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Autore: Aqua Keta    06/07/2023    3 recensioni
Le parole di Oscar erano state chiare, perentorie, inequivocabili.
Di lui non aveva più bisogno ...
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Soldati della guardia metropolitana di Parigi
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Alcuni ragazzi si sono accaniti su “occhi tristi”.

“Ehi … vorrei essere messo al corrente quando decidete di massacrare qualcuno”.

“Ma no Alain noi … menavamo solo un po’ le mani”- uno di loro ha pure il coraggio di controbattere.

“Ricordate che Andrè è un mio amico. Che non capiti più”- lascio scivolare il mio coltello sotto la manica.

Indietreggia – “No, no Alain … non capiterà più. “

Si allontanano. Immagino abbiano compreso.

Mi avvicino piano. Cazz … - ”Ehi, ti hanno conciato proprio per le feste. Dai su, rialzati”- Gli appoggio una mano sulla spalle e mi accorgo di quelle lacrime rigargli il volto – “Oscar … ti prego. Non ti sposare”.

Distolgo lo sguardo da Andrè riverso sul pavimento per volgermi.

Sei li. Sulla porta.

Fissi entrambi. I tuoi occhi non sono più di ghiaccio ma sconvolti di fronte a quell’uomo che tra le lacrime e nell’incoscienza ha proclamato tutto il suo amore disperato.

Dunque sei tu la donna per la quale trascorre notte insonni, crucciandosi.

Sei tu la donna per cui s’infligge così tanta sofferenza.

Che cosa? Che cosa lo spinge ad amarti così all’inverosimile?

Sorrido ironicamente mentre con le mani in tasca ti raggiungo –“Mhh… ora ho capito …. Grandier  vi ama”.

Sei focalizzata solo su di lui –“Vi ama a tal punto da mettere in gioco la sua stessa vita”- le senti le mie parole?  Spero tu abbia udito e compreso pure le sue –“Credo a questo punto dobbiate occuparvene voi”.

Avvicino il volto. Voglio scrutarti.  Voglio vedere quegli occhi ora cosa celano – “Oscar …”- si, ti chiamo per nome per la prima volta –“Aprite gli occhi. Nessun uomo merita di soffrire così tanto per amore”.

Ti lascio a malincuore. Un pugno allo stomaco avrebbe fatto meno male.

Non mi volto. Non voglio vedere, sapere cosa farai ora.

Per una manciata di secondi desidero  essere al posto di Andrè. Solo pochi secondi … perché uno come me non  ti merita. Non so se potrei essere in grado di dare la mia vita per amore. Non so se una donna potrebbe meritarsi tanto.

Forse tu.

Si. Forse.

Forse …

 

 

Il pavimento è dannatamente umido.

Non so fino a che punto possa fregarmene.

Le mie lacrime si mescolano a quel rigolo di sangue che sento scorrere ad una angolo della bocca. Tento di passarmi la lingua sulle labbra, sta di fatto che raccolgo terra mista a non so bene cosa impastandosi con la saliva. Un dolore lancinante allo stomaco. Arranco nel respirare.

Sento le palpebre gonfiarsi soprattutto quella dall’occhio cieco. Non riesco ad alzarmi. E’ come se mi avessero spezzato le gambe.

Percepisco a malapena la voce ovattata di Alain. Un ronzio nell’orecchio destro.

Poi il silenzio.

I tacchi dei tuoi stivali si avvicinano. Dannazione! Perché mi devi vedere così!!?

Sollevo la faccia tanto quanto basta per volgerla dalla parte opposta. Non voglio vederti.

In piedi immobile. Di fronte a me.

Non voglio la tua pietà. Non me ne faccio nulla.

Ora sei china su di me. La tua mano sulla mia schiena –“Andrè …”

Deglutisco – “Vattene Oscar … ti prego … lasciami in pace”- riesco a sibilare.

Le tue dita scostano ciocche di capelli appiccicate sulle guancia e la fronte – “Vattene via”- mi aggrappo all’ultimo filo di voce che ho.

“Riesci ad alzarti?”- tenti di infilare un braccio sotto il mio per sollevarmi.

Piano piano faccio forza sulle mani e le ginocchia. Mi trovo a carponi come un cane bastonato.  Una mano contro il muro,

L’occhio è gonfio. Non riesco ad aprirlo. Le tue dite lo sfiorano – “Non mi toccare”- allontano la tua mano.

“Andrè, ti prego. Vieni. Hai bisogno di essere medicato.

Non vorrei  ma mi lascio condurre nella stanza accanto.

Siedo.

Con un fazzoletto mi pulisci l’angolo della bocca.

Odio farmi vedere da te in queste condizioni.

 

 

Immobile.

Ho udito le tue parole appena sussurrate.

Io …

Alain mi fissa. Chino su di te –“Ora capisco. Beh Comandante … direi che vi ama. Il fatto è evidente” – quasi sghignazzando.

Rimessosi in piedi si avvicina. Non riesco a guardarlo. I miei occhi sono concentrati solo su di te –“Direi che a questo punto sia meglio che ve ne occupiate voi, no?”.

Mi passa accanto e fermandosi un secondo –“Comunque vi ama a tal punto da rischiare la propria vita per voi”- Sento il suo scrutarmi avanzare sul mio volto alla ricerca delle mie reazioni, emozioni.  E’ come sentirsi improvvisamente nudi. 

Siamo rimasti soli.

Tu. Io.

Non ti muovi. Mi chino lentamente … respiri. Hai il viso sporco e tumefatto. L’occhio dal quale non vedi è spaventosamente gonfio. Scosto alcune ciocche dalla tua fronte. Come ti hanno ridotto!

Sollevi appena il capo per volgere il viso dalla parte opposta –“Vattene Oscar …. Ti prego” – riesci a mormorare.

Tento di infilare un braccio sotto il tuo per darti una mano a rimetterti in piedi.

Ti appoggi piano e a gran fatica riesci a sollevarti.  Una mano contro  il muro, l’altra al costato dolorante.

Vorrei fare qualcosa . Mi allontani. “Vattene  … non voglio tu stia qua”

“Io …”- veramente non so …

“Ti chiedo solo di andartene …”- i tuoi passi sono instabili. Non posso lasciarti ora. Tento di cingerti la vita facendoti mettere un braccio attorno al mio collo. Ti accompagno nella stanza accanto. Qualcuno ha chiamato il medico.

Ti passo un fazzoletto all’angolo della bocca per toglierti quel rigolo di sangue. Andrè …

 

 

Mi slaccio la giubba. Non riesco a sfilare la camicia.

Avanzi di un passo nel tentativo di aiutarmi.

“Comandante … vi chiedo di uscire”- il dottore armeggia nella sua borsa.

“E’ uno dei miei uomini”- lo interrompi.

Ti prego, vattene. Le ferite fisiche sono nulla a confronto con quelle dell’anima.

Il dottore medica il taglio vistoso sul labbro. Poi le sue mani si concentrano sull’occhio. Mugugna. Tastandomi il torace mi trova probabilmente una costola incrinata. Un colpo di tosse. Sputo sangue.

“Avete bisogno di riposare qualche giorno e fare impacchi all’occhio”. Faccio spallucce –“Quell’occhio non serve”- sottolineo. 

Lo sento richiudere la borsa – “Se potete, fatelo riposare”- mentre lasciando la stanza ti saluta.

Rimaniamo soli.

So che sei alle mie spalle. Percepisco il tuo respiro. Che cosa vuoi Oscar? Che cosa vuoi chiedermi? Che cosa vuoi sapere che già non sai? Tu piuttosto … tu forse hai qualcosa da dirmi. Parlami. Come facevi una volta quando eravamo ragazzini e nel buio della notte mi raggiungevi nella mia stanza e ti confidavi. Non c’erano segreti tra di noi. Parlami. Perché non me lo hai detto? Parlami. Chi, chi sarà l’uomo che prenderà la tua mano all’altare? Ti donerai a qualcuno che nemmeno conosci? …

La tua mano si posa delicata su una mia spalla –“Andiamo a casa”

 

 

Sotto il porticato ti guardo mentre aiuti Andrè a salire a cavallo.

Serro la mascella. Sei qui da poco. Non so cosa sia successo. Forse quel tuo modo così distaccato, freddo, quel tuo essere sempre sicura di te, di non temere nulla …. Che cosa mi hai fatto Jarjayes.

Ho avuto mille pensieri su di te che nemmeno puoi lontanamente immaginare.

La notte, nel buio, nella mia branda … quante volte ti ho desiderata.

Seguirti, ovunque. Questo fa Grandier. Questo è l’uomo che ti ama alla follia, che affoga il suo dolore nell’alcool, che non guarda e tocca nessun’altra donna. Che darebbe la sua stessa vita per te.

E bravo il nostro comandante che ha stregato due uomini.

Sogghigno.

Ti vedo alzare lo sguardo per un secondo e rivolgerlo verso di me.

Batto i tacchi e porto una mano alla fronte.

Agli ordini … mio comandante.

 

 

 

   
 
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