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Autore: crazy lion    18/05/2023    1 recensioni
Seguito della poesia La luce, il buio e il vero. Consiglio ai nuovi lettori di leggere prima quella.
Nella mia pagina autore avevo detto che stavo così male che non sarei riuscita né a scrivere, né a tornare a pubblicare. Ma ieri mi è venuta in mente questa poesia, che descrive cos'è successo in questo periodo nella mia vita, dopo i fatti raccontati il mese scorso, e analizza le mie sensazioni, le mie emozioni, il mio stato psicologico ma anche fisico, tutte cose che sono estremamente negative, forti e potenti e che ho sentito il bisogno di mettere su carta.
Ringrazio JustBigin45 per averla controllata a livello di lunghezza dei versi, facendo qualche aggiustatina.
Genere: Introspettivo, Poesia, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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SENZA TE
 
Ti ho dovuta salutare,
il venti aprile,
in una serata in cui il sole
stava per tramontare.
Ma per me era come
se ci fosse stato il temporale.
 
Non c'era altra soluzione,
lo sapevamo entrambe.
O ti avrei scritto io,
oppure forse tu, amore mio,
non avresti potuto.
Qualcuno, magari, ti avrebbe impedito
di scrivermi, e ti impedisce ora
di salutarmi,
di dirmi quello che senti e provi.
 
In modi di sicuro differenti,
a causa delle maniere
con cui vediamo la vita e il mondo,
stiamo vivendo questo dolore
in modi e magari tempi diversi.
Ma di una cosa sono sicura:
la nostra sofferenza
è sempre la stessa,

cocente e pura.
 
Il nostro legame
è stato strappato,
tagliato, tranciato
da lame troppo affilate
per poterle sconfiggere,
per poter lottare
e alla fine vincere.
E io odio chi ci ha divise.
Li odio con tutte le mie forze
e lo farò fino al giorno della mia morte.
 
Non è giusto quello che ci hanno fatto.
Se solo non si fossero messi in mezzo,
saremmo riuscite a risolvere
i nostri problemi da sole,
questo è certo.
Tu non lo saprai mai,
o forse lo immagini,
ma se fossi a conoscenza di come sto
ti preoccuperesti molto.
Ne sono sicura

perché ti conosco,

e lo so.
 
Non riesco a esprimere
il mio dolore a parole.
Non leggo, non scrivo,
nemmeno vivo, mi limito
a dire: "Sopravvivo."
Il che fa schifo, perché,
anche se l'ho provato
tante altre volte,
sopravvivere è sempre
più difficile che vivere.
 
Il temporale che è scoppiato
quella sera di certo non era
bello quanto quello che abbiamo vissuto.
Perché lì non c'era solo la pioggia
che scendeva goccia dopo goccia.
C'erano tuoni, lampi,
fulmini che squarciavano
il cielo nero, un vento
glaciale, terribile, fortissimo,
che non faceva che ululare.
Con il suo urlo roboante
distruggeva ogni cosa al suo passaggio
e il ghiaccio, il ghiaccio
quello della grandine,
cadeva secco, duro, implacabile.
 
Il nostro temporale, invece, era estivo,
di quelli dove l'acqua fresca scende veloce,
fa bene al terreno,
fertilizza la terra arida.
E un germoglio stava nascendo,
un fiore era sul punto di sbocciare.
Poi, però, l'acqua è sparita.
Gli è stata tolta, è finita.
Il germoglio è morto,
il fiore è appassito
ed è perito.
 
L'hanno fatto morire.
E siccome certe cose
non si possono e nemmeno
si devono dimenticare
perché sarebbe impossibile,
ingiusto e innaturale,
se quelle persone si aspettano il mio perdono,
mi spiace, ho una brutta notizia per loro:
se lo possono scordare.
 
Non è passato neanche un mese
da quando ti ho inviato quel messaggio,
ma a me sembrano trascorsi pochi minuti,
tutto è iniziato e finito
in un battito di ciglia
e i petali semi-chiusi del fiore sono caduti.
Resta solo uno stelo secco,
senza vita, come io mi sento.
 
So esprimere la mia sofferenza
solo grazie alla musica,
alle canzoni che ascolto,
che sono il mio unico conforto.
I video su YouTube, invece,
sono una specie di droga,

così mi hanno detto.
La psicologa mi ha consigliato
di non guardarne troppi,
ma non seguirò questo consiglio.
Quando non sono in terapia
vivo la vita come mi sento di fare,
e a me questa non sembra una droga,
né una distrazione,
è solo una temporanea soluzione
per far finta di non sentire il dolore.
 
Mi sto sempre più isolando
dalla mia famiglia.
I miei genitori lo stanno notando
e ci soffrono,
ma io, con loro, anche se
cerco di passare dei bei momenti,
non mi distraggo.

Mi sforzo di farlo,
però non mi sento meglio,
sto solo peggio.
 
Tutto il peso del mondo
mi si è riversato addosso,
piccolo, dolce tesoro mio,
ma la colpa di tutto ciò
non è né mia, né tua, te l'assicuro.
 
La mattina spesso vomito,
faccio fatica a dormire,
a mangiare, a fare qualsiasi cosa.
Seguo i miei gatti,
ascolto musica e video,
ma comunque non mi concentro.
E non credo, a differenza
di quanto mi dicono,
che fare attività diverse
mi farà stare meglio.
 
Fosse per me, passerei
tutto il giorno
in questa camera, ma che sia buia,
con le finestre chiuse.
Non voglio far entrare il sole,
perché esso è simbolo di vita,
e per me, senza te, la mia è finita.
 
Sono morta dentro,
e vorrei gridarlo,
ma il grido resta spento.
A volte il dolore è sordo,
appena lo sento,
ma la maggior parte del tempo è forte,
costante, insopportabile.
 
L'ansia credo sia stabile,
ma la depressione è peggiorata.
Non sono una psichiatra,
però certe cose le sento
e capisco se sto peggio.
Si tratta della mia mente
e anche  del mio corpo, in fondo.
Io li conosco meglio di chiunque altro.
 
"Tutto per un'amicizia così breve?"
potrebbero chiedermi.
E io risponderei:
"Sì, e allora?
Cosa volete dire con questo?
 
Che non dovrei soffrire?
Che dovrei starci male di meno?
Metterci una pietra sopra?
Voltare pagine e andare avanti?
Ma voi siete matti!
 
Non volterò mai pagina, dopo un trauma come questo,
anche se in passato ne ho vissuti
di molto, molto ma molto peggio.
 
In fondo, cosa cambia?
Non è la quantità di tempo
che fa capire quanto è profondo un legame,
ma la qualità di quello che si vive insieme."
 
Oggi mi sentivo ispirata,
per cui ho cercato di buttar giù
queste parole, ma so che non sono sufficienti,
come tutte le altre, del resto,
a esprimere appieno il dolore,
che mi corrode l'anima e il cuore.
 
Non lascerò la terapia,
ma se qualcuno si aspetta
che io voglia fare nuove attività
fra qualche mese, o che desideri tentare
di formare nuovi legami
per stare meglio, distrarmi,
stare in mezzo alla gente,
si sbaglia.

Ho il diritto
di rifiutare un'attività
senza nemmeno aver provato,
ed è quello che farò,
almeno la prima volta.
Perché, perlomeno, questo diritto ce l'ho.
 
E anche perché

ho una paura fottuta
di fare scelte sbagliate,
che le mie difficoltà
rappresenteranno ancora un problema,
e soprattutto di formare nuovi legami d’amicizia.
Perché dovrei volerlo,
se ho così paura?
Perché dovrei desiderare
di trovare un'altra luce?
 
Come dice Madame in una sua canzone
Meglio stare nella giacca con chi non ti ha mai deluso
Io la interpreto come:
"Con chi ti resta accanto
senza giudicarti, e ti ascolta
sempre, e tanto, tanto,
qualsiasi cosa tu abbia da dire."
Non ho molte amiche,
e vivono distanti, purtroppo,
ma quelle che ho sono la mia certezza,
la mia unica sicurezza dopo la famiglia.
 
Poi, si vedrà, ma per il momento
questo dolore mi uccide dentro
ed è la sola cosa che sento.
Non mi serve parlare d'altro,
ridere, scherzare,
sorridere, pensare a nuove cose,
a diverse attività da svolgere.
 
Ringrazio la mia educatrice per l'aiuto,
non lo rifiuto affatto,
non voglio farlo,

ma per me il tempo
a quel venti aprile si è fermato.
La vita va avanti, ma chi soffre,
chi è più debole, resta sempre indietro.
Sta fermo perché vuole star fermo,
si arrende per un po' perché desidera farlo
e nessuno gli può togliere tutto ciò,
se è quello che vuole sul serio.
E io lo voglio,

lo voglio,
lo voglio con tutte le mie forze.
 
Sto tanto tempo a letto,
mi prendo poco cura di me,
non mi pettino,
ma non me ne vergogno.
Sono io a decidere quello che voglio.
Scelgo io come vivere la mia vita.
Ringrazio la mia famiglia
per la comprensione e la vicinanza,
ringrazio i miei da figlia
e mio fratello da sorella.
Ringrazio i gatti,
che sono sempre pronti
 a darmi calore e conforto.
E sono certa che loro capiscano
quanto è importante il nostro rapporto.
Gli animali hanno una sensibilità speciale:
capiscono sempre quando stiamo male.
 
Ringrazio i professionisti che mi seguono,
che, in modi diversi, e soprattutto
con ruoli molto differenti
cercano di darmi una mano.
Sono io che, lo ammetto senza problemi,
non riesco ad aiutarmi, e in parte,
per ora, non voglio nemmeno provarci.
 
Lungi da me le accuse di vittimismo,
non sono mai stata una vittima,
non lo sono e non lo sarò mai.
Ma desidero solo dire
quello che provo, altrimenti
mi pare di impazzire.
 
Ieri, mio padre, non ricordo
in merito a cosa, stava
parlando con me e la mia educatrice
e ha detto, mi pare, che sono
in quella fase nella quale vorrei dire:
"Fermate il mondo, voglio scendere."
 
Quando ho sentito la parola fermate
il mio cuore si è come bloccato,
ha saltato più di un battito.
Mi si è mozzato il respiro,
e quando ha terminato la frase mi sono detta:
"Cazzo, lui ha capito.
O almeno, l'ha fatto in parte."
 
Sono rimasta talmente scossa,
anzi, sconvolta, da un tripudio di emozioni,
che non saprei esprimere
che cos'ho provato in quei momenti.
 
Forse, per un attimo, un minimo di sollievo
nel sapere che lui e la mamma,
anche se non me ne accorgo,
benché non me ne renda proprio conto,
portano con me anche questo peso,
questo tremendo fardello.
Non so come ringraziarli.
Penso che le parole non sarebbero abbastanza.
 
Il dolore che provo
spinge sempre di più
il mio umore sottoterra.
E non la combatto nemmeno, per ora,
una distruttiva, logorante guerra
contro di esso; lascio, anzi
che mi mangi dentro,
che mi consumi, che mi travolga,
come l'onda del mare
che si infrange contro una piccola scogliera
e la fa crollare.
 
Il peso del mondo è sulle mie spalle,
mi fa piegare, mi fa tremare,
mi fa gridare dentro,
mi fa male all'interno.
Ma da fuori non si vede, perché
non riesco neanche a piangere.
 
Per me è molto strano
non essere in grado di farlo.
Di solito piango sempre
quando soffro per qualcosa
o qualcuno a cui tengo
o ho tenuto particolarmente
e che alla fine, per un motivo o per l'altro
ho perso per sempre.
 
Mio papà ha detto
che anche lui è così,
che quelli sono i dolori peggiori,
perché te li tieni dentro finché non scoppi.
E io ho paura, sono spaventata,
sono, anzi, terrorizzata,
perché davvero, non so
cosa succederà, a questo punto,
quando infine scoppierò.
 
Quando sono in camera, la sera, da sola,
e non è la prima volta che capita
quello che sto per dire,
prego con fervore Dio affinché
sia il dolore stesso a uccidermi,
a farmi morire di crepacuore,
come accade ed è successo
ad alcune persone, che sono morte così
dopo aver ricevuto la tragica notizia
della scomparsa di qualcuno di caro.
 
Vorrei che mi venisse un infarto,
un arresto cardiaco,
qualsiasi cosa pur di far
smettere tutto questo,
pur di far tacere il dolore,
che mi logora dentro e fuori,
con una sensazione di peso al petto,
mal di testa, mal di stomaco,
tanta nausea e, spesso, vomito.
 
Tu non vorresti tutto questo.
desidereresti che io fossi felice,
che stessi meglio,
come lo vorrei io per te.
Ma ognuno sente la propria sofferenza,
lo sappiamo entrambe.
E quindi io vivo la mia,
per il momento, in questa fase
di non reazione, di arrendevolezza.
Non lotto, non ci provo,
anzi, mi faccio trasportare
da quello che mi succede,
e anche se può sembrare strano
a me, per ora, questo va più che bene.
 
Non ti dirò mai addio,
perché non l'ho mai detto a nessuno.
Non ne ho la forza necessaria,
me ne manca il coraggio.
Non spero nemmeno che ci riavvicineremo,
non voglio sperarlo,
o ci starei solo più male.
 
Ma ti posso assicurare
che quel saluto è stata,
in assoluto, una delle cose più difficili
che io abbia mai fatto nella mia vita.
E i ricordi non basteranno mai
a colmare il vuoto che hai lasciato, ormai.
 
Concludo questa poesia,
piena di dolore e tristezza,
con alcuni versi di una canzone che rappresenta
quello che provo
nel più profondo.
 
Ho chiesto al buio un'altra via per ritornare a casa
Mi sembra di vederla in ogni posto, ma il mio posto è lì
Tu hai preso un'altra strada ed io rimango ancora qui
Ma insieme era più bello il mondo, lo ricordi, sì?
[…]
Mi sei rimasta a fianco, fra le lacrime ed il fango
Ma io sono d'amianto, ti fa male starmi accanto
E dove sei stanotte se apro gli occhi e non ti guardo?
Chissà da svegli i sogni quale fine fanno
Ormai siamo distanti, ma
Qualcosa resta per l'eternità
Quest'ombra ormai mi mangia dentro, ma non se ne va
Non se ne va
 
E ora è nero
Il buio illumina la notte quando guardo il cielo
Sarà che non mi va più niente o che non ho più niente di quello che avevo
Non ho mai avuto niente di più vero
Di te
Di te
 
Fuori è nero
[…]
Ma forse è vero, tutto cambia, siamo solo sabbia diventata vetro
Quante occasioni ancora perderemo
Io e te
Io e te
 
[…]
E il silenzio sembra musica in questa città
Anche se adesso mi sento a metà
Ogni promessa persa dove finirà?
Chissà che fine fa
 
 
 
Credits:
Madame, Amiconi
Mr. Rain, Nero
   
 
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