NON
FACILE
DA AMARE
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Che
amare qualcuno, amare veramente qualcuno, fosse tutt’altro
che semplice, Ron Weasley
l’aveva scoperto tanto tempo prima.
Ed
accidenti se aveva reagito male! Ora, come allora!
Ma
chi poteva biasimarlo. Non era semplice ammettere quello che si
è cercato di
evitare, sopprimere, allontanare.
Eppure
s’era trovato nel mezzo di questo imponderabile mistero prima
di sapere dove si
stava cacciando, prima di avere i mezzi per capirlo, prima di essere
pronto.
C’erano
così tanti argomenti, razionali, che Lei avrebbe apprezzato,
sicuramente, per
cercare in tutti i modi di negare quel sentimento.
Chi
si innamorava di qualcuno conosciuto a 11 anni e ci passava il resto
della vita?
E, poi, Lei avrebbe potuto avere chiunque volesse! Per l’amor
del cielo, poteva
avere Victor Krum, se solo avesse voluto.
Non
era un uomo facile d’amare, Ron Weasley.
Era
cocciuto, permaloso, impulsivo. Parlava prima di pensare. La guerra
l’aveva
reso ombroso, risentito, talora scostante.
Eppure
Lei l’aveva rincorso, allora. Se lo ricordava bene quel primo
anno di loro,
solo loro e non del Trio Magico, in cui tutto era troppo nuovo. Strano.
Avrebbe
dovuto essere pazzo amore e spensieratezza. Era stato più
passione travolgente
ed elaborazione del lutto. Sesso bollente e ostilità
sottotraccia.
Quante
volte aveva pensato di averne fatte abbastanza per farle cambiare idea,
per allontanarla
per sempre? Quante volte aveva pensato di averne avuto abbastanza?
Era
stato un meccanismo di difesa? Forse. Quelle litigate furiose di un
tempo erano
ancora tutte lì, come aveva dimostrato la sera precedente.
Era ancora in grado
di farlo impazzire di collera come nessun altro mai. Le sue parole
erano ancora
le uniche che veramente avevano il potere di distruggerlo.
La
capacità emotiva di un cucchiaino. Se mai Hermione si era
sbagliata in vita sua
era stata quando aveva pronunciato quelle parole!
Ron
sentiva.
Eccome.
Nel
profondo. Talvolta troppo a fondo.
Che,
poi, avesse la capacità di esprimerlo a parole o fosse
abbastanza a suo agio
per dimostrarlo, era tutt’altro paio di maniche.
Ma
lei era stata lì con lui. Nonostante tutto.
Nonostante
i musi, le parole non dette, le porte sbattute.
C’erano
stati momenti in cui aveva pensato che non c’era via
d’uscita, che erano come l’olio
e l’acqua, che l’amore non sarebbe stato abbastanza.
In
momenti come questi ci pensava.
Oh,
sì, c’erano modi in cui erano terribilmente
compatibili loro due. Nel letto,
per esempio. Dopo quei primi mesi a prendere le misure l’uno
dell’altra, era
stato tutto in discesa. La passione non era mai mancata loro. Anche
quand’erano
due ragazzini e non sapevano proprio che farci, salvo che stufare nel
loro
brodo e sublimarla in discussioni. No, quello non era un problema.
Il
problema era lasciarla avvicinare quanto lei voleva e quanto lui,
talvolta,
trovava intollerabile. Perché il terrore che se ne sarebbe
andata, se si fosse
resa conto di chi aveva scelto realmente, era lì. Sempre.
Covava. Come un
serpente velenoso alla base della sua spina dorsale. Come fuoco sotto
la
cenere.
Hermione
era cocciuta. Quanto lui, talora più di lui. Hermione voleva
capire, analizzare,
sviscerare. Sempre.
Ed
a
volte, miseriaccia, non c’era proprio niente che lui aveva
voglia di
sviscerare. Aveva solo voglia di sferrare un pugno nel muro o di volare
a tutta
velocità fino a non sentire più le dita dal
freddo.
Ma
non si poteva!
E
no, la signorina prendeva la parola relazione dannatamente sul serio.
Donna
esasperante!
Non
era semplice amare qualcuno.
Non
era semplice lasciarsi amare.
Osservò
nel buio il sole che stava facendo capolino, oltre la collina.
Era
il momento di tornare a casa.
E
sì,
forse era il freddo nelle dita che gliel’aveva fatta passare.
O
forse
era il fatto che l’amava da matti quella donna che gli
toglieva il sonno.