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Autore: Orso Scrive    24/05/2023    0 recensioni
Dal 1963 a oggi, ci sono state due costanti irrinunciabili: la minaccia della guerra atomica e i Nomadi. Sulla prima non ho voce in capitolo. Ma sui Nomadi, qualcosa da dire ce l’ho pure io. Insomma, quest’anno compiono sessant’anni. Sessant’anni suonati, è proprio il caso di dirlo! Ho pensato, allora, di scrivere dei brevi racconti – in certi casi, poco più che semplici pensieri – ispirati ad alcune delle loro canzoni. È il mio personale tributo a questo gruppo musicale che, con le sue note, mi ha accompagnato in pratica da sempre.
Per dirla a modo loro, come sempre, sempre Nomadi!
Genere: Generale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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DIO È MORTO

(1967)

 

Ho visto

la gente della mia età andare via,

lungo le strade che non portano mai a niente,

cercare il sogno che conduce alla follia,

nella ricerca di qualcosa che non trovano

nel mondo che hanno già…

 

«Un giorno ci daremo tutti quanti una svegliata e capiremo che, questo stato delle cose, non può continuare! Allora sì, che a qualcuno tremerà il fondoschiena, perché quando il popolo si arrabbia, cadono troni e crollano nazioni!»

Tanto per cambiare, il Professore sta pontificando. Di fuori è invecchiato, non c’è dubbio. Ma, di dentro, è altrettanto indubbio che sia rimasto lo stesso rivoluzionario sessantottino di sempre. Uno di quelli che avevano un’ideale… e che non lo hanno abbandonato. Sono rimasi fedeli alla linea, come si suol dire.

Al contrario di tanti altri.

«Ci renderemo conto che denaro, potere, falsi miti e inutili illusioni non sono la realtà!» prosegue. «Tutto questo è la nostra morte, la morte di dio! Però, io lo sento, un giorno comprenderemo che cosa conti per davvero, e allora ci ribelleremo!»

Il Professore, quando sente suonare quel vecchio brano, si esalta sempre. Soprattutto alle strofe finali, quando si profetizza il mondo che verrà, in un crescendo in cui – con inquietudini molto sessantottine – si annuncia la fine del mondo vecchio e la nascita di un tempo nuovo.

Onestamente, non condivido la sua visione del mondo. La trovo vecchia e superata. Ormai non ci crede proprio più nessuno, al mondo che verrà. Sono abbastanza disilluso, io.

Quando ascolto questa canzone, la stoppo sempre al termine della seconda strofa, sull’ultimo “dio è morto”. Dubito che, quel vecchio dio, possa davvero risorgere.

Non ce ne sono più le basi.

Ma il Professore non la pensa come me, e io sarei ben felice di essere sconfessato da lui.

Lui, che la canzone riesce ancora ad ascoltarla fino in fondo, e a crederci, soprattutto.

 

Io penso,

che questa mia generazione è preparata,

a un mondo nuovo e a una speranza appena nata,

ad un futuro che ha già in mano,

a una rivolta senza armi,

perché noi tutti ormai sappiamo

che se dio muore è per tre giorni

e poi risorge…

 
 
   
 
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