Garp teneva il capo basso, non voleva incontrare lo sguardo del suo collega.
Sengoku era lì davanti a lui e sapeva che lo stava giudicando con un semplice sguardo.
Tra i due era sempre stato quello più onesto e sempre pronto a giudicare chi non seguiva le regole.
Non faceva eccezioni, nemmeno con gli amici.
Ma Garp non lo biasimava, capiva il suo atteggiamento.
Era Sengoku a non capire lui, in fondo lui non aveva figli.
Non poteva immaginare quanto fosse difficile essere padre.
Non capiva che Garp, nonostante le diverse strade prese, sarebbe stato sempre dalla parte di suo figlio Dragon.
Lui era la cosa più importante.
Suo figlio aveva deciso che cosa fare della sua vita, che strada prendere.
L'eroe della Marina ci aveva provato a farlo diventare un marine, ma Dragon aveva altre ambizioni.
Non poteva di certo costringerlo, poteva solo supportarlo ed essere fiero di lui.
La sua fama aveva preceduto il loro legame.
Era conosciuto per la sua forza e non per quella di suo padre.
Garp ne era fiero, i suoi allenamenti avevano dato i suoi frutti.
Ma lui lo aveva capito già da quando Dragon era bambino che avrebbe cambiato il mondo.
Lo aveva visto nei suoi atteggiamenti ribelli, nel suo desiderio di proteggere gli altri e nell'amore per la libertà.
Dragon non era fatto per seguire le regole, per prendere ordini.
Lui era nato per essere il leader della libertà.
Non sapeva di preciso quanti guai avrebbe combinato con la sua armata rivoluzionaria, sapeva solo che lui sarebbe stato in prima linea a godersi lo spettacolo.
Mai lo avrebbe ammesso, ma era orgoglioso di suo figlio e anche la sua defunta moglie lo sarebbe stata.
Quanto le mancava!
Sua moglie non c'era da anni ormai, se ne era andata troppo presto.
Dragon somigliava più a sua madre che a lui.
Sicuramente la donna lo avrebbe appoggiato.
E Garp era convinto che lo stava osservando fiera dal cielo.
Suo figlio era tutto ciò che restava di lei.
Nei suoi occhi scuri e severi vedeva quelli chiari e arguti di sua moglie.
Avevano lo stesso sguardo di sfida, di superiorità.
Avevano lo stesso desiderio di libertà.
Desiderio stroncato sul nascere, almeno per sua moglie.
Era rimasta incinta giovane, aveva deciso di tenere Dragon e rinunciare al suo sogno di navigare per i mari.
Ora era suo figlio a portare avanti quella volontà.
E avrebbe fatto sì che il desiderio di libertà di sua madre sarebbe stato quello del mondo intero.
Garp sorrise a quel pensiero.
Alzò il capo e incontrò lo sguardo di dissenso di Sengoku.
Garp sorrise.
"Dai Sengoku vai a fare il the che ho comprato i biscotti" disse mostrando il suddetto pacchetto.
"Ti sembra il momento?! Hai sentito quello che ti ho detto su tuo figlio?! È il criminale più ricercato al mondo..." gli fece notare Sengoku.
Garp annuì con la testa.
"Ho sentito, ho sentito benissimo. Proprio per questo dobbiamo bere il the e mangiare i biscotti" rispose con tono allegro.
"Bisogna festeggiare".
Sengoku era lì davanti a lui e sapeva che lo stava giudicando con un semplice sguardo.
Tra i due era sempre stato quello più onesto e sempre pronto a giudicare chi non seguiva le regole.
Non faceva eccezioni, nemmeno con gli amici.
Ma Garp non lo biasimava, capiva il suo atteggiamento.
Era Sengoku a non capire lui, in fondo lui non aveva figli.
Non poteva immaginare quanto fosse difficile essere padre.
Non capiva che Garp, nonostante le diverse strade prese, sarebbe stato sempre dalla parte di suo figlio Dragon.
Lui era la cosa più importante.
Suo figlio aveva deciso che cosa fare della sua vita, che strada prendere.
L'eroe della Marina ci aveva provato a farlo diventare un marine, ma Dragon aveva altre ambizioni.
Non poteva di certo costringerlo, poteva solo supportarlo ed essere fiero di lui.
La sua fama aveva preceduto il loro legame.
Era conosciuto per la sua forza e non per quella di suo padre.
Garp ne era fiero, i suoi allenamenti avevano dato i suoi frutti.
Ma lui lo aveva capito già da quando Dragon era bambino che avrebbe cambiato il mondo.
Lo aveva visto nei suoi atteggiamenti ribelli, nel suo desiderio di proteggere gli altri e nell'amore per la libertà.
Dragon non era fatto per seguire le regole, per prendere ordini.
Lui era nato per essere il leader della libertà.
Non sapeva di preciso quanti guai avrebbe combinato con la sua armata rivoluzionaria, sapeva solo che lui sarebbe stato in prima linea a godersi lo spettacolo.
Mai lo avrebbe ammesso, ma era orgoglioso di suo figlio e anche la sua defunta moglie lo sarebbe stata.
Quanto le mancava!
Sua moglie non c'era da anni ormai, se ne era andata troppo presto.
Dragon somigliava più a sua madre che a lui.
Sicuramente la donna lo avrebbe appoggiato.
E Garp era convinto che lo stava osservando fiera dal cielo.
Suo figlio era tutto ciò che restava di lei.
Nei suoi occhi scuri e severi vedeva quelli chiari e arguti di sua moglie.
Avevano lo stesso sguardo di sfida, di superiorità.
Avevano lo stesso desiderio di libertà.
Desiderio stroncato sul nascere, almeno per sua moglie.
Era rimasta incinta giovane, aveva deciso di tenere Dragon e rinunciare al suo sogno di navigare per i mari.
Ora era suo figlio a portare avanti quella volontà.
E avrebbe fatto sì che il desiderio di libertà di sua madre sarebbe stato quello del mondo intero.
Garp sorrise a quel pensiero.
Alzò il capo e incontrò lo sguardo di dissenso di Sengoku.
Garp sorrise.
"Dai Sengoku vai a fare il the che ho comprato i biscotti" disse mostrando il suddetto pacchetto.
"Ti sembra il momento?! Hai sentito quello che ti ho detto su tuo figlio?! È il criminale più ricercato al mondo..." gli fece notare Sengoku.
Garp annuì con la testa.
"Ho sentito, ho sentito benissimo. Proprio per questo dobbiamo bere il the e mangiare i biscotti" rispose con tono allegro.
"Bisogna festeggiare".