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Autore: Strange_writer    26/06/2023    2 recensioni
||STORIA INTERATTIVA|| (Iscrizioni chiuse)
Migliorare.
Un'azione piuttosto complicata ma che è l'obiettivo ultimo del Kaizen Club. Un club elitario, fondato anni addietro per raggiungere un obiettivo: essere alla vetta.
Riusciranno i vostri OC ad entrare a far parte di questo club?
Dal testo:
Una semplice combriccola di studenti accumunati dal sogno di diventare protettori della giustizia. Un gruppo di adolescenti che giocavano a fare i Supereroi. Degli eroi in erba che idealizzavano il mondo esterno. Questa sarebbe stata l’opinione dei più sul Kaizen Club.
Una rete di sicurezza. Una garanzia per il futuro degli eroi. Un rito di passaggio per scoprire se si ha la stoffa per diventare eroi. Questa era l’idea di Shouko Hiragi, fondatore del Kaizen Club.
Genere: Avventura, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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KAIZEN CLUB

Kaizen: Kaizen (改善) è la composizione di due termini giapponesi, KAI (cambiamento, miglioramento) e ZEN (buono, migliore), e significa cambiare in meglio, miglioramento continuo.

4%
 
Al termine del terzo match, vinto nuovamente dagli Hoshonin, l’aria nella metà campo dei Sentaku era decisamente diversa. Più pesante e tesa.

“Che seccatura!”

Esclamò Masashi calciando il terreno del campo Gamma per la frustrazione. Si girò verso Hisaki con lo sguardo rovente di vergogna.

“È possibile che tu sia così scadente!”

Il ragazzo volpe si indicò incredulo. Era compagno di classe di Masashi, e sapeva che il temperamento del ragazzo non fosse dei più facili, ma non ne era mai stato la vittima. Anche Kotone e Yuma, alle parole di Masashi, si girarono. La ragazza rabbrividì per l’intensità di quello sguardo, ogni qual volta che il ragazzo sbottava in quella maniera aveva la tendenza a nascondersi dietro la persona più vicina, che in quel caso era Shaka. Yuma invece, esasperato, alzò gli occhi al cielo.

“Masashi, non è successo nulla di grave e siamo solo agli inizi. Non c’è bisogno di prendersela tanto.”

Il castano lo fulminò con lo sguardo e schioccò la lingua seccato da quell’intervento non richiesto.

“La prossima volta, invece di rimanere impalati, fate qualcosa. Quelli lì non sono gli unici a poter collaborare.”

“Wow, qui qualcuno da piccolo non ha minimamente imparato come usare la parola “Per favore”.”

Bofonchiò Kirara sistemandosi i capelli rosa e lilla in un coda alta. Non si sforzò nemmeno di alzare la voce, ben consapevole che il castano l’avrebbe nuovamente ignorata.
Nella metà campo avversaria Shiho saltellava da un piede all’altro, scaldando i muscoli con esercizi veloci. Erano al quarto match e tutti i suoi compagna di squadra erano già scesi in campo, mostrando ai Sentaku di che cosa erano capaci. Non vedeva l’ora di fare altrettanto.

“Andrai alla grande.”

La verde scrutò, oltre la spalla, Shosuke. Le sue parole l’avevano colta alla sprovvista, non si aspettava un commento del genere. Lei scrollò le spalle, riprendendo gli esercizi.

“Lo so perfettamente.”

“Me ne stavo solo assicurando.”

Il sorriso candido di Shosuke fece sorridere di rimando la verde. Sapeva che il ragazzo contava su di lei, così come contava sul resto degli Hoshonin, e Shiho avrebbe fatto di tutto per dimostrarsi degna di quella fiducia. Quando si furono tutti nuovamente posizionati sulla linea di partenza, sul monitor, apparve il numero Uno. I volti di Masashi e Shiho presero il controllo del grande schermo e, in men che non si dica, i due scattarono verso l’obiettivo. Masashi motivato dal desiderio di rivincita, mentre Shiho carica e
determinata a portare anche quel punto a casa. Quando entrambi i due competitori iniziarono a corrersi incontro entrambe le squadre si allarmarono.

“Shark, sta attenta.”

Fu la raccomandazione di Hayato che piegò le gambe pronto ad intervenire alla prima occasione.

“Stai tranquillo, so quello che sto facendo.”

Lo rassicurò lei accelerando, il ghigno affilato si accentuò quando si rese conto che il ragazzo davanti a lei non aveva la minima idea di che cosa lo stesse aspettando.

“Masashi, si può sapere che cosa hai in mente di fare?”

Fu la domanda nervosa di Yuma che, facendo saettare lo sguardo dallo schermo al compagno di squadra, cercava di capire cosa gli stesse passando per la testa.

“Solo quello che voi non siete riusciti a fare.”

Quando Shiho e Masashi arrivarono uno di fronte all’altro il ragazzo estese una mano per afferrare la ragazza ma lei, con una scivolata, riuscì a evitarlo e, dopo essersi rialzata e sfilata il guanto, toccò la nuca del ragazzo.

“Meglio prendere qualche precauzione.”

Lui si immobilizzò ma, appena notò che niente era cambiato si voltò verso di lei e digrignò i denti per la frustrazione quando notò che lei aveva sfruttato la sua distrazione per portarsi in vantaggio e correre verso la bandiera. A quel punto nella metà campo degli Hoshonin l’agitazione e la tensione erano del tutto svanite, ma altrettanto non si poteva dire per i Sentaku.

“Si crede tanto migliore di noi ma alla fine siamo sullo stesso piano.”

Bofonchiò Hisaki, ancora offeso per la precedente sfuriata subita. Kirara non potè fare a meno di annuire.

“Mi fa passare la voglia di collaborare.”

E, a conferma delle sue parole, non aveva nemmeno provato a materializzare uno dei suoi arcobaleni per aiutarlo e recuperare lo svantaggio. Se lui la ignorava allora lei avrebbe fatto lo stesso. Di tutt’altro avviso erano invece Yayoi, Toichi e Sojuro che, da quando avevano visto Masashi lanciarsi in una direzione non prevista, avevano iniziato a lavorare su qualcosa. Shaka, incuriosito, si era sporto verso di loro per capire che cosa stessero progettando. Vide che ad alcuni origami a forma di aereoplanino, creati da Yayoi, erano state attaccate delle sfere bluastre e solide. Quando provò a toccarne una Toichi lo fermò.

“Aspetta fratello, così rischi di saltare in aria.”

Il corvino lo guardò interrogativo ma non pose domande, accontentandosi di aspettare di vedere lo strano strumento in azione. Sojuro afferrò uno degli aereoplanini, facendo attenzione a non sfiorare le sfere, e, potenziando con il quirk la muscolatura del braccio, scagliò l’oggetto nella direzione di Shiho. Appena la sfera entrò in contatto con il suolo esplose, sollevando detriti e fumo. Colta alla sprovvista Shiho arrestò la corsa solo per aggirare l’ostacolo.

“Passatemi il prossimo!”

Fu il comando di Sojuro, pronto a scagliare la seguente bomba. Shaka, capendo finalmente cosa fosse stato creato, fece un paio di passi indietro perché, no, non ci teneva a saltare in aria.

Shiho sorrise divertita quando anche la seconda bomba la mancò, finalmente i Sentaku sembravano aver iniziato a collaborare. Non poteva che essere elettrizzata dalla cosa, finalmente l’asticella era stata alzata. Ma lei non sarebbe stata da meno. Con la coda dell’occhio notò che Masashi l’aveva quasi raggiunta. Quel momento di distrazione le fu fatale. Una delle bombe le cadde a pochi metri di distanza e l’onda d’urto generata la sbalzò a qualche metro di distanza, facendole perdere il vantaggio.  Masashi la superò, sentendo la vittoria in pugno. Ma Shiho non si sarebbe arresa tanto facilmente. Quando si rimise in piedi Masashi aveva già afferrato la bandiera e stava correndo verso la sua metà campo, ignaro di ciò che sarebbe successo di lì a poco. Shiho, tenendo fede alla fama di essere la ragazza più veloce del secondo anno, lo raggiunse. Il castano provò a scansarsi, ma lei fu più veloce. Intrecciò indice e medio e Masashi inciampò sui suoi stessi piedi, finendo rovinosamente a terra. La verde recuperò la bandiera e corse poi verso la sua squadra, aggiudicandosi l’ennesimo punto.

Il ragazzo del primo anno, sconfitto, tirò un pugno contro il suolo, adirato per quanto appena accaduto.

“Sei inciampato, davvero? Menomale che gli incompetenti eravamo noi.”

Commentò in tono acido Hisaki, incrociando le braccia al petto e scrutandolo dall’alto in basso. Lui scattò in piedi puntandogli un dito al petto.

“Non hai idea di quello che è successo.”

“Oh, ce l’ho. Sei inciampato.”

“Ma non è stata colpa mia!”

“Oddio ti prego, non provare a incolpare qualcun altro.”

Esclamò Yuma esasperato dal suo comportamento. Sentendosi messo all’angolo Masashi schioccò la lingua e ficcò le mani nelle tasche dei pantaloni stizzito. Vedendolo zittirsi, Kirara ringraziò mentalmente Yuma. Nonostante questa piccola vittoria il clima tra i Sentaku non era dei migliori, lo svantaggio era solo aumentato e non avevano idea di come ottenere il prossimo punto. Ma quando Kirara vide il suo numero e il suo volto comparire sullo schermo si sentì fiduciosa. Certo, non voleva cantare vittoria troppo presto, ma forse una speranza c’era. Il suo avversario era il ragazzo che nella sua testa aveva soprannominato “Gambe d’acciaio”, non ricordava esattamente il nome con cui si faceva chiamare.

“Cosa intendi fare?”

Domandò Kotone lievemente allarmata vedendo che Kirara non era scattata verso la bandiera. La rosata non le rispose però, preferendo mostrarle direttamente cosa volesse fare. Sotto i suoi piedi iniziò a formarsi una piattaforma arcobaleno che, in un batter d’occhio, iniziò ad estendersi nella direzione del suo obiettivo. Prima di mettere piede su quell’arcobaleno solido, ricordandosi un dettaglio dell’esame d’ingresso, si girò e prese per il polso Yuma.

“Tu, Gigante Buono, puoi tornarmi utile.”

E con quelle parole gli rivolse un occhiolino ed un enorme sorriso, per poi iniziare a correre seguita dal biondo che stava ancora processando il soprannome usato. Grazie alla velocità della piattaforma e della loro corsa i due riuscirono a superare Hyunjin in un batter d’occhio.

“Saturn, se vuoi entrare in azione io non sono contrario all’idea.”

Disse Hyunjin, pronto a mettere in atto la loro strategia. Il castano non se lo fece ripetere due volte e prese una live rincorsa prima di calciare il suo asteroide mirando alla piattaforma creata dal quirk di Kirara. La rosata sorrise e si voltò verso Yuma, che stava ancora tenendo per il polso.

“Spero tu sappia che non è niente di personale.”

E con quelle parole diede uno strattone al suo braccio, facendo sì che entrasse nella traiettoria del masso. Fortunatamente Yuma aveva dei buoni riflessi e aveva capito cosa fare. Incrociò le braccia, mettendole in una x davanti al petto, e attivò il suo quirk. Gli avambracci iniziarono a ricoprirsi di una sostanza biancastra che si solidificò appena in tempo per lo scontro con l’asteroide. Per la forza dell’impatto Yuma fu scaraventato a qualche metro di distanza, illeso grazie al quirk, e stessa cosa successe all’asteroide di Hayato. Il biondo osservò la piattaforma intatta e quando vide Kirara afferrare la bandiera sentì un sorriso spuntargli sulle labbra. Anche la rosata sentì una scarica di adrenalina percorrerle la schiena quando riuscì a sfiorare con le dita il pezzo di stoffa. Ora fortunatamente veniva la parte facile. Fece un giro su sé stessa e la piattaforma multicolore fece altrettanto, invertendo senso di percorrenza e la parte che la ragazza si lasciava alle spalle iniziò a sgretolarsi svanendo nel nulla.

“Non così in fretta.”

Kirara fu colta di sorpresa quando Hyunjin, approfittando della poca elevazione del percorso, le afferrò la caviglia, facendole perdere l’equilibrio. Ma non demorse. Strinse la bandiera al petto e generò un nuovo arcobaleno solido che andò a formare una cupola intorno a lei. Hyunjin si sfiorò la maschera tramutando il pugno destro in ottone e colpì la barriera nella speranza che si sgretolasse. La rosata si guardò intorno alla ricerca di qualche spunto per capire come tirarsi fuori da quella situazione.

“Esci da lì.”

Fu l’ordine di Yuma. Kirara strabuzzò gli occhi incredula: voleva forse perdere? Scosse veementemente la testa.

“Sei impazzito?”

“Fidati! Al mio tre. Uno… due… - Kirara guardò incerta il compagno di squadra e poi il pugno di Hyunjin che impattò nuovamente contro lo scudo – tre!”

Alla fine, non avendo idee migliori, decise di fare come detto. La superficie svanì, espandendosi leggermente e allontanando di poco il biondo del terzo anno. Prima che potesse lanciarsi in avanti per recuperare la bandiera un lampo di piume castane e grigie gli passò davanti, costringendolo a chiudere gli occhi per via della corrente. Quando li riaprì Kirara era sparita, o meglio, si trovava a qualche metro da terra, aggrappata saldamente alle zampe rapaci di Kotone, la quale, grazie al suo quirk, aveva trasformato le braccia in due ampie ali e le gambe in due zampe da gufo.

“Ti prego, ti scongiuro, non perdere la presa.”

Fu l’implorazione sussurrata di Kirara. La ragazza, quando aveva sentito le parole di Yuma credeva fosse il ragazzo che sarebbe corso in suo aiuto, non immaginava che il secondo dopo si sarebbe ritrovata sospesa a mezz’aria.

“Sto facendo del mio meglio. Se non ti agiti molto dovrei riuscirci.”

Rispose Kotone cercando di rassicurarla, omettendo il fatto che già trasportando un’altra persona il suo volo era leggermente compromesso e l’atterraggio non sarebbe stato dei più confortevoli. L’ultimo dettaglio Kirara lo scoprì ben presto. Quando Kotone mollò di scatto la presa, Kirara emise un urletto sorpresa e cercò di atterrare alla meglio nella sua metà campo. Nonostante questo però, quando riaprì gli occhi e vide la bandiera ancora stretta tra le dita, la prima cosa a cui pensò fu che ci era riuscita. Aveva fatto punto. Kotone, una volta atterrata, si precipitò dalla ragazza per assicurarsi che non si fosse fatta niente, gli occhi castani spalancati per la preoccupazione. Quando però Kirara la abbracciò per la gioia la castana si irrigidì perplessa. Aveva battuto la testa? Era il suo modo per fargliela pagare per il brutto atterraggio?

“Ahh! Sei stata fantastica! Non hai idea di quanto tu sia stata utile. Un minuto prima credevo di essere spacciata e quello dopo abbiamo fatto punto!”

Kirara, ancora estatica, sciolse la presa e le rivolse un grande sorriso.

“Ottimo lavoro!”

La ragazza gufo arrossì di botto per i complimenti e iniziò a farfugliare ringraziamenti e scuse insieme, confondendo la povera Kirara che non capiva che discorso seguire.

“Io spero che il mio sacrificio venga ripagato un giorno.”

Bofonchiò Yuma, che aveva raggiunto le due in quel momento. Kirara si girò e si mise in punta dei piedi e alzò un braccio per scompigliare le ciocche bionde del ragazzo. Lui, infastidito, scostò la testa e si risistemò i capelli.

“Ehi! Dopo avermi buttato in pasto ai nemici non puoi pure scombinarmi i capelli!”

“Come la fai tragica. E poi sei riuscito a cavartela e a fare ciò che mi aspettavo. Complimenti!”

Yuma capì di doversi accontentare di questo come ringraziamento. Ma una domanda gli balenò in testa.

“Ehi, come facevi a sapere che sarei stato la persona giusta?”

“Questo non posso dirtelo, segreto professionale.”

Gli fece un occhiolino e una linguaccia prima di tornare a parlare con Kotone, ricordando il volo appena eseguito, e lasciando il biondo a riflettere su quello che aveva appena detto. Quella non era assolutamente una risposta.

 
 
*§*
 
“Abbiamo fatto punto!”

Esclamò Tetsuro abbracciando Rieko nella foga del momento. La bicolore, non altrettanto investita dalla cosa, si dimenò.

“Amico, non è una partita di calcio, rilassati!”

“Ovvio che non lo è! Questo è mille volte meglio!”

Ribattè lo studente di Management ritornando a sedersi, voleva solo che il timer dei cinque minuti di pausa scorresse più velocemente. Voleva assolutamente vedere chi si sarebbe aggiudicato il prossimo punto, anche se sperava fortemente fossero gli aspiranti Eroi del primo anno, in fondo aveva scommesso ben mille yen su di loro.

“Non credi di starti scaldando un po’ troppo?”

Fu il commento di uno degli Hoshonin dai capelli rossi. Nonostante la maschera che indossava il corvino percepì l’occhiata glaciale che gli era stata rivolta. Il suo entusiasmo era svanito in un battibaleno quando riconobbe nello sconosciuto il ragazzo della mensa. D’istinto si spostò fino all’estremità più lontana della panchina.

“Beh, non c’è niente di male nel festeggiare.”

Notò Rieko che non comprendeva l’astio del rosso. Tetsuro la guardò allarmato e iniziò a sudare freddo: era forse impazzita? Voleva finire nei guai?

“Kekkan, guarda che ha ragione. E poi è inutile che fai tanto lo stoico, anche tu l’anno scorso saltavi in aria come un tifoso ogni volta che i Sentaku facevano punto.”

A parlare fu Yue, che ormai sembrava aver eletto la panchina dei Sentaku la sua personale panchina. Ryo avvampò e le puntò un dito contro.

“Non è affatto vero. Ti stai sbagliando!”

“Mhh, hai ragione. Forse esultavi ogni volta che era Prince a segnare punto.”

“Uh, è vero! Credo di non aver mai visto qualcuno fare il tifo per lui con così tanto entusiasmo. Mi ricordo che a fine prova sei pure andato a complimentarti con lui.”

Intervenne Osamu, ricordando la prova dell’anno precedente. Ryo sentì le guance andargli a fuoco.

“Oh, ma insomma! Non posso avere un po’ di buon gusto e apprezzare le doti di un promettente aspirante eroe?”

“Non se perdi litri di saliva nel farlo.”

“Ma che diamine?! Vi siete tutti coalizzati contro di me? Sapete che c’è? Credete quello che volete, ma sappiate che vi sbagliate.”

E, rosso per l'imbarazzo, marciò verso la pancina dell’altra metà campo dove iniziò a brontolare e a lamentarsi con Yuki per quanto appena avvenuto.

“Ah, questi giovani Hoshonin, ai nostri tempi c’era più rispetto.”

Commentò Osamu grattandosi la nuca e scuotendo la testa sconsolato. Alle volte dover arginare e limitare i danni di quella testa calda di Ryo poteva essere stressante, il fatto che nel mirino ci fosse uno dei Sentaku non aiutava per niente. Per fortuna non era il solo a cui era stato assegnato il compito di difendere Tetsuro da Ryo. Certe volte si domandava quanto dovesse ragionare Hayato per prevedere cose del genere. 

“Siete sicuri che il vostro amico stia bene?”

Domandò Rieko gettando un’ultima occhiata alla figura offesa di Ryo. Yue agitò una mano per sminuire la cosa.

“Si riprende in fretta, non preoccupatevi.”

Rieko e Tetsuro si scambiarono un’occhiata perplessa: forse quel club aveva molta meno solennità di quanto pensassero.

 
*§*
 
Al termine dei cinque minuti di tregua e riassestamento la sirena suonò nuovamente. Hoshonin e Sentaku rivolsero lo sguardo al maxischermo dove apparve il numero scelto.
 
“Numeri dieci! Bashira e Saturn.”

Furono molti i Sentaku a tirare un sospiro di sollievo: l’idea di essere stati abbinati al ragazzo in grado di controllare quell’asteroide così imprevedibile. Bashira Nanako però non sembrava altrettanto spaventata. Si tolse la felpa della divisa sportiva prima di iniziare a correre verso la sua meta, poco più indietro di Hayato che, per nulla turbato, teneva gli occhi fissi sulla bandiera, nella sua testa erano già pronti un paio di piani per riuscire ad avere la meglio. Smise di ragionare quando notò che intorno a lui aveva iniziato ad innalzarsi una nebbiolina fitta e dalle temperature piuttosto basse. Quando staccò la bandiera dall’asta si guardò intorno disorientato. La nuvola azzurrina stava iniziando a chiudersi intorno a lui, inghiottendolo. Con i sensi all’erta girò lo sguardo per individuare la ragazza che si nascondeva nella nebbia, senza successo si guardò intorno, la sua visuale era parecchio ristretta. Il freddo, inoltre, non aiutava per niente la sua concentrazione.

“Se non puoi prendere la mira sei praticamente inoffensivo.”

Giunse alle sue orecchie la voce della Sentaku. Provò a girarsi da dove aveva sentito la voce ma incontrò solo nebbia e gelo. Inspirò a fondo, ben consapevole che gli fosse rimasta una sola opzione.

“Smokey, ci stai mettendo troppo.”

Disse con tono impaziente. Sapeva che la bionda non stava aspettando che l’occasione per entrare in campo, il fatto che non l’avesse già fatto lo aveva stranito parecchio ma non sorpreso. Sapeva che la ragazza volesse che venisse chiesto aiuto in modo chiaro e tondo. Anche se non poteva vederla, il castano immaginò il sorriso che doveva essersi formato sul suo volto.

“Credevo che il grande Saturn sapesse cavarsela da solo.”

Quando Hayato sentì atterrare nel mezzo della nebbia qualcosa di metallico lui prese un profondo respiro. L’oggetto metallico, che altro non era che un fumogeno, si attivò rilasciando del gas che andò a mischiarsi alla nebbia fitta e azzurina. Hayato sapeva che in quel momento le molecole del gas si stavano legando a quelle di acqua sospese in aria. Poi, tra volute e onde, l’unione di fumo e nebbia iniziò a vorticare consentendo ad Hayato di vedere nuovamente il campo della palestra Gamma. A lato vide che il fumo si era concentrato intorno alla sua avversaria, seguendola per evitare che potesse rappresentare una minaccia. Hayato si girò verso le panchine a bordo campo incrociando lo sguardo di Yuki per avvisarla di non esagerare. La scrollata di spalle e l’espressione indifferente indicò che non poteva promettere nulla ma ci avrebbe provato. Il Presidente iniziò a correre verso la sua metà campo, con prima guadagnava punto prima Yuki avrebbe rilasciato la povera Sentaku. Non appena la sirena suonò, indicando la fine del match a favore degli Hoshonin, Yuki roteò il polso e la nuvola iniziò a dissiparsi rivelando una Bashira Nanako in preda ad attacchi di tosse. Cheers si affrettò a raggiungerla e a stringerle la mano. Yuki, ormai disinteressata, non notò l’occhiataccia di Hayato. La ramanzina che si sarebbe beccata era un problema della lei del futuro, al momento voleva continuare a godersi il gioco.

“Ehi, ma questo non è contro il regolamento?”

Hayato spostò le iridi smeraldine, per la seconda volta, su uno sbraitante Masashi. Con tono annoiato e pacato rispose alla domanda.

“Assolutamente no. E come ho già avuto modo di dire, siete un team, comportarvi come tale non è contro le regole.”

 
*§*
 
Alla luce di quella nuova scoperta, Yayoi aveva suggerito di spostarsi a bordo campo, dove si trovavano le panchine dove erano seduti gli studenti delle classi di Management e di Supporto. Shaka ascoltava in silenzio le proposte di alcuni studenti e le spiegazioni di altri. Al momento erano sotto di due punti, con gli Hoshonin ad un punto dalla vittoria. La cosa lo preoccupava parecchio, di quel club sapeva relativamente poco, se non nulla, e la curiosità della potenzialità che rappresentava lo affascinava. Immaginava che, se avessero perso, tutta la faccenda si sarebbe conclusa lì per tutti, lui compreso. Vedere la determinazione sui volti di molti suoi compagni di squadra gli aveva infuso un po’ di fiducia, ma non abbastanza per sperare in una vittoria. In particolare era preoccupato per il livello di coordinazione del gruppo, aveva notato che caratteri forti come quello di Masashi e Kirara erano destinati a scontrarsi e a portare problemi. Per questo si era limitato a stare in disparte senza intervenire: se non avesse fatto nulla l’equilibrio, già precario, era mantenuto. Riconosceva che non fosse la migliore delle soluzioni ma sembrava la più pratica al momento. Aveva provato anche a placare il nervosismo di Kirara che, sebbene provasse a nascondere, era evidente ai più attenti, ma la calma era solo temporanea. Shaka sentì qualcuno picchiettargli sulla spalla e si riscosse dai suoi pensieri. L’espressione annoiata rimase immutata, si limitò ad alzare un sopracciglio nella direzione della ragazza dai capelli biondi e castani legati in un codino che lo aveva richiamato.

“Sai per caso qual è il suo problema?”

Shaka voltò il capo nella direzione indicatagli da Rieko. Quando notò l’espressione stralunata di Yuma, Shaka scosse la testa. Eppure era certo che fino a poco prima il ragazzo stesse bene. Qualcosa doveva averlo turbato ma faticava a capire che cosa potesse essere stato. Di certo quell’espressione non prometteva nulla di buono per quell’equilibrio trovato e Shaka si appuntò mentalmente di tenere d’occhio il biondo nei prossimi match.

Yuma da quando quel fumogeno aveva disegnato una parabola nell’aria, aveva cancellato tutto ciò che lo circondava. Aveva cercato di rimanere calmo, in fondo i possessori di un quirk basato sul fumo erano molti. E molti di loro avevano capelli biondi lunghi fino alle spalle. E sicuramente molti di loro avevano quella risata strafottente. Ma chi voleva prendere in giro? Era palese che quella ragazza, ora seduta sulla panchina, era Yuki. Come avrebbe voluto aver girato la testa dall’altra parte quando la nebbia di ghiaccio si era tramutata in fumo.

Sentì le iridi color ghiaccio di Yuki fissarlo: sapeva che lui sapeva. Il ghigno che le arricciò le labbra era l’ennesimo gesto di sfida, l’ennesima provocazione e lui non sarebbe rimasto in disparte, avrebbe risposto.

“Dobbiamo vincere.”

Fu il suo semplice commento risoluto. Masashi per la prima volta assunse una espressione diversa da quella innervosita.

“Oh, finalmente qualcosa che vale la pena ascoltare.”
 
*§*

Angolo Autrice:

Ed eccoci qui con un nuovo capitolo, la partita prosegue a gonfie vele (per gli Hoshonin), e siamo quasi alle battute finali della prima prova. Abbiamo visto in azione altri OC e una piccola vittoria contro Masashi. XD
Masashi ormai nella mia testa è stato ribattezzato  "Il tipo del regolamento", ogni volta che c'è un colpo di scena sappiate che ci sarà lui a chiedere: "Ma questo non è contro il regolamento?"XD
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto e che le scene dei Ruba Bandiera non risultino troppo confusionarie. Le ho bene in mente in testa, mettere poi a parole una scena dinamica è tutta un'altra storia. Se quindi aveste delle critiche da fare fatele senza problemi, in fondo si può solo migliorare.

Detto ciò prima di lasciarvi in pace ho due comunicazioni di servizio:

1) Prima domanda della storia a cui rispondere tramite MP: Qual è il cibo/piatto più amato e più odiato dal vostro OC?

2) Siccome ho 8787463 idee in testa non sono riuscita a trattenermi e ho pubblicato il prologo di una nuva interattiva nel fandom di Genshin Impact, se conoscete il fandom e/o siete interessati, fateci pure un saltino!^^
Non preoccupatevi, questo non significa che sospenderò questa storia, solo che mi voglio male e non ho autocontrollo. XD


Strange  
   
 
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