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Autore: steffirah    27/05/2023    1 recensioni
° 𝗦𝘁𝗼𝗿𝗶𝗮 𝗽𝘂𝗯𝗯𝗹𝗶𝗰𝗮𝘁𝗮 𝗮𝗻𝗰𝗵𝗲 𝘀𝘂 𝗪𝗮𝘁𝘁𝗽𝗮𝗱 °
In una notte di luna piena la nobile signora Li trova una bambina abbandonata nei pressi di un fiume. Malgrado le sue origini incerte, decide di crescerla nel proprio casato, battezzandola con il nome Yinghua.
Nel corso degli anni ella diviene parte integrante della famiglia, sennonché Xiaolang, il figlio della signora, non sembra averla presa in simpatia. Non fidandosi di lei, tenta di scoprire qual è il suo passato, portando così alla luce delle verità nascoste che stravolgeranno completamente la loro vita.
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Estratti dal testo:
𝐼𝑜, 𝑝𝑖ù 𝑑𝑖 𝑐ℎ𝑖𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑜, 𝑎𝑣𝑒𝑣𝑜 𝑝𝑒𝑐𝑐𝑎𝑡𝑜... 𝐸 𝑝𝑒𝑟 𝑐𝑜𝑠𝑎? 𝑃𝑒𝑟 𝑙𝑎 𝑟𝑒𝑎𝑙𝑖𝑧𝑧𝑎𝑧𝑖𝑜𝑛𝑒 𝑑𝑖 𝑢𝑛 𝑚𝑖𝑛𝑢𝑠𝑐𝑜𝑙𝑜 𝑑𝑒𝑠𝑖𝑑𝑒𝑟𝑖𝑜...
𝑃𝑒𝑟 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑎...
𝑃𝑒𝑟 𝑣𝑖𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑣𝑖𝑡𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑜𝑡𝑒𝑠𝑠𝑒 𝑒𝑠𝑠𝑒𝑟𝑒 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑚𝑒, 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑐𝑜𝑠𝑡𝑟𝑒𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑎 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖...
«𝑋𝑖𝑎𝑜𝑦𝑖𝑛𝑔... 𝐶ℎ𝑒 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑚𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑖 𝑛𝑎𝑠𝑐𝑜𝑛𝑑𝑒𝑛𝑑𝑜?»
«𝑄𝑢𝑎𝑙𝑢𝑛𝑞𝑢𝑒 𝑠𝑖𝑎 𝑙𝑎 𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑐ℎ𝑒 𝑡𝑖 𝑓𝑎 𝑝𝑎𝑢𝑟𝑎, 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑒𝑟𝑚𝑒𝑡𝑡𝑒𝑟ò 𝑐ℎ𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑑𝑎.»
«𝐻𝑜 𝑎𝑡𝑡𝑒𝑠𝑜 𝑚𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑛𝑛𝑖, 𝑝𝑒𝑟 𝑞𝑢𝑒𝑠𝑡𝑜...»
«𝑆𝑒 è 𝑐𝑜𝑠ì, 𝑡𝑖 𝑡𝑒𝑟𝑟ò 𝑐𝑜𝑛 𝑚𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑎𝑙𝑡𝑟𝑖 𝑚𝑖𝑙𝑙𝑒 𝑎𝑛𝑛𝑖, 𝑒 𝑎𝑛𝑐ℎ𝑒 𝑝𝑖ù.»
Genere: Fantasy, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Li Shaoran, Sakura, Sakura Kinomoto, Syaoran Li | Coppie: Shaoran/Sakura, Takashi/Chiharu, Touya/Yukito
Note: AU, Soulmate!AU | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 5











Rivolsi una muta preghiera al Cielo, chiedendo agli dei di conferirmi una grazia. Quanto potevo essere sfortunata? Possibile che, tra i tanti domestici del casato, dovessi essere proprio io a servire Li-shàoyé? Perdipiù, al momento del suo arrivo! Senza poter neppure concedergli il tempo di abituarsi a noi, di abituarsi a me. A quel punto potevano anche gettarmi direttamente nelle fauci di una tigre, non avrebbe fatto alcuna differenza.
Avevo temuto il suo ritorno, il suo giudizio, il suo verdetto, come non avevo mai temuto nulla nella mia vita.
Eppure, nel momento in cui lo servii, non mi aspettavo che potesse essere tanto gentile nei miei confronti. Nessuna occhiataccia. Nessun insulto. Nessuna riprensione o parola di scherno. Non mi aveva detto che ero una seccatura, che dovevo sparire dalla sua vista, che ero un’incapace. Mi aveva concesso di portare avanti il mio dovere, senza lamentarsi, senza cacciarmi.
Ciò mi dava da riflettere. Forse ero io che ne avevo una visione distorta, di un bambino orgoglioso che mi detestava perché ricevevo più attenzioni di quante ne ricevesse egli da sua madre? Che il timore che provavo nei suoi confronti lo avesse reso più temibile di quanto realmente fosse, ai miei occhi?
Ipotizzando che fosse così, cercai di vederlo sotto una nuova luce. Anche perché erano trascorsi molti anni dalla nostra convivenza, e si sa, col tempo si cambia. Si cresce, si matura, ci si rinforza; pertanto sarei stata coraggiosa, e avrei cercato di trascorrere del tempo con egli, per capire quanto fosse differente dal sé del passato.
Malgrado mi fossi ripromessa ciò, se potevo evitavo di parlargli, o anche solo di guardarlo, sentendomi ancora in soggezione in sua presenza. Forse ciò dipendeva dal fatto che fosse diventato talmente alto da farmi sentire minuscola, considerando che a malapena arrivavo all’altezza del suo collo. E questo mi dava anche l'impressione che, quando mi stava di fronte, torreggiasse su di me. Non era affatto piacevole.
Fortunatamente sembrava che egli fosse piuttosto impegnato, per cui erano rari i momenti in cui le nostre strade si incrociavano. Inoltre, negli ultimi tempi avevo cominciato ad occuparmi di mansioni che mi tenevano lontana dalle camere dei miei padroni, pur di scongiurare un nostro eventuale incontro.
«Ecco che sospiri di nuovo» mi prese in giro Chunhua, ridacchiando insieme a Liling. «Chissà a chi stai pensando…»
«A Li-shàoyé» risposi con onestà, rilasciando un altro sospiro.
«Non lo nascondi nemmeno!» esclamò Chunhua, mettendo a posto nella cesta la veste che aveva appena finito di strizzare.
«Via, la sincerità è uno degli aspetti che maggiormente apprezziamo della nostra Yinghua» rise Liling, prendendo un nuovo abito.
La aiutai a strofinarlo nelle acque del fiume per sciacquarlo, spiegando: «Devo confessare che mi sento intimorita dalla sua presenza».
«Ma perché mai? Io ricordo che quando eravate bambini andavate molto d’accordo.»
Mi voltai di scatto verso Chunhua, restando senza parole.
«Molto d’accordo?» ripeté Liling.
Naturalmente lei non poteva saperlo, essendo stata assunta da pochi anni.
«Eccome! Questa birbantella gli correva sempre dietro, praticamente era la sua ombra. Si interessava a tutto quello che faceva, lo cercava costantemente per chiedergli di giocare insieme -»
«E lui mi cacciava via, a buona ragione.» Mi portai le mani sul viso, imbarazzata. «Lo tormentavo.»
«Io penso che sotto sotto gli facesse piacere.»
Storsi le labbra, guardando con afflizione le rocce nel fiume.
Lo dubitavo fortemente; già ci pensavano le sorelle a non dargli pace, poi mi ci mettevo anch’io…
«Questa non me l’aspettavo» ammise Liling, osservando: «Quindi va tutto a favore di Li-fūren».
La fissai confusa, non capendo.
«A cosa ti riferisci?»
«Al vostro rapporto. Li-fūren ti considera come una figlia, Li-shàoyé come una sorella minore.»
Scossi vigorosamente la testa, ribattendo: «Piuttosto, penso che mi consideri come un demone che infesta questa casa…»
Rabbrividii a questo mio stesso pensiero, per il quale Chunhua mi schizzò dell’acqua addosso, facendomi trasalire.
«Che sciocchezza. Considerando tutto il bene che vi hai apportato, andresti paragonata a una divinità benefica.» Smise di trottare avanti e indietro, puntandomi un dito contro. «Ma anche nella tua semplice umanità, devi tenere in considerazione la crescita del nostro signore. Ormai è un uomo maturo, non ti tratterà più con freddezza e diffidenza» affermò convinta.
Io non ne ero del tutto sicura, ma finsi di crederle.
Mi alzai per portare la prima cesta di panni puliti in casa, attraversando la foresta di bambù. Sollevai lo sguardo verso le alte cime, riflettendo. Come avrei potuto farmi apprezzare da Li-shàoyé?
Ci ragionai su, seguendo con gli occhi il vento che smuoveva le rigogliose fronde. Nell’aria fluttuavano petali di ciliegio, mescolandosi alle verdi foglie. Sorrisi, inalandone la dolce e delicata fragranza. Feci una giravolta al di sotto di essi, chiudendo gli occhi. Lasciai che mi carezzassero, mentre piano piano giungevo ad una conclusione piuttosto semplice: mi bastava essere me stessa e continuare a comportarmi come avevo sempre fatto. Forse sarei riuscita a fare breccia nei suoi scudi, disintegrando il suo disdegno.
Tornai a camminare composta, ritrovandomi tra le mura domestiche. Non appena intrapresi il sentiero che conduceva verso l’area in cui stendevamo i panni dovetti fermarmi, trovando un gatto nero a bloccarmi la strada.
«E tu da dove sei spuntato?»
Posai la cesta a terra, accovacciandomi. Allungai una mano, facendogli segno di avvicinarsi. Mi sniffò la punta delle dita, per poi strofinarci la testa, lasciandosi carezzare. Il suo pelo era lungo e lucidissimo. Chissà a chi apparteneva.
«Taiyang, ecco dove ti eri cacciato!»
Nel sentirsi chiamare scattò con le orecchie e la testa ritta, schizzando via dalla mia mano.
Mi rimisi in piedi, seguendolo con lo sguardo, finché non lo vidi saltare tra le braccia dell’ospite del nostro padrone – a quanto avevo capito, si sarebbe trasferito qui a tempo indeterminato.
Egli lo carezzò brevemente, prima di sollevare i suoi occhi grigi su di me; che colore bizzarro, quasi si avvicinava a quello delle nubi portatrici di pioggia.
Abbassai immediatamente lo sguardo, facendo un breve inchino, e recuperai la cesta. Pur tenendo gli occhi fissi a terra, intravidi i suoi piedi giungere paralleli ai miei.
«Tu sei…?»
«Yinghua.»
«Oh, la famosa Yinghua!»
Involontariamente scattai in su con la testa. Lui sorrise a trentadue denti. Sembrava una persona amichevole.
«Grazie per aver ritrovato il mio gatto, Yinghua-gūniang.»
«È il vostro gatto che è venuto da me» spiegai, aprendomi in un piccolo sorriso.
«In effetti, sembra averti preso in simpatia. Finora si è lasciato toccare soltanto da Xiaolang, ma non appena gli altri domestici hanno tentato di carezzarlo è scappato via, venendo da te. Chissà, magari percepisce una certa affinità tra voi.»
Per qualche ragione, avvertii le mie guance scaldarsi. Spostai lo sguardo sul gatto tra le sue braccia, sorridendogli con affetto.
«Per me non è che un onore.»
«Dove stavi andando con quella cesta?» si interessò.
«Oltre il padiglione delle orchidee, lì stendiamo i panni.»
«Ti accompagno.»
«Eh? Ma no, non ce n’è bisogno!»
«Non negarmelo. Già so che dirai di no se ti chiedessi di far portare a me la cesta.»
«Assolutamente, è il mio lavoro.»
«Per l’appunto. Quindi permettimi di essere un gentiluomo e quanto meno scortarti fin lì. Così puoi anche trascorrere altro tempo con Taiyang.»
Sorrise compiacente, al che non me la sentii più di rifiutare. Era tanto cortese con me.
Gli permisi di starmi accanto, mentre si interessava del mio lavoro.
«Quindi ti occupi di lavanderia?»
«No, di un po’ di tutto. Solitamente servo Li-fūren insieme a mia madre, ma da quando è tornato Li-shàoyé sembra essersi rimessa in forze. Pertanto mi ha concesso di tornare alle mie precedenti mansioni. Perlopiù mi occupo della pulizia delle sue stanze e del giardino.»
«Anche del giardino? È immenso!» osservò colpito.
«Lo so, ma trovo piacere nello stare all’aperto, e…»
Mi morsi il labbro, chiedendomi se fosse consono espormi tanto.
«E…?» mi spronò a continuare, visibilmente intrigato.
«E mi permette di non annoiarmi. Perché le piante sono ogni giorno diverse, e gli uccelli e il cielo hanno sempre nuove visioni da offrirmi» spiegai brevemente, sentendomi in imbarazzo.
Essendo giunta a destinazione mi voltai verso di lui, inchinandomi agitata.
Lui mi fece rialzare mentre proferiva, con un’onestà imprevista: «Yinghua-gūniang, sei una persona così semplice, eppure tanto profonda».
Sarei stata toccata dalle sue parole, sennonché con ogni sillaba che pronunciava muoveva un passo verso di me; al che di riflesso ne mossi qualcuno indietro. Sorrise forgiando una smorfia che sembrava il muso di una volpe, guardandomi dritto negli occhi. Il cuore prese a palpitarmi con furia nel petto. Cosa stava succedendo?
«Confesso che susciti il mio interesse.»
«V-voi mi lusingate…» riuscii a malapena a balbettare.
In qualche modo, finii con le spalle contro un pilastro. Trattenni il fiato, colta alla sprovvista. Non mi ero mai ritrovata in una situazione simile. Come dovevo comportarmi?
Sfoggiò un ghigno divertito, sussurrando: «Se mai dovessi aver bisogno di qualcosa, qualunque cosa, basta che ti rivolgi a me. Mi metto completamente al tuo servizio». E detto ciò mi diede le spalle, sparendo su uno dei tetti.
Mi portai una mano al petto, ritrovando il respiro. Scrollai vigorosamente il capo e mi tirai degli schiaffetti sulle guance, liberandomi da frivoli pensieri. Tornai al mio dovere, e non appena ebbi finito posai la cesta al suo posto, prima di andare alla ricerca di Li-fūren, chiedendomi se avesse bisogno dei miei servigi.
Nonostante gli impegni del figlio, la mia signora stava cercando di trascorrere quanto più tempo possibile con egli; così facendo, il suo spirito sembrava essersi liberato di tutte quelle oscure ombre che lo avevano offuscato in questi anni. Sembrava anche essere ringiovanita, e il suo corpo aveva ritrovato vigore. Non potevo che esserne felice.
La trovai seduta al centro del padiglione dei loto, in contemplazione dei fiori sul laghetto, con Li-shàoyé. Non avrei voluto disturbarli, sennonché fu ella stessa a notarmi.
«Ah, Xiaoying cara, eccoti.»
Non persi tempo ad avvicinarmi e inchinarmi.
«Perdonatemi, non volevo disturbarvi.»
«Non preoccuparti, resta pure con noi.»
Li-fūren diede un colpetto sullo spazio libero al suo fianco. Seppure con riluttanza mi accomodai, leggermente a disagio.
«Ho saputo che Enlai-gōngzǐ non ha perso tempo per importunarti» celiò. Le voci giravano più rapidamente di quanto immaginassi.
Scossi la testa, spiegando: «È stato molto gentile. Mi ha presentato il suo gatto».
«Un’adorabile creatura. Non è vero, Xiaolang?»
Egli mormorò appena un consenso, continuando a guardare i fiori con tedio.
Sua madre non parve preoccuparsi più di tanto della sua scarsa partecipazione, perché tornò immediatamente da me, prendendomi entrambe le mani.
«Stavo proprio sperando che venissi a cercarmi. Pochi giorni fa è stato il tuo compleanno, e purtroppo non ho avuto modo di uscire personalmente per cercarti un regalo.»
«Mia signora, non deve darsene pensiero.»
«Non potevo non darti nulla. E stai tranquilla, non sono uscita da sola. Mi ha accompagnata Xiaolang stamani.»
Prese dal tavolino circolare un cofanetto in legno che non avevo notato. Ne feci scorrere il coperchio, scoprendo uno spillone con un mazzetto di ciliegi in fiore ad un’estremità, dai quali pendevano fili dorati terminanti in minuscole perle, simili a gocce di pioggia che avevano rubato l’arcobaleno.
La guardai con le lacrime agli occhi.
«Non posso accettarlo…»
«Si abbina perfettamente al pettine di cui già ti ho fatto dono. Osi rifiutarlo?»
«No, ma… è troppo prezioso…»
Sospirò, togliendomelo dalle mani. Mi pettinò i capelli con le dita, ne afferrò due ciocche unendole e le arrotolò, annodandole con esso. Mi sfiorò poi una guancia, sorridendomi amorevolmente.
«Ti sta benissimo.»
Abbassai lo sguardo, sentendomi arrossire.
«Xiaolang, non lo pensi anche tu?»
«Madre, non mi intendo di moda femminile.»
Sbagliavo o c’era una nota renitente nella sua voce?
«Non c’entra nulla, saprai almeno fare un complimento a una donna, no?»
Il tono della mia signora divenne più tagliente, e lui quasi grugnì, guardandomi controvoglia.
«Mh, ci stai bene» la fece breve, tornando a mirare dritto dinanzi a sé.
La mia signora rilasciò un lungo sospiro. Sollevò leggermente le spalle, quasi cercasse di giustificarlo.
«Devi perdonarlo. Sarà anche cresciuto in questi anni, ma resta un bambino schivo.» Non c’era bisogno che parlasse, né che mi voltassi, perché lo sdegno di Li-shàoyé era palpabile. «Avrai notato anche tu che, nonostante l’altezza, dentro di sé è rimasto com’era.»
Chissà se lo stava punzecchiando appositamente, per stizzirlo.
Trattenni un sorriso, cercando di non risultare offensiva. Osai guardarlo in viso e lo scrutai accuratamente, ricordando quello che mi aveva detto Chunhua: pareva che il suo ritorno avesse sconvolto la servitù, perché chi lo ricordava bambino non si aspettava quel giovane uomo, mentre chi non lo conosceva aveva perduto un battito al suo cospetto. Lo consideravano il nobile più bello che avessero mai visto in tutto il regno. Per me era naturale, considerata la sua famiglia d’origine. Tra le sorelle e la madre non avrei saputo dire chi somigliasse più a una divinità. E se realmente i suoi lineamenti erano gli stessi del padre, allora anch’egli doveva essere stato un uomo bellissimo.
Spostò finalmente lo sguardo da sua madre a me, e allora mi parve quasi che il tempo si bloccasse. Cos’era quella sensazione assurda?
Scandagliai i suoi occhi, in cerca di una risposta. Sostenne il mio sguardo senza vergogna, senza ritrosia, e soltanto così mi accorsi di un piccolo particolare.
Mi rivolsi di nuovo alla mia signora.
«Fūren, devo contraddirla.»
Lei mi guardò incuriosita.
«Hai notato qualcosa?»
Annuii, elencando tutte le differenze col passato: «Li-shàoyé è molto diverso dal sé dei miei ricordi. È vero, è diventato più alto e slanciato, i suoi tratti sono più marcati, il suo portamento è più posato e autorevole, e la sua voce è più bassa e profonda». Tornai a guardarlo, compunta. «Nelle sue iridi ambrate continua ad ardere determinazione, ma talvolta tale fiamma sembra quasi essere soffiata via da una vaga malinconia. Shàoyé, le manca qualcosa? O qualcuno?»
Non mi rispose, sembrando sbigottito dalla mia analisi.
Presi un respiro, tentando: «Se posso fare qualcosa per alleggerirle lo spirito, la prego di dirmelo».
Se fossi riuscita ad essere di conforto anche per lui, a supportarlo in caso di bisogno, magari mi avrebbe apprezzata di più.
«Xiaoying è la compagnia migliore che si potrebbe desiderare» intervenne sua madre. «Soprattutto nei momenti di maggiore solitudine.»
Le sorrisi addolcita, inchinandomi.
«Per me è un piacere servirla, e sono grata di essere in grado di apportarle serenità.»
«Perciò Xiaolang, non chiuderti in te. Se dovessi mai sentire il bisogno di sfogarti, sappi che sei libero di farlo con Xiaoying. Saprà ascoltarti, consigliarti e confortarti.»
Assentii, inchinandomi verso di lui, sperando di permettergli così di fidarsi di me.
Quando tuttavia sollevai lo sguardo lo trovai a fissarmi truce. Mi pietrificai, con l’impressione che non avessi fatto altro che spingerlo a detestarmi ancora di più.
«Madre, non ho bisogno di supporto psicologico.»
«Lo so. Mi riferisco al futuro. Non essere orgoglioso, prova a fare affidamento su qualcuno.»
Li-shàoyé si limitò ad annuire muto, prima di sollevarsi e annunciare che aveva alcune faccende da sbrigare.
Lo osservai andare via col cuore pesante. Sarebbe stato più difficile del previsto.
 

 
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L’indomani mattina mi recai nelle stanze della mia signora, per portarle la sua medicina. Sorprendentemente la trovai non ancora vestita, seduta sul letto, con lo sguardo fisso nel vuoto. Immediatamente mi allarmai.
Posai il vassoio su un cassonetto, correndo al suo fianco.
«Mia signora, cosa le succede?» Le presi le mani, guardandomi intorno. «Perché la signora Hualing non è con lei?»
«L’ho congedata io» rispose fiacca.
Le passai la medicina, soffiandovi sopra per raffreddarla.
«Beva questo, la farà stare meglio.» Non esitò a svuotare la ciotola e ripulirsi la bocca, sempre più avvilita.  Le liberai le mani, rioccupandole con le mie. «È accaduto qualcosa?»
Fece un solo cenno col capo, spiegando con voce distante: «È giunto un editto imperiale».
Rimasi in attesa di maggiori delucidazioni. Ella sorrise amareggiata.
«Sapevo che sarebbe stato impossibile far cambiare idea a mio fratello. Ce l’ha messa tutta per raccomandare Xiaolang all’esercito, ed è stato anche velocissimo nel persuadere l’imperatore.»
«Non è una buona nuova…?»
«Non volevo che la corte mi portasse via anche lui.»
Qualche lacrima le sfuggì, e io prontamente mi allungai verso di lei, asciugandogliele con le mie maniche.
«Li-shàoyé come ha reagito?»
«Non poteva far altro che accettare. Dopo pranzo dovrà partire per la capitale, ma andrà da solo. Lascerà tutte le guardie qui, in nostra difesa. Ma io non mi sento tranquilla…»
«Andrò anch’io» mi offrii, sperando di risollevarla. Se avesse dovuto accadergli qualcosa di spiacevole, mi sarebbe bastato sfruttare il mio potere, quello su cui per anni avevamo lavorato insieme, per potenziarlo e controllarlo. Bastava che stessi accorta a mantenere un profilo basso.
«Non volevo chiederlo a te, ma tu sei l’unica che ha le capacità di proteggerlo in caso di bisogno. Mi auguro vivamente che non serva…»
«Non si preoccupi, le assicuro che andrà tutto bene. E le garantisco anche che sarò irriconoscibile. Chunhua è un’abile truccatrice, le chiederò di cambiare i tratti del mio viso, rendendomi meno… appariscente, più comune. Manterrò costantemente lo sguardo basso, non incrociando gli occhi di nessuno. E continuerò a tingermi i capelli di nero.»
Mi tolsi dai capelli i due fermagli e spilloni di cui mi aveva fatto dono ai miei ultimi compleanni, porgendoglieli.
«Le chiedo di averne cura, in mia assenza.»
Li ripose delicatamente nel suo portagioie, prima di stringermi tra le sue braccia.
«Grazie, Xiaoying.»
«Non mi ringrazi.» Chiusi gli occhi e poggiai la testa sulla sua spalla, carezzandole la schiena. «Sono qui per questo.»





 
NdA: Avviso da adesso che il prossimo pov è doppio, il primo colore che trovate nel titolo è quello del primo pg che parla.
  
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