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Autore: braver than nana    13/09/2009    4 recensioni
**7° classificata al AU Flash contest di _S_t_a_r_**
«Fissò Akamaru, ancora steso sulla sua coperta rossa preferita e decise che era decisamente troppo per lui. Avrebbe fatto come al solito.
Rischiando di fare l’idiota, certo.
Senza nessun discorso pronto, ovvio.
Ma sarebbe stato se stesso fino in fondo. Anche davanti alla sua prima cotta omosessuale.
Quando finalmente pensò quella parola gli vennero i brividi ma cercò di ignorarli e di pensare a quelli che aveva sentito due sere prima, nella macchina del Sabaku.»
Dedicata a Cower e a sabaku no temari *-*
Genere: Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Kankuro, Kiba Inuzuka
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Piccola dedica.
Dedico questa fic al mio amore, Cower, che mi supporta sempre e comunque, qualsiasi cosa io scriva -è un sasunaru come me *_*-. Che ascolta sempre tutto quello che scrivo e che è il mio critico preferito e peggiore, il più sincero soprattutto per aggiustare l'OOC. Che mi ha prestato i pantaloncini della Ecko che cito in questa fic e che mi ama nonostante tutto, nonostante la dolcezza che mi chiede io la metta nelle fic. Ti amo.
Altra dedica a sabaku no temari. Noi non ci conosciamo benissimo, quasi per niente, ma apprezzo moltissimo il tuo modo di scrivere e volevo solo ringraziarti per avermi ispirato, visto che ho preso in prestito questa coppia dalla tua fic Over and Over. Un bacione.


Autore: Nana° (nanaosaki93 su efp)
Titolo: Bambino.
Personaggi e eventuali pairing: Kiba Inuzuka, Kankuro, Akamaru. KankuroxKiba
Generi: Generale, Sentimentale.
Avvertimenti: AU (ovviamente xD), Shounen Ai, One Shot.
NdA: l’idea iniziale era quella di una ShikaKiba ma avendo questa coppia in testa ho deciso di provare ^__^ spero di aver caratterizzato abbastanza bene Kankuro visto che era la prima volta che lo usavo (in assoluto, non l’avevo mai neanche usato come personaggio secondario) mentre credo che Kiba sia abbastanza IC. È uno dei personaggi che preferisco usare in assoluto come narratore. Mi piace particolarmente la parte che fa Akamaru *-* Credo di essere stata lievemente banale nella trama ma ho scritto il tutto in meno di dieci ore xD e nonostante tutto ne sono abbastanza soddisfatta. Beh speriamo bene...
Incrocio le dita e buone lettura.

 

Bambino.


Continuava a camminare avanti e indietro per tutta la stanza da letto.
I piedi scalzi e le mani sudate.
Si guardava attorno convulsamente, fissando per pochi secondi ogni oggetto presente nella camera.
Osservò distrattamente l’orologio appeso sopra la sua testa, ma non poté non notare l’orario.
Passò il palmo delle mani sul pantaloncino blu del pigiama e cercò di deglutire.
 
Non c’era niente, niente da fare.
Akamaru passò tra le sue gambe, strofinando la testa contro il polpaccio.
 
- No, piccolo, non mi puoi aiutare... Non stavolta.
 
Guaì un lamento e si allontanò con la coda tra le gambe verso la coperta arrotolata nell’angolo.
Il ragazzo aveva seguito ogni suo passo e si rattristò nel vederlo sistemarsi con la testa rivolta verso la parete.
 
Ecco! Ora anche il suo cane si offendeva.
 
Recuperò il cellulare caduto -o meglio lanciato di proposito- dall’altra parte del letto.
La schermata era scura e pregò un santo qualsiasi affinché si accendesse e non fosse rotto definitivamente. Non ne poteva chiedere un altro ai suoi e poi quello gli piaceva particolarmente.
Premette il pulsante rosso più volte, con insistenza, e dopo un paio di tentativi s’illuminò rivelando la solita schermata rossa della Vodafone che lo salutava.
Sospirò e ringraziò il santo di cui prima.
 
Senza lasciarlo riposare neanche un attimo andò veloce ai messaggi ricevuti e rilesse, per la centesima volta, l’ultimo messaggio che aveva ricevuto.
 
«Non fare il bambino e vieni alla solita scalinata alle sette. K.»
 
- “Non fare il bambino”... Mzè. - ripeté cercando di imitare la voce dell’amico. O qualsiasi cosa fosse in quel momento l’altro.
 
Tecnicamente lui era un bambino, se si mettevano a confronto i suoi sedici anni all’età spaventosa di Kankuro.
Lui aveva sei anni di più. Quasi un adulto, se non avesse avuto quel carattere da eterno adolescente.
Ma tra amici non ci si faceva paranoie sull’età. E lui lo aveva conosciuto qualche mese prima tramite la sorella Temari che da poco stava col Nara.
Era un tipo fico, grande abbastanza da comprare da bere e da fumare. Aveva la macchina e ascoltava la sua stessa musica.
 
Non aveva né la voglia né la testa per ripensare a cosa era successo o a com’erano arrivati a quel punto. Sapeva solo che non si poteva tornare indietro, ormai.
E adesso lui, effettivamente, stava facendo il bambino. Non voleva andare a quella specie di appuntamento perché aveva una fottuta paura. Non che lo avrebbe mai ammesso, ma sapeva che sotto sotto temeva quella situazione o, peggio ancora, quella sarebbe potuta diventare.
 
Non poteva non ammettere che qualcosa era scattato tra di loro.
Fin da subito aveva notato quel feeling pazzesco con lui. Starci insieme era automatico, istintivo. Si parlava di tutto, si stava insieme facilmente e... Dannazione neanche se ne era reso conto di quello che stava succedendo!
Le giornate passate insieme erano sempre di più.
I giri in macchina più lunghi e più silenziosi, se non si teneva conto della musica hard rock a palla.
Ogni scusa era buona per passare di casa e stare, come dire, vicini.
 
Aveva sempre fatto schifo in tema di sentimenti.
Soprattutto perché richiedevano troppe riflessioni arrotola cervello. E l’Inuzuka, lo sapevano tutti, non era solito pensare più di tanto alle sue azioni. Agiva e basta.
 
Ecco perché in quel frangente sentiva la testa scoppiare, martellare contro il cranio... aveva chiaramente pensato troppo.
 
Fissò Akamaru, ancora steso sulla sua coperta rossa preferita e decise che era decisamente troppo per lui. Avrebbe fatto come al solito.
Rischiando di fare l’idiota, certo.
Senza nessun discorso pronto, ovvio.
Ma sarebbe stato se stesso fino in fondo. Anche davanti alla sua prima cotta omosessuale.
 
Quando finalmente pensò quella parola gli vennero i brividi ma cercò di ignorarli e di pensare a quelli che aveva sentito due sere prima, nella macchina del Sabaku.
Chiuse gli occhi e si rilassò, finalmente.
 
- I pantaloncini della Ecko. Devo trovare assolutamente quei pantaloncini...
 
Akamaru si alzò scattante e gli corse incontro felice che il suo padrone fosse finalmente tornato in se.
Abbaiò un paio volte, contento, e frugò tra la massa di vestiti sparsi per la camera per poi uscirne con i pantaloncini blu sul naso.
 
- Un genio! Tu, amico mio, sei un autentico genio! – disse prendendolo in braccio e baciandogli il muso.
Si lasciò coccolare e coccolò un po’ il cagnolino prima di guardare l’orologio e rendersi conto che il tempo era incredibilmente volato. Erano già le sette meno un quarto e voleva provare a rendersi almeno presentabile.
 
Si spogliò a tempo di record e infilò i suoi pantaloncini preferiti, troppo stilosi con quelle macchie di colore sui lati, e aprì l’armadio per prendere la felpa verde militare.
La persona riflessa nello specchio vicino l’armadio lo fissava ansioso.
 
Aveva davvero quell’espressione ebete sulla faccia?
Non andava mica al patibolo.
Doveva assolutamente riprendersi e con una mano cercò di sistemarsi i capelli ribelli.
 
Corse in bagno in cerca di una spazzola o qualcosa del genere ma sentiva chiaramente i secondi che passavano. Era come se un orologio rompi scatole fosse entrato nella sua testa e ticchettasse imperterrito.
Prese la solita matita rossa cercando di ignorarlo e ripassò i triangoli sulle guancie.
Si sentiva presentabile.
 
- Scarpe! – gridò all’improvviso facendo sbavare lievemente il suo lavoro, ricordandosi che era ancora scalzo solo in quel momento.
 
Il cagnolino bianco arrivò scodinzolando poco dopo, con in bocca una delle due DC verdi e nere che aveva intenzione di mettere. La lasciò sotto la porta e lo guardò con una strana espressione orgogliosa.
 
- Ma che bravo cagnolino... – disse accarezzandogli la testa e ricevendo una leccata prima che Akamaru tornasse trotterellando nella loro stanza.
 
Adesso il Kiba nello specchio aveva un’espressione più tranquilla, quasi emozionata.
Fece schioccare il collo e si annuì.
Infilò le calze ancora bagnaticcie appese sullo stendi-panni fuori dalla finestra e la scarpa. Percorse saltellando su di un piede fino alla camera e trovò Akamaru concentrato sull’altra scarpa finita chissà come su una mensola insieme ai suoi manga.
 
La prese e la infilò.
Era pronto. Più o meno.
 
L’orologio sulla parete e nella sua testa lo stavano avvisando che era tardi –già le sette e cinque- e che doveva assolutamente andare.
Prese il cellulare e corse verso la porta. Mentre stava vagando alla ricerca delle chiavi, quasi inciampò nel batuffolo bianco che si era ritrovato tra le gambe.
 
- Non puoi venire – disse al cane che lo guardava implorante. –Tra un po’ arriva Hana e ti porta lei a fare il giro. Mi dispiace ma devo andare solo... Grazie per il sostegno morale amico.
 
Gli sorrise e finalmente trovò le chiavi in un cassetto della credenza.
Uscì e diede una doppia mandata.
 
***
 
Le scalinate del messaggio erano poco lontane da casa sua.
Quando era arrivato, aveva solo dieci minuti di ritardo ma dopo quasi mezz’ora che era lì aveva deciso di andare via.
Stava lentamente ricadendo nella tentazione dei pensieri da ragazzina innamorata e si era stancato di quella situazione.
Quello era il destino, il karma o qualsiasi altra cosa che governasse l’universo a decidere per lui.
Kankuro non era venuto e si sentiva quasi deluso.
 
Chi era il bambino adesso, eh?
 
Forse ancora lui, che ci aveva creduto ed era rimasto fregato.
A quel punto avrebbe potuto portare anche Akamaru, almeno non si sarebbe annoiato. Ma era inconsciamente sicuro che dopo quella conversazione, lui... Beh pensava che non sarebbe tornato a casa sua. Non per il momento almeno.
Che cretino.
 
Si sorrise amaramente e si alzò dai soliti scalini scuotendo la polvere da dietro i pantaloni.
Sospirò pesantemente non più così deciso ad andare via, con ancora una piccola speranza.
 
Prese il cellulare dalla tasca.
Nessun messaggio. Nessuno squillo. Niente di niente.
Ringhiò contro quel piccolo concentrato di tecnologia e lo rificcò in una delle tasche fin troppo profonde.
Si girò e tornò verso la strada di casa.
Guardava indietro ogni tanto, contro sua ogni logica.Sbirciava in ogni macchina che passò nei cinque minuti che trascorsero per arrivare sino a casa. Nessuna era la piccola Punto nera sporca da fare schifo di Kankuro.
 
Da lontano guardava il portone di casa sua e iniziò a cercare le chiavi.
In una macchina lì vicino, qualcuno ascoltava una delle loro canzoni preferite.
Quasi soft rispetto a quelle che ascoltavano di solito ma parlando della musica italiana si erano ritrovati d’accordo anche su quello.
Ligabue era un musicista eccezionale e la sua canzone migliore era di certo “Il giorno dei giorni”. Subito dopo per Kiba veniva “Non è tempo per noi” mentre il Sabaku continuava ad insistere con la classica “Certe Notti”.
Avevano quasi litigato da quanto erano convinti.
 
Forse tra loro non avrebbe mai funzionato proprio per quello. Erano troppo simili e testardi.
 

Sei arrivata apposta
Come ci frega l’amore...
Dà degli appuntamenti
Poi viene quando gli pare.

Il volume si alzò proprio quando quella frase si conficcava parola per parola nel suo cervello.
Stava decisamente avendo atteggiamenti da ragazzina visto che anche una canzone del genere gli faceva venire in mente Lui. Sbuffò al pensiero e trovato il mazzo di chiavi fece per inserire la giusta nella serratura.
 
Gli caddero dalle mani quando sentì quella voce che lo chiamava.
 
Ma non era il momento di fare l’idiota quindi si girò per affrontare Kankuro una volta per tutte.
La macchina era parcheggiata in doppia fila davanti a lui e ne usciva la canzone che aveva sentito prima.
Lui, con i capelli più scombinati del solito e quegli occhi stranamente seri lo guardava dal posto di guida sporgendosi verso l’altro finestrino.
 
- Kiba, senti...
- Oh no, non ho nessuna intenzione di ascoltarti. Che sarà successo? Il traffico intenso scommetto. Oppure no, ti si è bucata una gomma? Due?
- Ho portato Akamaru al veterinario più vicino.
 
Spalancò gli occhi, tutto ad un tratto interessato a quello che gli diceva.
 
- A-Akamaru? Che centra il mio cane?
- Sali in macchina te lo racconto mentre andiamo...
 
Con il fiato terribilmente corto e un magone troppo grosso nella gola arrivò in un salto alla portiera già aperta e la chiuse fin troppo forte.
 
- Scusa... –sussurrò subito dopo.
- Fa niente. Comunque ero da queste parti perché non eri alle scale e pensavo di venire a prenderti di casa, ecco perché ero lì. Quando ho visto tua sorella in lacrime che usciva con il cane in mano ho pensato di darle una mano.
 
Guardavano la strada, ognuno troppo preso dai propri pensieri.
Non c’era traffico e Kiba sapeva che il loro veterinario, nonostante fosse il più vicino della città, era ancora molto distante.
Avrebbe dovuto riempire quei silenzi.
Doveva dire qualcosa.
 
- Io ero lì, all’appuntamento.
 
Il Sabaku si girò verso di lui per pochi secondi con un mezzo sorriso sul volto.
 
- Mi dispiace che mi hai aspettato invano.
- Ma no, sono contento che hai aiutato Hana.
- Potevo farti uno squillo...
- Già.
 
Eppure non aveva voglia di parlare.
Non di quello e soprattutto non in quel momento.
Aveva in mente solo l’espressione implorante di Akamaru prima che uscisse di casa. Tutto l’aiuto che gli aveva dato quel giorno, che gli aveva sempre dato.
Si sentiva malissimo al solo pensiero che gli fosse successo qualcosa.
 
- Sta bene, non ti angosciare.
- Vi hanno detto cosa ha?
- Non ho capito bene, ma a quanto pare quella piccola palla di pelo si è slogato una zampa saltando da qualche parte. Non è grave, davvero.
 
L’angoscia si stava iniziando a sciogliere più informazioni riceveva.
Non era grave. Poteva tornare a respirare più o meno normalmente ma dalla bocca gli uscì soltanto un profondo sospiro.
 
- Oh, non fare così. Sai, questa giornata me la sarei aspettata del tutto diversa. Pensavo di chiarire con te, di metterci insieme e poi finire il tutto in bellezza a casa mia. Non per forza in quest’ordine però.
 
Rise della sua pseudo battuta mentre Kiba sentiva le guancie imporporarsi.
Si girò dall’altra parte fissando il marciapiede al lato della strada, non stava di certo arrossendo, solo non voleva capisse che effettivamente, aveva pensato la stessa cosa anche lui.
 
Riconobbe la strada e non ebbe tempo di rispondere che Kankuro trovò un parcheggio a pochi passi dal veterinario.
Si precipitò fuori dalla piccola Punto giusto in tempo per vedere sua sorella uscire con il suo cane in braccio.
Non gli era mai sembrato così piccolo e indifeso.
 
Gli corse in contro e quel musetto bianco lo riconobbe subito.
Abbaiò piano e scodinzolò felice, come se non fosse successo niente.
 
Alle sue spalle sentiva l’altro ragazzo che lo raggiungeva a passo pensante.
Si girò e gli sorrise.
 
- Vi accompagno a casa?
 
***
 
Erano sulle scale, tutti e due stavolta.
Il più grande appoggiato alla parete guardava sorridente il bambino che seduto, giocava con il cane dal quale non voleva più staccarsi.
 
- Che ne dici Inuzuka? Adesso parliamo si o no?
 
Alzò gli occhi e lo fissò serio, prendendo Akamaru e mettendolo dentro la felpa larga.
Si rizzò in piedi da uno scalino più alto per guardarlo bene in viso.
 
- Certo. Parla pure.
- L’altro giorno in macchina, ecco...
- Mi hai baciato e mi è piaciuto.
- Già, anche a me.
 
Non potevano fare i seri troppo a lungo.
Kankuro, dopo l’iniziale imbarazzo, si avvicinava a ogni parola e lo guardava malizioso.
 
- Quindi?
- Quindi ci possiamo provare, ma la fine in bellezza di cui parlavi prima, beh te la puoi scordare...
- Lo sapevo che eri un bambino.
- ...per ora.
 
Ormai il punto di non ritorno era superato.
Non potevano e non volevano tornare indietro.
L’unico tra di loro era Akamaru che abbaiava non troppo contento di sentirsi schiacciato dai loro corpi.
 
Lo mise giù, appoggiandolo delicatamente, e quando si rialzò in piedi posò le sue labbra su quelle umide e incredibilmente favolose del suo nuovo ragazzo.
 
Fine.


Questo è il giudizio della giudicia _S_t_a_r_

Grammatica 9 punti
Originalità 6 punti
IC dei personaggi 5 punti
Attinenza alla traccia 5 punti
Parere personale 6 punti

Tot. 31

Giudizio personale:
È stata estremamente dolce.
A parte qualche piccolo errorino, cit. [...]cranio... aveva[...] ci andava la maiuscola, ma visto che nelle altre occasioni c'era, l'ho considerato come una dimenticanza.
Cit. [...]Sospirò e ringraziò il santo di cui prima. Scusa, ma non ho capito questa frase... Magari sono pazza io, ma non ne ho capito il senso.
Comunque, ti dicevo: tralasciando dei miseri errorini di poco conto, è stata la fic più tenera che abbia letto per questo contest.
Non preoccuparti, non sei affatto caduta nell'OOC. Kankuro è un tipo abbastanza particolare, ma dato che la storia è più incentrata su Kiba, non si può dire che Kankuro sia "sbagliato".
Molto carina!
Non disperarti per l'ultimo posto, sei sempre sopra i 30 punti xD (e hai vinto uno dei due premi)
Il premio dolciosità è senz'altro tuo!

E anche a questo contest sono arrivata ultima xD la sto prendendo con filosofia soprattutto perché sono contenta che la fic venga apprezzata lo stesso. Ho rivinto il premio dolcezza e quindi mi sono resa conto di una cosa.. Posso anche fare schifo come scrivo ma almeno so essere dolce.
Ne sono soddisfatta ^^

Baci e aspetto i vostri commenti per farmi sapere che ne pensate.
Nana.
   
 
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