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Autore: Dryas    14/09/2009    7 recensioni
L’odio, la vendetta, i pugni stretti nell’oscurità. Sentimenti che hanno avvolto l’anima e il cuore di Neji Hyuga, diventando la sua ragione di vita. Un’ingiusta condanna, un’esistenza negata, un isolamento forzato, in attesa di ottenere la sua rivincita. E tutto sarebbe andato secondo i suoi piani se non fosse stato per una sconosciuta ninja di Konoha, la senza cognome Tenten. La sua indesiderata presenza, la sua incosciente fiducia, le sue paure riuscirono a riaprire ferite così profonde che Neji pensava di aver messo al sicuro, lontano dallo sguardo di tutti.
Una difficile battaglia tra amore e odio, tra vita e morte. Chi vincerà?
Genere: Avventura, Drammatico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hinata Hyuuga, Neji Hyuuga, Rock Lee, Tenten | Coppie: Neji/TenTen
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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—Under The Rose



“I've been burning in water and drowning in flame
To prove you wrong and scare you away.
I admit my defeat and want back home...
In your heart under the rose…”
*




PRIMO CAPITOLO

-Condannato-






La folla di curiosi si alzò sulle punte dei piedi e scosse il capo a destra e a sinistra per cercare lo spiraglio migliore da cui assistere allo spettacolo. Tutti gli occhi erano rivolti al palco in legno costruito al centro della piazza principale, la più grande, la più capiente. I bisbigli aumentarono quando si intravidero sulle scale della struttura alcuni individui incappucciati. Procedevano a passo lento e misurato, come in una processione. Una volta saliti sul patibolo la folla si scaldò ed espose in grida e parole urlate nella confusione.
Tre soldati erano ora davanti al pubblico impaziente, con indosso la divisa e accuratamente coperti in viso. Si avvicinarono al quarto e ultimo uomo presente sulla scena, facendolo inginocchiare con prepotenza. Rassegnato e debole, le sue ossa incontrarono il pavimento con un sordo tonfo, accompagnato dal rumore metallico delle catene che gli legavano mani e piedi. I polsi, insanguinati dallo strofinare del metallo sulle sua pelle, non si posero in avanti per frenare la caduta, ma rimasero stretti al busto, come se stesse pregando.
Un altro soldato gli si avvicinò e gli strappò il cappuccio dal capo, afferrandogli anche delle ciocche di capelli e costringendolo così a piegare all’indietro la testa. Per qualche attimo i suoi occhi furono visibili alla folla che rimase in un anomalo silenzio nel momento in cui gli fu mostrato il condannato. Ma la testa tornò a ripiegarsi in avanti servendosi dei lunghi capelli neri per nasconde il viso.
-il consiglio ha deciso- tuonò la voce potente di uno dei soldati, rivolgendosi alla massa e portandosi contemporaneamente accanto al prigioniero -è stato giudicato colpevole-
In quel momento la grande moltitudine di gente si agitò ulteriormente, cominciando a scuotere nell’aria bastoni e forconi. Il soldato si spostò quando cominciarono a volare frutta e verdura marcia indirizzata al prigioniero. Lasciò che venisse punito così indegnamente e andò ad assistere divertito con gli altri compagni messisi al riparo. Non lo videro muovere un muscolo per difendersi, né per ribellarsi: come se fosse già morto, lasciava che qualsiasi cosa lo colpisse e lo ferisse.
-smettetela! Gli fate male così!-
Una acuta voce fuori dal coro stonò con i pesanti insulti che piovevano addosso al condannato, richiamando l’attenzione dei soldati. Esattamente di fronte al palco, una ragazzina si sbracciava e sbraitava affinché la gente smettesse di lanciare uova marce. Il soldato che aveva parlato, allora, si mosse verso di lei e si abbassò per poterle parlare.
-sai chi è quest’uomo?- le chiese e lei si voltò, scuotendo la testa negativamente -è un assassino. Non pensi che meriti tutto questo per aver strappato la vita a una persona innocente?-
-ha già la sua condanna- ribatté con coraggio l’altra -non serve sottoporlo a questa umiliazione-
-è un assassino- ripeté infastidito l'uomo -meriterebbe di peggio. Vattene se non vuoi guai-
-io non l’ho uccisa- la voce roca e soffocata del condannato interruppe la loro conversazione. La ragazzina alzò lo sguardo sorpreso verso di lui e poté finalmente vedere parte del suo viso, sollevato apposta per parlare. Gli occhi chiari come il ghiaccio si riaprirono, paradossalmente audaci e irriverenti.
-sta zitto tu- lo bacchettò il soldato -è inutile che lo ripeti. Sei stato giudicato colpevole, chi credi di convincere?-
A quel punto il prigioniero spostò lo sguardo verso quella ragazzina impertinente che aveva osato andare contro la massa. La vide sussultare, con la bocca semiaperta per l’apprensione, ma i suoi occhi non mostravano né paura né pietà: solo dolore. Osservò le sue iridi marroni finché un calcio sul viso lo fece barcollare dal lato apposto, mandandolo a terra con il labbro insanguinato.
-finiscila!- gli gridò lo stesso soldato, dirigendosi poi verso la folla -signori, questi sono gli ultimi momenti che avete a disposizione. Scatenatevi-
Un’altra ondata di pomodori e uova marce cadde sul condannato steso a terra. Passivo e inerme, ancora una volta non provò a sottrarsi alla tortura collettiva. La sua testa si spostò leggermente solo quando vide una rosa rossa cadergli di fronte agli occhi. Osservò il suo florido colore e respirò il profumo fresco, prima di spostare lo sguardo verso la mano che l’aveva lanciata. Ancora una volta, la ragazzina se ne stava in prima fila e lo fissava con le braccia lungo ai fianchi, sconfitta. Dopo di che se ne andò facendosi largo tra la folla e lasciandolo solo.
L’uomo allora tornò a guardare la rosa rossa caduta di fronte al suo viso e con un gemito tentò di distendere le braccia. I passi decisi del soldato lo fecero affrettare e urlò per il dolore quando le sue mani afferrarono il fiore e tornarono a distendersi. Soddisfatto, sospirò e non fece caso alle spine che si conficcarono nelle sue dita già martoriate.
-Neji Hyuga- gli disse il soldato mettendosi di fronte a lui -ora sarai consegnato alla tua famiglia. Essa deciderà la pena che ti spetta così come concordato con l’Hokage-
Dopo di che fu sollevato a forza da terra dagli altri due uomini, che scesero dal patibolo con poca cura delle sue ossa rotte. Fu sbattuto nell’angolo di una cella umida e puzzolente di urina, ma non passò molto tempo che la porta di legno spesso si riaprì e comparve sulla soglia una figura che ben conosceva.
-Hiashi Hyuga- mormorò -che piacere vederla-
-Neji- disse l’altro -insolente come al solito-
L’uomo alto e dal portamento nobile squadrò il ragazzo steso a terra senza un briciolo di pietà negli occhi. Quando il viso, fino a quel momento imperturbabile, assunse una smorfia di disgusto, alzò una mano e fece un cenno alle sue spalle. Subito due uomini, vestiti della medesima divisa, gli si avvicinarono.
-prendetelo- disse loro scansandosi.
I due obbedirono e afferrarono Neji per le braccia, costringendolo a trattenere un lamento di dolore. I piedi ancora incatenati gli impedivano di reggersi sulle sue gambe ed evitare di essere trascinato bruscamente per i corridoi della prigione. Hiashi Hyuga se ne stava davanti a loro e faceva luce con una torcia, impassibile.
-malauguratamente non ti possiamo uccidere- disse poi -l’Hokage ha esplicitamente vietato la pena di morte per i minori. Così abbiamo dovuto pensare a un’altra condanna che fosse all’altezza del tuo crimine-
-il vostro, vorrete dire- lo corresse Neji e a quel punto Hiashi si fermò e si girò, illuminando sia il suo volto severo sia quello gonfio e tagliato dell’altro. I loro occhi così simili si fissarono con odio per qualche istante, fin quando l’uomo più anziano ritrovò la calma e ricominciò a camminare.
-ti sarà applicato un nuovo sigillo- continuò con maggiore durezza -ma stavolta non sarà definitivo: ti ucciderà all’età di ventitre anni se non riuscirai a dimostrare di esserti pentito e redento dal crimine che hai commesso. Nel frattempo sarai mandato in isolamento alla nostra tenuta nella foresta di Kurushimi**. Addio Neji-
Hiashi si fermò accanto al portone di ingresso della prigione, lasciando libero il passaggio per i due uomini che trasportavano Neji. Questo fu sbattuto dentro una carrozza che li aspettava di fronte alla gradinata d’ingresso, munita di sbarre di ferro e di sigilli. Una volta rinchiuso, il cocchiere frustò i cavalli e partì.
Nel bel mezzo della notte dell’equinozio d’autunno, Neji Hyuga lasciò Konoha per non farvi più ritorno.






*Him, “Under the rose”
**traduzione: “dolore”









ANGOLO AUTRICE:
Dopo secoli e secoli mi sono decisa a pubblicare questa FF, e probabilmente è stato il notevole calo di NejiTen che mi ha convinto a buttarmi. Questo è un capitolo introduttivo, dopo di che la storia procederà in maniera un pò diversa, ovvero comparirà ufficialmente Tenten. IL titolo è preso da una stupenda canzone degli Him, Under the rose appunto, e bisogna anche dire che alcuni spunti sono presi dalla Bella e la Bestia, di cui sono dipendente dall'età di cinque anni.
Ecco, ho finito le spiegazioni ^^. Spero che vi abbia incuriosito!
Bye!

Dryas


   
 
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