Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: Giuls_breath    28/07/2023    0 recensioni
Era stata sopraffatta dalle convenzioni, dalle etichette, ancora. Lei che aveva imparato ad essere libera, avrebbe voluto poter imporre le sue regole, quelle che aveva imparato stando con lui, con Sandor Clegane.
Genere: Avventura, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Sandor Clegane, Sansa Stark
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti
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Il mantello



Sansa, anche se ancora fortemente dubbiosa e triste, prese tutto quello che aveva e lo mise in un piccolissimo baule mangiato dai tarli, si assicurò che fosse caricato sul piccolo calesse e poi salì stando accanto al suo piccolo avere.
Thorin provò più e più volte a farla salire sul suo cavallo dietro di lui, ma lei si rifiutò categoricamente: non voleva condividere niente con quell’uomo, né tanto meno stare seduta su un cavallo con un altro cavaliere che non fosse lui. Lo odiava sì, ma al tempo stesso non riusciva a smettere di pensare a lui, a cosa avesse fatto per lei e con lei, a tutto quello che avevano vissuto e affrontato insieme e come tutto fosse stato spezzato così e come quella decisione la avesse distrutta nel profondo.
Un cavaliere la affiancò chiedendole se volesse bere o riposarsi, lei scosse la testa per poi volgere altrove lo sguardo, l’uomo provò ad insistere, Sansa gli volse uno sguardo così gelido che lo fece desistere del tutto e allontanare. Voleva solo essere lasciata in pace, aveva acconsentito ad allontanarsi da quel villaggio che l’aveva accolta, cullata e nutrita – anche se spesso con notevoli difficoltà – per tornare a casa.
Casa… quella parola le era risuonata tante volte per la testa e aveva assunto così tanti significati per lei: quando era prigioniera a Sud, la associava a Grande Inverno, alla sua famiglia, al calore del loro abbraccio; quando fu tratta in salvo da lì, aveva imparato ad associarla ad un uomo tanto più grosso di lei con una lingua tagliente ed il volto rovinato, ad un uomo che si era battuto per lei, anche violentemente; oggi, quella parola non sapeva più che sapore avesse, a quale odore, colore o persona associarla.
L’esercito che sembrava la stesse scortando verso casa era ben nutrito, solo allora fece caso al vessillo della casata Hilthbrave che raffigurava due spade intrecciate fra loro su uno sfondo verde brillante. Sansa deglutì e sperò con tutto il suo cuore di non aver fatto male a fidarsi di lui.
“Posso chiedervi solo una cosa?” una voce la ridestò dai suoi pensieri, era Thorin.
Lei annuì e così lui proseguì “Perché indossate quel mantello logoro? Se ne avevate bisogno, potevo darvene uno nuovo, è caldo e sicuramente non vi copre solo il busto.”
Lei volse lo sguardo verso la fitta vegetazione e poi tornò a guardare verso l’uomo, era dopotutto affascinante, dai modi sempre affabili anche se quelli di Sansa probabilmente avrebbero meritato ben altro atteggiamento, “Ditemi, perché cavalcate al mio fianco quasi in fondo al vostro esercito? Dovreste stare nel mezzo ed essere circondato dai vostri uomini per essere ben protetto da eventuali attacchi.”
“Vi preoccupate per me?” le chiese sorridendole appena prendendola appena in giro.
“Affatto.” fu la risposta secca “Non vi date troppe arie, vi prego. Potreste restarne molto deluso.” proseguì pungente.
“Da cosa? Da voi o dalla mancanza di attenzioni?” la provocò, Thorin non intendeva apparire un completo villano agli occhi della giovane; tuttavia, sperava che punzecchiandola riuscisse ad abbassare quella corazza che Sansa aveva costruito attorno a sé.
Lei si limitò a sollevare lo sguardo per poi riabbassarlo verso l’uomo che le sorrise sincero, lei per la prima volta dopo tante, troppe lune, sorrise debolmente di rimando.
“Vedere quel piccolo sorriso è…” la sua frase fu interrotta da una freccia che si conficcò nel carro sul quale si trovava Sansa mancando di pochissimo il cavallo dell’uomo. A quella freccia seguì una cascata di frecce da ogni dove, Sansa si abbassò e coprì la testa, pur sapendo che era inutile, l’esercito si fermò.
Tanti cavalieri caddero, alcuni estrassero le spade, altri si rifugiarono nei boschi sottraendosi alla furia dei dardi, Sansa fu afferrata per la vita e tirata giù bruscamente, lei trasalì e prima di rendersene conto si ritrovò in mezzo a delle grosse felci con Thorin che le premeva un dito sulle labbra, fuori le urla facevano da sfondo.
Quando le frecce cessarono di cadere, anche le urla di dolore e morte terminarono, seguì un lungo momento di silenzio. Sansa guardò a lungo in volto l’uomo di fronte a lei, solo allora realizzò che erano vicinissimi e in una posizione quasi ambigua, ma quel pensiero fu interrotto da altre grida e dagli scalpitii di cavalli che scendevano circondando gli uomini di Thorin, a quel punto quest’ultimo disse a Sansa “Restate qui, io vado ad aiutare i miei uomini.” Sansa lo trattenne per un lembo del mantello senza dire niente “Mi rivedrete di nuovo, promesso.” aggiunse con un piccolo sorriso come a volerle dare coraggio, poi uscì da quello strano ed improvvisato nascondiglio e corse dai suoi che erano stati circondati da dozzine di fanti e soldati a cavallo.
Thorin e i suoi uomini combatterono con tutte le energie possibili, erano rimasti in pochi.
Quando l’esercito sembrava sul punto di soccombere, si udì un corno risuonare in lontananza e dagli alberi comparve un altro esercito dieci volte più grande di quello che aveva aggredito l’esercito di Hilthbrave. Thorin osservò il vessillo del secondo esercito e vide con grande piacere un lupo su di esso – si trattava dell’esercito Stark – non sapeva come o perché fosse lì, ma sarebbe stato loro debitore per il resto della vita dopo quel salvataggio.
Nel mentre l’esercito Stark faceva il loro ingresso, qualcuno dei misteriosi cavalieri che aveva aggredito Thorin e gli altri vide Sansa nascosta lì nei boschi e corse verso di lei con l’intento di ucciderla o stuprarla, Sansa non lo sapeva e così corse in mezzo alle felci, corse e basta, corse con quanto fiato aveva in gola, aveva paura.
Di nuovo.
Di nuovo quella sgradevole e gelida sensazione si era fatta largo nel suo petto.
Saltò una grossa radice, poi un’altra e poi un’altra ancora, ne stava per saltare ancora una, quando perse l’equilibrio e cadde contro un terreno secco e duro, qualcosa l’aveva afferrata, era un uomo nascosto fra i cespugli, la teneva saldamente per la caviglia, lei si dimenò scalciando contro quella mano ferrea che le impediva di scappare. Quando vi riuscì, Sansa fu raggiunta da due di quei cavalieri che si guardavano fra loro ridendo, erano forse convinti di avere di fronte a loro una preda facile. Sansa vide vicino a sé una spada di un soldato ormai morto e la strinse con due mani di fronte a sé “State lontano da me.” li minacciò.
Uno rise, l’altro “Uh, sì, abbiamo così tanta paura.” la schernì.
La giovane ne approfittò della distrazione di uno dei due che aveva la spada e colpì l’arma che cadde, “Andatevene.” sibilò lei.
“Allora fai sul serio!” esclamò l’altro che estrasse la spada e iniziò a duellare, lei parò i colpi inferti “La donna ci sa fare!” proseguì il primo che osservava divertito come se stesse assistendo ad uno spettacolo, poi Sansa colpì l’uomo ferendolo ad un braccio, “Andate via.” riprovò Sansa senza avere alcun risultato se non l’esclamazione dello spettatore che incitò il duellante a finirla lì e ammazzarla: i colpi furono sempre più decisi e violenti, a Sansa venne improvvisamente in mente ciò che il Mastino le aveva insegnato tante tante lune fa, spostò il peso sul piede destro, sollevò il braccio sinistro e questo provocò un avvicinamento dell’avversario, fu allora che Sansa lo trafisse, l’uomo spalancò la bocca in un muto grido di dolore, gli occhi assunsero un’espressione carica di terrore, la spada di Sansa penetrò sempre più a fondo il corpo dell’uomo fino a che la donna non vide la vita lasciare gli occhi dell’uomo.
In quel momento, lo scontro si interruppe a seguito dell’intervento di un esercito che circondò la giovane uccidendo l’altro cavaliere, Sansa estrasse la spada dal cadavere dell’uomo e strinse l’arma pronta a dare inizio ad un altro disperato combattimento se fosse stato il caso, ma così non fu per sua fortuna.



 



 
“SANSA!” urlò una voce alle sue spalle, la giovane si voltò e fu allora che rivide dopo quelli che parvero vari decenni suo fratello. Era senza fiato, gli occhi sgranati, i vestiti sporchi di terreno e sangue; suo fratello scese da cavallo e le corse in contro, lei lo guardò negli occhi tremante, erano fronte contro fronte “Robb.” disse lei tremando da capo a piedi per poi abbracciarlo forte, anche lui ricambiò la stretta “Sei viva, sei qui.” le disse sottovoce “Temevo di non rivederti mai più.”
Gli occhi di Sansa si riempirono di lacrime di gioia, si concesse il lusso finalmente di abbassare la guardia e lasciarsi stringere in un abbraccio privo di malizia, un abbraccio che valeva tutte le parole possibili, inspirò a fondo l’odore del fratello abbracciandolo ancora più forte e sentendosi stringere a sua volta ancora di più.
“Sei qui.” gli disse con un filo di voce tra le lacrime che le rigavano le guance.
“Non ti lascio mai più, sorellina mia.” le sussurrò di rimando.
 
Sansa fu scortata assieme a quello che rimaneva dell’esercito di Thorin e a quest’ultimo nell’accampamento degli Stark a mezza giornata da lì, tutti la guardavano come si guarda probabilmente un fantasma, qualcuno bisbigliava all’orecchio dell’altro, qualcun altro la additava camuffando poi il gesto con altro, furono in pochi a non fare nulla che facesse sentire la giovane donna un’estranea.
 
Qualcuno le procurò subito una coperta calda, altri le proposero di mangiare, qualcun altro ancora di dormire. Sansa non aveva né fame né sete né sonno tanto che era frastornata e felice di essersi ricongiunta a Robb; tuttavia, per non sembrare essere divenuta una selvaggia, accettò un cosciotto di pollo e un bicchiere di vino rosso.
Il fratello la raggiunse mentre mangiava, si sedette accanto a lei e la osservava con un grandissimo sorriso, “Non ci posso credere che tu sia qui e sia diventata così… così…” persino al fratello divenuto signore del Nord mancavano le parole, lui che con gli anni aveva imparato l’arte della conversazione, oltre a quella della spada. Era molto felice e incredulo di ritrovare di fronte a sé sua sorella, una sorella che aveva abbandonato qualsiasi agio dopo aver scritto una lettera ed essere partita con il Mastino. Robb avrebbe voluto chiedere che cosa fosse successo in tutti quegli anni, cosa ci facesse con Thorin Hilthbrave, ma per il momento decise di tacere: avrebbe avuto altre occasioni per parlare con la sorella, ora che lei era lì.
“Sei diventata bellissima.” le disse aggiustandole una ciocca di capelli rossi dietro l’orecchio “Hai lo sguardo di nostra madre, ora è così evidente.” aggiunse interrompendo la frase lasciando che la tristezza invadesse quel posto “Hai… saputo…?”
Lei annuì tristemente “L’uomo che mi ha portato qui me lo ha detto ieri sera.”
“Lo hai saputo solo ieri?” le chiese incredulo corrugando la fronte.
“Sì.” rispose “Quanto tempo fa è accaduto?”
“Cinque anni fa.” le rispose sospirando e versandosi da bere.
“È incredibile… non ero a tante leghe di distanza; eppure, mi sembra di aver vissuto in una bolla. Una bolla impenetrabile. Lì il tempo era come sospeso, non so… era tutto volto alla propria sopravvivenza, non ci si preoccupava di questioni di altro genere, ognuno viveva per sé e lottava per sé.” disse Sansa raccontando sommariamente quanto aveva vissuto in quel villaggio sperduto.
“Non deve essere stato semplice…” asserì.
Lei sospirò “All’inizio…” cercava le parole, ma nessuna di quelle a cui aveva pensato le pareva adatta a descrivere cosa aveva vissuto, come si era sentita per davvero “credevo di essere morta. Pensavo di aver sbattuto la testa e di essermi ritrovata laggiù perché era finita.” tacque a lungo, il fratello avvolse la mano della sorella con le sue e le rivolse uno sguardo triste, ma comprensivo. Come avrebbe voluto essere lì con lei, portarla via da laggiù, proteggerla, avrebbe trovato il modo di evitarle un matrimonio combinato e invece era stata costretta a mettere su una maschera fredda, dura, irraggiungibile, perché era stato così stupido da lasciarla andare via assieme a qualcuno che evidentemente non l’aveva protetta affatto?
“Quando Thorin Hilthbrave mi ha trovata” riprese Sansa “credevo volesse… insomma, solo il mio corpo, pensavo fosse uno di quegli uomini che pretende solo attenzioni di un certo tipo, quando poi mi ha riconosciuta e ha detto di volermi riportare da te, non gli ho creduto. Ero convinta che mentisse. Mi sono sbagliata. Siete alleati per davvero?” gli chiese curiosa di sapere se quel tale avesse detto qualcosa di vero.
Siamo alleati, Sansa tu sei una Stark, ricordatelo.” le disse il fratello, il suo non era affatto un rimprovero, quanto più un tentativo di far ridestare sua sorella da quello stato. Ai suoi occhi, infatti, Sansa era irriconoscibile, era quasi selvatica, era come se le leggi a cui si era abituata a vivere avessero preso il sopravvento su di lei, sulla sua naturale eleganza, sui suoi modi; Robb non sapeva come, ma avrebbe inteso riportare Sansa alla sua vera natura.
“Stark…” ripeté lei come se stesse sentendo quel cognome per la prima volta, lo disse con un tono di voce così flebile che Robb fece quasi fatica a sentirla “Non so neanche più se lo sono davvero.” gli confidò.
“Hai bisogno di tempo, Sansa.” la tranquillizzò il fratello sciogliendo la stretta delle loro mani “Non avverrà subito, ma vedrai che tutto migliorerà. Ti ho fatto preparare una tenda, lì c’è Maryn, sarà la tua dama di compagnia, ti preparerà un buon bagno caldo e un letto in cui riposare. Non sarà comodo come quello di Grande Inverno, ma…”
“Di certo non sarà peggio di quello avuto finora.” lo interruppe Sansa alzandosi da tavola “Grazie per… tutto questo, davvero.” aggiunse dando un rapido sguardo intorno quasi come se temesse che tutto ciò che aveva visto o sentito sparisse.
“Sansa, non devi mai ringraziare a casa tua e non tuo fratello.” disse Robb prendendola per le spalle delicatamente “Ti voglio bene.” aggiunse, Sansa gli sorrise commossa e si lasciò andare ad un altro tenero abbraccio.
“Vuoi che ti accompagni?” chiese il fratello sciogliendo la presa.
Lei scosse la testa con un mezzo sorriso “No, grazie.”
“Come vuoi. È una piccola tenda, davanti ci troverai un tappeto con il nostro stemma.” la informò il fratello, la giovane stava uscendo quando Robb notò il mantello logoro sulle spalle della sorella e si ricordò a chi appartenesse “Perché non lo togli?” le chiese.
Aveva intuito che doveva essere successo qualcosa fra di loro, ma se era così perché lei indossava ancora qualcosa che gli era appartenuto?
Lei guardò di sbieco il fratello, non sapendo cosa rispondere alzò le spalle ed uscì per dirigersi verso la sua tenda.



 




Buonasera...
vi lascio con questo nuovo capitolo, 
anche se a giudicare dalle visualizzazioni non vi sta piacendo.
La storia la terminerò, ma a questo punto 
la caricherò con moltissima calma.
Vi auguro buone vacanze!
  
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