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Autore: Sia_    18/07/2023    4 recensioni
“Professoressa Granger, Professor Weasley, vi stavo aspettando. Entrate pure.”
“Ugh!” Hermione nasconde il viso sotto il palmo della mano.
Fred fa schioccare la lingua contro il palato. “Speravo che questa cosa ti fosse passata, è da mesi che reagisci così ogni volta che qualcuno ti ricorda che sono un professore.”
“Ti prego smettila.”
“Non è per niente professionale da parte tua” le sussurra all’orecchio, abbassando il capo per entrare meglio nella stanza.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Lee Jordan, Minerva McGranitt | Coppie: Fred Weasley/Hermione Granger, Harry/Ginny, Lavanda/Ron
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Da Epilogo alternativo
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- Questa storia fa parte della serie 'Fred/Hermione ❤'
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Torta alla vaniglia

Qualche mese prima

2003

 

La spazzola magica, si è reso conto Lee dopo un’attenta osservazione, fa cinque giri del piatto che sta lavando e poi si immerge nel lavandino. Il mago addenta un altro pezzo di carota, mentre la stoviglia pulita vola magicamente sopra il lavello, dove inizia a gocciolare. Molly è passata per la cucina cinque minuti prima ed è esattamente dallo stesso tempo che la spazzola non si placa. Quanti merlino di piatti vengono usati in quella casa? 

“Ho preso un tè con Minerva questa mattina.” Hermione sta cercando di decorare la torta per la cena di stasera con scarsi risultati. A nulla è servito cercare di convincerla di farlo con la magia, ché per quanto profondamente utile sia, si rivela essere a volte poco personale. Vuole che quella torta abbia un tocco speciale, che dica ‘guarda, sono unica nel mio genere e mi ha fatto Hermione’. Non che ci possano essere grandi dubbi a riguardo.  

Lee manda giù il boccone di carota e ne prende un altro, intento a osservare la spazzola che fa giù e su instancabilmente. La stanza profuma ancora della cena preparata da Molly, ma l’odore dello stufato sta lasciando posto a quello dolciastro del pan di spagna e della crema alla vaniglia. 

“Minerva?” Ginny ha i gomiti appoggiati al bancone della cucina. Sta cercando di capire quanto possa darle fastidio un dolce del tutto asimmetrico. “Che voleva di bello?” 

Quella mattina la Tana si era svuotata in fretta: Ron, Harry e Arthur erano andati al Ministero e Ginny era scesa in campo per l’allenamento con la sua nuova squadra. A Molly non era sembrato poi strano che anche Hermione si fosse vestita con il suo nuovo cappello a punta e fosse uscita per fare due passi a Diagon Alley. 

La strega si mordicchia la lingua, forse per concentrarsi meglio o per non pensare al dolore della posizione, e ci impiega qualche secondo per rispondere. “Mi ha chiesto di tornare a insegnare anche l’anno prossimo.” 

Ginevra sorride, si fa un po’ più dritta. Decide anche che può sopravvivere alla vista di quel dolce, e che non può essere poi così difficile cercare di convincere un’altra dozzina di persone. “Vuol dire che le sei piaciuta.” 

Hermione appoggia la sacca al bancone e si toglie la crema dalla guancia con un movimento del pollice, “Nonostante…” 

“Non è colpa tua se gli studenti rischiano di far scoppiare mezza scuola.” Lee abbandona il suo passatempo e si intromette nella conversazione, sistemandosi meglio sullo sgabello di legno.

“O se scambiano l’ora di Trasfigurazione con quella di Difesa contro le Arti Oscure.” 

Hermione pensa però che avrebbe almeno dovuto prevedere quegli incidenti. Si stringe nelle spalle, senza sapere cosa dire, mentre Ginny solleva la torta con un veloce movimento della bacchetta e la nasconde in frigorifero – sono stati Harry e Hermione a consigliare l’acquisto dell’elettrodomestico babbano mesi prima. “Meglio che mamma non la veda fino a che non sarà servita nei piatti, dammi retta.” 

Nonostante l’improvviso malumore si mette a ridere, massaggiandosi la spalla dolorante. “Ti avevo detto di usare la magia per decorare, non sei più così giovane da poterti permettere i lavori manuali.” Jordan alza l’angolo della bocca e spinge indietro di qualche centimetro lo sgabello a fianco al suo, invitandola ad accomodarsi. 

Hermione ha venticinque anni e non si sente vecchia. Si è sentita stanca per qualche tempo: il piano di tornare a Hogwarts per l’ultimo anno, seguito dall'apprendistato al Ministero, l’ha risucchiata in una vita che doveva essere vissuta senza pause o freni. Non riusciva a starci dietro. “Seriamente, volete essere maledetti da mia madre?” 

“Tua madre è molto più giovane di Hermione.” 

“Quanto dite che mi resta?” La strega si appoggia alla spalla di Lee, “Mi piacerebbe finire di leggere il mio libro prima di andare all’altro mondo.” 

“Due ore? Se trovi un complice che tenga Molly lontano dalla cucina abbastanza a lungo.” 

“Io proverei a ingraziarmi Victoire, ultimamente mamma ha attenzioni solo per lei.” Le suggerisce Ginny, stringendo il fiocco della sua bandana color senape. 

Hermione guarda Jordan dal basso, “A Molly piaci, perché non la distrai tu?” 

“Grazie per avermi considerato, in fondo sono solo sua figlia.” 

Lee sorride maliziosamente – un’influenza dei gemelli, sicuramente –, “Perché tra poco arriva George e se devo distrarre sua madre ho davvero poco tempo per godermi…” 

“Stai parlando di mio fratello, ti prego.” 

Hermione chiude gli occhi e prende un sospiro. Si figura Minerva che sorride e che le dice che era ovvio che la volesse a scuola a tempo indeterminato. È uscita dalla caffetteria con il mondo un po’ più dritto. Tornerà a Hogwarts come Professoressa di Trasfigurazione. Tornerà a Hogwarts, la sua seconda casa dopo la Tana e dopo la casa che non è casa da quando i suoi genitori si sono costruiti una nuova vita in Australia. Un pensiero che non smette di farle male, ma che viene lenito dall’andirivieni della dimora dei Weasley. 

Piccoli movimenti della spalla di Lee la costringono ad aprire gli occhi. “Che c’è?” 

“Siamo estremamente fieri di te, Hermione.” Ginny le si è fatta vicina e ora la stringe forte. “O meglio, estremamente fieri di lei, Professoressa Granger.” È ufficiale che l’aria della stanza sia diventata dolciastra, che sappia tutto un po’ più di zucchero e vaniglia. 

Un rumore sordo costringe i tre a girarsi verso l’entrata sul giardino. Ron sta bussando con la nocca contro lo stipite della porta, “Cosa festeggiamo di bello?” Chiede, mentre si fa più piccolo per far passare Harry in cucina. L’orologio appeso alla parete segna ora che due altre lancette sono tornate a casa. 

“La cattedra di Hermione a Hogwarts.” 

Il più piccolo dei Weasley allunga il capo in avanti e socchiude le palpebre. “Questa cosa è già successa l’anno scorso.” 

“Lee.” Il Prescelto dà un veloce bacio sulla guancia alla sua ragazza e si sporge sul bancone. “Tu e George state insieme o state ancora facendo finta di non sapere che siete completamente innamorati l’uno dell’altro come degli idioti?” 

Jordan annuisce e serra le labbra. “Molto divertente, Potter.” 

Hermione ride. “Minerva mi ha detto che le piacerebbe avermi nello staff a tempo indeterminato.” 

Il corpo di Ron si rilassa – che per un attimo abbia creduto davvero di essere tornato indietro di un anno? – e un sorriso fa capolino tra le lentiggini. “È una notizia meravigliosa.” Si era affezionato all’idea di averla al Ministero, in modo che lui, Harry e Hermione potessero essere ancora vicini. Gli piaceva andare a lavoro e, tra una missione e l’altra, avere degli attimi per sentirsi ancora come a scuola. Per qualche mese ha creduto potesse essere ancora possibile: e se a Hermione insegnare non fosse piaciuto? Ma più lettere arrivavano da Hogwarts, più era chiaro che non ci fosse modo di portarla via da quelle mura. 

Professoressa Granger.” 

Auror Potter.” 

Hermione si è alzata dal suo sgabello e ha trovato riparo tra le braccia di Harry. Un tenero odore di casa le riempie le narici e le fa pensare a quanto sia stato duro vivere il castello senza i suoi più cari amici al fianco. Fa parte del crescere, lo sa. L’Hermione che abbraccia Harry adesso è una Hermione in divenire. 

Nel marasma, Lee si accorge che i piatti sporchi sono finiti e che la spazzola è volata a gocciolare anche lei. Molly entra in cucina a passo svelto, si sta asciugando la mano sinistra nel grembiule ricamato con gli stessi fiori che spuntano nel prato della Tana in primavera, mentre la destra tiene impugnata la bacchetta. “Che bello vedervi già a casa.” Arriccia il naso in direzione di Ron. “Qualcuno ha sete?” 

“No mamma il frigorifero no…” Ginny si lancia in avanti per fermarla, ma è troppo tardi. 

“Quello è il dolce per la cena di stasera?”

 

 

La campanella del negozio suona una volta di troppo quella mattina – ci sono giorni no anche per chi ama il proprio lavoro. Fred cerca George tra gli scaffali nella speranza di incrociare il suo sguardo e di convincerlo ad andare dal cliente, ma dopo qualche secondo di attesa prende un respiro e abbandona la scatola di filtri d’amore a terra: li conterà più tardi. 

Si passa una mano fra i capelli rossastri e si schiarisce la gola. “Buongio… Professoressa McGranitt!” Ci sono giorni no, giorni sì e anche giorni completamente inaspettati. “Che sorpresa vederla qui.” 

Minerva accenna un sorriso sulle labbra sottili e alza un sopracciglio. “Weasley, quanto tempo.” 

“È che non ci viene mai a trovare.” Fred appoggia le mani al bancone di legno e tamburella con le dita. Sorride, mentre se la ricorda a tifare la squadra di Grifondoro dagli spalti a fianco a Lee: quell’immagine di lei si abbina bene all’atmosfera dei Tiri Vispi Weasley.

“Temo di avere molto poco tempo libero ultimamente.” Minerva si guarda intorno: scruta con attenzione la sezione dei fuochi artificiali – uno dei cavalli di battaglia del negozio – per poi focalizzarsi meglio su quella delle pozioni e dei filtri d’amore. “Che posto interessante.” 

“Vuole fare un giro?” 

La Professoressa inclina il capo e metà del volto sparisce sotto il suo cappello a punta verdastro. Sta per dire qualcosa, quando dalle scale spunta la faccia di George. “A cosa dobbiamo l’onore?” 

A tante cose, per la verità. Prima fra tutte, bisognerebbe ringraziare l’attuale Professore di Pozioni che, senza nessun preavviso, le ha chiesto un anno di permesso per studiare come erborista in un emporio babbano. Stringe le labbra e torna a guardare in volto il gemello dietro al bancone: perché no? “Sono qui per affari.” 

George scende gli scalini e raggiunge Fred, che si sta passando la lingua sul labbro superiore. “Che genere di affari?” 

L’espressione sul volto di Minerva si addolcisce. “Ho sentito dire in giro che state pensando di espandere la vostra attività a Hogsmeade.” Rimane sorprendentemente vaga, come se non l’avesse saputo proprio da uno dei due gemelli qualche mese prima dopo averlo incontrato durante una passeggiata fuori Hogwarts. 

Fred infatti adesso sorride e annuisce. “Ci piacerebbe, sì.” 

“Ma abbiamo bisogno di tempo per capire se sia una mossa intelligente.” George incrocia le braccia al petto. Sono anni che lui e il gemello sognano di aprire una nuova sede a Hogsmade, dove si sono innamorati della magia e degli scherzi. L’idea è finita sul tavolo del loro appartamento una notte di quella primavera. Per un po’ è rimasta lì, stretta fra due bottiglie di birra fresche e piano piano si è fatta largo nel resto del salotto. Così Fred un giorno si è preso la mattina libera e si è smaterializzato a Hogsmade per fare un giro.

Minerva si schiarisce la voce. “Una decina di mesi potrebbero bastare?”

Oh. “Mi sembra di capire che non è qui per comprare nessuno dei nostri prodotti.” Fred si fa più dritto e alza un sopracciglio verso l’alto. 

“Sono qui per comprare un pozionista, Weasley.”

 

 

I gemelli sono gli ultimi ad arrivare alla Tana quel venerdì sera, per quanto abbiano chiuso il negozio molto prima del solito. Si sono rifugiati in magazzino per decidere, senza poi tanta difficoltà, la sorte delle loro vite per il prossimo anno. Non capita tutti i giorni che Minerva McGranitt finisca nel tuo ufficio, offrendo una cattedra di Hogwarts. 

“Professore di pozioni.” George stenta ancora a crederci, crede meno alla domanda che alla risposta affermativa che le hanno dato. “Professore di pozioni.” 

Fred se ne sta zitto, seduto allo sgabello con i denti appoggiati al pollice della mano sinistra. Dopo il suo incontro con Minerva a Hogsmade si sarebbe immaginato di ricevere una visita della madre per dirgli di non fare cavolate – Molly negli anni si è addolcita, ma non così tanto come vorrebbero. O si sarebbe aspettato che la voce cominciasse a circolare per le strade magiche. Invece niente, vuoto per mesi – abbastanza per dimenticare l’accaduto – e poi… 

“Professore di pozioni.” George questa volta non riesce a rimanere serio e scoppia a ridere. 

Gli angoli della bocca di Fred si inarcano in un sorriso divertito, “Vuoi andare tu?” 

“No.” Non potrebbe sopportare di vivere quasi dieci mesi lontano da Lee. Si sente egoista, sa cosa Hogwarts voglia dire per Fred, ma non riesce a immaginarsi dietro una cattedra a elemosinare punti per una risposta corretta. E nemmeno si immagina guardare per un’ora gli studenti che girano il mestolo con la bacchetta. “Ma posso farlo.” 

Fred non lo trova egoista e nemmeno ci rimane male. Sa che deve venire a patti con il suo incidente a Hogwarts, è da un po’ che pensa di tornare solo per controllare che non ci sia niente di male tra quelle mura. “A me andrebbe.” 

George alza il capo e lo guarda: l’idea di Fred con il mantello e la cravatta al collo non gli dispiace, gli suona persino romantica. “Sei sicuro?” Non parlano mai del giorno in cui Fred ha quasi rischiato di morire. Non parlano delle settimane di riabilitazione dopo l’incidente. C’è un mondo di cose più belle su cui possono discutere quando sono soli. 

“Sicuro.” 

“Nel caso ti stancassi, puoi sempre mandarmi un gufo e facciamo cambio a metà anno.” 

“Ottima idea, d’altronde non credo che qualcuno presti così tanta attenzione alle mie orecchie.” 

George si alza dalla sedia e chiude la porta del magazzino con un movimento di bacchetta. Sta ridendo. “Siamo in ritardo, questa volta mamma ci uccide sul serio.” 

Così arrivano alla Tana per ultimi, lo sguardo imbronciato di Molly li accoglie in cucina. Però non gli uccide, si scioglie quando i gemelli la stringono in un abbraccio stretto e caldo. 

“Cos’è quella cosa?” George ha la guancia appoggiata al capo della madre e lo sguardo fisso sulla torta lasciata sul bancone. 

“Il dolce di stasera, l’ha fatto Hermione.” Ginny è appoggiata allo stipite della porta, tiene tra le mani una brocca d’acqua vuota. “Siete in ritardo.” 

Ah. Fred si morde il labbro superiore per evitare di scoppiare a ridere: non poteva essere che lei, che, ogni volta che viene da loro e si offre di aiutare a cucinare, crea cicloni e tempeste. Ha sempre pensato che Hermione fosse pericolosa con una bacchetta in mano, ma è niente in confronto a quando ha un mestolo di legno. “Non saremmo noi se non fossimo in ritardo.” 

“Possiamo finalmente mangiare?” Ron è seduto tra Arthur e Lavanda e, quando li vede apparire, il suo broncio si trasforma in un’espressione speranzosa. Bill, seduto davanti a lui, alza gli occhi al cielo: nemmeno la piccola Vic sa essere tanto dipendente dal cibo. 

Con un movimento della bacchetta, Molly fa apparire i piatti ricolmi di pietanze. “Possiamo finalmente mangiare.” 

“Ti ho tenuto il posto, vieni.” Lee chiama George con un movimento della mano.

Fred si accoda e finisce tra il gemello e Hermione. “Anche tu mi stavi tenendo il posto?” Le chiede, sistemandosi meglio sotto la tavola. Profuma di vaniglia – più della stanza e forse più della torta stessa. 

“No.” La strega sorride, portando una ciocca di capelli dietro l’orecchio. La sua mano sinistra sta giocando con il calice di vino che ha sul tavolo. “Ma non mi dispiace averti come vicino.”

“Ho visto il dolce, complimenti. Non tutti sarebbero stati in grado di fare una cosa così.” Fred ora sa una cosa che Hermione non sa: adora quando riesce a essere avanti di un passo. Fred sa che il prossimo anno tornerà con lei a Hogwarts e che si faranno compagnia per mesi. 

“Così come?” La strega porta il bicchiere alle labbra, manda un giù un sorso del vino che Charlie ha spedito dalla Romania, è pungente in gola. 

Solo così.” Alza le spalle, allungandosi per recuperare delle frittelle di zucchina. “Vuoi?” 

Hermione annuisce, avvicinandogli il piatto. “Mi sono impegnata molto per quel dolce.” 

“Si vede… ahi! Guarda che ero serio.” 

“Mh.” 

Fred le restituisce il piatto e le regala l’ennesimo sorriso, nonostante la pacca appena ricevuta sulla spalla. Quasi dieci mesi da vivere con Hermione al castello; ne hanno già vissuti così tanti insieme tra quelle mura, ma questa volta è diverso: per prima cosa, questa volta non si stanno antipatici a pelle come i primi anni. Somigliano – e sono straordinariamente migliorati – a quei due che sono diventati amici negli ultimi tempi prima che lui lasciasse la scuola. 

La guarda addentare un pezzo di frittella, mentre Harry e Ron stanno intrattenendo una fitta conversazione su come il Ministero stia tentando di rimodernare gli uffici del terzo piano. “Credo si siano stancati delle piastrelle nere.” 

“O si sono stancati di essere il posto più lugubre del Mondo Magico… non li biasimo.” Bill sta pulendo le labbra della piccola Victoire. 

“La Gringott potrebbe aggiudicarsi il podio adesso, attento.” 

Lee, che poco si interessa del colore dei muri del Ministero e delle grotte scavate sotto la banca più sicura del mondo – al riguardo, tre maghi lì seduti potrebbero dire il contrario –, appoggia il mento al palmo della mano, rivolgendosi ai gemelli. “Che vi ha trattenuti così tanto?” 

“La professoressa McGranitt.” George si bea del silenzio che si viene a posare sulla tavola, interrotto solo dal rumore delle forchette e dei coltelli che tintinnano. 

“Minerva, Minerva McGranitt?” Molly si schiarisce la gola e scrolla il viso. 

“È passata ai Tiri Vispi” dice l’altro, guardando in direzione dei genitori che sono seduti a qualche metro da lui. Questo gli permette di godersi anche le espressioni dei fratelli e degli amici. Suo rammarico si perde quella di Hermione, che gli è seduta alle spalle. 

“Per?” È lei però che fa la domanda e a Fred pesa poco spostare l'attenzione sulla strega. 

Ancora qualche secondo e saranno di nuovo in equilibrio. “Per offrirmi la cattedra di Pozioni.” Il viso di Hermione comincia ad assomigliare alla decorazione sulla torta: è indecifrabile, divertente e un po’ preoccupante.  

“E tu hai accettato?” Hermione pensa che ci sono vantaggi e svantaggi sia nel sì che nel no. Eppure, mentre Fred sorride e George si lecca le labbra entusiasta, sente una fitta al cuore che le fa male. Tornare a Hogwarts con… con… 

“Ho accettato.” 

Tornare a Hogwarts con Fred. Sentire i loro passi che si sovrappongono gli uni agli altri, sedersi davanti al fuoco a parlare, rimanere in piedi fino a tardi, litigare sul finire i compiti e poi, poi… Però questa volta Fred non avrà indosso nessuna divisa, lei non indosserà nessuna divisa.

Ugh!” Un brivido le percorre la schiena e non riesce a trattenersi. Fred come professore? Fred che per i corridoi non la smetteva di correre, Fred che in Sala Comune smerciava prodotti illegali a prezzi illegali, Fred che la notte prendeva a farsi lunghe camminate senza preoccuparsi del coprifuoco. 

La risposta del gemello, che non si è perso l'espressione contrariata di Hermione, viene silenziata da Ron e dalla sua risata. “Aspettate che Percy lo venga a sapere, mi spiace così tanto che stasera non sia potuto a venire.”  

Hermione si morde il labbro. Odia che il suo primo istinto non sia stato pensare al Fred del negozio di scherzi che rimane ore in magazzino a lavorare con le pozioni o il Fred che ogni volta che c’è qualcosa che non capisce – non è che può sempre sapere tutto, lei – le si mette a fianco e glielo spiega. 

“Sono così fiera di te, Freddie caro.” 

“Farai un ottimo lavoro, ne sono sicuro, figliolo.” 

 

Fred alza l’angolo della bocca, “Ugh?” Sono in salotto, Ron è collassato sulla poltrona e Ginny e Harry stanno sfogliando una rivista di Quidditch, mentre il gemello sta aspettando George e Lee persi da qualche parte per la Tana. Si approfitta della calma per avvicinarsi a Hermione. 

“Speravo non l’avessi sentito.” Si stringe nelle spalle, muovendo la bacchetta per piegare i tovaglioli ricamati.

“Credo che l’abbia sentito anche mia zia Muriel, e lei è praticamente sorda.” Fred ride, grattandosi il collo. “E non era nemmeno qui con noi.”  

“Temo di dovermi abituare.” Hermione dondola sulla suola delle scarpe e incrocia le mani dietro la schiena. “Ma, se è d’aiuto, non mi dispiace l’idea di averti con me a scuola.” 

“No?” 

“Non tirare troppo la corda, Weasley.” 

“Granger.” Fred picchietta sullo schienale della sedia, tiene stretti gli ultimi secondi che hanno da soli perché sente Molly parlare con George e Lee nell’atrio. 

Hermione sorride, chissà perché la diverte essere chiamata per cognome da lui.“Mh?” 

“Il dolce era buono.” 

 

Eccomi qui! 
Trovo elettrizzante arrivare in questo angolo autrice, per un mucchio di ragioni. Perché ne approfitto, prima di tutto, per ringraziare chi ha letto il prologo e ne è stato entusiasta: grazie per chi ha lasciato un commento e grazie a chi ha aggiunto la storia tra preferite/seguite/ricordate 

Un'altra ragione è che mi sono finalmente decisa a pubblicare il primo capitolo, segno inequivocabile che sono andata un po' avanti con la storia. Mentre vi scrivo tengo con me il piccolo quadernino rosso su cui ci sono appunti e cancellature e idee e il mio cuore pieno di gioia: tornare a scrivere è sempre meraviglioso. 
Chiudo ringraziando ancora tutti quanti del supporto, è meraviglioso. 
Sia 
   
 
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