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Autore: riccardoIII    10/07/2023    3 recensioni
Questa è la storia di Sirius Black, dei Malandrini, di una generazione cresciuta nella guerra e che ha fatto la guerra. Questa è la storia di un bambino che diventa uomo, passo dopo passo, scelta dopo scelta, fino ad arrivare a un momento della sua vita in cui tutto cambierà, per l'ennesima volta, quella più importante. Fino a giungere alla Chiave di Volta.
"-Sirius Black, è un piacere conoscerti-
-Io sono James, e non credo che i cognomi siano importanti, tantomeno tra amici; e dimentica pure tutte quelle manfrine. Non sono mica tuo nonno, io-
Sirius sghignazzò apertamente sedendosi di fronte a lui.
-E così, io e te saremmo amici?-
-Io e te, mio caro Sirius, saremo amici. Me lo sento che sei un tipo forte-"
Rating e avvertimenti sono relativi a scene di maltrattamento di minore e di guerra.
I personaggi appartengono a J. K. Rowling; scrivo senza scopo di lucro.
Genere: Angst, Generale, Guerra | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Charlus Potter, Dorea Black, Famiglia Black, I Malandrini, Ordine della Fenice | Coppie: James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Malandrini/I guerra magica
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La Chiave di Volta - Other Voices'
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Prima, aveva imparato cose nuove.
 
 
 
Il pavimento di marmo era asciutto, l’acqua e le monetine erano tornate dentro la fontana dei Magici Fratelli, ma il resto dell’Atrium del Ministero della Magia britannico portava ancora i segni della battaglia che vi si era svolta la settimana prima per volontà della Ministra Bagnold, e tutti coloro che erano intervenuti per i funerali di Stato sembravano incapaci di distogliere lo sguardo dalle crepe nell’intonaco, gli schizzi di sangue sulle pareti, le scheggiature delle cornici dei camini. La donna, ancora rigida come quando era scesa dall’ascensore scortata dal suo salvatore, sembrava aver riacquistato molta della forza che le aveva consentito di vincere le elezioni: stava dritta e fiera sul palchetto, di fronte alle bare di coloro che erano morti lì dentro, l’espressione mortifera che non stonava affatto coi suoi lineamenti duri e appuntiti.
 
-Oggi siamo qui per celebrare la vita e il sacrificio degli Auror Macmillan Duncan, Prewett Gideon, Prewett Fabian, Meadowes Dorcas; degli agenti delle Forze Speciali Magiche Rees Adain, Llewellyn Briallen, Mccarthy Dylis, O’brien Rian. Oggi celebriamo coloro che sono morti e coloro che sono stati feriti non soltanto nell’esercizio delle loro funzioni ma soprattutto nel tentativo di difendere la nostra democrazia, i nostri valori. E ci sono riusciti: il Ministero della Magia è ancora in piedi. Grazie a queste donne e questi uomini il nostro Paese non è caduto.
 
Alle famiglie dico, sinceramente, che mi dispiace. Come essere umano sono devastata da ciò che i vostri cari hanno dovuto subire, e condivido il vostro dolore. Da Ministra della Magia non posso fare altro che assicurarvi che spenderò ogni giorno del mio incarico a dare la caccia al responsabile di questo massacro e a chi l’ha eseguito. I terroristi devono essere fermati, e lo saranno-
 
Sirius deglutì, incapace di fare altro se non fissare la bara di Dorcas, il mantello blu e l’Ordine di Merlino, prima classe, posati su di essa; la crocchia di sua madre, sola e stoica davanti alla cassa, così somigliante a quello che era stata l’Auror.
 
-Questa sala porta i segni della battaglia perché dobbiamo, tutti noi qui riuniti, comprendere la violenza di quello che è accaduto qui dentro. I nostri morti, i nostri feriti, il nostro cordoglio sono causati dalla sete di potere e dagli atti vigliacchi, cruenti e sovversivi di Voi-Sapete-Chi, dalla barbarie dei suoi cosiddetti Mangiamorte. È nostro preciso dovere portare tutti loro in tribunale, perché ricevano una sentenza giusta per i loro crimini; è nostro dovere lottare per sconfiggere il male-
 
Nessuno applaudì; Remus e Peter, ai due fianchi di Sirius, gli si fecero più vicini. Nessuno pareva in grado di emettere un fiato, nonostante lì dentro fossero riuniti buona parte degli appartenenti al Mondo Magico. Sirius aveva intravisto la chioma biondissima di Lucius Malfoy in mezzo alle centinaia di persone assiepate nell’Atrium, quando erano arrivati e Moony aveva dovuto trattenerlo per evitare che andasse a picchiarlo lì, davanti a tutti..
 
C’era stata una riunione, ovviamente, quando i membri dell’Ordine si erano ripresi a sufficienza dalla battaglia; ciascuno aveva riportato la propria versione dei fatti e Sirius era rimasto lì ad ascoltare gli altri che parlavano di cose che sapeva già, aspettando trepidante che arrivasse il momento in cui gli avrebbero detto com’era morta.
 
Aveva parlato Moody, con gli occhi bassi e il viso molto più sfigurato dal dolore che dalla recente perdita del naso; aveva detto che durante il viaggio in ascensore aveva diviso i compiti, che lui aveva preso il posto di baluardo difensivo della Ministra e aveva lasciato ai tre la difesa della porta. Che gli Agenti di guardia avevano avuto il compito di far sfollare i civili presenti al piano e loro erano rimasti soli, e lui non aveva modo di comunicare con i suoi uomini fuori dalla porta. Aveva sentito le urla, i colpi, ma non era potuto uscire senza mettere in pericolo la Ministra. Era stato duro e accusatorio con se stesso esattamente come Sirius si era aspettato, perché se c’era qualcuno distrutto da quelle morti era proprio lui. Moody si era addossato sempre la colpa per ciascun uomo perso, figurarsi come doveva sentirsi ad aver di fatto condannato lui stesso Fabian, Gideon e Dorcas alla morte con i suoi ordini. Doveva essere stato tremendo sentirli cadere a pochi passi da lui senza poter intervenire.
 
Morire… Dorcas era davvero morta. Non era servito lo Spioscopio, non era servito far finta che non fosse una cosa seria, non era servito il sarcasmo e l’anno che avevano perso a non parlarsi… Nulla era stato abbastanza.
 
Ora lei giaceva in quella cassa davanti a Sirius, e non aveva potuto nemmeno salutarla. Non aveva potuto dirle che…
 
Scosse la testa per non pensarci, non sarebbe stato in grado di sopportarlo. La Ministra aveva lasciato il posto a qualcun altro, forse uno dei parenti delle vittime, che si sforzava di non singhiozzare mentre leggeva il suo discorso. Sirius spostò lo sguardo oltre la folla davanti a lui, insofferente, sulle file di autorità dietro al podio e riconobbe Crouch e Caramell con le loro espressioni dolenti, e Moody in testa al corpo degli Auror. Mary McDonald si spostava agile ai margini della folla, scattando foto per l’articolo che ci sarebbe stato sul Profeta il giorno dopo. In prima fila, dietro i parenti che occupavano i posti più vicini alle bare, svettava la chioma bianca e lunga di Albus Silente.
 
Aveva preso la parola lui, dopo Moody. Era stato chiamato dall’Auror mentre raggiungevano la Ministra, aveva saputo di aver bisogno dell’aiuto migliore che potessero schierare se Voldemort avesse deciso di comparire in prima persona. E infatti era comparso insieme a cinque combattenti eccezionali, e Silente era arrivato giusto in tempo per vederlo finire Dorcas, quando Gideon e Fabian erano già stati a terra e i Mangiamorte stavano tentando di abbattere la porta e gli incantesimi che Moody vi aveva posto per spianare la strada al loro padrone verso l’ufficio della Ministra della Magia; il Preside aveva colpito i cinque mentre Voldemort era ancora troppo concentrato a finire Dorcas per accorgersi di lui, e poi avevano duellato e quando era stato in difficoltà, solo e senza vie di fuga, il magnificente Signore Oscuro se l’era data a gambe.
 
Sirius ghignò, pur sapendo quanto fosse inappropriato farlo mentre una donna piangeva i suoi fratelli raccontando a tutti loro quanto fossero buoni, e generosi, e valorosi e simpatici; e lui lo sapeva, che i Prewett erano stati buoni, generosi, valorosi e simpatici e tante altre cose ancora eppure non riusciva a concentrarsi. Tutto quello che riusciva a pensare era che Dorcas era morta, e sicuramente era morta come avrebbe voluto, con la bacchetta in pugno a tener testa all’assassino di suo padre e dimostrando quanto fosse forte e tosta e coraggiosa. Tuttavia per lui, per Sirius, in quel momento Dorcas era solo morta. Continuava a ripeterselo in testa come se avesse paura di dimenticarselo, ma in realtà il suo era semplicemente uno stupido tentativo di processare l’informazione il più in fretta possibile. Non avrebbe tollerato gli incubi, e lo sconvolgimento, e la panchina. Non quella volta. Non poteva permettersi di non accettarlo subito, indipendentemente da quanto facesse male e suonasse innaturale.
 
Finalmente anche l’ultimo dei parenti concluse il proprio discorso e tutto finì. La gente attorno a loro cominciò a sciamare via ma lui non riusciva a smettere di guardare il suo mantello blu aperto sulla bara; la prima volta che gliel’aveva visto indosso era stato a un altro funerale, al funerale dell’altra donna fondamentale della sua vita, poi si era congratulato con lei per averlo ottenuto quando era stato solo un ragazzo a spasso nel giorno di libera uscita scolastica e l’aveva reputata bellissima e inarrivabile. Si rese conto in quel momento che non le aveva mai davvero fatto i complimenti per esserselo guadagnato, per essere diventata esattamente ciò che aveva voluto essere.
 
Di non averla ringraziata per essere stata quello di cui lui aveva bisogno.
 
-Sir, andiamo?- domandò Remus dolcemente; lui si riscosse, annuì e lo seguì perché potessero mettersi in coda ai camini. Peter camminava dietro di loro a testa bassa.
 
 
 
-Allora, come stai?-
 
Sirius fece spallucce, continuando a rigirare il suo tè.
 
-Bene, lo sai. Ci sentiamo ogni giorno-
 
-Sir. Come stai?-
 
Alzò lo sguardo su James, finalmente; lo guardava con apprensione, una ruga incisa tra le sopracciglia che lui conosceva bene.
 
-Beh, è morta. Non posso certo sprizzare gioia-
 
L’altro si trattenne dal sollevare gli occhi al cielo.
 
-Non fare così. Non metterti quella dannata maschera in faccia, stai parlando con me. Puoi star male, Sir. Indipendentemente da quello che lei…-
 
-Certo che sto male. L’ha ammazzata, come dovrei stare?! Ma non sono in procinto di scoppiare. Non scoppierò stavolta-
 
-Reprimere non serve a…-
 
-No, Prongs, non sto reprimendo. Lo so quello che è successo, e sono incazzato nero e mi sento in colpa e tutto il pacchetto, ma non scapperò come Remus e non resterò a casa a piangermi addosso ubriacandomi come quando è morto Regulus. Non è la prima volta che perdo qualcuno, e se c’è qualcosa che ho imparato stando con Dorcas è che bisogna essere freddi, finire il lavoro e tornare a casa. Dobbiamo vincere una guerra, devo tirarvi fuori di qui, e non otterrò nulla se mi lascio travolgere dai sentimenti. Quando Voldemort sarà morto avrò tutto il tempo di affrontare la mia crisi, ma questo non è il momento. Siamo rimasti in sedici, James, e solo una dozzina di noi combatte davvero. Questa storia deve finire prima che ci sterminino tutti-
 
James l’aveva ascoltato senza fiatare, fissandolo dritto negli occhi; Lily aveva portato Harry al piano di sopra per cambiarlo dopo che il bambino si era tirato addosso un intero piatto di passato di verdure, e a Sirius era venuto il dubbio che l’avesse addestrato il suo stesso padre a farlo in modo che loro due potessero restare soli.
 
-Mi dispiace così tanto, Pads-
 
Lui scosse la testa e bevve un sorso di tè per non essere costretto a rispondere subito.
 
Fortunatamente Lily e Harry arrivarono in quel momento, lui molto più entusiasta di lei del cambio di pigiamino.
 
-Allora, Sir, che novità?- domandò la donna dopo aver posato il bimbo sul tappeto in modo che potesse continuare a giocare col suo trenino di legno; gli rivolse uno sguardo preoccupato che lui non voleva davvero affrontare.
 
-Beh, ovviamente non c’era scritto sul Profeta ma sono riusciti a prendere tre Mangiamorte, durante l’assalto al Ministero. A quanto pare Rufus Scrimgeour ha avuto la prontezza di riflessi di ficcare con la testa nei camini dell’Atrium tre di quelli che aveva steso, così quando Voldemort è scappato portandosi dietro gli altri come al solito quelli sono rimasti incastrati nel limbo della Metropolvere e sono rimasti lì, anche se si sono Spaccati. Erano i fratelli Carrow, vi ricordate di quanto fossero amabili?, e Dolhov, un tizio di cui non sapevamo nulla che ci ha colti tutti impreparati. Li hanno rimessi a posto e non vorrei essere nei loro panni, al momento. Moody-, disse abbassando la voce perché l’uomo nello studio non potesse udirlo, -Non ha preso affatto bene la morte di… Dei suoi Auror. Ci ho messo dodici giorni a convincerlo a portarmi qui-
 
James strinse la mano di Lily scrutando con aria malinconica suo figlio giocare indisturbato.
 
-Abbiamo lo Specchio, tanto. Non devi impazzire per venir qui a tirarci su…-
 
-Prongs, la smetti? Io amo venire qui. È il mio posto sicuro nel mondo-
 
Non si pentì di aver pronunciato quelle parole; era vero, dopotutto, e sapeva che i Potter avevano tanto bisogno di sentirlo quanto lui ne aveva di dirlo. Entrambi, infatti, lo guardarono sopresi ma felici.
 
-A proposito di Rem, ci ha scritto. È tornato…?-
 
Sirius annuì; buona parte del risentimento che aveva provato per il loro amico era svanita dopo il Ministero. Non solo Remus e Peter si erano presi cura di lui nei giorni successivi alla morte di Dorcas, quasi come prima, ma ora capiva un po’ il bisogno di Moony di fuggire il più possibile e soprattutto di fare qualcosa. Certo, lui aveva scelto di restare a combattere, tuttavia non lo rimproverava più. Non si sentiva più come se l’avesse abbandonato.
 
-La settimana scorsa, appena gli ho detto che poteva lasciarmi solo a casa senza che decidessi di… Sapete, no? Fare qualche sciocchezza-
 
Lily ridacchiò al suo tentativo di evitare parole violente per proteggere Harry, cosa che contribuì a stemperare la tensione.
 
-Ah, c’è un’altra novità che ho dimenticato di dirvi! Non incontrando gli altri dell’Ordine le informazioni arrivano sempre in ritardo, e all’ultima riunione si è parlato d’altro ovviamente… L’altro giorno Moody mi ha detto che hanno arrestato Travers, a fine mese. L’hanno beccato mentre cercava di sottoporre un uomo alla Maledizione Imperius, un certo Jones, in casa sua. Hestia, la figlia tredicenne del poveretto, si è nascosta quando Travers e un suo sgherro sconosciuto sono entrati con la forza e ha usato il camino della cucina per chiamare gli Auror. Li hanno beccati sul più bello e sbattuti dentro per direttissima!-
 
James fischiò.
 
-Che fegato la ragazzina! Così si fa!-
 
Sirius annuì, soddisfatto di aver sviato il discorso su temi meno dolorosi.
 
-Pensa come sarà stata accolta a scuola, con questa sensazionale notizia ancora fresca! Avrà ricevuto un sacco di complimenti sul treno… Il primo settembre… È da settimane che non penso ad altro- concluse Lily con tono nostalgico.
 
Per un’istante tacquero, tutti concentrati sui propri malinconici ricordi mentre osservavano Harry borbottare qualcosa ai suoi giocattoli. Anche Sirius ci aveva pensato, quindici giorni prima, all’Espresso che partiva per portare a scuola una schiera di studenti trepidanti, esattamente come ogni anno. Anche in quel momento straniante e doloroso trovava in qualche modo confortante che ci fosse, in mezzo a tutte quelle brutture e cattiverie e angosce, qualcosa di immutabile. Hogwarts sarebbe sempre stata lì, ogni primo settembre, ad aspettare i suoi studenti. E forse…
 
-Mi chiedo se ogni primo settembre della nostra vita sarà così. Rimpiangeremo per sempre i tempi della scuola?-
 
-Non penso sia così-, gli rispose James scuotendo il capo, -Non che non ami Hogwarts, sarebbe una bugia dirlo, ma credo sia più ciò che quel periodo ha significato che ci manca. I tempi degli scherzi, e di quando il peggior problema era non aver finito i compiti per la McGrannitt-
 
-Beh, non si può certo dire che i nostri ultimi anni a scuola siano stati proprio così spensierati, però. Ma eravamo insieme, quello sì- concluse Sirius, posando la tazza e alzandosi dalla poltrona per accucciarsi accanto a Harry sul pavimento.
 
-Chissà come sarà vederti partire per la scuola, tra dieci anni- disse al piccolo che per tutta risposta alzò lo sguardo su di lui e gli sorrise, mettendogli in mano la locomotiva in un invito a giocare insieme.
 
 
 
Sirius camminava per le strade di Londra sotto una pioggerellina fitta e fastidiosa; raggiunse in fretta il Paiolo Magico, salutò con un cenno del capo Tom e si diresse sul retro, dove aprì l’ingresso per Diagon Alley. La via magica era deserta, e lui non era convinto fosse solo per l’orario tardo. Alzò il bavero del giaccone e si avviò lungo la strada a passo svelto per raggiungere la sua meta il più in fretta possibile.
 
Non vedeva Peter da parecchio, ormai, e sapeva che non era andato nemmeno da Lily e James di recente. Gliel’avevano detto quando era stato a trovarli tre giorni prima, una sera a cena dopo che Moody aveva finito di lavorare al Ministero, e da allora non aveva avuto il tempo per sincerarsi delle condizioni del loro amico perché era stato impegnato in un nuovo compito assegnatogli da Moody a tempo pieno; ma quella sera voleva accertarsi che stesse bene prima di prendere servizio alle calcagna di un certo MacNair, un nuovo osservato speciale di Moody il cui nome era stato fatto dall’uomo che arrestato insieme a Travers.
 
Quando arrivò al Serraglio Stregato e chiese di lui la proprietaria stava già chiudendo il negozio e gli rispose che Peter era stato assente per tutto il giorno, e lo sarebbe stato anche il successivo perché stava poco bene. Un po’ sorpreso da quella notizia Sirius si diresse all’Ufficio Postale per mandargli un messaggio, ma intravide qualcosa di argenteo cominciare ad addensarsi davanti a lui e si fiondò nel primo vicolo che trovò per ascoltare il messaggio del Patronus senza che qualcuno potesse origliare, per quanto la via fosse terribilmente vuota.
 
-Vi prego, correte, sono qui! I bambini!- sussurrò la voce di Juliet; Sirius sentì un brivido freddo corrergli lungo la schiena e sfoderò la bacchetta, e improvvisamente si ricordò di una cosa fondamentale: non aveva idea di dove vivessero i Bones.
 
-Merda! Maledizione!- gridò, tirando un calcio a un bidone dell’immondizia e facendolo capovolgere con enorme fracasso. Poi si risolse a pensare sforzandosi di non farsi prendere dal panico.
 
Dedalus, forse, avrebbe saputo dove andare; peccato che lui non avesse idea nemmeno di dove trovare Dedalus. Caradoc invece lo stava aspettando per il cambio su MacNair.
 
Si Smaterializzò e riapparve nel luogo concordato col Guaritore, e per un attimo pensò di averlo perso e che fosse già partito tanto era mimetizzato bene coi mattoni del muricciolo che circondava la fattoria in mezzo a un bosco nel freddo gelido della scozia.
 
-Hai ricevuto il messaggio?- gli disse in fretta mentre lui revocava l’incanto di Disillusione e annuiva.
 
-Sbrighiamoci- disse, e Sirius fece appena in tempo a fermarlo.
 
-Non ho idea di dove andare!- proruppe velocemente, forse a voce un po’ troppo alta. Senza chiedere altro Caradoc gli porse il braccio destro, lui l’afferrò e sparirono di nuovo per ricomparire molto più a sud e vicino al mare, a giudicare dall’aria che sapeva di salsedine.
 
-Di qua!- gli disse l’altro, e corsero con le bacchette sguainate, incuranti dei babbani che osservavano da dietro le finestre, richiamati dalle urla e dagli scoppi provenienti da uno dei cottage dal tetto di paglia e le pareti imbiancati con la calce che costeggiavano la strada in una fila ordinata. Oltrepassarono il cancelletto e il piccolo giardino, si lanciarono oltre la porta e immediatamente si trovarono davanti al corpo senza vita di Edgar Bones riverso sul pavimento in una pozza di sangue. Caradoc lo guardò fisso per un solo istante prima di riscuotersi ma Sirius l’aveva già oltrepassato per seguire i rumori che venivano da una stanza in fondo allo stretto corridoio. Sapeva cosa Edgar gli avrebbe chiesto se fosse stato in vita: di salvare i suoi figli.
 
-Fallo, svelto! Finisci l’ultimo marmocchio!-
 
Il sangue gli si ghiacciò nelle vene. Raggiunse la stanza il più silenziosamente possibile, Caradoc un passo dietro di lui, ed entrarono spalla contro spalla coprendo l’uno il fianco dell’altro. Si ritrovarono in un salottino coi mobili a misura di bambino, e i tre incappucciati stonavano così tanto in mezzo a servizi da tè in miniatura, bambole e pupazzi di peluche che per un attimo a Sirius parve che quella situazione surreale potesse esistere solo nei suoi sogni. Poi Caradoc lo salvò da un raggio violaceo e si riscosse.
 
Cominciarono a combattere, due contro tre, e una parte del cervello di Sirius restò concentrata a cercare di capire dove potessero essere Juliet e i piccoli; il più basso dei tre Mangiamorte stava per cadere sotto i colpi della sua bacchetta quando qualcuno urlò dall’ingresso.
 
-Siamo in fondo al corridoio, la stanza dei giochi!- urlò Caradoc in risposta al grido di Emmeline, e un secondo dopo la donna era al loro fianco. Uno dei Mangiamorte, quello più smilzo, sembrò paralizzarsi quando la vide.
 
-Via, ora! Se ci sono loro arriveranno anche gli…-
 
La finestra dietro di loro esplose e Scrimgeour entrò rapidamente, seguito da quelle che dovevano essere un paio di reclute a giudicare dai loro mantelli grigi. Uno dei due era Kingsley Shaklebolt, e sembrava incredibilmente cresciuto rispetto a come lo ricordava Sirius.
 
-Siete circondati! Altri Auror stanno facendo irruzione dall’ingresso, non potete fuggir…-
 
-Questo lo dici tu, feccia!- sputò fuori il Mangiamorte più grosso; tutti e tre sollevarono la manica sinistra della tunica scoprendo l’orrido Marchio e proprio mentre lo schiacciarono il corpulento venne colpito da uno Schiantesimo di Emmeline che lo fece crollare faccia a terra. Immediatamente Scrimgeour eseguì un complicato movimento di bacchetta disegnando in aria una specie di cerchio che si avvolse attorno al Mangiamorte svenuto, apparentemente senza conseguenze, eppure quando i suoi compagni svanirono nel nulla una frazione di secondo dopo lui rimase lì, svenuto e molto presente.
 
-Juliet!- gridò Sirius, senza curarsi degli altri presenti. Aveva sussurrato, doveva essere riuscita a nascondersi coi bambini, ma allora chi aveva urlato… Il Mangiamorte aveva detto “l’ultimo marmocchio”…
 
Guardò dietro il divanetto, dentro il baule nell’angolo, ma sembrava non fossero da nessuna parte. Poi si rese conto che una parte della parete accanto al camino non combaciava e raggiunse la porta nascosta proprio mentre Emmeline la apriva completamente, rivelando un armadio a muro.
 
Erano lì, tutti e tre; Juliet, Charlie e Evelyn. Freddati da tre Anatemi, probabilmente.
 
Fece un passo indietro, disgustato. Era certo che si sarebbe sentito male se non fosse uscito in fretta da lì. Emmeline gli disse qualcosa che lui non capì, concentrato com’era sul volto famigliare di Juliet distorto dalla paura e sulle espressioni terrorizzate dei due bambini. Evelyn era più piccola di Harry… Come potevano aver fatto qualcosa di così orrendo…
 
-Sirius? Che ci fai…- domandò Kingsley, avvicinandosi alle sue spalle. Sirius si voltò a guardarlo e non riuscì nemmeno a essere felice di trovarselo davanti sano e adulto, dopo tutto quello che aveva passato. Caradoc ed Emmeline stavano parlando con Scrimgeour e Moody, appena entrato nella stanza, qualche passo più indietro.
 
-Eravamo amici. Ci ha chiesto aiuto- disse semplicemente, incapace di inventare bugie. A Kingsley bastò.
 
 
 
-… Sono andato a cercarlo il giorno dopo, e sua madre mi ha detto che stava malissimo. Vomitava dalla sera prima. Spero che si riprenda in fretta- disse Sirius, gattonando dietro a Harry in giro per il soggiorno facendolo ridacchiare. Senza alcun dubbio quello era per Sirius il momento più bello da una settimana a quella parte.
 
Aveva agognato l’occasione in cui avrebbe rivisto Harry per tutto il tempo in cui era stato sveglio, da quando aveva visto Caradoc chiudere con incredibile dolcezza gli occhi di Evelyn e Charlie. Ed era stato sveglio per buona parte del tempo in quella settimana. Si era accollato tutti i turni possibili, sostituendo Peter che ancora non si era ripreso dalla brutta influenza intestinale che l’aveva colpito e passando le sue poche ore libere a cercare di dimenticare ciò che aveva visto nel cottage dei Bones. Non era la prima volta che vedeva un cadavere ma quei poveri bambini l’avevano scosso come niente prima di allora. Forse ancora di più a causa di quel cosino che cercava di scappargli e che lui faceva finta di non riuscire a prendere da più di un’ora.
 
-Non sei ancora stanco di questo gioco? Mi state facendo venire il mal di testa, voi due- disse Lily ridacchiando dalla sua postazione sul divano; Sirius si accorse dello sguardo ammonitore che le rivolse suo marito quando girarono attorno al divano.
 
-Se Harry vuole giocare a chiapparello, Paddy giocherà a chiapparello. Può farmi fare tutto quello che vuole, oggi-
 
-Ti sei completamente rammollito, alla fine- sghignazzò James; sembrava sinceramente contento di vederlo e accertarsi che fosse in forma, anche se probabilmente lo riteneva pazzo.
 
-Solo un pochino, ed è colpa vostra che avete fatto questo mostriciattolo!- esclamò con voce distorta, afferrando il bambino per la vita e rotolando sulla schiena per sollevarlo in aria; Harry rise mostrando tutti i suoi dentini, fingendo di divincolarsi, e quel suono rimise a posto una serie di pezzi dentro Sirius che erano rotti da un po’.
 
Qualche minuto dopo rimase con Lily in soggiorno mentre James andava a cambiare il pannolino puzzolente di Harry.
 
-Sarò incredibilmente felice quando imparerà a usare il water, giuro!- aveva borbottato lasciando la stanza, reggendo spettacolarmente il bimbo a distanza da sotto le ascelle mentre saliva le scale.
 
-Allora, vuoi parlarne?- domandò lei giocherellando con un filo sfuggito alla cucitura di uno dei cuscini del divano.
 
Sirius, che ora sedeva in poltrona come conveniva agli adulti della sua età, accavallò le gambe e afferrò uno dei sandwich al salmone preparati da James per il tè del pomeriggio.
 
-Di cosa? Non sono io che sono segregato in casa da mesi. Sono io che vengo a portare conforto a voi, Rossa, ricordi?-
 
Lei gli lanciò lo stesso sguardo con cui inchiodava Harry alle sue responsabilità quando combinava un qualche guaio.
 
-Nell’ultimo mese ti sei offerto di darti alla macchia e mollare la tua vita per starci vicino, hai perso la donna con cui avevi una relazione, hai scoperto i cadaveri di due bambini. Senza contare tutte le volte in cui hai combattuto, che le persone normali conterebbero come traumi. E sei di fatto solo tutto il tempo, a meno che non parli col tuo migliore amico e sua moglie tramite uno specchio. Non mi pare che tu sia al tuo meglio, ecco, e il fatto che noi siamo in questa situazione non significa che i tuoi problemi non siano degni di essere discussi e che tu non possa avere bisogno del nostro conforto. Puoi parlare, con noi. Scegli tu con chi, ma sfogati. Me l’ha detto qualcuno che dovresti conoscere bene, tempo fa, e con me ha funzionato-
 
Lui scosse il capo, un lieve sorriso storto sulle labbra.
 
-So di poter contare su di voi, però…-
 
Lei si sporse dal divano e gli strinse la mano nella sua; Sirius la guardò, osservò le sue occhiaie accennate e gli zigomi un po’ troppo evidenti e i capelli raccolti che mettevano in evidenza il collo magro.
 
-Sir, non sei solo, e non sei un robot. Per quanto tu possa sforzarti di mostrare a tutti che stai bene, cederai a un certo punto se sopprimi tutto, e sarà solo peggio. E non hai bisogno di dirci di non preoccuparci, perché noi ci preoccuperemo per te comunque. Sappiamo già che stai male, soffriamo già con te come tu hai sofferto con noi ogni giorno in questi mesi. James ha pregato Peter di farsi vivo con te, e ha scritto a Remus chiedendogli di tornare per favore perché lui non poteva starti vicino. È preoccupato da morire per te, quasi abbastanza da dimenticare la propria insofferenza a questa situazione, e io ho ripreso a non dormire perché penso che potresti fare qualcosa di stupido e impulsivo da un momento all’altro, appena sarai pieno a sufficienza di dolore. Perciò, per favore, potresti parlare con noi davvero?-
 
-Non voglio sprecare il poco tempo che abbiamo insieme a parlare di queste cose, Lily. C’è già abbastanza orrore fuori di qui, e non voglio portarmelo dietro. Quando sono con voi voglio godermi Harry, e te e James, non parlare degli infiniti modi in cui mi sento solo e disperato in questo momento. Il tempo per piangermi addosso non mi manca di certo, quando non sono in giro a far cose per l’Ordine non posso fare altro in effetti-
 
Lily stava per ribattere quando qualcuno bussò. Sirius scattò in piedi, la bacchetta già in pugno, e lei fece altrettanto; mentre raggiungevano il corridoio James si precipitò di sotto, il volto deformato dall’ansia.
 
-È la porta sul retro- disse, facendosi avanti con l’arma in mano. Moody arrivò in corridoio dallo studio, annuì al loro indirizzo e si diresse a grandi passi verso l’uscio.
 
-Chi è?- domandò, la bacchetta già puntata contro il vetro smerigliato oltre il quale si intravedeva la sagoma di qualcuno molto alto.
 
-Sono Albus Percival Wulfric Brian Silente, Alastor, e una volta quando eri ancora a scuola ti ho sorpreso a sabotare le scope dell’intera squadra di Quidditch di Corvonero-
 
L’Auror abbassò la bacchetta ridacchiando e aprì la porta concedendo l’ingresso a un sorridente Silente.
 
-Se l’erano meritato, quei secchioni. Che ci fai qui?-
 
Sirius, che per il calo di tensione si sentiva le gambe di gelatina, si appoggiò alla balaustra delle scale e respirò piano. Lily e James non sembravano star troppo meglio di lui.
 
-Vado… Vado a prendere Harry- borbottò appena si sentì saldo a sufficienza sulle gambe, lasciando a i padroni di casa il compito di accogliere il preside.
 
Quando lui e il bimbo tornarono di sotto tutti erano accomodati in salotto e James stava servendo il tè.
 
-Ooooh- disse Harry quando vide Silente, sporgendosi per afferrargli la barba; il Preside ridacchiò.
 
-Ciao Harry, è un piacere rivederti-
 
Come gli era stato insegnato il bimbo fece ciao con la manina e ridacchiò, nascondendosi poi nel collo di Sirius.
 
-È un po’ timido con le persone che non conosce, quella sera al Quartier Generale era troppo frastornato per…- cercò di scusarlo Lily, ancora non del tutto tranquilla; Sirius le lasciò Harry in braccio in modo che potesse calmarsi sentendolo vicino.
 
-Niente di cui scusarsi, no. I tuoi sandwich sono deliziosi, James, complimenti-
 
-La ringrazio, signore. Mi scusi, non vorrei essere indelicato, ma…-
 
-Oh, certo, immagino vi stiate chiedendo cosa ci faccia qui. Bene, vi avevo promesso che avrei studiato un modo per tenervi al sicuro il più possibile; in questi mesi ho fatto ricerche, ho viaggiato e letto molti libri, e credo di aver trovato qualcosa che possa fare al caso nostro-
 
Sirius, rimasto in piedi accanto a Lily e Harry, sentì un fremito corrergli lungo le dita.
 
-Intende… Potremmo tornare a casa, ricominciare…-
 
-No, James, mi dispiace. Per quello sarebbe necessaria la sconfitta di Voldemort, e temo che nonostante abbiamo messo a segno dei colpi importanti siamo molto lontani da quel punto.
 
No, parlo di rendere la vostra abitazione il posto più sicuro del mondo. Talmente sicuro che Voldemort potrebbe passare qui davanti e non accorgersi che dentro ci siete voi-
 
-Che sorta di magia può fare questo?- chiese Sirius allibito, e Lily strinse la mano di James con forza. Moody fissava Silente intensamente.
 
-Un antico incantesimo di protezione chiamato Incanto Fidelius-
 
 
 
 
   
 
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