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Autore: Ivy001    14/07/2023    1 recensioni
Nairobi e la sua vita prima della rapina...il passato da giovane zingara alle prese con un matrimonio combinato, la nascita di Axel...e tutto il seguito...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nairobi, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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La festa prosegue tra euforia, musiche e danze gitane, sangria e cibo in abbondanza. Olivia Jimenez giurerebbe di non aver mai assistito ad un matrimonio come quello, e, in realtà, inizia quasi a nutrire invidia. Sua figlia lamenta nozze combinate nonostante il lusso che potrà vivere d’ora in avanti. Invece per quanto riguarda lei, le sue nozze sono state misere così come il suo quotidiano.

Seduta ad un tavolo, sorseggia vino, osservando Agata, al centro della pista da ballo, circondata dai Garcia e parenti vari che ascoltano la voce di Antonio intonare una canzone che d’ora in avanti sigillerà, agli occhi degli altri, la loro unione.

Pues me he enamorado

Y te quiero y te quiero

Y solo deseo

Estar a tu lado

Soñar con tus ojos

Besarte los labios

Sentirme en tus brazos

Que soy muy feliz”


https://www.youtube.com/watch?v=dlHO_HHj2EU


Olivia non partecipa a quel momento di musica e festa, consapevole che Agata non prova nessuna gioia. Piuttosto la donna osserva i vari regali posti ad un lato della sala, incredula per la ricchezza accumulata da sua figlia in poche ore; più di quella che una gitana misera come lei ha saputo mai guadagnare in vent’anni.

“Amore, a cosa pensi? Non sei contenta che la questione si è conclusa al meglio? Finalmente Agata è sposata. Siamo imparentati con i Garcia adesso” – Alfredo si avvicina alla moglie e disturba, con le sue parole, i pensieri della donna.

“Sì, spero che mia figlia non commetta alcun passo falso, perderebbe una fortuna” – precisa la mora.

“Dubito rinuncerebbe, visto che Antonio può regalarle una serenità anche economica”

“E’ qui che ti sbagli, caro” – commenta Olivia; sposta gli occhi sul marito e aggiunge – “Agata non è come me. Le importa poco di fare la bella vita”

“Sicura? E come ti spieghi quel bracciale costoso che aveva al polso ieri? Diceva che si trattava di un regalo. Dubito che conosca qualcuno tanto ricco”

Quell’osservazione colpisce la gitana che torna a riflettere su un dato che sembrava aver rimosso dalla memoria.

“Già! Hai ragione. Ora che mi ci fai pensare devo ancora capire questa storia” – sospettosa, cerca di trovare spiegazioni.

Potrebbe aver rubato? Idea scartata subito. Se c’è una cosa che Agata non farebbe mai, perché lontana dai principi dell’uomo che ama di più al mondo, suo padre, è proprio quella di rubare ad altri.

Vendersi per ricevere in cambio robe preziose? Beh...la ragazza dalla sua reazione quando la madre glielo domandò è chiara...non lo farebbe neanche morta.

La memoria della signora Jimenez passa in rassegna tutte le amicizie di sua figlia. Nessuna..proprio nessuna..con possibilità economiche di tale portata.

“Non riesco a capire come ha fatto ad averne uno, senza che io mi potessi accorgere di qualcosa”

“Dai lascia perdere. Inutile impazzire su cose che ormai contano poco. Anzi, andiamo a ballare anche noi. Tra poco andranno via tutti, approfittiamone ancora un po'” – la prende per mano cercando di farla alzare.

E Olivia accetta, nonostante quella vicenda continua a puzzarle di marcio.

E’ sera quando la gente è via e restano solo i due sposini con i loro genitori.

I Garcia sono entusiasti dell’esito del party e continuano a riempire di complimenti la matriarca Jimenez per la bellezza di sua figlia e per averla educata al meglio: a loro dire mantenendosi composta ed elegante di fronte agli invitati l’ha resa una perfetta mogliettina, così come deve essere.

Ma Agata, decisamente povera di parole, ha la testa altrove. Non ha manifestato reazioni ed è sembrata sottomessa, giovando agli occhi dei tradizionalisti presenti.

Un bigliettino continua a mandarla in subbuglio, e la canzone dedicatale da Antonio, poco prima, ora le riecheggia nell’orecchio, ma il cuore la associa inevitabilmente al compagno sbagliato.

“Credo sia giunto il momento di andare a dormire, no? Stanotte sarà una notte speciale per i nostri ragazzi..prima che crollino per la stanchezza” – dice mamma Victoria, sorridente e fiduciosa che nelle successive ore il suo adorato figlio e la sua sposa concepiranno il tanto atteso erede.

Il novello sposo non sembra molto a suo agio nel trattare l’argomento e percepisce l’ansia di Agata, svegliatasi dai suoi pensieri avendo captato il discorso.

Per tranquillizzarla, Antonio le lancia uno sguardo rapido che vale più di mille discorsi e la gitana legge nei suoi occhi un “Non faremo nulla, tranquilla”, rilassandosi, per rispondergli con un sorriso di ringraziamento.

Olivia, invece, per smuovere l’ormone, che nota essere addormentato nel suo attuale genero, ci tiene a precisare della giarrettiera di pizzo che avvolge la coscia della sua figliola, suscitando un certo interesse perfino negli uomini adulti presenti, che immaginano precisamente quella fascia aderire perfettamente al corpo della diciottenne.

“Mi sembra ottimo, non trovi anche tu Toni?” - Victoria apprezza che la nuora abbia premura nel facilitare la prima notte, ignara che le intenzioni sono di Olivia e non di Agata.

“Ehm...cara, andiamo dai, i ragazzi devono raggiungere la loro nuova abitazione” – Alfredo interviene e chiude il discorso, per evitare imbarazzi alla diciottenne che infatti è arrossita e potrebbe esplodere da un momento all’altro.

“Domattina verremo a dare un’occhiata che tutto sia ok” – precisa la Garcia, prendendo a braccetto la neo consuocera, per ridacchiare entusiasta ed uscire dalla sala ricevimenti.

“Bene, ahm...noi siamo esausti. Ci congediamo, famiglia” – Antonio riesce finalmente a congedarsi e portare via sua moglie da quell’invadenza genitoriale.

Saliti in auto ora sono diretti nel nido d’amore, come lo chiama mamma Victoria.

Antonio ha visto l’abitazione un paio di volte, mentre i genitori organizzavano la costruzione e sistemazione interna, ma Agata è decisamente all’oscuro di quello che diventerà il principale luogo dove trascorrere la vita.

“Finalmente liberi” – il bel Garcia si rilassa, slacciandosi la fastidiosa cravatta che ha indosso da un’intera giornata, gettandola sui sedili posteriori del mezzo.

“Già” – commenta lei, non distogliendo lo sguardo dal finestrino.

“Ehi, cosa ti ho promesso quando ci siamo conosciuti ieri? Che saresti stata libera. E sarà così, non voglio tarparti le ali”

“Lo faranno le nostre famiglie, ho percepito il loro fiato sul collo fino a pochi secondi fa” – confessa la gitana, che ,nonostante avesse la testa altrove, ha avvertito il peso di elevate aspettative.

“Basterà dire che il nipote non arriva e punto” – spiega Antonio, trovando il giusto escamotage.

“Non arriva? Intendi dire che non riesco a rimanere incinta? È con questa scusa che vuoi evitare quello che loro pretendono da noi?” - ride scettica – “Ci potrebbero imporre delle visite, dei controlli, e guarda ci giurerei...incolperebbero me come la colpevole di un ventre sterile”

“Agata…abbiamo poche scelte” – continua lui, fermo sulla sua idea.

La gitana respirando profondamente, arresa alla realtà da affrontare, annuisce, e torna ai suoi pensieri.

C’è uno che domina da ore la sua mente e che ha a che fare con un bigliettino. Un bigliettino non firmato..un bigliettino rivolto a lei… e la sola e unica persona che Agata speri voglia rivederla è un giovanotto dai capelli ricci e la barba folta. Possibile che durante tutta la sua festa non avesse altra voglia che fuggire per raggiungere Ivàn e parlare con lui?!

Sì, è possibile! E Agata ne diventa sempre più cosciente.

Pensare al suo nome la manda in estasi, e un sorriso sereno colora il suo viso spento.

Poi rammenta che le circostanze sono diverse e che i sogni resteranno sogni, almeno per il momento, e torna ad incupirsi.

*******************************

Giunti a destinazione, i novelli sposi varcano l’uscio di una casa che sembra agli occhi della gitana una reggia.

“Noi...noi… abiteremo qui?” - esclama, sbalordita.

“I miei hanno voluto a tutti i costi una dimora lussuosa per noi. Non ti piace?” - le chiede, accogliendola affettuosamente sottobraccio.

“Ehm..no, certo che mi piace, ci mancherebbe. È che io…” - poi si zittisce, eppure avrebbe voluto dire “Io sono più tipa da catapecchie come quella dove vorrei andare ora”, però prosegue dicendo altro – “E’ che io… credo sia troppo. Insomma, noi due, soli, in uno spazio così ampio, per trovarci dovremmo scriverci SMS da una camera all’altra”

L’osservazione della zingara fa ridere Antonio condivide quel punto di vista.

“Ero dubbioso anch’io, fidati. Tocca abituarsi. E poi… qui potremmo fare ciò che vogliamo. Con chi vogliamo, quando ci pare, senza sentirsi costretti a dover condividere la vita assieme. La trovo perfetta come vita matrimoniale, tu no?”

Sentendolo parlare con una prospettiva decisamente libertina, Agata si destabilizza, più di quanto già lo fosse. Aveva capito che il bel Garcia voleva un futuro senza gabbie, ma probabilmente ne desidera uno senza neppure la fede al dito. Con ogni sfumatura che ne consegue…

“Cosa intendi dire quando parli di…?”

“Nulla, nulla” – la interrompe, chiudendo l’argomento - “Dai, facciamoci questo giro panoramico della casa e poi a dormire. Sono esausto, non mi reggo più in piedi” – sorridendole con una dolcezza e guidandola con premura quasi fraterna, il novello sposo le mostra l’abitazione. Una villa enorme che sconvolge la Jimenez, specialmente quando riesce a constatare la presenza di una piscina esterna.

“Cazzo” – commenta, fissando il luogo che è certa avrebbe frequentato di più durante le prossime giornate senza fine della sua vita.

“Vuoi fare un tuffo?”

“Sono molto tentata” – non si trattiene nel manifestare il desiderio di buttarsi in piscina e dimenticare i suoi pensieri dandosi al relax.

Avrebbe voluto trascorrere quei minuti in solitudine. E per suo stupore, Antonio sembra capirlo e le lascia la privacy di cui necessita.

“Buonanotte a domani...mogliettina” – la saluta, con una dolce carezza sulla guancia, e fischiettando si allontana.

Agata lo fissa andare via non intuendo granché della sua personalità. Mentre lo osserva rientrare in casa, decide di distaccare la mente da ogni dubbio e ipotesi. Liberatasi di un macigno qual e’ l’abito nuziale, inclusa una giarrettiera ai limiti del sopportabile, in solo intimo, si tuffa in acqua.

Quel getto fresco le basta a restituirle vitalità e pace. Il silenzio attorno a sé, colorato di tanto in tanto solo dall’abbaiare di qualche cane di zona, è ciò che le serve.

Adagiata a bordo piscina, chiude gli occhi ed è lì che la sua testa torna a parlarle.

“Va’ da lui” - “Cosa ci fai ancora qui?” - “Ti sta aspettando”

Sobbalza, spaventata, quando ode all’orecchio la voce di Ivàn stesso sussurrargli “Vieni da me”

La Jimenez non sa quanto dista la villa dalla sua destinazione. Ma adesso ha un cellulare, un cellulare regalatole due sere prima dal suo attuale marito.

Con quel dispositivo può tutto.

Conosce l’indirizzo, o meglio la zona. Le basta cercare, impostare un navigatore e partire.

Non può salire nella camera da letto, frugare nelle valigie per prendere i primi capi a disposizione, potrebbe far rumore e attirare l’attenzione. L’unica opzione, a suo malincuore, è rindossare l’abito nuziale.

È sempre stata brava a strappare stoffe, sua madre se ne lamentava ogni volta, e così ,come era solita fare da bambina, sistema il vestito liberandolo di alcuni sfarzi opprimenti.

Lo indossa, e opta per un’uscita in auto all’insaputa del dormiente consorte.

Non prima di aver visto la giarrettiera a terra. La afferra e la guarda immaginando cose per cui arrossisce subito dopo.

“Ma sì, cazzo” – esclama a se stessa, adagiandolo sulla coscia, con più delicatezza di quella avuta da Olivia ore prima, poi corre via.

La macchina è parcheggiata a pochi passi e le chiavi sono ancora lì.

Sembra che il destino le stia spianando il cammino con facilità: Garcia che dorme, il telefonino che indica la via, l’auto pronta alla partenza, e lei pronta più che mai a dare inizio ad una vita matrimoniale particolare.

Sfreccia lontano qualche secondo dopo, ignara che nella sua nuova casa Antonio non è affatto andato a letto.

Guarda dal balcone le luci dei fari che si allontanano, mentre sorseggia del Martini.

Prende il suo Iphone e compone un numero.

“Ehi, sono io. Sono solo, ti aspetto”

***************************

Agata in meno di venti minuti raggiunge la destinazione, e corre speranzosa verso l’ingresso della catapecchia.

“Ivàn! Ivàn! Ivàn sono io, dove sei?” - lo chiama, lo cerca. Ma nulla.

E se non fosse stato lui a scriverle? Improvvisamente quel pensiero le invade la mente.

Ma se non è lui, chi può averle scritto un biglietto, per poi darle buca?

Confusa e disorientata, si guarda attorno. Sceglie, comunque, di attendere… cinque, dieci, quindici minuti...mezz’ora addirittura, domando al meglio il suo stesso sonno. E quando guardando l’ora si accorge che sono da poco passate le tre, decide di rincasare.

Andare fin lì, credendo ad un sogno ad occhi aperti, è da bambine e lei non lo è più. Ora è una moglie. Una moglie con esigenze, sicuramente, ma pur sempre una moglie.

Raggiunge l’auto, asciugando le lacrime che nel frattempo le hanno rigato le gote.

E quando è prossima a salirvi a bordo, una voce la immobilizza.

“Te ne vai di già?”

Il cuore di lei batte all’impazzata e l’umore muta come per magia.

Si volta lenta, pregando non si tratti di un’allucinazione o della stanchezza che le fa vedere cose irreali.

“Ivàn! Sei tu?” - cerca conferma, riconoscendo il giovane.

Lui le sorride e si avvicina.

“Scusa il ritardo” – le sorride, sfiorandole la guancia. Quella carezza è ciò di cui Agata ha bisogno.

“Sei qui in abito bianco. Non vorrai sposare anche me?” - la prende in giro, ammirandola in tutto il suo splendore.

La diciottenne ride, abbassando lo sguardo, quasi imbarazzata.

“Sei bellissima!” - riprende lui, invitandola ad alzare gli occhi.

I due si guardano in silenzio per qualche secondo, secondi che sembrano un’eternità e che Agata vive come fossero le sole e uniche gioie della vita.

Poi, senza controllarsi, lo abbraccia, stringendo quanto più le è possibile.

“Entriamo? Voglio mi racconti la tua giornata” – propone Ivàn, riuscendo a controllare un istinto che lo avrebbe invece spinto a fare altro con la ragazza che ha davanti.

Aiutandola a salire le scale per entrare nell’abitazione, nota i vari strappi “L’hai ridotto tu così questo vestito?”

“già! Mia madre non ne sarà felice, e mi frega poco” – commenta Agata, tornando finalmente la ribelle che è sempre stata. Varcare quell’uscio le fa bene, perché sembra quasi che solo tra quelle mura riesce ad essere se stessa.

Distesi sul materassino, che Ivàn ha ripulito e sistemato qualche ora prima per l’occasione, i due trascorrono le successive due ore a parlare.

Parlare. Sì parlare. È solo questo ciò che accade tra di loro.

Soli, in una bolla dove isolarsi, è ciò che basta ad entrambi per essere felici.

E’ la stanchezza poi a prendere il posto delle parole.

La Jimenez si addormenta e mai come in quel momento, tra le braccia di Ivàn, si sente davvero a casa, nel suo nido ideale.

************************

È l’alba quando qualcosa la sveglia. Né i raggi del sole, né dei rumori, né sogni strani… ma è una voce che canticchia qualcosa, e delle mani che le accarezzano e giocano con i suoi capelli.


Pues me he enamorado

Y te quiero y te quiero

Y solo deseo

Estar a tu lado

Soñar con tus ojos

Besarte los labios

Sentirme en tus brazos

Que soy muy feliz”


Aspetta, aspetta!!! Ad Agata è decisamente familiare quella melodia e lo sono anche quelle parole.

Sobbalza improvvisamente.

“Ehi, buongiorno” – la saluta lui, regalandole un sorriso disteso e sereno.

Ma Agata lo fissa,stranita. E proprio tale canzone la riporta con i piedi per terra.

“Devo andarmene, cazzo. È tardissimo”

Mentre si affretta, sistemandosi per raggiungere l’automobile, seguita a ruota da Ivàn, la Jimenez avverte un segno dal destino… come mai Ivàn cantava proprio quella canzone? Quelle parole? Quella melodia?

Sembra uno scherzo, una coincidenza assurda del fato. Come se si divertisse a ricordarle che, nonostante possa essere felice, c’è una parte di vita, quella reale, che domina.

“Ci vediamo stasera?” - chiede lui, guardandola salire a bordo.

La gitana incrocia il suo sguardo e , seppure agitata per quanto potrebbe accadere con suo marito a breve , data l’ora tarda, gli dà l’ok. Istintivamente si avvicina e gli dà un dolce bacio sulla guancia.

Poi prima di allontanarsi gli sussurra – “Poi mi racconterai il perché di questa canzone, me la stavi dedicando?”

“E’ la mia preferita. E credo sigilli questo momento di vita che sto condividendo con te”

E senza darle modo di chiedere altro, incolla le sue labbra a quelle di lei.

Lasciandola in estasi per le sensazioni ed le emozioni vissute durante un incontro di labbra decisamente eccitante, il ragazzo corre via, prendendo una strada alternativa, che lo condurrà da lì a poco alla sua triste realtà quotidiana...così come anche Agata.

La zingara svolta a destra, imbocca il percorso e guida con le farfalle nello stomaco, l’adrenalina a mille, il cuore che esplode, le labbra ancora pulsanti come se fossero ancora a contatto con quelle di lui, e con una melodia e delle parole che le risuonano nella testa .

“Pues me he enamorado…” - canticchia, pensando “sì, forse è così, forse mi sono innamorata...”

e continua - “Y te quiero y te quiero,y solo deseo estar a tu lado” – e probabilmente è proprio ciò che vuole… stargli vicino ora e per sempre.


   
 
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