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Autore: C_Totoro    01/05/2023    3 recensioni
Lord Voldemort ha ripreso il proprio corpo e l’Ordine della Fenice è pronto a contrastarlo di nuovo, esattamente come quattordici anni prima. Una nuova minaccia, però, si risveglia nelle terre irlandesi ed è qualcosa che non può essere combattuta né da Silente né da Voldemort: è necessario unire le forze, solo una commistione di Magia Bianca e Magia Nera sarà potente abbastanza. Inizia così una convivenza forzata a Grimmauld Place numero 12, dove nascerà un’amicizia e un’alleanza improbabile: quella tra Molly Weasley e Tom Riddle.
AVVERTIMENTI: è una storia che ho scritto per ridere, pur tentando di rimanere nell’IC il più possibile, con queste premesse è evidente che sia ardua impresa, ed è il motivo per cui ho messo OOC.
Genere: Azione, Commedia, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Molly Weasley, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Bellatrix/Voldemort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Da V libro alternativo
Capitoli:
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Tom fece alcuni profondi sospiri e cercò di concentrarsi su di sé ed esplorare la propria coscienza, la propria anima. Era evidente si fosse aperta una voragine in lui da quando aveva fatto gli esperimenti con la magia druidica. Qualcosa veniva solleticato nei meandri della sua mente, ricordi confusi che non riusciva a mettere a fuoco come se ci fosse un incantesimo che gli impedisse di ricordare. Non appena la sua mente provava ad afferrare quel ricordo subito gli scivolava via, come fumo tra le dita.
Possibile io avessi già avuto a che fare con questo tipo di magia? si chiese in modo distratto. Allargò la sua mente fino a sfiorare quella di Nagini: non importava quanto fossero distanti, il fatto che condividessero una parte di anima li lasciava perennemente connessi. Provò a sondare la parte di anima che era in lei, a chiedere consiglio ma non trovò nulla che potesse dare conferma o negare ciò che iniziava a intuire e che lo atterriva più di quanto gli facesse piacere ammettere. Il fatto poi che non potesse parlarne con nessuno gli metteva addosso una certa ansia; era abituato a essere solo ma la magia che stava affrontando era qualcosa di nuovo e inesplorato. Bellatrix non avrebbe avuto risposte ma aveva una mente sagace, brillante e i suoi commenti erano sempre arguti: avrebbe potuto aiutarlo.
No, si disse deciso scuotendo anche la testa. Non sarebbe andato da lei a chiederle consiglio dopo la discussione che avevano avuto.
È solo paranoia, non può essere niente di ciò che sto temendo: avrei avuto qualche indizio prima, se non veri e propri ricordi…
Si mordicchiò le labbra in modo distratto mentre la sua testa veniva invasa da altri problemi, più inutili e banali.
Bellatrix.
Ancora una volta quel nome gli si formò nella testa a caratteri cubitali, accompagnato dal viso della strega.
Scosse la testa come per scacciare una mosca. Non aveva senso indugiare su di lei e sulle sue stupidaggini perché, ciò che era successo con lei, era nient’altro che quello: un’idiozia che metteva in crisi il loro equilibrio, equilibrio che non poteva essere messo in discussione per nessuna ragione al mondo. Non voleva chiederle scusa – per cosa avrebbe dovuto scusarsi? No, lui era Lord Voldemort – ma d’altra parte, più passavano i giorni senza di lei, più si rendeva conto di come quella strega gli fosse divenuta indispensabile. Prima della sua permanenza a Grimmauld Place numero 12 l’avrebbe uccisa senza pensarci due volte se solo si fosse reso conto che quella maledettissima strega fosse divenuta per lui qualcosa di tanto prezioso ma ora… ora… il respiro gli si mozzò in gola mentre alzava lo sguardo sul castello. Hogwarts era imponente come sempre e il profilo dell’edificio, casa sua, gli riscaldò il cuore in un modo che si era dimenticato di poter provare. Non aveva mai avuto una casa. L’orfanotrofio era stato un posto da cui scappare e in seguito, quando aveva dovuto abbandonare la scuola, non aveva mai avuto modo di trovare un altro luogo che potesse infondergli quel senso di gioia e sicurezza che gli donava Hogwarts. Essere stato costretto ad abbandonare quel posto era stato per lui un dolore inimmaginabile. Sibilò al pensiero di rimettervi piede, scosse la testa, quasi vergognandosi.
Che cosa sono diventato?
 
*
 
“Fammi capire, le hai detto che nessuno le ha mai chiesto di farti da mogliettina, lei se l’è presa e ti ha mollato. Tu sparisci per una settimana, torni e le chiedi una cena fingendo sia per le rune e speravi che le cose tornassero come prima?”
Gli strumenti nell’ufficio di Silente continuavano a emettere vapore e fare rumori metallici e a Tom stavano facendo venire il mal di testa, si volse risentito verso l’uomo che aveva parlato.  
“Ti avevo chiesto un incontro privato, Silente. Perché dev’esserci anche Grindelfart?” sbottò alzandosi dalla sedia e incrociando le braccia al petto. Non lo sopportava, gli avrebbe volentieri spezzato l’osso del collo, altro che Avada Kedavra.
“Siamo un pacchetto non scomponibile ormai, Tommy, mi dispiace”
Taci
“Suscettibile! Stavo solo cercando di riassumere!”
“Gell”
La voce di Silente era calma e pacata ma aveva insita una nota d’urgenza e fermezza. Grindelwald alzò le mani in alto come a volersi discolpare “Va bene, mi cucio la bocca ma stavo solo cercando di riassumere per vedere se avevo ben compreso il nocciolo della questione”
“Quindi, Silente?” domandò Tom ignorando Grindelwald. Aveva dovuto calpestare il proprio orgoglio per decidersi ad andare dal vecchio preside ma che altre alternative aveva? Tom non ci capiva più nulla, dentro di sé c’era un guazzabuglio incoerente. Tutto si mescolava senza senso: la pena per non avere più Bellatrix al suo fianco, il problema degli Horcrux (e in qualche modo distorto, sapeva che Potter aveva a che fare con quello… ma come? Come?) e poi qualcos’altro… qualcos’altro che aveva a che fare con i Druidi, qualcosa che si era risvegliato in lui e non ne voleva sapere di sopirsi… come un fuoco che gli ardeva nel petto e non sapeva come estinguere. Visi gli si affollavano nella testa, luoghi che non aveva mai visto… o forse sì?
Ma nulla, nulla, a ben vedere, poteva giustificare Lord Voldemort che chiedeva consiglio ad Albus Silente sulle proprie pene… non d’amore, ben inteso, quello era fuori discussione.
“Hai pensato a chiederle, ehm, scusa?”
Tom sgranò gli occhi “Credi mi abbasserei a tanto?
“Be’, sei qui” borbottò Gellert “Mi sembra già tu stia raschiando il fondo”
“Se proprio volete saperlo… quello era il mio modo di chiedere scusa”
“Oh, ma certo. Geniale. Tu la ripudi e la insulti, sparisci per una settimana e poi torni per invitarla a cena e lei dovrebbe capire che volevi chiederle scusa? Dimenticare tutto e tornare a fare la tua mogliettina ben sapendo che riprenderesti a insultarla e a rinfacciarglielo?”
Vuoi chiudere quella bocca! Non sono qui per parlare con te!” sbottò Tom “Albus, mandalo via” e il tono che usò gli uscì più lamentoso di quanto intendesse.
Silente sospirò e scosse la testa cercando di trattenere un sorriso. Era come avere a che fare con due bambini capricciosi.
“Gellert, lasciaci soli”
Grindelwald sbuffò “No, no. Questa volta sul serio: non parlo più” borbottò mettendosi in un angolo e facendo finta di guardare fuori dalla finestra dell’ufficio di Silente. Tom gli scoccò un’occhiata poi alzò un sopracciglio in direzione di Silente.
“Gell…”
“Va bene, va bene. Ho capito” disse Gellert scuotendo la testa e uscendo dall’ufficio sbattendo la porta.
“Perché sei qui, Tom?” chiese Silente dopo qualche attimo di silenzio. Era stato sorpreso di vederlo comparire nel suo ufficio. Soprattutto, aveva un aspetto orribile, terrificante. Il bel viso di Tom Riddle era incredibilmente simile al teschio di Lord Voldemort. Era magro, senza forze, con delle occhiaie nere che non lasciavano presagire nulla di buono.  
Silente aveva saputo della litigata di Tom con Bellatrix, ma mai si sarebbe aspettato che Tom andasse da lui per chiedergli consiglio.
“Non sono qui per chiederti consiglio!” sbottò Tom risentito, come se gli avesse letto nel pensiero. Si risedette su una delle sedie di fronte alla scrivania di Silente “Solo… è per il nostro incantesimo” si difese subito. Non voleva dare false impressioni, non voleva che quel vecchio bacucco male interpretasse tutto come suo solito, con quelle fesserie sull’amore…
“Bella ed io non possiamo permetterci screzi. Vorrei trovare un modo per avere un rapporto… un rapporto civile di modo che il sigillo funzioni come debba funzionare”
“Chiedile scusa” rispose Silente diretto, senza mezzi termini “Vuoi che lei torni come prima? Falle capire che hai sbagliato
“Io non sbaglio mai!” esclamò Tom “Non posso chiedere scusa a Bellatrix, a una mia Mangiamorte
“Non è solo una Mangiamorte, però”
“Certo che lo è!” rispose Tom, testardo incrociando le braccia. Silente unì le sue lunghe dita e lo osservò da sopra di esse “Non capisco per quale motivo tu sia qui se non vuoi accettare i miei consigli. Non puoi davvero aspettarti che lei… che lei abbia capito che un invito a cena per parlare del sigillo fosse il tuo modo, contorto, di chiederle scusa”
Tom distolse lo sguardo dagli occhi penetranti di Silente. Anche lui era un Legilimens…
“Va bene, ho capito” fece Tom dopo un lungo silenzio “Domani mattina le dirò che… che…” si morse le labbra “Che forse ho esagerato”
Silente gli sorrise “Suppongo potrebbe essere un inizio… e Bellatrix è una ragazza intelligente, ti conosce. Credo le sarà sufficiente”
“Anche perché di più non faccio, sia ben chiaro”
“No certo” rispose Silente “Hai una reputazione da mantenere” aggiunse divertito.
“Attento Silente… attento!” sbottò Tom puntandogli un dito contro con fare intimidatorio.
Albus ridacchiò, poi si fece serio “Tra parentesi, complimenti per le aggiunte che hai fatto all’incantesimo. Sono colpito. Come ci sei riuscito?”
Tom batté le palpebre. Con tutto quello che era successo, si era dimenticato di scendere nei dettagli dei suoi esperimenti magici. In poche brevi frasi spiegò a Silente di come aveva resistito alla Maledizione Cruciatus sfruttando la magia druidica e di come, grazie a quell’esperienza, fosse riuscito a ricreare alcuni semplici incantesimi da poter introdurre nel loro rituale e fortificare le rune.
“Notevole” commentò Silente fissandolo da sopra i suoi occhiali a mezzaluna e accarezzandosi la barba “Notevole anche per un mago del tuo livello, Tom”
Tom rimase in silenzio senza distogliere lo sguardo dagli occhi azzurri di Silente “Io sono notevole per definizione, Scemente”
“Forse” ribatté Albus “O forse c’è qualcosa che vorresti dirmi?”
Tom esitò per una frazione di secondo mentre i dubbi che gli torturavano il cervello prendevano forma: era allettato da aprirsi con Silente, nonostante la sua natura schiva e indipendente. Non si fidava del mago ma allo stesso tempo sapeva che in quel momento erano alleati e se c’era qualcuno al mondo che avrebbe potuto districargli il tormento che sentiva nel cervello quello era proprio Silente. Non aveva le sue stesse conoscenze sulle Arti Oscure e sui Druidi dato che aveva passato la sua vita a studiare altro tipo di magia ma appunto per quello, unendo il loro sapere, avrebbero potuto trovare una risposta a tutta la confusione che lo stava assillando. Tom storse il naso, indispettito dalla sua stessa debolezza, ricacciò tutto prontamente indietro nei meandri della sua mente “No, nulla” fece una pausa “Ho passato anni a viaggiare e a studiare la magia… se non fossi stato in grado di raggiungere un tale livello di conoscenza magica sarei stato un Potter qualunque”
Silente inspirò bruscamente alzò le spalle ma Tom capì che non lo aveva convinto.
Che pensi un po’ ciò che vuole, questo vecchio pazzo, neanche io ho tutto chiaro e, anche volendo, non saprei cosa dirgli.
“Siamo vicini alla soluzione… manca poco. Cerca di andare d’accordo con Gellert… smettetela di scontrarvi, dovete passarvi l’incantesimo con meno frizione, con più fluidità”
“Ci stiamo lavorando” borbottò a denti stretti Tom “Ma non è facile… hai visto come…”
“Non fate i bambini!” lo interruppe Silente “Questa è una cosa importante!”
“Credi non lo sappia?”
“Allora risolvi con Gellert e, soprattutto, parla con Bellatrix. Il sigillo deve essere perfetto e lei deve fidarsi di te ciecamente…”
Tom annuì.
“Nessuno vuole sopravvivere più di me, Silente. Dovresti saperlo”
“Bene” disse Silente. Tom si alzò in piedi, non aveva più nulla da dire. Era già alla porta quando Albus lo richiamò “Tom… voglio che proviamo tutti insieme”
Provare?” ripeté Tom sicuro di aver capito male “Questi rituali non si provano, Silente. Sono un one shot: o la va o la spacca… anche un maghetto come te dovrebbe saperlo”
“Mi sono spiegato male” ribatté Silente con un sorriso “Proveremo il tutto senza magia e poi proveremo a passarci degli incantesimi più semplici… delle prove sono doverose. Non ha senso continuare a sperimentare separatamente se poi dobbiamo agire come se fossimo uno solo
Tom esitò, cercò delle motivazioni che potessero evitargli di avere contatti con Silente e Grindelwald ma, suo malgrado, dovette ammettere che il discorso di Albus non faceva una piega.
“E sia” accordò “Ma tu rimetti in riga il fricchettone tedesco, altrimenti lo ammazzo”
“Buona serata anche a te, Tom”.
 
*
 
“Ecco qui, un’acquaviola, due whiskey incendiario e un succo di zucca”
Bellatrix afferrò il suo whiskey incendiario senza dire una parola e ne bevve velocemente un sorso. Sembrava essere passata una vita dall’ultima volta che era stata a cena fuori e poi a bere. Non aveva mai avuto molte amiche femmine, era sempre uscita più che altro con Rabastan ed Evan e poi, in seguito, anche con Dolohov. Non che la compagnia con la quale era al momento si potesse definire amica.
Sua sorella Andromeda.
La figlia sgorbia mutaforma mezzosangue.
E Molly fottuta Weasley.
Un bel quadretto, non c’era che dire.
Poi, lei, Bellatrix Lestrange, con i capelli trasfigurati di rosso di modo da poter passare per una parente della Weasley.
Quanto sono caduta in basso? pensò con amarezza quasi soffocandosi col whiskey. Se Rabastan fosse stato lì l’avrebbe presa in giro fino alla morte… o forse le avrebbe tirato due ceffoni in faccia per farla ritornare in sé.
“Come va con Remus, Tonks?” chiese Molly rimestando la sua acquaviola per poi berne un sorso dalla cannuccia.
“È sfuggente” mormorò Ninfadora rigirandosi il bicchiere di whiskey tra le mani “È come se… se volesse e contemporaneamente non volesse”
Bellatrix fece una smorfia: il riassunto perfetto della sua relazione. Il Signore Oscuro era sempre stato così: mai chiaro su cosa volesse e quando le dava qualcosa era sempre pronto a riprenderselo senza pensarci due volte e senza neanche averne motivo. Era faticoso e penoso stare in sua compagnia.
“Lascialo perdere” disse Bella trangugiando un altro sorso di whiskey “Non solo è un lupo mannaro – e già questo basterebbe a doverlo tagliare fuori – in più fa anche il prezioso. Come se se lo potesse permettere! Non è neanche umano!”
I capelli di Tonks divennero all’improvviso rossi mentre l’espressione sul suo viso a forma di cuore s’induriva “Non ti permetto di offendere Remus che, al contrario del tuo amato, è una persona per bene”.
Bellatrix emise un sospiro tremolante. Non aveva neanche le forze per ribattere. Avrebbe voluto chiamarlo col Marchio e pregarlo di riprenderla con sé. Come aveva potuto allontanarsi da lui? Lui che era tutta la sua vita?
“Oh via, Bella, non fare quella faccia appesa!” esclamò Andromeda dandole una gomitata “Sai cosa dovresti fare? Trovarti un uomo con cui flirtare”
Bellatrix fece schioccare la lingua sui denti “Certo, mi sembra un’idea geniale. D’altra parte, non sono neanche ricercata. Non sono sposata…”
“Devi solo flirtarci, tanto per giocare un po’… per divertirti Bella, sentirti desiderata. Quell’uomo…”
“Non ti permetto d’insultare l’Oscuro Signore!”
Andromeda ridacchiò “Siete più simili di quanto pensiate, voi due” borbottò indicando con un gesto del capo sua figlia. Bellatrix non commentò: non aveva le forze per litigare ma non vedeva proprio che cosa potesse accomunarla a una lurida Mezzosangue innamorata di un licantropo. Lei era Purosangue e l’uomo che amava era… era l’Oscuro Signore, lo stregone più potente che il mondo avesse mai visto…
“Sarebbe più divertente se anche voi due vi foste degnate di bere qualcosa di alcolico” sbottò Bellatrix lanciando un’occhiataccia all’acquaviola di Molly e al succo di zucca di Andromeda.
“Lo sai che sono astemia, Bella”
“E qual è la tua scusa, Weasley?”
Molly raddrizzò le spalle “Non ho problemi a bere, sai”
“E allora fallo” la sfidò Bellatrix con un ghigno in faccia finendo alla goccia il whiskey rimanente e ordinandone altri due: uno per lei e uno per quella Molly Weasley.
Molly non era abituata a bere alcol. Non che non le piacesse ma, con tutti i figli che aveva, non poteva di certo permettersi di ubriacarsi una sera sì e l’altra pure. Il whiskey di quel posto, tuttavia, era sopra alla media e capì non sarebbe riuscita a fermarsi già dopo il primo sorso. Trangugiò un bicchiere dietro l’altro mentre le conversazioni si facevano sempre più intime proprio grazie all’alcol.
“Basta, Molly, dai” le disse ridendo Andromeda cercando di bloccarla dall’ordinare un altro drink. Bellatrix, dal canto suo, reggeva l’alcol in modo straordinario ma, forse a causa della detenzione ad Azkaban, stava già iniziando a dare segni di cedimento anche lei.
“No, Dromeda, ancora uno, su!”
Andromeda scosse il capo e Tonks alzò gli occhi al cielo “Speriamo almeno di riuscire a riportarle a casa” ridacchiò.
“Bellatrix” chiamò Molly dopo aver bevuto un altro sorso di whiskey e aver fatto schioccare le labbra in segno di approvazione. Si sentiva la lingua impastata e la testa più leggera. L’alcol poi aumentava la sua libido: non vedeva l’ora di arrivare a casa e avventarsi su Arthur…
“Com’è quindi Tu-Sai-Chi a letto?”
Andromeda scoppiò a ridere e Ninfadora si nascose il viso tra le mani: una parte di lei voleva sapere, l’altra invece sentiva di poter fare a meno di quell’informazione. Anche perché, a ben vedere, avevano passato un pomeriggio a sentire le loro gesta per tutta Grimmauld Place numero 12.
“Straordinario, come in qualsiasi cosa lui faccia” rispose Bella, seccamente. Si sentiva depressa, dopo l’euforia che sempre la prendeva quando beveva un po’ troppo, stava venendo invasa da un senso di angoscia e tristezza che già era presente ma che l’alcol di certo amplificava. Le veniva voglia di piangere e parlare dell’Oscuro Signore… parlare dell’Oscuro Signore che una volta… ripensò a tutte le sere passate con lui, al modo in cui le consentiva di stringerlo… sembrava impossibile. Impossibile che potesse… potesse essere tutto finito così, nel nulla, nell’oblio…
“Ma facevate… facevate…” Molly ridacchiò. Non si poteva di certo lamentare della sua vita sessuale con Arthur che era sempre stata molto attiva – come testimoniavano i loro figli – però aveva sempre avuto… curiosità, per così dire, che con Arthur non aveva mai esplorato perché, beh, si vergognava…
“Facevate qualcosa di spinto?” chiese Molly bevendo ancora un sorso di whiskey per darsi coraggio.
Bellatrix alzò un sopracciglio “Cosa intendete, voi donnette, per qualcosa di spinto?” chiese rivolta verso sua nipote e sua sorella. Andromeda scosse la testa e alzò le spalle “Non saprei, Bella. Suppongo che ognuno di noi abbia un’idea diversa di spinto
“E la tua idea qual è, ad esempio, Ninfadora?” chiese Bellatrix con un sorriso diabolico sulle labbra.
“Lasciatemi fuori da questa conversazione!” esclamò Tonks “Insomma, c’è mia madre”
“Sì, ma sei la più giovane”
“Quello che intendevo io” s’inserì Molly biascicando “È il sadomaso”
“Molly!” esclamò Tonks “Non avrei mai detto che fossi interessata a certe pratiche
“Quindi confermi che anche per te siano spinte” insisté Bellatrix affilando lo sguardo.
“Credo che il sadomaso sia spinto per antonomasia” la difesa Andromeda.
“Tu e il tuo Babbano non avete mai provato?”
C’è mia figlia!” sibilò Andromeda risentita “E Ted non è un Babbano!”
“Sanguesporco, Babbano… stessa gentaglia
“Ma quindi?” chiese ostinata Molly “Tu e… e lui…?”
“Oh sì” liquidò Bellatrix con un’alzata di spalle. Davvero dopo tutte quelle settimane non avevano capito che tipo di rapporto avessero lei e il Signore Oscuro? E dire che erano stati anche piuttosto espliciti.
“Quando dico che è il mio Padrone non intendo di certo metaforicamente come gli altri Mangiamorte” Bellatrix si morse le labbra e il suo sguardo si velò di lacrime “O, per lo meno, non… non lo intendevo solo in quel senso” le faceva male parlare al passato. Era confusa perché il rapporto con il suo Signore in quei mesi era cambiato molto e non capiva più se fosse stato un bene o un male.
“Tipo?”
“Molly…” s’intromise Andromeda “Forse non è il caso”
“Sono solo curiosa!” esclamò Molly ridacchiando e bevendo ancora whiskey “Sai, Arthur non si presta molto a certe cose…”
“Non mi dire, Lenticchia sembra così assertivo” borbottò Bellatrix sarcastica. Nonostante tutto, deridere quelle tre reiette le donava ancora un certo piacere. Pensò a come ne avrebbe poi parlato con Dolohov e Rabastan: si sarebbe divertita un mondo a prenderle in giro con loro. E poi, ovviamente, a cruciarle tutte insieme a quelli che erano i suoi veri amici.
“Quindi?”
“Quindi cosa?”
“Cosa facevate” puntualizzò Tonks che iniziava a trovare la discussione particolarmente divertente. Se solo non ci fosse stata sua madre lì…
Bellatrix si strinse nelle spalle “Ultimamente niente di speciale” rispose seccamente. Era la verità, era da tanto che non si dedicavano a certe pratiche fino in fondo, in modo estremo, come una volta.
“In passato…” Bellatrix arrossì al pensiero mentre iniziava ad eccitarsi pensando a tutto quello che le aveva ordinato, alle punizioni…
“Sì?”
Tutto” esalò Bella mentre il rossore le si propagava dalle guance al collo “Mi legava, mi sculacciava, frustava, mi puniva… mi ordinava ed io eseguivo… qualsiasi cosa… ero sua da usare come più gli piaceva… era estremamente eccitante…” Bellatrix s’interruppe mordendosi le labbra. Qualcosa le diceva che l’Oscuro Signore non avrebbe apprezzato se lei fosse scesa nei dettagli.
“E facevate mai a cambio?” domandò Molly con uno scintillio negli occhi.
Bellatrix rise sprezzante “Ti sembra un uomo al quale piace essere sottomesso?”
“Non sei curiosa di sapere cosa si provi a stare dall’altra parte?
Bellatrix fece una smorfia e per la prima volta guardò Molly Weasley con nuovi occhi.
“Sai che non ti facevo così sgualdrina, Weasley?”
“Non sono sgualdrina, Lestrange. Solo curiosa” rise Molly scuotendo la testa “Non è mica un peccato…” si leccò le labbra per raccogliere il sapore del whiskey “Allora, non sei curiosa?”
Bellatrix ci pensò su qualche istante “Non particolarmente” rispose dopo alcuni istanti “Non con lui… insomma… non ho mai pensato a dominare l’Oscuro Signore, lui che è un dominatore nato…”
“Qualcun altro?”
Mah… Se fossi mai stata attratta da Rod, forse…”
Molly lasciò scivolare lo sguardo per il pub. Era gremito di persone che bevevano, ridevano, cantavano…
“Sono sicura che riusciresti a trovare qualcuno che si voglia far sottomettere da te, qua…” accennò con un gesto del capo al mago seduto al bancone “Guarda, c’è Selwyn, Purosangue come piacciono a te”
Bellatrix alzò gli occhi al cielo e neanche si degnò di rispondere.
Selwyn.
Nessuno sano di mente avrebbe mai preso in considerazione un Selwyn qualunque dopo essere stati con il Signore Oscuro.
“Mamma, credo sia arrivato il momento di portare Molly a casa” interruppe Tonks ridendo e andando verso il bancone a pagare. Andromeda annuì e aiutò le altre due a scendere dagli sgabelli e poi reggersi in piedi, rimettersi il mantello e uscire da quel pub.
Portare Molly a casa si rivelò più difficoltoso del previsto. Si reggeva a stento in piedi e la smaterializzazione congiunta fu particolarmente penosa.
“Fai silenzio Molly che se svegliamo il quadro di Walburga è la fine, svegliamo tutti” sussurrò Andromeda come entrarono nell’atrio di Casa Black. La dimora era immersa nel silenzio e i loro passi e bisbigliare risuonavano in modo quasi sinistro fra le pareti. Si avviarono tutt’e quattro in cucina, ridacchiando e zittendosi a vicenda.
Quando raggiunsero la cucina senza aver svegliato nessuno tirarono un sospiro di sollievo. Molly e Bellatrix si sedettero al tavolo, troppo brille per continuare a stare in piedi; Tonks si portò le mani sui reni e stiracchiò la schiena “Bene” fece infine “Direi che possiamo anche andare a dormire, sono le due”
Bellatrix tirò su col naso. Stava cercando di trattenersi dallo scoppiare a piangere. Fino a una settimana fa poteva dormire col suo Padrone… e ora… ora dormiva nella stanza di Regulus, colui che aveva tradito l’Oscuro Signore, che aveva tentato di distruggere un pezzo della sua anima…
“Buonanotte” borbottò Bellatrix alzandosi in piedi di scatto: non sarebbe riuscita a resistere un istante di più. Uscì dalla cucina senza guardarsi indietro e Ninfadora la seguì dopo aver augurato la buona notte a sua volta.
“Molly, hai bisogno di una mano?” chiese Andromeda facendo per seguire Ninfadora fuori dalla cucina “Posso aiutarti a salire le scale”
“Oh no, grazie cara” ridacchiò Molly “Mi preparo un tè e salgo”
“Sicura?”
Molly annuì accendendo il bollitore con un gesto svogliato della bacchetta. Andromeda la guardò indecisa per un attimo poi si disse che alla fine era a casa e non poteva succedere nulla di tragico: al massimo si sarebbe addormentata in cucina “Buonanotte, Molly”
Molly sbadigliò e sventolò una mano in segno di saluto poi rimase a fissare per qualche istante il bollitore, affascinata, come se non lo avesse mai visto in vita sua. Fu solo quando un rumore alle sue spalle la fece trasalire che distolse lo sguardo dallo strumento. Si volse di scatto, una mano sul petto.
“Oh, sei tu caro” disse sorridendo a Tom che la guardava appoggiato allo stipite della porta della cucina “Cosa ci fai in piedi a quest’ora?”
“Stavo per farti la stessa domanda” sibilò Tom facendo qualche passo in cucina e sedendosi poi al tavolo.
“Siamo tornate da poco” rispose Molly versando l’acqua calda nella tazza e preparando l’infuso “Tè?” chiese rivolta a Tom che scosse la testa. La stava fissando con molta insistenza e per qualche motivo, Molly si sentì arrossire. Si sedette stancamente al tavolo e Tom, dopo qualche secondo, la imitò.
“Hai bevuto” quella di Tom non era una domanda ma una constatazione: Molly puzzava di vecchio Ogden da lontano un miglio.
“Giusto due gocce”
“Due litri, più che due gocce”
Molly ridacchiò e poi si mise a fissarlo allucinata per qualche istante. Tom aveva un viso stanco, tutto il fascino che aveva avuto perso nel nulla. Non capiva come fosse possibile, dato che modificava i suoi tratti con la magia ma, forse, c’erano dei limiti anche per quello che poteva fare.
“Se devi dire qualcosa, dilla”
Molly si strinse nelle spalle.
“Ti manca, vero?”
“La mia sanità mentale? Molto”
Molly gli diede uno schiaffetto sul braccio “Bellatrix”
Chi?”
“Che mascalzone!”
Tom stiracchiò le labbra in quello che voleva essere un sorriso ma che invece sembrava più che altro una smorfia da mal di pancia.
“Dovresti riposare e mangiare, caro. Hai una cera orribile” Molly fissò il suo sguardo sulle occhiaie che cerchiavano gli occhi di Tom, le guance smunte, il pallore spettrale… sembrava quasi che la sua pelle fosse trasparente e talmente tirata da far intravedere il teschio che c’era sotto.
“Sono le Arti Oscure” spiegò Tom con una scrollata di spalle. Le Arti Oscure avevano senz’altro il loro peso in quella trasformazione, come sempre era stato, il vero problema, tuttavia, era che non riusciva più né a dormire né a mangiare e se non avesse assunto delle pozioni sarebbe presto stramazzato al suolo.
“Sono stato peggio”
“Sei stato anche meglio”
Tom ci pensò un po’ su. Era stato meglio di così? Forse tutto sommato, no.
“Non direi” rispose sincero. Forse quando aveva Bella al suo fianco leggermente meglio… almeno riusciva a dormire “O forse sì” aggiunse in un sussurro “Forse un po’ meglio sì”. Osservò Molly per qualche istante, poi la domanda lasciò la sua bocca prima che potesse ripensarci “Si è divertita Bellatrix?”
“Direi di sì” rispose Molly sorseggiando il tè “Ha anche avuto un appuntamento, sai” inventò, giusto per vedere come avrebbe reagito Tom.
“Un… appuntamento?” ripeté Tom, inclinando la testa di lato, il pezzo di anima che era in lui iniziò a dibattersi “Con chi?” chiese suo malgrado spostando lo sguardo verso i fornelli della cucina. Non voleva guardare in faccia la Weasley.
“Selwyn” inventò Molly ricordando l’uomo seduto al bar “Bellatrix diceva di voler fare a cambio… sai, stufa di essere sottomessa
Tom alzò un sopracciglio mentre un senso di nausea gli risaliva in gola. Le parole di Molly non avevano alcun senso – in primis perché sapeva che Bellatrix mai si sarebbe messa a flirtare con qualcuno ben sapendo di essere ricercata – eppure, il tarlo del dubbio ormai era stato insinuato nella sua testa e non se ne sarebbe andato di certo facilmente. Provò a insinuarsi nella testa di Molly ma era così ubriaca che quell’accozzaglia di pensieri confusi lo investì come un treno e lo fece ritrarre di nuovo nelle sue barriere mentali.
“Sai…” aggiunse Molly con tono confidenziale chinandosi un po’ verso di lui “Sarei curiosa di provare”
“Provare?”  chiese Tom, con un sopracciglio alzato cercando di levarsi quel senso di oppressione dal petto al pensiero di Bellatrix che sottometteva Selwyn.
Molly era ubriaca.
Ubriaca fradicia.
Non sapeva cosa stesse dicendo. Non poteva essere vero che Bella…
Gli occhi di Molly erano arrossati, faceva fatica a mettere insieme due parole e la tazza di tè tremava fra le sue mani. Doveva aver male interpretato qualsiasi cosa avesse visto o sentito dire a Bellatrix.
“Credo tu dovresti andare a dormire” fece Tom, senza darle tempo di ribattere, prendendole la tazza dalle mani e poggiandola sul tavolo.
“Non mi va di dormire” protestò Molly scandalizzata “Non lo sai che l’alcol mette voglia?”
Oh Salazar, pensò Tom. Non voglia di scopare, mi auguro?
“Bellatrix…” biascicò Molly “Diceva che sei… sei un dominatore”
Tom batté le palpebre “Esagerata!” borbottò a disagio. Aveva avuto innumerevoli donne, tutte ci avevano sempre provato con lui… ma Molly Weasley, la mamma chioccia… No, per Salazar, no.
Non aveva alcun senso: non aveva mai dimostrato quel tipo d’interesse per lui. Aggrottò le sopracciglia confuso poi scosse la testa “Credo tu debba andare a dormire” ripeté Tom facendo per alzarsi in piedi.
Si sentì afferrare per il bavero della veste da Molly “Ti ho già detto che non mi va di dormire!” Tom provò a liberarsi della presa ferrea di Molly ma con scarsi risultati “Voglio invece che mi… mi… spieghi… come…” si chinò sul suo orecchiò e gli biascicò qualcosa. Tom rimase come impietrito, poi si smaterializzò con lei.

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Kon'nichiwa! 
Sono tornata dal mio viaggio nel Kansai, purtroppo non sono andata agli USJ perché l'amica con cui dovevo andare mi ha dato buca :( sarei potuta andare da sola ma considerando che in Giappone è Golden Week (un periodo di ferie di una settimana) ho pensato sarebbe stato molto più affollato del solito e quindi non avesse molto senso... comunque sono già stata due volte a quello di Osaka e innumerevoli volte a quello di Orlando, in Florida... quindi posso anche aspettare!

Vabbè, bando alle ciance, e veniamo alla storia. Vi tranqullizzo subito: tra Molly e Tom non c'è NIENTE ma sarà tutto più chiaro col prossimo capitolo! Cercherò di aggiornare a metà settimana... poi dall'8 riprendo a lavorare (o meglio, inizio il mio lavoro nuovo) quindi è probabile sarò un po' più impegnata ma essendo buona parte dei capitoli già pronti non dovrebbe intaccare troppo la frequenza degli aggiornamenti. 

Bene! Se vi va, fatemi sapere che ne pensate ;) 
A presto 

Clo
  
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