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Autore: Aqua Keta    04/06/2023    2 recensioni
Le parole di Oscar erano state chiare, perentorie, inequivocabili.
Di lui non aveva più bisogno ...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Ho chiesto a nonna di preparare i tuoi piatti preferiti. Mangiare in caserma è così triste e … beh, sinceramente non trovo un termine … . I miei compagni si avventano sui loro pasti come non vi fosse un domani spazzolando via ogni briciola. Non avanza mai nulla. Si, ogni tanto qualcosa di buono viene proposto ma … la cucina di nonna è unica.

E’ bello stare nuovamente a tavola assieme.

L’ultima volta che ti ho vista divertita è stato sulla spiaggia, quel pomeriggio, ad Arras.

Nonna piomba su di me con il suo fedele mestolo. Tento disperatamente di non farmi colpire incrociando le braccia sulla testa. Tu continui a ridere –“Potresti aiutarmi!” - e so bene che non lo farai. Raramente hai preso le mie difese di fronte alle sue legnate …. Anche da ragazzini l’hai quasi sempre scampata e io a prenderle tutte.

Ma nonna non è cattiva. Si preoccupa. Siamo i suoi “bambini” …. Anche se oramai siamo cresciuti.

Ti allontani silenziosa. Solo gli angeli come te fluttuano …

Ti seguo con la coda dell’occhio, dall’angolo buono. Scendi in giardino. L’aria è più fresca del solito, ma tu adori passeggiare lungo il viale … nel silenzio completo.

Afferro una coperta.

 

 Questo nuovo incarico spinge a confrontarmi con una realtà ben lontana dagli opulenti corridoi di Versailles.

La maggior parte di questi uomini è qui semplicemente per portare a casa un pezzo di pane. A parte Andrè, se non si fossero arruolati probabilmente sarebbero lungo una strada a mendicare o a derubare qualche commerciante …

Quest’epoca sta mutando. Velocemente. Troppo velocemente.

Non abbiamo fatto in tempo a sederci a tavola che nonna ha ricoperto d’insolenze Andrè minacciandolo sempre con il suo mestolo. Povera donna. Continuiamo a farla preoccupare.

“E tu che hai da ridere?” – tenta di pararsi il capo con le braccia –“Perché non vieni in mio soccorso?”

Rido divertita. E’ diventato così raro – “Non credi che questa volta tu te la sia cercata?”

“Non è giusto. Alla fine ci prendo sempre di mezzo io”

Terminato di cenare –“Mi mancava la tua cucina. Quella in caserma è pessima”- mi alzo. Ho bisogno si fare due passi.

Sento la stanchezza di questi giorni. Oscar, gli anni cominciano a passare anche per te.

Scendo in giardino. Chissà che l’aria fresca non mi aiuti a trovare un po’ di tranquillità. Avvolta dal buio … solo un timido raggio di luna filtra tra le fronde degli alberi del vialetto.

Dei passi alle mie spalle. Mi volto di scatto. Un’ombra si avvicina.

Andrè, sei tu.

 

E’ stato come tornare indietro nel tempo. Ricordi le nostre cene, le nostre passeggiate serali prima di tutto questo?

Ravvivo il fuoco nel camino.

Un fruscio. La coperta è scivolata a terra. Volgendomi hai il capo poggiato su un lato della poltrona.

Mi avvicino. La raccolgo. La poso delicatamente sulle tue gambe. Sollevo lo sguardo. Il bagliore delle fiamme dona riflessi  dorati ai tuoi capelli e a quelle ciocche sulla fronte. Allungo una mano. Ne scosto un paio.

Le labbra socchiuse, il respiro quasi impercettibile.

Ho fatto un promessa … ma ora … Ti prego perdonami. Le sfioro … appena.

Che io sia dannato in eterno!

 

Assopita … giusto per qualche minuto.

Ti sento entrare nella stanza.

Ravvivi la fiamma nel camino. La tua presenza è semplicemente rasserenante.

La coperta scivola a terra.

Ti avvicini. Raccolta la posi sulle mie gambe . Inspiro nel silenzio il tuo profumo. Sai sempre di buono. E di mille attenzioni. Nessuno se non tu.

Le tue dita leggere allontanano alcuni capelli dalla mia fronte. Il tuo volto. Sento il tuo respiro vicino.

Poi … le tue labbra … si posano, lievi … in un bacio rubato.

Non voglio aprire gli occhi …

 

Mi ricompongo. Sbatto ripetutamente le palpebre. Appena in tempo, prima che nonna porti la cioccolata.

Tiro un sospiro.

Oscar … comincio ad avere qualche problema con la vista. Ho come la sensazione che l’altro occhio sia affaticato. Ma non voglio turbarti. Sai, mi sono accorto di aver affinato molto l’udito … almeno questo mi aiuta.

“E’ stanca la mia bambina”- posando il vassoio.

“Ci penso io a versarglielo”- sto sudando freddo. Ci lascia soli.

Riempio la tazza. Sto per allontanarmi. Mi afferri una mano –“Grazie”

Volgendomi incrocio i tuoi occhi. Ci sono sguardi di te che sanno disarmare da tanta dolcezza altri rabbrividire per quanto sono freddi e distaccati – “Resta”- mi inviti a non lasciarti sola.

Ti allungo la tazza. Le tue labbra si posano sul bordo con una sensualità da togliere il fiato.

Deglutisco. Oscar …

 

Riapro gli occhi. Stai versando la cioccolata portata da nonna. Come mi mancava.

L’aroma si sparge per il salottino.

Volgendoti  incroci il mio sguardo.

I tuoi occhi hanno riflessi come l’ossidiana da lasciare senza fiato. Cosa mi succede?

Fai per andartene …. no, ti prego resta. Ti afferro una mano. Da quanto non lo faccio?

Eppure un tempo era un gesto quotidiano, normale, spontaneo. Ora mi provoca una tempesta di emozioni …  che tuttavia mi fanno stare bene, lo sai?

 

Mi sono dovuto alzare presto.

Sei tornata solo ieri sera, ma io devo rientrare in caserma. La prima licenza è stata breve ma sono felice di aver trascorso almeno una serata assieme.

Ora pensa a riposarti. D’Agoult saprà sostituirti in maniera impeccabile.

Appena varco la porta – “Ehi Grandier … hai trovato il tempo per scopare in questi giorni? Ma come cazzo fai a non sentirne mai la necessità!”- Alain non si smentisce mai.

Ma lui non può capire …

 

So che sei rientrato.

Forse sarei dovuta venire prima … avremmo trascorso qualche giorno in più assieme.

Andrè … le ho sentite le tue labbra sulle mie …

Ho fatto una lunga cavalcata. Avevo bisogno di non pensare a nulla … anche se ora il pensiero fisso sei tu.

Appena entro nel cortile trovo nonna attendermi sulla gradinata –“Oscar, Oscar … vieni! Presto!”

“Che cos’è tutta questa agitazione?”- scendo da Cesar.

“C’è un ospite che ti sta aspettando … e da molto, anche” – Chi mai può venirmi a cercare? Un ospite?

Varco la soglia del salottino e mi trovo Victor Florien de Girodel. Ma che è venuto a fare? Una vera sorpresa.

“Victor … voi!” – sono basita. Lo invito a bere qualcosa ma dopo aver rifiutato –“Sono felice di aver potuto ammirare ancora una volta il vostro sorriso”. Una leggera riverenza per salutarmi e lasciarmi frastornata sul piazzale. Che cosa significa?

Continuo a fissare la sua figura allontanarsi – “Sai il motivo per cui Girodel sia venuto quest’oggi?”- chiedo a nonna.

“Oh certo che si, bambina mia. Il conte è venuto a chiedere la tua mano al Generale”- Non comprendo se il suo tono sia velato di gioia o meno –“Sono veramente onorato di questa vostra richiesta che prenderò seriamente in considerazione”- sono le parole pronunciate da mio padre.

Onorato? Prenderò in considerazione? Victor è venuto a chiedere la mia mano?

Sfilo gli stivali. Mi siedo sul letto.

Victor mio marito? Sinceramente non so se ridere o dar di stomaco.

Victor mio marito. La cosa più assurda sulla faccia della terra.

Andrè …. Un uomo mi ha chiesto in moglie. Girodel mi ha chiesto in moglie.

Ora …. ti vorrei qui …

 

 

   
 
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