardo verso di lei con aria confusa, assottigliando gli occhi. "No, non è possibile. Tu stavi male, soffrivi anche solamente a stare in piedi fino a ieri sera, e adesso prendi in braccio tua figlia di quindici chili come se fossero due grammi?!". 
"Va' a finire la colazione, ok amore?  Oggi faremo una lunghissima passeggiata al parco e niente scuola, va bene?" chiese Abby accennando un sorriso e coccolando il viso della figlia che urlò in preda alla felicità, e la fece scendere per osservarla tornare al tavolo. 
Abby sospirò e fece spallucce, guardando poi i presenti davanti a lei ad osservarla con aria stranita e confusa, e si limitò a fare spallucce. "Stanotte ho conosciuto Jack. Abbiamo parlato tanto, mi ha raccontato tutto quello che mi tenevate nascosto, come il fatto che ci sia un Principe Infernale a governare l'inferno. E poi Jack mi ha guarita. Voleva solamente rimediare perché se non fosse stato per la sua nascita, Kelly sarebbe viva e io non sarei mai finita in ospedale".
Istintivamente puntò gli occhi accusatori verso Dean che riconobbe le sue stesse parole e strinse la mascella, scuotendo la testa ed accennando un sorriso amaro iniziando a pensare che forse si sbagliava e che Jack fosse solamente il figlio di Lucifer; fece un passo avanti smettendo di pensare a Jack e concentrandosi solamente su Abby, avvolgendola in un grosso abbraccio e baciandole la tempia mentre pensava di essere davvero felice di riaverla a casa con sé. "Ciao ragazzina". 
Abby accennò un sorriso e ricambiò la stretta affondando il viso sul suo petto mentre sentiva le braccia di Dean avvicinarla quanto possibile a sé; la ragazza sollevò il viso sulla sua spalla destra di Dean, osservando Sam avvicinarsi di più a lei e abbracciandola anche lui, dandole un leggero bacio sulla testa mentre cercava di nascondere i suoi occhi lucidi, perché probabilmente anche lui si era davvero spaventato all'idea di perderla. 
E poi fu il turno dei due angeli, che la guardarono come se fosse un miracolo con le gambe e come se fosse la dimostrazione che il loro ragazzo fosse davvero buono, seguiti da Dan e da Isobel che la strinsero a loro con tutto l'amore che la famiglia potesse darle. 
"Dov'è Jack? Non ho avuto modo di ringraziarlo perché mi sono addormentata e stamattina era sparito.." sussurrò Abby alternando sguardo fra i presenti un sorriso sul volto. 
Per un lungo istante Dean la guardò osservando il suo viso nuovamente roseo e meno scavato, i suoi occhi più vispi e senza la traccia di uno dei dolori derivanti dai crampi che il distacco placentare le provocasse e che cercasse di nascondergli ogni volta che Dean fosse andata a trovarla, e sospirò felicemente mentre le sfiorava le guance con le dita. "Jack ieri sera se n'è andato, pensavamo che fosse stato rapito dagli angeli o dai demoni. Ma invece è stato tutta la notte da te, quindi dobbiamo solamente capire dove potrebbe essere andato adesso".



Molto prima di quanto si aspettasse, Abby fu costretta ad abbandonare le ricerche che i ragazzi stessero conducendo nella sala centrale: stava cercando disperatamente di rintracciare Jack, ma di lui sembrava essersi dissolta qualsiasi traccia.
Anael e Castiel erano presto spariti in una delle loro ricerche angeliche, sperando di trovare Jack attraversando ogni singolo centimetro della terra, ma non lo trovarono.
Iniziarono a pensare che Jack non si trovasse più su loro pianeta, ma nessuno lo disse ad Abby.
Preferirono continuare le ricerche e far finta di non averlo già capito, quando Abby si alzò dal tavolo e si scusò perché era davvero troppo stanca e non avrebbe retto a leggere anche solamente un'altra pagina dell'ennesimo libro.
Dean la osservò muoversi all'interno di quel vestito blu mentre i lunghi capelli mogano le ricadessero lungo le spalle, e pensò che quel giorno Abby splendesse con una bellezza micidiale.
La vide afferrare la manina di Mary, seduta qualche sedia più in là intenta a colorare uno dei suoi strambi disegni, e dire che sarebbero andate a riposare un po' in stanza, che volesse dire che avrebbe guardato qualche vecchio cartone mentre stringeva a sé Mary.
Dean la osservò con il cuore in gola che battesse fin troppo forte, riuscendo a sentire persino la sensazione delle farfalle nello stomaco dopo tutti quegli anni insieme.
E quando Abby posò gli occhi di lui, entrambi si guardarono in quel modo unico che li avrebbe sempre legati, e la donna colse il desiderio nel suo sguardo.
Abby sorrise quando fu vicino alla sua sedia e si chinò su di lui, baciandolo con dolcezza mentre sentiva il modo in cui Dean l'avesse avvicinata di più sfiorandole i fianchi.
Ricambiò il suo bacio e percepí la mano esile di Abby sfiorargli il petto ed arpionarsi alla sua camicia  per farlo più vicino, e sentí il cuore battere così forte che sarebbe potuto uscire dalla stanza e fare un giro per il bunker. 
"Così mi uccidi, ragazzina. Fa dormire Mary, ti raggiungo subito e..".
Un colpo di tosse da parte di Dan li fece voltare entrambi, che si resero conto di non essere da soli ed Abby sorrise imbarazzata, tornando a guardare Dean che maledisse il giorno in cui avesse aperto le porte del bunker agli altri.
Abby lo salutò con bacio a fior di labbra e Dean la guardò andare via, portando con sé la piccola Mary che le stringesse la mano.
La donna attraversò il lungo corridoio insieme a Mary, rispondendo alle domande che la bambina non smettesse mai di fare, fino a giungere alla camera che condividesse con Dean.
Abby si distese insieme a Mary ea strinse forte a sé, per poi leggere la figlia una parte di uno dei libri che più le piacessero, sentendo il respiro di Mary farsi sempre più pesante fino a quando la sentì crollare e sprofondare in un sonno profondo.
La madre sorrise felice e le carezzò i lunghi capelli biondi mentre la guardava con dolcezza e con immenso amore, mentre Mary riposava con la testolina poggiata sul suo petto.
Più la guardava e più Abby si innamorava della splendida figlia che lei e Dean avessero messo al mondo. 
La strinse più a sé incantandosi a guardare la sua bambina che respirava lentamente e che l'abbracciasse a sua volta.
Sfiorò il suo ventre, carezzando anche il suo secondo figlio che ancora crescesse dentro di lei e lo sentí muoversi piano, probabilmente perché anche lui stesse dormendo.
Abby sorrise ed osservò il grosso pancione che avesse al settimo mese e non riusciva neanche a pensare che ne occorressero ancora altri due prima di conoscerlo.
Si sentiva così elettrizzata e piena di speranza verso il futuro, investito da una grande positività che le faceva pensare che tutto sarebbe andato per il meglio.
Abby si mise più comoda e strinse Mary, afferrando il suo cellulare per ingannare un po' il tempo nell'attesa che davvero Dean terminasse le sue ricerche per stare un po' insieme a lei, e presto iniziò a scorrere fra gli ultimi messaggi ricevuti.
Trovò quelli di Dean, di Isobel, Silver.
E poi quelli di Edward.
Strinse le labbra in una smorfia pensando che fosse passato davvero molto tempo dall'ultima volta che avesse parlato con lui, e desiderò così tanto sentire la sua voce.
Sospirò sentendo il cuore battere più forte e si decise a pigiare con il dito sullo schermo per avviare la telefonata. 
Portò il telefono all'orecchio, udendo gli squilli susseguirsi uno dopo l'altro e presto Abby chiuse gli occhi con nervosismo mentre pensava che fosse venerdì sera e che probabilmente Edward fosse impegnato al locale. 
O forse era in compagnia di una ragazza.
Di chiunque non fosse lei.
Stava per riagganciare e spegnere il telefono riconoscendo di aver fatto un errore a fare quella chiamata, quando udí un forte chiacchiericcio proveniente dal telefono e la musica fare da sottofondo. "Rossa..". 
La donna accennò un sorriso e aprí gli occhi, ascoltando la sua voce calda e profonda che giunse alle sue orecchie con un tono preoccupato e dispiaciuto. "Ciao bartender". 
Sentí Edward ridacchiare dalla parte opposta del telefono e presto la confusione divenne notevolmente più bassa, segno che l'uomo si fosse allontanato dal bar affollato per poter svolgere la conversazione al meglio.
Si schiarí la gola e deglutí a fatica, stringendo la mascella e mordendosi le labbra con nervosissimo. "Come stai, Abby? Sam mi ha detto che non te la sei passata bene nell'ultimo periodo". 
"Da quando parli a Sam, invece di parlare a me? Ti avevo chiesto di non sparire". Abby aggrottò le sopracciglia e parlò con tono a metà tra l'essere infastidita e l'essere divertita, riflettendo sul fatto che da quando avessero distrutto la sede americana degli Uomini di Lettere, Edward non si fosse più fatto vivo neanche scrivendole un messaggio. 
Lo sentí sospirare dall'altra parte del telefono, per poi udire lo scatto tipico di un accendino ed Abby immaginò che Edward stesse iniziando a fumare uno dei sigari che gli piacessero tanto. "Non volevo essere d'intralcio alla tua famiglia, Abby".
"L'ultima volta che ho controllato, ne facevi parte anche tu".
Edward ascoltò il suo tono sincero e leggermente più basso mentre sputava fuori il fumo del suo sigaro, per poi sentirla sospirare rumorosamente. 
Si appoggiò alla porta del retro del locale e chiuse gli occhi qualche istante mentre continuava a fumare e rifletteva sulle sue parole, e poi scosse la testa sorridendo amaramente. "Io e Dean che facciamo parte della stessa famiglia? Riusciamo a malapena a far parte della stessa squadra".
Mary si mosse sulla madre e cambiò respiro, aggrappandosi di più al suo petto e voltando il viso dalla parte opposta per stare più comoda, e Abby accennò un sorriso più grande mentre le sfiorava il visino e la copriva al meglio. 
Sospirò e strinse il telefono un po' più vicino al volto, respirando lentamente e chiudendo gli occhi. "Già, eppure una cosa in comune ce l'avete: siete proprio due grandissimi testardi". 
"Si, e siamo tremendamente innamorati della stessa donna". 
Nel momento in cui lo disse, Edward chiuse gli occhi e scosse la testa sospirando piano mentre sentiva il silenzio dall'altra parte del telefono perdurare per qualche istante di troppo.
Senza dubbio quelle parole avevano avuto effetto su Abby: la facevano sentire tremendamente in colpa, perché sapeva che Edward provasse ancora dei forti sentimenti per lei, eppure non riusciva a lasciarlo andare completamente. 
Abby sospirò lentamente ed Edward ascoltò il suo respiro, cercando di decifrare i suoi pensieri, ma non si aspettò comunque quando la sentí parlare con un tono affranto. "Avrei voluto che ci fossi stato anche tu, quando ero in ospedale. Sono state quattro settimane difficili e ti avrei voluto lì, con me". 
"Me? Perchè proprio me?”.
"Perché sarei potuta morire e ho avuto paura: volevo almeno vederti un'ultima volta, nel caso in cui fossi morta". 
Ad ascoltare quelle parole, il cuore di Edward accelerò nel suo petto: solo Dio poteva sapere quanto avrebbe voluto essere presente per Abby in quel lungo periodo di degenza ospedaliera. 
Avrebbe voluto aiutarla, parlare con i medici, scoprire cosa ci fosse che non andava in prima persona; invece aveva creduto che la scelta migliore fosse quella di chiamare Sam ogni giorno, che lo informava sugli alti e bassi a cui Abby andava incontro giornalmente.
E gli faceva male non essere accanto a lei, non poter stringerle la mano ed esserle di conforto o semplicemente non poter guardare nei suoi occhi azzurri. 
"Ed, vieni a darmi una mano: c'è un delirio nel locale!". 
La voce di Andrew giunse alle orecchie di entrambi e Abby sorrise con amore nel ricordare quel ragazzo a cui volesse davvero molto bene, mentre Edward si voltò nella direzione del suono con aria infastidita e sospirò rumorosamente. 
"Stai lavorando: mi spiace di averti sottratto del tempo, Ed". La voce le tremò mentre parlava e si asciugava le guance rigate dalle lacrime scese al ricordo della paura che avesse provato in ospedale. 
"Aspetta Abby..". Edward alzò il tono della voce per richiamarla prima che chiudesse; avrebbe voluto dirle che il suo cuore fosse a pezzi all'idea di ciò che stesse passando e che avrebbe voluto passare quei momenti insieme a lei stringendole la mano perché sapeva che avesse avuto paura. Avrebbe voluto aggiungere tante cose, ma Edward sentì il cuore battere più forte nel petto mentre il dispiaceva albergava dentro di lui, così scosse la testa e sospirò. "Solamente.. Abbi cura di te, ok rossa?". 
Abby annuí come se Edward potesse vederla ed interpretare la sua risposta, ed allontanò il telefono chiudendo la chiamata e posando il telefono sul comodino.
Avvolse entrambe le braccia attorno al corpicino di sua figlia e si sforzò di chiudere gli occhi, stringendola più a sé mentre sperava di precipitare presto in un sonno profondo insieme a lei.
 
  
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