Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rosa Marina    23/07/2023    0 recensioni
Tutto gli fu chiaro e oscuro allo stesso tempo, il presente il passato e il futuro non avevano più senso in un turbinio di realtà possibili che la sua mente stava osservando fino a trovare il finale giusto per la storia che aveva deciso di cambiare, tuttavia nell’intricata tela che egli stesso stava tessendo quale suo destino, due fibre si erano strette tra loro in un indissolubile intreccio, due sottili fili rossi che avevano iniziato a tessere una tela solo per loro, una calda sciarpa che aveva il profumo di casa...
Genere: Angst, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Eren Jaeger, Mikasa Ackerman, Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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l’alba sorgeva scintillante nel porto di Paradise Island dal quale partivano le navi dirette nel Continente. Erano trascorsi diversi anni dall’istituzione dell’Armata di Liberazione e dalla partenza dei primi soldati e da allora, con cadenza annuale, venivano inviati supporti militari e tecnici alle truppe che combattevano nella Terraferma oltre a sempre più numerosi gruppi di giovani reclute che si imbarcavano per servire il loro paese in cerca di gloria e di onore, per sentirsi degni dei loro valorosi pardi. Quel giorno uno splendido uccello bianco volava sopra la flotta in partenza. Non più solo, Eren, aveva accolto in sé le anime di coloro che più amava condividendo con essi l’onniscenza che gli permetteva di vedere ogni cosa. Mikasa potè così vedere, unita a lui, la sorte del loro unico figlio.

 

Proprio come preannunciato dalla principessa Ymir, l’Armata di Liberazione non ebbe vita facile nel Continente, i soldati giunti dall’isola forniti di mezzi e armi, non furono bene accolti dalle popolazioni sopravvissute allo sterminio voluto da Eren Jeager. Colui che per gli abitanti dell’Isola era il Salvatore venerato come un dio, per la maggior parte del resto del modo era infatti il folle che aveva portato tra le loro popolazioni morte e distruzione, trucidando brutalmente milioni innocenti senza alcuna pietà. A nulla valsero i tentavi di Armin Arlert e del suo gruppo per pacificare gli animi. I ricordi della distruzione portata dal Gigante Fondatore erano ancora vivi nei racconti della gente, narrati dai pochissimi anziani che, scampati miracolosamente al genocidio e ancora in vita ne ricordavano l’orrore vissuto in tenerissima età e una volta scomparsi coloro che si impegnavano strenuamente per la pace, anche i loro esigui sostenitori divennero sempre meno fino a ridursi a piccoli gruppi sparuti, dediti ad una vita pacifica ma sostanzialmente solitaria e defilata dai principali scenari politici mondiali. In breve tempo nacquero diverse fazioni in contrasto tra loro ed alcuni gruppi estremisti iniziarono a compiere attentati, sempre più sanguinari, rivolti inizialmente ai soldati dell’Armata di Liberazione estendendosi poi a tutti coloro che avevano sangue eldiano nelle vene, portando il popolo dell’Isola di Paradise a potenziare sempre più i propri armamenti e inviare truppe di supporto con sempre maggior frequenza. Nel giro di alcuni decenni il Continente fu infiammato da un susseguirsi di guerriglie sempre più cruente tanto che, durante un sanguinoso attentato, anche la principessa Ymir venne gravemente ferita, perdendo la possibilità di combattere in prima linea come aveva sempre fatto. Relegata nelle retrovie, continuò comunque valorosamente a supportare le azioni dell’Armata di Liberazione attraverso una valida rete di intelligence, fino al giorno in cui dovette, avvertita della prematura morte di sua madre, fare ritorno a Paradise Island cedendo il comando dell’operazione ai suoi più fedeli collaboratori, in particolare Nanshi E-basta il quale, in virtù del sangue Ackerman che scorreva nelle sue vene, si distingueva per forza e abilità belliche, e che divenne, in breve tempo, a tutti gli effetti il primo ufficiale dell’esercito Paradisiano dislocato sulla Terraferma.

Ymir Reiss fece ritorno alla sua patria poco più che trentenne, profondamente provata dalla logorante campagna militare condotta sul Continente e praticamente cieca a causa dell’attentato che aveva subito anni prima. Fu accolta con tutti gli onori dall’alto rappresentante del culto dell’Albero del Salvatore, un giovane i cui parenti avevano militato tra le file degli Jeageristi, dall’aspetto aitante, più simile ad un militare che ad un chierico, che la sostenne con il braccio quando scese dalla nave. Fu orgoglioso di illustrarle i progressi tecnologici e industriali, oltre che militari, sviluppatesi sull’Isola durante la sua assenza uniti al fasto della Capitale che vantava ora l’edificazione di un tempio dedicato al Salvatore e di un mausoleo posto al suo fianco dove riposavano i genitori della ragazza. Le spiegò inoltre che, alla sua morte, la Regina sua madre aveva donato la corona al popolo ma che il popolo rozzo non fu in grado di amministrare con saggezza il potere che la Sovrana gli aveva concesso e in poco tempo iniziarono vere e proprie faide, fra famiglie nobili, per chi dovesse reggere una simile autorità, al fine di garantire giustizia a pace a tutti. L’ordine ritornò solo quando “saggiamente”, calcò il tono su quest’ultima parola con una tale malizia che fece rabbrividire la stessa Ymir, non venne deciso all’unanimità che la corona dovesse essere custodita dal Clero dell’Albero. L’alto sacerdote del culto si diceva ora pronto a riconsegnarla alla legittima erede al trono di Paradise Island, per volere del Salvatore e del popolo stesso. La principessa si vide, quindi, costretta ad accettare e in breve tempo fu incoronata Regina del regno di Paradise dal giovane Sommo Sacerdote, una regnante cieca sola e ignara dei loschi intrighi che si erano susseguiti dopo la sua partenza, reclusa in un palazzo dove poteva trovare conforto solo dai racconti delle gesta leggendarie dei suoi avi, narrate da qualche anziana serva e facilmente suggestionabile dai giovani sacerdoti del Culto del Salvatore che a tutti gli effetti governavano alla sua ombra l’Isola di Paradise.

Ymir Reiss morì ancora in giovane età, consumata dal desiderio di tornare sul campo di battaglia, si spense assisa sul suo trono indossando fieramente la propria uniforme e stringendo la spada tra le mani come gli eroi del passato, la corona reale venne sepolta con lei, per suo volere si disse, e una statua che la raffigurava a cavallo con la spada sguainata e il mantello al vento fu eretta in suo onore davanti al palazzo reale. Si concludeva un’era per Paradise Island, tramontava il potere dei re e sorgeva quello del Clero. Quest’ultimo però, non pago del dominio raggiunto, ben presto si divise in due fazioni in conflitto tra loro: coloro che servivano il Sommo Sacerdote del tempio nella Capitale che custodiva una preziosa reliquia del Salvatore e l’anziano eremita che viveva ai piedi dell’albero di Shiganshina dove, secondo quella che ormai era divenuta una leggenda, riposavano le spoglie del Salvatore stesso.

Rimasto solo nel Continente, Nanashi decise infine di raggiungere le sponde orientali portando con sé la lettera scritta da sua madre, come testimonianza della propria appartenenza all’antico clan degli Azumabito.

   
 
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