Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Segui la storia  |       
Autore: Soe Mame    30/07/2023    0 recensioni
[Spinoff prequel de Il bronzeo addormentato nel bosco]
Dieci anni dopo la festa in onore del principe del regno d'Egitto, ma sei anni prima del suo risveglio per il primo bacio d'amore, uno dei musicanti di Brema si avventurò per il mondo, finendo tra le grinf- ehm, amorevoli mani di un'incantevole strega...
Genere: Demenziale, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Doma, Joey Wheeler/Jounouchi Kazuya, Mai Valentine
Note: AU | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Tutti i personaggi appartengono ai rispettivi proprietari. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.

— Nota: Questo capitolo è stato scritto nel 2020.

DEÚTERO EPEISÓDIO
[deútero méros]



- Il sangue sulle nostre mani è il vino che offriamo come sacrificio~ -
Malic sapeva benissimo che aprire un varco richiedeva qualcosa come due secondi. Aveva visto Malikura farlo svariate volte - di cui una circa un'ora prima. Era quindi stato costretto a raccogliere tutte le gemme sotto lo sguardo divertito e implacabile dello Stregone, che per nessuno motivo sapeva sempre quante pietre ci fossero esattamente nel secchiello e per un chiaro motivo ci teneva sempre a renderlo partecipe. Alla fine di quella giornata, il corvo aveva scoperto cosa fosse l'antimonite e le aveva dichiarato guerra: ci aveva messo quaranta minuti per ritrovarla, per poi individuarla per pura fortuna in un'altra cella. Essendo nera, era invisibile al buio - perché il fuoco fatuo, ovviamente, seguiva Malikura e Malikura non si era sentito in dovere di seguire Malic, lasciando che vagasse nel buio totale di quel luogo.
I due bambini erano rimasti addormentati, nonostante un'ora di colorite imprecazioni da parte del corvo. Per un attimo, c'era stato il dubbio che fossero sotto un incantesimo, ma poi lo Stregone aveva garantito fossero solo pigri. Una volta sul punto di mettere in atto la loro crudele vendetta, Malic si era visto tradito un'altra volta: aveva pensato che Malikura si sarebbe caricato i pargoli in spalla - avendone due, il numero esatto dei bambini -, ma l'altro gli aveva detto che ne avrebbero portato uno ciascuno. Così, ferito, il corvo aveva preso la bambina, nella speranza che fosse più leggera; vedendo le dita sottili del bambino, però, non riusciva a non chiedersi se avesse fatto la scelta sbagliata.
L'uscita dal castello con i prigionieri, il momento stesso della vendetta, era stato il più noioso: un passo e furono fuori. Fine.
Ma l'ebbrezza della vendetta, tanto meravigliosa, aveva mitigato quell'assenza di scenografia e solennità.
- Cosa ne facciamo? -
Erano svariati quarti d'ora che camminavano nel bosco, il castello di Dahrtz ormai un ricordo lontano. Malikura si dilettava in un allegro canto che scatenava allucinazioni orrorifiche in tutti gli animali del circondario, faceva mettere fuori le radici ai fiori e li faceva scappare e portava nubi grigio scuro nel cielo; Malic cercava metodi di trasporto alternativi, tra cui trascinare la bambina per un piede o per il naso - alla fine, la cosa migliore era stata buttarsela su una spalla come un sacco di monete d'oro rubate.
- Strappa le ali di una farfalla per la tua anima~ -
- Cosa. Ne. Facciamo? -
Malic non capì davvero se Malikura non l'avesse sentito. Conoscendolo, però, doveva averlo sentito benissimo e gli stava solo dando fastidio. Finalmente, lo Stregone si fermò, smise di cantare e mostrò di averlo sentito. Tutte e tre cose bellissime.
- Li abbandoniamo nel bosco, no? - Gli lanciò un'occhiata poco convinta: - Spero tu non voglia mangiarteli. Hai idea di quanto facciano schifo i bambini umani? -
- Ugh! - Malic scosse la testa, l'espressione disgustata: - Chi mai potrebbe volere una cosa del genere? -
- Ecco, appunto. Qui andrà bene. - Con delicatezza non pervenuta, Malikura posò il bambino contro il tronco di un albero. Non era chiaro se l'avesse fatto apposta o meno, ma la schiena era a terra e le gambe dritte contro il tronco. Non la più comoda delle posizioni.
- Oh, finalmente! - Con uno sbuffo, Malic afferrò la bambina per la vita e la lanciò nel primo cespuglio disponibile. Si sistemò i due stracci piumati che aveva per vestito e annunciò: - La nostra vendetta è compiuta. Possa Dahrx soffrire per il suo affronto! -
Malikura, tuttavia, non sembrava preso dalla sua appassionata declamazione: stava armeggiando con una mano del bambino. Malic si sporse a guardare: gli aveva messo due pietre nel palmo e gli stava richiudendo le dita.
- ... Perché? - riuscì solo a chiedere.
- Se li lasciassimo nel bosco senza niente, morirebbero e sarebbero divorati dagli avvoltoi e dagli esattori delle tasse mannari. - spiegò lo Stregone, quasi avesse previsto la sua domanda: - Queste due basteranno a farli sopravvivere per un po'. -
- È una cosa molto bella. - annuì Malic, con un sorriso. Senza cambiare espressione, domandò: - E perché mai hai fatto una cosa così buon- -
- Prova a dirlo e ti trasformo le ossa in crème caramel. -
Bene, quello era il Malikura che conosceva. Ma la domanda rimaneva.
- Te l'ho detto, Malicorvo. - Lo Stregone spalancò le braccia, il tono e l'espressione un po' troppo entusiasti: - Sembra siano in possesso di una spiccata malvagità e che siano persino stati in grado di quasi uccidere una Strega, che hanno poi derubato con successo. Se arrivassero ad un'età accettabile, potrebbero diventare Ghouls molto più competenti di quelli attuali! -
- Persino le tre pucciose fatine d'Egitto sarebbero Ghouls molto più competenti di quelli attuali. -
Si scambiarono un'occhiata concorde, per quanto Malikura avesse fatto un verso di disappunto al nominare le tre fate. Aveva ancora un conto in sospeso con loro, nonché un principe maledetto da ritrovare - dubitava che i Ghouls sarebbero mai stati in grado di individuarlo.
- Dunque vuoi vedere se sopravvivono per portarli dalla tua parte. - riepilogò Malic.
- Precisamente. -
- Interessante. - Il corvo mise le braccia conserte e si avvicinò all'altro. Passò lo sguardo sul bambino al contrario e la bambina quasi del tutto sprofondata nel cespuglio: - Sono curioso di vedere cosa diventeranno. - Lo sguardo andò allo Stregone: - E se accetteranno di unirsi a te. -
- Chi rifiuterebbe l'invito a sfogare tutta la propria malvagità? -
- I buoni. -
Si guardarono. E, nello stesso momento, scoppiarono a ridere, gettando nel terrore qualsiasi forma di vita potesse sentirli. A qualche ettometro di distanza, nel Ducato di Toon, il duca Pehgahsus e la duchessa Cyndyah rabbrividirono, senza capirne il motivo. I due candidi bambini continuarono a dormire, i volti sereni.

Il sole affondò nell'orizzonte, trascinando con sé i colori chiari del giorno. Il velo della sera ricoprì il mondo, le luci delle prime stelle iniziarono ad accendersi nella volta celeste.
In mezzo agli alberi, una Strega e un musicante giacevano nell'erba, esausti.
Era difficile dire se il dolore maggiore venisse dallo stomaco, dai fianchi o dalle guance; un mal di testa pulsante impediva loro di alzarsi in piedi e tutte le lacrime versate li avevano disidratati. Avevano riso per tutto il giorno, fino a quasi perdere i sensi. Anzi, forse, ad un certo punto, i sensi li avevano persi sul serio.
La prima ad alzarsi sulle braccia e a mettersi seduta fu la Strega della Casetta di Gioielli. Si passò una mano tra i lunghi capelli biondi e, con un mugolio, fece ricorso alla sua magia per curarsi. Il mal di testa scomparve, i dolori assortiti scomparvero. Per la disidratazione, doveva rimediare manualmente. Così, raggiunse la sacca di Johnoh, ne estrasse la borraccia e bevve ettolitri su ettrolitri di acqua. Ah, la Borraccia Infondata - ossia Senza Fondo -, che grande invenzione!
Ripresasi del tutto, la Strega si occupò del suo servitore: lo curò e gli mise accanto la borraccia. Come lei, anche lui si attaccò alla Borraccia Infondata e bevve per minuti interi.
- È stata un'esperienza mistica. - confessò Johnoh, sconvolto.
La Strega annuì: - Sì, è sempre così. Per questo bisogna stare attenti, in questo bosco. -
- A proposito! - Il musicante si ricordò di una cosa completamente a caso, ma sentì l'irrefrenabile bisogno di chiederla proprio in quel momento: - Ma questo bosco non ha un nome? -
- Sì. -
- E qual è? No, perché chiamarlo sempre- -
- Bosco. -
Johnoh comprese. A volte, le domande più profonde hanno risposte molto semplici.
Con un sospiro, la Strega si mise in piedi: - Ormai quei due mocciosi saranno arrivati lontanissimo. Non mi stupirebbe saperli nel regno di Stromberg. -
Il musicante non aveva la minima idea di dove fosse il regno di Stromberg ma, da come parlava l'altra, poteva ragionevolmente supporre fosse lontanissimo. Una mano davanti ai suoi occhi. Alzò lo sguardo: Mahi lo stava aiutando a rialzarsi. Afferrò la mano e si rialzò. Non si chiese perché la Strega avesse iniziato a comportarsi da persona normale, perché avrebbe rischiato di innescare qualche altro incontro micidiale o un attacco tsundere.
"Oh, no, l'ho pensato!"
- Però voi potete seguire la traccia delle vostre gemme. - le ricordò. La Strega annuì: - È quel che farò, infatti. In marcia, Johnoh! -
- Sì! -
I due si rimisero in cammino, lungo una strada conosciuta solo da Mahi. Johnoh non poteva che limitarsi a seguirla.
Cammina cammina, la sera si fece più scura, le stelle più splendenti e la luna più alta.
Di colpo, Mahi si bloccò. A giudicare da come si era irrigidita, non era un buon segno.
"VI PREGO NIENTE SEHTOH-"
La Strega si voltò verso di lui, gli occhi spalancati. Johnoh trasalì: - M-mia signora...? - "Oh, San Bernardo, che è successo? Non è che ho roba inquietante alle spalle, vero...?" Rabbrividì da capo a piedi. Ma lei guardò da un'altra parte, l'espressione sempre più sconvolta. La vide fare un passo avanti - la gamba quasi tremava.
- Non è possibile... - Un sussurro che Johnoh avrebbe potuto fingere di non aver sentito. Invece, le si avvicinò: - Mia signora, cosa...? -
- No... - Mahi continuava a guardarsi intorno, sempre più veloce, prendendo a correre da punto all'altro, a caso. Un brutto presentimento.
- Mia signora...? - Il musicante la raggiunse, per quanto lei continuasse a muoversi senza senso.
Alla fine, la Strega si bloccò. Serrò i pugni, digrignò i denti. Poi, come una bomba, esplose: - DOVE SONO LE MIE GEMME? - La sua voce era un tuono, più bassa, cupa e rauca di come fosse di solito. Le fronde degli alberi tremarono, i sassi sobbalzarono. Johnoh si trattenne dall'indietreggiare: non stava emettendo fumo dalle orecchie e, nel sentire tutta quella rabbia, non poteva essere un buon segno.
- Mia signora, cos'è successo? - osò chiedere. Si preparò alla fuga. Così, giusto nel caso.
Mahi si voltò a guardarlo. L'iride viola si era quasi mangiata le pupille: - La traccia di magia è scomparsa. Svanita. Evaporata. Prima c'è e poi non c'è. -
- Com'è possibile? - Se la magia aveva un qualche riscontro nella fisica, una cosa non poteva sparire a caso, all'improvviso. Un'idea inquietante: "A meno che...".
La Strega ringhiò, frustrata. Si appallottolò a terra, le unghie si conficcarono nel terreno: - Non è possibile... non è possibile... -
Johnoh rimase a guardarla, indeciso se avvicinarsi o meno. Nulla gli garantiva non gli avrebbe dato fuoco o, peggio, preso a unghiate in faccia: "... A meno che non ci sia di mezzo un'altra magia.". Però non ce la faceva a continuare a vedere la Strega in quello stato, senza poter fare niente. Quindi, inspirò a fondo e si accucciò accanto a lei.
- Qual è il piano, mia signora? - chiese, soltanto.
Mahi parve ricordarsi solo in quel momento della sua presenza. L'ombra delle pupille tornò nei suoi occhi viola: - Il... piano? -
- Il piano. - ripetè Johnoh. Abbozzò un sorriso e sperò che la Strega non lo prendesse come ironico: - Non vi lascerete abbattere da una traccia sparita, no? -
Mahi rimase a guardarlo per quelli che parvero minuti interi - e, forse, lo erano davvero. Quando le pupille tornarono nei suoi occhi, abbassò le palpebre e sospirò. Riaprì gli occhi e il suo sguardo era deciso: - So che questa idea può suonare strana o controproducente. -
Johnoh rimase in silenzio. Per qualche motivo, quello sguardo deciso gli aveva scaldato il petto e ringraziò di avere già il sorriso da prima - sarebbe stato difficile spiegare un sorriso a parole del genere.
- Dobbiamo separarci. -
"Eh?" Questo non se lo aspettava: - Mia signora, ma come- -
- Non possiamo fare affidamento sulla magia, quindi dovremo cercare a caso. - spiegò la Strega: - Se ci dividiamo, abbiamo il doppio delle possibilità di ritrovarli. -
- Sì... - Il musicante non era troppo convinto.
- Non temere. - lo rassicurò Mahi: - Riuscirò sempre a trovarti, ovunque tu sia. -
- ... Eh? - Uno strano calore sulle guance: - È perché avete usato tutte quelle magie per tormentarmi? Mi è rimasta una traccia magica addosso? -
Il volto di Mahi si fece bordeaux: - Sì. Sì, è esattamente per quello. - Si rialzò di scatto, come il clown di un jack in the box, e portò le mani ai fianchi: - Ora vai, Johnoh. Io andrò a sinistra, tu vai a destra. -
Senza aggiungere altro, la Strega andò a destra. Johnoh alzò un dito e disse, la donna ormai lontana: - ... La sinistra è di là. -.

Mahi avanzò conficcando i tacchi nel terreno, più per scaricare la tensione che per altro. Non è che si scivolasse, sul terreno asciutto.
"Sono stata un'imbecille!" Si scompigliò i capelli: "Una cretina! Una stupida!" Spalancò gli occhi: "No, aspetta! Che ne potevo sapere? Pensavo stessi solo inseguendo due marmocchi!". Lasciò andare le braccia lungo i fianchi e un lamento uscì insieme ad un sospiro: "Che tempismo schifoso! Me misera! Me tapina!". Alzò gli occhi al cielo. La distesa stellata era un ritaglio tra le fronde degli alberi. "Ormai quel che è fatto è fatto. Non me ne pento." Trasse un profondo respiro. Il cuore batteva troppo forte.
Certo, la situazione era degenerata in un secondo.
No, anzi, non era solo "degenerata": era come aver fatto cadere una penna e scoprire di aver risvegliato un colossale sciame di vespe giganti arrabbiate col mondo che aveva fatto il nido proprio lì a due passi e aveva giurato una morte lenta e dolorosa per chiunque avesse fatto cadere una penna nelle vicinanze della loro dimora.
Ovunque fossero, Ryansel e Amanetel erano senza dubbio finiti in compagnia di una Strega o di un suo servitore. Se la traccia magica delle sue pietre era scomparsa di colpo, non poteva che significare che la Strega in questione era al di fuori della sua portata - se di poco o di tanto, non poteva saperlo.
Si morse un'unghia, nervosa: "Se non altro, non può essere Malikura. Lui ci tiene sempre a far sapere di essere l'autore di qualcosa, non avrebbe mai fatto qualcosa per poi dimenticarsi di lasciare una traccia del suo passaggio!" Era una magra consolazione, ma che portava ad una domanda più preoccupante: "Ma allora... di chi si tratta? Ci sono altre Streghe, nei paraggi?". Le ritornarono in mente le parole dei due odiosi bimbetti: "No. Loro conoscevano solo Malikura. Deve essere..." Espirò di colpo, la mano tornò lungo il fianco: "Una Strega appena arrivata. Non posso conoscerla.".
Da un lato, aveva la certezza non fosse uno Stregone fin troppo potente. Dall'altra, era sicura si trattasse di una Strega sconosciuta, dalla forza magica altrettanto sconosciuta. Una minuscola parte di lei quasi sperò se ne occupasse Malikura in un moto di territorialità, ma nulla le garantiva non si sarebbero alleati.
C'era un unico modo per fugare ogni dubbio: incontrare di persona quella Strega.
E Johnoh doveva restarne fuori.
Chiuse gli occhi: "Spero non sia lui ad imbattersi nella Strega.". Doveva agire per prima. Si piantò lì dov'era e urlò: - Mostrati, Strega sconosciuta! - Infuse il suo potere nella voce, per renderla più forte, per farla risuonare di più, udita solo da coloro che avessero avuto abbastanza magia: - Sono la Strega della Casetta di Gioielli e questo bosco è il mio territorio! - Che non fosse del tutto vero era relativo: - Se sei qui, sei nel mio territorio. Se sei stata tu a prendere quei bambini, hai qualcosa che mi appartiene. - Alzò la testa, sicura e maestosa: - Mostrati, Strega sconosciuta! -.
Sperò che la sua voce fosse giunta a qualcuno. Rimase impassibile, non mostrò la minima emozione o la minima stanchezza. Dentro di sé, era agitata: persino lanciare un appello del genere l'aveva stancata. Forse aveva esagerato con quella stupida magia. Avrebbe voluto lamentarsi, o anche solo strizzare gli occhi o serrare i pugni, ma rimase immobile. Qualcosa le diceva che il messaggio fosse arrivato. Non doveva tentennare di fronte alla Strega sconosciuta.
Un fruscio.
Non si mosse.
Tra gli alberi, davanti ai suoi occhi, apparvero tre figure.
Il primo era un massiccio colosso dai capelli biondi e dalle basette appuntite come chele, abbigliato con abiti scuri e una lunga giacca scura e svolazzante; la seconda era una donna dai cortissimi capelli ramati, scarsamente abbigliata di vestiti scuri e borchiati e un lungo giaccone pieno di cinghie, soprattutto dove non servivano; il terzo era un giovane dai grandi occhi azzurri e un cespuglio castano in testa, occhialoni da aviatore sopra la frangia ribelle e un abbigliamento che si sarebbe potuto definire normale, se non fosse stato per gli spallacci di metallo.
Mahi poté dire con sicurezza che nessuno dei tre fosse la Strega; tuttavia, poté dire con altrettanta sicurezza che fossero i suoi servitori. Non li aveva sentiti arrivare e percepiva, seppur leggera, la traccia di quella stupida magia. Dovevano essere al servizio della Strega sconosciuta da molto tempo.
Fu il colosso a farsi avanti. Quando parlò, la sua voce era bassa e profonda: - Siete voi la Strega della Crocchetta dei Granelli? -
"..." Non avesse dovuto mantenere una facciata gelida, gli avrebbe sputato in un occhio.
- No. - disse, invece, lapidaria.
Il ragazzo castano prese la parola: - Ah, okay. Scusateci per il disturbo. -
La donna gli diede uno schiaffo sulla nuca, talmente forte che avrebbe probabilmente spaccato la testa a qualcuno più delicato: - Imbecille. - sibilò: - Non vedi che è una Strega? -
- Ma ha detto di non essere la Strega che cerchiamo! - si difese l'altro.
Mahi dovette trattenersi dal facepalmare. Decise di porre fine a quella situazione ridicola. Si erse in tutta la sua statura e, con voce carica di magia, pronunciò: - Io sono Pavomahine, Strega della Casetta di Gioielli, Colei che è scolpita nell'eliodoro e nella sugilite, Signora delle gemme, Bellezza dai cento occhi, Allegra Arpia, Amabile Amazzone, Principessa dei Filtri Magici, Damigella del Fuoco e dei Fulmini! -
Calò il silenzio.
Per qualche secondo, nessuno parlò. Poi, la voce del ragazzo castano: - Ma è imparentata con Daenerys o REBBECCA-men? -
- Vogliate perdonare la nostra scortesia, nobile Strega. - Il colosso biondo era ben più educato e ragionevole. Mahi lo apprezzò di più. - Le nostre fonti devono aver confuso il Vostro illustre nome. -
- Non mi ero accorto che fosse una pavonessa! - esclamò sempre il ragazzo castano, distruggendo quel momento di profonda formalità: - Ma non fa la ruota! -
La Strega era ad un passo dal lanciarglisi addosso e dargli una testata in piena fronte: - Sono i maschi a fare la ruota, idiota. -
- Fa anche rima! - Il ragazzo castano fu quasi soppresso dalla compare. Il colosso biondo, paziente, tornò a parlare: - Come già sapete, il nostro signore ha in custodia i bambini e le pietre che state cercando. -
Mahi annuì. E aveva appena ricevuto un'informazione importante: "Uno Stregone.".
- È interessato ad incontrarvi e avviare con voi una trattativa. -
- Che tipo di trattativa? -
- Un acquisto. - spiegò il colosso: - In cambio dei bambini e delle vostre pietre. E di qualsiasi cosa desideriate come pagamento, naturalmente. -
Messa in quel modo, sembrava quasi una cosa tranquilla, una piega degli eventi molto più rosea del previsto, un banalissimo acquisto come tutti gli altri - più mocciosi malefici e refurtiva.
Ma il suo istinto le diceva che la situazione stava peggiorando ad ogni sillaba di quell'uomo. Doveva scoprire cosa stesse davvero succedendo.
- Portatemi dal vostro signore. - disse la Strega.
"Johnoh... Vedi di rimanere lontano da tutto questo!".

- Dunque la nostra semplice ricerca di due bambini si è trasformata in una probabile faida tra Streghe. - riepilogò Johnoh.
La donna annuì: - La situazione è sfuggita di mano alla Strega sua signora e le conseguenze potrebbero essere- -
- Orribili, davvero orribili! - si affrettò a dire il musicante, la schiena attraversata da un brivido gelido: - E sarebbero orribili per chiunque! Chiunque! -
- Mi rasserena vedere quanto lei abbia compreso in fretta. -
- E siccome queste conseguenze colpirebbero tutti, ma proprio tutti, lei è qui per aiutarmi. - ricapitolò il ragazzo. La donna annuì una seconda volta, la mano andò alla collana dorata che portava al collo: - Ho tre Informazioni Fondamentali di Trama da rivelarle. Ascolti con attenzione. -
Johnoh era in un fosso, intento ad applicare un unguento balsamico sulle escoriazioni che gli ricoprivano le braccia e le guance; accanto a lui, seduta nella posizione del diamante, una bellissima donna era prossima allo svelargli incredibili retroscena di trama.
Ma come ha fatto il musicante a finire in questa bizzarra situazione?
Poco dopo la partenza di Mahi, Johnoh si era messo alla ricerca dei bambini nella direzione opposta a quella presa dalla Strega. Cerca cerca, il povero musicante non era riuscito a trovare neppure una minima traccia del passaggio dei due funesti marmocchi. Alla fine, aveva deciso di arrampicarsi su un albero, conscio del fatto che dall'alto avrebbe potuto vedere meglio.
Arrivato dove doveva, una voce femminile gli aveva detto: - Stia attento, signore! Quel ramo potrebbe spezzarsi! - e il ramo si era spezzato, facendolo precipitare in un fosso di cui il musicante non aveva registrato la presenza, procurandogli lividi ed escoriazioni.
La proprietaria della voce lo aveva raggiunto e Johnoh era rimasto incantato. La sua teoria sul fatto che il bosco fosse popolato di sublimi ninfe sembrava sempre più concreta: si trattava di una donna dalla pelle scura, con lunghi capelli corvini e grandi e intensi occhi azzurri, le forme sinuose avvolte in una tunica ocra; parte dei capelli era intrecciata ad anelli d'oro e al collo portava una collana d'oro con un occhio. Sarebbe rimasto a guardarla, rapito dalla sua bellezza notturna, ma poi la donna aveva parlato di nuovo: - Questo punto è particolarmente franoso, rischia che le cada qualche sasso in testa! - e il sasso in testa era arrivato. Non enorme, ma abbastanza da fargli un bernoccolo.
Una volta ripresosi, Johnoh non aveva potuto non chiedere, con una punta di timore: - Lei chi è? -
- Il mio nome è Ysys. - si era presentata la donna: - Non sono una Strega, ma sono in grado di usare un po' di magia. -
Il musicante non aveva commentato. Si era semplicemente gelato sul posto: "Ysys. L'Uccello del Malaugurio." Chiunque, in qualsiasi regno, era a conoscenza di quel nome. Magari non conoscevano le fattezze di quella leggendaria donna, ma tutti sapevano della sua straordinaria capacità di portare sfiga.
Johnoh era stato molto tentato dall'alzarsi e scappare più veloce che poteva, ma la donna gli si era seduta a fianco, lo sguardo e la voce carichi d'urgenza: - La stavo cercando, giovane musicante. Queste terre sono in pericolo. -
- Come... - Aveva avuto paura a chiederlo, ma non aveva potuto non farlo: - Come sa che sono un musicante? -
- Me l'ha detto la mia collana. -
- Ah. - Forse c'era un significato nascosto in quella frase, ma Johnoh non si era dato pena per scoprirlo. Fece un'altra domanda, invece: - È una cosa molto triste che queste terre siano in pericolo, ma io cosa posso farci? -
Ysys gli aveva dunque confermato quello che già sospettava: Ryansel e Amanetel erano stati rapiti dai servitori di uno Stregone, uno Stregone appena giunto dall'oceano e mosso da intenti diversamente pacifici. La Strega della Casetta di Gioielli, suo malgrado, era rimasta coinvolta nei piani dello Stregone ma, per qualche motivo, in quel momento era molto indebolita e avrebbe probabilmente avuto bisogno di aiuto. Ed era a questo punto che entrava in scena Johnoh - in qualche modo.
- La prima IFT- -
- IFT? -
- Informazione Fondamentale di Trama. -
- Oh, giusto. Prego, mi dica. -
- È il motivo per cui la Strega della Casetta di Gioielli si è indebolita. -
- Mi lasci indovinare. - la interruppe Johnoh: - È per la cottura a fuoco vivo, vero? -
- No. - La risposta secca della donna non gli piacque: significava che fosse successo qualcos'altro di grosso. - È perché le ha allungato la vita. -
Silenzio.
Il musicante abbassò la mano con cui si stava medicando, piano, lo sguardo inchiodato agli occhi di Ysys. "... Devo aver sentito male."
- Allungare la vita ad un mortale è il più grande marchio che una Strega possa porre. - Ysys parlava con voce ferma e sguardo impassibile, ma forse aveva notato l'espressione dell'altro: - Le Streghe vivono a lungo. Molto a lungo. Quando allungano la vita ad un mortale, lo fanno per tenerlo accanto a sé nella loro lunghissima vita. Sono questi gli unici mortali a potersi definire "servitori di una Strega". -
Forse Johnoh sarebbe dovuto arrossire, o impallidire, o dipingersi un arcobaleno sulla faccia. Invece rimase immobile, l'informazione che martellava in testa, troppo grande, troppo assurda per poterla davvero assorbire. Distolse lo sguardo da Ysys e lo portò sulla bottiglietta di unguento. "... Ecco perché mi ha chiesto quanti anni avessi.". Era assurdo. Era troppo assurdo.
- Scoprire di aver avuto in dono altri anni è qualcosa di indescrivibile. - La voce di Ysys si era fatta più bassa, come se non stesse parlando con lui. Johnoh rialzò lo sguardo. - È qualcosa che molti umani desiderano, ma è impossibile spiegare la sensazione che si prova nell'ottenerlo davvero. -
Stranamente, Johnoh sentì i muscoli meno rigidi - non si era neppure accorto di essere così teso. Le parole di Ysys sottintendevano una cosa ovvia: anche lei doveva aver visto la sua vita allungarsi.
La donna parve riscuotersi e riprese la sua spiegazione: - Tuttavia, fare una cosa del genere richiede un'enorme quantità di magia. Si tratta pur sempre di un'interferenza nel corso vitale di un essere vivente. - Incontrò di nuovo lo sguardo di Johnoh: - Dubito le interessi una spiegazione teorica. Lasci che usi lei come esempio. La Strega le ha donato dieci anni. -
Il musicante trasalì. "Quella discussione sulle età... Da quanto ci stava pensando...?"
- Lei manterrà quest'età per i prossimi dieci anni. -
Johnoh non riuscì a trattenere un sorriso. Quando le labbra s'incurvarono, sentì una punta di calore all'altezza del petto. Tutto quello era semplicemente assurdo.
- Come detto, però, fare una cosa simile consuma la propria magia. Provi a pensare alla magia come al sangue. In un corpo umano adulto, possono esserci circa cinque litri di sangue. Immagini che donare dieci anni ad un mortale sia come una donazione di sangue di almeno tre litri. -
- Ma...! - Stavolta impallidì sul serio: - Dopo non ci si potrebbe reggere in piedi! -
- Esattamente. - Ysys sospirò. Forse la sua calma era solo apparenza: - Tuttavia, come il sangue, la magia si rigenera. Ma ha bisogno di tempo. Il sangue si rigenera del tutto in meno di quarantotto ore. Per il livello di magia della Strega della Casetta di Gioielli, rinnovarle l'incantesimo dell'età dopo dieci anni sarebbe come fare un'altra donazione di sangue dopo appena dieci ore. -
- E perché cazzo non ha fatto una donazione da un litro? - Stritolò la bottiglietta. "Cosa vi è saltato in mente, Mahi...?!"
- Credo che il motivo sia molto semplice. - Una piccola pausa, quasi fosse indecisa se rivelarlo: - Non ha mai usato questo incantesimo e non è stata in grado di fare i giusti calcoli. -
"Non ha mai...?" No. Sì, ma no. No. Andava benissimo, ma no. Era felice, sì, ma no. "Stupida."
Johnoh rimise la bottiglietta nella sacca e la richiuse. Si sedette rivolto verso Ysys, deciso: - Continui. Queste informazioni sono preziose. - "Vi ritroverò. E dovremo fare un bel discorso."
- Ovviamente, in questo caso, il potere magico è tutto. - proseguì Ysys: - Provi a pensare che dieci anni corrispondono a tre litri. Una Strega con solo un litro di sangue nel corpo arriverebbe persino a morire per fare una cosa del genere, peraltro fallendo. - Johnoh rabbrividì. - Ma una Strega con quindici litri di sangue non ne risentirebbe. Per una con cento litri, sarebbe un incantesimo insignificante. Più una Strega è potente, più ha la possibilità non solo di allungare maggiormente la vita dei suoi servitori, ma anche di farlo per più servitori. -
Il musicante annuì. Aveva capito. E una spiegazione del genere non poteva che portare ad un'affermazione inquietante.
- Questo ci porta alla seconda IFT. L'identità dello Stregone da poco giunto dall'oceano. -
Johnoh non riuscì a trattenersi: - Che ha cento litri di sangue. -
Ysys tacque per un istante, lo sguardo nel suo. Al musicante non piacque, ma tanto valeva dirlo subito. - Non so quanti litri di sangue abbia. - confessò la donna: - Ma ha ben tre servitori e le loro vite sono allungate di cinquant'anni ciascuna. -
Johnoh incassò l'informazione. Si era preparato, lo sospettava, ma sentirlo era stato comunque brutto. "Mahi..."
- Lo Stregone si chiama Dahrtz, Illustre Indovinellaio e Pregevole Paroliere, ed è il sovrano di un regno chiamato Hatlantyde. -
"Illustre Indovinellaio e Pregevole Paroliere...?" - Un regno che vuole espandersi? -
- No. Trasferirsi. -
Johnoh sbattè le palpebre una, due volte. Quello non se l'era aspettato. - ... Eh? -
- Hatlantyde è un regno molto sfortunato. - Ysys sospirò: - Ha la brutta abitudine di inabissarsi. -
- ... Ah. -
- Ed è esattamente questo il problema. - Il suo sguardo tornò a colmarsi di urgenza: - Dahrtz e i suoi accoliti vanno in giro ad insidiarsi in altri regni per farne una nuova Hatlantyde... portando tali regni all'inabissamento. -
- Ma sempre sempre? -
- Sempre sempre. -
- E non hanno mai pensato di, boh... - Alzò le spalle: - Cambiare nome, fare un esorcismo, qualcosa? -
- Gli hatlantydey sanno essere molto cocciuti. -
Il musicante si passò una mano tra i capelli, salvo ricordarsi di avere ancora le dita piene di unguento. Vabbè, gli sarebbero diventati i capelli più resistenti - bastava non diventassero come quelli di Rosyami. - Cosa c'entra la Strega della Casetta di Gioielli, esattamente? - domandò.
- Dahrtz ha bisogno di lei per portare a termine il suo piano. - Ysys accarezzò la collana, con delicatezza: - Purtroppo, la mia collana non mi ha rivelato tale piano nel dettaglio. So solo che ha bisogno della Strega della Casetta di Gioielli e lei, per opporsi, ha bisogno di aiuto. Ha bisogno di lei, giovane musicante. - Il suo sguardo azzurro era incredibilmente intenso: - Se il piano di Dahrtz avrà successo, queste terre diverranno- -
- Un regno prossimo all'inabissamento. - Nonostante tutta la drammaticità del momento, Johnoh non poteva permettere che quella donna pronunciasse certe frasi. - Dunque cosa posso fare, in concreto? Dov'è la Strega della Casetta di Gioielli? -
La situazione era degenerata in fretta. Era il momento di agire.
- La terza e ultima IFT. La tana di una Strega. - Ysys giunse le mani in grembo: - La tana di una Strega è semplicemente la sua dimora. C'è chi la chiama tana, chi palazzo, chi casa, chi le dà un nome proprio. -
"Casa." Johnoh scosse la testa. Non era il momento.
- Di solito, le Streghe tendono a celare la propria tana. -
- Per protezione? -
- Asocialità. -
- Mi sembra giusto. -
- La Strega della Casetta di Gioielli, vuoi perché ha comunque un giro d'affari con i mortali, vuoi perché vuole esibire la sua Casetta, non è tra queste. La sua tana è sempre ben visibile. -
Il musicante non potè che darle ragione.
- La tana di Dahrtz, invece, è celata alla vista. Soltanto i suoi servitori sono in grado di individuarla, in teoria. -
- In teoria? - Johnoh si fece ancora più attento. Doveva essere il momento più importante di quella spiegazione.
- Esistono quattro modi per scovare la tana celata di una Strega. -
"Ben quattro?" Il musicante era un po' confuso: "Credevo fosse solo uno e complicatissimo..."
- Il primo è, ovviamente, essere più potenti della Strega in questione. -
"Ah. Okay. Fuori un metodo."
- Il secondo è trovare aperto. -
- Trovare aperto? Cioè, proprio...? -
- Una porta aperta è un invito. - spiegò Ysys: - Anche la Strega più potente del creato, qualora lasciasse la porta aperta, renderebbe la propria tana visibile a chiunque. -
- Quindi si tratterebbe un errore della Strega o dei suoi servitori. -
- Precisamente. -
"Fuori un altro metodo." Dubitava di essere così fortunato da imbattersi nella tana di Dahrtz in un momento in cui qualcuno aveva lasciato aperto.
- Il terzo è conoscerne l'ubicazione. -
- Eh? -
Dato che Ysys non disse altro, Johnoh cercò di spiegarsi: - Cioè, è ovvio che se conosci... Cioè, in che senso? -
- Si può seguire un servitore. - chiarì la donna: - Prima o poi, lo si vedrebbe entrare nella tana. Allora si scoprirebbe l'ubicazione della suddetta tana. Se poi qualcuno in possesso di una simile informazione andasse in giro ad urlarla ai quattro venti, tutti coloro che sentono diverrebbero in grado di trovare la tana. -
- Ooooh... - Questo era un metodo più interessante. Ma anche quello necessitava di una gran dose di fortuna.
- Inutile dire che una qualsiasi Strega potrebbe cancellare questa informazione dalla mente di chi non dovrebbe conoscerla e punire il colpevole dalla bocca larga. - La frase fu pronunciata con troppa decisione. Con un brivido, Johnoh si chiese se non fosse già successo qualcosa del genere.
- L'ultimo metodo... -
Johnoh si sporse verso di lei, attento.
- ... Si rifà al fatto che, per quanto siano magiche, le tane delle Streghe devono sottostare alle leggi della fisica. -
Il musicante sbattè le palpebre. Poi chiese, piano: - ... Cioè? -
- Sono solide. -
Fu allora che Johnoh realizzò: - Ho capito! Sono invisibili, ma non impalpabili! -
Ysys annuì e qualcosa di simile ad un sorriso le incurvò appena le labbra: - È per questo che le Streghe sono solite erigere le proprie tane in un luogo isolato. Nulla vieta che, in caso contrario, qualcuno vada semplicemente a sbatterci contro. -
Come pervaso da un'energia potente e sconosciuta, Johnoh scattò in piedi, le gambe pronte a correre verso la sua meta: - Quindi devo camminare finché non mi schianto su qualche muro invisibile? -
Il sorriso di Ysys s'incrinò: - Non è consigliabile. - Tornò a sfiorare la collana: - A riguardo, posso dirle solo un'ultima cosa. La mia collana mi ha detto che lei già conosce un modo per individuare la tana di quello Stregone. -
Johnoh inarcò le sopracciglia: - Ah, sì? - "E come? Io neanche l'avevo mai sentito nominare, questo tizio!"
- Molto probabilmente, la Strega della Casetta di Gioielli sarà condotta nella tana di Dahrtz. - gli ricordò Ysys: - Non so cos'altro dirle per aiutarla. -
Il musicante scosse la testa e alzò un pugno, deciso: - Non c'è problema, signorina Ysys. La ringrazio per queste preziose IFT. Senza di lei, non avrei mai saputo nulla della trama e sarei rimasto a correre in giro alla ricerca di quei due marmocchi mentre un re perfido conquistava il nostro mondo. - Marmocchi che sarebbero stati nella tana del re perfido di cui fino a poco prima non sapeva nulla, se era vero che erano stati rapiti dai suoi servitori.
"Qual è il modo?" riflettè Johnoh: "Come posso trovare...?"
Riuscirò sempre a trovarti, ovunque tu sia.
Era stata lei stessa a dirglielo. Sicuramente, gli aveva ordinato di dividersi non per ritrovare i marmocchietti, ma per allontanarlo. Di certo, allora, doveva andare nella stessa direzione in cui era andata la Strega. Lei sapeva dove andare. Lei sarebbe stata condotta...
Molto probabilmente, la Strega della Casetta di Gioielli sarà condotta nella tana di Dahrtz.
La Strega sarebbe stata condotta nella tana di Dahrtz. Se fosse stato in grado di ritrovare Mahi, avrebbe trovato la tana di Dahrtz.
Chiuse gli occhi. Lui non aveva poteri magici. Doveva cercare a mano, proprio come stavano facendo poco prima.
"Non ho poteri magici..." Un pensiero, un ricordo nell'angolo della mente: "Ritrovare qualcosa senza usare poteri magici..." Ritrovare la Strega, ovunque lei fosse. Ritrovare Mahi.
Qui c'è un fiore di cui non so il nome!
Spalancò gli occhi. Il ricordo aveva invaso la sua mente, vivido. Si sfiorò il naso: "Mahi... Quell'odore di fiori e quella puzza di fumo..." Molto poco soave, ma era abbastanza. Richiuse gli occhi. Concentrandosi, riusciva a sentire deboli tracce di quell'odore di bruciato sui suoi vestiti. Inspirò fino a quasi sentire dolore ai polmoni: tantissimi odori diversi, mescolati, più forti o più deboli. E quel pungente odore di fumo intrecciato ad un più flebile profumo di fiori. Riaprì gli occhi.
Sapeva dove andare.
- Vada, giovane musicante. - Con un unico movimento elegante, Ysys si rialzò. Doveva aver taciuto per non disturbarlo: - Di certo lei- -
- Ora vado, signorina Ysys! - Prima che potesse finire di parlare, Johnoh scattò più veloce che potè: - Mi stia bene! Alla prossima! -
- Stia attento alle Erbacce Esplosive, potrebbero- -
Booom.

Il letto su cui giaceva Ryansel era molto comodo e, al tempo stesso, molto scomodo. Il bambino aprì gli occhi e capì cos'era a dargli fastidio: l'erba, su cui posavano la sua schiena e la sua testa, era molto morbida e confortevole, ma il tronco, su cui posavano le sue gambe, era troppo duro e la sua superficie non era neppure liscia. Lasciò cadere le gambe di lato, facendole atterrare nella ben più piacevole erba.
"Uh?" Qualcosa gli pungeva il palmo della mano. Si accorse di averla stretta a pugno. Quando la aprì, vide due piccole gemme. I fatti di... non sapeva quanto tempo fosse passato, forse poche ore? Forse più di ventiquattr'ore? Era pur sempre notte! Quei fatti, insomma, gli tornarono alla mente: erano scappati dalla Casetta di Gioielli e dalla sua spietata Strega, ma erano stati catturati da tre Tizi Loschi e portati da uno sconosciuto che parlava una lingua vagamente simile alla loro. Poi erano stati portati in forse-prigione e lì i suoi ricordi si interrompevano.
Ryansel si mise seduto e si guardò intorno. Era in un punto a caso del bosco e Amanetel era per metà dentro un cespuglio poco distante. Non ebbe bisogno di chiamarla perché, con un mugolio, la bambina diede cenno di essersi appena svegliata.
- Dove...? -
- Siamo da qualche parte nel bosco. - disse subito il fratello.
Amanetel battè braccia e gambe a caso, per poi sbuffare: - Ma uffa! Perché tu sei a terra e io sono in un dannatissimo cespuglio di dannatissimi lamponi!? Lamponi! Che problemi ha questo fottuto bosco con i fottutissimi lamponi? -
- Amanetel. - fece Ryansel, pacato: - Quello non è un cespuglio di lamponi. -
La bambina inarcò un sopracciglio, in una muta domanda.
- È un cespuglio di lampurli. -
- Eh? -
- AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH! -
Le bacche rosse del cespuglio iniziarono a vibrare, delle urla ultraterrene invasero l'aria e, come tentacoli di un kraken affamato di galeoni, i rami e del cespuglio afferrarono Amanetel e presero a trascinarla all'interno del fogliame. Alle grida dei lampurli si unirono quelle alterate della bambina che, con strattoni e morsi, riuscì ad opporsi e a finire non seppe come a terra, faccia nell'erba. Con tutta la calma del mondo, Ryansel gattonò da lei e le si sedette accanto.
- Wow. - sussurrò, ammirato: - Ti ha sputato. -
- Taci. -
Amanetel alzò la testa, la faccia sporca di terra ed erba. Gettò un'occhiata al circondario. Poi sibilò: - Dov'è il secchiello? -
- Questo è tutto ciò che ne è rimasto. - Ryansel le mostrò le due pietre: - Temo siamo stati derubati. -
La bambina si sollevò sui gomiti: - Ci hanno rubato quel che abbiamo rubato! -
- Un furto al quadrato. - annuì il fratello: - E, se quella Strega avesse rubato quelle pietre, sarebbe un furto al cubo. -
Amanetel serrò i pugni e digrignò i denti. Ovviamente, ne seguì una pioggia di insulti di varia gradazione di fantasia. Alla fine, anche la bambina si decise a mettersi seduta - Ryansel, per tutto quel tempo, era rimasto ad ascoltarla con un'espressione serafica.
- Quindi cosa facciamo? - domandò Amanetel: - Cerchiamo torce e forconi e andiamo a recuperare il nostro bottino o cerchiamo un posto dove vivere serenamente? -
- La prima idea è la più affascinante. - ammise Ryansel: - Tuttavia, sprecheremmo un sacco di energie e non avremmo modo di attuare la seconda. Direi di andare per la seconda e, in futuro, prepararci per la prima. -
La bambina annuì: - Sì. Sì, mi sembra un buon pian- STATE ZITTI! - Si voltò verso i lampurli ancora intenti a sgolarsi e assestò un calcio al cespuglio. Con un ultimo strillo, i lampurli si zittirono.
Ryansel e Amanetel si alzarono, pronti ad affrontare tutti gli orrori che il bosco notturno avrebbe riservato loro. Mano nella mano, si avviarono verso un punto qualsiasi, perché non sapevano leggere le stelle e non era in vista nessun muschio che potesse indicare il nord. Non che per loro facesse alcuna differenza prendere una direzione piuttosto che un'altra.
Dopo svariati minuti di scalpiccio nell'erba, i due bambini giunsero ad un piccolo fiume. Ad occhio, le rive distavano sedici metri.
- Come facciamo a traversarlo? - chiese Ryansel: - Non vedo un ponte né un ponticello. -
- E neppure una barchetta. - aggiunse Amanetel: - Però c'è una coppia di bimbe bianche. Io dico che a pregarle ci aiuteranno. - Si gonfiò come un palloncino, per poi gridare: - Bambine bianche sull'onda, Ryansel e Amanetel son sulla sponda, non c'è ponte o ponticello, non volete farci da vascello? -
In mezzo al fiume, le scarpette scure che sfioravano l'acqua, stavano due bambine identiche: capelli biondi in un taglio anni '30 - forse, nessuno dei due bambini era un parrucchiere esperto -, fiocco dietro la testa, vestitini pieni di pizzi, occhi vuoti, giunture delle articolazioni a vista e pelle grigia. Dove Amanetel avesse visto il bianco, se non nelle orbite, rimaneva un mistero. Con uno scricchiolio, le due bambine ruotarono la testa verso di loro, a scatti. Poi ridacchiarono, la voce così acuta da poter tagliare l'aria.
- Secondo me non ci aiutano. - sussurrò Ryansel.
Quasi a volerlo contraddire, le due bimbe fluttuarono fino a loro, un movimento fluido del tutto in contrasto con quegli scatti scricchiolanti. Solo quando le ebbero vicine i due bambini notarono che, tra le mani, portavano due pacchi: una aveva un pacco nero con fiocco rosso, l'altra un pacco rosso con fiocco nero. Con uno scricchiolante gesto secco, le piccole li porsero loro.
- sCEgLi. -
Una delle bambine parlò e la sua voce sembrava uscita da un grammofono rotto - anzi, distrutto, tenuto insieme con uno scotch talmente vecchio che la colla si era fatta liquida, si era sparsa un po' ovunque e si era risolidificata in cristalli appiccicosi.
- Oh, possiamo prenderne solo uno? - chiese Ryansel, dispiaciuto.
- Siamo in due, non possiamo prenderli tutti e due? - protestò Amanetel.
- uNo. -
- UnO sOLo. -
- uNo è UNa mALedIZionE. -
- uNO è uNA beNedIZIOne. -
Ryansel e Amanetel si scambiarono un'occhiata. Poi esclamarono, decisi:
- Quello rosso! - - Quello nero! -
Tornarono a guardarsi. Annuirono. Ed esclamarono, con forza:
- Quello nero! - - Quello rosso! -
I loro occhi si incontrarono di nuovo.
- Dillo che lo stai facendo apposta! - ringhiò Amanetel.
- Tu lo stai facendo apposta! - ribattè Ryansel.
- Sei un idiota, oppure sei cattivo! -
- Sei tu quella stupida e cattiva! -
- Chi lo dice lo è, quindi sei stupido e cattivo! -
- Specchio riflesso! -
- Sai quando la planchette formava la parola V-A-F-F-A-N-C-U-L-O? Non era uno spirito maleducato, ero io! -
- Sai quando ti dicevo di aver usato fili da cucito al posto di capelli veri per le bambole voodoo? Non era vero, perché avevo usato i tuoi capelli! -
Con uno scricchiolio, le bambine indietreggiarono. Ryansel e Amanetel si ricordarono della loro presenza e tornarono a guardarle. Le giunture delle bimbe tremarono in un coro di nacchere.
- aBBIaTe PiETà. -
- RisPARmiATeci. -
- Vi pORTereMO doVE volETe. -
- AGGrappaTeVi a NOi. -
I due bambini non capirono il perché di quell'improvviso cambio di tono ma, visto che andava a loro vantaggio, non si lamentarono. Quindi, si aggrapparono alle vite sottili delle bambine e, fluttuando velocemente, furono portati sull'altra riva. Non appena Ryansel e Amanetel misero piede a terra, le due bimbe volarono via, senza neppure il tempo di essere ringraziate.
- Che strane. - commentò Amanetel, un sopracciglio inarcato.
- Sono state davvero molto gentili. - disse Ryansel, con un gran sorriso: - Non solo non hanno avuto bisogno di un ringraziamento, ma non hanno neppure voluto niente in cambio! -
- Che bambine buone... - sospirò la sorella.
- Proprio come noi! -
Come se le parole di prima non ci fossero mai state, i due bambini si presero per mano e si rimisero in cammino.
Ci vollero settantacinque minuti, secondo più secondo meno, per arrivare in un posto sconosciuto, bucolico: il bosco lasciava spazio ad un'immensa prateria costellata di edifici dalle forme più curiose - grattacieli, casine dai tetti spioventi, casupole in stile nord europeo, castelli dalle torri puntute, edifici con torri a matrioska, porte al posto delle finestre e finestre al posto delle porte. Per poter accedere alla prateria, si doveva salire un gradino dall'aspetto di pagine, qualcosa di simile alla copertina di un libro divideva le pagine dal terreno. Non riuscivano a vedere il perimetro della gigantesca copertina, ma avevano il legittimo sospetto che fungesse da fondamenta per l'intero regno - non ci voleva un genio a capire che fossero arrivati in un qualche regno.
I due bambini si diedero all'esplorazione di quel luogo sconosciuto. C'erano dei sentieri ben curati, qualche sasso ad indicare il chilometraggio, graziose aiuole variopinte e bizzarre creature che scorrazzavano felici. C'era, ad esempio, una grossa conchiglia bivalve dalla bocca ondulata, con due grandi occhi a scodella rovesciata sulla cima; di tanto in tanto si apriva, rivelando una bella sirena dai capelli verdi e la pelle scura, ma sembrava come se fosse stata rimpicciolita, quasi in deformed. Oppure c'era un demonietto alto due metri, il corpo malleabile come uno slime, di un verde cupo, i cornini ritorti e le ali da pipistrello, un sorriso troppo grande e spiritati occhi rossi dalla sclera gialla. Ancora, un enorme drago rosso rotondo indossava il gigantesco uovo da cui era presumibilmente uscito, la parte inferiore a pannolone e la parte superiore come cappello, viola a pois azzurri. Sull'orizzonte, un gruppetto di piccoli draghetti bianchi dagli occhioni blu svolazzava allegro, le minuscole ali da pipistrello piene di punte si agitavano con forza, le iridi azzurre erano spirali e le bocche non avrebbero fisicamente potuto contenere tutte quelle zanne.
Ryansel e Amanetel si scambiarono un'occhiata perplessa: - ... Dove siamo finiti? -
- Oh, poveri piccini! -
Una voce femminile alle loro spalle li fece trasalire. Si voltarono nello stesso momento.
Una donna dai lunghissimi capelli biondi, con un bel viso dolce e materno, li guardava con sguardo preoccupato. Indossava una vestaglia azzurra dai merletti rosa e delle pantofole gialle: doveva essere uscita di casa di corsa, forse non appena li aveva visti.
- I vostri vestiti sono rovinati e siete pieni di terra e foglie! - Si avvicinò e li scrutò con attenzione. Amanetel era senz'altro quella messa peggio. - Dove sono i vostri genitori? - chiese, apprensiva.
- Boh. - Ryansel alzò le spalle.
- Ci garantiscono che nostro padre esista, nostra madre non è pervenuta e la nostra matrigna è una cretina che ci ha abbandonato nel bosco. - rispose Amanetel, sincera.
La donna si coprì la bocca con una mano, gli occhi sgranati: - Oh... Poveri, poveri piccoli. Non oso immaginare cosa avete dovuto sopportare, in quel bosco pieno di pericoli... -
I due bambini annuirono, le espressioni gravi.
- Sì, delle cose orribili! - esclamò Ryansel.
- Delle persone terribili! - gli fece eco Amanetel.
In quel momento, furono raggiunti da un uomo: lunghi capelli argentati, vestaglia e pantofole rosse, anche lui doveva essere uscito di corsa - anche se meno di corsa della donna, forse il tempo di fare la piastra ai capelli.
- Dunque chi sono questi due piccoli, Cyndyah cara? - domandò all'altra, dopo aver gettato un'occhiata ai due bambini.
- Sono due poveri piccini che non hanno un posto in cui andare. - La mano di Cyndyah andò alla guancia, lo sguardo si fece triste: - Hanno dovuto sopportare così tanto, in quel bosco crudele! Non potremmo...? - Gli occhi andarono all'uomo, quasi speranzosi.
Ryansel e Amanetel rimasero a guardare il nuovo arrivato, in attesa. Magari la donna gli aveva chiesto di aiutarli - in caso, una risposta positiva sarebbe stata più che gradita -, ma poteva anche avergli chiesto di trasformarli in statue ornamentali per porre fine alle loro sofferenze - in caso, una risposta negativa sarebbe stata più che gradita.
Alla fine, l'uomo sospirò: - Certo, Cyndyah cara. Non sia mai che il Ducato di Toon non aiuti coloro che sono in difficoltà. -
Il volto di Cyndyah s'illuminò di un sorriso dolcissimo: - Naturalmente, Pehgahsus caro. -
Pehgahsus battè le mani e si rivolse ai due bambini. Anche lui sorrideva, ma di un sorriso più leggero e giocoso. Ora che guardavano meglio, una tenda di capelli gli copriva del tutto metà del viso.
- Benvenuti nel Ducato di Toon, giovani viaggiatori! - esclamò: - Io sono il Duca Pehgahsus e questa meravigliosa signora è la Duchessa Cyndyah. - La donna fece una piccola riverenza sollevando appena la vestaglia. - Voi chi siete? -
- Io sono Ryansel. -
- Io sono Amanetel. -
- Siamo due dolci bambini sfortunati. -
- Veniamo da un punto non precisato nelle vicinanze del bosco. Forse tra il Regno d'Egitto e il Regno di Domino. -
- È davvero molto lontano da qui. - disse Pehgahsus, una veloce occhiata alla compagna. Cyndyah annuì. - Non temete! - Il Duca si portò le mani ai fianchi: - Vi forniremo un alloggio confortevole per due bambini così giovani! E potrete guadagnarvi da mangiare! -
I due bambini si scambiarono un'occhiata seccata, un pensiero comune: "A quanto pare non ci daranno cibo gratis..." Tuttavia, il Duca e la Duchessa si stavano mostrando molto gentili e bendisposti, quindi avrebbero potuto provare a guadagnare onestamente.
- Abbiamo giusto bisogno di pastorelli per le Bestiole Toon! - Pehgahsus indicò i draghetti bianchi che volteggiavano nel cielo notturno.
- Sono buonissime, non temete! - li rassicurò Cyndyah. Quasi l'avesse sentita, uno dei draghetti sputò una fiammata da puro lanciafiamme, prendendo in pieno il drago-uovo. Quello fece un salto di svariati metri e, con un ruggito, iniziò un goffo inseguimento del draghetto colpevole. La conchiglia scattava, la sirena al suo interno ridacchiava con versi tanto acuti da rasentare gli ultrasuoni. Il demone slime si avvolse attorno ad un lampione e si lasciò ricadere all'indietro, in una serie di suoni gutturali che dovevano essere una risata.
- Quanta violenza che c'è, qui. - notò Ryansel. Guardò Amanetel.
Sui volti dei due bambini apparve un sorriso.
- Questo posto è magnifico! -.

.

Note:
* "Deútero Epeisódio" (Δεύτερο Επεισόδιο): "Secondo Episodio" in greco.
"deútero méros" (δεύτερο μέρος): "seconda parte" in greco.
* "Il sangue sulle nostre mani è il vino che offriamo come sacrificio~" / "Strappa le ali di una farfalla per la tua anima~": «Wings of a butterfly», H.I.M.
* "Me misera! Me tapina!": Da Topolino. È l'esclamazione di sconforto che è solito usare Paperone.
* Sì, anche la Strega ha scambiato Alystehr per una donna.
* Daenerys è ovviamente Daenerys Targaryen de Le cronache del ghiaccio e del fuoco / Game of Thrones.
REBBECCA-men, invece, è la perfidissima (?) regina de Lo Scooby-doo del Millennio! di Nadeshiko.
* La similitudine tra la magia e il sangue si rifà ad una spiegazione simile data in Card Captor Sakura.
* I lampurli sono opera di Tayr Seirei.
E Amanetel la ringrazi, perché le alternative erano un cespuglio di ramponi o un cespuglio di arpioni.
* Le prime battute di Ryansel e Amanetel davanti al fiume sono tratte dalla fiaba originale di Hansel e Gretel, ovviamente con modifiche. (Edizione BUR Rizzoli, 2018)
* Le due bimbe creepy sono le Cursed Necro Twins ("Stregoneria delle Necrotwins" secondo la mirabile traduzione italiana del manga, "Gemelle della Maledizione" nel doppiaggio italiano), mentre le bestiole del Ducato di Toon sono la Sirena Toon, il Teschio Evocato Toon, Manga Ryu-Ran e i Draghi Bianchi Occhi Blu Toon.


Non sapete come inserire una lunghissima serie di spiegazioni in uno spazio limitato? Usate Rottura della Quarta Parete!
Rottura della Quarta Parete è un prodotto unico nel suo genere, adatto ad ogni età e facilmente manovrabile, consente di condensare un enorme quantitativo di informazioni senza essere costretti a scrivere capitoli su capitoli per rendere le scene più naturali!
Sono allegati alla confezione una serie di termini tecnici, abbreviazioni inutili e un martello che potranno aiutarvi a sfondare il vetro della quarta parete!
Rottura della Quarta Parete! Un prezioso alleato per le vostre storie!
(Attenzione: Rottura della Quarta Parete potrebbe provocare effetti collaterali in Storie Serie, quali ammuffimento della trama, distruzione della credibilità e rivolta popolare.)

Non avessi usato Rottura della Quarta Parete, sarebbe stata la volta buona che i capitoli si scindessero in diciassette. È proprio una fortuna che questa non sia una Storia Seria! (?)
Grazie quindi alla buona Ysys, la cui deus ex machinesca apparizione ha recato seco la Rottura della Quarta Parete. Era destino. *Inciampa e cade in un fosso*

Mahi è una pavonessa (La sua identità di Strega è molto più evidente della sua natura di pavo cristatus, ecco perché non è stata sgamata all'istante.) perché Kujaku, il suo cognome, significa "pavone". L'avevo detto che Johnoh e Malic non sarebbero stati le uniche bestiole - Lo sarebbe anche Ysys, in verità: come intuibile dal suo soprannome e come detto esplicitamente ne Il bronzeo addormentato nel bosco, è un gufo. Quanto all'identità della "Strega" che le ha allungato la vita... In verità, ho in mente diverse risposte. Dubito ne scriverò mai, ma mai dire mai (?). Intanto la risposta rimarrà misteriosa come lei.
Si dovrebbe poi essere intuito perché Dahrtz parli in quel modo assurdo: lui è l'Indovinellaio. Non si tratta di nessuna figura in particolare, quanto più l'incarnazione delle filastrocche e degli indovinelli delle fiabe.
Gli apporti fondamentali di Malikura, Malic, Ryansel e Amanetel, invece, si concludono qui, con i due candidi pargoli che giungono persino ad un lieto fine. Se diventeranno mai sottoposti dello Stregone di Kul Elna? Chissà. Sarebbe una cosa orribile.

Spero che questo penultimo - Stavolta effettivamente penultimo! - capitolo vi piaciuto. E spero potrà esserlo anche il Gran Finale (Ma de che?): il musicante di Brema e l'incantevole Strega vs eloquenti atlantidei portatori di inabissamenti!
(*Soe, smettila di parlare come le anticipazioni di una seguitissima serie tv.* No! Lasciatemi parlare con la mia platea invisibile!)
Beh, certo, il Gran Finale non è ancora stato scritto e quel capitolo è in hiatus da ormai tre anni, ma chissà, magari un giorno potrebbe fare la sua apparizione~!
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Soe Mame