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Autore: annapuff    29/06/2023    0 recensioni
Yoongi e Isabel si sono incontrati all'aeroporto così proprio come il fato aveva deciso.
Entrambi ormai divisi da tre anni, provano ad andare avanti con le proprie vite e i propri problemi.
Continuano a essere separati, lei alle Hawaii dalla madre, e lui in tour con gli altri membri.
Ci troviamo nel 2017 che prospetta tante tragedie, tanti personaggi sia vecchi che nuovi e anche scandali!
Genere: Sentimentale, Suspence, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Jung Hoseok/ J-Hope, Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio
Note: AU, Missing Moments, Soulmate!AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Maybe it's fate'
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CAPITOLO 49 DNA

15 AGOSTO 2017 12:00 DEL MATTINO SEOUL
Taehyung era andato come faceva ormai da giorni nel solito posto.
Era seduto in quella stanza bianca, impregnata dell’odore di disinfettante e medicine che gli facevano arricciare il naso.
Odiava quell’odore, ma ciò non lo avrebbe fermato dall’andare sempre lì.
Teneva stretta la mano bianca di Hye-ri tra le sue e la osservava sorridendole innamorato, la osservava in ansia mentre aspettava che aprisse gli occhi.
Erano ormai giorni che andava sempre lì e aspettava.
Inizialmente Chung-hee si era opposto a farlo entrare o farlo avvicinare alla cugina in coma farmacologico.
Isabel però aveva fatto in modo che lui si potesse recare lì.
Così che lui potesse non lasciarla mai, e aggiornarla su tutto quello che succedeva nella sua vita. Aveva fatto delle ricerche e aveva letto che parlare alle persone in coma poteva aiutare a farle risvegliare e non farle sentire sole.
In quella giornata, i dottori avevano finalmente rimosso il respiratore esterno e ridotto i farmaci della sedazione, lei si sarebbe dovuta svegliare a breve.
“Abbiamo finito le riprese da un po’, sono venute bene, ti piacerebbe mv” cominciò a raccontare Taehyung stringendo sempre di più la sua mano.
“Ti piacerebbe anche la canzone, sai non dovrei cantartela in anteprima, nessuno dovrebbe poterla sentire prima dell’uscita…” sussurrò lui sorridendo.
“Potrei fare un’eccezione… penso che questa canzone rispecchi il nostro amore” disse lui avvicinandosi un po’ al viso della ragazza e sistemandole i capelli, cominciò a cantare piano vicino al suo orecchio con la sua voce calda.
Ti ho riconosciuto al primo sguardo,
Come se ci stessimo cercando.
Il DNA nel mio sangue mi dice (che)
Tu sei ció che ho sempre cercato

 
“Sentito cosa dice? Che tu sei quella che ho sempre cercato…” disse cercando di trattenere un singhiozzo.
“Non sapevo cosa fosse l’amore, non l’ho capivo, lo vedevo solo negli altri, pensavo di non essere in grado di capire un qualcosa di così grande” disse singhiozzando.
“Ma sto imparando da quando ti ho vista la prima volta, sto imparando a riconoscerlo. Quindi ho bisogno di te che torni da me, così possiamo imparare insieme cosa sia” disse sempre singhiozzando, le continuò ad accarezzare il volto. Faceva fatica a parlare, i dottori avevano detto che si sarebbe dovuta svegliare, ma lei ancora non lo faceva.
Voleva solo che lei si svegliasse, che tornasse da lui. Era stato così poco tempo con lei, e non poteva perderla.
Non voleva perderla no ora che l’aveva finalmente trovata.
“Io lo so che ti sveglierai” disse dandole un bacio leggero sulle labbra.
Si staccò da lei, ma continuando a guardarla.  
Le lacrime continuavano a scendere veloce.
Lei doveva svegliarsi.
Succedeva sempre così nelle favole, i principi baciavano le principesse e loro si svegliavano dal loro sonno.
Lui l’aveva baciata.
Lei doveva svegliarsi.
Singhiozzò, scuotendo il capo.
Perdendo improvvisamente le speranze.
“Kim Taehyung?” chiamò una voce alle sue spalle.
Taehyung si passò una mano frettolosamente sulle guance e sugli occhi provando ad asciugare le lacrime, si voltò e sorrise alla donna di fronte a lui.
“Salve signora” disse inchinandosi leggermente.
“Sei di nuovo qui?” chiese la donna dolcemente.
“Si… i dottori hanno detto che forse si svegliava oggi” disse lui impacciato.
“Grazie per esserci, mio figlio è partito, penso che abbia trovato una scusa, non è bravo a fare i conti con questo tipo di dolore, penso che stia scappando per non affrontare la realtà, lo fa spesso” disse la donna con voce pacata andando a sedersi dall’altra parte del lettino e osservando la nipote sorridendo appena.
“Io… se per lei va bene, rimango tutta la giornata” provò a dire Taehyung un po’ tremante.
“Va bene per me, ma non hai da lavorare?” chiese lei gentile.
“No, oggi no, ho detto in agenzia che rimango qui” sorrise lui per cortesia.
“Allora va benissimo, mi fa piacere che mi fai compagnia” La zia di Hye-ri si mosse lenta e aggiustò leggermente i capelli della ragazza accarezzandole una guancia con dolcezza.
Taehyung trattenne un singhiozzo.
“Vado un attimo in bagno e torno” disse inchinandosi, la donna fece un segno con il capo e sorrise, poi tornò a concentrarsi sulla nipote.
Taehyung uscì dalla stanza, aveva bisogno di aria.
Si sentiva soffocare, una voce di sé gli stava dicendo che lei non si sarebbe mai svegliata, e lui non riusciva a farla zittire.
Avrebbe tanto voluto farla zittire.
Avrebbe voluto che lei si svegliasse.
Lei però non si svegliava.
 
15 AGOSTO 2017 22:00 CHICAGO
Isabel e Chung-hee si trovavano alla mostra dei dipinti di Do-yoon, si erano separati dopo essersi fatti scattare un paio di foto insieme.
Isabel camminava per la sala guardando ogni singolo quadro a un tratto si bloccò ad osservare meglio dei quadri strizzando gli occhi.
Impallidì improvvisamente.
“Sono io questo.” Disse Chung-hee accostandosi a lei, dopo averla osservata da lontano per tutta la serata.
“Io… ho organizzato la mostra è detto di si hai quadri prima di conoscerti.” Disse lei con dispiacere, non avrebbe mai messo quei dipinti senza la sua autorizzazione.
“Pazienza ormai è fatta.” Disse con uno sbuffo.
“Era lei?” chiese Isabel guardando meglio il ritratto della ragazza da sola.
“Si, era lei Ae-cha” disse lui con un filo di voce.
Isabel si azzittì e lo guardò di nascosto per un attimo, vedeva gli occhi di Chung-hee inumidirsi sempre di più.
Amore che rimane, anche se va via.
Il titolo della mostra affermava proprio la verità, anche se la ragazza di Chung-hee era andata via, morendo, lui l’amava ancora dopo dieci anni.
“Mi dispiace tanto.” Disse Isabel con un filo di voce.
“Perché lei è morta, o per il disastro che hai combinato?”
“Chung-hee” disse lei provando a prenderli una mano, ma lui si scostò.
“Aveva ragione il mio migliore amico a dirmi di starti alla larga, aveva ragione a dirmi che mi avresti spezzato il cuore. Io ero pronto a farmi spezzare il cuore. Ti sono rimasto accanto, ho fatto di tutto per proteggerti. La realtà è che non avrei mai dovuto proteggerti, ma fermarti.” Disse con voce dura.
“Io non volevo che Hye-ri ci finisse di mezzo, non pensavo che potesse succedere una cosa del genere, non l’avrei mai messa in pericolo.” Disse lei suonando supplice.
“Continuerai con i tuoi piani, a pagare le conseguenze saranno tutti quelli che ti circondano. Io in primis. Abbiamo chiuso Isabel. Accompagnarti qui è stata l’ultima cosa che ho fatto per te. Non voglio più vederti.” Disse lui tagliente.
Isabel si ammutolì, le parole non volevano uscire dalla sua bocca, lui aveva ragione ad andare via da lei, ad allontanarsi il più possibile. Chinò il capo e in silenzio si allontanò da lui con passo svelto.
 
Chung-hee rimase fermo davanti ai dipinti che raffiguravano lui e Ae-cha strinse forte i pugni.
Era stato un illuso a credere di poter andare avanti, di poter stare meglio.
Era stato un illuso a credere di potersi innamorare di nuovo, aveva scelto una pessima persona che aveva distrutto tutto.
Una mano gli accarezzò leggermente il braccio con dolcezza.
Chung-hee si voltò di scatto di lato e impallidì, vicino a lui c’era una ragazza tale e quale a Ae-cha, strizzò gli occhi confuso, pensando di avere un’allucinazione.
“Era molto bella” sussurrò una ragazza senza guardarlo e continuando a guardare il dipinto di Ae-cha di fronte a lei. “Dicono che le assomiglio parecchio, ma ho sempre pensato che lei fosse molto più bella di me” sussurrò.
“Bo-ra?” chiese Chung-hee sconvolto di trovarla al suo fianco.
Lei voltò il capo e lo guardò sorridendo. “Manca tanto anche a me” disse con gli occhi lucidi.
“Sei cresciuta parecchio” disse lui con un filo di voce osservando meglio la ragazza di lato a lui, la ricordava molto più piccola.
“Sai Oppa, il tempo passa. Quanti anni sono che non ci vediamo? Dieci?” ridacchiò lei.
“Che cosa fai qui?” chiese lui confuso nel trovarla in quella mostra in America.
“Io, mi ero trasferita a Los Angels per un corso di riprese e montaggio. Il corso è finito, sto ritornando in Corea, ritorno all’agenzia, dove lavoravo prima.” Disse lei sorridendo.
“Oh… e qui? Come mai sei qui?” chiese lui erano a Chicago no a Los Angels, non capiva come la ragazzi si trovasse proprio a quella mostra.
“Ero curiosa, sapevo di questa mostra di Isabel e volevo vederla dal vivo, ho appena sentito che l’hai lasciata.” Disse lei dubbiosa, in quell’anno distante si era persa molto, non era mai tornata in Corea, non ne aveva mai avuto motivo, poiché il suo ex l’aveva lasciata.
“Si, lei non è una bella persona.” Disse Chung-hee con risentimento.
“Mmh, penso che vivere in prigione senza scelte di vita non sia semplice, so che è molto brava a fare la stronza.”
“La conosci?” chiese incredulo.
“No, ma il mio ex ragazzo si, non dovrei dire il suo nome è un Idol, ma a te posso dirlo, si chiama Kim Namjoon” disse lei sorridendo ancora innamorata di lui.
“Oh… lo conosco, conosco tutti loro, quindi tu sai di Isabel perché era fidanzata con Yoongi?”
“Oh..” disse lei guardandolo incuriosita “Yoongi l’ha sempre amata, si è distrutto per lei, tu sai di loro e ti sei fidanzato comunque con lei?” chiese stranita.
“Si, io volevo proteggerla, ma lei non vuole protezione, si è intestardita. È così un disastro, non lo so.” Disse leggermente confuso.
“Ahia, ti sei innamorato…” disse lei dispiaciuta.
“Non posso amarla, no dopo quello che ha fatto” disse lui con rabbia.
“Ti va se andiamo via? Mi racconti qualcosa?” chiese lei affabile, “Forse hai bisogno di un’amica” disse lei con dolcezza.
“Si, ho proprio bisogno di un’amica.” Sorrise lui, per poi fermarsi.
Chung-hee si tastò le tasche e sfilò il cellulare che stava squillando.
“Pronto Mamma?” disse tremante.
Bo-ra rimase ferma a guardarlo, seguiva ancora le notizie della Corea e sapeva che Hye-ri la cugina di Chung-hee era finita in ospedale per una caduta in un club dalle scale, aveva letto la notizia.
Si voltò un attimo per scrutare dietro di lei, e individuò Isabel Kim dall’altra parte della stanza che era appoggiata a un muro bianco vicino al ritratto che doveva raffigurare Yoongi.
Bo-ra la studiò attentamente, confusa dalle parole di Chung-hee.
Ricordava tutti i discorsi di Namjoon sulla ragazza, ricordava Yoongi ciondolare per l’agenzia e provarci con tutte le ragazze, distrutto senza più voglia di provare amore.
Ricordava del panico di Namjoon di quando lei le aveva detto che sarebbe andata via, e del fatto che il ragazzo pensasse che la loro storia d’amore sarebbe finita come quella di Isabel e Yoongi.
Ricordava ogni particolare.
“Bo-ra!” chiamò Chung-hee sorridendo entusiasta con il telefono in mano, lei si voltò a guardarlo e sorrise di conseguenza.
“Vai in Corea, parleremo un’altra volta, dal tuo sorriso immagino che tua cugina stia meglio” disse lei incoraggiante.
“Si, si è svegliata dal coma, sta bene! Grazie, mi avrai portato fortuna tu” disse con allegria e gli occhi lucidi per via della felicità.
“Oh mia sorella probabilmente ha vegliato su di lei.” Sorrise raggiante.
Chung-hee si avvicinò alla ragazza, l’abbracciò stringendola forte, le diede un bacio sulla guancia e scappò via.
Bo-ra sorrise a vederlo correre, felice che la piccola Hye-ri stesse bene, la conosceva.
Si voltò verso Isabel Kim che continuava a studiarla da lontano.
 
Isabel era ferma a guardare Chung-hee parlare con una ragazza molto somigliante alla foto di Ae-cha, lo vide anche sorridere, parlare al telefono e poi dare un bacio sulla guancia alla ragazza e scappare via.
Sembrava entusiasta, forse Hye-ri si era finalmente svegliata.
Cominciò a frugare nella sua borsetta in cerca del telefono.
“Si è svegliata dal coma.” Disse Bo-ra di fronte a lei.
Isabel lasciò perdere la ricerca del telefono e alzò lo sguardo su di lei incuriosita.
“Lee Bo-ra piacere, tu devi essere Isabel Kim” disse lei con educazione porgendole la mano.
“Si.” disse Isabel stringendo la stretta.
“Sei la sorella di Ae-cha?” chiese guardandola meglio, la somiglianza era evidente.
“Si, e anche la ex di Namjoon” disse Bo-ra tranquilla, Isabel strabuzzò gli occhi e la guardò leggermente diffidente, dato quello che aveva appena detto.
“Si riconosce che siete voi due” disse bo-ra indicando  i ritratti.
“Tu sai?” chiese Isabel assottigliando lo sguardo.
“Namjoon mi ha parlato di tutto, di ogni cosa, ero sempre stata curiosa di conoscerti.” Sorrise gentile Bo-ra.
“Mmh… se Namjoon ti ha raccontato tutto deve fidarsi molto di te. Come mai vi siete lasciati?” chiese lei confusa pensando che centrasse Jisoo in quello.
“Un anno fa mi hanno proposto di venire qui in America per un corso di montaggio e riprese, lui mi chiamò un giorno e mi disse che non voleva continuare, che anche se erano passati pochi giorni da quando ero andata via, lui pensava solo a me e al fatto che prima o poi la nostra storia sarebbe finita.” Spiegò lei con un sospiro.
“Oh…” disse Isabel dispiaciuta.
“Namjoon è così complicato, non sembra ma nella sua testa si fa tante paranoie e non parla, sente sempre questo peso di essere il leader di essere sempre così intelligente. Lo conosco, ha pensato che il dolore della nostra distanza non gli avrebbe permesso di concentrarsi sul lavoro. Avrà voluto chiudere pensando che sarebbe stato meglio.”
“Illudendosi?” disse Isabel.
“Non lo so, non ci sentiamo da un anno, io ho accettato la sua scelta e l’ho lasciato andare”
“Anche se lo ami ancora?” Disse Isabel riconoscendo nello sguardo di Bo-ra quello di una ragazza innamorata.
“Beviamo qualcosa e chiacchieriamo?” propose Bo-ra.
“Si, chiacchieriamo, sai mi incuriosisci”
“Anche tu, mi hai sempre incuriosita” sorrise Bo-ra per poi avviarsi insieme a Isabel su dei divanetti.
 
15 AGOSTO 2017 14:00 Seoul
Dopo i vari accertamenti fatti dal dottore, la zia di Hye-ri era uscita dalla stanza per parlare con loro e lasciare i due ragazzi soli per un po’.
Taehyung era fermo seduto sull’estremità della sedia con i gomiti poggiati alle ginocchia e lo sguardo basso.
Hye-ri era in silenzio e lo osservava confusa dal suo letto d’ospedale.
“Tae?” chiamò dopo un po’.
“Si?” trillò lui alzando di scatto la testa.
“Mi dispiace ti sarai spaventato tanto” disse lei con voce lieve, ancora intontita.
“È tutta colpa mia” disse lui con voce stridula.
Lei chiuse gli occhi, stanca ancora e scombussolata per tutto.
“Mi ha spinto Soo-hee dalle scale.” Disse concisa.
“Per colpa mia.”
“No. Tae… sono ancora stanca, anche se ho dormito per giorni. So che dovrei impegnarmi tanto per convincerti che non è colpa tua, ma non ho le forze.”
Lui la guardò stranito e poi abbassò il capo colpevole, stringendo forte la stoffa dei suoi bermuda.
“Riesci a venire sul lettino vicino a me?” disse lei con un po’ di tosse, aveva ancora la gola secca, e la sua voce era parecchio rauca, questo perché non aveva parlato per giorni.
Tae si alzò e per via della tosse le prese immediatamente un bicchiere d’acqua porgendoglielo, con mani tremanti.
Lei sorrise stanca, ma amorevole, bevve un po’ d’acqua e li ridiede il bicchiere.
“Tae… vieni qui, vorrei tanto che mi stringessi a te” disse lei sorridendo appena.
Tae la guardò sgranando gli occhi che diventarono subito lucidi, con calma e stando attento provò a salire sul lettino.
“Abbracciami” sussurrò lei, lui l’abbracciò posando la testa sul petto della ragazza stringendola forte, incominciando a singhiozzare.
“Sto bene, non ti lascio più.” Disse lei accarezzandoli i capelli con amore.
“Te lo prometto, ti perseguiterò come tu hai fatto con me, per il resto delle nostre vite” sussurrò, continuando ad accarezzarlo.
Taehyung, ridacchiò nel pianto, rischiando di strozzarsi.
Alzò la testa.
“Ti amo” disse lui.
“Ti amo anche io” sorrise lei provando a sporsi un po’ di più, lui le accarezzò una guancia con dolcezza e la baciò con delicatezza.
 
16 AGOSTO 2017 00:30 Chicago
La mostra era da poco finita, Bo-ra era andata via dopo la loro chiacchierata, si erano scambiate il numero di telefono per potersi dare appuntamento il giorno seguente e provare a tornare con lo stesso volo a Seul, così da non viaggiare da sole.
Isabel aveva chiesto al direttore del museo di poter rimanere sola per un altro po’ a guardare tutti i dipinti, mentre lo staff delle pulizie metteva tutto in ordine.
Era ferma davanti al ritratto di Do-yoon e lo contemplava assorta.
Probabilmente Do-yoon li stava proteggendo a tutti anche da lassù.
Lei voleva credere ciò.
Voleva credere che lui avesse salvato Hye-ri.
Che lui vegliasse su tutti loro, insieme a Bong-cha.  
Voleva credere che lui fosse felice di essersi ritrovato con il suo amore dopo la morte.
Tirò su col naso passandosi una mano sulla guancia, e raccogliendo una lacrima, lui le mancava terribilmente.
La battaglia che stava intraprendendo, era la loro battaglia.
Se ci fosse stato lui con lei, sarebbe stata più al sicuro, avrebbe avuto una vera spalla su cui contare.
Avrebbe tanto voluto averlo accanto a lei.
Avrebbe tanto voluto potersi rifugiare tra le sue braccia, sentire il calore del suo corpo, sentire la sua calda voce chiamarla: Ragazzina come faceva sempre.
Fece un altro singhiozzò senza riuscire a trattenerlo e coprì la sua bocca con la mano, chiudendo gli occhi e stringendoli forte.
Un anno senza di lui, aveva passato un anno senza lui.
Una mano le toccò leggermente la spalla, per poi stringerla un po’ di più.
“Sei stata brava ragazzina” la voce di Do-yoon al suo orecchio.
Isabel si voltò di scatto con gli occhi pieni di lacrime.
“Oppa?” trillò.
Di fronte a lei c’era solo la stanza vuota.
Nessuna persona.
Nessuna voce.
Nessun tocco.
Solo le fotografie appese ai muri.
Si voltò di nuovo a guardare la fotografia di Do-yoon.
Crollò per terra sulle sue ginocchia, singhiozzando.
Stringeva il suo vestito con le mani e continuava a guardare il volto di Do-yoon.
“Mi manchi terribilmente” disse con voce rauca cominciando a singhiozzare sempre di più, rannicchiandosi di più su se stessa.
Due forti braccia l’abbracciarono improvvisamente stringendola forte come a volerla proteggere da tutto.
“Ci sono io con te, piangi, sfogati” disse Yoongi che era appena arrivato da lei e l’aveva vista crollare per terra piangendo.
Si era chinato a terra e l’aveva immediatamente abbracciata, per tenerla per sempre al sicuro, tra le sue braccia.
“Mi manca terribilmente” le parole uscirono tra un singhiozzo e un altro.
“Lo so, ma ci sono io con te e non ti lascio sola. Non me ne andrò mai più. Farò quello che lui non ha potuto fare, stare con il mio vero amore per sempre” disse lui cominciando a cullarla tra le sue braccia.
“Ti amo Yoongi, grazie per essere venuto” disse lei alzando lo sguardo su di lui e guardandolo negli occhi.
“Ti amo anche io, e non ti lascerò mai più” sussurrò lui baciandola poi sulle labbra.
 
NOTTE
Una coppia, aveva appena finito di fare l’amore, il ragazzo si era sporso verso il comodino prendendo il pacco di sigarette e predendone una.
“Dovresti venire più spesso a farmi visita” disse con un ghigno accendendosi la sigaretta.
La ragazza che si era scostata da lui, incominciò ad accarezzarli i capelli.
 “Penso sia arrivato il momento che tu torni.” disse lei seria mentre si addossava nuda e sudata, e incominciava a baciarli il colo.
“Mi piacerebbe… ma non me lo permetteranno.” Disse lui con risentimento, ciccando poi  nel posacenere sul comodino, lasciando la ragazza continuare quello che stava facendo.
“Sono passati anni. Secondo me riesci a convincerlo. Devi solo dargli le giuste informazioni.” Sussurrò lei al suo orecchio con voce lasciva.
“Non ho informazioni. Non ho niente, come potrei averle stando qui in esilio” disse lui con rabbia, scostandola innervosito da quella conversazione.
Lui era bloccato lì da anni ormai, e non riusciva a tornare a casa, era stato anche trasferito per un periodo in una sede distaccata in Giappone, solo perché Isabel aveva deciso di lavorare nella succursale di Chicago e lui non poteva stare nella sua stessa città.
Isabel Kim, il suo tormento personale.
Colei che lo aveva distrutto, mettendolo in ginocchio.
Colei che ancora avrebbe voluto avere sua per sempre.
Lei incominciò ad accarezzarli il petto, si avvicinò alle sue labbra e lo baciò con foga.
“Io ho delle informazioni” soffiò vicino alle labbra di lui. “Io ho un video che porterà lui a crederti e si scaglierà contro di lei.” Disse lei con far cospiratorio.
“Quale video?” chiese lui guardandola assottigliando lo sguardo.  
“Un video dove lei è con lui vicino a un bagno in un club e lo bacia. Un video di qualche una settimana fa, se tu lo porti, ti farà tornare.” Disse seria lei guardandolo dritto negli occhi.
“Sei seria?” chiese lui non credendoci.
“Si.” soffiò lei per poi baciarlo sulle labbra e incominciare a scendere baciandoli il corpo fino ad andare sempre più giù sul corpo del ragazzo, che ghignò si mise le mani dietro la testa, eccitato più che mai.
Alla fine rimanere in contatto con quell’oca di Yuri e esserli amica da una vita intera aveva dato i suoi risultati.
Sarebbe tornato il suo momento.
Isabel Kim sarebbe stata di nuovo sua, se lei si fosse rifiutata, sarebbe morta per causa sua e insieme a lei anche il suo amore Min Yoongi.
 
Extra
FLASHBACK
15 AGOSTO 2016 SERA TARDA
Doo-yoon aveva appena salutato Chung-hee con cui aveva parlato di tutto a cui aveva promesso che si sarebbe andato a ricoverare.
Incominciò a ciondolare per la stanza guardandosi intorno triste, si fermò a guardare la foto sul muro, di Isabel di spalle vicino al mare che guardava il tramonto, quella fotografia era stata venduta all’asta di beneficienza, ma lui l’aveva recuperata, poco gli era importato dei soldi spesi. Lui voleva avere quel suo scatto e voleva averlo nel suo soggiorno.
“Isabel” disse guardando la foto tristemente, forse lui non avrebbe mai avuto il suo lieto fine, ma lei ancora poteva averlo.
Non era in grado di aiutarla, era troppo immerso in una nube di sofferenza per riuscire a ragionare, aveva bisogno d’aiuto e solo ricoverandosi sarebbe potuto stare meglio.
Si avvicinò con passo lento al tavolino del soggiorno e cominciò a sistemare tutti i vari documenti e i fogli, con lentezza mise tutto in ordine, raccolse tutto e si avviò verso la stanza da letto per mettere tutto in cassaforte.
Con calma cominciò a mettere in ordine tutto, si bloccò un attimo alla vista della sua pistola all’interno della cassaforte.
La prese e se la girò tra le mani, prese anche il caricatore con le pallottole e incominciò a montarla per bene, inserì la sicura però, e poggiò la pistola sul comò guardandola allettato dall’idea.
Tornò a sistemare tutti i suoi documenti.
Finì e tornò con lo sguardo alla pistola, doveva solo metterla in cassaforte, doveva provare a non farsi prendere da quell’idea malata che aveva nella testa, doveva lottare contro quella pazzia che il suo cervello aveva appena partorito.
Alla fine decise di mettere la pistola in tasca.
Dovevano pagare per quello che era successo.
Dovevano tutti pagarla.
 
Do-yoon si trovava nel mezzo dell’entrata della casa patronale di suo fratello.
“Ti ho detto che voglio vederlo” disse con rabbia al maggiordomo che li aveva aperto la porta di casa.
“Il signor Lee Dong-Hwi è al momento occupato, torni a un orario più ragionevole.” Disse duramente l’uomo bloccandoli la strada.
“Non c’è alcun orario ragionevole” disse pieno di rabbia Do-yoon, sfilò la pistola da dietro dei suoi pantaloni, dove l’aveva nascosta e la puntò all’uomo.
“Ora tu mi fai passare, perché io ormai ho perso tutto e non ho paura di perdere altro.” Minacciò mantenendo salda la presa sulla pistola.
Il maggiordomo tremò sgranando gli occhi e si fece di lato.
“è nello studio” disse con voce tremante.
“Se chiami la polizia, lo sparo sicuramente.” Disse Do-yoon passandoli vicino e dandoli una leggere pacca sulla spalla e guardandolo fisso negli occhi, dopo di che si allontanò per raggiungere lo studio.
Non bussò neanche, aprì direttamente la porta puntando lo sguardo su suo fratello che lo guardò incredulo.
“Io e te facciamo i conti ora” disse con rabbia, continuava a tenere stretta la pistola, ma senza puntarla contro il fratello, non aveva mai avuto il coraggio di uccidere un componente della sua famiglia, nonostante tutto il male che li avevano inflitto, non sapeva se realmente ci sarebbe riuscito.
Aveva occhi solo per suo fratello che lo fissava studiandolo per bene.
“Fratellino… sappiamo entrambi che non sei capace di farmi del male” disse con una voce di scherno.  “Sei tante cose ma non un assassino.” Disse con una risata malvagia.
“Tu l’hai uccisa!” ringhiò con rabbia Do-yoon ma senza muoversi di un centimetro guardando solamente suo fratello.
“Una mina vagante. Ti avevo avvisato che dovevi tenerlo sotto controllo” disse una voce viscida.
Do-yoon guardò di lato sulla poltrona di pelle rosso, che suo padre era solito utilizzare come seduta, vicino al camino che al momento era spento.
Non poteva trattarsi di suo padre, l’uomo era morto un paio di anni prima.
Aggrottò la fronte sconvolto di vedere seduto su quella poltrona Kim Joon-bin, che rimaneva tranquillo fumando il suo sigaro.
“Tu.”
“Ragazzino metti giù quell’arma. Sappiamo tutti che non hai la stoffa. Non sarai mai potente, non hai la perfidia adatta” rise Joon-bin.
“Che fa lei qui?” disse tra i denti.
“Tu giri un po’ troppo intorno a mia figlia, e tocca ai tuoi famigliari occuparsi di questo disturbo che mi stai dando.”
“Quando coprivo i suoi scandali, le andava bene che giravo intorno a sua figlia.”
“Si, ma ora tu la stai trascinando nei tuoi di scandali, la mia famiglia deve rimanere immacolata, tu sei un disturbo.”
“Non farà del male a Isabel, non le lo permetterò mai.” Disse con rabbia Do-yoon  perdendo di vista lo scopo per il quale fosse lì e puntando tutta la sua attenzione sul signor Kim di fronte a lui che ancora era tranquillamente seduto come se niente fosse.
“L’unico modo che hai per tenerla al sicuro e allontanarti da lei, a meno che io non decida di accettare la proposta di tuo fratello.” Rise perfido,  si alzò dalla poltrona sfidando con lo sguardo Do-yoon che lo guardava incerto.
“Interessante la tua tragica storia d’amore, simile a quella di mia figlia, parlerete tanto di quel rapper da strapazzo di cui lei continua a essere follemente innamorata. Qualunque cosa abbiate in mente, non funzionerà, anzi probabilmente avrete l’effetto contrario.”
“Io non so di cosa lei stia parlando” continuò a rimanere saldo nella sua bugia, non poteva ammettere che sapesse tutta la storia di Isabel.
“Io penso che tu sappia perfettamente di chi io stia parlando. Stai alla larga da mia figlia, o la tua tragedia potrebbe ripetersi una seconda volta. Tuo fratello è vedovo, forse sarà un po’ troppo grande per mia figlia, ma creando una bella storia non dovrebbe esserci scandalo.”
Do-yoon impallidì, alzò il braccio puntando l’arma contro il padre di Isabel.
Non poteva permetterlo, non poteva permettere che la storia si ripetesse una seconda volta.
Quello era l’unico modo per salvare Isabel.
Crudeltà, perfidia, ricatti, omicidi. Erano le uniche alternative per vincere, lui non si era mai voluto prestare a tanto.
Non pensava che sarebbe mai potuto diventare come loro.
Non aveva mai voluto contemplare quell’alternativa.
Ormai non vedeva altra scelta.
Assottigliò lo sguardo.
Odiava tutti, la sua famiglia, quella di Isabel.
Odiava follemente Kim Joon Bin, che si era accanito ingiustamente sulla propria figlia, una ragazzina innamorata.
Isabel non meritava tutto il dolore che stava subendo.
Con mano tremate, continuava a tenere la pistola, il dito vicino al grilletto.
“Non hai la stoffa ragazzo” rise perfido Kim Joon Bin.
Lo odiava.
Il colpo di pistola partì.
La risata di Kim Joon Bin rimbombò nella stanza.
Il rumore di un vaso in mille pezzi si sentì.
Il corpo di Doo-yoon cadde a terra rimbombando nella stanza.
 
“Ti avevo detto che dovevate eliminare l’erba marcia.” Disse con una risata perfida Joon Bin.
“Ora che si fa?” disse leggermente tremante Lee Dong-Hwi guardando il corpo del fratello svenuto a terra e i pezzi di vaso rotto.
“Si elimina il problema chiama tuo fratello così che si renda utile.” Disse andandosi a risedere sulla poltrona e riprendendo il sigaro in mano per continuare a fumare guardando con un ghignò dipinto in volto il corpo  inerme di Do-yoon.
 
MATTINA PRESTO
L’alba non era ancora sorta, ma mancava poco.
Da un’auto, uscirono in contemporanea Chin-hae, Chung-hee e Hae-eun.
Tutti avevano un’aria seria e corrucciata.
Si bloccarono anche nello stesso momento alla vista dell’auto di Do-yoon nel vialetto di casa.
“Il fatto che l’auto sia di nuovo qui, vuol dire che non si è buttato da qualche ponte” disse Chin-hae con voce stanca, ma comunque velata d’ironia. Si passò una mano sulla fronte sudata, scuotendo leggermente il capo irritato.
“Che idioti che siamo stati, siamo andati in giro per tutta la notte, e lui sarà comodamente su un divano a dormire ubriaco” si lamentò a gran voce Hae-eun irritato per aver passato la notte in bianco.
“Controlliamo che stia bene, così possiamo provare ad andare a dormire” disse Chung-hee leggermente più in ansia rispetto agli altri e due.
Si mossero tutti e tre, ma Chin-hae si bloccò un attimo a osservare l’automobile con gli occhi fessurati, anche se le luci erano spente, udiva il rumore del motore nonostante il vento che c’era. Fece dei passi lenti verso lo sportello, per poi bloccarsi di colpo.
“Chin-hae?” chiamò Hae-eun che si era bloccato anche lui e aveva tirato Chung-hee per una manica per farlo fermare.
Chin-hae non rispose, con un gesto repentino aprì lo sportello della macchina.
“Do-yoon.” Chiamò con voce ferma, ma sapeva solo avendo guardato la scena che lui non si sarebbe svegliato e non avrebbe risposto.
Hae-eun e Chung-hee corsero per raggiungere Chin-hae che era rimasto immobile a guardare la scena di fronte a lui.
“Che succede?” trillò Chung-hee, mentre Hae-eun rimaneva immobile a osservare il corpo di Do-yoon alla guida.
“Chiamo l’ambulanza, la polizia!” urlò Chung-hee in preda al panico.
“No.” disse Chin-hae voltandosi a guadare.
“Come no? perché state fermi? Fate qualcosa!” urlò in preda al panico Chung-hee.
“Non possiamo fare niente è morto.” Disse con tono rude Chin-hae.
“No, non è vero! Perché dovrebbe morire nell’auto!” disse Chung-hee guardandolo incredulo e nel panico.
“Non lo so. Ma non chiamare nessuno.” Disse autoritario, si voltò a guardare Hae-eun che era immobile vicino allo sportello della macchina, guardava il cadavere dell’amico e non riusciva a dire una sola parola.
“Non lo toccare.” Disse rivolò al ragazzo, ma Hae-eun non si mosse di un millimetro.
“Hae-eun.” Disse prendendolo per le spalle e facendo in modo che il ragazzo lo guardasse.
“Non si suiciderebbe così.” Disse secco.
“Lo so.”
“E come diavolo è morto?” urlò Chung-hee in preda al panico, tra i tre era quello che stava rischiando di impazzire, mentre i due rimaneva saldi per niente in panico, o almeno così sembravano.
Hae-eun anche se non lo dava a vedere avrebbe solo voluto uscire fuori di sé, voltò di nuovo lo sguardo verso Do-yoon seduto sul sedile della macchina con gli occhi chiusi, sembrava come se stesse dormendo. Sapeva che non dormiva, non c’era quell’irritante rumore sommesso del respiro pesante. Quel suono che conosceva fin troppo bene. Rimase immobile continuando a guardarlo, mentre gli altri due litigavano a gran voce.
“Non lo so com’è morto. Non chiamare nessuno.” Disse Chin-hae con voce severa.
“Serve la polizia!” urlò Chung-hee.
“No, non serve. Almeno fino a che io non avrò capito com’è morto.” Disse con rabbia.
“La polizia dovrebbe capirlo, no tu! Anche se sei un investigatore, non hai alcun diritto!” gli urlò contro Chung-hee.
“Tu non hai il diritto di parlare, di intrometterti. Fatti da parte ragazzino e fai fare a me” disse con rabbia prendendolo per la maglietta con aria minacciosa.
“Mollami!” trillò Chung-hee.
Hae-eun si voltò a guardare i due, sbuffò sonoramente.
“Chin-hae lascialo.” Disse secco, Chin-hae mollò la presa, continuando a guadare Chung-hee con aria minacciosa.
“Chung-hee smettila. Ha ragione Chin-hae, non chiamiamo nessuno, non ora.” Disse Hae-eun guardandolo l’amico e mettendoli una mano sulla spalla.
“Andiamo a vedere i video delle videocamere muovetevi” disse severo Chin-hae guardando Chung-hee leggermente irritato.
“E Do-yoon lo lasciamo qui?” tremò Chung-hee sconvolto.
“Se vuoi rimanere tu a fare compagnia a un morto rimani qui ma non lo toccare. Non toccare niente.” disse severamente Chin-hae per poi andare via verso l’entrata nella casa.
“Hae-eun” chiamò con voce lieve Chung-hee.
“Il comandate della polizia è suo fratello, lo classificherà come suicidio se deve coprire qualcuno.” Provò a spiegare Hae-eun, sapeva benissimo di tutto quello che il fratello di Do-yoon aveva coperto negli anni, Chin-hae aveva ragione a voler capire prima lui cosa fosse successo, avevano bisogno di avere le prove loro, prima che qualcuno le eliminasse.
“Che stai dicendo! È un suicidio!” urlò Chung-hee.
“Non lo avrebbe fatto, no in una macchina nel suo giardino e neanche in casa. No se c’era il rischio che la ragazzina lo trovasse, conosco Do-yoon meglio di te.”
“Può essersi addormentato ubriaco con il motore acceso!” urlò Chung-hee non capendo di cosa il suo amico stesse parlando.
“Fino a quando non abbiamo le conferme, non chiameremo nessuno!” disse con rabbia, non era il momento di perdere tempo a discutere.
“Hae-eun! È morto!”
“Lo vedo. Piangerò dopo, ora devo rimanere lucido e aiutare Chin-hae, non toccare nulla” e così dicendo si avviò anche lui verso casa.
Chung-hee guardò di nuovo verso la macchina scuotendo la testa, e credendo fermamente che quello fosse un suicidio.  
 
Angolo dell’autrice:

Bene siamo alla fine!!!! 
Potevo andarci molto pesante lo sapete, invece sono stata buona!
Hye-ri si è svegliata e si sono detti ti amo!
Isabel e Yoongi sono una coppia e lui la raggiunge alla mostra per darle il suo supporto!
Torna Bo-ra! Namjoon forse avrà una gioia!
Eh si..  torna anche colui che non volevamo più rivedere!
Il vero cattivo di tutto, o almeno il secondo cattivo oltre al padre di lei!
Torna HA RIN! Vi era mancato? A me no. 
Era prevedibilissimo, ragazzi ve lo avevo nominato parecchie volte XD
Detto questo vedremo cosa succederà….
Ora è anche spiegato il movente di Chin-hae, e di Hae-eun del perché voler far diventare potente Isabel. 
VENDETTAAAAAAAA!
VENDETTA PER LA MORTE INGIUSTA DI MIO MARITO Do-yoon! Che ho fatto ammazzare… eeh ehh eh
Capirete meglio un domani nel 4 volume tutti i sotterfugi, e le cose non dette.
Capirete il ruolo di tutti loro. Non si fa mai niente per niente, a parte Chung-hee che è un fesso e si è messo in mezzo in una cosa in cui non c’entrava nulla.
C’è una conversazione tra Hae-eun e Chung-hee dove li dice di lasciar perdere Isabel. c’è un perché!
A tutto c’è un perché… tranne alla mia mente malata!
Baci a fra un meseeeeeee! Pausaaaaaaaaa!
 
 

 
 
 
 
   
 
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