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Autore: Exentia_dream2    09/06/2023    1 recensioni
Migliore alunna del suo anno scolastico, giovane psicologa affermata, Hermione Granger è quasi del tutto pienamente soddisfatta della sua vita. Ha una bellissima storia d’amore con il fidanzato storico a cui, però, manca la fantasia del sesso di cui lei ha sempre sentito parlare. Nonostante questo, tutto sembra andare per il verso giusto fino al momento in cui, a pochi mesi dal matrimonio con colui che ha sempre creduto essere la sua anima gemella, Hermione si rende conto che forse non è tutto perfetto come ha sempre creduto. Spinta dai dubbi e dai consigli della sua più cara amica, si trova di fronte a troppe domande e a situazioni che metteranno in seria difficoltà la realizzazione dei suoi piani di vita: tra assenze e un fondoschiena che sussurra sconcerie e contro il caos che ha nella testa, proverà a trovare la propria pace mettendo tutta se stessa in un progetto ambizioso e divertente allo stesso tempo. Sarà proprio qui che Hermione si renderà conto che non tutto può essere spiegato con la la logica, che la psicologia non ha basi solide quando il paziente è il proprio riflesso nello specchio, e che, a volte, il destino ha molta più fantasia di noi.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Draco Malfoy, Hermione Granger, Neville Paciock, Pansy Parkinson | Coppie: Draco/Hermione, Hannah/Neville
Note: AU, Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
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Capitolo 5:

 

L'abito era bellissimo e la vestiva come una seconda pelle.
Il corpetto senza maniche era ricamato con pizzo di Bruxelles fino a metà coscia, da cui partiva un sottogonna color carne a cui si sovrapponevano due strati di velo sottilissimo. Avvolta in quel bianco, Hermione era bellissima: si guardava allo specchio e sorrideva con le labbra, perché gli occhi sembravano essere diventati due biglie (inespressivi, spenti). Si chiese dove fosse l'emozione che l'aveva commossa la prima volta in cui si era guardata vestita con l'abito dei suoi sogni, quella che la faceva scalpitare ogni giorno quando spuntava sul calendario il suo personale conto alla rovescia. Quando, però, guardò verso la sua accompagnatrice, pensò che quella sorta di malessere fosse dovuto a quello che vedeva in lei: Ginny non riusciva a stare ferma sulla poltrona, si agitava in continuazione e osservava le sue reazione con curiosa criticità; sembrava sempre essere sul punto di dirle qualcosa, ma ogni qualvolta apriva la bocca, poi la richiudeva e restava in silenzio. Che c'era qualcosa che non andasse, Hermione lo aveva capito dal momento in cui si erano sedute al tavolo del solito bar e l'amica aveva ordinato una tisana thai (che non aveva bevuto) al posto del caffè e aveva preferito non chiedere, aspettando che fosse l'altra a intavolare l'argomento — in realtà stava anche provando a smettere di psicanalizzare le persone che amava — , ma Ginny non aveva spiccicato parola e Hermione aveva fatto lo stesso. Però, vederla agitarsi tanto, sapere che tra i denti ci fossero parole che non le diceva, le diede la forza di voltarsi e guardarla.
"Allora? Cos'hai?" le chiese, mettendo da parte ogni nozione imparata sulla psicologia umana e sullo studio dei segnali del corpo: per una volta, voleva essere l'amica di sempre e non la psicologa laureata con lode. Non diede peso al fatto che Ginny si stesse sfregando le mani, né che guardava ovunque tranne che nella sua direzione e nemmeno che che fosse praticamente schiacchiata contro lo schienale come per mettere distanza tra loro, perché, quando parlò, la sua voce risultò ferma e decisa: "Perché stai provando questo abito se non vi sposerete?"
"Non è detto che non lo faremo, Ginny. Non abbiamo ancora preso una decisione."
"Oh beh, avete tutto il tempo del mondo per pensarci. Più o meno ventisei giorni."
"Non mettermi pressione, per favore."
"Dimmi un po', allora: ti manca?"
"Chi?"
"Ecco, è proprio questo che intendevo. Di chi credi possa parlarti mentre stai provando il tuo abito da sposa? Di Harry o di, non so… Grattastinchi?"
Hermione incassò il sarcasmo e non si scompose più di tanto, ma non rispose e questo sembrò bastare al tarlo che le corrodeva il cervello e che riprese a lavorare, a scavare, a bucare fino a farle serrare la mascella per impedire a se stessa di dare voce a pensieri che non le piacevano affatto: si prese più tempo del dovuto ad analizzare ogni parola che le passava per la mente, cercando di scegliere quelle più appropriate, quelle che meglio avrebbero spiegato il suo stato d'animo e le trovò forse troppo tardi.
"Sì, mi manca… solo, non come dovrebbe."
"Qual è la tua paura più grande? Perché continui a fingere di amarlo?"
"Non è facile come credi, Ginny. Io lo amo, ma non capisco di quale tipo di amore. Il fatto è che non so come ci si senta a stare con qualcosa che non sia lui."
"E pensi che sia meglio fingere di stare bene, di essere felici insieme e privare anche lui della possibilità di trovare qualcuna che lo ami più di te?"
"Forse è soltanto agitazione, però. Magari sono confusa perché manca davvero poco al matrimonio…"
Ginny sollevò le mani a palmo aperto in segno di resa e non aggiunse più nulla se non i complimenti sinceri per l'abito che aveva scelto — sembrava eterea, Hermione, vestita di pizzo e velo, una vergine immacolata e bellissima — e si lasciò un po' andare alla commozione di quella visione quando la proprietaria dell'atelier completò tutto con una tiara fine.

 

••••


Quando la prova dell'abito giunse al termine, tutt'e due uscirono in strada con un peso che schiacciava il petto: Hermione perché di sentiva sporca, per niente adatta al candore del pizzo che avrebbe indossato di lì a pochi giorni e perché, ai dubbi precedenti, si era aggiunta l'unica certezza che non avrebbe mai voluto avere: non era più innamorata di Neville; Ginny perché leggeva chiaramente negli occhi dell'amica la tempesta che le si agitava dentro, che la stava portando alla deriva dell'infelicità assicurata sia per lei stessa che per quel ragazzo a cui aveva imparato a voler bene e che più volte si era dimostrato un vero amico — non aveva dimenticato le volte in cui aveva pianto sulla sua spalla, impiastricciandogli la camicia di mascara lavato di lacrime e moccio, altre in cui aveva fatto da paciere in guerre che non gli riguardavano minimamente e in cui era l'unico a incassare i pugni che lei avrebbe voluto indirizzare a Harry: Neville era stato per lei l'ennesimo fratello, quello su cui contare sempre (a ogni ora del giorno e della notte) e con cui poter parlare di ogni cosa, persino quella più intima, senza l'imbarazzo creato dal legame di sangue ed era questo il motivo per cui con Hermione si spingeva oltre, provando a farle aprire occhi e cuore per porre fine a una storia che si era arenata lentamente, quasi in silenzio e, ora che non c'era più niente da salvare, l'unico modo per entrambi di stare meno male sarebbe stato quello di vivere la vita che fino a quel momento avevano guardato da troppo lontano — una serata in discoteca, la leggerezza del non avere responsabilità tanto grandi, il brivido di sentirsi liberi davvero: aveva sempre creduto che entrambi fossero diventati una coppia troppo presto, in un'età di transizione in cui un individuo si forma facendo le proprie esperienze ed era successo a tutti, tranne che a loro due che si erano chiusi in quella storia come fosse l'unica cosa possibile da fare e così, mentre gli altri andavano a ballare, a ubriacarsi, a fare i primi tiri di canna dietro il muretto della scuola, Hermione e Neville passeggiavano mano nella mano evitando una qualsiasi follia adolescenziale.
"Questa sera voglio ubriacarmi come una liceale!" esordì Hermione, dimentica del fatto che da lì a pochi giorni sarebbe diventata una moglie o, forse, proprio se ne ricordava e voleva allontanare per un po' quel pensiero che la stava tartassando in maniera assillante e perpetua. In risposta, Ginny alzò un sopracciglio e un attimo dopo sorrise.
C'era qualcosa nella curva di quelle labbra che Hermione non riuscì a cogliere — ironia, forse malizia — e a cui decise deliberatamente di non dar peso.
"Allora?" disse ancora. "Sei o no la mia damigella d'onore? Su, accompagnami nel mondo sconosciuto e nei meandri bui dell'alcolismo."
"Oh, sì. Ho in mente il posto che fa proprio al caso tuo" il tono di voce provocante e lo sguardo di chi la sapeva lunga, anche se, in realtà, aveva intenzioni abbastanze caste e non si sentiva in diritto di portare Hermione a compiere scelte dettate dall'ubriachezza: Ginny aveva vissuto la sua adolescenza appieno, aveva affogato i tormenti che le dava Harry (quando ancora non la guardava) in una o due bottiglie di birra e qualche cicchetto di troppo e si era ritrovata anche a baciare qualche sconosciuto, provando subito dopo pentimento — la sensazione più brutta al mondo, secondo lei — e un mal di testa martellante che la inchiodava a letto per un giorno intero, obbligandola a pensare e ripensare a quello che era successo e, di conseguenza, aumentando il malessere.
Perciò sì, l'avrebbe aiutata a distendere i nervi, a farla liberare dal peso che si portava dentro e farla sfogare senza freni inibitori, ma in un posto tranquillo, dove non avrebbe potuto far cose di cui si sarebbe potuta pentire una volta passata la sbronza: c'era un nuovo bar, poco distante da casa sua, che sembrava essere il luogo ideale per trascorrere una serata tranquilla, così Ginny si mise sotto braccio di Hermione e le sorrise.
"A una sola condizione, però" aggiunse, ricevendo in cambio un'occhiata confusa da parte della futura sposa. "Offro io."
"E sia!"
Hermione non credeva nel destino, aveva sempre ritenuto che il fato fosse una conseguenza di scelte e che i se e i forse nascevano dalle decisioni non prese a cui non dare troppo peso: si era trovata più volte di fronte a un bivio e aveva sempre deciso quale strada prendere facendo una lista di pro e contro, perciò, quella che non aveva percorso, le era sempre parsa la via meno adatta a lei. Ora, però, si era lasciata guidare da un'istinto di pancia, che le aveva portato alle labbra quel desiderio sopito di essere una giovane donna e basta, senza il peso della propria laurea, senza il pensiero di un matrimonio che sembrava avvicinarsi alla velocità della luce. Voleva essere quella che non era mai stata da quando era cominciata la sua storia d'amore: una bambina che si affaccia all'adolescenza, un'adolescente che apre la porta e guarda da lontano l'essere adulta.
E chi meglio di Ginny (l'unica tra le due ad aver vissuto) poteva portarla per mano in un viaggio che lei non aveva mai compiuto?
S'incamminarono e il suono dei tacchi bassi sull'asfalto sembrava anticipare il ritmo con cui Hermione avrebbe affrontato la vita da quel momento in poi.

 

 

Angolo Autrice:

Torno su questa storia dopo tantissimo tempo e chiedo fin da ora scusa a chi è rimasto ad aspettare (spero di trovarvi ancora) e ringrazio anticipatamente chi tornerà su questi lidi.
Questo è stato un anno particolare, bellissimo, difficile e, nonostante questa lunghissima pausa, non ho mai pensato di abbandonare la scrittura né questa storia.
Non starò qui a raccontarvi i mille motivi che mi hanno indotta a fermarmi, perché davvero non ci sono scusanti (l'unica degna di nota è che finalmente sono diventata mamma e ho una paura tremenda di non essere all'altezza di questo ruolo!).
Vi prometto che la pubblicazione di questa storia procederà spedita: ogni venerdì verrà postato un capitolo nuovo e, come dicevo sopra, spero di ritrovare chi già c'era e conoscere chi per la prima volta si affaccia su questa storia.
Spero che ogni parola sia valsa almeno la metà di quanto è valsa la vostra attesa.

A presto.

 
   
 
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