Film > Indiana Jones
Segui la storia  |       
Autore: IndianaJones25    28/06/2023    1 recensioni
Nei meandri del mio computer, ho ritrovato alcuni brevi racconti scritti tra il 2017 e il 2021 che non ho mai pubblicato qui su Efp. Visto che oggi arriva al cinema la nuova avventura di Indy, intitolata INDIANA JONES E IL QUADRANTE DEL DESTINO, ho deciso di condividerli qui.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Henry Walton Jones Jr.
Note: Cross-over | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

IL MIRACOLO DELL’ARCA

 

Egitto, 1936

 

Marion non c’era più. Marion, a cui lui aveva rivolto ogni suo singolo pensiero per dieci lunghissimi anni, la donna che aveva cercato a lungo, l’unica donna che avesse mai cercato davvero, e che, infine, era riuscito a ritrovare tra quelle gelide distese ricoperte di nevi perenni, non era più con lui, dopo pochissimo tempo riaverla avuta con sé. Marion, la donna che aveva sempre amato, l’unica capace di fare breccia nel suo cuore, era morta, perduta per sempre.

Era stata l’ennesima vittima della folle ricerca dell’Arca dell’Alleanza, una ricerca iniziata tremila anni prima e la cui storia era costellata di un numero sproporzionato di cadaveri. Aveva tristemente creduto che l’ultimo agnello immolato su quell’altare fin troppo imbrattato di sangue fosse stato il povero Abner Ravenwood ma, invece, si era dovuto ricredere. Adesso anche Marion era stata presa. Presa e mai più restituita.

Marion… l’idea di averla perduta così, all’improvviso, lo aveva come soffocato, trafitto peggio di una pugnalata al cuore. Si era sentito morire insieme a lei, ma non era morto. Lui era rimasto vivo, di nuovo, come al solito, condannato per sempre a seppellire dietro di sé tutte le persone che aveva creduto importanti.

Aveva tentato di dimenticare tutto, soffocando la sua disperazione nell’alcol, ma non c’era riuscito, come se il suo cervello si rifiutasse di accettare di poter scordare ogni avvenimento in quel basso modo, che certo non si addiceva ad un uomo come lui. Certo, un po’ doveva avergli fatto effetto, tutto quel bere, perché doveva senza dubbio essere un po’ brillo mentre cercava di ammazzare quel cane di Belloq in mezzo al bar. Bar da cui, lo sapeva, era uscito vivo solo per via dell’intervento dei figli di Sallah, altrimenti adesso anche lui si sarebbe senza dubbio potuto annoverare tra coloro che erano periti nella ricerca dell’Arca del Dio di Israele.

«La vita deve continuare, Jones» gli aveva saggiamente ricordato Sallah.

Facile, per lui, dire così. Lui aveva Fayah ed aveva i bambini, ma ad Indiana Jones, invece, che cosa rimaneva…? Aveva perduto Marion, l’unica donna che avesse mai amato, proprio adesso che l’aveva ritrovata, credendo di poter rimanere insieme a lei, di farle comprendere che, in fondo, lui non era il mostro che lei aveva sempre creduto, che aveva voluto credere che fosse.

Aveva fallito, miseramente. Aveva fallito e l’aveva vista morire, così, senza un motivo, senza un perché. Non aveva neppure avuto un corpo su cui piangere, perché il fuoco doveva averla consumata completamente in pochissimi istanti e non era riuscito ad avvicinarsi al camion in fiamme per vedere che cosa restasse di lei. Non ne aveva avuto il coraggio.

L’idea di non poter più vedere il suo sorriso, di non poterla più sentire ridere e parlare… si sentiva morire, ad ogni singolo respiro. Eppure restava vivo e continuava a compiere il suo dovere, meccanicamente, come se tutto, ormai, dipendesse solo da quello, dal sottrarre l’Arca dal Pozzo delle Anime e dal farla pagare a quei porci dei nazisti e, soprattutto, di René Belloq.

Era andato con Sallah dal vecchio Imam ed avevano scoperto il segreto della Sala del Plastico di Tanis… poi, mentre il suo amico si recava da un falegname per farsi fabbricare un’asta per l’amuleto di Ra, se n’era tornato a casa e si era messo a letto. Una notte insonne, popolata di incubi ad occhi aperti. Rivedeva sempre lei, Marion, chiusa in quella cesta, mentre veniva caricata nel cassone… il cassone del camion carico di armi e di munizioni che, quando lui aveva sparato, si era rovesciato, esplodendo con la potenza di una bomba. E lei era morta… Era come se le stelle, che brillavano a milioni fuori dalla finestra, nella calda e profumata notte egiziana, si fossero trasformate in una brillante pioggia di pianto che accompagnava il suo indicibile, inesprimibile dolore, quel dolore che non poteva neppure sfogare, perché aveva troppe cose a cui pensare, in quel momento, per potersi concedere un simile privilegio.

Non riuscì a togliersela dalla testa neppure mentre si calava nella Sala del Plastico, neppure mentre assisteva a quel primo miracolo, certo che l’Arca ne avrebbe riservati tanti altri… ma il vero miracolo, l’unico di cui gli importasse veramente, era avvenuto poco dopo.

Infilatosi con rapidità e indifferenza in una tenda a caso per sfuggire ad una ronda dei tedeschi, si era trovato davanti a due occhi color del mare che conosceva benissimo, due occhi che avrebbe saputo riconoscere a prima vista tra milioni di altri… Marion! Marion legata, imbavagliata, sfinita, ma viva! Tutto in un momento, mentre si precipitava a baciarla e lei si ritraeva spaventata, credendolo chissà chi, coperto com’era dal suo costume da arabo, comprese che l’Arca dell’Alleanza era veramente un oggetto divino, capace di compiere veri e propri miracoli. Quell’oggetto, che aveva dispensato tanta morte, era anche capace di donare la vita. Abner non aveva mentito, i servizi segreti avevano avuto ragione a spedirlo fin lì e lui e Sallah avevano compiuto la scelta giusta nel voler continuare nonostante tutto, senza paura, perché nulla era più importante dell’Arca.

Già l’Arca. Ma era lei la sua Arca, quella che non avrebbe mai smesso di cercare, a cui avrebbe sempre teso, quella che amava più della sua stessa esistenza, per la quale ardeva un dolcissimo e tiepido fuoco che non sarebbe mai stato capace di spegnersi.

La tenne abbracciata, assaporando la dolcezza delle sue labbra screpolate, beandosi del suo calore, ascoltando ogni suo respiro, annusando l’inconfondibile profumo dei suoi capelli.

«Credevo che fossi morta» mormorò, in preda alla gioia, sciogliendo il fazzoletto che le imbavagliava la bocca, mentre l’emozione gli strangolava le parole in gola. «Devono aver scambiato le ceste…»

Tuttavia, mentre si dava da fare per liberarla, prestando solo mezzo orecchio alle concitate spiegazioni della ragazza, gli sorse un dubbio atroce: che cosa sarebbe successo se, tornando, i tedeschi non l’avessero più trovata? Le avrebbero dato la caccia per tutto il campo, finendo inevitabilmente per imbattersi anche in lui, Sallah, Omar e tutti gli altri loro compagni. No, doveva darsi un contegno, perché cedendo all’impulso quasi irresistibile di portarla immediatamente via con sé, avrebbe esposto lei e tutti loro - ma, soprattutto, lei - ad un nuovo e inutile pericolo. Non poteva permetterlo, non adesso, soprattutto, che sapeva che cosa volesse dire amare qualcuno, perderlo e poi ritrovarlo; i miracoli avvengono una volta sola, del resto, continuare oltre significa sfidare la sorte, quella sorte che, il più delle volte, trucca i dadi a proprio favore. Avrebbe fatto molto meglio a lasciarla lì, invece, per poi tornare a prenderla quando fosse stato il momento migliore, quello più adatto, con l’Arca già al sicuro.

Le spiegò questo suo ragionamento rapidamente, con poche e secche parole come era solito fare, ignorando i suoi insulti e le sue imprecazioni e, dopo averle dato un ultimo bacio in fronte, si avviò fuori dalla tenda, promettendole che sarebbe tornato a salvarla il prima possibile, per portarla via con sé.

Gli piangeva davvero il cuore, al pensiero frustrante di separarsi un’altra volta da lei, di abbandonarla nelle mani dei nazisti e di Belloq, ma se quello era l’unico mezzo per non mettere nuovamente a repentaglio la sua vita, allora lo avrebbe adoperato.

Prima di allontanarsi, tuttavia, non riuscì a trattenere un ghigno divertito - e, al medesimo tempo, pieno d’affetto - nell’udire le ultime e sferzanti parole che lei gli lanciò, un po’ smorzate dal bavaglio che le aveva risistemato sulle labbra ma sempre intrise di quello spirito battagliero che la contraddistingueva in modo perfetto.

«Jones, questa me la paghi!»

Sì, ne era certo: quella era la sua donna e lo sarebbe stata per sempre, accadesse quello che accadesse.

 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Indiana Jones / Vai alla pagina dell'autore: IndianaJones25