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Autore: Reginafenice    24/06/2023    0 recensioni
[The Marvelous Mrs Maisel]
Mentre lasciava che i tecnici la liberassero dal microfono, riuscì a cogliere di sfuggita l’annuncio della prossima intervista nell’anticipazione della pubblicità: Lenny Bruce sarebbe stato il prossimo ospite ad occupare la poltrona.
Per la prima volta, dopo più di dieci anni, Midge provò nuovamente qualcosa in grado di smuoverle dei sentimenti e di prenderla alla sprovvista.
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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L’ospite molto speciale, che la signora Maisel attendeva per quella sera, non tardò ad arrivare.

Midge si era cambiata con una vestaglia turchina e dei pantaloni di seta dello stesso colore. Entrò nella stanza frusciando con lo strascico piumato della giacca. Era il suo luogo preferito di tutta la casa, quello che assomigliava di più al suo appartamento nell’Upper West Side. Soltanto lì poteva concedersi il privilegio di sentirsi circondata dall’amore, dalle risate e dai ricordi della giovane donna che era stata.

Quando le dissero che Lenny, dopo aver fatto un giro, aveva deciso di accomodarsi lì dentro non ne fu affatto sorpresa.

«Ti starai chiedendo se n’è valsa la pena, dopotutto. Non è così?»

Nella sua voce stanca si percepiva un impercettibile fremito.

Quando Lenny si voltò per guardarla aveva gli occhi rossi di pianto e la sigaretta ancora spenta nella mano. Sembrava imbarazzato. Si era fermato di fronte alla bacheca che custodiva, come delle istantanee, la maggior parte dei momenti più salienti della sua vita professionale e personale. Al centro campeggiava il programma della sua serata alla Carnegie Hall: l’ospite d’onore tra i notevoli successi di una vita, il comico reietto che aveva avuto l’immensa fortuna di incontrarla nel retro di una macchina della polizia il giorno dello Yom Kippur. Come poteva un atto del genere non commuoverlo profondamente?

Midge notò quanto Lenny si sforzasse di resistere all’ondata emotiva che aveva preso possesso di lui. Preferì quindi occuparsi dei cocktails, giusto per recuperare un pò di lucidità.

«Ed eccoti qui di fronte a me, dopo quasi un’eternità. A quanto pare dovresti rivedere la tua posizione sui benefici della frutta. Le arance fanno davvero miracoli!»

Si riprese immediatamente al suono della sua risata. Midge sentì una vampata di calore riscaldarle il cuore prima ancora di aver consumato il whisky. Non si rese conto di quanto fosse stato facile tornare a provare certe sensazioni insieme a lui.

«Non ti bastava il mio feticcio? Vedo che ti sei presa molta cura di lui in questi anni.»

Dopo un suo segnale si accovacciò in un angolo del divano, lasciandole tutto lo spazio di cui aveva bisogno.

«Ah, ti riferisci a quel tipo lì? Mhmm, mi sa che preferisco ancora l’originale. Se lo conosci potresti presentarmelo?»

«Se solo si mantenesse bene come immagini. Non è mica Dorian Grey, sai?»

Sogghignò, «Sul serio Lenny, come stai?»

«A dire il vero, mi sento un pò sopraffatto da tutto questo rosa.»

«Beh, mi sembra giusto ricambiarti con la stessa moneta. Hai dimenticato l’effetto che ha avuto su di me tutto quel blu che ci circondava nel tuo albergo?»

Lenny osservò la sfumatura della veste che indossava Midge. Assunse un tono giocoso fingendosi sicuro di sé.

«Vari indizi mi confermano che la mia influenza su di te non è ancora scomparsa. Chiaramente, nessuno dei due è bravo a nasconderlo.»

Se non fosse stato per qualche inevitabile ruga e qualche nuovo capello bianco, niente avrebbe potuto convincerla che la tensione percepita nel mezzo metro che li separava potesse essere diversa da quella di quasi un ventennio fa. Era colpita dall’intramontabile vigore della loro sintonia sessuale e intellettuale. Quindi, abbandonò l’atteggiamento difensivo che aveva assunto nella postura e si sciolse completamente, lasciando che Lenny le si avvicinasse di più.

«Per rispondere alla tua domanda di prima: non ho mai avuto alcun dubbio che ne sarebbe valsa la pena.»

Midge annuì consapevole.

«Persino quando facevo fatica a risalire dal fondo, una voce dentro di me mi spingeva a non mollare, perché prima o poi tutto quel dimenarsi nel fumo nero avrebbe trovato un senso, capisci? Nel più ampio schema delle cose.»

«La felicità non rientra in questo schema, vero?»

Lenny alzò le spalle, «Dipende da come la vedi. Puoi fingere di non essere mai stata felice? Se dovessi rivedere la tua vita cambiando prospettiva, penseresti davvero che quella che hai avuto prima di diventare la signora Maisel era la felicità? Se ami ciò che fai è perché ami il modo in cui ti fa sentire, non come fa sentire gli altri. E io, senza nessuna presunzione, sono certo che tu sia stata felice persino qualche minuto fa, anche se forse in un modo diverso dal solito.»

«Ma quanto sei diventato saggio!»

«Nah, è solo merito della mia chioma canuta.»

Midge gli spostò un ricciolo ribelle dalla fronte, «Lo escludo. Non tutti i saggi sono così sexy. Vedi i miei rabbini per esempio…»

Le prese la mano e la portò alle labbra. Prima di baciarla disse, «Qualcuno mi ha riferito che sei stata tu a promuovere a destra e a manca la petizione per il mio rilascio dopo l’arresto al Cafe Au Go Go nel ’64. Sei andata alla ricerca dei migliori avvocati che potessero difendermi in tribunale e hai supplicato Susie di darmi una mano ogni volta che poteva.»

Midge iniziò a massaggiargli la testa, beneficiando della sensazione di avere i suoi capelli brizzolati tra le dita. Lui non smise neanche per un attimo di guardarla negli occhi.

«Non sono mai stata brava a tollerare le ingiustizie. Una volta, per difendere una ragazza dalle grinfie di uno stronzo, mi sono fatta arrestare per pirateria nel bel mezzo del fiume Hudson! Non credo siano in molti a poter vantare un tale onore.»

«Sono tante le cose che non so...»

«Non preoccuparti. Ho fatto una lista di tutto quello che ti sei perso.»

«Eri così sicura che sarei tornato?»

Midge distolse lo sguardo, «Non te ne sei mai andato veramente.»

Calò il silenzio.

«Scommetto che conservi delle battute scoppiettanti su un certo Philip Roth e il suo proverbiale senso dell’umorismo.»

Cercò di sdrammatizzare, pur avendo il cuore diviso in tanti piccoli pezzi. Sapere che Midge aveva cercato l'amore in qualcun altro non lo aveva mai sorpreso, ma non poteva fingere di non aver sofferto tutte le volte che lo aveva scoperto dalla tv oppure, ancor peggio, da quella chiacchierona di sua madre.

«C’è stato un tempo in cui pensavo di non avere il diritto di infierire su di lui, sai dopo la fuga dall’altare. Tecnicamente, non sono nemmeno riuscita ad affrontarlo di persona. Ci ha pensato Susie per me. Ma poi mi sono ricordata chi sono: una comica, non un’attrice. Da allora non smetto di parlare della banana che ho mangiato nella suite dell’hotel mentre Philip era sull’altare.»

«Ne ho sentito parlare. Susie mi ha raccontato delle storie esilaranti sulle Hawaii.»

«Non ho alcuna idea di cosa ti abbia potuto riferire. Sono sempre stata una brava ragazza ebrea, almeno fino a quando qualcuno di mia conoscenza non ha pensato di corrompermi senza alcuna pietà. Ben prima del nostro passionale rendez-vous nella sua stanza molto turchina.»

Cercò di capire quale fosse la sua reazione, guardandolo solo con la coda dell’occhio. Un ricordo condiviso in due e segreto a tutti, perché troppo intimo per essere esposto sulla pubblica piazza. Senza mettersi d’accordo, avevano protetto la loro bolla magica dalla profanazione degli sguardi indiscreti e delle calunnie.

«Ma sì, la sua parte preferita è sempre stata quella in cui le confessavo di essere ancora innamorata di Joel. La mia crisi isterica prematrimoniale ha prodotto un monologo sul vero amore che chiunque avrebbe trovato divertente in quel momento, tranne me. Come ho potuto pensare che Joel potesse farmi ridere? Se tornassi indietro mi direi di non illudermi. Abbandona la ricerca, piccola Midge! Quello che cercavi non è più disponibile per te.»

«Sarà per questo che hai smesso di ridere. Sono anni che non lo fai più neanche durante i tuoi spettacoli.»

«Hai prestato molta attenzione a me in questi anni, non è così?»

Lenny scoppiò a ridere, «Perché questo ti sorprende ancora così tanto?»

Midge lo guardò come se gli stesse scrutando l’anima. Scosse la testa e si abbandonò sul divano, persa nei suoi pensieri. Lenny le accarezzò le gambe timidamente. C’era qualcosa di familiare nella facilità con cui Midge aveva deciso di stenderle sul suo grembo: la malinconica amarezza dei gesti negati dalle loro scelte.

«A furia di guardare indietro si rischia di non vedere quello che c’è davanti.»

«Volevo soltanto qualcuno che mi facesse ridere a colazione…»

Lenny prese il bicchiere vuoto che Midge teneva ancora in mano e lo appoggiò sul tavolino di fronte. Poi, frugò nella tasca della giacca per tirarne fuori un oggetto che le apparteneva. Aspettò che Midge si sedesse e le porse la busta di carta in cui si trovava il biglietto della fortuna.

«Non ti aspetterai di essere l’unica collezionista di anticaglie, vero? Ogni notte insonne che ho trascorso a disintossicarmi, ho ascoltato i vinili delle tue esibizioni per trovare… un po' di pace. Mi consolava sentire la voce di una persona in gamba che ce l’aveva fatta. Un’amica molto speciale che mi ha fatto girare la testa dalla prima volta che l’ho vista.»

«Quando mi hai vista indossare il mio corsetto da palco?»

«No, quando ti ho vista brillare talmente forte da accendere in me una scintilla che pensavo si stesse estinguendo. Da quando hai risvegliato la mia attività cerebrale grazie al tuo acume. Da quando la tua presenza mi ha fatto sentire completo, anche se solo per un paio d’ore. Da quando ho smesso di farmi la guerra per non spezzarti il cuore.»

Midge si voltò a guardarlo completamente ammaliata dalla sua dichiarazione.

«Dipende ancora una volta dai punti di vista. Non abbiamo avuto tutto, Lenny.»

«Non è mai stato questo lo scopo del gioco, Midge. Tu sei riuscita a trovare la tua voce e a farla ascoltare. È questo il più grande successo.»

Aveva un tono così calmo e sicuro che Midge non provò neanche a contestarlo.

«Ti andrebbe di cenare con me stasera? Ho ordinato una montagna di cibo cinese e non mi va di ingozzarmi tutta sola.»

«Vuoi dirmi che finalmente è arrivato il mio turno?»

Capì subito a cosa si riferiva. La profezia che le aveva fatto alla fine della loro cena romantica si era avverata molto prima di quanto pensasse. Ora toccava a lei offrirgli la cena dal cinese. Midge aveva temuto che l’occasione giusta per mantenere la sua promessa non sarebbe mai arrivata. Il debito che aveva nei suoi confronti non si sarebbe estinto nemmeno con un banchetto di tre giorni, ma l’importante era dimostragli che non aveva dimenticato neanche una parola di quello che le era stato detto nel corso della loro fin troppo breve frequentazione. Ogni suo insegnamento era stato una spinta verso il futuro per fare meglio, per vivere meglio.

«Non preoccuparti, ti riconsegnerò tutto intero a tua madre. Lo prometto.»

Lenny nascose il ghigno dietro la mano: un’adorabile abitudine che non aveva ancora perso.

«Quindi, vorresti liberarti di me al nostro nuovo primo appuntamento?»

«Chi ti ha detto che è un appuntamento?»

«I tuoi grandi occhi espressivi e l’eccitazione del tuo corpo.»

Nel frattempo, Midge si avvicinò a lui e gli posò una mano sul ginocchio per poi salire con delicatezza verso la coscia.

«Attento, signor Bruce. Così mi farai perdere la testa…»

Lenny, mantenendo il contatto visivo con le sue labbra, sussurrò, «Potrebbe succedere più di una volta, ti avverto.»

«Lo ricordo molto bene.»

Midge lo prese per la cravatta e lo baciò così appassionatamente da farlo ricadere sulla schiena, sui soffici cuscini del suo divano color crema. Quando riprese fiato gli accarezzò il mento auspicandosi di riuscire a soddisfarlo ancora prima dell’antipasto.

   
 
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