Crossover
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Autore: evil 65    27/04/2023    6 recensioni
Il Multiverso, così come lo conosciamo… non esiste più. In seguito ad un fenomeno distruttivo noto come Lo Scisma, un uomo misterioso che si fa chiamare il Maestro è riuscito creare una realtà completamente separata dalle altre, dov’è adorato come un dio onnipotente.
Apparentemente inarrestabile, il Maestro comanda col pugno di ferro questa nuova terra, chiamata "Battleground", nella quale vivono numerosi personaggi provenienti dai vari universi, tutti immemori delle loro vite precedenti.
Ogni storia ha il suo principio. E questa è la loro epopea...
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri | Personaggi: Anime/Manga, Film, Fumetti, Telefilm, Videogiochi
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccovi un nuovissimo capitolo, questa volta dedicato ai cattivi della storia! Vi auguriamo una buona lettura.



Capitolo 39 - La settimana infernale: Parte 2

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"Now I know you've been malicious,
Spiteful and a trifle vicious
It's no secret that you cheated and you've lied
And you've done some double dealing,
Scheming, swindling, and stealing
You're an amateur, but heaven knows, you've tried."


Charlie 2 - It Feels So Good To Be Bad


Per qualsiasi individuo inconsapevole della vera natura del sovrano di Battleground, la Sala dei Trofei del Maestro sarebbe sicuramente apparsa come un luogo pervaso da un’atmosfera mistica e gloriosa, proprio come colui che ne deteneva il monopolio.
Al suo interno, era possibile osservare reliquie di epoche e realtà ormai dimenticate, oggetti appartenuti ad alcuni dei più grandi guerrieri partoriti dal Multiverso, di mostri, eroi e tiranni in egual misura, esseri eccezionali che per nulla al mondo si sarebbero sottomessi alla volontà del Signore Supremo di Battleground.
Molti di loro erano stati valutati da quest’ultimo come potenziali reclute per la sua causa, prima di essere brutalmente annientati per la loro incapacità di collaborare con una forza più grande. Altri ancora erano stati semplicemente eliminati per diletto, oppure perché rappresentavano una potenziale minaccia alla nuova realtà creata dai resi della precedente.
Ormai, di quegli individui eccezionali restavano solo le reliquie che li avevano contraddistinti durante la loro vita, echi di mondi divorati dallo Scisma e da coloro che avevano dato il via al fenomeno. Il Maestro aveva scelto di conservarli per un dublice scopo: da una parte – come accadeva spesso con tiranni megalomani come lui – il poter osservare simili reliquie con la consapevolezza di averle sottratte ai loro precedenti proprietari, era sempre un modo piacevole per rammentare a se stessi la superiorità intrinseca della propria esistenza. D’altro canto, il Maestro sapeva che prima o poi simili artefatto avrebbero potuto fornirgli un vantaggio considerevole contro avversari particolarmente ostici, poiché era stato costretto a sacrificare molto del suo potere per proteggere Battleground dall’azione quasi inarrestabile dello Scisma.
Quel giorno, il Signore del Tempo si era recato nella sala proprio per questo scopo. Aveva lanciato una sfida a colui che era sempre stato il suo più pericoloso e accanito avversario… ecco perché voleva assicurarsi di presentarsi all’imminente battaglia il più preparato possibile.
La sala era davvero magnifica, spaziosa quanto un hangar areonatutico e immersa in una luce bluastra. Lungo le pareti e all’interno di teche in vetro spiccavano quelle stesse reliquie che per anni avevano svolto il semplice ruolo di ornamenti, salvo alcune che si erano guadagnate l’affetto del Signore del Tempo.
<< Vediamo un po’… prenderò sicuramente questo >> disse l’uomo, mentre estraeva una spada simile alla lancetta di un orologio, la stessa che aveva usato nel suo scontro con Auth e la sua piccola vampira.
L’arma proveniva dal mondo di Grugaloragran, una spada che rappresentava il concetto stesso di “Tempo” nella sua forma più distruttiva, quindi più che appropriata per un membro della sua specie. A quanto ricordava, era appartenuta ad uno Xelor di nome Nox, uno stregone Temporale che in quell’universo aveva cercato di sovvertire le leggi del tempo stesso per una qualche ragione strappalacrime che aveva già dimenticato.
Dopo averne afferrato l’elsa, il Maestro la fece roteare tra le dita e compì un paio di affondi di prova, poi la lasciò cadere in un sacco evocato dal nulla.
<< Oh, sì, proprio come lo ricordavo. E vediamo… anche questo! >> esclamò, mentre afferrava un libro nero dalla copertina in pelle.
Com’è che l’aveva chiamato Walter? Nano… Neo… Necronomicon! Ecco il nome che, a detta del suo socio e di Pennywise, aveva instillato il terrore nel cuore di moltissime realtà e dei suoi abitanti. Un vero e proprio concentrato di tutta la magia blasfema e contorta che ancora aleggiava negli spiragli di Battleground, invisibile a tutti coloro che non sapevano dove cercare… ma non al Maestro, la cui anima era parte intrinseca di questo universo in decadenza.
Dopo averlo infilato nel sacco, riprese a camminare.
<< E questo qui, e anche quest’altro… questo no >> sbuffò, mentre superava un anello dorato su cui spiccavano delle scritte in una lingua sconosciuta << E neanche questo. >>
Un guanto d’oro capace di eliminare metà della vita senziente con un semplice schiocco di dita sarebbe stato decisamente utile, ma sfortunatamente gli effetti delle Gemme dell’infinito che conteneva erano stati completamente annullati dalle conseguenze dello Scisma, la cui portata distruttiva era riuscita a cancellare completamente i concetti che rappresentavano. Ormai, tutto ciò che restava del Multiverso era Battleground… e il potere di quegli artefatti era diminuito di pari passo, diventando solo una minuscola parte della sua portata iniziale.
Gli occhi del Maestro continuarono a spaziare attorno alla sala, soffermandosi brevemente su una teca contenete sette sfere arancioni. A quanto rammentava, prima dello Scisma erano state in grado di esaudire qualsiasi – o quasi – desiderio, ma l’essere che avrebbero evocato per il rituale era morto durante la catastrofe. Forse era stato una Sfinge, oppure un dragone… niente di cui doveva preoccuparsi al momento.
<< No… Sì! >> esclamò, dopo aver notato un anello giallo che brillava vicino ad una specie di lanterna << Sì! >>
Lo prese in mano, sentendosi istantaneamente avvolgere da un’energia indomita.
Una fonte di potere influenzata direttamente dall’emozione che per molto tempo aveva fomentato nei cuori e nelle menti dei suoi sudditi… paura. Terrore e timore nella loro forma più pura, ulteriormente accresciuti dagli incubi diffusi da Pitch Black. Finalmente, sarebbe riuscito a metterli a buon uso.
<< Oh, sì! >>
Infine, il suo sguardo si posò su una sfera perfettamente lucida.
Facendo mente locale, ricordò che la sua proprietaria precedente – una certa strega dalla pelle verde – era solita usarla come una specie di televisore a distanza per poter osservare coloro che la interessavano, come una specie di stalker.
Nei primi anni di Battleground, il Maestro aveva provato ad usarla per rintracciare il Dottore, prima di scoprire che la portata dell’artefatto era limitata al pianeta su cui veniva usata.
<< Forse c’è spazio anche per questo >> borbottò, mentre la lasciava cadere nel sacco. Dopotutto, sarebbe stato piuttosto divertente poter osservare lo svolgersi della battaglia – o meglio, del massacro – da un punto in cui non sarebbe stato disturbato. Sicuramente anche i suoi sottoposti avrebbero apprezzato.
Batté ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Bene, direi che siamo pronti a muoverci >> commentò soddisfatto << Chiamiamo a raccolta la vecchia banda! >>
E dopo aver pronunciato tali parole, si smaterializzò dalla stanza in un turbinio di magia temporale.

* * * 

Darth Vader, Oscuro Signore dei Sith… era in conflitto.
Un’affermazione che – presa in un altro contesto
 – avrebbe certamente sorpreso qualsiasi membro dell’Impero o della Ribellione, considerato quanto fosse ben nota la sua fama di braccio destro del Maestro in persona, un titolo per cui molti avevano cominciato a considerarlo l’erede de facto dell’Impero, visto che il sovrano indiscusso di Battleground non aveva figli. Eppure, nonostante tutto il suo potere, nonostante la posizione che ricopriva sia in ambito militare che governativo… il Signore dei Sith era in conflitto, e tutto a causa dell’ultima conversazione avuto con Baelfire Royston, la sua progenie.
Malgrado nelle ultime ore avesse cercato con tutto se stesso di ignorare le parole del ragazzo, non poteva negare quanto avessero scosso la sua fiducia nell’uomo che lo aveva salvato da una vita di dolori e sofferenze.
Come ogni volta che si ritrovava a contemplare la propria lealtà nei confronti del Signore del Tempo, la mente di Vader tornò a ritroso nel tempo.

Rammentava assai bene il giorno in cui aveva incominciato il suo addestramento per diventare un Sith... il giorno in cui aveva conosciuto il Diavolo in persona, o la cosa più vicina all’archetipo del male nella sua forma più pura.
Era avvenuto alcune settimane dopo che il Maestro lo aveva salvato dalla sua prigionia.
Una volta nutrito e riposato a dovere, il Signore del Tempo lo aveva condotto nelle aride piane di un deserto fin troppo simile a Tatooine, cosa che all’inizio lo aveva terrorizzato. Temette che il Maestro lo avrebbe abbandonato agli schiavisti ancora una volta, ma invece i due si erano recati fino ad una piccola capanna in mezzo al nulla.
Una volta lì, il Maestro si era rivolto a lui con il suo classico sorriso tutto denti.
<< Stiamo per incontrare una persona molto speciale, Anakin >> gli disse il Signore del Tempo << Non farti ingannare dal suo aspetto. Oltre a me, è probabilmente l’individuo più pericoloso di tutto il Multiverso. >>
<< Allora perché dobbiamo incontrarlo? >> chiese il bambino, visibilmente spaventato all’idea di conoscere una persona del genere.
Il Signore del Tempo gli diede una pacca rassicurante sulla spalla.
<< Perché è anche il mio più stretto alleato >> rivelò << Qualcuno che svolgerà un ruolo fondamentale nei nostri piani... e nella tua prossima educazione. >>
E, detto questo, spinse gentilmente il bambino all’interno della catapecchia.
L’allegra musica di un pianoforte lo accolse, spingendolo a guardarsi intorno, meravigliato. Si trattava di un loggiato, praticamente vuoto, ad eccezione di un bar ricolmo di alcolici, alcuni tavoli e sedie sparsi qua e là, e un pianoforte avvolto nella penombra.
E proprio vicino a quello strumento… c’era un uomo apparentemente impegnato a suonarlo, girato di spalle. Sembrò attendere pazientemente che trovasse il coraggio di avvicinarsi, prima di girarsi lentamente grazie alla sedia, con un magnetico sorriso bianco e perfetto.
<< Ciao, cucciolo. >>
La voce di Walter Padick era dolce e melliflua come il miele. Sembrò scrutarlo appena, inclinando il capo con fare amichevole, e dopo qualche istante, profondamente contrito e dispiaciuto.
<< Oh, no, non avere paura. Non voglio farti del male >> dichiarò, in tono rassicurante << Al contrario, voglio aiutarti. >>
<< A… aiutarmi? >> ripeté Anakin, improvvisamente guardingo, pur animato da una sincera curiosità.
Quell’uomo sembrava... sbagliato, fu il primo termine che gli venne in mente. Era come se fosse circondato da una patina di olio color pece... come se fosse in più posti contemporaneamente, circondato da un velo di oscurità. Era molto diverso rispetto ai Jedi che aveva incontrato, luminosi come stelle al chiaro delle lune di Tatooine.
Un sorriso si dipinse nuovamente lungo il volto del suo interlocutore, anche se sembrava molto più simile ad un ghigno.
<< Be’, vedi, è una delle tante cose che so fare meglio, mio caro, dolce piccino. Aiutare quelli come te, poveri indifesi che non hanno nessun altro a cui potersi rivolgere. >>
Delicatamente gli pose due dita sotto il mento sollevandolo appena perché i loro sguardi si incrociassero. Anakin si vide riflesso in quei cristalli di ghiaccio, che però sembravano essere capaci di incenerirlo da un momento all’altro grazie all’intensità con cui lo scrutavano.
<< E tu... hai un grande potere. Sei sensibile alla Forza, uno dei tanti nomi con cui è chiamata l’energia che scorre nel multiverso. Essa... scorre potente dentro di te. Solo degli imbecilli tronfi e arroganti liquiderebbero tutto questo, per gettarti via come spazzatura. >>
Walter si ritrasse e si sollevò in piedi, passeggiando con falsa noncuranza attorno a lui.
<< Ma ahimè, come biasimarli del tutto? In fondo, non sono me. Io ho un certo talento per i giochi di magia. È così che riconosco subito i giovanotti promettenti. >>
<< Ed è esattamente la ragione per cui ho organizzato questo incontro >> si intromise il Maestro, entrando nella stanza e mettendo ambe le mani sulle spalle del ragazzo << Il signor Padick, qui, ha già avuto a che fare con persone con il tuo tipo di talento... anche se mai potenti quanto te. Hai bisogno di addestramento, caro Anakin! Per quello che dovremo fare, è necessario che tu impari a sfruttare quei doni che ti sono stati concessi dalla provvidenza. Padick ti insegnerà a farlo. >>
Il giovane ex schiavò guardò dubbioso il suo salvatore, prima che ogni esitazione venisse sostituita da rinnovata determinazione.
Se il Maestro si fidava di quest’uomo, allora poteva farlo anche lui. Inoltre... il Signore del Tempo gli aveva salvato la vita, e non solo. Il minimo che poteva fare era permettergli di coltivare i suoi poteri e dimostrarsi un’utile risorsa.
<< Cosa devo fare? >> chiese, rivolgendo ancora una volta all’Uomo in Nero.
<< Ogni cosa a suo tempo, mio caro >> replicò Walter << Il patto è questo. >>
Forse era uno scherzo della luce, ma al bambino parve che delle fiamme si fossero accese negli occhi del rinominato stregone.
<< Dovrai obbedire ad ogni mia richiesta, anche se potrà sembrarti dura, crudele e spietata. Perché questo sarà il solo modo in cui potrò forgiare il tuo potenziale. L’allenamento sarà faticoso, non privo di sofferenze e di sacrifici. Ma posso assicurarti che da tutto questo… tu rinascerai più forte che mai. Da te mi aspetto devozione, rispetto e collaborazione. >>
Anakin lo fissò, terrificato. Restò in silenzio per qualche istante, poi sussultò appena quando vide lo stregone scoppiare a ridere.
<< Ma dai! Cos’è quella faccia!? Non sono qui per sottoporti a torture, per l’amor del cielo! Sono qui per insegnarti a lasciarti completamente andare. Per non avere più catene, né impedimenti, né ostacoli. >>
Gli tese la mano, spalancando il suo palmo.
<< Tutto ciò che ti chiedo, come già detto, è la tua fedeltà. E una stretta di mano! >>
Anakin sbatté le palpebre, sorpreso dalla disinvoltura dell’uomo. Per certi versi, il suo modo di comportarsi gli ricordava molto quello del Maestro.
“Capisco perchè sono amici” rifletté, mentre arricciava la bocca in un sorriso nervoso.
Guardò un’ultima volta il suo salvatore, che lo incoraggiò con un cenno della testa. Poi, strinse la mano dell’Uomo in nero.

6 mesi dopo

<< Ti stai concentrando troppo, Anie. >>
La voce di Walter Padick giunse a metà fra la noia e l’impazienza.
<< Le pietre non si muoveranno solo perché tu lo vuoi. >>
In piedi, di fronte ad un cumulo di massi, il bambino strinse gli occhi, la fronte aggrottata e le labbra arricciate in un cipiglio.
<< Io... ci sto provando, signor Padick >> sibilò, mentre fletteva ulteriormente la mano destra, quasi sperasse che così facendo sarebbe riuscito ad afferrare l’enorme roccia.
<< Non ci stai provando abbastanza! >> sbottò Walter con voce acuta, in uno scatto di pura stizza.
Si accorse della propria veemenza e così prese un respiro profondo.
<< Voglio dire... >> replicò, in tono più ammorbidito << che non ti stai concentrando su ciò che dovresti. >>
Si avvicinò, poggiandogli una mano sulla spalla.
<< Usare il Lato Oscuro, anche solo in minima parte, significa fare appello alle tue passioni. La semplice forza di volontà e la brama di potere non bastano. Devi aggiungere... un po’ di piccante, alla tua portata. >>
Si picchiettò il mento, pensieroso.
<< Perché non provi ad immaginare che la roccia sia uno di quegli schifosi schiavisti? Pensa come sarebbe bello, farlo svolazzare, e poi sbattere di qua e di là come una marionetta. Non se lo sarebbero meritati, dopotutto? >>
Il corpo di Anakin sussultò. Subito, la mente del ragazzo venne invasa dai volti di coloro che lo avevano costretto ad una vita di servitù.
Ricordò il suo primo maestro, Gardulla The Hutt, che più e più volte gli aveva mostrato quanto una frusta potesse essere dolorosa. E poi rammentò Watto il todoriano, che mai una volta gli aveva permesso di dimenticare quanto la sua esistenza fosse insignificante rispetto agli altri abitanti di Tatooine. E poi Jabba... l’assassino di sua madre, e il mostro che lo aveva rinchiuso in quella gabbia.
All’improvviso, la mano del bambino cominciò a tremare, e così fece anche la roccia di fronte a lui.
<< Bene... >> Padick ridacchiò, a dir poco soddisfatto << bene... l’odio è ciò a cui devi aggrapparti. È il tuo più potente alleato! Abbraccialo! Lascia che ti attraversi! Il controllo ti limita. E se hai paura... bene! Lascia che ti domini e ti spinga a reagire con tutta la tua forza! Senti la rabbia che cresce! Lascia che divori! >>
E fu così che Anakin permise permise alla paura, la collera e l’odio d’impadronirsi di lui, per la prima volta.
La Forza vibrò sferzante, ringhiando e graffiando come una bestia impazzita. Si avvolse attorno alla roccia... e cominciò a "tirare"... no... a "sollevare"!
Il masso si alzò lentamente da terra, mentre il suolo crepava sotto i piedi del bambino.
Non poteva vederlo, ma un ghigno terrificante, dai denti affilati come rasoi, si era dipinto sulle labbra pallide del suo maestro, gli occhi ardenti come due fornaci infernali.
<< Notevole, mio apprendista >> commentò << davvero... notevole. >>

5 anni dopo
 
Anakin Skywalker sedeva sopra un’altura, circondato da rocce di varie dimensioni. Alcune poco più grandi della testa di un uomo, altre tanto pesanti da poter eguagliare una piccola astronave.
Fluttuavano attorno a lui come se non avessero peso, quasi pacifiche... al contrario degli occhi del giovane apprendista, assai diversi dalle pozze azzurre di un tempo. Ora sembravano quasi crateri vulcanici riempiti di lava, gialli e bordati di rosso.
<< Hai bisogno di qualcosa, Padick? >> chiese a un certo punto, senza nemmeno voltarsi.
Anche se non poteva vederlo, il giovane percepì chiaramente il sorrisetto che si formava sulle labbra del suo maestro.
<< Ormai, dopo tutto questi anni, Walter non è sufficiente? >> lo punzecchiò << In ogni caso... il Maestro mi ha chiesto di farti sapere che ha messo a punto un programma per aiutarti a passare, finalmente, alla tua prossima tappa. >>
Gli si teletrasportò davanti.
<< È tempo che impugni finalmente una spada laser, ragazzo mio. >>
Gli occhi del giovane Sith si spalancarono sorpresi.
Quasi inconsciamente, tirò fuori il regalo che il Maestro gli aveva fatto anni orsono, la prima volta che si erano incontrati nelle prigioni di Jabba: un cilindro argentato, la cui vera natura gli era stata spiegata poche settimane dopo dallo stesso Walter.
<< La mia spada laser >> sussurrò, sentendosi invadere dall’eccitazione. Finalmente, sarebbe passato alla fase successiva del suo addestramento.
Mentre le rocce tornavano a terra, si alzò in piedi e offrì al suo insegnante un inchino rispettoso.
<< Sono pronto. >>
Viaggiarono fino a raggiungere una struttura tecnologica sotto indicazione del Maestro stesso. Lì Padick lo condusse in un’ampia sala con pareti di vetro, da cui entrambi gli uomini avrebbero assistito alla prova.
<< Ho reclutato una promettente serie di giovani dai poteri sovrannaturali >> declamò il Maestro << Il tuo compito, be’... sarà quello di sopravvivere al loro assalto contro di te. >>
<< Ricorda il tuo addestramento, apprendista >> si limitò a dichiarare lo stregone, incrociando le braccia.
Pochi secondi dopo, una figura avanzò dall’ombra della sala. Era poco più bassa di Anakin, con il corpo avvolto in una tonaca e il volto coperto da una pallida maschera. Quando fu abbastanza vicino, il giovane Sith si rese conto che nella mano destra reggeva una spada laser.
Subito assunse una posizione difensiva, pronto per il combattimento imminente. L’addestramento con Walter gli aveva insegnato che non era mai una buona idea lanciarsi a capofitto in uno scontro senza prima testare le forze dell’avversario, motivo per cui avrebbe aspettato che fosse questi a fare la prima mossa.
I due rimasero immobili per quasi un minuto buono, la forza che vibrava tra loro come se carica di un’invisibile anticipazione. Poi… il guerriero mascherato balzo verso di lui, mulinando la sua arma.
Anakin fu rapido ad alzare la propria, e così entrambe le lame s’incontrarono in un turbinio di scintille, illuminando il campo di battaglia di un rosso acceso.
Il giovane Sith inarcò un sopracciglio. Chiunque fosse colui che stava combattendo, di certo non era al suo livello in termini di abilità con la spada, e anche la forza di cui era pregno sembrava solo una goccia nell’oceano sconfinato che lo avvolgeva da quando era un bambino.
Con una spinta telecinetica, allontanò l’avversario di qualche metro, poi restituì il colpo iniziale con un’intensità di gran lunga maggiore, costringendolo in difesa. 
Il resto dello scontro fu rapido quanto brutale. Ancora e ancora, le spade laser che si scontravano crearono una specie di contorta canzone, dipingendo il laboratorio di intensi bagliori vermigli. Ma nonostante i migliori sforzi del guerriero mascherato di resistere alla potenza di Anakin, fu questi ad avere la meglio.
Dopo averlo disarmato, usò la forza per costringerlo a terra e gli strappò la maschera con un movimento fluido della mano, rivelando il volto anonimo di una creatura aliena. Sembrava quasi umano, se non fosse stato per la pelle macchiata di rosso e nero… e analizzando i suoi lineamenti, il giovane Sith si rese conto che doveva trattarsi di un ragazzo, proprio come lui.
<< Arrenditi >> sussurrò freddamente Anakin, la spada puntata al volto del guerriero << Sei stato sconfitto. Non ha più senso lottare. >>
<< Starai scherzando, spero. >>
La voce dell’Uomo in nero troncò sul nascere qualsiasi possibile risposta del suo avversario.
<< Il tuo compito non è ancora terminato, apprendista. In effetti... devi proprio terminare lui. >>
Lo sguardo del giovane Sith scattò verso l’Uomo in Nero. Sul suo volto, si era dipinta un’espressione visibilmente incredula. Poi, tornò a guardare l’avversario caduto.
<< Io... non capisco >> disse, dopo qualche attimo di silenzio << Lui... è sconfitto e disarmato. Non ho alcun bisogno di terminarlo. >>
<< Ma che significa!? >> protestò il ragazzo << Questo non era negli accordi! Non ho firmato per... >>
<< Tagliati la lingua. >>
Era la prima volta in assoluto che vedeva all’opera i poteri di Walter Padick. E fu oltremodo spaventoso. Aveva detto solo una frase, declamato un ordine, uno soltanto... e sotto i suoi stessi occhi, il suo avversario aveva eseguito, sconvolto perché non aveva più il controllo del suo corpo, e poi dopo l’atto involontariamente compiuto, straziato dalle grida lancinanti di dolore.
<< Vedi, Anie, è così che funziona >> dichiarò l’oscuro stregone, mentre sorrideva affabile, forse sordo a quelle urla... o piuttosto, in genuino apprezzamento << È la legge suprema del Lato Oscuro. I deboli e gli sconfitti meritano la morte e la menomazione. E tu non sei debole come questo essere insignificante... giusto? >>
Non se lo stava immaginando. Gli occhi di Padick bruciavano davvero di fiamme infernali all’interno delle iridi glaciali, minacciosi e crudeli.
Anakin deglutì a fatica, sentendo il Lato Oscuro che turbinava attorno a lui, desideroso del sangue... e della morte di colui che aveva osato affrontarlo.
<< Ma... non dovrei >> borbottò, la lama che ancora indugiava sul volto del ragazzo, i cui occhi sembravano sul punto di schizzare fuori dalle orbite.
Walter ridacchiò. Una risata secca, sibilante, di puro scherno e derisione.
<< Uccidilo >> dichiarò senza mezzi termini, i denti serrati e i canini snudati, ben evidenti << Uccidilo ora. >>
Anakin chiuse gli occhi… e mosse la spada laser in un fluido movimento, decapitando l’avversario sconfitto.
La Forza vibrò attorno a lui, percuotendolo da capo a piedi. Per un attimo, gli sembrò di scorgere un viticcio nero che serpeggiava su di lui, ma forse si era trattato di un semplice miraggio.
Mentre il corpo del nemico cadeva a terra, dapprima provò disgusto… poi, si sentì avvolgere da un’euforia mai provata, come se l’Universo si stesse congratulando con lui per quell’empia azione.
<< Hai agito bene, apprendista >> dichiarò l’Uomo in nero, in tono solenne, con un sorriso compiaciuto << Per il futuro, vedi di tenerlo bene a mente. Non importa chi ti affronta o chi ti sfida. Nessuno dei tuoi avversari può essere lasciato in vita. Deboli o meno, la loro esistenza è una minaccia per te, dopo la loro sconfitta. Devono essere… eliminati, perché non rappresentino un futuro pericolo. Oh… e devi tenere a mente anche un’altra cosa. Uccidi… o sarai ucciso. >>
E quella era una lezione che Vader avrebbe tenuto bene a mente per i tempi avvenire.
 
10 anni dopo
 
Passarono altri cinque anni.
Anakin Skwalker era ormai diventato un uomo, e ben diverso dal ragazzino spaventato che il Maestro aveva trovato nelle celle di Jabba The Hutt. Andato era anche il più piccolo barlume d’innocenza rimasto dalla morte della madre, sostituito dall’odio, dalla rabbia… e da un insaziabile sete di potere, una fame che lo aveva spinto a migliorarsi ogni giorno per comprendere la Forza in tutte le sue forme, attraverso la sconfitta e l’uccisione di centinaia di avversari. Giovani Sith come lui, Jedi catturati da Walter o dal Maestro… tutti loro avevano trovato la morte per mano della sua lama.
Mentre meditava nelle sue stanze, una presenza familiare nella forza lo avvertì dell’arrivo di colui a cui doveva la sua lealtà. Aprendo gli occhi, si alzò in piedi e incontrò impassibile lo sguardo orgoglioso del Maestro.
<< È  arrivato il momento della tua iniziazione, Anakin. Ti senti pronto? >>
<< Lo sono >> rispose il giovane Sith, senza un momento di esitazione.
Il viso del Signore del Tempo si aprì nel suo classico sorriso tutto denti.
<< Oh, lo spero bene. Seguimi! >> ordinò, e Anakin fece proprio questo.
Inizialmente, si aspettava di essere condotto alla sala del trono che il Maestro aveva modellato nel ventre del pianeta, sebbene non vi fossero ancora sudditi che potessero rendergli omaggio. A detta di Walter, il Signore del Tempo lo aveva fatto per abituarsi alla sensazione di governare, ma il giovane Sith non ci aveva mai davvero creduto. Più probabilmente, era stato un gesto impulsivo o dettato dalla vanità, tratti che il Mestro non aveva mai cercato di nascondergli.
Con sua grande sorpresa, tuttavia, Anakin venne condotto in quella che aveva tutta l’aria di essere una gigantesca arena.
<< Qual è il significato di questo? >> domandò bruscamente, lo sguardo assottigliato.
Il sorriso del Maestro non vacillò di un millimetro.
<< Te l’ho detto, è il momento della tua iniziazione! O meglio… lo sarà non appena avrai superato l’ultimo ostacolo che si frappone tra te e la realizzazione di tutti i tuoi sogni. Considerala la tua prova del fuoco, amico mio! >>
Anakin inarcò un sopracciglio. Il significato dietro le parole dell’uomo gli fu subito chiaro.
<< Un ultimo test? >>
<< Un’ultima battaglia >> lo corresse il Maestro << Quella a cui abbiamo cercato di prepararti da quando ti ho preso sotto la mia ala. Ma attenzione! Colui che stai per affrontare ha ricevuto lo stesso addestramento. Per la prima volta, affronterai qualcuno che ha le tue stesse possibilità di vittoria. Niente più vantaggi, caro il mio piccolo Sith. Qui si punta in grande, cose serie e nonnulla! >>
La rabbia cominciò a crescere dentro l’ex schiavo. Non si era forse già dimostrato più e più volte una risorsa inestimabile? Non aveva eseguito ogni prova o missione alla lettera, senza mai sbagliare? Non aveva più volte dato prova del suo valore? Allora perché la sua ricompensa continuava ad essergli negata?
Strinse le mani in pugni serrati.
<< Perché? >> ringhiò << Mi hai promesso un posto al tuo fianco. La possibilità di essere il tuo braccio destro per ciò che verrà. >>
<< E su questo non ho mentito >> ribatté il Signore del Tempo, duramente << Ma non ho mai detto che saresti stato l’unico candidato, sai? Il Multiverso è davvero un posto vasto, Anakin. Pieno di infinite possibilità! E sai cosa le accomuna tutte? Qualcuno che porti sulle spalle i timori e l’odio della gente. La massima esaltazione del Male secondo gli occhi dei suoi abitanti! >>
Agitò la mano destra, materializzando il volto corazzato di una creatura sconosciuta, poi quello di un alieno grottesco, e infine un drago tricefalo.
<< Uno spirito divino che vuole schiavizzare le razze del suo mondo per creare un ordine perfetto… un titano pazzo che desidera salvare l’universo sacrificandone la metà… un dragone divoratore di mondi… sul serio, ce ne sono di tutti i gusti, forme e dimensioni! Ecco perché ho scelto te, Anakin. Tra tutti gli abitanti del tuo universo… solo tu avevi il potenziale di essere quello che mi serviva. Non un salvatore, non un eroe… ma qualcuno disposto a fare tutto ciò che è necessario per raggiungere i propri obbiettivi, al costo di essere considerato “il Male” dalle pecore. >>
Chiuse la mano, facendo scomparire le proiezioni, poi indicò il giovane Sith.
<< In te c'è molto più che un ragazzino desideroso di compiacere il suo salvatore. Non solo rabbia e dolore… ma ambizione, il desiderio di essere grande, l'ho sentito! E quando saprai dominare tutto questo… avrai un potere che solo io potrò superare. E oggi lo vedrà anche il resto del Multiverso. Perché tu, amico mio, hai un appuntamento con il destino! >> esclamò con tono estatico << Proprio come te, è nato e maturato nell’odio. Walter lo ha cresciuto negli ultimi quindici anni, animandolo da promesse di potere e grandezza! Un orfano nella tempesta… un sopravvissuto. >>
Puntò lo sguardo verso il lato opposto dell’arena, dove una delle porte lungo le mura aveva cominciato ad aprirsi. Ne fuoriuscì Walter, in compagnia di un uomo la cui età non doveva essere poi così lontana rispetto a quella di Anakin.
Aveva un viso piuttosto bello, pallido come neve appena caduta e coronato da folti capelli castani. Il suo corpo era interamente avvolto da una lunga tonaca nera, mentre ai piedi portava stivali in pelle di rettile.
<< E ora tu andrai da lui… e vi batterete, fino alla morte >> continuò il Maestro, posandogli una mano sulla spalla << La più grande sfida tra gladiatori nella storia del Multiverso. Il Male contro il Male. Il Signore Oscuro dei Sith… contro l’Oscuro Signore dei Maghi. Anakin Skywalker… contro Tom Riddle. >>
<< Riddle >> ripeté Anakin, pensieroso << è il mio sostituto? >>
Il Maestro scosse la testa.
<< Il tuo concorrente >> disse con un sorrisetto, gli occhi che gli brillavano << Chi vincerà tra voi avrà il diritto di sedere al mio fianco. Solo il meglio del meglio può assicurare la riuscita dei miei piani… e io lo voglio. >>
Anakin rimase in silenzio, mentre le parole del Signore del Tempo affondavano dentro di lui, mescolandosi ai pensieri contorti maturati nei cinque anni in cui aveva ucciso e massacrato chiunque si fosse messo sulla sua strada. E per quanto fosse arrabbiato… poteva ben comprendere le motivazioni che avevano spinto il Maestro a prendere una simile decisione.
In un Multiverso caotico, l’unico modo che una persona aveva per imporre una visione di ordine e pace… era attraverso il potere. E solo i più potenti avevano questo diritto.
Ma quel diritto non poteva essere dato. No… doveva essere guadagnato!
<< Allora vincerò >> disse, e così il Maestro battè ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< È quello che ha detto anche lui. Ma solo uno di voi uscirà vivo da quell’arena >> aggiunse << Ti auguro buona fortuna, ragazzo. Ne avrai bisogno. >>
E, detto questo, scomparve in un lampo bluastro, ricomparendo sugli spalti dell’arena assieme a Walter Padick. A quel punto, Anakin prese un lungo respiro e cominciò a dirigersi verso il suo avversario.
Una volta abbastanza vicino, si rese conto che i suoi occhi erano di un rosso intenso, come di sangue appena sgorgato da una gola tagliata. Erano piuttosto inquietanti, forse il frutto dell’oscuro addestramento a cui era stato sottoposto, proprio com’era successo alle pupille del giovane Sith.
Il Mago – così lo aveva definito il Maestro – lo scruto da capo a piedi con velato interesse.
<< E tu saresti colui che si frappone tra me e la conquista del potere assoluto? >> disse, il volto intonacato da un cipiglio visibilmente scontento << Un Babbano? Devo ammetterlo… sono abbastanza deluso. Da qualcuno come Randall Flagg mi sarei aspettato qualcosa di meglio. >>
Anakin non aveva la minima idea di cosa significasse il termine “Babbano”, ma dal modo in cui Riddle l’aveva pronunciato poteva benissimo trattarsi di un insulto. Conosceva invece il nome “Randall Flagg” uno dei numerosi alias di Walter Padick, a cui gli aveva accennato durante una delle loro conversazioni.
<< Presto scoprirai che le parole del tuo maestro erano tutt’altro che mal riposte, Tom Riddle >> ribatté minaccioso, mentre estraeva la sua fidata spada laser.
Uno lampo sembrò attraversare gli occhi del mago.
<< Tom Riddle era il nome di un bambino miope, inconsapevole delle meraviglie e possibilità offerte dal Multiverso >> disse sprezzante << Io sono Lord Voldemort… il mago più potente mai esistito. E presto, colui che metterà fine alla tua patetica esistenza, Anakin Skywalker. >>
<< Questo lo vedremo, usurpatore >> sibilò il giovane Sith << Ti conviene offrirmi una battaglia degna del mio tempo. >>
<< L’unica cosa che ti offrirò oggi sarà la morte >> sbuffò Voldemort, che ora reggeva nella mano destra un bastoncino dalla punta aguzza.
Anakin lo scrutò curiosamente. All’apparenza sembrava innocuo, ma poteva chiaramente percepire il potere emanato dall’oggetto… quasi fosse una creatura viva, fremente alla prospettiva di uno scontro.
La sua spada laser non era da meno. Nell’istante in cui la lama rossa fuoriuscì dall’elsa, canticchio in armonia con la Forza e cominciò a vibrare, desiderosa di sangue.
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Fu Voldemort colui che diede il via alla battaglia.
Con un movimento rapido del polso, il bastone che teneva nella mano sprigionò un raggio dorato che puntò dritto contro Anakin, più veloce di qualsiasi blaster a cui il giovane Sith fosse abituato. La Forza vibrò attorno a lui, avvertendolo del pericolo imminente, guidando il suo bracciò affinchè la spada laser intercettasse quell’attacco sconosciuto.
Nell’istante in cui l’incantesimo entrò in contatto con la lama scarlatta, tra i due combattenti si creò una specie di ponte luminoso, tanto inteso da costringere Anakin a socchiudere gli occhi. Scariche di natura apparentemente elettrica cominciarono a serpeggiare dal raggio, colpendo il terreno circostante e sollevando detriti.
Man mano che i secondi passarono, quei lampi sembrarono prendere vita come tante serpi, sollevandosi a mezz’aria e intrappolando il campo di battaglia in una pallida rete, bruciando qualsiasi cosa con cui entravano in contatto.
Nell’aria risuonò una sequenza di scoppi e rintocchi, mentre entrambi i combattenti mantenevano la posizione, inalterati dal fenomeno sovrannaturale che li circondava. Quando finalmente cessò, attorno a loro era rimasto solo un terreno color pece, completamente irriconoscibile rispetto a prima.
Questo era bastato per trasformare l’arena in una zona di guerra: un semplice attacco, e suo malgrado Anakin non potè che rimanerne impressionato.
<< Notevole >> borbottò, gli occhi che indugiavano sul bastone dell’avversario << Veramente notevole. Quale tipo di arma ti permette di manipolare la Forza in questo modo? >>
<< Non sto adoperando la tua cosiddetta “Forza”, stolto Babbano >> sogghignò l’uomo << Questa è magia, e io sono tra coloro che possono praticarla nella sua forma più pura e selvaggia. Non esiste potere mortale capace di contrastarla! >>
Le pupille di Anakin lampeggiarono appena.
<< Lo vedremo >> sussurrò freddamente, per poi allungare la mano destra. La conseguente onda telecinetica si lasciò dietro un sentiero di distruzione, scavando nel suolo e propagandosi come un ventaglio invisibile.
Voldemort agitò nuovamente la bacchetta, che questa volta evocò uno scudo argentato proprio di fronte alla sua esile figura. Quando l’attacco del Sith lo raggiunse, il contraccolpo fu tale da generare un GONG! tanto forte da costringerlo a coprirsi le orecchie, e questo fece vacillare il controllo sulla protezione.
Anakin scattò in avanti, rapido come un fulmine, la spada sguainata, i muscoli carichi della Forza che gli scorreva nelle vene. Calò la lama, infrangendo lo scudo… ma ecco che l’avversario scomparve in un turbinio delle vesti nere, comparendo proprio alle sue spalle.
Avvertendo il pericolo, il giovane Sith si voltò di scatto, intercettando un altro incantesimo.
Rosso e verde si scontrarono a mezz’aria, generando una potente onda d’urto. Le rocce attorno a loro si sollevarono brevemente, il terreno crepò sotto i loro piedi, l’aria divenne elettrica. Eppure… rimasero fermi, come statue, occhi gialli fissi in quelli rosso sangue dell’avversario, bloccati in un’apparente gara di volontà.
In quel breve attimo dell’esistenza – che uno spettatore esterno avrebbe probabilmente percepito come un paio di secondi – entrambe le loro menti cominciarono a lottare.
I pensieri di Anakin spinsero contro quelli dell’avversario, cercando di penetrare le sue difese e fare a pezzi ciò che si trovava al di là di quelle mura invisibili. Al contempo, Voldemort sussurrò Legillimens fornendo ulteriore potere al suo assalto e artigliando selvaggiamente gli impulsi neurali del Sith.
Presto, la vista di entrambi i combattenti venne invasa da scorci delle rispettive vite.
Anakin vide un giovane Tom Riddler mentre veniva deriso e tormentato da altri bambini, costretto a sottostare alle regole e alla crudeltà degli adulti che avrebbero dovuto proteggerlo. E vide anche il giorno in cui scoprì per la prima volta i suoi poteri, capendo che avrebbe potuto usarli per difendersi… no… per farla pagare a coloro che gli avevano fatto del male.
Scorse anche il suo primo incontro con il Maestro, avvenuto quando aveva soli undici anni. Lo sentì pronunciare parole così simili a quelle che aveva rivolto a lui quando lo aveva trovato nelle prigioni di Jabba, eppure non ne fu affatto infastidito. Aveva ormai fatto pace con la natura di questo scontro, così come sulle motivazioni che avevano spinto il Signore del Tempo a valutare un altro candidato alla sua causa. Lui voleva solo il meglio… ecco perché Anakin non si sarebbe lasciato sconfiggere, non da questo usurpatore!
Di fronte a lui, l’assalto mentale di Voldemort era riuscito ad aprire uno squarcio nelle difese dell’avversario. Non abbastanza da infrangerle, ma più che sufficiente per scorgere stralci del suo passato tormentato… così simile, eppure diverso, più crudele… ma anche pieno di amore, qualcosa che il mago non aveva mai sperimentato. L’amore di una madre per il proprio figlio… l’amore di Shmi Skywalker, che nelle notti gelide di Tatooine aveva confortato il giovane Sith subito dopo una percossa, o che aveva sempre cercato di rassicurarlo con la prospettiva di un futuro migliore.
Ad una simile vista, Voldemort non poté che provare rabbia… e disgusto.
<< Amore… un sentimento così futile >> ringhiò << Nient’altro che una sciocca illusione che i deboli raccontano a se stessi per giustificare un’esistenza priva di significato o scopo. Pensi davvero che tua madre ti amasse, Skywalker? Ah! Per lei non eri altro che una forma di conforto… un giocattolo con il quale dilettarsi per godere di una misera forma di controllo nella sua vita da schiava! >>
Le parole colpirono il Sith come una lama al cuore, facendolo vacillare.
La presa sulla lama vacillò, solo per un secondo… ma per Voldemort fu più che abbastanza. Piegando appena il braccio, manipolò l’incantesimo che teneva collegati i due avversari, tramutandolo in una gigantesca serpe di fuoco. La bestia ruggì e sibilò contro un Anakin visibilmente sorpreso, il quale evocò subito uno scudo telecinetico per contrastarla.
Il muso del costrutto fiammeggiante si abbattè con forza sulla protezione, incrinandola e spingendolo in ginocchio, mentre il mondo attorno a lui diventava un turbinio di vampate.
Il Sith non si lasciò intimidire e prese un respiro profondo, facendo appello alla Forza. Lentamente, si rimise in piedi, poi lasciò cadere lo scudo e menò un potente fendente con la spada laser, decapitando la bestia infuocata e disperdendola ai quattro venti.
Si voltò per riprendere l’assalto contro il suo avversario… ma Voldemort era sparito. Di lui sembrava non esserci alcuna traccia, almeno fino a quando la parola Crucio! non risuonò alle sue spalle.
Anakin non fu abbastanza rapido da intercettare l’attacco… e allora, per la prima volta dopo tanto tempo, provò dolore, il più grande mai sperimentato da quando era stato torturato nelle prigioni di Jabba.
Ogni singolo nervo del suo corpo cominciò a bruciare, come se fosse stato gettato in un fiume di lava. Nel mentre, sul viso di Voldemort si dipinse un sorriso tutto denti.
<< Questo incantesimo è di tuo gradimento, Skywalker? >> disse con tono beffardo << Si chiama Maledizione Cruciatus! Immagina il dolore più grande che tu abbia mai affrontato… immaginalo moltiplicato di almeno cento volte… e ora immagina che continui ancora e ancora, senza mai fermarsi, come se fossi costretto a sopportarlo per anni! >>
Quando il corpo del Sith cominciò a tremare, il ghigno dell’uomo divenne solo più pronunciato.
<< Oh, giusto! Non hai bisogno di immaginarlo… >>
L’urlo che uscì dalla bocca di Anakin fu disumano. Squarciò il momentaneo silenzio dell’arena come una spada senza peso, infrangendosi contro la voce dell’avversario con la forza di un treno in corsa. Ma non fu quello che spinse il mago a interrompere la sua beffa… bensì l’ondata telecinetica sprigionata dal corpo del Sith, così potente da inviare increspature fino agli spalti dell’arena e smuovere le vesti degli unici due spettatori presenti.
La terra tremò, si alzò e si sollevò come in preda ad un sisma, mentre una ragnatela di crepe si ramificava dai piedi dell’ex schiavo.
Questa volta, Voldemort non fu abbastanza rapido da evitare il contraccolpo e si sentì sbalzare indietro da una spinta invisibile. Sentì una o due ossa che si spezzavano dentro di lui, cadde a terra e rotolò per almeno una  trentina di metri, interrompendo la sua corsa solo quando colpì finalmente il muro opposto del colosseo.
Sputò sangue all’impatto e cadde in ginocchio, gli occhi fissi sull’avversario, fumanti di rabbia… e sorpresa in egual misura, perché mai prima d’ora aveva incontrato qualcuno capace di contrastare una maledizione Cruciatus in maniera così rapida e violenta.
<< Sciocco >> ringhiò Anakin, le pupille che ora parevano una coppia di fornaci << Un simile attacco avrebbe potuto funzionare su una mente più debole. Ma io… sono un Sith! E il dolore… mi rende solo più FORTE! >>
Balzò nuovamente verso l’avversario, il terreno dietro di lui ridotto ad una conca.
Voldemort ebbe giusto il tempo di evocare un altro scudo, ma la violenza dell’impatto risultante fu comunque sufficiente a farlo indietreggiare. Strinse i denti, e quando sollevò la testa non riuscì a trattenere un brivido all’espressione assolutamente furiosa che ora adornava i lineamenti di Skywalker, contorti come quelli di una bestia impazzita e desiderosa di sangue.
L’uomo calò la spada una seconda volta, e poi una terza, e ad ogni colpo il mago sentì i suoi piedi che affondavano sempre di più nel terreno. Stufo di questa deprecabile situazione, giunse le mani e le spalancò con un urlo grottesco, generando a sua volta una spinta telecinetica.
Anakin balzò in dietro, eppure rimase in piedi, il mantello che fluttuava alle sue spalle, le mani salde sulla spada laser. Poi, la puntò verso l’avversario, una condanna silenziosa per colui che aveva osato risvegliare gli incubi di un passato che aveva più volte cercato di dimenticare.
<< Facciamola finita… Riddle. >>
<< Sono d’accordo… Skywalker >> ringhiò Voldemort, sprigionando un altro incantesimo dalla bacchetta. Al contempo, Anakin scatenò una spinta telecinetica contro di lui, e i due attacchi s’incontrarono a mezz’aria con un’intensità ancora maggiore, proiettando detriti e pezzi di suolo verso la volta sovrastante.
Il cielo iniziò ad oscurarsi, animato dall’oscurità sprigionata da entrambi i combattenti. Lampi e scariche elettriche cominciarono a piovere sul campo di battaglia, sugli spalti, costringendo il Maestro a creare una cupola per evitare che lui e Walter rimanessero coinvolti.
Il fenomeno crebbe man mano d’intensità, e ben presto l’arena sprofondò in una canzone di tuoni e scoppi, mentre grandi sezioni degli spalti si sbriciolavano come polvere al vento.
Era una visione apocalittica… ma il Maestro la trovava bellissima, poiché testimonianza di due esseri che stavano dando il tutto per tutto con il solo obbiettivo di ricevere il SUO favore… la possibilità di sedere al fianco di colui che avrebbe governato ciò che restava della realtà.
Quando entrambi gli attacchi esplosero in un turbinio di scintille, il temporale era ormai diventato una tempesta in piena regola.
Fu allora che la battaglia tra queste due forze titaniche cominciò per davvero.
Centinaia di incantesimi cominciarono a volare dalla bacchetta di Voldemort. Alcuni silenziosi, altri animati da parole che Anakin non riusciva a comprendere, sebbene non ne avesse alcun bisogno. Dopotutto, non gli serviva comprenderne la natura per sapere che rappresentavano un pericolo.
Molti riuscì a bloccarne con la spada laser, altri li fermò con uno scudo telecinetico, mentre i restanti li evitò grazie alle sue prodigiose capacità fisiche, dando vita ad una specie di danza. Al contempo, cominciò a lanciare massi e frammenti di suolo contro l’avversario, ma questi si rivelò altrettanto abile, distruggendone la maggior parte e schivando i più grossi con l’aiuto del suo teletrasporto.
Lo scambio continuò per dieci minuti buoni, eppure nessuno dei due combattenti dava ancora segni di stanchezza.
A un certo punto, Voldemort sembrò tramutarsi in fumo e rimase sospeso a mezz’aria, la bacchetta sempre puntata contro l’avversario.
<< Avada Kedavra! >> urlò, e subito un raggio verde smeraldo scaturì dalla punta del costrutto.
La Forza urlò attorno ad Anakin come un neonato ferito. Fu uno strillo silenzioso, eppure risuonò dentro la mente del Sith con un’intensità scoraggiante, percuotendolo da capo a piedi.
Era come se l’incantesimo lanciato dall’avversario avesse aperto un taglio nella Forza stessa… come se fosse un affronto personale all’energia che permeava tutto il Multiverso. Un abominio, una caricatura grottesca dell’ordine naturale.
Per un momento, Anakin ne fu quasi spaventato… e poi disgustato, e fu proprio quella sensazione che gli permise di reagire in tempo.
Con un rapido movimento della mano destra, sollevò un grande masso davanti a lui e lasciò che intercettasse l’attacco, non volendo rischiare di avvicinarsi troppo. Non sapeva quale razza di incantesimo avesse usato l’avversario, ma era sicuro di una cosa: se fosse stato colpito… sarebbe morto.
Voldemort riapparve poco distante in un turbinio delle vesti, la bocca arricciata in un sorriso famelico.
<< Avada Ke… urgh! >>
Prima che potesse completare l’incantesimo, sentì una stretta invisibile avvinghiarsi alla sua gola, bloccandogli il respiro. Le parole che avrebbe dovuto pronunciare si tradussero in un grido strozzato, mentre i suoi occhi individuavano la mano sollevata di Anakin Skywalker, tesa verso di lui e con le dita leggermente piegate, come se stesse afferrando qualcosa di invisibile.
Il mago strinse i denti, intuendo quello che stava succedendo. Poco male, non aveva alcuna necessita di pronunciare parole per lanciare molti dei suoi incantesimi, e così inviò un comando silenzioso alla sua bacchetta.
Una scia di locuste volò verso Anakin, interrompendo la sua concentrazione e facendogli mollare la presa. Cominciò ad agitare la spada laser, tagliandone la maggior parte, eppure quegli insetti continuavano ad arrivare. 
<< Osi prenderti gioco di me?! >> sibilò Voldemort, questa volta puntando all’elsa della lama. Fu allora che accadde qualcosa che il giovane Sith non aveva previsto.
Un attimo prima, reggeva nella mano destra la sua fidata lama… e un attimo dopo, il corpo squamoso di una serpe dai denti aguzzi. La creatura sollevò la testa e sibilò verso di lui, le fauci aperte, con il chiaro intento di morderlo.
Gli occhi di Anakin si spalancarono come piatti, tuttavia fu abbastanza rapido da lasciare la presa sul rettile, il quale ricadde a terra con un tonfo. Ma anche allora, si lanciò contro di lui per addentargli la gamba, guidato dai desideri del suo evocatore, e costringendo il Sith a indietreggiare.
Una volta a distanza di sicurezza, l’uomo dovette rotolare di lato per evitare una palla di fuoco.
<< Muori! >> ringhiò Voldemort, mentre ne lanciava una seconda << Muori! Inchinati davanti alla morte! >>
<< Mai >> ribatté Anakin, evitando ogni colpo. Senza la sua spada laser aveva perso un considerevole vantaggio, ma non per questo era privo di difese o metodi per passare all’attacco. Con la Forza come sua alleata… non poteva fallire.
Dopo aver schivato l’ennesimo assalto, sollevò ambe le braccia. Massi e rocce di dimensioni variabili fluttuarono alle sue spalle, poi schizzarono verso l’avversario a gran velocità, unendo il loro scricchiolare all’orchestra di tuoni sovrastante.
Con un urlo rabbioso, Voldemort evocò un altro scudo di fronte a lui, ma allo scontrarsi con ogni detrito la protezione cominciò a cedere. Capendo che non sarebbe riuscito a resistere ancora a lungo, si teletrasportò dietro ad Anakin e tentò un attacco alle spalle.
<< Avada Kedavra! >> urlò ancora una volta. Troppo vicino per poter schivare l’incantesimo – e senza la possibilità di usare la spada laser per deviarlo – il giovane Sith sollevò ambe le mani e lo bloccò a mezz’aria, dando vita all’ennesima situazione di stallo.
Con i loro corpi avvolti da un bagliore verdastro, entrambi i combattenti sembravano non avere peso, come demoni eterei animati solo dalla volontà di ferirsi l’un l’altro. Quella che era cominciata come una battaglia per scegliere chi avrebbe accompagnato il Maestro nella sua crociata di conquista, si era ormai trasformata in uno scontro ideologico tra due dei poteri che per milioni di anni avevano plasmato il destino di innumerevoli universi: la Forza e la Magia.
<< Credevi davvero di potermi sconfiggere? >> sibilò Voldemort, mentre aumentava l’intensità della maledizione << Sei certamente un abile combattente, te lo concedo… ma senza la magia, non potrai mai davvero comprendere cosa sia il vero potere, sporco babbano! Morirai in questo mondo dimenticato, solo e senza alleati… ma rallegrati, perché avverrà per mano della Morte in persona! >>
I muscoli di Anakin cominciarono a cedere. Era come se la Forza si stesse ritraendo dall’incantesimo avversario… come se ne fosse stata bruciata, e presto non sarebbe più riuscita a contrastarlo.
La determinazione del giovane Sith venne meno.
Questa… era davvero la sua fine? Dopo tutto quello che aveva fatto per arrivare fino a questo punto, dopo tutte le vite che aveva preso e le sofferenze che aveva passato… sarebbe morto per mano di un nemico che aveva appena incontrato, un volto anonimo che avrebbe preso il suo posto al fianco del suo salvatore, cancellando il suo nome dalla faccia dall’esistenza?
No… non poteva permetterlo. Non poteva lasciarsi sconfiggere! Nessuno avrebbe più comandato il suo destino!
Sentì qualcosa farsi strada dentro di lui. Una presenza aliena, primordiale, animata dalla rabbia e dall’odio accumulati durante la battaglia. Era lui, eppure non lo era, come se fosse un’entità separata, ma comunque parte dello stesso corpo.
Scivolò silenziosa nella mente del giovane Sith, animata dal Lato Oscuro, selvaggio e indomito.
<< Potere >> sussurrò, mentre tornava a fissare l’avversario dritto nei suoi occhi scarlatti << Cosa ne sai tu… del vero potere? Ho visto mia madre morire quando ero solo un bambino… sono stato rinchiuso per settimane e costretto alla fame e alla sete… mi hanno picchiato ancora e ancora per dimostrarmi quanto ero impotente… ma io mi sono rialzato ogni volta. Sono sopravvissuto…  ho continuato a lottare! Ho sconfitto e ucciso tutti coloro che hanno cercato di riportarmi in quell’inferno! E sai come ci sono riuscito? >>
Quella sensazione sconosciuta continuò a farsi strada dentro di lui, risalendo attraverso le braccia, poi le mani… fino ad arrivare alla punta delle dita, ora illuminate da un debole bagliore bluastro.
<< Con… il mio… poteeeereeeeeeeee! >>
Un fulmine scaturì dalle falangi del giovane Sith.
Voldemort ebbe appena il tempo di spalancare gli occhi, prima che scariche di natura elettrica si avvinghiassero al suo corpo come centinaia di serpi, intrappolandolo in una paralizzante agonia.
Cominciò a tremare, in preda alle convulsioni, e presto perse la presa sulla bacchetta.
<< Illimitato… potereeeeeee! >> urlò Anakin, mentre lasciava che il Lato Oscuro riversasse tutta la sua collera sull’avversario, le cui urla agonizzanti riecheggiarono per tutta l’arena.
Il fulmine crebbe man mano d’intensità, unendosi a quelli generati dalla tempesta. Al contempo, la pelle dell’avversario cominciò a staccarsi pezzo per pezzo, trasformandosi in cenere vagante.
Una luce azzurra – più intensa di qualsiasi lampo – avvolse l’arena in un bagliore accecante, tanto da costringere il Maestro e Walter a coprirsi gli occhi. Quando si dissipò, del corpo di Lord Voldemort, conosciuto come Tom Riddle… era rimasta solo una macchia nera sul suolo del colosso.
Poco distante, la spada laser di Anakin tornò alla sua forma originale, mentre il giovane Sith cadeva in ginocchio, ansimante. I suoi occhi tornarono di un intenso blu cielo, la rabbia ormai sostituita da un sentimento di vittoria e rivalsa. Lui… aveva superato la prova. Era riuscito a sconfiggere il suo avversario, dimostrandosi degno di sedere al fianco del Maestro.
Questi cominciò a battere sonoramente le mani.
<< Bene, Anakin >> disse, mentre si teletrasportava accanto a lui << Sei stato davvero bravo. Non sei d’accordo, Walter? >>
<< Oh, altroché, amico mio >> sogghignò il mago, comparendo alla sinistra del Signore del Tempo << è stata certamente una battaglia per i posteri. Un peccato che il giovane Riddle abbia perso, era un ragazzo così promettente! Ma non si può fare una frittata senza rompere qualche uovo. >>
<< O in questo caso, dei camion interi pieni di uova >> aggiunse il Mestro, ed entrambi scoppiarono a ridere.
Ma Anakin rimase in silenzio, ancora troppo stanco anche solo per parlare. Questa era stata certamente la battaglia più dura che avesse mai affrontato, la sua “prova del fuoco” come l’aveva definita il futuro dominatore del Multiverso, e proprio come aveva detto ne era uscito… cambiato.
Nel suo corpo indugiava ancora quella presenza misteriosa, come se ora lo stesse condividendo con qualcun altro. Inizialmente ne fu spaventato, ma anche incuriosito, poiché grazie al suo aiuto era riuscito a ribaltare una situazione altrimenti disperata.
<< Ho un regalo per te >> disse il Maestro, distogliendolo dal suo rimuginare.
Il Signore del Tempo allungò una mano, e nel suo palmo comparve un oggetto dall’aspetto inquietante.
Anakin lo scrutò curiosamente. Sembrava quasi… un teschio, nero come una notte senza stelle. Aveva un paio di lenti del colore del sangue, nonché un apparato respiratorio, e da questi elementi capì di cosa si trattasse.
Lo afferrò esitante e se lo rigirò tra le mani, poi tornò a guardare il Maestro.
<< Vuoi che indossi una maschera? >> domandò perplesso, intuendo i pensieri dell’uomo. Questi gli sorrise in un modo fin troppo consapevole.
<< Serve un dettaglio memorabile in ogni storia >> ridacchiò, come se stesse raccontando una barzelletta che solo lui poteva capire << E fidati di me, ragazzo mio: questo ti renderà immortale. >>
Anakin guardò ancora una volta la maschera. Sembrava chiamarlo a sé, come se il solo tenerla tra le mani fosse… giusto, ciò a cui era destinato da tutta una vita.
La Forza eccheggiò alle parole del Maestro, dando la sua tacita approvazione. A quel punto, il giovane Sith provò l’inconscio desiderio d’indossarla, e così fece.
Il mondo attorno a lui divenne rosso, mentre il sorriso del Maestro divenne solo più accentuato.
<< Non sarai più conosciuto solo come Anakin Skywalker, ex schiavo di Tatooine >> sussurrò, una mano posata sulla fronte metallica della maschera << D’ora in avanti, la gente imparerà a temerti… così come imparerà a temere il nome di Darth Vader, Secondo in Comando dell’Impero! >>


Una spinta improvvisa nella forza lo riportò alla realtà.
Aprì gli occhi, mentre la presenza familiare del Maestro si faceva strada nelle sinapsi del suo cervello.
<< Lord Vader >> lo salutò la voce del Signore del Tempo << Ho bisogno che tu mi raggiunga all’impianto di Eaudu. Credo che sia finalmente arrivato il momento di fare buon uso del nostro progetto. >>
<< Molto bene >> rispose l’Oscuro Signore, con il suo solito tono di voce calmo e impassibile.
Non vedeva l’ora di poter parlare di persona con il tiranno. Dopotutto… aveva molte domande da fargli.

* * *

Solitamente, Lord Shen ponderava sempre ogni decisione prima di agire. La riflessione e la manipolazione erano gli strumenti che sfruttava pur di ottenere ciò che voleva.
Recarsi alla magione Royston di Gongmen, da lui sequestrata per poi impossessarsene, sarebbe stato un ottimo modo per trovare più arsenale psicologico con cui abbattere Baelfire quando, certamente, avrebbero avuto modo di scontrarsi durante l’imminente battaglia.
Almeno, questo era ciò che continuava a ripetersi, mentre si aggirava - del tutto simile ad un fantasma per via del candore dei suoi lunghi abiti e capelli svolazzanti - fra le varie stanze della magione. Ma dentro di sé, sapeva di stare in realtà seguendo una specie di impulso, una spinta a curiosare, esplorare, come a cercare di violare con la sua stessa presenza la casa dell’assassinato Logan Royston e insultare la sua memoria.
Si rese conto di aver raggiunto proprio la sua camera quando scorse le foto elegantemente sistemate nel ripiano sopra un caminetto. Raffiguravano il marchese e il moccioso insieme, in varie fasi della loro vita.
Shen non poté fare a meno di stupirsi quanto Royston fosse giovane, quando aveva ormai deciso di accollarsi quella peste. Ma forse la cosa che più lo disturbava in realtà era vedere quell’odiosa espressione sempre così gioiosamente felice.
Non riusciva a guardarla. Gli veniva da vomitare. Subito si prodigò per accendere il caminetto, quasi con urgenza, e provò sollievo istantaneo a gettare dentro al fuoco tutte le cornici che riusciva ad afferrare, alimentando le fiamme.
“Che peccato. Erano delle belle foto.”
Shen Feng guardò il grande specchio posto sull’anta dell’armadio con la coda nell’occhio. Lada sembrava un’ombra sfocata mentre se ne stava ritta in piedi nel riflesso.
<< Erano solamente un cumulo di menzogne, una stupida pantomima inaccettabile >> le rispose, stizzito << Che sei venuta a fare qui? >>
“Non volevo perdermi il macabro commiato che stai dando al marchese Royston.”
<< Commiato!? Commiato!? Sto sputando sulla sua memoria, ingenua sentimentalista! È ciò che si merita per essersi messo in mezzo come uno stolto! >>
“Sei certo che sia stato Royston, lo stolto? Hai ucciso un uomo che negli ultimi suoi istanti di vita, piuttosto che di se stesso, si è preoccupato per te, Shen. Non puoi negare che questo ti abbia destabilizzato.”
<< Stronzate! >> ringhiò lui, mettendo su un ghigno sghembo << È stato un sacrificio futile, quando la vita di suo figlio è la mia ricompensa! >>
“E solo allora sarai pienamente soddisfatto? La morte di Baelfire e la sua distruzione morale finalmente ti farà sentire meglio?”
Il governatore socchiuse gli occhi con un sorrisetto. << È un inizio. Potrei convertire questa magione in una prigione, non credi? >>
Gli occhi della vampira si velarono di severità. “La coppa che hai deciso di riempire non ha fondo.” Le labbra le tremarono. “Ti prego. È il momento di porre fine a questa pazzia.”
<< Perché diamine dovrei farlo!? >>
“Almeno io riposerei in pace.”
Feng assottigliò lo sguardo. << Tu… mi odiavi. Lo capisci? >> La fissò con sprezzo e rammarico. << Mi hai fatto un torto… e io vi porrò rimedio. >>
“Ti amavo. Ti amavo così tanto… che il rimorso è rimasto con me per sempre.”
Shen fissò le fiamme che ardevano. << I morti esistono nel passato. Ed io devo tendere al futuro. >>
“Eppure io sono qui. Non me ne sono mai andata davvero.”
<< Ah, ma come sono fortunato! Peccato che invece tu l’abbia fatto quando hai deciso di sposare il potere e non me! >>
“Guardami in faccia… e giurami che non avresti fatto la stessa cosa. Giurami che mi avresti sposata senza cercare di scavalcarmi per dominare su tutto indiscriminatamente.”
Shen la guardò dritto nel riflesso… e fu costretto ad abbassare il capo. Lanciò un grido di frustrazione, ed afferrò uno dei cuscini del letto a baldacchino, gettandolo nel fuoco.
“Non sono migliore di te. Siamo stati entrambi in errore. Avremo dovuto essere sinceri, vulnerabili l’uno con l’altra. Abbiamo sbagliato, e così alla fine, niente fra noi ha funzionato. Ma così è la vita. Commetti degli errori imperdonabili, a cui non c’è altro rimedio se non prendere esempio e andare avanti. Perché non puoi fare la stessa cosa, Shen? Perché non puoi lasciarmi andare?”
<< Perché il ragazzo è vivo >> sibilò l’imperatore, gli occhi che fiammeggiavano << Tu sei viva! Deve morire! Solo così finalmente mi libererò di te! >>
Si irrigidì quando gli occhi della vampira si fecero gelidi, implacabili, giudicanti.
“Mio figlio non è me. E tu lo sai. Ma ti aggrappi ancora a lui, perché ti aggrappi ancora a me, nella maniera più perversa che tu possa fare. Potevi liberarti du me da molto prima che nascesse lui. Ma non hai voluto farlo. Hai preferito crogiolarti nel dominare tutto ciò che avevi tra le grinfie con la paura. Così avrebbero saputo come ti sentissi tu: solo e spaventato.”
<< Non avevo alternativa! >> Shen sentì i singhiozzi risalirgli lungo la gola. << Non avevo nessuno, Lada! Non ho mai avuto nessuno, a parte te. Ma tu hai deciso di lasciarmi! Fidarsi è da sciocchi! La paura è l’unica via affidabile! >>
“Perfino questo, dopo oggi, sai che non è vero. Tu sai che io ti ho amato, Shen. Davvero.”
Lacrime impetuose sgorgarono da tutti e due gli occhi della Fenice Bianca. Lanciò un urlo e sferrò un pugno verso lo specchio, frantumandolo in mille pezzi. Le schegge volarono da ogni parte, lasciandogli un lungo taglio lungo la mano, ma non gli importava: si crogiolò in quel dolore e crollò sulle ginocchia, scoppiando a piangere a dirotto, coprendosi il volto come se non osasse neppure farsi vedere da se stesso.
Eppure sbirciò attraverso le dita e si vide sporco del suo stesso sangue attraverso uno dei frammenti di specchio, si vide riflesso nei vetri frantumati, e seppe con certezza che non erano l’unica cosa spezzata in quella stanza.
Ringhiò e si strofinò la faccia, col solo risultato di trasformarla in un connubio infernale di macchie rosse. Provò l’impulso irrefrenabile di graffiarla, di smembrarla, sì, così poteva porre fine a tutto, così poteva sparire, così non doveva più pensare a nulla…
Gridò quando sentì i propri stessi artigli bucargli la pelle del volto perché lui li aveva conficcati, ma nemmeno questo importava… sarebbe passato... bastava un istante, doveva solo tenderli, doveva solo distruggere, distruggere come aveva sempre fatto...
Poi, ad un tratto… udì un bip. Proveniva dalle sue tasche.
Era il suo comunicatore. C’era un messaggio del Maestro.
“No, non farlo, ti prego…” Metà del volto di Logan Royston, supplicante, apparve nella scheggia sporca del sangue dell’albino “Lo sai che il ragazzo dice il vero. Lui ha mentito. Ha mentito su tutto. Ha mentito su di lei. Lascia perdere. Scappa. Vattene. Abbandona tutto e salva la tua anima finché puoi.”
<< STA’ ZITTO! SEI MORTO! >> tuonò Shen, più fuori di sé di quanto già non fosse, afferrando il vetro e scagliandolo dall’altra parte della stanza perché si riducesse in pezzi più piccoli << DEVI RESTARE MORTO! >>
Eppure, esitò. Rimase per qualche istante rannicchiato e fermo. Se fosse rimasto lì, chi l’avrebbe mai trovato? Chi avrebbe mai sospettato? Poteva sparire davvero. Non sentire più nulla. Aveva tanti modi con cui farlo. A chi sarebbe mai importato?
Un altro bip. Non aveva visualizzato. Non ancora. E questo era già grave. Doveva sempre essere pronto a rispondere. Non c’erano scuse col Maestro. Mai. Neanche uno sconto.
Bastava un singolo suono, per ricordargli il collo stretto attorno ad un guinzaglio. Raccolse l’oggetto e uscì dalla stanza, senza una parola. Senza formulare nemmeno un pensiero. Per oggi, si era compromesso abbastanza.

Quando finalmente fu nelle sue stanze e accettò la chiamata, il volto scontento del Maestro si materializzò di fronte a lui, prima di assumere un cipiglio sorpreso.
<< Tutto bene, vecchio mio? Hai una faccia da far paura. >>
Shen si irrigidì. Evidentemente, tutto il trucco che si era applicato addosso per nascondere i tagli che lui stesso si era fatto non bastavano a nascondere l’orrore passato prima di accogliere il suo Signore. Doveva apparire comunque smorto, svuotato e stanco.
<< Ho avuto… problemi col caminetto >> rispose, esausto perfino per trovare una scusa migliore.
Il Signore del Tempo inarcò un curioso sopracciglio.
<< Capisco >> borbottò l’uomo, apparentemente pensieroso << Be', suppongo che certe sventurate situazioni capitino anche ai migliori. Ma credo proprio di avere qualcosa che ti tirerà su di morale! >>
Shen corrucciò la fronte, perplesso – e un po’ preoccupato
 – dalla scelta di parole del sovrano.
<< Ovvero? >>
<< Sarebbe meglio discuterne di persona. Non vorrei che qualche intercettatore della Ribellione riuscisse a mettere le mani su informazioni tanto confidenziali. >>
Il Governatore sospirò mentalmente. In tutta sincerità, voleva solo tornare nelle sue stanze e concedersi una meritata giornata di riposo… ma di certo non poteva contestare un ordine diretto del Maestro in persona.
<< Prenderò subito una navetta per la capitale… >>
<< In quello stato? >> lo interruppe il Signore del Tempo, scuotendo la testa << Non se ne parla! Che razza di sovrano sarei se permettessi ai miei sottoposti di viaggiare in simili condizioni? Non uno molto buono, te lo dico! Ecco, lascia che ti dia una mano. >>
E prima che Shen potesse anche solo aprire bocca, la trasmissione cessò in un crepitio dell’holoproiettore. Seguì un bagliore azzurro alle spalle dell’uomo, e questi non ebbe bisogno di voltarsi per sapere chi si fosse appena teletrasportato nel suo palazzo.
<< Ciao! >> esclamò il Maestro con quel suo tono gioviale, e subito l'albino si lasciò cadere in ginocchio.
<< Mio signore >> borbottò rispettosamente << è sempre un onore averla qui a Gongmen… >>
<< Sì, sì, un onore e un privilegio >> sbuffò il Signore del Tempo, agitando una mano con fare sprezzante  << Per la miseria, Shen. Apprezzo le lusinghe quanto qualsiasi altro dittatore, ma ormai io e te ci conosciamo da abbastanza tempo da poter lasciar perdere simili formalità. Dopotutto, sei tra i miei uomini migliori, sai? Anche se negli ultimi tempi il tuo operato non è stato privo di scivoloni. >>
La schiena del Governatore venne attraversata da un brivido di inquietudine. Non gli serviva essere un lettore mentale come Vader per intuire il significato nascosto dietro alle parole del Maestro.
<< Non era mia intenzione deludervi. >>
<< Ma lo hai fatto comunque, Shen >> ribatté il tiranno, con un tono di voce molto più freddo rispetto a prima << Ancora e ancora, ogni volta che quel ragazzo era coinvolto. Gli hai permesso di entrarti in testa, amico mio. Di avvelenare il tuo buon senso! Proprio come Lada fece molti anni fa. >>
Lo indicò imperiosamente, e a quel punto Shen non riuscì a frenare l’ondata di vergogna che cominciò a impadronirsi di lui.
Non poteva negare le parole del tiranno. Per troppo tempo aveva lasciato che le sue ossessioni avessero la meglio sul buonsenso. In numerose occasioni aveva avuto la possibilità di uccidere quella peste fastidiosa, ma ogni volta aveva permesso al suo desiderio di vendetta di guidare le proprie azioni, scegliendo di promulgare il suo dolore anziché eliminare la minaccia seduta stante. Eppure, quando finalmente era stato sul punto di rimediare… proprio il suo signore gli aveva ordinato di fermarsi.
Il Maestro lo fissò in silenzio per quasi un minuto buono, poi recuperò il suo sorriso cordiale.
<< Ma come ho detto, non sono qui per rimproverarti, bensì per darti la possibilità di ripulire il tuo nome una volta per tutte. Consideralo un regalo per tutti gli anni di fedele servizio? >>
Allungò una mano e la tenne sospesa di fronte a Shen. Il governatore la guardò perplesso per qualche secondo, prima di rendersi conto che l’uomo voleva che lui l’afferrasse… e così fece.
Subito, il mondo attorno a loro divenne un turbinio di vene azzurre. Come tutti i membri della cerchia ristretta del Maestro, anche Shen era ormai abituato all’insolito modo di viaggiare del tiranno, motivo per cui riuscì a resistere senza troppi problemi all’improvviso impulso di vomitare.
Quando il teletrasporto ebbe fine, entrambi si ritrovarono in quello che aveva tutta l’aria di essere un gigantesco hangar, con un soffitto che si elevava verso l’alto per almeno una trentina di metri. Per qualunque cosa fosse stato progettato, doveva essere piuttosto grossa.
<< Luci! >> esclamò il Maestro, ed ecco che l’hangar venne illuminato da cima a fondo, rivelando ciò che nascondeva: enormi macchine quadrupedi simili a giganteschi cammelli, tanto alti da poter quasi toccare il soffitto.
Gli occhi di Lord Shen si spalancarono come piatti, mentre osservava con precisione chirurgica quei prodigi meccanici.
In tutti i suoi anni passati al servizio del Maestro, non ricordava di averli mai visti. Per quanto il loro aspetto fosse insolito, sembravano più che capaci di eliminare qualsiasi potenziale veicolo o costrutto meccanico terreste.
<< Che cosa sono? >> domandò meravigliato.
Il sorriso sul volto del Maestro divenne predatorio.
<< L’ultima trovata di quei cervelloni che lavorano per Salem, ricavata dai progetti incompleti di una galassia lontana lontana >> rivelò mellifluo << Si chiamano AT-AT… o quadropodi imperiali, per chi non apprezza gli acronimi. Una singola unità possiede la potenzia di fuoco di almeno una decina di carri armati imperiali, ma la resistenza di una corazzata! Idealmente, solo cinque esemplari sarebbero più che capaci di annientare un intero esercito. >>
<< Ne avevo sentito parlare. Sembrano delle armi davvero prodigiose. >>
<< Oh, altroché! E voglio che sia tu a guidarle, durante la nostra battaglia decisiva per i cuori e le menti di Battleground. >>
Lo sguardo sorpreso dell'albino scattò istantaneamente sul tiranno.
<< Io, mio signore? Ma… non ho mai guidato un assalto di questa portata. >>
<< Ma sei comunque addestrato nell’arte della guerra, sì? >> ribatté il Maestro, con tono fin troppo innocente << E hai competenza militare da vendere, sebbene non sia mai stata messa in pratica dal tuo arrivo a Battleground. >>
Shen esitò a rispondere, ma dopo qualche secondo annuì docilmente. << È così. >>
<< Allora è deciso! >> disse il Signore del Tempo, con un tono che non ammetteva repliche << Ti fornirò tutte le unità che siamo riusciti a fabbricare fino ad ora e le guiderai in battaglia contro l’esercito ribelle. Eliminerai le loro forze più consistenti e permetterai alla nostra fanteria di finire il lavoro.  >>
Il Governatore abbassò la testa in rispettosa sottomissione, ma internamente non era mai stato così preoccupato per la propria posizione. Ciò che il Maestro gli stava offrendo era davvero una possibilità di rimediare ai propri errori… oppure, il Signore del Tempo lo stava conducendo in prima linea come un agnello sacrificale, con la consapevolezza che non sarebbe sopravvissuto alla bolgia?
Scosse la testa per liberarsi da simili – pericolosi – pensieri. Il Maestro aveva ancora bisogno di lui per controllare almeno un terzo del pianeta Terra, e ucciderlo non avrebbe certo giovato alla sua guerra con la Ribellione.
Lo stava mandando in battaglia solo perché aveva fiducia nelle sue capacità… niente di più, niente di meno. E anche in caso contrario, Shen sarebbe stato più che felice di superare le aspettative del tiranno, come aveva già fatto in numerose occasioni.
Rinvigorito da tale prospettiva, cominciò a incamminarsi verso i quadropodi per poterli esplorare a fondo.
<< Ah, un’ultima cosa, Governatore >> disse il Maestro, richiamando la sua attenzione << Nel caso dovessi imbatterti nel ragazzo durante la battaglia… non ucciderlo. Ho ancora dei progetti per quella sua testolina verdognola. >>
Nell’istante in cui il Signore del Tempo pronunciò tali parole, ogni dubbio nella mente dell'albino venne sostituito da una rabbia indomita.
Anche dopo tutto quello che era successo… anche dopo che quel maledetto passero aveva sputato sulla generosa proposta del suo signore… egli avrebbe comunque ricevuto un trattamento di favore e un lasciapassare gratuito per la propria sopravvivenza?!
<< Ma… >>
<< Niente ma >> lo interruppe il tiranno, freddamente << Voglio che Baelfire Royston sopravviva alla battaglia. Non per forza illeso, ma il suo cuore dovrà continuare a battere. Sono stato chiaro? >>
“Fin troppo!” avrebbe voluto urlargli il governatore, desideroso come non mai di poter mettere finalmente la parola fine a quell'intrigante d'un moccioso, la causa di tutti i suoi tormenti e disgrazie. Ciononostante, riuscì a mordersi la lingua quel tanto che bastava per riprendere il controllo delle proprie emozioni.
<< Sì… mio Maestro >> sussurrò, stancamente.
Il Signore del Tempo sorrise soddisfatto e gli tirò una pacca sulla spalla.
<< Sapevo di poter contare su di te >> disse, quasi si stesse congratulando con lui.
Eppure, alle orecchie del Governatore, quel piccolo elogio gli scivolò addosso come un veleno mortale.
 
* * *
 
Loki si trovava nel Válaskjálf, il palazzo reale, e la solitudine regnava sovrana in quel luogo consacrato. Non c'era nessuno: né consiglieri, né menestrelli né tantomeno guardie. Il re di Asgard aveva espressamente ordinato di voler essere lasciato solo sull'Hliðskjálf, il dorato seggio. L'unico rumore prodotto in quello spazio era lo scoppiettare del fuoco al centro della grande sala, il tipico falò posto in mezzo a due lunghe tavolate, come da consuetudine nella tradizione norrena.
Lo sguardo del dio era posato sui rossi lapilli che fuoriuscivano dalle fiamme, rapito da quella danza vermiglia. Per molti secoli, i saggi avevano cercato le risposte alle grandi domande proprio dentro il fuoco ed era ciò che Loki, in un certo senso, stava facendo.
Perché la battaglia era andata a finire in quel modo? Perché sembrava che Thor fosse inconsapevole del destino di Sigyn? Troppe domande, ma nessuna risposta.
Ad un certo punto, in quel falò, Loki vide qualcosa. Il fuoco si stava condensando, come pervaso da una strana magia, fino a formare un volto. Il volto... di Odino.
<< Tu ricordi chi sono io, vero figlio mio? >>
<< No, non può essere... tu sei morto. Sei morto e sepolto >> ringhiò Loki, stropicciandosi gli occhi.
Stava sicuramente sognando. Forse si era addormentato? Doveva svegliarsi.
<< Eppure sai bene che esistono modi, per noi dèi Aesir, di aggirare la morte… >>
<< Il Maestro ha distrutto il Valhalla. Tu non esisti più! Né sul piano mortale, e tantomeno nel piano ultraterreno! >>
<< Eppure esisto. Esisto ancora dentro di te, perché per quanto tu ti sforzi… non puoi cancellare chi sei e da dove vieni! >>
<< Allora saprai di certo che io sono Loki Laufeyson degli Jötnar, e NON sono tuo figlio! Né tantomeno vengo da Asgard! >>
<< Eppure eccoti qui, a crucciarti. Tu, dentro di te, sai già qual è la verità… ma ti rifiuti di accettarla. Non serve sacrificare un occhio per accorgersene. Tu sai bene che Thor non è il responsabile della tua infelicità. >>
<< E invece sì, io l'ho visto! >>
<< Hai visto ciò che qualcun altro ti ha mostrato. Non ti ho davvero insegnato nulla? La realtà, molto spesso, sa essere ingannevole >>
<< Esattamente come te! Esci fuori dalla mia testa, Odino! Vattene! >> urlò il dio degli inganni, afferrando un corno di idromele e lanciandolo nelle fiamme.
Con quel gesto, il volto del Padre di Tutti scomparve. Loki si sedette nuovamente sul trono, cadendo di peso, e poi sentì il portone aprirsi.
<< Avevo espressamente ordinato di rimanere da solo! Vattene prima che ti faccia decapitare! >> urlò, senza nemmeno guardare in faccia l'ospite, e di conseguenza non rendendosi conto chi egli fosse davvero.
Fu allora che una voce fin troppo familiare risuonò nelle orecchie del sovrano. Una che ormai da tempo aveva imparato ad associare alla forza più potente con cui fosse mai entrato in contatto da quando era stato strappato millenni orsono dal freddo abbraccio della morte.
<< E pensare che ero venuto fin qui per una piacevole chiacchierata tra amici. >>
Loki si rese infine conto con chi stava avendo a che fare, nientemeno che il Maestro in persona. In quel momento, cercò di ricomporsi e si rivolse a lui.
<< Non ti avevo sentito arrivare, io ero… non importa >> disse, portandosi una mano in viso. << Sei venuto qui per commentare ciò che è successo poco fa nell’arena? Non avevo idea che Amora avrebbe permesso al Dottore di entrare ad Asgard. Spero che, quantomeno, delle scuse bastino. >>
<< Scuse? >> ripeté il Maestro, con una curiosa inclinazione della testa << E per cosa? Sappiamo entrambi quanto il mio vecchio nemico può essere infido. >>
Cominciò ad avvicinarsi al trono, lanciando occhiate occasionali ai suoi dintorni. << Non ti incolpo per gli spiacevoli eventi dell'arena. Anche se al posto tuo ci fosse stato qualcun altro, dubito che sarebbe riuscito ad impedire a quel bacucco idealista di compiere qualche stupidaggine. >>
Scosse la testa. << No, Loki. La ragione per cui mi trovo qui... era perché volevo chiederti se stavi bene >> disse con un sorriso stranamente gentile, decisamente fuori posto sul volto del tiranno crudele che ormai conosceva da più di vent'anni << Non vorrei che il tuo incontro con Thor avesse riaperto... delle vecchie e spiacevoli ferite. So bene quanto per lui sia facile entrarti sottopelle. >>
Il dio degli inganni non poté fare a meno di corrugare la fronte davanti alle frasi del Maestro. Sembrava fin troppo cordiale, e questo lo preoccupava non poco.
<< Come vuoi che stia? Thor mi è sfuggito... di nuovo! Non sto bene, per niente. Stavo per ucciderlo, e poi lui si è salvato. Proprio come trent'anni fa. È una risposta soddisfacente? >>
<< Oh, suvvia, amico mio >> disse il Maestro, con tono apparentemente disinvolto << Non ti è affatto sfuggito. In realtà... sono stato io ad averlo lasciato andare, privandoti così della tua vendetta. >> Gli occhi del Signore del Tempo divennero improvvisamente affilati. << Questo ti ha forse infastidito? >>
Loki lo guardò in faccia. Non capiva perché il Signore del Tempo fosse venuto proprio lì per riferirgli questo. Cosa si aspettava? Che si mettesse a urlare?
<< E perché privarmi di qualcosa che mi hai promesso espressamente? Non è forse vero che il Maestro mantiene sempre la parola data? Che cosa vuoi davvero? >>
<< Ti avevo promesso una vendetta soddisfacente >> ribatté il tiranno, impassibile << Una che ti avrebbe finalmente eretto a paladino del tuo popolo... una per cui ogni abitante di Battleground ti avrebbe ammirato per i millenni avvenire. Ora dimmi... cosa pensi che sarebbe successo se Thor fosse morto in quei giochi, privo dei suoi poteri, mentre tu te ne stavi comodamente al sicuro ad osservare la sua sconfitta da lontano? Come pensi che il tuo popolo avrebbe reagito ad una simile disfatta? >>
<< Il popolo avrebbe assistito al mio potere >> rispose Loki, sicuro di sé. << Avrebbe visto un Loki che è riuscito a catturare il nemico, a privarlo del suo titolo, del suo potere e della sua arma. Avrebbe visto il suo ex campione umiliato ai piedi di uno Jötunn. Perché è questo che fanno i sovrani, nonché i conquistatori. È la storia stessa a dimostrarlo. Tu, invece, Maestro? >> chiese con tono di rimando. << Tu vuoi solamente un grande spettacolo? La mia tragedia non ti ha forse insegnato nulla? Ho assistito in silenzio al teatro creatosi nell'arena. Come puoi dire con assoluta certezza che vinceremo noi? Come puoi sapere che sarai tu a vincere? Ci hai almeno riflettuto? Se avessimo ucciso Thor e il Dottore in quel momento, quando potevamo, ora saremmo sicuri di regnare sul multiverso in eterno! Ora non abbiamo più questa sicurezza. Per loro, una settimana sarà più che sufficiente per prepararsi a dovere. >>
Il Maestro lo fissò in silenzio per quasi un minuto buono, gli occhi non più adornati da quel suo solito luccichio dorato. E per un attimo, il sovrano di Asgard temette di aver oltrepassato i propri limiti... almeno fino a quando le labbra del Signore del Tempo non si arricciarono in un sorrisetto.
<< Oh, Loki >> disse, scuotendo la testa << Loki, Loki, Loki... anche dopo tutto ciò che abbiamo passato... anche dopo tutte le imprese che mi hai visto compiere nel corso degli anni... ancora dubiti di me? Credi seriamente che avrei offerto ai nostri nemici un violino d'oro... per cosa? Per divertirmi un po'? Per un semplice capriccio? >> Accorciò la distanza che lo separava dall'Aesir, gli occhi illuminati da un bagliore familiare. << Allora lascia che ti sveli un piccolo segreto: sta andando tutto esattamente come dovrebbe andare. Niente di più... niente di meno. Il destino del Dottore non sarebbe mai finito in quell'arena. Lui e i Ribelli hanno ancora una parte da giocare in quello che verrà >>
Per un attimo, il re provò paura. << E allora cosa hai mente? Devo forse radunare gli einherjar e prepararli per la battaglia? È quello che sto già facendo. In questo momento, Skurge si sta occupando del loro addestramento e sta organizzando l'esercito. >>
<< In verità... >> rispose il Signore del Tempo << Credo che questa situazione meriti un tocco... più in grande per così dire. >>
Fu allora che il sorriso sul volto del tiranno divenne ancora più accentuato. << Dimmi... da quanto tempo i tuoi figli non escono fuori a giocare? >>
Il dio degli inganni fu davvero colto di sorpresa. Era chiaro a cosa alludesse il Maestro: lui voleva che Loki facesse ricorso alla sua prole mostruosa, quella che millenni fa Odino bandì poiché reputati troppo pericolosi.
<< Hai idea di quello che mi stai chiedendo? Se loro venissero liberati, scateneremo un Ragnarök! Sono selvaggi e totalmente privi di controllo, non sarebbero un pericolo solo per i Ribelli, ma perfino per noi. Sei impazzito, per caso? >>
<< Sono stato definito pazzo in numerose situazioni, ma non è questo il caso >> ribatté il Signore del Tempo, con un roteare degli occhi << E non avevo mica intenzione di liberarli entrambi! Se non ricordo male, uno dei due si è dimostrato... collaborativo, per così dire. O sbaglio? >>
Loki meditò sulle sue parole, e in effetti aveva ragione. Entrambi i suoi figli erano dei mostri privi di controllo, tuttavia uno dei due odiava particolarmente Thor. Durante la battaglia, la bestia avrebbe canalizzato la sua furia caotica contro il dio del tuono, evitando così di ferire gli alleati.
<< Sì, sì è proprio così >> borbottò pensieroso << Il tuo piano, in effetti, potrebbe funzionare. Non è privo di rischi, certo… ma ha senso. E sia. Farò come richiedi. >>
Soprattutto perché non poteva dirgli di no.
* * * 

C'era una volta una bellissima ragazza, rinchiusa in una torre dal suo crudele padre. Seppur dotata di una grande abilità nelle arti magiche, le era impossibile superare i mille tranelli e muri della sua dorata prigione.
Spinta dal suo spasmodico desiderio di vedere il mondo esterno, cominciò a scrivere delle lettere e inviarle ai tanti guerrieri che cercavano glorie nelle lande vicine, promettendo in cambio della libertà la propria mano e le sue ricchezze. In molti tentarono, ma anche le loro abilità affinate in anni di lotte si rivelarono inutili.                     
Infine, quando la ragazza si era praticamente rassegnata a vivere isolata fino alla fine dei suoi giorni, un giovane eroe giunse nella sua stanza e la condusse per la prima volta all'esterno.
I nomi dei protagonisti di questa storia erano Ozma e Salem, e come succede in questi casi non ci volle molto affinché si innamorassero.
Il fato non volle però dare loro un "per sempre felici e contenti", e Ozma morì di malattia meno di due anni dopo aver incontrato la compagna.
Travolta dal dolore e da una ritrovata solitudine, Salem decise di andare a pregare di persona i due fratelli gemelli che governavano il suo mondo, nella speranza che le ridessero l'amato.
Uno signore della luce e della vita, l'altro padrone di oscurità e distruzione, entrambi rifiutarono di riportare Ozma tra i vivi… e quando Salem protestò rabbiosamente, la maledirono a vivere finché non avesse compreso il vero significato della vita.
Furiosa nei confronti degli dei che le avevano negato la possibilità di riunirsi ad Ozma, Salem organizzò un'alleanza tra i vari regni per poi ripresentarsi dalle due divinità, sperando di sconfiggerli o almeno intimidirli, ma l'unico risultato fu un'estinzione di massa della quale fu l'unica superstite.
In cerca di una via d'uscita da quell'incubo, decise di tuffarsi nella pozza dove il dio delle tenebre solitamente riposava prima di lasciare il pianeta insieme al fratello, sperando che l'avrebbe uccisa.                                                                                                     
Ma la sua prima maledizione resistette anche al potere del proprio opposto… e quando Salem riemerse dal bruciante liquido, era stata deformata nel corpo e nello spirito, ora invaso da un infinito desiderio di distruggere.
Col passare dei secoli, o millenni, l'umanità ritornò a popolare il mondo che venne conosciuto come Remnant e le creature del Dio oscuro, note come Grimm, cominciarono ad attaccarla senza ritegno, sebbene lei stessa restasse isolata nei boschi.
Il dio della luce, sapendo che Salem e i mostri creati da suo fratello sarebbero stati una minaccia per la nuova civiltà, convocò lo spirito di Ozma e gli conferì l'abilità di possedere un nuovo corpo a ogni morte, fondendosi con l'anima dell'ospite. Poi gli diede il compito di fermare Salem e rievocare le due divinità attraverso quattro potenti reliquie, ma solo una volta che tutti i popoli di Remnant sarebbero stati uniti.
Inizialmente ritroso a intraprendere la missione, Ozma cambiò idea quando scoprì che Salem era ancora viva.
Dopo una gioiosa riunione, i due incantatori decisero di prendere insieme le redini della nuova umanità per guidarla anche grazie ai loro poteri… ma sfortunatamente, neanche l’età dell’oro che fu il loro regno non fu destinato a durare.
Purtroppo, durante il loro primo incontro, entrambi avevano tenuto dei segreti l’uno dall’altro: Ozma nascose la missione che il dio della luce gli aveva affidato, mentre Salem mantenne il silenzio su alcuni dettagli della sua dannazione.
Quando fu chiaro che la moglie non era esattamente stabile, Ozma decise di fuggire assieme alle quattro figlie che erano nate nel frattempo, venendo però scoperto. Nella lotta che seguì, le quattro innocenti furono vittime della lite tra i genitori, che da quel momento si giurarono odio eterno e diedero inizio al conflitto che avrebbe plasmato il destino del pianeta e di tutti i suoi abitanti.
La lotta tra i due ex amanti proseguì per più di un millennio, tra strategie e contromosse d'ogni tipo, le armi dei due contendenti i Grimm e le genti di Remnant.
L'ultimo strumento adoperato da Oz consisteva nelle accademie per Cacciatori, luoghi in cui addestrare in maniera organizzata i futuri difensori dell'umanità, oltre a mezzi sempre più sofisticati, inclusa la recente rete globale creata grazie al sistema CCCT, formato da quatto torri per le comunicazioni, una per regno.
Uno degli ultimi accoliti della regina dei Grimm aveva hackerato per lei i file dell'esercito Atlesiano, e Salem ne stava dunque approfittando, seduta nella sala grande del suo tetro palazzo, per controllare le schede di Cacciatori professionisti, criminali e chiunque altro avesse un qualche dissidio con la società di Remnant, con l'intenzione di portarla dalla sua parte.           
<< Tyrian Callows >> recitò ad alta voce la strega, cliccando sull'immagine di un fauno scorpione dai corti capelli neri << responsabile di quasi trenta morti per tutta Anima. Incredibilmente rapido, dotato di un potente veleno insito nella sua coda e, soprattutto, alla continua ricerca di una causa e una figura da servire. Sì, conosco il genere.... se lo tirassi fuori di prigione, venererebbe il terreno su cui cammino.>>
<< Ah, un accolito con tendenze fanatiche oltre che psicotiche? >> giunse una voce improvvisa alle sue spalle << Il mio tipo preferito di seguace! Ma se fossi in voi, punterei anche a qualcuno con un po' più di cervello. Dopotutto, avere un po' di materia grigia in più per gestire il nostro tipo di operazioni fa sempre bene! >>
La donna si alzò di scattò, la sua alta figura illuminata dalla luce del computer, le mani avvolte da scintille scoppiettanti.                                                            << Chi osa infiltrarsi in questo luogo?>> chiese con tono imperioso.
<< Ops, colpa mia! >> continuò la voce, ora proveniente all'imboccatura della stanza << Lo so, avrei dovuto bussare. Ma poi vi sareste dovuta alzare per aprire la porta, così ho deciso di farvi risparmiare tempo. Non c'è di che, a proposito! >>
Un uomo uscì dalla penombra dell'entrata. Vestiva con un elegante completo nero abbinato a scarpe di tela, non poi così dissimile da quelli che la strega aveva visto più volte indossare tra i mortali. In poche parole, aveva un aspetto piuttosto ordinario... salvo gli occhi, che ogni tanto sembravano brillare di una strana luce giallognola.
<< Ehilà! >> la salutò lo sconosciuto, sollevando la mano destra << Per rispondere alla tua domanda, mi chiamo il Maestro... e sono sinceramente felice di poter fare la vostra conoscenza, regina Salem. >>
L'albina fece un paio di passi verso l'intruso, muovendosi aggraziata, quasi un tutt'uno con le nere mura del suo castello. Decise di non attaccarlo subito, d'altronde se era arrivato fin lì, a meno che non avesse una semblance di teletrasporto, doveva essersi fatto strada tra tutti i Grimm del suo dominio, cosa che fino ad allora era stata possibile solo con un esercito. Ed era sua abitudine comportarsi in modo educato con chiunque, fosse egli alleato o nemico.
<< Vi perdono per la vostra mancanza >> disse, pur non abbassando la mano avvolta di scintille << posso chiedere, però, il motivo della vostra presenza nei miei domini? >>
Il Maestro - anche se la strega dubitava che questo fosse il suo vero nome - rilasciò un sospiro apparentemente sollevato.
<< Finalmente una potenziale recluta che non cerca di uccidermi. Sul serio, stava diventando irritante! Uno ha cercato di darmi fuoco, l'ultimo ha provato a trasformarmi in una lumaca... oh, sì, uno mi ha fatto esplodere DUE volte! Cominciavo a pensare che tra malvagi non esistesse più il significato del termine "cortesia professionale". >>
Fece alcuni passi avanti.
<< Ma per soddisfare la vostra curiosità, cara regina, possiamo dire che il motivo della mia presenza qui... siete voi. O meglio, quello che state cercando di fare al vostro mondo. >>
Quanto detto dal Maestro accese ulteriormente la curiosità della donna sulle sue abilità e sulla sua natura. Era forse un altro immortale? Magari maledetto come lei?                  
Allargò la sua Aura in maniera quasi impercettibile, usandola per avvolgere il corpo e l'animo del Maestro in modo da saggiarne le capacità… ma se ne pentì quasi subito.                                                                                                                   
All’improvviso, si sentì come se allo stesso tempo l'avessero riempita di pugni, gettata in una pozza di lava e poi nel cuore di una tempesta, tutte cose provate al tempo dai suoi nemici nel tentativo di ucciderla definitivamente. A concludere quella devastante sensazione fu un'immagine dell'universo sconfinato che occupò per un singolo e indefinito istante ogni angolo della sua mente.
Alla stessa velocità con cui li aveva allungati, ritirò gli invisbili rivoli di Aura che aveva diretto verso il Maestro e si ripulì un fiotto di sangue che le era sceso dal naso.  
 << Se quanto ho appena visto è vero… >> disse con un tono quasi ferito << Remnant per voi dev'essere poco più che un granello di polvere. Come mai vi interessa ciò che intendo fare ai suoi abitanti? >>
Le labbra dell'uomo si arricciarono in una smorfia.
<< Oh, potrebbe sembrare un granello di polvere ora... ma fidatevi, tra qualche anno anche i granelli di polvere diventeranno un lusso. >>
Allungò una mano verso di lei.
<< Lascia che ti mostri una verità conosciuta a pochissimi eletti. Lascia che ti mostri... cosa sta succedendo nel Multiverso in questo istante. >>
La visione dell'universo ricevuta poco prima riapparve stavolta tutt'attorno a Salem, che si ritrovò a galleggiare assieme al Maestro sopra un’infinità di  galassie.     
La regina dei Grimm ammirò quel meraviglioso spettacolo di luci e pianeti, chiedendosi se fosse stato lo stesso a cui avevano assistito  i due fratelli dopo aver lasciato Remnant.                                                                                                           
La sua meraviglia non fu destinata a durare. Un'ondata di.... qualcosa, si diffuse per l'intero scenario come una rapidissima infezione.                              Salem non seppe davvero definire cosa stesse ricoprendo - o meglio, consumando - le infinite stelle tutt'attorno a loro… eppure, era perfettamente conscia di una semplice verità: era più distruttivo di qualsiasi altra cosa avesse mai visto, e, da ogni punto di vista, completamente sbagliato. E con suo sommo orrore, lei stessa divenne vittima del fenomeno, e potè sentire ogni singolo atomo del proprio corpo che veniva ridotto ad un semplice… niente.  
Tuttavia, quando la visione cessò, scoprì che lei e il Maestro non si erano mossi nemmeno di un millimetro.
<< Orribile... non è vero? >> le disse, con tono quasi gentile << Sono sempre stato un fan della distruzione a tutto tondo, ma fino a questo punto? Nemmeno io oserei spingermi a tanto. E questo fenomeno è già in corso, inevitabile, rapido e spietato... e tra qualche anno raggiungerà anche questo universo, trasformandolo in cenere... e la cenere diventerà polvere, e la polvere diventerà atomi, e gli atomi diventeranno NIENTE. A meno che io non faccia qualcosa a riguardo. >>
Salem non si era neanche accorta di essere caduta in ginocchio, preda della stessa impotenza che l'aveva colmata quando era diventata per molti anni l'unico abitante senziente del proprio mondo.                                                              
<< Chi.... chi… >> balbettò, facendo un profondo respiro per riprendere un minimo di controllo su sè stessa << chi può aver creato una cosa simile?>>        
La sfortunata incantatrice aveva desiderato per secoli la morte, tutto il suo piano per prendersi le reliquie non era altro che un modo per liberarsi finalmente dell'eterno incubo di cui viveva prigioniera e dalle sue numerose colpe.                                        
Ma la cosa che aveva appena sperimentato… non era la liberazione che cercava, solo un'ultima agonia prima di un destino che non osava immaginare.            Ed era certa di questo, così come era certa che, pur dicendo il vero, il Maestro non doveva essere un'alternativa di molto preferibile ai responsabili.
L'uomo scrollò le spalle e indicò il soffitto della stanza.
<< I piani alti. E no, non mi riferisco agli dèi che ti hanno maledetto. No, io parlo della dirigenza che sta in cima al grande palazzo dell'Eternità! Si fanno chiamare i Beyonders, e a quanto pare hanno deciso che il nostro amato Multiverso ha bisogno di una piccola ristrutturazione... per farla breve, vogliono premere il pulsante del riavvio e ricominciare da capo. >>
Cominciò a girare attorno alla donna.
<< Io sono l'unica possibilità di fermarli. Oh, non fraintendermi, non ho il potere di salvare così tanti mondi... ma posso salvarne alcuni e nasconderli in un rifugio sicuro. Riesci a capire dove sto andando a parare? >>
Salem si rialzò, ancora tremante, il viso eternamente giovane segnato per la prima volta da rughe di stress. << Remnant è uno di quei mondi che intendi salvare, suppongo. Non capisco, però, perché venire da me?>>.
<< Perché gestire un mondo è difficile! >> esclamò il Maestro, spalancando le mani << Vedi, è questo il problema di molti aspiranti conquistatori. Credono che una volta preso il controllo di un pianeta riusciranno ad eliminare tutte le cose che a loro non piacciono e vivere il resto delle loro vite felici! Ah! Io ne ho conquistati abbastanza da sapere che non è affatto così semplice. Un mondo ha bisogno di attenzioni! Di supervisori! Di persone giuste che sappiano fare ciò che è necessario per mantenerlo sotto controllo... e soprattutto, produttivo. >>
Indicò i loro dintorni.
<< E se controllare un singolo mondo è già difficile di per sè... beh, immagina centinaia di mondi sotto il tuo controllo! Immagina trilioni di persone che non apprezzano il tuo modo di fare le cose, pronte alla minima possibilità di ribellarsi. E immagine di essere costretto ad affrontarle da solo! Anche per me potrebbero rivelarsi una seccatura non da poco. >>
Salem comprese quanto detto dal Maestro. Lei stessa, pur per un breve periodo, era stata la regina incontrastata dell'umanità assieme ad Ozma, e sapeva quanto fosse difficile rendere un popolo docile, ma anche rispettoso del proprio governo. Non a caso le sue tattiche, da ormai molti anni, si concentravano sul dividere il più possibile le genti di Remnant.
<< Ma tra tutti i mondi esistenti, perché vorresti salvare proprio il mio? >> domandò inquisitoria.
Il Signore del Tempo scrollò le spalle.
<< Semplicemente perché il tuo pianeta ha una fonte d’energia pulita davvero inestimabile: la Polvere >> rivelò con un sorrisetto << Attraverso cui sarei in grado di sostenere il mio nuovo impero per moooooolto tempo, e farlo progredire tecnologicamente quel tanto che basta per creare una galassia degna del mio dominio. >>
<< Quindi vuoi trasformare Remnant nella tua fabbrica personale >> rispose la padrona di casa, incrociando le braccia << Non che la cosa mi crei problemi, ma… prima di accettare un simile accordo, avrei comunque delle condizioni… se me le concederete. >>
<< Le avete sempre >> sbuffò l'uomo, con un roteare degli occhi << Molto bene! >>
Schioccò le dita, e subito un paio di poltrone comparvero dal nulla alle loro spalle.
Il Maestro si lasciò cadere sopra quella dietro di lui, poi incrociò le mani davanti al viso sorridente.
<< Ho imparato a mie spese che è molto più facile lavorare con persone che ti sono debitrici. Quindi vai avanti, nomina pure le tue condizioni. >>
Salem si sedette sull'altra poltrona, e incrociò le gambe, le ciocche di capelli biancastri che ricadevano ai lati del viso.
<< Per cominciare, voglio essere liberata da entrambe le mie maledizioni. Intendo restare il tempo sufficiente a vedere come si svilupperà questo tuo progetto, ma credo che ormai mi sia meritata il riposo eterno. >>
Il Maestro si portò una mano al mento e cominciò a strofinarselo.
<< Uhmmmm... un'altra immortale mi avrebbe fatto comodo, ma posso comprendere il tuo punto di vista. Molto bene, te lo concedo, ma dovrai addestrare qualcuno che prenda il tuo posto una volta che sarai passata a miglior vita. Qualcuno che dovrà essermi fedele! >> aggiunse.
Salem annuì, e pensò a un potenziale candidato. Ironicamente, la sua mente vagò su quelli che erano stati i suoi peggiori nemici dopo lo stesso Ozpin: i guerrieri dagli occhi d'argento, capaci di trasformare in pietra interi eserciti di Grimm.
Nonostante avesse fatto del suo meglio per sterminare quella piccola, ma coriacea linea di sangue, sapeva che almeno una sopravvissuta si trovava a Beacon come studentessa, ed era sicuramente solo questione di tempo prima che Ozpin le chiedesse di lavorare direttamente per lui.
In un colpo solo, giocando bene le proprie carte, avrebbe potuto accontentare il Maestro, prendersi gioco dell'antico sposo, e soddisfare un vecchio desiderio: essere di nuovo madre.
<< In effetti c'è una possibile candidata >> disse con un sadico sorriso sulle labbra << Al momento è tra le mani del mio rivale… ma se foste in grado di modificare un po' la sua memoria, sono sicura che diventerà una potente alleata. >>
<< Eccellente >> ridacchiò il Maestro << Qualsiasi altra condizione? >>
Lei si portò un pollice al labbro, riflettendo. Una volta diventata la signora indiscussa di Remnant, avrebbe potuto continuare a usare i Grimm come una sorta di Polizia, ma sarebbe stato come usare un martello pneumatico per rompere una noce. Forse....
“Ma certo, pane e arene” si disse con espressione trionfante.
<< Sarebbe possibile modificare almeno in parte la natura dei Grimm? Potete trasformarli, diciamo, in semplici animali dotati di Aura? >>
<< Potrei certamente farlo >> ammise il Maestro << Avevo comunque intenzioni di spazzarli via, poiché la loro presenza avrebbe potuto ridurre i livelli di produzione del vostro mondo. Ma credo che in questo modo ti sarà più facile mantenere il controllo della popolazione in maniera più... sottile, per così dire. >>
Inclinò la testa.
<< E a proposito dei tuoi futuri sudditi, ti avverto che i livelli di popolazione di Renmant potrebbero subire una brusca impennata. Ho trovato di recente un regno con un potenziale tecnologico piuttosto elevato. Si chiama Dreamland! Nome strano, lo so, ma i suoi risultati in campo navale parlano da sé. Ho intenzione di integrarlo a questo mondo e sfruttare le vostre fonti di energia per farlo progredire ulteriormente. Certo, dovrò fare qualche lavoretto per integrare le sue razze alle vostre, ma a lunga andare penso che si rivelerà piuttosto vantaggioso per tutti noi. >>
<< Cercherò di farne buon uso >> rispose la donna, con tono molto più rispettoso << Ah, prima avete detto di aver visitato altri potenziali collaboratori. Posso sapere con che tipo di persone avrò a che fare? >>
Il Maestro battè ambe le mani in un sonoro rintocco.
<< Oh oh, fidati, ti piaceranno. Avete tutti modi di pensare così simili! Pieni di idee, liberi da quella fastidiosa malattia chiamata "moralità"... e disposti a fare tutto ciò che è in vostro potere per raggiungere ciò che bramate. Proprio come me! Avrai modo di conoscerli nei prossimi giorni. Ma prima... >>
Schioccò le dita.
Un cerchio di luce color platino avvolse Salem, che si alzó sorpresa e guardó i suoi arti assumere una sana carnagione rosata, priva del pallore e delle vene nere che l'avevano caratterizzata per anni.
Corse verso uno specchio, scoprendo che anche il suo volto era tornato al naturale, con eccezione della sua chioma ancora bianca.
<< Avevo quasi dimenticato questo volto >> sussurrò, meravigliata.
Il Maestro le si avvicinò, posandole una mano confortante sulla spalla.
<< Osservatelo bene, vostra maestà >> disse con tono molto più gentile << Perché d’ora in avanti, questo è il volto che gli abitanti di Renmant impareranno a chiamare… regina! >>
                                                 
 
<< Madre, le truppe sono ormai pronte >>  disse la voce di Cinder Fall, scuotendo Salem dal suo riposo.
La donna si era seduta ore prima sul suo trono, intenta a scrivere la lista degli ufficiali che avrebbero partecipato all’imminente battaglia, finendo con l’addormentarsi… cosa che l’aveva portata a sognare, tra le altre cose, il suo primo incontro col Maestro.
“Uff, a quanto pare è quasi ora che il peso degli anni mi raggiunga. Ironico che sia proprio alla vigilia di questo scontro” pensò la signora di Remnant, alzandosi e dirigendosi verso la figlia adottiva.
<< Perfetto, accompagnami da loro >> disse secca, camminando accanto a Cinder attraverso i corridoi della cupa villa.
<< Mia signora, perdonate l’impertinenza, capirò se non volete affrontare l’argomento, ma… come vi sentite riguardo alla posizione che hanno scelto Summer e Ruby Rose? >> domandò la giovane assassina, che aveva trattenuto la propria curiosità fin dalla notizia della morte di Qrow.
Nonostante avesse ambito sin dal giorno in cui era stata condotta in quel luogo al trono della madre, era sempre stata trattata da Summer come fosse una vera sorella minore, finendo con l’ammirare la forza e lo spirito della potente Cacciatrice.
Salem ridacchiò, in parte anche verso sé stessa.
<< Onestamente, Cinder, è dalla nascita del regno del Maestro che mi aspettavo una simile evenienza. In cuor mio, avevo sperato che tua sorella e Ruby si sarebbero dimostrate più intelligenti… ma sfortunatamente, per certa gente il desiderio di ribellarsi e di fare ciò che ritengono giusto è fin troppo forte. Se i nostri ruoli fossero stati invertiti, forse io e te avremmo fatto la stessa cosa. >>
<< Quindi, ognuno è responsabile delle proprie scelte e deve affrontarne le conseguenze… è questo che intendete? >> fu l’ultima domanda di Cinder. Stavolta Salem si limitò ad annuire, prima di aprire le porte che la separavano dal reggimento che avrebbe guidato in battaglia.
Era più che pronta ad affrontare le conseguenze delle proprie azioni… anche se questo significava uccidere la donna e la bambina che ormai da tempo aveva cominciato a considerare come una figlia e una nipote. Tutto per il bene della propria felicità.



 

Boom! Questo è stato sicuramente uno dei capitoli più importanti della storia.
Non solo ha mostrato in toto il passato di Vader e Salem (che rispecchia il suo passato nella serie RWBY), ma ha pure piantato i semi per molti dei risvolti che prenderanno piede nell'ultimo atto della storia. In particolare, ha accresciuto ulteriormente il ruolo di Walter Padick/Randall Flagg/L'Uomo in Nero, che assieme al Maestro è il vero co-antagonista de facto di questa storia. A differenza del Signore del Tempo, tuttavia, ha continuato ad agire nell'ombra dalla creazione di Battleground, per ragioni che vi saranno chiare solo in seguito. 
Spero che abbiate apprezzato tutte le citazioni ai vari universi e, soprattutto, lo scontro tra Vader e Voldemort, ci abbiamo lavorato parecchio per renderlo degno di entrambi i personaggi!


 
  
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