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Autore: fiore di pesco    02/07/2023    2 recensioni
Vi propongo degli estratti dei miei pensieri più intimi, celata da un anonimato che dura da oltre un decennio.
Non è un testo delicato, non sono una persona eccessivamente sensibile e quindi potreste incappare in black humor, turpiloquio e considerazioni talvolta ciniche che potrebbero turbare i lettori più emotivi. Non voglio far finta che questo mi dolga, non sono mai stata ipocrita.
Potrete trovare capitoli composti da una vicenda che mi è successa di recente, altre molto lontane nel tempo, pensieri, aforismi, quello che mi va.
Alcune di queste riflessioni sono state scritte in bozze sul mio diario anni fa e non so perchè stasera abbia sentito l'esigenza di condividerle con qualcuno. Forse per strappare una risata o una imprecazione, ma sempre meglio della noia.
Questa "storia" è una raccolta disomogenea e non segue una trama, ogni capitolo è a sè e quindi non pubblicherò con scadenze, seguirà l'ispirazione.
Genere: Comico, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Avendo una personalità abbastanza discordante, spesso mi ritrovo in circostanze in cui rifletto troppo e perdo in tempismo e altre in cui agisco impulsivamente e quando mi va bene, ottimo, ma talvolta incappo nella famosa figura di merda.

 

La figura di merda non è una semplice figuraccia, non è quella cosa che dici "diamine, mi è scappato, vabbè ora provo a rimediare". No, la figura di merda è totalizzante, affossante, annichilente. Dopo averla fatta vorresti soltanto seppellirti e restare inerte sotto ad un cumulo di terra per dieci anni nella speranza che i presenti si dimentichino di te e invece no, in quei momenti non succede proprio nulla e tutti gli sguardi restano puntati su di te che desidereresti solo sparire. 

Quando sei nel fulcro di una conversazione avvincente, concentrato e dominante, capita di tutto. Gente che si intromette, il tuo interlocutore scivola e ti deconcentra, arriva il cameriere per portare via i piatti vuoti, ricevi una telefonata... No, quando fai una figura di merda tutto resta statico per permetterti di farti carico totalmente della gravità della cagata appena commessa.

That's Karma, I think.

 

Di recente ho guidato per sette ore per giungere nel cuore della Germania per rivedere una persona cara. Sono partita col mio compagno e abbiamo dovuto attraversare tre nazioni, tra cui la famosa autostrada tedesca senza limiti di velocità e oltre due ore di statali e paesini del cazzo fino al villaggio incriminato.

All’andata siamo stati completamente soli, ci siamo presi la libertà di visitare un pezzo della Foresta Nera e fare sosta solo quando ci andava.

Al ritorno non siamo stati tanto fortunati perché abbiamo incontrato lui, l’autostoppista tedesco fresco di sa il cazzo quale università che era nella merda fino al collo e aveva bisogno proprio di un passaggio e chissà perché nessuno tra i suoi connazionali tutti lindi e pinti era diretto proprio dove andava lui, in Austria. Che fai, lo lasci lì in merda e riparti sereno?

Il mio compagno ha sfoderato la sua migliore faccia da svizzero che è l’apoteosi dell’ambivalenza. Poteva essere interpretata in entrambi i modi: “cavolo, non possiamo lasciarlo qui a dormire nella piazzola di sosta fino a chissà quando…” e allo stesso tempo “ma chi cazzo se ne fotte di sto crucco, torniamo a casa e vaffanculo.”

Davanti agli occhi da cerbiatto nordico ho ceduto e ho deciso di dargli un passaggio. Fu così che si trovarono in Austria un’italiana, uno svizzero e un tedesco. Potrebbe essere l’inizio di una barzelletta e invece no, è il prologo di un trauma.

Partimmo dal cuore della Germania e lì non chiedetemi perché, la radio della mia auto non voleva proprio funzionare. Potevo mettere una playlist dal mio smartphone ma andava in conflitto col navigatore e stavo guidando. Chiesi al mio compagno se poteva mettere lui la musica col Bluetooth dal suo cellulare, ma lui da bravo elvetico se ne uscì con “Eh, no, mi si consumano i dati.” All’anima dei tuoi antenati bancari…

Guardai nello specchietto retrovisore il faccione di Peter, germanico biondo e con gli occhi azzurri alto almeno un metro e novanta “Peter, vuoi mettere tu un po’ di musica?” lui sorrise e rispose “No, io veramente volevo dormire, meglio che non si senta niente.” Tirò fuori dal suo borsone quel rotolo morbidoso che si usa tipicamente sugli aerei, se lo avvolse intorno al collo e chiuse gli occhi. Alle 4 del pomeriggio. All’anima dei tuoi predecessori nazionalsocialisti…

Non ho trovato nemmeno la forza di ribattere, anche perché in tedesco le freddure non mi escono bene e poi hanno poche parolacce, è molto più difficile far passare il concetto di incazzatura quando puoi scegliere tra pochissimi termini e gli unici papabili sono Scheisse (merda) e Arschloch (“buco di culo” ma si traduce come “stronzo”).

Tempo mezzora e ronfavano tutti e due. Ma porco Stalin, possibile mai? Vichinghi di merda.

Dopo un paio d’ore in cui Peter si era svaccato e mi aveva infilato trenta centimetri di ginocchia nel sedile del guidatore, alla fine uscirono dal coma, ma non fiatavano. Cominciai un po’ di conversazione prima che venisse sonno anche a me e poi erano cazzi, visto che stavo guidando io. Cercai un argomento di dialogo e mi resi conto che quell’autostrada era strana, grigio chiara e dava delle vibrazioni particolari a 130 l’ora, che ti facevano vibrare la voce quando parlavi. “Che strana autostrada questa… di che è fatta?”

Peter “Questa autostrada ha quasi 90 anni, fu fatta intorno agli anni 30-40, è composta da blocchi di cemento posti l’uno di fianco all’altro. Da allora non ha mai subito modifiche.”

Alla faccia! “Wow, fantastico, vorrei che anche da noi ci fossero autostrade del genere. È stato geniale chi le ha fatte, si vede che le ha costruite con l’idea di farle durare.” Peter non ribatté, ma non sorrise più. Cercai di capire se avessi detto una cazzata e poi sbam! Illuminazione! Sono le autostrade di Hitler! Non sto a spiegarne la storia ma con una semplice ricerca su Google troverete tutto.

Ecco, l’ho fatta di nuovo, la figura di merda. Speravo passasse in sordina e invece no, ecco arrivare lo svizzero “Ma dai, hanno quasi un secolo! Quanto vorrei che anche da noi ci fosse qualcuno con la stessa bravura!”

Se dentro di me mi stavo visualizzando con una pala in mano a scavarmi la fossa, ho immaginato avvicinarsi il mio compagno sorridente con la vanga per farmi compagnia. Ma no, non era contento, perché ha continuato parlando di quanto si risparmia così facendo invece di doverle ristrutturare ogni 10 anni, di quanto dovesse essere stato intelligente chi aveva ideato quel progetto. Dovevo fermarlo, avevamo scavato abbastanza “Amore, vai a vedere su internet quanto costa una multa per eccesso di velocità in Germania?”

“Perché? Hai preso un radar?”

“Eh, forse sì, prima…” certo che no, ma se vuoi distrarre uno svizzero devi fargli credere che stia per sborsare.

“Eccheccazzo! Però anche tu porco di qui, porco di lì…” oh, grazie Signore, fagli cambiare argomento.

Dopo un’altra ora di silenzio imbarazzante siamo giunti in Austria e abbiamo scaricato Peter, che in cambio ci ha fatto un rabbocco di benza e tanti cari saluti ai suoi due compagni di viaggio inconsapevolmente filonazisti. Mannaggia…

 

Un’altra volta, sette o otto anni fa, mi ritrovavo a collaborare con un chiosco che vendeva anche accessori per telefonia mobile. Stavo portando dentro degli scatoloni quando arriva lui, lo stronzo imbellettato che passa al vaglio tutto l’inventario per fare critiche e suggerimenti e poi non compra un cazzo.

Ad un certo punto mi ferma mentre avevo appunto un carico in mano, di aiutarmi non gli passa manco per l’anticamera del lobo occipitale, però ritiene opportuno fermarmi per chiedermi informazioni sulla merce.

“Scusa, ma questo caricatore qui come funziona?” indica un caricatore wireless per il Samsung.

“È un caricatore che funziona senza dover inserire la presa nel telefono.” Ansimo

“Quindi funziona a distanza? Potrei tenere il telefono in tasca e quello attaccato alla presa e si caricherebbe?”

Lì per lì non sto riflettendo, voglio solo poggiare sti cartoni di merda e tornare a lavoro, e poi ha una voce talmente tanto melliflua che mi fa girare le balle solo a sentirla. “Sì.”

“Allora mi sta dicendo che hanno inventato una maniera per condurre l’elettricità a lunga distanza?!”

Mi fermo un secondo perché non capisco che cazzo stia dicendo. Certo che no, coglione, se fossimo in grado di condurre energia e materia senza bisogno di un conduttore probabilmente avremmo già inventato il teletrasporto, la telecinesi e forse anche i viaggi nel tempo. Lo guardo e realizzo che poco prima gli ho risposto di sì, che conduceva a distanza. Oh, che due coglioni!

“No, perché se quello che dici è vero, questa è una scoperta scientifica di proporzioni…” non lo ascolto più, vorrei solo dare una testata al muro.

“Certo che no.” Lo interrompo “intendevo dire che basta poggiare il telefono sulla piattaforma per permettergli di ricaricarsi.”

“Eh ma non è ciò che hai detto prima!” continua imperterrito con aria vittoriosa.

“Mi sono espressa male, chiaramente non è ancora possibile fare una cosa del genere. Funziona per forza a contatto con lo scambio positivo dalla piattaforma di ricarica agli ioni di litio del telefono.” Borbotto.

“Ancora non è possibile? Quindi immagini che un giorno riusciremo a fare qualcosa del genere?” ridacchia, come se stesse parlando con una mentecatta che non ha studiato fisica e chimica inorganica per due cazzo di anni. Lui non può saperlo, ma sticazzi, non ti permetti di trattare qualcuno così in nessun caso, non sai mai chi hai di fronte.

“Sinceramente non sono così chiusa da escludere totalmente il progresso futuro della scienza, quindi non me la sento di affermare a priori che in futuro non sarà possibile. Intendi comprare qualcosa?” Per poco non mi scivola di mano tutto, è fortunato, perché se le avessi libere gli tirerei un cazzotto.

“No no!” continua a ridacchiare “non qui di certo...”

“Bene, allora scusami, devo andare al party di Stephen Hawking, che mi sta aspettando.” (per chi non lo sapesse, nel 2009 Hawking organizzò un party a Cambridge cui invitò i viaggiatori provenienti dal futuro, per dimostrargli che esso sarebbe esistito per davvero)

Ha fatto un’espressione confusa, gli ho girato le spalle e grazie a Dio non l’ho più rivisto, ma consapevole di aver affermato una cagata immane, per di più in faccia ad un pezzo di merda.

 

Una volta entrò in ufficio un venditore ambulante per proporre articoli natalizi e decorazioni luminose. Ci fece vedere delle colonnine con uno scheletro metallico e del filo led attorcigliato sopra che si accendevano e di notte creavano delle figure luminose. L’idea era anche bella, peccato che il costruttore in questione non fosse proprio in grado di farle. Tutti lo pensavano, solo io lo dissi “Ma chi è che le fa, ste cacate?”

“Io…” rispose il tipo chinando lo sguardo.

“Ottimo…” spalancai gli occhi tenendo lo sguardo fisso e vacuo, e tutti gli altri in ufficio si erano sentiti in dovere di acquistare qualcosa da lui perché io l’avevo profondamente offeso e da allora ad ogni Natale tirano fuori quelle decorazioni del cazzo e mi guardano storto perché sanno che sono inguardabili, ma “abbiamo dovuto comprarle (a causa tua)” cit.

Speravo che si fulminassero in fretta, a casa mia sembra fatto apposta ma le lampadine a led non durano oltre ai 24 mesi di garanzia, questo tizio invece deve aver comprato dei led di primissima qualità perché mannaggia al diavolo non se n’è mai fulminato uno…

 

A questo genere di situazioni un po’ elaborate segue invece una sfilza innumerabile di tante altre piccole figure di merda collezionate con cura certosina nel corso degli ultimi trent’anni. A cavallo tra il 2014 e il 2018 me ne sono successe di ogni, ma ogni tanto ne faccio altre, per non perdere la forma.

Passando dai rumori molesti del mio stomaco durante un esame in cui tutti sono silenti e concentrati, ad una domanda stupidissima uscita da chissà quale recondito angolo del mio cervello durante un pisolino dei neuroni, ad una battuta squallidissima mentre sono a letto con qualcuno fino a finire alle imprecazioni pittoresche che mi sfuggono quando inciampo o rompo qualcosa e puntualmente c’è qualcuno nei paraggi che non immaginava che dalla mia boccuccia potessero uscire tali floridità.

 

Una volta ero al centro commerciale col mio compagno, vedo una vecchia con i capelli metà rasati, metà azzurri, con dei ciuffi rosa shocking e viola. Di norma non commento mai, non mi soffermo nemmeno sull’aspetto del prossimo, perché quella volta sì? Forse perché su di lei stavano davvero di merda.

“Minchia, hai visto che capelli ha quella?”

“È mia madre.”

…Fanculo!

 

Alcune non riguardano nemmeno me, ma giustamente dovevo farmi coinvolgere.

Questa è tristissima eppure ancora mi fa ridere quando ci ripenso (sono una persona orribile, lo so, lo so).

Nonostante anni fa tazzassi come pochi, non ho mai perso totalmente le mie facoltà mentali da ebbra, quindi capitava che a volte scegliessi un partner per la notte.

Quella sera di dieci anni fa ne scelsi uno che aveva la mia età, vent’anni, e si era trasferito da poco dal sud Italia, ancora conosceva poco la Lombardia, ma perché rifiutarlo? Mentre guidava e canticchiavo una canzone che passava alla radio, mi disse “Senti, io ti avverto, è piccolo.”

Non capii “cosa?” lui, fissando la strada “Ce l’ho piccolo.”

Ridacchiai e gli dissi “Ma sì, l’importante è saperlo usare!” frase fatta detta da una fatta, ma dettagli.

Spesso gli uomini, soprattutto quelli giovani, pensano di essere poco dotati semplicemente perché introiettano gli ideali veicolati dalla pornografia, in cui se uno è sotto ai venti centimetri ci pensa due volte a mettersi in mostra. Insomma non gli diedi alcun peso.

Arrivati a casa sua ci abbiamo provato, ma attraverso i vestiti non lo sentivo affatto reattivo. Abbastanza scazzata dalla situazione, visto che non mi era mai successo che un uomo mi restasse totalmente indifferente, decisi di guardare io stessa. Gli calai le braghe e… e. Insomma, praticamente non ce l’aveva. Se era lungo cinque centimetri era tanto.

Cadde il silenzio. Non respiravamo nemmeno più. Se fossi stata sobria avrei avuto molto più tatto, ma lì per lì ero senza alcun filtro e la mia espressione doveva dirla lunga, ma non mi fermai a quello “Cazzo fra, mi dispiace tantissimo…” Lui si sedette di fretta e si ricoprì, io mi sedetti a fianco e gli detti delle pacche sulle spalle provando a consolarlo “Dai, non è così grave, no anzi, è gravissimo ma dai, la vita continua…” se potessi tornare indietro nel tempo e farmi andare in coma etilico prima di lasciare la festa, l’avrei fatto.

Il tipo è scoppiato a piangere e quella sera abbiamo chiacchierato tutto il tempo perché temevo che appena me ne fossi andata si sarebbe sparato un colpo in testa.

Di recente mi è uscito tra i suggerimenti delle amicizie di facebook, ho visto che si è sposato e adesso ha perfino una figlia e mi chiedo ancora come abbia fatto. Il mio compagno ha visto che gli stavo guardando il profilo e mi ha chiesto chi fosse. “Uno della mia vecchia compagnia in Italia… ha avuto una figlia per fortuna.”

“Perché per fortuna?”

“Così.” Almeno non prenderà da lui, povera crista.

 

Con questo concludo questo tristissimo capitolo su alcune delle figure di merda che ho fatto perché se dovessi elencarle tutte penso che ci uscirebbe un tomo da mille pagine, però oggi mi venivano in mente e non ho resistito a buttare giù le prime che mi sono venute in mente.

Incredibilmente, la maggior parte dei pensieri intrusivi che mi vengono in mente quando arrabbiata riguarda proprio le figuracce che ho fatto nel corso degli anni. Dal nulla mi schiaffo il palmo della mano in faccia e le persone mi chiedono a cosa stessi pensando. La risposta è sempre “Niente…”

Cerco di dimenticare quelle antecedenti al mio trasferimento all’estero, ma a volte sono proprio inarrestabili e poi sono coerente: le facevo in Italia, continuo a farle all’estero.

 

Ricordate sempre cosa diceva il Signor Bloch parlando della legge di Murphy sulla probabilità:

“La probabilità di essere ascoltati è direttamente proporzionale alla stupidità di ciò che stai dicendo”

  
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