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Autore: thespoonriver    15/05/2023    0 recensioni
UshiSuga| Sugawara Koushi x Ushijima Wakatoshi
Uno scandalo ha sconvolto l'accademia Shiratorizawa, un membro della squadra di pallavolo è risultato positivo al test antidoping. Wakatoshi Ushijima è stato squalificato dal torneo interscolastico e espulso dall'accademia. Ukai coglie l'occasione per invitarlo a iscriversi lì, Ushiwaka dopo aver ricevuto umiliazioni e rifiuti decide di accettare.
Genere: Comico, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Koushi Sugawara, Wakatoshi Ushijima
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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La lingua di Sugawara finì tra i denti dello schiacciatore, con la foga di assaporare ogni attimo di quel bacio inaspettato. Era successo così, all’improvviso, dopo la tensione che si era venuta a creare durante la cena in casa sua la settimana precedente. Ansanti si staccarono, con gli occhi in fiamme  in grado di parlare per loro, celati dietro a un silenzio di interrogativi e paure. Koushi gemette con le gote arrossate e le labbra sfruttate dalla bocca di Wakatoshi. L’altro alzò e abbassò gli addominali per riprendere fiato. Erano ancora pericolosamente vicini, ma l’urlo di un bambino in bicicletta giunto lì li riportò immediatamente alla realtà circostante. Senza aggiungere altro né fiatare, ritornarono dal gruppo. Il volto di Sugawara si era incupito, mentre Ushijima non lasciò trasparire la benché minima emozione. Si staccarono aggregandosi agli altri due piccoli gruppetti e proseguirono la visita come se nulla fosse. 

Daichi e Sugawara si fermarono in un posto appartato per chiarire la situazione sportiva; notò una mortificazione evidente nel suo sguardo sommesso. Era dispiaciuto di essere stato superficiale e di aver fatto arrabbiare il compagno e amico di sempre. 

“Ritengo di doverti delle scuse, Suga-chan.” Disse all’improvviso il capitano, con una voce flebile. 

“Sono stato io a non capire bene la situazione. La Shiratorizawa è nostra nemica, ci sono tanti dissapori e non trovo strano l’atteggiamento da voi adottato.” Spiegò comprensivo Koushi, abbozzando un sorriso. L’altro lo ricambiò con un impercettibile movimento di labbra. 

“Ma io sono il capitano! Avrei dovuto placare gli animi e non fomentarli. Se non ci fossi tu a correggere i miei errori, sarei fuori da una vita.” Aggiunse dispiaciuto l’altro . 

“Sei il capitano per ragioni specifiche, non lasciarti intimidire da un errore banale che hai commesso. Rappresenti un buon ancoraggio per tutti noi.” 

“Suga, sei un caro amico.” Disse infine. Un tempo quelle parole sarebbero state dolorose da ascoltare, con i sentimenti tutt’altro che amichevoli, provati da Koushi. Ma lo aveva accettato di buon grado e l’amicizia gli era andata bene. 

“Anche tu, Daichi. Su, basta discorsi strani, torniamo dagli altri.”  

L’allontanamento dei due destò preoccupazione nella squadra e fastidio in Ushijima, più irritato del solito. Scambiò una fugace occhiata con l’altro, ma mostrò subito il suo irritamento, staccando lo sguardo da lui. Koushi emise un sospiro dispiaciuto e stanco. Avrebbe affrontato la questione bacio in un altro momento. Era stato bello, da mozzare il fiato, come se il cielo si fosse avvicinato a loro e li avesse abbracciati nella bellezza del mondo.  

Tornarono a casa in tardo pomeriggio, separando le loro strade. Koushi e Wakatoshi non si parlarono più, Camminò dietro al solito gruppo di Koushi, poi ognuno rientrò nella propria abitazione. La mattina seguente, dopo le lezioni la squadra attese le novità provenienti da Tokyo sul loro nuovo compagno. Takeda era andato a discutere della situazione delicata di Ushijima. Il rischio era la squalifica totale da ogni campo di pallavolo su tutto il territorio giapponese. Koushi gli stette vicino, rincuorandolo con parole di circostanza ma fu eclissato dall’arrivo di un suo ex compagno, un vecchia conoscenza: Satori Tendou.  

Dovevano essere parecchio amici, perché nessuno aveva mai visto un’altra persona abbracciare Wakatoshi e strappargli un sorriso. Koushi s’infiammò, geloso ai massimi livelli. Che cosa aveva significato quel bacio che c’era stato tra di loro? Chi era quel Satori e quale rapporto avevano? Si costrinse a ritrovare una calma perduta, insoddisfatto delle scene che era costretto a vedere. Andò in bagno per prendere una boccata d’aria e sciacquarsi il viso. Passò violentemente le dita bagnate sul volto e si costrinse a guardare la sua immagine nello specchio. Un altro rifiuto amoroso, con quella mole emotiva, non lo avrebbe sopportato. 

“Va tutto bene?” Kageyama interruppe il suo silenzio. Era uscito dal bagno e lo stava osservando preoccupato. 

“Sì, un po’ di stanchezza. Ho studiato fino a tarda sera.” Mentì, superandolo oltre la porta dopo essersi asciugato con della carta. 

Sommessamente prese posto sulla panca in legno e continuò a guardare lo scambio verbale tra i due della Shiratorizawa. Solo dopo qualche ora il rosso lo salutò per andare via. Ciò che lo infastidiva di più era l’umore cambiato in meglio dell’asso. Gli sembrò meno cupo e più sereno, con lui non era successo. Ma Koushi non era nessuno per l’asso, soltanto un passatempo temporaneo.  

A fine allenamento, decise di ritornare a casa da solo beandosi del silenzio e della serata tranquilla. Fra tutti, il ragazzo dai capelli color argento era l’unico meno bravo a esternare le sue sensazioni. Preferiva occuparsi degli altri, metterlo al primo posto senza interrogarsi cosa voleva in realtà lui. Paragonò quelle circostanze, al dramma vissuto con Daichi, qualche anno prima. Avrebbe ricevuto un’altra delusione e prima che potesse rendersene conto doveva allontanarsi da quell’enigma di nome Ushijima. 

Partirono alla volta di Tokyo con mille speranze in tasca. La voglia di riscattarsi e imparare dai migliori. C’era un bel clima, soprattutto per Hinata che aveva conosciuto Kenma e Bokuto. Koushi era contento di mettersi in gioco, notò subito l’ostilità degli altri nei confronti di Ushijima. Keishin Ukai spiegò subito che non avrebbe giocato, ma si sarebbe allenato in autonomia. Il commento che fece, successivamente, raggelò ulteriormente Sugawara. Sperava di potersi allenare con Satori, l’unico a detta sua e con Oikawa, in grado di fargli delle alzate decenti. Suga decise di lasciar perdere le sue emozioni, allenandosi con tenacia e devozione al fine di consentire un supporto e un miglioramento generale. 

Kuroo e Kenma erano molto uniti, Hinata gli confessò tra una pausa di un set che stavano insieme nella vita. Erano compagni, omosessuali come lui. Ben poche persone conoscevano il suo orientamento sessuale. Non aveva mai fatto coming out e temeva il giudizio degli altri. Aveva sempre saputo di essere innamorato del suo sesso e non gli erano mai piaciute le ragazze. Era timoroso che gli altri non potessero capire, le sue sensazioni. La sensazione di inadeguatezza lo pervase riducendolo a uno straccio. Impallidì, costringendosi a una pausa. 

“Suga, stai bene?” Daichi accorse dal campo per sostenerlo.  

“Io…sì, sto bene.” Decise di uscire fuori dalla palestra per prendere una boccata d’aria. Chiudendo gli occhi. 

“Stai male?” Una voce baritonale lo colse di spalle, costringendolo girarsi verso di lui. Ushijima si stava tamponando i capelli con l’asciugamano , indugiando con lo sguardo su di lui. 

“Solo un piccolo mancamento.” Sussurrò estasiato da quella visione. 

“Vuoi sederti da qualche parte, fare due passi?” Il tono dell’asso era caduto, ma profondo. 

Koushi scosse la testa e si appoggiò alla struttura esterna della palestra. Wakatoshi non ritornò in allenamento, ma gli si affiancò appoggiando una gamba sul muro, flettendo in avanti il ginocchio con la schiena ben piantata.  

“Per caso mi stai evitando?” Interruppe il silenzio con una domanda. 

“Io? Forse tu mi stai evitando…” Koushi emise un risolino sarcastico. 

“Perché dovrei farlo?” Sbatté le palpebre incuriosito. 

Forse perché ci siamo baciati? 

“Non lo so, non ha importanza.” Pronunciò esausto, non intendeva dare ulteriori spiegazioni.  

“Voglio sapere perché hai questi sbalzi e ti senti male. Hai consultato un medico? Non è la prima volta.” Lo redarguì perentorio. 

“No, nessun problema fisico. È solo un momento no.” Lo rassicurò. 

“Non esistono i momenti no.” Wakatoshi lo raggelò con un’occhiata spazientita.  

“Forse per te, ma per gli altri-“ Sugawara fu costretto a fermarsi, perché Ushijima gli prese la mano nella sua e la strinse. Un tocco deciso e rinsaldato. 

“Ti accompagnerò personalmente da un dottore.”  

Non ho dolori fisici. 

“Sono solo dei mancamenti dovuti alla stanchezza e…” 

“Bugie. Il tuo corpo si muove meno del mio, non giochi da titolare. Non è questo il motivo, lo sai bene.”  

“Ushijima-san…” 

“Sugawara, non accetto scuse. O mi dici cosa ti prende oppure visita medica.” 

Koushi sbottò, “certo che sei pretenzioso. Dopo avermi tolto la parola per giorni. Adesso non c’è  il tuo amichetto rosso? Sei ritornato a scocciare me?” 

“Perché urli? Quale amichetto?” Domandò stoicamente l’altro . 

“Mi lasci in pace?” Lo supplicò esausto di quella conversazione. 

Wakatoshi scosse la testa. No, non lo avrebbe fatto. In quale maledetto guaio si era andato a cacciare Sugawara Koushi. Un tizio privo di tatto, insensibile e anche dominante. 

“Va tutto bene, voi due?” Kuroo sentendo un vociare si avvicinò. Li osservò entrambi e poi attese. 

“Sí, scusa Kuroo-san.” 

“Ushijima, è tutto ok?” Ripeté nuovamente il capitano del Nekoma preoccupato. 

“Questioni tra di noi.” Spiegò pacatamente. 

“Vedi di andarci piano, Sugawara-san non è nelle migliori condizioni di discutere con te. Forse è meglio se ti allontani un po’.” Suggerì Kuroo. Wakatoshi guardò un ultima volta Sugawara prima di allontanarsi e lasciarli soli. Il capitano lo portò in un luogo più tranquillo, invitandolo a sedersi.  

“Va meglio?” Gli domandò, porgendogli una bottiglia d’acqua. 

“Sí, ti sto facendo perdere del tempo prezioso. Scusa.”  

“Oh, no. Siamo in pausa, tranquillo.” Kuroo sorrise. “Come mai Ushijima è fissato con te?” 

“Non è fissato lui è…complicato.” 

“Ho notato che ti osservava in campo. Non riusciva a staccare gli occhi da te.”  

“Oh,” gemette sorpreso Koushi. “Davvero?” L’altro annuì genuinamente. 

“È complicato.” Ribadì. 

“Non siamo amici, ci consociamo da poco. Ma se hai voglia di parlare ci sono. Faresti lo stesso per me, Sugawara-san. Del resto, staremo insieme per almeno due settimane.” 

Koushi gli strinse la mano in segno di rispetto e si alzò per inchinarsi con cortesia.  

Koushi si allenò con gli altri, riprendendo parte delle forze e energie smarrite. Parlare con Kuroo era servito per ritrovare un po’ di fiducia. Dopo la cena e le chiacchiere con i suoi compagni, uscendo dall’ascensore Suga estrasse la chiave dalla tracolla e la girò nella serratura. Trovò il suo letto lindo e intatto, depositando lo zaino con i cambi per le prossime settimane e appoggiò la tracolla sulla piccola scrivania, che avrebbe organizzato per la serata. Udì uno scrosciare delicato dell’acqua, quando si voltò per accertarsi della provenienza si ritrovò di fronte Ushijima con il petto glabro e pieno di goccioline d’acqua, con un solo asciugamano a cingergli i fianchi. Koshi sgranò gli occhi per la sorpresa- e l’eccitazione- osservandolo da testa a piedi. 

“Ti richiamo, Satori.”Concluse la telefonata, avvicinandosi di più a lui. L’altro rimase inerme, senza dire nulla a osservarlo come se si trovasse una scultura greca di fronte. Così era lui il nuovo compagno di stanza? Deglutì a fatica, al solo pensiero di vivere uno spazio ristretto in compagnia di quello splendore.  

Ushijima con nonchalance si avvicinò alla cassettiera in legno e aprì il secondo cassetto, recuperando un paio di boxer. Si mise di spalle rispetto a Sugawara, lasciando cadere l’asciugamano a terra. Dei, era perfetto quel tizio. Un sedere sodo e sbiancato, rispetto alle cosce toniche e abbronzate. Sugawara tossì, diventando rosso come un peperone. L’asso si mise di lato, osservandolo impassibile mentre infilava i boxer. Non disse nulla. Infilò anche un paio di pantaloni della tuta e si gettò poi sul letto, posizionato accanto a quello di Koushi. 

Suga provò in tutti i modi a esercitarsi con i compiti del giorno, ma la matita scorreva alla velocità dei suoi pensieri. Ushijima Wakatoshi nudo, appena uscito dalla doccia, nella sua stessa stanza. Avrebbe desiderato la morte, poiché quelle sensazioni sconvolgenti lo avrebbero indotto alla follia più profonda. A differenza dell’altro, quando arrivò il tempo di indossare il pigiama si chiuse in bagno e si preparò mentalmente all’ingresso in camera. Uscì respirando profondamente, scostò le coperte sotto lo sguardo vigile di Wakatoshi e si infilò dentro, dandogli le spalle. 

“Speravo volessi tenermi compagnia nel letto.” Confessò atono. 

Suga sgranò di nuovo gli occhi, prima di spegnere la luce, ignorando quel tentativo di approccio.  "Potresti chiederlo a Tendou" gli disse melenso il numero due del Karasuno. "Ma lui non è qui." Suga sbottò inviperito. Cosa era per lui, un ripiego. Non gli rispose più, lasciando Wakatoshi, in silenzio nel buio della loro camera condivisa.

   
 
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