Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Nuage_Rose    28/06/2023    1 recensioni
Allerta Spoiler! Non continuare la lettura se non si ha concluso di leggere il manga.
In questa FF, mi sono chiesta cosa potrebbe succedere a Mikasa dopo aver perso il suo amato Eren. Si chiuderà nel dolore, restando per sempre a vegliare sulla tomba del ragazzo o deciderà di sfruttare al meglio la libertà che Eren le ha donato? Riuscirà ad amare nuovamente?
Genere: Introspettivo, Romantico, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jean Kirshtein, Mikasa Ackerman
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
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6. Heart Attack


 

<< But you make me wanna act like a girl

Paint my nails and wear high heels

Yes, you make me so nervous that I just can't hold your hand

You make me glow

But I cover up, won't let it show

So I'm putting my defenses up

'Cause I don't wanna fall in love

If I ever did that, I think I'd have a heart attack >>

Heart Attack, Demi Lovato


 

Le indagini sull’attacco ai due delegati di Paradise continuano, ma la polizia locale sembra brancolare nel buio. Jean e Mikasa però non hanno paura di un nuovo attacco: lui dorme con la pistola pronta sotto il cuscino, lei sgattaiola in camera sua quella notte e le guardie appostate davanti alla sua camera neanche se ne accorgono.
Quando Mikasa entra nella stanza , Jean le punta la pistola alla fronte, ma lei non si muove. “Non dovresti essere qui, lo sai. La tua stanza è sorvegliata.”
Lei fa spallucce: “E tu hai una pistola. Se ci pensi, sono molto più al sicuro qui con te che in quella camera, le guardie non mi sembrano particolarmente capaci. Inoltre, sono un soldato più che addestrato.”
Senza aggiungere altro, si infila sotto le coperte color crema accanto a Jean, che arrossisce e balbetta sconvolto:“M-ma che fai?”
Lei lo guarda, nascondendo parzialmente il viso con la coperta: “Te l’ho già detto. Mi piace stare qui.”
Le guance di Mikasa arrossiscono appena: quelle sensazioni sono ancora nuove per lei. Stare con Jean… è diverso. Molto diverso da quando era innamorata di Eren. Ma le fa paura, immensamente: quel sentimento è sconosciuto, si sente sotto attacco ogni volta che prende possesso di lei.
Alza le difese più che può ogni volta, ma poi cede alla tentazione: si avvicina a Jean e, neanche fosse una bambina, si accoccola al suo petto e si sente al sicuro.
Chiude gli occhi, crogiolandosi nel profumo muschiato di Jean. Quello di Eren era più legnoso. Tira un profondo respiro, contenta che Jean non le stia dicendo nulla e sobbalza quando la mano di lui si appoggia alla sua spalla.
Ha un tocco così delicato, nessuno l’aveva mai toccata con tanta dolcezza. La voce di Jean le sembra leggermente più roca del solito: “Dormiamo allora."
In realtà, non è nella lista delle cose che vorrebbe fare in quel preciso momento, con Mikasa sul suo petto. Riesce a sentire il calore dolce del suo corpo, il suo profumo come di fiori d’arancio e il suo respiro leggero.
Vorrebbe accarezzarle i capelli corvini, rassicurarla anche se sa che i demoni che teme Mikasa sono nella sua testa, nel suo passato e li può combattere solo lei. Vorrebbe prenderle il viso tra le mani e baciarla, sempre più furiosamente, stringendola a se.
Quante volte ha immaginato di farlo. Quella è una delle prime in cui deve costringersi seriamente a resistere alla tentazione. Non può farlo. Lei ama ancora Eren, è evidente e ovvio: lui è l’amore della sua vita, difficilmente lo sostituirà.
Eppure in quella camera ci sono solo loro due, abbracciati… e sembra possibile che un giorno Mikasa lasci andare il suo amore perduto e tenti di viverne uno nuovo, con lui.
La guarda: ha gli occhi chiusi, ma si muovono ancora sotto le palpebre. Le sue ciglia sono lunghe e scure, seducenti quasi quanto i capelli scuri e finalmente liberi di crescere: qualche ciocca finisce sul viso di Jean, ma non gli dispiace e non ha il coraggio di toccarla. Mikasa vorrebbe dormire, ma la sua mano sul petto di Jean sembra bruciarle, eppure non riesce in alcun modo a spostarla: le piace sentire quel calore, la fa sentire viva quel leggero dolore misto ad un piacere mai provato.
Apre gli occhi e, inaspettatamente, incontra quelli chiari di Jean, che la stava studiando convinto che dormisse. I due arrossiscono, nascosti dal buio della notte. Al diavolo. Se non lo faccio, impazzirò.
Il pollice di Jean le accarezza dolcemente il mento, alzandole il viso e togliendolo dal tiepore della coperta. Si guardano ancora, quasi fossero ipnotizzati l’uno dall’altro. Mikasa leggermente trema a quel contatto, ma non si scosta né si ribella.
Il volto di Jean si avvicina pericolosamente e così le labbra alle sue. Voglio che tu sappia com’è baciare un uomo vivo, caldo e che ti ama… se lo vuoi anche tu.
Il soffio caldo del respiro di Jean le arriva alla bocca e, senza che lei neanche se ne accorga, chiude gli occhi… questa volta non per dormire. Il bacio di Jean non si fa attendere, è leggero come una farfalla. Ma il cuore di Mikasa perde un battito.
Le labbra di lui si allontanano di poco: vuole assicurarsi che quello che ha fatto non l’abbia turbata… o almeno non in senso negativo. Ma lei non si muove e sembra quasi invitarlo a farlo ancora.
Così la bacia nuovamente, premendo con più decisione le labbra contro le sue e cercando allo stesso tempo di allontanare il suo bacino da lei.
Mikasa risponde a quel contatto, portando le sue braccia alla nuca di lui e avvicinandolo ancora di più a sé: le piace quel bacio, le piace sentire quella strana sensazione al basso ventre e al petto… le piace il bruciore che parte dalle sue labbra, le loro lingue che timidamente si incontrano e la leggera barba di Jean che le solletica il viso rende tutto solo più vero.

Il sole si alza anche in quel giorno, riempiendo la stanza di luce. Apre gli occhi, ricordando nitidamente quello che teme essere un sogno: ma Mikasa è ancora accanto a lui, dorme beatamente e le sue labbra sono leggermente gonfie e arrossate per i baci che si sono scambiati. Sei bellissima. Come faccio a svegliarti ora?
Vorrebbe restare così con lei, nell’intimità del letto che hanno condiviso per la notte, senza dover uscire da quella stanza e affrontare il resto del mondo.
Una vocina, in fondo alla testa di Jean, gli domanda cosa farà ora e cosa quei baci che si sono scambiati significano per lei. Ha dimenticato Eren? Gli sta dando una possibilità? Aveva solo bisogno di contatto fisico e di essere rincuorata, di sentirsi amata senza necessariamente ricambiare i suoi sentimenti? Scaccia questi pensieri con un gesto seccato, vuole solo godersi il momento e desidera che il profumo floreale di Mikasa gli resti addosso per sempre.
Gli occhi a mandorla di lei si schiudono e Jean non può fare a meno di sorriderle. Lei invece nasconde il viso sotto la coperta, per proteggere il rossore dovuto all’imbarazzo.
“Buongiorno.”

Appena Mikasa torna nella sua stanza, Jean si cambia per la riunione di quel giorno con la polizia locale e il detective Azuma, pare vogliano parlare con lui per chiarire quanto accaduto.
Non è sorpreso dal fatto che non abbiano trovato i due assalitori, è cosciente del fatto che anche tra il popolo dell’oriente c’è chi odia gli Eldiani. Come lui e Mikasa.
Chi li vorrebbe sterminare, per quello che i loro antenati hanno fatto in passato… e per quello che ha fatto Eren. Alcuni non li ritengono degli eroi, ma solo persone che hanno creato un’arma di distruzione talmente potente da non riuscire più a controllarla e per questo hanno deciso di eliminarla. Non è del tutto sbagliato.
Ma… Eren era molto più di un’arma. Era suo amico. E… lui ha baciato la ragazza dell’amico che ha sacrificato e distrutto ogni cosa, anche per lui. Ne aveva il diritto? Era giusto farlo? Jean scaccia i sensi di colpa massaggiandosi la fronte.
Ricorda la sensazione delle labbra di Mikasa sulle sue, le sue dita affusolate che gli accarezzavano il petto e il suo profumo. Riesce ancora a sentirlo addosso. Una cosa così bella… non può essere sbagliata.
Con questo pensiero, si alza dal letto ed esce dalla stanza. Ma prima di dirigersi all’incontro col detective, va verso la stanza di Mikasa per assicurarsi che le guardie non abbiano scoperto la sua assenza di quella notte.
I due soldati sono tranquillamente appostati davanti alla stanza della ragazza e lo salutano con un gesto militare, che Jean ricambia. In quel momento la porta si apre appena e Mikasa esce, con addosso i vestiti che aveva durante il loro viaggio in nave.
Appena i loro sguardi si incontrano, lei sobbalza e repentinamente si rintana dentro la stanza, facendo ridacchiare Jean: quella reazione… è così femminile che, se non l’avesse appena visto coi suoi occhi, non avrebbe mai detto che quella fosse veramente lei. Scuote la testa, divertito.
Intanto, Mikasa è appoggiata con la schiena al legno della porta e si domanda cosa diavolo le stia accadendo. Sfiora con l’indice le sue labbra… può sentire ancora il pizzicore della barba di Jean e persino il suo profumo tra i capelli. Arrossisce.
La sciarpa rossa è piegata dentro un cassetto dell’armadio.

Quel pomeriggio Mikasa scopre un altro uccellino, dal petto verde e dal piumaggio scuro. La squadra con i suoi occhi neri, muovendo il piccolo capo dal becco adunco. Poi spiega le ali e sfreccia verso il cielo. Il tempo è perfetto per stare all’aria aperta e quelle sciocche guardie che le sono state assegnate la osservano dal porticato, rilassati anche loro dal calore del sole.
Eppure non le basta quel giardino dalle piante esotiche a distogliere l’attenzione da Jean, appena arrivato.
Lo vede parlare con i due soldati, che dopo aver annuito si allontanano. Poi si volta verso di lei, la guarda. E Mikasa si sente vista, come una donna. La cosa la mette quasi in imbarazzo, abbassa lo sguardo di scatto e non sa come comportarsi. Cerca di concentrarsi sul verde dell’erba, finché non vede le scarpe di vernice nere di Jean e alza lo sguardo fino ad incontrare quello di lui. Le sorride appena. Quanto vorrei poterti prendere tra le mie braccia e baciarti fino a farti dimenticare il resto del mondo, finché non saremo solo noi due.
“Sono contento di vedere che il giardino ti piace. La prima volta che siamo stati qui, Armin non la smetteva di annotare tutte le piante e gli animali che gli capitavano a tiro.”
Un sorriso flebile spunta sul volto della ragazza, che commenta: “Lo avevo immaginato.”
Si guardano e Jean allunga la mano quel tanto che basta da sfiorare quella di lei con le dita: quel contatto gli mozza il fiato per un secondo, ma è indescrivibile. “Ho parlato col detective che si sta occupando del caso. Mi hanno chiesto se è possibile parlare con te, dato quello che è successo si domandavano se tu fossi ancora scossa… che ne pensi?”
“Non credo che avrei da aggiungere altro alla tua versione. Io… mi rendo conto che ci sono ancora persone che ci odiano. Certe volte mi odio anche io per quello che ho dovuto fare. Però… se ti stai domandando se voglio ancora morire, è... complicato. Ma… sto vedendo tanta bellezza in questo mondo. Negli ultimi giorni, mi sto ricordando della bellezza che c’è intorno a noi e che ci sono ancora tante cose che voglio vedere, provare e sentire.”
Si avvicina di mezzo centimetro a Jean e lascia che lui appoggi la fronte sulla sua. “Sono incluso nelle cose che vuoi provare?”le domanda lui, con una nota amara e la voce leggermente roca.
“No. - scuote appena la testa e lo fissa decisa- Sei tra le cose che voglio sentire.”
Voglio sentire ancora quel calore avvolgermi e portarmi lontano dal buio, voglio sentire ancora i tuoi baci coprirmi le labbra per farmi respirare e… voglio sentire questo sentimento.

Jean è ancora sveglio, sdraiato sul suo futon a fissare il soffitto e ad aspettare. Ad aspettarla. Si domanda come farà a resisterle e anche se davvero lei tornerà nella sua stanza. Anche se sarebbe imprudente da parte sua e dovrebbe sgridarla, deve ammettere che è da quella mattina che attende il calare del sole. Solo per poterla stringere tra le braccia e per poterla baciare di nuovo.
Mikasa entra dalla finestra con un agile balzo, incurante del pezzo di coscia che scopre con quel gesto atletico, ma che a Jean non sfugge. Arrossisce e si copre il viso, indeciso su cosa dire. Non sa se chiederle di tornare nella sua stanza e di non fargli più visita… o di restare con lui, stendersi sul letto e non limitarsi a qualche bacio. Alla fine resta in silenzio, non riuscendo a decidersi.
Mikasa allora si infila nel letto, accanto a lui. Appoggia lentamente e timidamente una mano sul petto del ragazzo, fremendo al contatto.
Jean la chiama per nome e i due si studiano a vicenda, cercando nell’espressione dell’altro le risposte alle loro domande. Ma alla fine è lui a parlare per primo, deglutendo e facendosi coraggio: “Anche io voglio… sentirti, Mikasa. Se… se per te va bene.”
Lei annuisce, senza smettere di guardarlo e Jean riprende a respirare, non si era accorto di aver trattenuto il fiato. La mano libera della ragazza gli accarezza il viso, cercando di memorizzare ogni piega della pelle. Arriva alle labbra di lui, che le ferma la mano e la porta alla bocca, baciandole il palmo.
Quel contatto quasi la fa gemere e sente tutto il suo corpo chiedere a Jean di baciarla, baciarla fino a stordirla, baciarla finché il resto del mondo non diventerà altro che un sottofondo. E quella richiesta Jean non può rifiutarla, la aspetta da troppi anni: la bacia, dolcemente e con passione, stringendola delicatamente fra le braccia.
Le guance di lei si scaldano insieme ai baci che si scambiano, mentre le loro mani si accarezzano e si intrecciano. Nel momento in cui prendono fiato, Mikasa gli domanda: “Da quanto… da quanto tempo mi vedevi come una donna?”
Lui le sfiora una ciocca di capelli, la arrotola tra le dita e la bacia: “Dalla prima volta. Dal primo momento. Avrei… avrei fatto di tutto per poter accarezzare i tuoi capelli… sono contento che li hai lasciati crescere.”
Lei sobbalza: “In realtà, ho semplicemente dimenticato di tagliarli. Non… non era importante.”
Jean alza le spalle: “Va bene lo stesso.”
Mikasa sorride appena, lusingata. Non sa cosa sta facendo né cosa sta succedendo… né tanto meno cosa aspettarsi.
Ma appoggia la testa al petto di Jean, che inizia ad accarezzarle dolcemente i capelli, come si fa con un bambino. Le lascia persino un delicato bacio sul capo, mentre gli occhi della ragazza si chiudono lentamente e placidamente. La stringe dolcemente e si addormenta anche lui.

La luce del mattino illumina il viso di Jean, svegliandolo. Si ritrova nuovamente solo nel letto e questa volta è frustrato. Sente che non dovrebbe essere così, che non dovrebbe sentirsi sempre sul filo del rasoio né essere trattato da migliore amico patetico che si è preso una cotta. Adesso basta.
Si alza dal letto come una furia, vestendosi velocemente e, incurante dell’orario, va a bussare alla porta di Mikasa, sotto lo sguardo incredulo delle due guardie del corpo, che non hanno il coraggio di parlare o intervenire.
La furia di Jean gli si legge nei suoi occhi. Mikasa apre la porta, coperta da una vestaglia lilla che fa quasi perdere a Jean la concentrazione. “Se non hai altri impegni… vorrei cenare con te questa sera. Solo io e te. Vestiti carina, perché voglio sia un appuntamento e non una cena tra colleghi.”
Gli occhi a mandorla di lei mostrano il suo stupore, ma poi lei chiede: “Per che ora?”
E Jean riprende a respirare.


 

   
 
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