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Autore: IndianaJones25    28/06/2023    1 recensioni
Nei meandri del mio computer, ho ritrovato alcuni brevi racconti scritti tra il 2017 e il 2021 che non ho mai pubblicato qui su Efp. Visto che oggi arriva al cinema la nuova avventura di Indy, intitolata INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO, ho deciso di condividerli qui.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Walton Jones Jr.
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
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LA CAVERNA DELLE MERAVIGLIE
(racconto incompiuto)

 

 

Persia, 1927

 

L’altopiano desertico e rossiccio, costellato di pietrame e punteggiato di aspri rilievi che si frammischiavano agli ammassi di antiche fortificazioni ormai in rovina, si perdeva in lontananza, unendosi all’orizzonte con il cielo azzurro e striato di poche nuvole filiformi e stentate.

Il calore si levava dal suolo in lievi spirali ondeggianti, che confondevano lo sguardo e creavano illusioni e giochi di luce. Non era difficile immaginare come mai, proprio in quei luoghi, fossero sorte tante e diverse leggende, tramandate di generazione in generazione fino a tramutarsi in un vero e proprio patrimonio collettivo.

Era stata proprio una di quelle leggende a spingere Marcus Brody a finanziare una ricerca archeologica in quelle regioni. Il curatore del museo del Marshall College, dopo lunghi studi, si era infatti convinto che, almeno una tra le più celebri fiabe racchiuse in quello scrigno meraviglioso fatto di carta e inchiostro che si intitolava Le mille e una notte, racchiudesse un fondo di verità.

«La misteriosa caverna in cui Aladino trovò la lampada magica che gli permetteva di evocare un genio esisteva davvero, ne sono più che certo» confessò una sera, seduto sulla poltrona nel salotto di casa sua, osservando le bollicine scorrere placide all’interno del suo calice di champagne.

Indiana Jones, che aveva preso posto sullo sgabello davanti al pianoforte che Marcus aveva disposto in un angolo, più per vezzo che perché sapesse suonare davvero, fece vagare le dita sulla tastiera, improvvisando con qualche incertezza un breve motivo dagli echi arabeggianti.

«Tu dici, Marcus?» domandò, sarcastico. «Non mi dispiacerebbe poter disporre di un genio sempre pronto a obbedire a ogni mio comando. Mi risolverebbe un mucchio di grane.»

Da bambino aveva letto anche lui quella celebre raccolta di storie di origine araba, ma non aveva mai pensato che potessero corrispondere a fatti realmente accaduti; la sua razionalità, come sempre succedeva in casi come quello, si rifiutava di credere che simili racconti potessero avere un corrispettivo nella vita di tutti i giorni.

Senza rilevare il suo sarcasmo, oppure decidendo di ignorarlo come se non lo avesse udito, Brody annuì e, dopo aver assaporato un piccolo sorso di vino frizzante che era riuscito a procurarsi nonostante i divieti del proibizionismo, riprese la sua spiegazione.

«Oh, sì. Molti dei racconti delle Mille e una notte nascondono una parvenza di verità. Per esempio, la grotta dei quaranta ladroni piena di tesori in cui capitò Alì Babà era certamente ispirata alle antiche tombe egizie, che peraltro presentavano una falsa porta che, stando alle credenze, si sarebbe aperta pronunciando una formula magica.»

«Iftah ya simsim!» borbottò Indy, con un sorrisetto, ricordando il modo arabo per dire “apriti sesamo”.

Marcus fece un cenno affermativo, prima di continuare.

«Incrociando varie fonti, mi sono convinto che la figura di Aladino - che, forse lo ricorderai, nel racconto è un nullafacente - possa in realtà essere ricondotta a quella di un ufficiale dell’esercito persiano che visse ai tempi della dinastia Sasanide. Il suo nome non corrotto era al-Adel. A quell’epoca, come saprai, la regione dell’attuale Persia non era ancora finita sotto il controllo arabo, e la religione ufficiale dello stato era lo Zoroastrismo. Il nostro ufficiale - che possiamo continuare a chiamare Aladino per comodità - visse grossomodo ai tempi del declino della dinastia, quando regnava Cosroe I. Erano anni difficili, con gli Unni che premevano da una parte e i Mazdei in ribellione dall’altra. Tuttavia, Cosroe riuscì a vincere tutti i suoi nemici e, addirittura, a espandere i confini territoriali del suo impero.»

Indy afferrò il calice che aveva appoggiato sopra il piano e lo vuotò in un fiato.

«E tutta questa storia che cosa c’entra, con la caverna di Aladino?» domandò.

Lo sguardo di Brody si fece enigmatico.

«C’entra perché, ne sono certo, il re Cosroe diede al suo ufficiale Aladino il compito di trovare le ricchezze necessarie ad affrontare la crisi in atto. E quell’ufficiale trovò tali ricchezze nella caverna resa celebre dalla fiaba che tutti conosciamo. E, forse, trovò per davvero quella lampada che permise di ottenere facilmente tante vittorie…»

L’archeologo si grattò la testa, dubbioso.

«Mah, Marcus, a me questa storia non convince…»

Brody ridacchiò.

«Ho io il modo per convincerti» disse, alzandosi dalla poltrona.

Si avvicinò a un mobile, aprì un cassetto e ne estrasse un fascicolo di carte, che passò a Jones. Lui lo prese, titubante.

«Qui c’è tutto quello che ti occorrerà sapere per trovare la caverna misteriosa» rivelò. «Relazioni, mappe, fotografie aeree e tutto il resto.»

«Marcus, io…» tentennò Indy, incerto.

«E, sopra a tutto il resto, troverai una busta contenente tutti i biglietti che ti ho già comprato: la tua nave parte domani mattina da New York per la Gran Bretagna, da dove proseguirai con vari mezzi che ho già predisposto fino in Persia.» Brody lanciò un’occhiata alla pendola accostata alla parete. «Hai giusto il tempo per andare a casa a fare i bagagli, il tuo treno notturno è tra un’ora. Ti porterò io, in stazione, non ti preoccupare di dover chiamare un taxi.»

Indiana Jones sospirò, rassegnato. Pronto per una nuova impresa.

 

* * *

 

Così adesso eccolo lì, in groppa a un cavallo bianco, mentre si addentrava nelle aride pianure dell’altipiano interno della Persia. Il caldo e la sete non gli davano fastidio. Si sentiva euforico nel pensare che, muoversi in quel luogo, significava ripercorrere le stesse strade che erano state battute dagli eserciti di Ciro il Grande e da quelli di Alessandro Magno. Di lì erano passati i mercanti che avevano percorso la celebre Via della Seta, diretti a Samarcanda e poi, più in là, verso la profumata India e la misteriosa Cina.

Non poteva fare a meno di ammettere con se stesso che, trovarsi in luoghi come quello, lo stuzzicava e lo esaltava. Per quanti dubbi avesse potuto esprimere prima di accettare di partire, e per quanto ancora adesso fosse certo che non avrebbe trovato niente di ciò che Marcus lo aveva spedito a cercare - per il semplice motivo che, quella caverna, non esisteva - doveva ammettere di sentirsi davvero libero, mentre attraversava quelle lande.

In fondo, se lo ripeteva di continuo, era per motivi come questo che aveva scelto di intraprendere la via dell’archeologia: per poter vedere il mondo, per visitare luoghi lontanissimi e quasi irraggiungibili, per conoscere e confrontarsi con uomini e con culture estremamente differenti e a tratti persino inconcepibili e incomprensibili.

Il suo sguardo, sfidando le roventi e luccicanti distese di sabbia che ferivano gli occhi, si focalizzò sopra una fatiscente struttura che spiccava in mezzo al nulla. I resti di un caravanserraglio, ancora cinto dalle sue mura e con il torrione di avvistamento sopravvissuto intatto al fluire dei secoli. Indy diede un colpetto di tacco al fianco del cavallo, facendolo dirigere da quella parte. [...]

 
   
 
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