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Autore: elenabastet    16/06/2023    2 recensioni
Questa storia nacque come idea molti anni fa, da un progetto che avevo in comune con la fan Anna Paola Gini detta Sionnach. Poi ci siamo perse di vista, io ho rimaneggiato. Mi baso sulle prime stagioni di The X-Files, non ci sono Doggett e Reyes e Mulder e Scully non stanno ancora insieme. Ho voluto mettere insieme le mie due coppie preferite di sempre in una storia.
Genere: Angst, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Rosalie Lamorlière
Note: Cross-over, Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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QUANDO SIAMO MORTI

 

Rating: pubblico maturo, lutti, amori, morte, paranormale.

Fandom: Lady Oscar, con cross over con The X-Files.

Note: questa storia nacque come idea molti anni fa, da un progetto che avevo in comune con la fan Anna Paola Gini detta Sionnach. Poi ci siamo perse di vista, io ho rimaneggiato. Mi baso sulle prime stagioni di The X-Files, non ci sono Doggett e Reyes e Mulder e Scully non stanno ancora insieme. Ho voluto mettere insieme le mie due coppie preferite di sempre in una storia.

 

Capitolo quindicesimo

Walter Skinner ritrovò facilmente la strada per il palazzo abbandonato, la casa di Augustin, o come si chiamava. Era difficile per lui pensare che potesse essere un truffatore, o parte di un complotto più ampio, ma nel dubbio era meglio continuare a percorrere ogni strada. Anche solo per aiutare una persona in difficoltà e Augustin gli sembrava quello.

Si introdusse nel cancello mezzo aperto, e pensò a quanto fosse precaria e pericolosa la situazione di quel poveraccio: viveva da solo ed era anche molto anziano, in una dimora che in tempi migliori era stata sontuosa, ma che era senza riscaldamento, elettricità, acqua calda. Skinner si chiese che passi bisognasse compiere in Francia per segnalare una persona in difficoltà, facendo intervenire aiuti validi, senza ferire la persona da aiutare, o far sì che facesse magari pazzie.

Augustin non era in precarie condizioni fisiche, si spostava in maniera agile, ma era comunque un uomo da aiutare e soccorrere. Oltretutto, vivere da solo in quel posto presentava anche pericoli per la sua incolumità, di malintenzionati era pieno il mondo, e Skinner si chiese come si procurasse da mangiare. Tra l’altro, aveva un tetto sulla testa, anche se molto diroccato, ma come era la sua situazione economica? Doveva aiutarlo, sempre che non fosse tutta una montatura.

Quel parco in cui si trovava ora doveva aver avuto dei momenti di grande gloria e splendore: Skinner notò una costruzione più bassa, troppo grande per essere un ripostiglio, e qualcosa gli disse che potesse essere la scuderia dei cavalli, per secoli mezzi di trasporto.

Si avvicinò con fare circospetto e notò che la porta era socchiusa: si introdusse e vide Augustin al centro dello stanzone, ancora pieno di paglia, mentre gli animali non c’erano più.

“Ah, siete tornato signor Skinner. Mi fa piacere rivedervi”, disse in tono sommesso.

Skinner si avvicinò porgendogli la busta.

“Avete perso questa.”

“Già, grazie di avermela riportata. Sapete che quel bastardo di Bouillet, ora lo definisco così senza problemi, me la restituì dicendomi che non avevo diritto di dire niente perché ero il padre di una traditrice. E mi disse che era stato per suo preciso ordine che i Soldati della Guardia erano stati incaricati di reprimere i disordini a Parigi, per punirli della loro insubordinazione a favore dell’Assemblea nazionale di qualche settimana prima.”

Skinner pensò a quanti capi militari spietati c’erano stati in Vietnam, da ambedue le parti, che mandavano i loro uomini a morire: ma nello stesso tempo, cominciò a cercare una spiegazione razionale per i racconti di Augustin.

Si ricordò che, qualche tempo prima, aveva partecipato a un convegno sul profiling a Quantico, dove uno dei relatori era stato lo stesso Mulder, che quando non parlava di alieni e simili riusciva ad essere molto brillante e stimato. Mulder aveva parlato del potere che ha l’immaginazione sulla mente umana, al punto di far credere come cose vere e accadute a se stessi fatti in realtà appartenenti a storie di fantasia. Senz’altro il caso di Augustin poteva essere qualcosa di simile, tutto magari partiva da storie della sua famiglia che aveva sentito tante volte al punto di credere che fossero successo a lui. Ma allora sarebbe stato utile capire se era manipolato da qualcuno senza scrupoli.

“Sapete, li vidi qui l’ultima volta, la sera del 12 luglio. Era quasi il tramonto, io volevo parlare con i miei due ragazzi, e trovai lui, André, che stava sistemando i loro cavalli, Cesar e Alexander, splendidi come i padroni. André viveva in casa mia da quando era un bimbetto, dopo la tragica morte dei suoi genitori era stato accolto da sua nonna d’accordo con me. Sua nonna, la brava Marie, che chiamavamo Marron Glacé per quanto era brava a fare i dolci, non ho più assaggiato dolci buoni come i suoi, e non solo i dolci si intende.”

Augustin raccontava storie di grande fascino, anche se improbabili, e se non fosse che era in una situazione di così grave disagio, sarebbe stato interessante consigliargli un’attività da scrittore. Ma aveva comunque bisogno di aiuto, e tanto.

“Sapevo che André amava mia figlia più della stessa vita e sapevo anche quanto lei tenesse a lui, anche se ho sempre pensato che fossero amanti da tempo e scoprii che probabilmente lo diventarono poco prima di morire, forse quella stessa notte. Non potevo accettare un matrimonio tra di loro, non in quel momento, mia figlia nobile e lui un uomo del popolo, ma quanto avrei voluto dare invece la mia benedizione. Dissi ad André che se fosse stato nobile avrei caldeggiato un’unione tra lui e mia figlia perché era un giovane capace di sentimenti veri, la adorava e l’avrebbe resa felice… l’ha resa felice per tutta la vita e oltre. Il reggimento dei Soldati della Guardia aveva ricevuto l’ordine di soffocare la rivolta a Parigi e la paura che potesse succedergli qualcosa c’era. Gli augurai ogni bene e lo abbracciai, e pochi giorni prima stavo per ucciderlo quando si era frapposto tra me e mia figlia accusata di tradimento. Avrei dovuto chiedergli perdono per quello ma non lo feci.”

Il racconto di Augustin era commosso e partecipato, come se fosse davvero convinto di quello che diceva.

“Intravidi anche mia figlia, che mi guardò abbracciare André e ne fu felice. Dovevano andare e io rimpiansi di non essermi fermato lì, di non aver preso le mani dei miei due ragazzi e averle unite. Partirono, e io rimasi a contemplare il quadro, fino al mattino dopo, quando Marie mi portò il messaggio che mia figlia mi aveva lasciato: Padre, vi ringrazio per tutto quello che avete fatto per me, perdonatemi se vi ho dato dei dispiaceri, vi ringrazio di avermi amata e esservi preso cura di una figlia come me. Urlai che non l’avrei mai perdonata, e in quel momento capii che non l’avrei più vista...”

Skinner sentì molta tristezza, c’erano cose che gli ricordavano il suo periodo come soldato in Vietnam, le frasi scherzose ma a volte anche commosse di compagni d’armi poi morti pochi giorni dopo, la foto della fidanzata di un marine della sua compagnia poi rispedita a casa con i pochi effetti personali dopo la sua morte. C’era del vissuto doloroso in quell’uomo, doveva convincerlo a cercare aiuto e fare in modo che lo avesse.

“Nei due giorni successivi da Parigi arrivarono notizie contraddittorie, dicevano che i Soldati della Guardia avevano disertato gli ordini sotto il comando di mia figlia e si erano uniti ai rivoltosi, e che era tutta una carneficina. Io ricevetti l’ordine esplicito da Sua Maestà il Re di non muovermi di casa, e dopo rimpiansi di non essere andato a Parigi a tirarli fuori da quell’inferno. Mia moglie stava chiusa nelle sue stanze, non parlammo, Marie stava in cucina e aspettavamo. Ad un tratto, la sera del 14 luglio giunse un messo che urlava La Bastiglia è caduta!”

Skinner cercava ancora di cercare una spiegazione logica, ma quel racconto lo stava appassionando, qualunque cosa fosse.

“Il mattino del 15 luglio era caldissimo e io mi affacciai dalla torre del mio palazzo. Vidi in lontananza della polvere, la polvere che alzano i cavalli mentre arrivano. Mi dissi che se erano loro li avrei rimproverati aspramente, poi però avrei preso dei soldi e dei documenti e avrei detto loro di scappare via e di sposarsi… Le figure diventarono più nitide e io capii che lei non poteva esserci, non c’erano i suoi meravigliosi capelli biondi al vento. Solo lei aveva quei capelli di quel colore, non ho mai più visto nessun altro. Vidi il colonnello D’Agoult, un brav’uomo che conoscevo di vista, che stava arrivando insieme ad un altro uomo, che riconobbi come il marchese de Lafayette. Li vidi entrare nel viale e arrivare vicino alla mia casa, andai loro incontro, con un presagio oscuro dentro. Forse avevano notizie, per un attimo pensai che forse mia figlia e i suoi uomini fossero stati arrestati… Uscii fuori, e c’erano già Marie e mia moglie...”

Skinner ricordò che ci era passato: lui aveva fatto parte di due delegazioni che erano andate ad annunciare le morti dei soldati sul campo alla famiglia. Era stato congedato dal Vietnam dopo la sua ferita, ma era rimasto ad occuparsi degli affari militari e dei contatti con il fronte. La prima volta era andato in un quartiere popolare di Chicago, da una famiglia di origine ecuadoregna, per dire loro che Diego non sarebbe mai più tornato, e lì il padre gli era venuto incontro, capendo tutto. La seconda era in aperta campagna, una famiglia di contadini della Virginia, ed era Stuart che se ne era andato per sempre.

Ricordava quanto aveva odiato ogni chilometro con cui si avvicinava a quelle case, il momento in cui aveva parcheggiato l’auto, i passi mentre si avvicinava, lo sguardo dei familiari, genitori, nonni, fratelli, sorelle, fidanzate, un bambino in arrivo che non avrebbe mai conosciuto suo padre. E con la morte ingiusta e prematura aveva continuato ad averci a che fare come agente dell’FBI, anche se certi strazi erano spariti, forse.

“Lafayette e D’Agoult si misero sull’attenti e dissero Siamo spiacenti di annunciarvi che vostra figlia, la comandante dei Soldati della Guardia, è caduta in battaglia durante l’assedio della Bastiglia colpita dal fuoco degli assediati. Mia moglie emise un gemito soffocato, Marie gridò Dove era mio nipote André? D’Agoult, sull’attenti sempre, disse Dalle notizie che ci sono giunte, il sottotenente dei Soldati della Guardia André Grandier è deceduto la sera del 13 luglio dopo essere stato colpito da un cecchino mentre cercava di difendere la sua comandante. Sono desolato. Mia moglie si coprì il volto con le mani e si ritirò nelle sue stanze, Marie si afflosciò a terra come una bambola di pezza e ci lasciò una manciata di ore dopo. Io volevo occuparmi di mia figlia e di André, dare loro un ultimo saluto, ma quei rivoltosi avevano deciso di farne ormai il loro simbolo. Per fortuna, la sua protetta, Rosalie, decise di rispettare i suoi ultimi desideri, di seppellirla con André ad Arras… Io avrei voluto che riposasse nella cripta di famiglia, ma poi capii che il suo posto era con il suo amore eterno...”

Tutto stava tornando al suo posto, come un puzzle, ma un puzzle inspiegabile.

Skinner sbattè gli occhi, perplesso.

“Voi non mi credete vero? Vi chiedete come possa essere possibile la mia storia, immagino.”

Skinner ricordò un intervento di Mulder sul come relazionarsi con le persone in stato di disagio psichico, basato sulla sua esperienza con Duane Barry, una delle peggiori che avesse mai vissuto. Non bisognava contraddire, ma bisogna provare a far ragionare e a capire.

“Io non voglio giudicare ma voglio aiutarvi...”, aggiunse.

“Mi ascoltate, ed è già molto. Io non merito aiuto, sono dannato da allora. Certo, come si può credere che un uomo vissuto nel Settecento in Francia sia ancora vivo? Forse perché nemmeno la morte mi vuole e devo vagare in eterno… Cosa può esserci di normale in un padre che sopravvive a sua figlia e che ogni giorno è condannato a ricordarla, per sempre. Ma questa è la mia punizione, anche se sembra irreale. Voi siete un buon uomo, l’ho capito, ho visto come guardate i vostri ragazzi, che mi ricordano tanto mia figlia e il suo André. Loro erano eroi, io sono un mostro.”

Il telefono di Skinner iniziò a suonare e interruppe quella rivelazione toccante.

“Rispondete”, disse Augustin e si allontanò dalla scuderia, andando verso casa.

Skinner riconobbe il numero di telefono di Angélique Grandy e rispose:

“Non so dove siate, lei e i suo colleghi, ma vi pregherei di venire da me, Camilla ha dipinto un altro quadro e adesso sta molto male.”

“Non sono insieme a loro, adesso li contatto e arrivo appena possibile.”

Skinner si guardò attorno e vide che Augustin era sparito. Lo avrebbe cercato di nuovo per aiutarlo, ma doveva ritornare a Parigi.

Si diresse verso l’auto e, ad un tratto, vide un uomo con una sporta di viveri che veniva verso il castello. Lo salutò e gli chiese:

“Venite a dare una mano ad Augustin?”

“Sono anni che i miei familiari ed io portiamo periodicamente un po’ di viveri a quell’uomo, sono pagati da un suo amico o parente alla lontana, credo.”

“Mi saprebbe dire da quanto fate questo?”

“Io da una trentina d’anni buoni.”

“Ma non ha senso, come può ancora essere vivo o essere la stessa persona?”

“Signore, non so chi lei sia, pagano e io porto il cibo, non ho mai visto il signor conte e non mi pongo il problema. Mi limito ad aiutare qualcuno in difficoltà, chiunque sia. Un lavoro retribuito.”

Era tutto misterioso, ma almeno Augustin aveva qualcuno che si occupava di lui negli aspetti più pratici. Skinner tornò verso Parigi e mandò un messaggio a Mulder e Scully, aveva bisogno di loro. Somigliavano davvero a quei due ragazzi di cui parlava Augustin, la figlia perduta e il suo amore?

  
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