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Autore: Reginafenice    10/06/2023    1 recensioni
[The Marvelous Mrs Maisel]
Mentre lasciava che i tecnici la liberassero dal microfono, riuscì a cogliere di sfuggita l’annuncio della prossima intervista nell’anticipazione della pubblicità: Lenny Bruce sarebbe stato il prossimo ospite ad occupare la poltrona.
Per la prima volta, dopo più di dieci anni, Midge provò nuovamente qualcosa in grado di smuoverle dei sentimenti e di prenderla alla sprovvista.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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«Dopo questa lunghissima retrospettiva sulla sua carriera non potrà più schivare la mia ultima domanda…»

«Per caso mi stai dando della vecchia, Jhonny?»

Il pubblico non mancò di appoggiarla con l'abituale repertorio di risate e applausi.

«Allora, è ancora del parere di non avere tempo per i rimpianti, signora Maisel?»

Jhonny Carson la punzecchiò dall’altra parte della scrivania del Tonight show. Era tristemente noto a tutti che dietro la patina abbagliante del suo successo si nascondesse una realtà domestica desolante. I rotocalchi erano sempre stati impietosi verso la diva che era diventata, pur non allontanandosi troppo dal tratteggiare con accurato sadismo la sfortunata serie di relazioni che si erano susseguite nel corso della sua vita privata. Si era fatta terra bruciata intorno a sé facendo in modo che la profezia di Lenny si avverasse: era diventata una donna ricca, famosa e viveva in una villa di inestimabile valore… ma tutta sola.

Midge si morse il labbro inferiore e alzò un sopracciglio, «Vuoi che ammetta di aver sbagliato qualcosa nella mia vita perfetta? E vuoi che lo faccia di fronte ai milioni di telespettatori che ci stanno seguendo? Beh, caro… credo che se ottenessi ciò che vuoi i miei avvocati vi manderebbero in bancarotta. E poi, non fingiamo che non sia mai stato un mistero.»

«Si riferisce al sensazionale divorzio tra lei e la sua manager, Susie Myerson, oppure ha qualche altro scheletro nell’armadio da rivelarci?»

«Ti prego di mostrare un pò di pietà per i miei sentimenti, Jhonny! Ho ancora la possibilità di ricavare qualche dollaro dalle mie tragedie personali, vorresti togliermi anche il piacere di una futura pubblicazione di memorie piene zeppe di rimpianti?»

Il tono indifferente che aveva usato non tradiva alcuna offesa o malinconia. Era riuscita a trasmettere chiaramente il messaggio che desiderava arrivasse: niente e nessuno poteva scalfire la corazza di cinismo che si era costruita con fatica per difendersi dall’invadenza dello sguardo altrui, sempre puntato sulla sua solitudine.

A quel punto il conduttore si alzò in piedi e le porse una mano per ringraziarla, ma prima di salutarla si rivolse direttamente in camera per concludere un patto con gli spettatori, «La prossima volta riuscirò a far confessare alla signora Maisel tutti suoi segreti. Parola di Jhonny Carson!»

Midge uscì dallo studio congedandosi dal pubblico con un lieve inchino.

Mentre lasciava che i tecnici la liberassero dal microfono, riuscì a cogliere di sfuggita l’annuncio della prossima intervista nell’anticipazione della pubblicità: Lenny Bruce sarebbe stato il prossimo ospite ad occupare la poltrona.

Per la prima volta, dopo più di dieci anni, Midge provò nuovamente qualcosa in grado di smuoverle dei sentimenti e di prenderla alla sprovvista.

Le era stato detto che le puntate venivano registrate qualche settimana prima della messa in onda dello show; perciò, sarebbe stato ingiusto accusare i responsabili di aver scelto deliberatamente di far seguire alla sua intervista quella dell’insuperato re dei comici. Non aveva ancora il potere di determinare la logistica della programmazione televisiva, ma se solo lo avesse saputo in anticipo avrebbe rinunciato senza dubbio all’invito di Carson.

Piuttosto che tornare in camerino, Midge preferì aspettare per qualche minuto nel backstage.

Voleva vederlo senza farsi cogliere in flagrante, perché non sarebbe riuscita a fingersi disinteressata sapendolo così vicino. Naturalmente, non era certa che il suo sentimento fosse corrisposto: dopo averlo quasi perso per sempre nel 1966, Midge aveva posto la parola fine alla presunzione di poterlo salvare dai suoi demoni, sebbene avesse cercato di farlo ripetutamente e nella maniera più delicata possibile, lavorando dietro le quinte attraverso la mediazione di Susie.

Lenny, da parte sua, non aveva mai smesso di respingere ogni invito a cambiare idea.

Ma per Midge non era mai stato quello il punto. L’unica cosa che aveva sempre voluto per lui era convincerlo a vedersi come lo vedeva lei, che non si lasciasse consumare dal cinismo del mondo. Se solo glielo avesse chiesto non avrebbe impiegato un secondo a cedergli le sue lenti rosa.

 

Il pubblico era cambiato, ad eccezione di un’anziana signora in ghingheri che stava tentando di approcciarla.

Non era in vena di fingere cortesia per lungo tempo. Pensò di liquidarla in un paio di minuti. Tuttavia, dopo aver scambiato i soliti convenevoli, la piccola donna tirò fuori tutta la sua grinta per convincerla ad ascoltarla con attenzione.

«Mio figlio mi ha sempre parlato bene di te, sai?»

Dopo aver espirato il fumo della sigaretta appena accesa, Midge replicò, «Oh cielo! Chiaramente non si tratta di uno dei miei quattro ex mariti.»

Pur non riconoscendo quel viso, percepiva qualcosa di familiare nello sguardo acuto e determinato.

«Con chi ho il piacere di parlare?»

«Sally Marr. Non ci siamo mai incontrate di persona, eppure spero che tu mi conosca almeno un pò.»

Midge fece un piccolo passo indietro, spiazzata dalla rivelazione. Non solo era finita per ritrovarsi davanti a una collega, seppure molto meno famosa di lei, ma anche alla donna che poteva vantarsi di essere la madre del miglior comico mai esistito in tutto il pianeta. Decise che sarebbe stato meglio sbarazzarsi della sigaretta e la lasciò in mano a un assistente di passaggio.

Si schiarì la voce, «Ho sentito parlare di lei, ovviamente.»

«Lenny mi aveva avvisata che avrei potuto far fatica a riconoscerti sulla base di una descrizione che risale a più di un decennio fa. Non intendo fisicamente, no. Anche perché persino per una vecchia rincoglionita come me sarebbe stato difficile dimenticare il volto di una delle più belle star della scena comica contemporanea.

Ha cercato in tutti i modi di dissuadermi dall’accompagnarlo a New York, perché era convinto che se mai ti avessi incontrata sarei potuta rimanere delusa.»

«E aveva ragione?» Ingoiò quel poco di saliva che le era rimasta con grande difficoltà.

«In parte.»

Quello fu un duro colpo per il suo orgoglio, ma decise di mascherare il dispiacere che provava portando avanti la conversazione.

«E…insomma, le cose vanno meglio per lui?»

Detestava la facilità con cui i suoi occhi diventavano lucidi ogni volta che pensava a Lenny. Il che succedeva dolorosamente spesso, doveva ammetterlo.

«È molto complicato rispondere a questa domanda, ma sì. È impegnato con il lavoro, come sempre.»

«Ottimo.»

«Ma il suo vuoto interiore non si è colmato con successo in questi anni. Lo so io come lo sa bene anche lui.»

Sally la studiò intensamente, «Hai lo stesso sguardo di rimpianto che vedo in lui quando parliamo di te. E non mi pare di averti mai vista così spaventata.»

«Ah sì? E da cosa sarei spaventata? Le sembro più terrorizzata ora di quando mi esibisco in un teatro pieno zeppo di persone? No, le assicuro che ho un bel paio di palle sotto la gonna.»

«Ascoltami figliola, dietro quella facciata di imperturbabilità che ti sei appiccicata sul viso c’è una grande paura. Sai che intendo? Non capirò mai perché abbiate scelto di non…provarci. Sì, ancora oggi che sono passati così tanti anni sono convinta che siate indispensabili alla vostra felicità reciproca. Ma siete due cazzo di conigli nella vita sentimentale!»

«Ha rinunciato allo showbiz per darsi all’organizzazione di incontri, signora Marr? Mi sembra di sentire parlare mia madre, ma senza la tipica inflessione dell’Upper West Side.»

«La signora Marr è mio figlio. Chiamami pure Sally, se non ti dispiace.»

«E da quando lei e suo figlio vi rubate le battute? Questa cosa mi è del tutto nuova.»

Sally alzò le spalle sorridendo, «Ha preso dalla migliore.»

Colse perfettamente l’ironia dietro quelle parole.

La trasmissione avrebbe ripreso di lì a poco e gli autori intimavano loro di far silenzio. Adesso che anche Lenny doveva trovarsi nei paraggi, Midge si sentì esposta.

Quando Carson lo annunciò non poté fare a meno di trasformarsi in un coniglio, rintanandosi con la coda tra le gambe nel suo camerino.

 

 

Una volta varcata la soglia di quel covo sicuro fu un dettaglio che prima non aveva notato a catturare completamente la sua attenzione. Sul tavolo illuminato dai fari erano stati disposti dei cesti ricolmi di arance e una busta di carta sigillata che Midge andò subito a scartare. Di omaggi da parte degli ammiratori ne aveva ricevuti tra i più vari, ma mai nessuno aveva pensato di regalarle un trionfo di arance così lucide da potercisi specchiare. Non poteva essere una coincidenza.

Si riprese dalla corsa riempiendosi un bicchiere d’acqua che mandò giù mentre leggeva la familiare grafia. Con una mano sul cuore cercava invano di rallentare i battiti causati dall’emozione:

“Cara Upper West Side,

spero tu sappia che recentemente la lista delle mie richieste da “diva” ha toccato il fondo ed è stato solo per merito tuo. La mia reputazione non è mai stata peggiore di così! Se non mi credi chiedi pure a tutti i fruttivendoli di Los Angeles. Credo di aver creato un bel problema per molti di quegli insopportabili genitori salutisti che abitano nel mio quartiere. Ma che vuoi farci, c’est la vie!

È stata Susie a farmi la soffiata, in un caldo pomeriggio trascorso insieme a Santa Monica. Tra un surf e l’altro non abbiamo mai smesso di interessarci a te, se proprio vuoi saperlo.

Ma voglio che tu sappia anche che, per quanto mi riguarda, né le arance né il sole della California e neppure la fastidiosa vicinanza del signor Disney sono bastati a farmi dimenticare le gioie che ho provato nell’East Coast. Solo Kitty è riuscita a rendermi felice quanto lo sono stato con te, sotto la pioggia e la neve delle nostre serate newyorkesi. Forse ho preteso l’impossibile sperando di potervi avere entrambe nella mia vita. In un modo o nell’altro mi manca sempre qualcosa…

Come ti dissi un pò di tempo fa, ho mantenuto la parola e ho affittato diverse nuvole sperando di avvertire meno la tua assenza.

Ho aspettato che piovesse per sentirmi finalmente triste, ma non ha piovuto.

Sapevo che non mi avresti lasciato da solo sotto l’acquazzone.

Sei sempre stata la mia ragione preferita per cui essere triste.

 

La tua Eva,

 

L.B.”

 

Midge infilò una mano nella scollatura dell’abito per pescare il biglietto che portava con sé dal 1961, ovvero dalla sera in cui tutto era cambiato sotto la luce dei riflettori del programma di Gordon Ford.

Prese di scatto un rossetto e scrisse sul retro della busta l’indirizzo della sua dimora milionaria; poi, ci inserì dentro la sua “fortuna” separandosene a malincuore con un bacio.

Sgattaiolò fuori dalla stanza verso il camerino del signor Bruce e fece passare il messaggio sotto la porta. Ticchettando rapidamente con le scarpe in direzione dello studio, fece rotolare un’arancia fino a raggiungere i piedi della poltrona sulla quale Lenny era seduto per poter richiamare la sua attenzione. Un minuto dopo si dileguò nell’oscurità delle sue pupille dilatate, come se fosse stata soltanto un’allucinazione.

   
 
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