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Autore: Sia_    11/07/2023    3 recensioni
Raccolta di drabble, flashfic e Os su crack paring estratte a sorte.
1. Irma Black/Nobby Leach – Questioni di sangue
2. Fred Weasley/Hermione Granger – Il colore delle tende
3. Caradoc Dearborn e Dedalus Lux – Il tempo di un tic e di un tac
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Pollux Black, Vari personaggi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Questa storia ha partecipato alla challenge "Due ore, quattro prompt" del Forum Ferisce più la penna.

Il colore delle tende
 

Prompt uno:
"E tu, ora che mi hai visto come sono veramente, riesci ancora a guardarmi?"
1984

 

Hermione sta guardando la porta chiusa di camera sua da almeno due minuti, non riesce a decidersi a uscire. Prima o poi lo farà, forse quando sentirà il passo di Fred che si allontana dal salotto e scende le scale. O forse sgattaiolerà via prima, magari adesso, senza farsi vedere. 

 

“Ti sto chiedendo un consiglio.” Che coraggio ha a chiederle una cosa simile? Che coraggio ha a guardarla negli occhi e a pretendere una risposta? “Le dico di sì?” 

 

Gli intagli della porta assomigliano alle cicatrici sulla schiena di Fred. Ha avuto modo di studiarle quando alla Tana fa troppo caldo per giocare a Quidditch con una maglietta addosso, oppure lì in quella casa, dove e che vivono insieme, mentre vengono e vanno da una stanza all’altra. Hermione l’ha visto in un caleidoscopio di colori, l’ha visto nel bianco che mette insieme lo spettro di tutte le tinte possibili.  

 

“Hermione?”

“Mh?” 

Non chiedermelo, non farmi questo.

“Ci esco o no?” 

 

Prende la maniglia della porta in mano e la tira verso di sé. Al diavolo Fred che le fa domande che lacerano il cuore, che le fanno immaginare una vita in cui oltre a Hermione c’è qualcun altro la sera nel loro salotto, o nella loro cucina. E al diavolo anche al suo cuore, ché pensa di avere dei privilegi. 

 

“Non credo di poterti dare una risposta.” 

“Mi devi aiutare a risolvere questo casino con la Medimaga."

“Fred, è il tuo casino con la Medimaga, non il mio. Risolvitelo da solo.”

 

I suoi genitori non l’hanno mai viziata, mai una volta – e dire che è anche figlia unica. Eppure è egoista, Hermione, nel rispondergli. Gli dice che non sono affari suoi e lo lascia da solo in un salotto che scricchiola di un rumore scomodo; sembra che si sia rotto qualcosa. Hermione si sente egoista, vendicativa persino, a prendere un impegno per la stessa sera: crede che così possa fare meno male. 

 

Quando esce in salotto, Fred si sta mettendo a posto i bottoni della camicia ed è bello. Bello da provocarle un dolore alle costole. La guarda e per la stanza aleggia un silenzio imbarazzante. 

“Senti, Hermione…” Vorrebbe trovare qualcosa per appianare la distanza che si è creata lì in mezzo negli ultimi giorni. Ha pensato di scriverle un biglietto e lasciarlo per la casa, ma poi si è ricordato che lui di lettere non ne scrive e non saprebbe che fare. Vorrebbe dirle che è bella e che gli dispiace e che… 

Suona il campanello, Hermione stringe il manico della sua borsetta. Dovrebbe perlomeno andare a rispondere, eppure non riesce a smettere di guardarlo. 

Aspetta almeno dieci secondi. “Devo andare, buona serata, Fred.”



 

Prompt due:
Maybe she wasn't perfect, but she would never be. But she was still worth something—she was worth a thousand possibilities.
Grimrose Girls

 

Ci sono svariati libri sparsi per la casa. E peli di gatto. E l’acqua della doccia ha sempre una temperatura insopportabile, che a starci sotto per sbaglio sembra di entrare all’inferno. E poi ci sono un sacco di piante che rimangono vive per miracolo solo perché una sera Neville ha detto a Fred come curarle – Hermione le compra e poi se le dimentica. 

Fred sa che Hermione non è perfetta: sono passati i tempi in cui la canzonava prefetto-perfetto. Hermione è caotica, anche se sulle prime sembrerebbe calma. Hermione non è razionale come a volte sembra essere. 

 

Ma è Hermione. 

 

Per questo, quando la vede uscire dalla stanza ed è bella, Fred pensa che vale tanto quanto tutte le Medimago del mondo. E poi pensa che tutto quello che hanno costruito lì dentro, in quei mesi di convivenza, deve valere qualcosa. C’è la possibilità che i libri entrino anche nella sua di camera, che si incastrino negli angoli e negli anfratti che nemmeno lui conosce. “Senti, Hermione…”

Senti, Hermione, penso che sarebbe meglio se facessimo finta di non aver sentito il campanello. Meglio se ora io non finissi di chiudermi i bottoni e tu rimanessi qui a guardarmi e smettessimo di nasconderci dietro le tende verdi che hai scelto per il salotto. Ti ho detto che quelle di lino erano un’idea più sensata, perché sono un po’ più trasparenti, così da vederci fuori e da vederci dentro. Senti, Hermione, io con questa Medimago non ci voglio fare niente, ma dietro le tende verdi io non so più se tu ci stai e… ci stai? 

“Devo andare, buona serata, Fred.”

Hermione non è perfetta, se è per questo nemmeno Fred ha tante qualità dalla sua parte – non c’è ordine, ma caos ogni volta che passa. Ma è Hermione e fa male pensare che tutte le possibilità del mondo siano appena uscite da quella stanza. 

 

Prompt tre: 

I had all and then most of you

Some and now none of you

Take me back to the night we met

I don't know what I'm supposed to do

Haunted by the ghost of you

Oh, take me back to the night we met
The night we met

 

“Sono Fred, piacere.” 

Fred ride – riempie la Sala Comune di un unico rumore – e le allunga una mano. Hermione la guarda, sa che presto la stringerà e che non si tirerà indietro; ha capito che quello è un gioco che non può vincere. Se alzasse un po’ lo sguardo, potrebbe mettersi a studiare le vene del collo del gemello, cercare cosa nasconde sotto la cravatta da Grifondoro. 

Hermione crede di conoscerlo da cinque anni. Non si è mai sbagliata tanto.

 

Hermione è un fantasma sul viso della Medimago. Non riesce proprio a concentrarsi. Si stringe nelle spalle, annuisce col capo e pensa che qualunque cosa la strega gli stia dicendo, non sia abbastanza interessante. L’aria gli sferza le guance già fredde e sorride: quando è diventato così sottotono? Alza gli occhi al cielo, anche la notte – specialmente la notte, quante ore di sonno si sono rubati? – gli fa pensare a Hermione.

 

Fred si intrufola nel sermone che l’Auror le sta facendo: non sa nemmeno come riesca a stare tra le pieghe di un discorso che non fa ridere, eppure si aggira su quel tavolo come un fantasma e lei sente che è arrivata al limite. “Non mi piace piangere davanti agli estranei e mi viene da piangere e sono triste e non è nemmeno colpa tua.” 

Lui sta zitto, Hermione si stringe nelle spalle e guarda verso l’alto per ricacciare indietro le lacrime: che ci fa lì? Perché non può stare sul divano del suo – loro – salotto? Lei e Fred sono esperti di divani, di notti, di scuse, di nuovi inizi. 

 

La mano di Hermione è piccola, ma non fragile. Anche lei si mette a ridere e le loro voci insieme creano una nuova armonia nella Sala Comune addormentata. Sono al piano di sopra, seduti sul divano davanti al camino: è la prima volta che si guardano così, che si vedono davvero. Non smetteranno mai più.

“Sono Hermione, piacere.” 

 

Prompt quattro

"Quando si è di fronte alla morte, meglio ballare che sdraiarsi ad aspettarla".
Hell Bent – Bardugo

 

Hermione non è abituata ai tacchi, per questo cammina a passo lento verso la porta di casa. Avrebbe potuto smaterializzarsi, ma s’è concessa dieci minuti di passeggiata quella sera: spera di poter mettere a posto i pensieri. 

Ha lasciato l’Auror al bar, la parte del proprio conto pagata e si è portata dietro un cuore che pulsa fino a rompere le costole. Tira su col naso e sbatte gli occhi velocemente, mentre si concentra come può sul marciapiede. 

 

Fred la sta guardando arrivare, ha represso l’istinto di sorridere – hanno avuto la stessa idea. Si è reso conto che la stessa idea è quella di deprimersi in una casa piena di ragnatele e di cose che avrebbero potuto essere e di… è una sensazione che ha già vissuto, qualche anno prima, proprio dopo la guerra.

“Ciao” le sussurra, quando lei è abbastanza vicino per rendersi conto che Fred è reale. Nessun fantasma in nessuna conversazione. Solo Fred, che è ancora bello. 

“Ciao” gli dice di rimando. 

Fred le sorride, tiene le mani in tasca. “Sai che ho imparato?” 

“Quando?” Hermione pensa che non ha così tanta voglia di stare al gioco, ma lo lascia fare: Fred è lì davanti a lei e il cuore le fa ancora più male di quanto potesse fare cinque minuti prima. Non ha mai provato un dolore così bello. 

“Quando sono quasi morto…” 

Fred.” 

“Aspetta… quando, quando sei davanti alla morte, capisci che è meglio mettersi a ballare che rimanere fermi ad aspettarla.” Fred sta ancora sorridendo, “Credevo di aver appreso la lezione la prima volta, che mi fosse bastato cercarmi una nuova casa, farmi delle nuove abitudini, smetterla con il caffè e passare al tè. Credevo che fosse abbastanza per scombussolare le carte in tavola, ma poi questa sera ho fatto di tutto per finire ad aspettare.”

Lei deglutisce. “Cosa?” 

Te.” Il gemello ride, pensa che sia incredibile che sia riuscito ancora a far arrossire Hermione sulle guance. “E tu sei venuta qui ad aspettare me.” Continua a dirle. 

Ci mette dieci secondi a rispondergli. “Sono venuta qui ad aspettare te.” 

Fred fa un passo avanti, le sfiora la guancia con una mano. “Non pensi che sia stancante?” Dico, Hermione, è stancante vederti scegliere tende verdi quando quelle trasparenti avrebbero risolto il problema molto prima. 

Hermione si lascia andare contro il suo palmo, annuisce. “Ma non sono brava a ballare.” 

Lui le ride sulle le labbra. Che importa, Hermione? Nemmeno io so ballare. Eppure ho la sensazione – è più una convinzione –, che sarà bellissimo essere scoordinati insieme. 

 



Eccoci qui: cosa possono fare due ore? Magie, credo. Che bello tornare a scrivere e tornare da Fred e Hermione. 
Grazie mille per tutto il supporto e... buona lettura a tutti! (anche buona serata, in verità)
Sia 

   
 
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