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Autore: Michelena    20/07/2023    3 recensioni
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1982 – In una villa al sud dell’Inghilterra, Athena McGonagall porta avanti quello che è il Rifugio Vittoria, una struttura che ospita tutti i giovani maghi e giovani streghe che non sono accettati dalle loro famiglie o che sono stati abbandonati. È riconosciuto dal Ministero della Magia come un orfanotrofio, ma Athena non ha intenzione di riconoscere il Rifugio Vittoria come tale.
Assieme a lei lavora anche suo marito, Joel McKinnon, fratello maggiore della defunta Marlene McKinnon. Con la fine della Prima Guerra Magica, Athena si ritroverà un compito importante da sua sorella.
Siete pronti a far parte del Rifugio Vittoria?
Genere: Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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1° luglio 1982
 
La stazione di King's Cross brulicava di gente quella sera, tra chi partiva e chi tornava. L’aria era calda, l’estate entrata ormai da qualche settimana. Joel sedeva su una panchina sul nono binario, ventilandosi con il suo cappello scuro a tesa larga. Davanti a sé sedeva un bavoso Attila, il suo caro bovaro del bernese che ormai era diventato il cane da guardia della tenuta. Il suo muso bianco e arancio, circondato dal pelo scuro, si allargava e stringeva a ogni respiro.
L’uomo si stava piano piano pentendo di aver portato il segugio fino a lì, il caldo probabilmente insopportabile per lui, ma quando finalmente vide Tobias arrivare con una ciotola piena di acqua fresca, il suddetto cane scodinzolò e sembrò riprendersi bevendo con poche cerimonie. 
 
“A me non porti nulla?” chiese Joel, visibilmente provato anch’egli dal caldo. Tobias era in piedi davanti a lui, vestito con dei jeans scuri lunghi ma molto strappati e una camicia grigia aperta sul petto, mostrando tutti i suoi tatuaggi che gli partivano da sopra il pettorale destro andando verso il braccio destro. 
Tobias magicamente tirò fuori una bottiglia lunga di Pepsi completa di cannuccia, dandola all’uomo davanti a sé. Joel trasse molto sollievo nell’afferrare la bottiglia gelata.
 
“Ripensandoci, non avrei dovuto essere così gentile verso un uomo che indossa camicie così imbarazzanti…” gli rispose il giovane indicandolo la camicia estremamente colorata e piena di fenicotteri multicolore. Joel si raddrizzò al commento, con ancora la cannuccia tra le labbra. Si staccò e indicò, con le dita della mano libera e con fare accusatorio, Tobias. “Non insultare la mia bellissima camicia! È un regalo di Camille!” Parlando si alzò, sempre tenendo il dito puntato contro il ragazzo. 
 
“Camille ha allora dei gusti molto discutibili…” iniziò a dire Tobias indietreggiando di un passo, mentre poco più in basso Attila li osservava divertiti. Poco dopo, però, abbaiò attirando l’attenzione dei due, per poi partire alla rincorsa nella direzione dell’ingresso del binario nove e tre quarti. 
 
Dalle luci del tramontante sole apparve la gioiosa Camille, dai capelli biondissimi e gli occhi che gli brillavano per via di tutti i brillantini che metteva sempre attorno alle sue palpebre. Assieme agli occhi il suo volto sprizzava gioia attraverso il grande sorriso bianco che aveva addosso. La ragazza si buttò in ginocchio davanti alla gentile bestia e si lasciò leccare il volto ridendo. Dietro di lei, tre ragazze e un ragazzo la seguivano e osservavano incerti. 

A vederli da lontano quel quartetto risultava molto strano: al ragazzo mancava una gamba ma si destreggiava abilmente con una stampella di metallo, tenuta da una protesi dall'aspetto costoso; e la ragazza che gli camminava stretta accanto aveva dietro alle spalle un gatto, che mormorava e miagolava assieme alla sua padrona; le due ragazze ai lati invece erano una più diversa dall’altra: da un lato camminava una ragazza dai capelli rossicci e corti ma alla luce i suoi occhi brillavano di verde, al collo teneva una macchina fotografica dall’aspetto nuovo; dall’altro lato invece si estendeva la ragazza che sembrava della stessa età di Camille, alta e con i capelli tenuti estremamente curati in una treccia abilmente fatta. 
 
Qualche giorno prima Athena aveva mandato una lettera a Camille, istruendole di recuperare i nuovi ospiti all’arrivo a Londra. Fu molto difficile capire chi fossero, non avendo foto, ma grazie all’aiuto del Caposcuola riuscì a identificare tutti. Il gruppo era più piccolo di quello che si aspettava quando Tobias le aveva mandato una lettera spiegandole la situazione, ma si scoprì sollevata. Meglio essere pochi per essere più gestibili, stringere amicizia sarebbe risultato più semplice. 
 
Si era velocemente presentata a tutti, facendo anche un veloce appello. Arthur e Monica sembravano già conoscersi, mentre Emily e Margaret erano ancora a salutare con gli occhi le loro amiche da lontano. Per fortuna tutti sembravano sapere dove sarebbero finiti quella sera, così fu facile uscire subito verso la stazione babbana. 
 
Arrivati quindi davanti a Joel e a Tobias, Camille strinse velocemente i due, con ancora più forza verso Tobias, per poi girarsi verso i quattro ragazzi. 
 
“Bene, questi sono Joel e Tobias. E questa bella bestiolina…” disse accarezzando la testa dello scodinzolante Attila, “si chiama Attila, è praticamente la mascotte del Rifugio!” 
 
Margaret alla vista di quel cagnolone storse il naso, passandosi una mano tra i capelli rossicci, incerta sulla presenza di quel cane così grande. Sperava di poterlo ignorare il più possibile. 
Al contrario, Arthur addirittura si avvicinò al cane e gli offrì una veloce carezza sorridendo, invitando anche la cugina Monica, avvicinandogli la mano. Il cane solo sorridendo a quel gesto di affetto sembrava emanare un calore che stava calmando molto Arthur, e quindi voleva che la cugina sentisse anche lei quella sensazione piacevole. Il gatto dal pelo chiaro però apparve da dietro le spalle della ragazza, mostrandosi completamente e mormorando un verso, mentre si sistemava più comodamente sulla spalla della ragazza. Monica si trattenne quindi tornando indietro sui suoi passi, non spiccicando parola. 
 
“Per me è davvero un piacere conoscervi, ragazzi” disse Joel dopo aver fatto sparire con un gesto della mano la bottiglia ed essersi infilato il suo cappello, “e lo sarà ancora di più per la vostra preside! Ci aspetta un bel viaggio, quindi andiamo!” concluse con entusiasmo l’uomo, girandosi e guidando tutti verso l’uscita della stazione. 
Alcuni maghi erano ancora nei dintorni della stazione, almeno per quelli che vivevano con famiglie babbane o con famiglie miste. Joel e Tobias salutarono alcuni di sfuggita, facendo sì che l’attenzione venisse anche attirata sui ragazzi alle loro spalle. I quattro erano ancora confusi sulla situazione, o almeno lo apparivano, ma entrati dentro il bellissimo e adorato da Joel pulmino marchiato Volkswagen, tutti si rilassarono sui sedili. 
 
Tobias e Camille presero posto dietro al posto da guidatore di Joel; la bionda aveva accanto Emily, che era pronta ad affrontare il viaggio con un libro dalla copertina variopinta sulle sue gambe. Nei sedili dietro invece sedevano Monica, Arthur al centro e Margaret dietro Emily. La rossa, che doveva sedere accanto ad Arthur, prese un attimo di tempo per fare qualche veloce foto alla stazione da lontano e al pulmino prima di entrare. 
La bestiolina che era Attila si sedette invece accanto a Joel, abituato ai viaggi in macchina e non ponendo alcun rischio alla guida del padrone. 
 
All’inizio del viaggio, mentre Joel tentava di uscire dalla trafficata Londra, i nuovi arrivati rimasero in un sommesso silenzio, mentre Tobias raccontava a Camille le ultime notizie su Athena e sulla piccola Nina, che ancora la bionda non aveva avuto modo di conoscere. Usciti da Londra e iniziata la strada veloce, Camille si voltò verso Emily, notando il libro. Arthur osservava il capo chinato della ragazza, chiedendosi cosa stesse leggendo, ma non avendo ancora il coraggio totale di rompere il silenzio tra di loro. Monica stava discutendo a voce bassa con Clopin, quel pregiato e raro esemplare di Sacro di Birmania, che le stava descrivendo i dintorni che sfrecciavano fuori dal finestrino. La cecità della ragazza non gli permetteva di ammirare totalmente la bellezza che si estendeva, ma riusciva ad apprezzarne il racconto del suo amato gatto, che le faceva da guida ovunque lei andasse. In silenzio dal lato opposto della fila di sedili, Margaret osservava anche lei l’esterno, i suoi occhi persi nel verde. 
 
“Mi chiedo come tu riesca a leggere su questa infernale macchina…” disse sommessamente Camille guardando Emily, ricevendo un colpo di tosse da parte di Joel, non accettando quegli insulti alla sua bambina. La castana sorrise ridendo leggermente, alzando lo sguardo verso la sua coetanea. “Sono abbastanza abituata, i lunghi viaggi in macchina non mi sono mai mancati nella vita” disse tranquillamente, chiudendo il libro ma prontamente mettendo il segnalibro dov’era arrivata. 
 
Chiudendolo finalmente Arthur riuscì a leggere il titolo del libro, e il suo volto si illuminò di felicità. 
“Fantastic Mr. Fox!” esclamò, ricevendo le attenzioni di tutte le tre ragazze che lo circondavano, quindi compresa Margaret che si voltò ad osservarli per comprendere di che parlassero. La voce di Arthur divenne improvvisamente più calma per via di tutte quelle attenzioni che improvvisamente ricevette, ma si forzò a continuare, rivolgendosi proprio ad Emily. 
“Sono riuscito a leggerlo l’anno scorso in estate, è davvero una bellissima storia…” sorrise, ed Emily fece lo stesso. 
“L’ho iniziato dopo gli esami, e sì, è molto interessante” rispose quindi la sua compagna di viaggio seduta nella fila davanti. “Magari ne possiamo parlare non appena lo finisco…” propose Emily, sempre sorridendo. Arthur annuì, per poi abbandonarsi alla calma che le oscillazioni del furgoncino davano. Già solo quell’interazione aveva stancato Arthur, la sua insicurezza lo aveva mangiato vivo ad ogni parola.
 
Il viaggio fu lungo, e Camille girandosi a metà del percorso notò come Margaret si era completamente addormentata, il suo volto coperto dalla frangia color carota. Il resto dei ragazzi era ancora sveglio, ma persi nel silenzio dell’abitacolo. In una situazione in cui il gruppo si conosceva di più, Camille avrebbe costretto tutti a cantare qualche nuova hit estiva, ma poteva notare come la stanchezza e la confusione ancora regnavano nei volti di tutti. Si promise di rendere quel gruppo affiatato e di conoscere tutti uno alla volta, perché vedeva nei loro volti tanto potenziale. La guerra aveva portato a ognuno di loro via qualsiasi cosa che gli potesse portare gioia: era ora di creare nuova fonte di felicità per quei ragazzi, come il rifugio aveva fatto per lei cinque anni prima. 
Si mise a chiacchierare sussurrando con Tobias, pianificando la fuga di quella notte e chiedendogli che feste ci fossero nel vicinato, cercando di non svegliare chi lentamente si era addormentato. 
 

 
Arrivarono finalmente nel fitto bosco della Great Wood sulla Quantock Hill, sotto il territorio delle Wales. Il sole era già tramontato, ma ancora il cielo era tinto di rosso. Un castello si estendeva davanti al pulmino, non troppo grande come quello di Hogwarts, ma di certo nemmeno tanto piccolo. 
Joel parcheggiò davanti ad esso e scese per primo per liberare la bestia che gli aveva tenuto compagnia. Attila corse via alla ricerca di un buon posto dove fare i suoi bisogni. 
 
Camille svegliò gli addormentati dolcemente, aiutandoli a scendere, ma quando vide Athena a pochi metri dalla porta, non riuscì a trattenersi. Si voltò e corse schizzando verso la donna, i cui folti capelli rossi le svolazzavano attorno, rendendola quasi come una fatina, una visione estremamente magica. La ragazza le saltò addosso in un abbraccio. Ci furono risate ed effusioni di affetto varie, sembravano quasi non vedersi da anni, ma in realtà non si vedevano solo da settembre, avendo passato le vacanze di Natale a scuola. Le due comunque avevano un legame come quello tra madre e figlia, e separarsi non era mai semplice. 
Athena si staccò comunque da Camille, promettendosi di chiacchierare con lei per ore dopo essersi assicurata di aver dato un buon benvenuto a tutti i nuovi arrivati. Si avvicinò quindi al gruppo con un gran sorriso. 
 
“Benvenuti al Rifugio Vittoria, ragazzi!” esclamò radiante, emanava luce anche mentre calava l’oscurità. “Spero che il viaggio sia andato bene, abbiamo già sistemato i vostri bagagli nelle vostre stanze. Avete cenato?” chiese, ma piano piano ricevette tante teste che venivano scosse. Athena si girò quindi verso Joel perplessa, che stava chiudendo il portello del pulmino. 
“Joel… dove hai messo i panini?...” chiese piano Athena, e Joel le rispose, rendendosi conto del suo errore, con una grossa mano che si spiaccicava sul suo volto, facendo quindi un “face palm”. Athena scosse la testa, ricordandosi come suo marito era spesso più sbadato che concentrato. 
Tornò a rivolgersi quindi verso i ragazzi sospirando, “non preoccupatevi, in un attimo vi cucinerò qualcosa nel mentre che vi sarete ambientati…” cercò con lo sguardo Tobias, e quando lo trovò indaffarato a cercare di rubare il cappello a Joel, lo afferrò e lo mise davanti al gruppetto. “Tobias, che avete già incontrato, vi farà da guida per il castello!” 
 
Finalmente entrarono dentro la grande tenuta. Tobias iniziò velocemente a raccontare la storia di come quella era una delle case della Regina Vittoria, ma che poi venne donata a un Lord dalle capacità magiche che lo trasformò in orfanotrofio. 
“Ci tengo a precisare che questo non è più un orfanotrofio, ma un Rifugio per maghi. Non siamo tutti orfani qui dentro…” disse, guardando per un attimo Camille che li seguiva mentre entravano ma per poi sparire verso la cucina per aiutare Athena. 
Tobias fece vedere ai ragazzi la zona a sinistra dell’entrata, dove si estendeva un’aula piena di piccole scrivanie come quelle ad Hogwarts, la biblioteca e una zona soggiorno piena di divani e con addirittura due caminetti. Di lato un pianoforte a muro rimaneva inutilizzato ormai da mesi. Velocemente fece vedere la sala da pranzo, dicendo che lì si sarebbero consumati tutti i pasti e che la colazione era a buffet. Mentre camminava teneva le mani nelle tasche dei jeans, girandosi tra le dita della mano destra il suo accendino.
 
Passarono quindi al secondo piano, dove spiegò le sistemazioni. Adocchiò la sua camera alla destra della scala desideroso di chiudersi nella sua camera e mettersi a suonare prima di andare a dormire. 
 
“In questo piano troverete i nostri alloggi e le stanze per le ragazze. Emily starà nella stanza infondo dove già Camille è sistemata…” aprì la porta della suddetta stanza, divisa in due anche da una finestra nella parete di fondo. Il lato destro era tutto addobbato con festoni e tende colorate, la parete era ricoperta da disegni fatti a mano; i letti sembravano estremamente comodi. 
“Invece Margaret e Monica dormiranno in questa stanza più vicina alle scale”, la stanza in questione era praticamente uguale, se non più larga. Le ragazze potevano decidere come sistemarsi di comune accordo. Le due, infatti, si guardarono e silenziosamente ognuna decise il proprio lato, sistemando le valigie già piazzate fuori dalla camera.
 
“Arthur” esclamò improvvisamente rivolgendosi al ragazzo, che si voltò prontamente, “tu starai al piano superiore. Troverai le tue valigie fuori una camera singola, spero ti vada bene, in caso ti troviamo una sistemazione anche in questo piano”. Arthur annuì. 
 
Tobias disse di ritrovarsi tutti nella sala da pranzo in mezz’ora, dove sarebbe stata servita la cena e ci sarebbe stato modo di conoscersi ancora meglio, e a quel punto lasciò tutti sistemarsi. 
 
Mentre Emily sistemava le sue cose nel suo lato, Margaret cercò di comprendere bene chi fosse la sua compagnia di stanza. La vedeva sempre parlare con il suo fedele amico a quattro zampe, che Meg trovava molto carino e che le sarebbe piaciuto poter accarezzare. Aveva notato che la sua nuova compagnia di stanza aveva difficoltà ad orientarsi, camminando molto piano e salendo le scale con un’estrema cautela. Non le ci volle molto per comprendere che fosse cieca, ma ciò non le faceva né caldo né freddo, voleva più capire con chi avesse a che fare. 
Improvvisamente però, Monica si voltò verso di lei a seguito di un mormorio da parte del suo gatto. Margaret ridacchiò colta sul fatto di starla osservando anche troppo. 
 
“Scusami… Ma hai un bellissimo e curiosissimo gatto... Come si chiama?” chiese piano Margaret, avvicinandosi giusto di un passo. Monica rimase ferma, osservando nella generale direzione dell’altra, cercando di capire come rispondere, cosa potesse dirle. A scuola Clopin l’aveva qualche volta notata e identificata al tavolo dei Serpeverde, sempre accanto a una Lestrange. Storse il naso, l’idea di avere a che fare con lei la rendeva insicura.
 
“Si chiama Clopin, sai, come il personaggio di Notre Dame?” Margaret annuì ma poi si colse nel fatto e si ricordò che la ragazza non potesse vederla, e quindi le disse di sì vocalmente. “Spero non sia di fastidio per te,” continuò Monica, “lui sta sempre con me, sennò non avrei che fare…” disse quasi sussurrando, abbassando anche leggermente lo sguardo. 
 
“Oh! Non ti preoccupare,” disse subito Margaret, “è un piacere averlo in camera, adoro i gatti!” e così Monica accennò un sorriso cordiale, ma si girò subito prontamente verso le sue cose, e con la guida vocale di Clopin continuò a mettere a posto i suoi averi. Margaret rimase un attimo ferma, come se volesse continuare la conversazione, ma poi si voltò anche lei, riprendendo il suo lavoro. 
 
La cena si sarebbe svolta a breve, e Margaret voleva poi essere pronta per dormire. Non sapeva cosa la notte avesse in serbo per loro al Rifugio Vittoria.
 
Camille Forge – 17 anni
Grifondoro
“Don’t let anyone, ever, make you think that you don’t deserve the things you want”

 
Arthur Malone Van Pelt – 14 anni
Tassorosso
“Sopporta per tre anni il dolore del veleno e si trasformerà in medicina”

 
Margaret Lewys – 16 anni
Serpeverde
“Nessuno può obbligarti a sentirti inferiore senza il tuo consenso”

 
Emily Rose Spencer – 17 anni
Grifondoro
“’Tis better to have loved and lost than never to have loved at all”

 
Monica Kyolansky – 15 anni 
Corvonero
“Chi vive senza onore, muore senza onore”

 
ANGOLO AUTRICE

Ringrazio chi è rimasto a partecipare! Onestamente non sono troppo scontenta del numero di personaggi, ma ho intenzione di lasciare aperte le iscrizioni per ancora qualche capitolo, nella speranza di ricevere qualche altro personaggio maschio, che come vedete sono in assoluta minoranza. Siccome comunque è la mia prima fanfic interattiva, sono contenta del numero e dei personaggi, li adoro tutti! Inoltre ho aggiunto Camille come personaggio creato da me, in quanto sentivo la necessità di un personaggio che facesse da collante. Vi anticipo infatti che al momento è l'unica già proveniente dal Rifugio, come penso abbiate capito.

Come prima domanda di questa storia vi chiedo di dirmi (con un messaggio privato, dopo aver lasciato qui un commento generale con le vostre opinioni sul capitolo) le prime impressioni dei vostri personaggi sui nuovi compagni di avventura. Inoltre vi chiedo di nuovo di seguirmi su IG, alla pagina Michelena_efp, in quanto lì pubblicherò tutti gli avvisi. Ovviamente da questo momento in poi è sottointesa un'assidua partecipazione, in quanto questa storia si scrive tra di noi con i vostri personaggi, e attraverso le domande riuscirete a farmi inquadrare sempre meglio le vostre creature!

Ci sentiamo al prossimo capitolo!

Michelena
   
 
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