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Autore: Milly_Sunshine    13/05/2023    0 recensioni
Non importa se siamo bambini, adolescenti, adulti, persone tranquille oppure tormentate, angeli della morte, aspiranti killer, creazioni di laboratorio, animali domestici, fenomeni atmosferici o addirittura automobili: abbiamo il sacrosanto diritto di vedere le cose dalla nostra prospettiva e di narrare la nostra storia. /// Una raccolta disomogenea di racconti scritti a vent'anni e dintorni (o anche poco venti e molto dintorni), alcuni pubblicati nella loro forma originale, altri a seguito di una piccola revisione. La maggior parte risalgono all'epoca dei forum, qualcuno ha partecipato a contest di scrittura sul forum Scrittori della Notte o su altri forum simili. I rating variano dal verde all'arancione e la maggior parte dei racconti hanno lunghezza da one-shot, alcuni tuttavia secondo EFP sarebbero da considerarsi flashfic.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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ERANO SOLO SAETTE VARIOPINTE

Erano solo saette variopinte, lanciate giù dal cielo per colorare un ambiente troppo grigio. Non m’importava di quale fosse la fine non ancora scritta, il mio sguardo le incontrava quasi per caso, senza cercare nulla, mentre la notte nascosta dietro l’angolo aspettava di far calare il suo velo fitto di tenebre.
Era un mondo di sorrisi finti, si recitava fino all’ultimo istante, quando il sipario calava e nulla poteva più essere messo in discussione. Dietro una tenda c’era qualcosa di invisibile, che soltanto in pochi avrebbero saputo violare. Era un mondo di sorrisi finti, che ha prosciugato occhi innocenti e ha strappato la linfa vitale a sognatori che non sapevano di essere precipitati in un incubo. Era un mondo materialista, che ha venduto sguardi innocenti e lacerato occhi che ancora non si erano aperti, che ancora non si erano resi conto del confine che non pensavano di dover già varcare.

Era un sorriso vero, quello che illuminava giorni di pioggia. La negatività era prosciugata, ma del resto cosa importava? Ricordavo solo una fotografia, ormai abbandonata in un cassetto, tra crisantemi appassiti e nastri neri ormai sgualciti.
Era un sorriso vero, quello che irradiava il mio volto nel fissare uno sconosciuto che aveva il potere di regalarmi un attimo di serenità. Chi era dopotutto? Forse qualcuno di cui non m’importava niente, che faceva parte di un mondo di cui non m’importava niente... Eppure, alla fine, non provai indifferenza.

Il sipario calò in un giorno d’autunno. Non vi era più differenza tra ciò che poteva essere rivelato e ciò che doveva restare celato dietro a una tenda. Una sagoma di metallo dall’anima di ferro scivolò a terra impotente e il sorriso che illuminava giorni di pioggia si spense.
Aprii la porta, chiedendomi che cos’avrei ricavato da una giornata come tante. E poi udii una voce che mi riferì cos’era accaduto.
«Che cosa?» chiesi, attonita, pensando di avere sentito male. Non poteva essere.
Quella voce ripeté lo stesso messaggio.
Non credevo che quel sorriso vero potesse spegnersi insieme a una sagoma vuota.

Sono lacrime calde, che scivolano lentamente. Fisso saette dai mille colori, lanciate giù dal cielo per colorare un ambiente troppo grigio. Sono rimaste, è tutto come prima, ma non posso fare a meno di chiedermi come possano colorare un ambiente che è diventato maledettamente più grigio nel momento in cui il cielo si è ripreso indietro uno dei suoi fulmini.
È un sorriso che nessuno vedrà più, quello che illuminava giorni di pioggia quando ancora pensavo che la notte non potesse durare per sempre. Le gocce continuano a scendere, a fermarsi a terra, una dopo l’altra. Non c’è nulla di più buio della consapevolezza che niente ci restituirà mai il passato.

Abbasso lo sguardo. Sono saette variopinte lanciate giù dal cielo, che rompono per un attimo la piattezza del grigio dell'ambiente. Eppure stavolta è diverso. Mi allontano in silenzio: non ce la faccio a tenere gli occhi su di loro.
Una sagoma di metallo si è spenta per sempre, un sorriso si è spento per sempre... ma la morsa d’acciaio che mi avvolge non lascia la presa e mi sento soffocare.
 
   
 
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