COME POTETE GIUDICAR
(1966)
Come potete giudicar,
come potete condannar,
chi vi credete che noi siam
per i capelli che portiam…
Ho ascoltato per tanti e tanti anni la canzone Come potere giudicar. Anzi, avendo io sempre portato i capelli lunghi fin dalla prima adolescenza – con qua e là qualche intermezzo più o meno lungo in cui li ho tagliati nel tentativo di fare la persona seria: ma non ci sono riuscito – ne ho in pratica fatto la mia bandiera.
Da adolescente mi perseguitavano i compagni di classe.
«Quand’è che ti tagli i capelli?»
«Dai, tagliali!»
«Guarda come stai bene!» (questo una volta che li avevo tagliati per davvero, e ancora che non mi capitò addosso un “stavi meglio prima”).
A casa, poi, era una lotta continua.
«Ma tagliali, dai!»
«Giusto una spuntatina!»
«Stavi meglio prima!» (e questo mi è proprio capitato quella volta in cui li tagliai per davvero).
Insomma, pare proprio che io, essendo maschio, dovessi per forza conformarmi a portare i capelli corti. E oggi, che non sono più adolescente, è ancora una lotta continua, non solo per i capelli, ma anche per come mi vesto. Come se uno sia obbligato a seguire chissà quali misteriosi dettami, giusto per conformarsi.
Però, sono stato fortunato. A me nessuno ha mai tirato le pietre per i capelli lunghi.
Ai Nomadi accadde. Lo ha raccontato più volte Beppe Carletti.
Erano gli anni ‘60 e i Nomadi stavano partecipando al Cantagiro. Un giorno, mentre erano fermi a un passaggio a livello, furono aggrediti da un anziano signore, che cominciò a scagliare loro addosso dei sassi. Insomma, per il vecchietto, l’immoralità di uomo con i capelli lunghi era tale da meritare la lapidazione.
Un po’ come nella Bibbia, stavo per dire. Ma devo correggermi: chissà perché, io Gesù Cristo me lo sono sempre immaginato capellone, trasgressivo e ribelle. Un figlio dei fiori dell’Impero Romano.
Solo che Gesù Cristo ha fondato una religione, e quindi gli si perdona un po’ tutto.
Per questi giovinastri del Ventesimo (e Ventunesimo) secolo con i capelli lunghi, nessuno sconto!
…ma se vi fermaste un po’ a guardar,
con noi parlar,
vi accorgereste certo che
non abbiamo fatto male mai…