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Autore: fiore di pesco    29/06/2023    5 recensioni
Vi propongo degli estratti dei miei pensieri più intimi, celata da un anonimato che dura da oltre un decennio.
Non è un testo delicato, non sono una persona eccessivamente sensibile e quindi potreste incappare in black humor, turpiloquio e considerazioni talvolta ciniche che potrebbero turbare i lettori più emotivi. Non voglio far finta che questo mi dolga, non sono mai stata ipocrita.
Potrete trovare capitoli composti da una vicenda che mi è successa di recente, altre molto lontane nel tempo, pensieri, aforismi, quello che mi va.
Alcune di queste riflessioni sono state scritte in bozze sul mio diario anni fa e non so perchè stasera abbia sentito l'esigenza di condividerle con qualcuno. Forse per strappare una risata o una imprecazione, ma sempre meglio della noia.
Questa "storia" è una raccolta disomogenea e non segue una trama, ogni capitolo è a sè e quindi non pubblicherò con scadenze, seguirà l'ispirazione.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia è tratta da un sogno che feci quattro anni fa, forse il più disturbante che abbia mai fatto in vita mia. Ho sognato per tutta la vita demoni, mostri, assassini, sangue e budella e questo invece è il più pulito di tutti e nonostante tutto è il più inquietante e soprattutto è sempre stato lucido nella mia memoria.

Non sono mai stata una credente cristiana, ad eccezione dei primi anni della mia vita in cui mi è stata inculcata, quindi non ho mai ritenuto che esistesse una presenza come quella classica del diavolo. Questo sogno è probabilmente una conversazione dell'inconscio tra due me stessa, ma immediatamente dopo averlo vissuto in prima persona, era molto d'impatto.

Io e il mio vecchio compagno eravamo stati a cena da mia zia, eravamo reduci di una settimana d'inferno e stanchi fino al midollo.

Come sempre lui si era prima lavato e poi messo subito a letto ben prima di me, che invece prima di concedermi il riposo meritato, sistemo casa (faccio presto, è in stile abbastanza minimalista) e curo i gatti per evitare di essere svegliata di notte o la mattina presto per le loro richieste (cibo e pulizia della lettiera).

Quando finii di prepararmi e lavarmi a mia volta, riuscii ad infilarmi sotto le coperte. Il sonno mi prese velocemente.

Ad un certo punto sentii che qualcuno mi stava chiamando, una voce lontana, chiamava il mio nome chiedendomi di destarmi.
Aprii gli occhi, ero sdraiata sul letto, la luce dell'abat jour era di un giallo caldo e stranamente meno potente della norma. Usavo una lampadina led da 5w 3000K, che però quella notte emetteva metà della luce che produceva di solito, ricordando quella di una candela.
Il mio compagno dormiva a destra, di fianco a me, girato sul fianco destro, dandomi le spalle. Stranamente nessun gatto stava dormendo con noi, il che era molto insolito visto che ne avevamo quattro ed erano tutti appiccicosi come la colla millechiodi.

La stanza era abbastanza ampia, di 30mq ma arredata in maniera semplice e funzionale: il letto matrimoniale era contro la parete opposta alla porta, ai suoi lati due comodini con lampada e piccole sveglie con orologio, a destra del letto dormiva il mio compagno, dal lato dell'armadio che prendeva tutta la parete, a sinistra dormivo io, dal lato che dà sull'ampia finestra che mi permetteva la vista sul giardino condominiale.
Mi voltai alla mia sinistra, dove prima avevo notato la lampada accesa e con difficoltà riuscii a mettere a fuoco un giovane uomo, ritengo non potesse avere più di trent'anni, seduto su una sedia in legno scuro che non ho mai visto in casa mia.
Riuscivo a vedere che era seduto a gambe incrociate ma non accavallate, con la caviglia destra poggiata sul ginocchio sinistro e la mano sinistra poggiata sulla gamba sinistra, il braccio destro poggiava col gomito sulla parte alta dello schienale della sedia. Era vestito con un completo interamente nero opaco, ad eccezione delle scarpe che erano in pelle lucida.
La luce della lampada era direzionata verso il basso e quindi la sua faccia era in ombra e sebbene provassi a guardarla con attenzione, sembrava sfocata.
Aveva i capelli fulvi come gli irlandesi, di una tonalità più arancione scuro che rossa, leggermente mossi, che gli arrivano quasi alle spalle, e sebbene di norma io preferisco gli uomini con i capelli tagliati più corti, su di lui stavano d'incanto.

Di norma avrei urlato, non so perché quella sera mi sentii più scocciata che impaurita: la mia parte razionale non sapeva chi fosse e invece la mia parte inconscia lo conosceva benissimo.
"Ben svegliata, è molto che non ti vedevo, non sapevo che fine avessi fatto, mi mancavi."
La sua voce era suadente, ammaliante, a tratti musicale e beffarda. Vidi che sorrideva ed era bellissimo, pensavo in continuazione che fosse bellissimo nonostante non riuscissi a vedere il suo viso.
Nonostante pensassi queste cose, il mio cervello registrava invece turbamento e fastidio. La risposta arrivò caustica "A me non sei mancato per niente, non so cosa tu ci faccia qui, ma puoi anche risparmiarti ulteriori visite, come vedi senza di te si sta benissimo."
Ridacchiò "Ma come? Non ti ricordi quanto siamo stati bene insieme? Quanto ti sei divertita? Pensaci, so che in fondo ti è piaciuto."
Storsi il naso, cercavo di alzarmi per vederlo meglio in viso ma era come se non ci riuscissi. Ricaddi sul cuscino e continuai "La voglia di te è sepolta troppo in fondo per essere riesumata dal tuo pallido tentativo di seduzione. Non ho più intenzione di seguire i tuoi consigli, il tuo divertimento è qualcosa di tossico, uccide il corpo e la mente. Guarda, mi sono perfino ammalata dopo ciò che ho fatto in passato e ora il mio corpo non funziona più come vorrei. Tutto grazie a te e ai tuoi consigli di merda. E poi hai tante altre signore con cui divertirti, vai da loro."

Ogni volta che dicevo "stare con te" o che lui accennava a "divertimento" sapevo che non aveva nessun connotato sessuale. Non capivo a livello razionale di cosa si trattasse con precisione, eppure una parte di me era perfettamente integrata nella conversazione e chiaramente non si trattava di avances sessuali, quanto più una proposta di collaborazione.

"Ecco, vedi! A fare questa vita di sacrificio hai finito per ammalarti, eppure ti ricordi che finché stavi con me non sentivi niente, nessun dolore, nessuna paura, nessun rimorso!" Alzó il braccio destro dallo schienale e fece un gesto di apertura da sinistra a destra verso di me. "E poi, proprio tu parli di morale? La tua morale è quanto di più compromesso ci sia nell'arco di chilometri. Ancora oggi so che ripensando a certe cose ti mordi le dita per la vergogna e ti copri il volto quando ti sembra di aver riconosciuto qualcuno nella folla. Se fossi rimasta con me non avresti avuto nessun problema di salute, nessun dolore fisico o mentale! Ma sei ancora in tempo, sai che in fondo a te ci ho sempre tenuto tanto..." Allungó la mano destra e mi sfioró il braccio sinistro.
Mi salí la nausea, non riuscivo a scansarlo perché il braccio era intorpidito quando mi toccava. Fino ad un momento prima riuscivo a muoverlo... Cercai di non distrarmi, ero focalizzata per uscire da questa situazione, sentii che in fondo temevo la sua presenza anche se non ricordavo che mi avesse mai fatto fisicamente del male.
"Anche io ho tenuto a te un tempo, ma è parte del passato che ho superato e non intendo tornare sui miei passi. Vai via adesso e resta come un ricordo piacevole e non come qualcosa di viscido."

"Viscido? Nah... Continui a perderti dietro questa facciata di integrità ritrovata, dimentichi che io ho visto veramente chi sei e so quando menti. So sempre quando qualcuno mente e tu non sei sincera quando dici che una parte di te non sarebbe pronta ora, adesso, a venire via con me." Riportó il braccio sulla sedia e continuó a sorridere, vidi il bianco dei suoi denti, erano perfetti.
"E allora ti sbagli, e sai che non sarebbe la prima volta."
Smise di sorridere, sentii di averlo infastidito. Riprese a parlare, ma ora il suo tono era meno beffardo e più indagatore, sentii che stava fingendo di essere ancora amichevole, ma stava perdendo la pazienza. "Dimmi, cosa ti ha portato a rifiutare con tanta veemenza la mia compagnia? Sono sempre stato gentile con te, ti ho sempre dato abbastanza fortuna da riuscire a fare tutto ciò che volevi. Volevi dimenticare e hai dimenticato, volevi scappare e sei scappata, volevi essere libera e lo sei stata. Pensi di esserci riuscita da sola? Non pensi che merito un po' di riconoscimento per tutto quello che ho fatto?"
Nella vita reale quando sento che qualcuno prova a manipolarmi, attivo tutte le mie difese, dentro di me sento la rabbia e il mio cervello si fa più attento. Ma qui è tutto illogico e scoppiai a ridere sguaiata. "Ah! Hai fatto tutto tu? Davvero? Sei sempre stato gentile perché volevi ottenere qualcosa, ma non hai fatto proprio niente per me oltre a farmi precipitare nell'oblio. Tutto ciò che ho guadagnato l'ho conquistato con le mie sole forze. Pensavi che avessi toccato il fondo ma non immaginavi che qualcuno potesse salvarmi."

Lo sentii digrignare i denti "Così dici che qualcuno ti ha salvato? Non sarà mica questo idiota che ti dorme a fianco..."
Non mi voltai a guardare il mio compagno, restai fissa su di lui perché sentivo che era come guardare negli occhi un animale pronto a saltarti alla gola. La tensione era elevatissima. "No, lui non c'entra niente."
"No? Allora non sarà un problema se ci liberiamo di lui per un po'?" Stavolta alzó il braccio sinistro e indicó la porta, poi si rivolse al mio compagno "Fuori."
Non resistetti alla tentazione di sbirciare con la coda dell'occhio e vidi il mio compagno alzarsi e uscire dalla stanza lentamente. Non ero minimamente preoccupata per lui, anzi, forse meglio che si fosse levato dai giochi, era una situazione pericolosa.
"Hai detto che riconosci sempre quando qualcuno mente, non mi hai creduto quando ti ho detto che non c'entra nulla? È la verità."
Tornó a poggiarsi interamente con la schiena allo schienale, scese di qualche centimetro più in basso col bacino e sciolse le gambe, lasciandole un po' larghe, in una posa che oserei definire stravaccata. "La verità è qualcosa di fittizio, sai che ne possono esistere di diverse? Per esempio i punti di vista. Ciò che è vero per uno non vuol dire che lo sia per qualcun altro, niente è statico in questo mondo, la menzogna è più tangibile della verità. La verità stessa è una menzogna. Forse per te lui non c'entra niente, e per te è la verità, così come potrebbe essere lui la causa di tutto. Intorno a te non ci sono altre persone così vicine, hai detto che è stato qualcuno, ti sei tradita."

Sebbene tutto mi comunicasse che era un pessimo momento per fare ironia del cazzo come al mio solito, non mi trattenni da un'altra risata "E invece è vero: qualcuno mi ha salvato e non è lui, ma ora è dove non potrai mai raggiungerlo e non puoi fare niente per cancellare il segno della sua presenza su di me. Adesso vattene."
Si agitó e si ricompose sulla sedia, stavolta vigile e teso. Sapeva che avevo detto la verità, perché sapevo che la verità gli provocava dolore e questa conversazione era dolorosa tanto per me quanto che per lui, me ne resi conto.

Sentii che riuscivo a muovermi meglio, spinsi con le mani sul materasso e riuscii a mettere un'ulteriore ventina di centimetri di spazio tra me e lui.
Si sporse verso di me, il suo viso sfocato si fa più vicino alla luce ma era come se i dettagli si mischiassero, non riuscivo a ricordarlo e non gli vedevo gli occhi, come se fossero chiusi ma seppi che mi stava guardando. "Non capisci che potrei darti tutto? Lascia quell'imbecille, torna da me, hai cambiato idea sul divertimento? Non ti piace più la vita di prima? Va bene, allora ti darò un'altra vita. Vuoi i soldi? La fama? Vuoi che quegli spocchiosi figli di puttana che ti hanno guardato dall'alto in basso debbano chinare la testa quando entri nella stanza?! E allora vieni con me, ti darò tutto." Allungó la sua mano destra verso di me, col braccio teso avrebbe potuto toccarmi se avesse voluto, ma sentivo che se non fossi stata io a prendergli la mano, lui non avrebbe potuto concludere nessun affare.

"Non voglio niente che tu possa darmi." In realtà dentro di me avevo già cominciato a fare una lista e soprattutto volevo sapere cosa volesse in cambio, dato che l'argomento non era stato sfiorato fin dall'inizio, ma la mia voce continuava per me "Sto bene così, l'unica cosa che tu possa offrirmi di allettante, è la tua assenza."
"Te ne pentirai, credimi, resterai ferita e malata, non ti potrà capire mai nessuno, verrai spezzata, morirai sola. Puoi evitarlo, prendi la mia mano adesso!" Quando di preciso la sua pelle era diventata così pallida? Quando i suoi capelli così rossi? I vestiti non erano più puliti e perfettamente stirati. Non era più bellissimo, incarnava l'angoscia.
Scandii lentamente "Vattene e non tornare."
Fu repentino, veloce e di impeto letale, la sua gelida mano destra si era chiusa sul mio avambraccio sinistro, attirandomi con forza verso di sé, non capii cosa mi disse ma sapevo che era un altro disperato tentativo di convinzione. Di norma avrei alzato il braccio destro per difendermi la testa, invece alzai la mano e gliela piantai con forza sul petto spingendolo, urlando solo "VIA!!"

Mi svegliai di soprassalto, immediatamente seduta nel letto nel cuore della notte. Il buio invadeva la camera da letto. Mi sporsi e accesi la luce. Fissai il punto in cui si sarebbe dovuto trovare quell'individuo e non vidi niente, era solo un sogno. Angosciante e destabilizzante, ma era solo un sogno.

Piano piano presi coscienza della realtà circostante e mi guardai intorno: nessun gatto era sul letto, e il lato del mio compagno era vuoto.
Balzai in piedi e corsi fuori dalla stanza per cercarlo. Attraversai la casa fino a trovarlo in salotto, sdraiato sul divano. Lo svegliai ed era abbastanza confuso. Gli chiesi perché si trovava sul divano. Rispose "non lo ricordo... Forse avevo caldo..."
Lui da piccolo soffriva di sonnambulismo, quindi razionalmente ho pensato che avesse avuto un episodio simile e che io nel sonno l'avessi intravisto mentre usciva dalla stanza (era buio pesto ma non lo so, forse l'avevo scorto o ne avevo percepito i movimenti) e dai lì parte del sogno.
Tornammo a letto ma non riuscii più a dormire.
Solo il mattino dopo mi resi conto di avere tre lividi sul braccio sinistro.

Comunque da mia zia non ci mangio più la sera...

  
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