Anime & Manga > Boku no Hero Academia
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Autore: SherryVernet    14/05/2023    0 recensioni
Che resta... se poi anche questo libro, e tutti i nostri atti di pietà, compiuti con cuori di cenere, non sono già cenere anch’essi... più cenere degli atti sensuali là nel fiume, che trepidano di vita e si propagano come cerchi nell’acqua...
(Italo Calvino, Il cavaliere inesistente)

Bozzetti di studio su Dabi e i Todoroki, con Hawks a carico. Perché si sa che Hawks è un Todoroki onorario.
Un po' di Dabi/Hawks, quasi in sottofondo.
Manga spoiler.
Questa storia è ispirata al Writober 2021 di Fanwriter.it
Genere: Angst, Generale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Dabi, Endeavor, Hawks, League of Villains
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
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» Prompt: Neve (Night)
» Rating: arancione

 

 

 

La cenere e la neve

 

 

 

"Io senta la neve ancora

io senta il suo cadere placido

dal mio mondo sparuto.

Le mie piccole cose qui,

la mezza matita che non mi abbandona.

I miei volti nelle fiamme tanti

che hanno lo stesso colore.

E gli anni passano così

nel cuore della notte di neve."

– Rocco Scotellaro, "Desiderio" (1947) –

 

 

 

Sui picchi di Sekoto, quella notte, la cenere che gli cadde intorno, la cenere che si lasciò dietro – cenere, i pezzi consumati del suo corpo –; la cenere, sui picchi di Sekoto, quella notte, fu come la neve.

Ed alla neve aveva ripensato, con tutto il rancore dei suoi tredici anni, della sua delusione, e tra le lacrime incagliate tra le ciglia – riarse, cristalli di sale che gli bruciavano gli occhi, più dure e più scottanti delle fiamme che lo cremavano vivo –; al fatto che anche lui, in fondo, non era stato altro che un fiocco di neve cui s'è appiccato il fuoco; e che, più tardi, suo padre non avrebbe ritrovato neppure la cenere e la neve, nel turbinio ustionante di quell'inferno che aveva scatenato, che lui stesso era diventato – se alla fine, dopo la fine, si fosse degnato di venire a raccattare un pugno di polvere e di niente.

Allora, Tōya, nel cuore di cobalto dell'incendio, aveva riso forte, singhiozzando.

E aveva sentito il gelo di sua madre nelle ossa.

Il gelo dei suoi nervi che esplodevano in un brivido, fiori sulfurei di polvere da sparo, spilli di freddo nei palmi delle mani, nelle dita, nel petto ed in gola, mozzati col respiro graffiante di fumo, tagliente più del vetro, quasi brina.

Il gelo della cenere che gli baciava le guance, piano piano, anche lei un avanzo, glaciale quanto lui su quella pira funebre.

Lieve. Condannata.

Come neve.

 

 

 

   
 
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