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Autore: crazy lion    22/07/2023    0 recensioni
Questo acrostico racconta del modo in cui mi sentirei se fossi un'allenatrice e decidessi di adottare un Pokémon, dato che l'adozione (sia di animali che di bambini) č una tematica che mi sta a cuore, e che adoro i Pokémon.
Mi scuso se il titolo č lungo, ma altrimenti non sarei riuscita a esprimere tutto quello che volevo.
Inoltre, arrivata alla parola Pokémon, ho dovuto cambiare le lettere "k" ed "é" in "che", in quanto in italiano non ci sono parole che iniziano con queste due.
Non so se serve aggiungere questa cosa, ma in ogni caso, io per sicurezza lo faccio lo stesso.
Disclaimer: il mondo dei Pokémon non mi appartiene, ma č proprietŕ degli autori che l'hanno ideato.
Genere: Introspettivo, Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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Al Pokémon che vorrei adottare e che amo
 
All'inizio del mio percorso come allenatrice
l'adozione di un Pokémon mi sembrava difficile.
 
Per tanto tempo ci ho pensato, giŕ dai dieci anni, ma non avevo l’etŕ giusta per adottare,
o da piů grande ho fatto ricerche sul procedimento,
che mi sono servite per imparare nuove cose
e a informarmi di piů, e presto, giŕ a quattordici anni, sull'argomento.
Mi interessava e, comunque, la tematica dell'adozione, in generale,
oh, ha sempre suscitato in me forti emozioni.
Non ho perso tempo e ho scritto storie su bambini umani, o fantasy, adottati.
 
Ce la sto per fare, finalmente!
Ho ventun anni, sono non vedente, ma mi sento pronta.
E ho giŕ sostenuto il colloquio, ora viene la parte piů difficoltosa.
 
Vorrei adottarti all’istante, ma devo aspettare.
Oh, non hai idea di quanto desidererei stringerti subito fra le mie braccia!
Resisterň, sarň forte piů che potrň, il mio fidanzato e le mie amiche mi sapranno sostenere.
Resisti ancora, ancora e ancora”, mi ripeto, anche se aspettare quella chiamata mi scatena ansia.
E non sai quanta agitazione, stress e angoscia. A volte sto davvero male.
Io non sono brava a reggere l'attesa, qualsiasi essa sia, lo ammetto.
 
Adesso ho sempre il cellulare con me, sto vicino al telefono, controllo l’email piů spesso che posso.
Dormo poco e male, devo bere delle tisane per rilassarmi. La notte ti sogno, di giorno ti immagino.
Oppure provo a disegnarti, schizzi stilizzati come quelli di una bambina, perché ho scelto il
tipo di Pokémon che vorrei adottare: un Tepig.
Ti chiedi se mi interessa se sarai maschio o femmina? Non ho preferenze.
Arriverň e ci incontreremo. Io ti amerň con tutto il mio cuore per sempre.
Resisti. Aspettami. Rimanere lě non č come avere una mamma, vero?
E avrai anche un papŕ e un'intera famiglia.
 
E ti daremo tutto l’amore che meriti e di cui siamo capaci, e anche di piů.
 
Credi alle parole della tua futura allenatrice e, soprattutto, mamma.
Ho scritto questa specie di poesia, un acrostico, col cuore in mano.
E non l'avrei fatto se non volessi ciň piů di ogni altra cosa: tenerti con me.
 
Ancora lunga sarŕ la strada per entrambi, piccolo mio
Ma io lo so, tu no: l'adozione č un viaggio complicato.
Ora dormi, riposa nel mio cuore. Ci incontreremo presto, mio tesoro, mio
amore!
 
 
 
ANGOLO AUTRICE:
io sono non vedente come l’allenatrice di questa storia. In realtŕ non parlo solo di me, qui. Cioč, ho in programma una futura fanfiction con un’allenatrice, che non vede, che č un personaggio originale e si chiama Chloe.
Dal 6 luglio, ho iniziato a progettare una longfic su di lei e sul rapporto con il proprio ragazzo e con Tepig, e non solo.
Non ci sto lavorando soltanto da me. Una mia grandissima amica, davvero speciale, nonché la mia beta reader dal 2019, che č fantastica in questo lavoro e il cui nome utente č JustBigin45, mi sta aiutando con le Schede personaggi e la costruzione della trama. Ma non mi sto limitando a questo. Ho anche svolto ricerche su Tepig, ho scritto una ninnananna che Chloe dedicherŕ a lui (non vi dico se sarŕ maschio o femmina XD) e che posterň piů avanti, quando la trama sarŕ completa e dovrň solo scrivere la storia.
 
Sto attraversando un periodaccio (č dire poco!), da aprile, e riesco a lavorare solo sulle poesie, ma in futuro, non so fra quanti mesi visto che la trama č complessa, tornerň a scrivere e a pubblicare storie su vari fandom, perché la passione per la scrittura non si spegne in me nemmeno quando la vita mi fa male e mi frega.
 
Le mie ricerche non si sono limitate solo a quanto scritto sopra, comunque, e sicuramente ce ne saranno ancora da fare.
Quando progetto una storia, soprattutto se č una one shot lunga o una fanfiction di piů capitoli, mi lascio libertŕ, ma svolgo ricerche e mi preparo bene, scrivo tutta la trama in modo piů dettagliato possibile, con tanto di descrizioni, emoznioni e dialoghi, perché, come ha detto il mio insegnante al corso di scrittura creativa che ho frequentato nel 2019, prima di scrivere qualsiasi cosa bisogna progettare e fare un lungo lavoro. Che non č scrittura, ma č appunto preparazione a essa. E io ci ho sempre tenuto molto, da quando ho cominciato a pubblicare qui.
Non mi voglio ritenere migliore di o superiore a nessuno, perň ci tenevo a specificare ciň, perché metto impegno in ogni cosa che scrivo, a volte ancora prima di lanciarmi nella composizione stessa della storia.
 
Questa poesia verrŕ inclusa nella futura fanfiction, assieme alla ninnananna a Tepig, ma mi sentivo di pubblicarla oggi, in quanto nel pomeriggio io e JustBigin45 ci sentiremo in chiamata per lavorare ancora alla trama, per cui ho pensato che postare ci avrebbe portato fortuna.
 
Ho giŕ scritto con Emmastory storie su un’allenatrice non vedente, Julie. Loro usano l’udito, l’olfatto e gli altri sensi, a parte la vista, che non hanno, ma č ovvio che non siano autonome in tutto. Nemmeno io lo sono.
Per quanto riguarda la questione del disegno, io da piccola lo facevo sia su un foglio normale, sia su un cartoncino, sia sul pianogomma. Si tratta di un quaderno con dei fogli fatti di una carta particolare e resistente, e un pezzo di gomma che si deve mettere sotto un foglio e quando si preme con la penna esce il disegno in rilievo. Č in quest’ultimo modo che Chloe ritrae Tepig.
 
Mi sono inventata un colloquio, non cosě facile, per adottare un Pokémon, che un allenatore puň sostenerlo solo e soltanto dai sedici anni in su e che verrŕ spiegato piů nel dettaglio in una fanfiction ancora successiva, di cui ho la trama giŕ completa.
Dopo essere stata ritenuta idonea all’adozione, lo stesso giorno del colloquio, la persona in questione deve aspettare un certo periodo di tempo (da alcuni giorni a diversi mesi, a seconda della raritŕ del Pokémon che sceglie, delle sue condizioni di salute, del fatto se ha addirittura deciso il sesso eccetera). E solo in seguito puň andare a conoscerlo, quando la Direttrice dell’Adoption Pokémon Center (l’ho chiamato cosě) ha, diciamo, abbinato un Pokémon a lui o lei e viceversa, e adottarlo. Pressappoco come un’adozione di un bambino, solo che qui č piů facile. Ho scritto molte storie sull’adozione di bambini, come Chloe, quindi so come funziona l’intero procedimento, soprattutto in California, ma mi sono informata anche sull’iter italiano.
Detto questo, e scusate per la lunghezza dell’angolo autrice, spero che l’acrostico vi sia piaciuto.
   
 
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