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Autore: Lartisteconfuse    28/04/2023    1 recensioni
(Ambientata in un passato non definito)
Izuku si trasferisce con la sua famiglia e fa la conoscenza di Katsuki, di cui diventa amico. Il ragazzo, però, non sa che il suo nuovo amico fa parte di una famiglia di vampiri.
Genere: Drammatico, Fantasy, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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"E questo è l'ultimo." 
Izuku si girò per guardare Shoto che aveva poggiato per terra l'ultimo scatolone del trasloco. 
"Ora tocca solo sistemare tutto" commentò con un sospirò e osservò tutte le scatole che avevano sparso per il nuovo appartamento. 
Shoto sorrise appena, e si sedette sul divano dietro di lui. "Tra cinque minuti." 
Izuku annuì concorde, non aveva intenzione di mettersi subito a sistemare, era stanco. 
Il viaggio era stato lungo e stancante, per quanto lo riguardava avrebbero potuto benissimo tirare fuori solo lo stretto necessario e pensare al resto nei giorni seguenti. Alla fine avevano tutto il tempo che volevano per sistemarsi. 
Izuku riportò l'attenzione sul cellulare che aveva tra le mani, rilesse il messaggio che Denki gli aveva inviato:

Denki: Manda una foto della mia vecchia casa per favore 😣😣 

Izuku sorrise e scosse la testa, poi decise di rispondere. 
Izuku: Se è ancora in piedi lo farò 😌
Izuku: Quando hai detto che arriverete te e Tenya? 
Denki: Tra un mese, dobbiamo ancora organizzare tutto 😅 ci siano distratti
Izuku: Come al solito🤭

In quel momento sentirono la porta d'ingresso aprirsi e chiudersi con uno schianto. 
"Sono tornato!" Eijiro entró nel piccolo soggiorno. "Ho chiesto in giro e sono entrambe ancora in piedi, però abbandonate" disse, per poi sedersi sul divano accanto a Shoto e permettere al ragazzo di poggiare la testa sulla sua spalla. Eijiro si chinò per lasciare un lieve bacio sulla guancia dell'altro, che chiuse gli occhi. 
Eijiro ridacchiò. "Sei stanco amore?" 
Shoto annuì. 
Izuku osservò la scena davanti a lui, erano anni che ci era abituato, ma ogni volta sentiva una punta di gelosia per la felicità dei suoi amici. 
Si girò verso la finestra per osservare quella città che un tempo era stata casa sua. Ora si presentava molto più grande, rumorosa e popolata, praticamente irriconoscibile. 
Non ci erano più tornati da quando l'avevano lasciata da umani. 
Ognuno aveva avuto le sue motivazioni per andarsene e si erano uniti in quella nuova avventura legata anche alla misteriosa figura di Katsuki, che, nonostante lo scorrere del tempo, Izuku non aveva mai smesso di cercare.
Non era mai riuscito a trovarlo. 
Izuku si voltò di nuovo verso i due seduti sul divano. Avevano incontrato Shoto però, un vampiro di sedici anni, che vagava tutto solo per il mondo. Diceva di stare cercando suo fratello maggiore Touya, che lo aveva trasformato, ma era arrivato alla conclusione che fosse morto ormai da tempo. 
I quattro ragazzi decisero di unirsi a lui e Izuku approfittò dell'occasione e convinse Shoto a trasformarlo, gli altri tre lo seguirono in quella decisione. 
E così si erano ritrovati tutti e quattro trasformati in vampiri a diciannove anni e avevano continuato a restare in contatto per tutto quel tempo. 
Spesso Izuku si allontanava dal gruppo per trascorrere qualche anno da solo, non sopportando la felicità delle due coppie che gli stavano accanto. 
Non ce l'aveva con loro ovviamente, ma non poteva fare a meno di sentirsi solo e di sentire ancora di più la mancanza di Katsuki. 
Come in quel momento. 
"Vado a farmi un giro" disse. 
Shoto e Eijirou lo guardarono sorpresi. 
"Ma non sei stanco?" domandò Shoto. 
"Sì, ma passeggiare un po' intorno mi farà bene." Senza aspettare che gli altri due rispondessero Izuku uscì dall'appartamento e intraprese le scale del palazzo per arrivare in strada. 
Non sapeva nemmeno dove si trovasse, un tempo in quel posto c'era più terra che case, ora era tutto un insieme di cemento. 
Cemento ovunque. 
Gli serviva un punto di riferimento. 
Izuku camminò senza una meta. Cercava di non dimenticare le strade che lo avrebbero riportato a casa o si sarebbe perso. 
Mentre era assorto nei suoi pensieri, Izuku andò a sbattere contro qualcuno. 
"Guarda dove vai coglione!" fu l'urlo dato da chi aveva sbattuto contro di lui. 
"Scusa, scusa, non volevo." Izuku puntò gli occhi verso il ragazzino davanti a lui e, dopo un attimo, realizzò chi aveva davanti. Capelli biondi, occhi rossi dallo sguardo fiero, labbra imbronciate… 
"Non è poss-" 
Sul volto del ragazzino apparve un'espressione terrorizzata, spalancò gli occhi e poi superò Izuku dandogli una spallata. 
"Idiota" mormorò. Aveva provato a usare un tono duro, ma la voce gli si era spezzata a fine parola. 
Izuku si girò, perché non vi erano dubbi, era lui. Era Kacchan. 
Ma quando allungò una mano per afferrarlo, il ragazzino già era lontano. Izuku poté solo osservare la sua figura correre in lontananza. 
"Kacchan" mormorò. 
 
***

Katsuki si fermò solo quando raggiunse casa sua. 
Entró dentro e chiuse la porta, buttandocisi addosso con tutto il peso. 
Crollò a terra, portò le ginocchia al petto, e ci appoggiò sopra le braccia. 
Quel tipo…era identico a Izuku. Uguale ma diverso al tempo stesso, più grande… 
Katsuki non poté fare a meno di pensare che potesse essere un suo discendente e che per uno scherzo del destino Katsuki era riuscito ad incontrarlo. Proprio lui, che era così identico al ragazzo che amava da un'eternità. 
Da quando aveva lasciato Izuku, dopo quello che gli aveva fatto, aveva provato in tutti i modi a non pensare a lui. 
Shouta gli aveva consigliato di non farlo o quel sentimento lo avrebbe dilaniato. 
E così Katsuki aveva messo Izuku in un angolino della sua mente, che andava a recuperare solo quando sapeva che poteva crogiolarsi un po' nel dolore di averlo perso. 
Più gli anni trascorrevano e più Katsuki si ritrovava a immaginare la vita che Izuku stava facendo: studiava, prendeva buoni voti, si innamorava di una bella ragazza e ci si sposava, tanti bellissimi figli, un buon lavoro, dei nipoti…
Quando si era reso conto che ormai il tempo era trascorso fin troppo e che Izuku non aveva più possibilità di essere ancora in vita, Katsuki aveva pianto. 
Per la prima volta dopo averlo lasciato, Katsuki aveva pianto per ore e dopo aveva abbandonato completamente il pensiero di Izuku, perché Izuku non esisteva più. 
Aveva pensato spesso di farla finita, perché continuare a vivere se Izuku non si trovava nemmeno più sulla Terra? Ma ogni volta non ne aveva avuto il coraggio. 
Si ritrovava a tremare al solo pensiero di uccidersi e così si era continuato a trascinare in un'esistenza di fantasma. 
Aveva imparato a gestire i suoi istinti e un giorno aveva deciso di lasciare la casa di Shouta e Emi e di starsene per conto suo. 
I due lo avevano avvertito che per lui non sarebbe stato facile data la giovane età del suo corpo, ma non avevano insistito per farlo rimanere. 
E così Katsuki viveva nell'ombra, osservava la vita degli umani intorno a lui senza quasi mai prendervi parte. Si avvicinava solo quando doveva uccidere, ingannava i malintenzionati con il suo volto acerbo e giovane, fingeva innocenza, portava quegli adulti a pensare che avrebbero potuto approfittarsi di lui, per poi ucciderli quando questi avevano abbassato ogni tipo di difesa. 
Era l'unico appagamento che riusciva ad avere. 
Tornava spesso in quella cittadina in cui aveva rivisto Izuku, l'aveva vista crescere e diventare la città che era ora nel ventunesimo secolo. 
Non appena la casa di Izuku era rimasta abbandonata decise di trasferirsi lì. Nessuno sapeva che qualcuno ci viveva, per tutti sia la sua vecchia casa che quella di Izuku erano vuote e abbandonate. 
Ovviamente erano state vissute da molte persone e ognuna di queste aveva lasciato qualche segno del proprio passaggio. 
Katsuki aveva sempre sperato di trovare qualcosa che risalisse a Izuku, ma il tempo durante il quale il ragazzo aveva vissuto lì era troppo lontano e sicuramente qualsiasi cosa fosse rimasta era stata da tempo buttata.
Sospirò abbattuto.
Il pensiero del tipo incontrato prima ritornò alla mente. Dentro di sè Katsuki sapeva che la cosa migliore era starne alla larga, sperare di non incontrarlo più e dimenticarlo, però non era sicuro che ce l’avrebbe fatta. Quel ragazzo forse era l’unica cosa legata a Izuku che Katsuki aveva. 
 
***

Izuku entrò correndo dentro casa. 
Aveva fatto la strada del ritorno tutta di corsa, perdendosi almeno un paio di volte, ma fortunatamente era riuscito a tornare abbastanza in fretta. 
“Ragazzi!” esclamò, interrompendo Shoto e Eijiro, che rimasti da soli ne avevano approfittato per prendersi un momento tra loro. 
Shoto alzò la testa dal collo di Eijiro, le labbra appena sporche di sangue.
“Che c’è?” domandò, girandosi verso Izuku che si era fermato all’entrata della stanza e stava cercando di riprendere fiato. Aveva gli occhi spalancati ed era più pallido del solito, il che era strano, dato che tutti avevano mangiato da poco. 
Dalla sua posizione sdraiata Eijiro si mise a sedere, scostando Shoto da sopra le sue gambe e si avvicinò davanti a Izuku. 
“Che succede?” domandò e cercò di mantenere un tono di voce basso, notando lo stato di agitazione in cui era l’amico. 
“Lui…lui è qui, l’ho visto.”
“Di chi parli?” domandò Shoto, raggiungendo entrambi i ragazzi. 
“Kacchan.”
Al sentire quel nome Eijiro e Shoto si scambiarono uno sguardo perplesso, poi riportarono la loro attenzione su Izuku. 
“Ne sei certo?” domandò Eijiro lentamente. 
Izuku annuì con vigore. “Sì. Ci siamo scontrati e guardati, è stato solo un attimo, perché è scappato via, ma vi giuro era lui. Riconoscerei il suo volto ovunque e anche la sua voce. Era lui!”
“Ma se era davvero lui, perché è scappato?” domandò Shoto. “Non sarebbe dovuto rimanere?”
“Non lo so, forse non mi ha riconosciuto” osservò Izuku. 
Eijiro sospirò. “Izuku, Katsuki dà per scontato che sei morto. Ti aveva detto di dimenticarlo e di continuare con la tua vita, non penso che immagina che tu sia qui, nel 2022.”
Izuku annuì. “Hai ragione! Devo trovarlo!” Si girò, pronto per correre di nuovo fuori dall’appartamento, ma Eijiro lo fermò per un braccio. “Non ora.”
“Cosa?”
“Come pensi di trovarlo? La città è grande e ti perderesti. Inoltre sei troppo agitato, finiresti per combinare guai.”
“Ma-” 
“Niente ma, ora ci aiuti a sistemare un po’ e cerchi di schiarirti la testa, poi penseremo a cosa fare per trovarlo.”
“Sempre se lo hai visto davvero” osservò Shoto con tono tranquillo. Izuku lo guardò male. “Ne sono certo, era Kacchan” disse con astio. 
“Oi Izuku, calmati!” esclamò Eijiro mettendosi in mezzo tra Izuku e Shoto. “E tu, non dirgli così” disse poi rivolto al fidanzato. 
Shoto ruotò gli occhi. “Volevo solo che prendesse anche questa ipotesi in considerazione. Vi scaldate troppo.”
Izuku stava per lanciarsi contro Shoto, arrabbiato, ma Eijiro lo bloccò di nuovo mentre il fidanzato lasciava tranquillamente la stanza. 
“Ti vuoi darei una calmata!” sbottò Eijiro. “Shoto non ha tutti i torti nel dirti che forse hai visto male. Se ti fai troppe speranze rischi di rimanare deluso e stare male. È successo già in passato.”
“Questa volta è diverso. Sono sicuro che è Kacchan.”
Eijiro sospirò. Izuku non sembrava intenzionato a ragionare con calma. “Bene, cosa vorresti fare?”
Izuku aprì la bocca, ma Eijiro lo interruppe con un gesto della mano. “E non dire uscire e cercarlo per strada, perché non ha il minimo senso.”
Izuku gli lanciò un’occhiataccia e scansò la mano dell’altro da davanti il suo volto. “No, non volevo dire questo. Se è davvero Kacchan so dove trovarlo.”
Eijiro lo guardò confuso. 
“Quando mi ha visto ha fatto un’espressione impaurita, sconvolta e poi è scappato. Secondo me mi ha riconosciuto o ha visto nello sconosciuto che ha incontrato me, ciò significa che mi starà pensando di certo.”
“Un po’ presuntuoso pensarlo” commentò Eijiro.
“Non sono presuntuoso, lui mi ama…o meglio, disse di amarmi. Se non si è dimenticato di me credo che il posto in cui lo troverò è scontato.”
"Quindi vuoi andare adesso?" 
Izuku scosse la testa e guardò fuori dalla finestra il sole che brillava alto nel cielo, limpido. Sorrise malinconico. “No, aspetterò il pomeriggio, prima del tramonto.”
Eijiro annuì, non aveva ben capito cosa intendesse Izuku, ma non disse niente. L’amico sembrava essere sprofondato in un’altra realtà. Lo sguardo era perso in qualche posto lontano nel tempo e rimasto impresso nella sua mente. 
 
***

Izuku aveva avuto una tremenda paura che anche quel posto fosse stato cancellato dal cemento della città in espansione, ma non aveva ricordato bene quanto casa sua in realtà fosse distante dal centro.
Mentre camminava nel sentiero sterrato ricordò quanto camminava ogni giorno per andare e tornare da scuola. Non gli pesava passeggiare nella tranquillità e respirare l’aria pulita, che ora, nonostante si fosse lasciato la città alle spalle, era contaminata dalla puzza dello smog che riusciva a percepire. 
Il fiume era aumentato, si era espanso con il tempo, mangiando pezzi di terra. Poco più in là, c'era un piccolo ponticello, che Izuku aveva attraversato tante volte. Ma quel giorno Izuku non si dette pena di attraversarlo e saltò per poi atterrare tranquillamente sulla riva opposta. 
Guardò con meraviglia davanti a sé l'albero che conosceva bene e che aveva attraversato i secoli come Izuku stesso. Aveva resistito all’uomo.
Si avvicinò e accarezzò la corteccia con la punta delle dita. Un sospiro sfuggì dalle labbra di Izuku, quell'albero lo aveva sognato spesso, come sognava spesso di incontrare Katsuki sotto le sue fronde e trascorrere il tempo insieme come avevano fatto in quei pochissimi momenti che avevano potuto trascorrere insieme. 
I suoi malinconici pensieri furono interrotti da qualcosa che gli cadde in testa. 
"Cazzo!" fu l'imprecazione che provenne dall'alto. 
Izuku si massaggiò il punto colpito e alzò la testa, per poi spalancare gli occhi e la bocca in un'espressione sorpresa. "Kacchan!" esclamò nell'osservare il ragazzino seduto sul ramo. 
Quella scena era così familiare che per un attimo a Izuku sembrò che il tempo non fosse mai passato, che lui stesso aveva ancora quattordici anni e osservava Katsuki seduto sul ramo dell'albero e da cui spesso cadevano le cose che stava usando. 
Katsuki era rimasto immobile, come folgorato dalla vista di Izuku. 
Quello non poteva essere Izuku, lui era morto tempo prima, per forza, perché se fosse stato davvero lui significava solo una cosa…
Ma quel ragazzo lo aveva chiamato Kacchan, cosa alquanto impossibile se a dirla fosse stato uno sconosciuto. 
"Kacchan, sei tu vero? Sono io, Izuku!"
"Izu-ku?" Kastuki era talmente distratto dall'osservare Izuku in basso, che si sbilanciò e perse l'equilibrio. 
Izuku riuscì a prenderlo al volo e senza nemmeno rendersene conto stava stringendo tra le braccia il corpo di Katsuki. 
Entrambi si guardarono, occhi rossi puntati in quelli verdi. 
Non seppero quanto restarono in silenzio a guardarsi, Izuku continuando a tenere Katsuki in braccio. 
"Sei davvero tu?" Izuku si dovette trattenere dal baciare quelle labbra piene che si erano mosse quasi impercettibilmente per mormorare quella domanda, detta con un lieve tremito, impaurita e incredula.
L’incredulità di Katsuki poteva essere vista anche dai suoi occhi, da come si spostavano rapidamente in ogni punto del volto di Izuku, come per verificare che davanti a lui ci fosse davvero il ragazzo a cui aveva detto addio tanto tanto tempo prima. 
Izuku sorrise dolcemente. “Sì, sono io Kacchan.” E dopo aver detto questo lasciò intravedere i canini appuntiti.
Fu improvviso, ma allo stesso tempo Izuku poté vedere come rapidamente sul volto di Katsuki apparvero mille espressioni diverse, una di seguito all’altra come se il ragazzo stesse provando talmente tante emozioni che nemmeno lui sapeva più come gestirle e come esternarle. Purtroppo per Izuku, in maniera rapida, Katsuki decise quale fosse l’emozione più giusta con cui rispondere. La fronte si corrucciò e le labbra assunsero una piega per niente serena, gli occhi si assottigliarono in due fessure e la mandibola si indurì. 
Con uno scatto Katsuki si liberò dalla presa di Izuku e mise i piedi a terra, per poi lanciarsi addosso all’altro e atterrarlo sul prato. Afferrò Izuku per il colletto della maglietta e lo scosse.
“COSA HAI FATTO?” gli urlò dritto in faccia. 
“NON DOVEVI, DOVEVI VIVERE UNA VITA LUNGA E FELICE! PERCHÉ SEI COSÌ!”
Katsuki lo scosse più volte e Izuku lo lasciò fare, non gli stava facendo davvero male, almeno per le prime botte che la sua testa stava ricevendo sul terreno. Ad un certo punto, anche la sua resistenza di vampiro stava iniziando a cedere. 
Afferrò Katsuki per i polsi e liberò la propria maglia dalle mani del ragazzino. “Kacchan, potresti smettere?” domandò, provando a mantenere un tono di voce tranquillo, quasi divertito, ma quando ricevette come risposta un singhiozzo e due gocce d’acqua colpirono le sue mani, il sorriso sparì dalle sue labbra. 
Katsuki sembrava aver finito i suoi attacchi e Izuku riuscì a mettersi seduto, mantenendo l’altro sopra le sue gambe. Gli scostò la frangia bionda che nascondeva gli occhi per poterlo guardare in volto, ma Katsuki voltò la testa di lato per continuare a non farsi vedere. 
“Kacchan” chiamò Izuku, "perché fai così? Pensavo che ne saresti stato felice.” A quelle parole Katsuki si voltò e lo fulminò, gli occhi ancora bagnati per le lacrime che continuavano a colare. “Felice?” disse con tono aggressivo. "Perché dovrei esserlo?” 
Izuku lo guardò confuso. “Perchè possiamo stare insieme? Avevi detto che mi amavi e io ti amavo, ti amo ancora. Ti ho cercato per così tanto tempo.” Katsuki continuò a piangere e Izuku lo abbracciò, permettendo a Katsuki di nascondere il volto nell’incavo tra la spalla e il collo. Gli accarezzò la schiena con movimenti lenti e circolari, per provare a calmarlo.
“È stata una mia scelta, non è successo quello che è successo a te, per me è stato come poter avere ancora una possibilità nel poterti rivedere. Non c’era nulla che mi fermasse. Non ho rinunciato a niente, se è questo che ti preoccupa.”
“E la tua famiglia allora? I tuoi amici?”
“Mamma è morta quando avevo diciassette anni. Rimanemmo solo io e Toshinori. Quando anche lui morì due anni dopo mamma, non avevo più nulla che mi fermasse. I miei amici sono con me.”
Katsuki alzò la testa di scatto. “Cosa?” 
Izuku annuì ridendo. “Sì, ecco, abbiamo fatto un gruppetto.”
“Mi stai dicendo che quei tre che ti giravano intorno sono vampiri?”
Izuku annuì. “Eijiro viveva con i nonni, quindi anche lui in pochi anni si è ritrovato da solo. Per un po’ ha vissuto a casa mia. Tenya e Denki ebbero un po’ di problemi, sai si misero insieme e la famiglia di Tenya, quando li scoprirono, lo cacciarono di casa.
“I genitori di Denki furono più comprensivi, ma ormai la voce si era sparsa e insomma, il padre suggerì loro di andare da qualche parte al sicuro. Come vedi non avevamo motivi di restare e nemmeno motivi per cui valesse la pena continuare a restare umani.”
“Potevi farti una famiglia” rispose Katsuki. “Ho pensato spesso che la tua vita fosse meravigliosa, mi ha permesso di andare avanti. Ti ho…ti ho pianto quando ho realizzato che con molta probabilità eri morto.”
“Mi dispiace. Se ti avessi trovato prima, non avresti sofferto.”
Katsuki scosse le spalle. “Lo avevo messo in conto.”
Izuku cercò di asciugare le guance di Katsuki e gli regalò un sorriso. Katsuki si sentì sciogliere. Aveva pensato che quel sorriso sarebbe rimasto per sempre solo nella sua testa o sulla carta che aveva disegnato. Invece ora era davanti a lui, in carne e ossa. 
"Bè ora non starai più solo e non soffrirai più perché io sono qui.”
Katsuki sbuffò una risata. “Suona così eroico.”
Izuku ridacchiò. “Me lo diceva sempre Toshinori quando avevo qualche incubo o paura.”
Restarono in silenzio per un po’. 
“Kacchan?”
“Mh?” 
“Voglio baciarti” 
“No.”
“Cosa?!”
Katsuki ghignò e gli afferrò il mento per avvicinare il volto di Izuku al suo. “Non pensare che dato che sembri più grande decidi cosa fare.” Detto questo unì le loro labbra e subito il bacio si fece più profondo, appassionato e anche un po’ rude. Entrambi provavano a prevalere sull’altro. Katsuki morse il labbro di Izuku per saggiarne il sangue, che spesso si era ritrovato ad agognare. Succhiò avidamente dalla ferita, beandosi degli ansimi di piacere che Izuku si lasciava sfuggire. 
Ben presto, però, Izuku si stancò e con uno scatto, che prese Katsuki di sorpresa, scambiò le posizioni e il ragazzino si trovò steso sul terreno con Izuku sopra di lui. 
“Ora è il mio turno di assaggiarti” mormorò Izuku all’orecchio di Katsuki, usando un tono malizioso.
Con i canini accarezzò la pelle di Katsuki provocandogli piccoli brividi lungo il corpo, fino a quando non arrivò a un punto del collo e affondò i denti.
Aveva visto spesso i suoi amici succhiarsi il sangue a vicenda e sapeva che effetto poteva provocare una simile azione se fatta con la persona che si amava.
Quando aveva provato per la prima volta ad assaggiare il sangue di Eijiro per mera curiosità, non aveva provato nemmeno un briciolo di quello che adesso stava sentendo mentre assaporava il dolce sangue di Katsuki. 
Quel sangue ora era solo suo, come il suo era solo di Katsuki. 
"È meglio del sesso, fidati!" Gli aveva detto un giorno Denki mentre gli stava spiegando che effetti avesse prendere il sangue della persona che si amava. Izuku lo aveva guardato un po' perplesso. Nel loro gruppo solo Tenya e Denki potevano fare quel paragone, quindi in realtà poco comprendeva in maniera effettiva e doveva lasciarsi guidare dalla fantasia. 
Ora che però stava vivendo quel momento, non avrebbe mai voluto smettere. Ci volle tutta la sua forza di volontà per staccarsi, leccò le gocce di sangue che fuoriuscirono dai due fori prima che si richiudessero e sollevò la testa per guardare Katsuki. Aveva gli occhi annebbiati per il piacere, le labbra sporche del sangue di Izuku, che si chinò per baciarle. 
Restarono per terra abbracciati per molto tempo, quando decisero di alzarsi era già buio inoltrato. 
"Vieni con me?" domandò Izuku. Katsuki si spazzolò i vestiti dalla terra e si diresse a prendere il libro che gli era caduto precedentemente. 
"Posso?"
Izuku sorrise. "Certo! Abbiamo spazio a sufficienza."
"Allora va bene." 
"A proposito, dove sei stato finora?" domandò Izuku mentre si incamminavano verso la città. 
"A casa tua." 
"Oh, davvero? Com'è?" 
Katsuki alzò le spalle. "Polverosa e piena di cose inutili."
"Vorrei vederla e andare anche a casa tua." 
Katsuki rise. "Nemmeno ci hai mai messo piede, almeno non da sveglio." 
Izuku si imbronciò e Katsuki non poté fare a meno di trovarlo adorabile come al solito. 
"Proprio per questo voglio vederla." 
"Va bene, ti ci porterò domani, ma non è rimasto granché della vecchia casa che era un tempo."
"A me va bene lo stesso, mi dirai tu cosa ci stava." 
Quando arrivarono nell'appartamento che Izuku divideva con i suoi amici, Eijiro e Shoto stavano guardando pigramente la televisione. 
Eijiro aveva la testa poggiata sulle gambe di Shoto. 
"Ragazzi, sono a casa e guardate chi ho con me!" urlò Izuku girando l'angolo e spingendo Katsuki davanti a lui. 
Eijiro si alzò e spalancò gli occhi per la sorpresa. "Quindi era davvero lui!" 
Katsuki guardò senza dire niente Eijiro, poi il suo sguardo si posò su Shoto che lo guardava con occhi sorpresi e lui fece altrettanto. 
"Tu!" gridò Katsuki, indicando Shouto. "Io mi ricordo di te!" 
"Sei tu Kacchan?" Fu la domanda che arrivò quasi allo stesso tempo. 
"Ehm, vi conoscete?" domandò Eijiro perplesso. 
"Quello stronzo di suo fratello mi ha trasformato!" 
"Bé, ha trasformato anche me" fu la laconica risposta da parte di Shouto. 
"Che cazzo di problemi aveva?" 
"Che ne so io." 
"Era tuo fratello!" 
"Ma non stavo nella sua testa." 
Izuku e Eijiro avevano seguito quello scambio di battute in silenzio. "Questa sì che è una coincidenza" commentò alla fine Eijiro. 
"Bé, comunque, Touya è morto" disse Katsuki, "quel maledetto."
"Oh. Lo sospettavo da tempo ormai. Mi dispiace per quello che ti ha fatto." 
"Sì, va bene, tanto ormai è passato." 
Izuku gli prese una mano e lo guardò. Con grande dispiacere Katsuki ricambiò lo sguardo dal basso. Non gli andava molto giù che adesso era lui quello più piccolo e basso. Proprio per niente. 
"A quanto pare il cerchio si è chiuso." 
Katsuki sbuffò. "Ma di cosa parli? Sei pazzo, ti hanno fatto male questi anni per caso?" disse e cercò di allontanarsi. 
Izuku rise e lo afferrò per la vita per poi sollevarlo. Katsuki lasciò uscire un lamento. "Ei mettimi giù! Idiota, lasciami!" 
"No Kacchan, ora sei mio e non ti lascio andare più!" 
"Idiota, lasciami!" 
"Quanto urla" commentò Eijiro. "Quando ci saranno anche Tenya e Denki non voglio immaginare cosa succederá, i vicini verranno a bussarci tutti i giorni." 
Shoto sorrise e lo abbracciò da dietro. Poggiò il mento sulla sua spalla e osservò i due davanti a loro. Katsuki ancora urlava mentre Izuku rideva di cuore.


Note: E siamo arrivati alla fine :) 
Ci ho messo pure troppo ad aggiornare, mi dispiace >_<
Well, spero che questa cosuccia non vi sia dispiaciuta, grazie per aver letto, alla prossima ^-^

 
   
 
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