Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Flofly    08/08/2023    7 recensioni
«É la cosa più sessista, classista, elitaria e…» iniziò alzandosi ed indicandogli l’uscita.
«E ragionevole che tu abbia mai sentito?»
Hermione Granger è la Strega più brillante della sua generazione ed un'eroina di guerra, eppure questo non basta per svecchiare il Ministero dai suoi pregiudizi. Ma per riuscire nel suo intento Hermione è disposta a tutto, persino ad allearsi con Draco Malfoy.
La storia è ispirata dall'iniziativa "Il mio finto fidanzato" lanciata da Rosmary su il Forum Ferisce più la penna.
Genere: Commedia, Generale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Blaise Zabini, Draco Malfoy, Hermione Granger, Pansy Parkinson, Theodore Nott | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Ambwitchious: di Balli, Paparazzi e Serpeverde è disseminata la via per il potere

“Pochi vedono quel che siamo, ma tutti vedono quello che fingiamo di essere”

N. Macchiavelli, Il principe

 

 

«Hermione, grazie di averci raggiunto, il Ministro era così ansioso di conoscerti». Il sorriso del Direttore del Dipartimento per le Creature Magiche era talmente abbagliante che per un attimo le ricordò la dentatura smagliante di Gilderoy Lockhart. «Hai per caso avuto modo di sentire Harry?»

E altrettanto falso.

Macduff la chiamava sempre quando c’era qualche ospite importante con cui pavoneggiarsi, meglio ancora se poi tramite lei riusciva a nominare almeno dieci volte in una frase l’Ex Bambino Sopravvissuto, ormai a capo degli Auror. Bambino sopravvissuto che notoriamente si guardava bene dall’accettare qualsiasi voglia uscita pubblica che non consistesse in un gelato da Florian Fortebraccio.

Almeno lui aveva la scusa del lavoro, anche se sapeva che in quel momento probabilmente se ne stava seduto alla sua scrivania sbuffando sotto una marea di scartoffie. E lo sapeva benissimo perché solitamente il suddetto NonPiùCosiBambino Sopravvissuto le mandava un gufo per lamentarsi verso le diciotto, invitandola a prendere un drink insieme per aiutarlo con i compiti a casa. Ehm, con le pratiche burocratiche. Ormai avevano lasciato Hogwarts da più di sette anni, eppure certe cose non cambiavano mai

E senza Ron, trasferitosi a Chudley per allenare la sua amatissima squadra, era rimasta solo lei, la mente del Golden Trio, da sfoggiare neanche fosse una dannata Coppa contraffatta del Torneo Tre Maghi.

«Pensavo volessimo parlare del mio progetto sui diritti degli Elfi Domestici, Ed» sibilò tra i denti, calcando su un diminutivo che non si era mai sognata di usare, mentre sorrideva al Ministro degli Esteri kazakho, parlando decisamente troppo velocemente perché questo capisse qualcosa di più di una delicata stretta di mano e un cortese cenno con la testa.

«Non ora, non vedi che abbiamo ospiti importanti? Ti fermi a cena con noi, vero? Ho prenotato in un magnifico ristorante di Diagon Alley, solo il meglio per il nostro caro amico Alimov. Sicura che Harry non possa raggiungerci?»

Hermione fece finta di non sentire, ingoiando gli insulti coperti da qualche scusa per non poter essere presente.

Odiava essere distratta dal suo lavoro, e ancora di più odiava quelle cene in cui nessuno le rivolgeva una sola domanda interessante, tutti troppo compiaciuti di poter tornare a casa con una bella foto e un racconto su quanto fosse in realtà scialba e poco attraente la strega più intelligente della sua generazione.

Aveva pensato decine di volte di lasciare il posto, ma cosa sarebbe accaduto al suo progetto? Non c’era nessuno di cui si fidasse abbastanza da lottare affinché venisse approvato, e lo stesso Shackebolt era impossibilitato a scavalcare i capi Dipartimento. D’altronde, nonostante fossero passati già diversi anni, anche per lui il passaggio da operativo a politico non era stato affatto semplice. Ed ora era semplicemente troppo stanca persino per continuare a lottare.

All’inizio tutto sembrava andare per il meglio: ancora prima di prendere la decisione di tornare comunque a Hogwarts per un ottavo anno aveva già ricevuto decine di proposte dal Ministero. Avrebbe solo dovuto indicare un posto e sarebbe stato suo, questo è quanto le avevano promesso.

Ed in effetti era stato così. Era stata a lungo indecisa su quale Dipartimento scegliere, stilando liste su liste di pro e contro, discutendone a sfinimento con Ginny, Luna, Neville, Harry… e Ron.

Ron che ogni sabato libero dall’addestramento per gli Auror in cui si era imbarcato insieme a Harry, veniva a Hogsmeade e l’aspettava da Madame Rosmerta e che si illuminava nel vederla entrare da quella porta.

Ron, con il quale aveva preso un appartamentino vicino al Ministero e con il quale aveva provato per la prima volta la felicità di addormentarsi ogni notte cullata dal tepore del suo corpo.

Ron, con cui aveva condiviso gli incubi e i ricordi che li facevano urlare ogni notte.

Ron, che un giorno aveva capito di non poter più vivere all’ombra di Harry e aveva avuto il coraggio di cambiare drasticamente vita.

Ron, che un giorno a colazione aveva guardato e si era resa conto di non amare più, non come avrebbe dovuto, perlomeno.

Ron, che non avrebbe mai saputo che dietro quell’incredibile proposta lavorativa c’era stato lo zampino di Viktor Krum.

Le mancava Viktor, la sua fiducia in lei, il suo non fare domande.

E il suo fregarsene di tutte le convezioni sociali.

Ma lei non era Viktor Krum.

E neanche Harry Potter.

Lei era Hermione Granger e, per Godric Grifondoro, era finita chissà come a fare la fine di un esperimento di pozioni finito male in un ufficio minuscolo che di brillante aveva solo la targa sulla porta.

Esausta si buttò sul divano dell’appartamento, rigirando pensierosa un triangolino di cartone grigio che qualcuno le aveva fatto scivolare sotto la porta dell’ufficio mesi fa. Accompagnato solo da due righe.

 

Fortitudo Prodo Laurus

     Dov’è il tuo coraggio, Granger?*

Seguiva poi un testo da pubblicare sulla Gazzetta del Profeta, talmente idiota che aveva pensato all’inizio ad uno scherzo di pessimo gusto. Eppure non era riuscita a gettarlo via, qualcosa dentro di lei l’aveva spinta a nasconderlo nel senza fondo della sua borsa.

Le era venuto di nuovo in mente mentre guardava i denti troppo bianchi di Macduff.

In fondo cosa aveva da perdere?

Grattastinchi miagolò soddisfatto, guardandola di sottecchi prima di acciambellarsi e mettersi a dormire senza più degnarlo di uno sguardo.

Prima di cambiare idea, scarabocchiò velocemente il messaggio per la Gazzetta, inserendo i soldi per la pubblicazione nella busta che consegnò al suo gufo.

Iniziava davvero ad avere le allucinazioni, per un attimo le era quasi sembrato di vedere la sagoma di Piton che la guardava sconsolato, meglio che leggesse il report che Justin le aveva mandato, forse avrebbe trovato qualcosa di interessante. O almeno avrebbe evitato di pensare di essersi appena fatta fregare da un perfetto sconosciuto.


 

 

Il giorno dopo Hermione aveva evitato accuratamente la sezione annunci della Gazzetta del Profeta, limitandosi a spostare la copia che le era stata regolarmente recapitata sia a casa che al Ministero nell’angolo più esterno della sua visuale, coperta da una marea di appunti e relazioni.

In fondo se davvero era solo una presa in giro si doveva solo comportare normalmente, e nel caso qualcuno avesse fatto qualche riferimento avrebbe dovuto semplicemente far finta di niente.

Nel primo pomeriggio, ormai sicura che si fosse trattato di uno scherzo di pessimo gusto, aveva deciso di potersi avventurare fuori dalla sua stanza per andare da Harry, il quale le aveva mandato tre gufi e tre chiamate via camino pregandola di scendere prima che schiantasse tutti i suoi inutili apprendisti. Quando era arrivata aveva trovato il suo miglior amico con i capelli ancora più dritti del solito e uno sguardo omicida negli occhi verdi. A dire la verità, il modo in cui l’aveva trovato a camminare avanti e indietro tra le nuove reclute con una nube scura di malumore che lo seguiva, aveva fatto davvero fatica a non fargli notare quanto fosse simile a Piton. Oh, quando l’avrebbe raccontato a Ginny… era certa che anche lei l’avrebbe trovato estremamente divertente.

Certo, più di Harry che sembrava pronto a buttarsi direttamente nelle fauci del primo Ungaro Spinato che avesse trovato parcheggiato fuori dal Dipartimento degli Auror.

Stava ancora ridacchiando, pensando alla fotografia che aveva scattato di nascosto per ricattare a vita la Speranza dei maghi ogni volta che avesse tentato di farla uscire di casa quando lei non ne aveva nessuna voglia, quando notò che c’era qualcosa che non andava.

La sua assistente, una ragazza dai lunghi capelli biondi sempre perfettamente acconciati in una coda di cavallo tenuta da un nastro ossessivamente dello stesso colore del vestito, che solitamente era una persona estremamente precisa e disponibile, si era rintanata appena l’aveva vista svoltare nel corridoio, rossa in faccia.

L’occhio le cadde poi su quello che Amelia teneva in mano, con la stessa faccia colpevole con cui il povero Dobby aveva ammesso di aver tentato di uccidere Harry, tanti anni prima. Ma in quel momento non c’era nessuno da salvare con metodi alternativi spinti dall’amore, seppur discutibili, e, soprattutto, era assolutamente certa che non avesse alcun motivo di avere in mano un vassoietto di dolci ancora incartati nella velina rosa della pasticceria dietro il Ministero.

«Ehm… stavano bene con il tè» balbettò, cercando di scansare il suo sguardo inquisitore.

«Di cosa sta parlando, Signorina Blake? Quale tè?» chiese ricevendo come risposta solamente che le venisse lanciato in mano il suddetto pacchetto, neanche si fosse trattato dell’ennesimo Horcrux, girando i tacchi e borbottando qualcosa di una chiamata da parte del Direttore Generale.

Entrò nel suo ufficio ripetendo la domanda a voce alta, ben sapendo che non avrebbe avuto alcuna risposta. Sbuffando sbatté la porta, sperando che quella giornata pessima avesse finalmente fine.

Ma, evidentemente, il destino aveva uno strano senso dell’umorismo.

«Quello che ho portato io. Ero certo che non avessi altro che caffè, e mi sembri già abbastanza nervosa».

Quella voce. Strascinata, leggermente annoiata, con un tono di compiacimento divertito che aveva sentito troppe volte.

Sanguesporco.

L’ultima volta che l’aveva sentita era stato al suo processo, quando aveva risposto a pezzi e bocconi alle domande del Wizegamot, fissandoli senza praticamente battere le palpebre.

«Malfoy?» chiese girandosi e sperando di essersi sbagliata e che si trattasse di uno scherzo finito male da parte di George. O di Seamus. O di Harry, per vendicarsi del suo paragonarlo a Piton. O persino di Ginny, doveva ammettere che aveva sempre avuto un umorismo non troppo sottile.

E invece, come sempre, non si era sbagliata.

Seduto comodamente sulla sedia dietro la scrivania, la sua sedia e la sua scrivania per essere precisi, con un completo tre pezzi grigio che probabilmente costava quanto un suo intero stipendio, c’era Malfoy Furetto Malfoy.

Ma del diciassettenne pallido e scavato non c’era traccia.

Tranne una cosa. Quella era rimasta la stessa.

Quel suo dannato ghigno.

«Cosa diavolo ci fai qui?» ringhiò, trattenendo l’istinto di schiantarlo. «Ti sei perso?»

Lui scosse la testa, non smettendo di squadrarla. Poi richiamò la gazzetta del profeta dall’angolo in cui l’aveva lanciata.

«Non sai trattenerti o provi orgoglio nell’essere un’insopportabile so tutto io?» chiese invece, come se fosse normale, scandendo le parole con evidente disgusto. Poi ghignò: «Avevo pensato a Potter puzza, ma mi sembrava infantile. Peccato, sarebbe stato bello vederlo stampato a tiratura nazionale».

 

È la seconda volta che parlo non interpellata **

 

La frase che aveva fatto pubblicare il giorno precedente. Ecco perché le era sembrata famigliare. E, soprattutto, perché continuava a pensare a Piton.

Hermione digrignò i denti, chiudendo a grandi passi lo spazio tra di loro e strattonandolo per la manica della giacca.

«Punto primo, alzati o ti trasfiguro in un furetto. E mi sembra che la prima volta non ti sia piaciuto».

Malfoy ridacchiò alzandosi pigramente. «Ti piace comandare eh, Granger?»

«Mi piace che nessuno entri di nascosto nel mio ufficio e si sieda alla mia scrivania, ti sembra strano?» rimbeccò spintonandolo lontano. «E, per l’ennesima volta prima che ti schianti, cosa vuoi?»

Lui, come se nulla fosse, si limitò a far lievitare una pila di rotoli di pergamena e appunti che occupavano l’unica sedia spartana del suo minuscolo ufficio, accavallando le gambe e riprendendo in mano la tazza ancora piena di liquido ambrato e fumante che era rimasta pericolosamente vicina al suo quaderno per gli appunti.

«Aiutarti» rispose, sorbendone un sorso. «Davvero Granger, dovresti smetterla con il caffè… te l’ho detto, ti rende nervosa. O forse è l’effetto che ti faccio io?»

«Il caffè mi tiene sveglia e tu mi fai venire voglia di darti un pugno. Non ti vedo da anni, Malfoy…»

«Dal mio processo, per essere esatti. Non ti sei neanche fermata a salutarmi dopo il verdetto».

Erano passati quattro anni da allora. E in tutto quel tempo, sino a quell’esatto momento in un pomeriggio qualsiasi di settembre, non si era degnato neanche di mandarle un biglietto di ringraziamento. O di scuse.

Settembre…

Era il primo settembre. Ed erano passati esattamente quindici anni dalla prima volta che le loro strade si erano, purtroppo, incontrate.

«E, dimmi, cosa avrei dovuto dirti?» chiese lei esasperata, sedendosi. A quanto aveva capito quella cosa sarebbe andata per le lunghe. Quanto sarebbe stato grave se avesse usato l’Imperius su quell’imbecille borioso?

Per la prima volta Malfoy sembrò abbassare lo sguardo. «Forse c’era qualcosa che ti avrei voluto dire io, non credi? In ogni caso, ora sono qui».

«Sì, lo vedo. E, ancora una volta, mi chiedo il motivo».

Lui sbuffò, alzando gli occhi al cielo: «Per Salazar Serpeverde, Granger, certo che per essere la strega più intelligente della tua generazione a volte sei davvero idiota».

Forse tanto valeva usare la Cruciatus, illegale per illegale, almeno si sarebbe tolta una soddisfazione. E poi chiunque avesse passato cinque minuti con Malfoy l’avrebbe capita.

«Ora, se invece di ringhiare mi stessi ad ascoltare, avresti già capito che sono qui per aiutarti. E vorrei ricordati che sei tu che hai chiesto il mio aiuto».

«In un possibile momento di stanchezza, forse, ho considerato l’idea di poter valutare l’ipotesi che qualcuno potesse, in via del tutto ipotetica, avere una qualche eventuale possibilità di, eventualmente, migliorare qualche trascurabile aspetto non propriamente eccezionale della mia situazione attuale».

Di nuovo quello sbuffo insofferente.

«Dieci punti a Grifondoro per la parafrasi e cinquanta in meno perché mi sono annoiato alla terza parola. Tu hai bisogno di aiuto, Granger, e io sono la risposta alla tua domanda».

«E secondo te la domanda quale sarebbe? Perché per me l’unica è “Chi deve uscire dal mio ufficio, ORA?”»

«Tu. Dannazione, ci dormi anche qui dentro? Sono quasi certa di aver visto un cuscino con sopra stampata la tua faccia in quell’armadietto.» continuò lui. Poi alzò le mani in segno di resa. «E ora, se proprio dobbiamo essere didascalici, anche se da te mi aspettavo molto di più, la domanda è: Come faccio a diventare il nuovo Primo Ministro del Mondo Magico?»

«Io non…» aveva iniziato a rispondere Hermione di getto, più per il puro gusto di contraddirlo che per altro. Poi però si era fermata. «Ti do dieci minuti per darmi le tue assurde spiegazioni. Poi meglio per te se ti smaterializzerai all’istante, oppure ti trasformerò in una delle tue preziose bustine di tè. E nessuno mi sentirà, questa stanza è piena di incantesimi silenzianti.

«Tè in foglie, mai in bustine. Dimmi un po’, Granger... come mai tutti questi incantesimi? Sei una che urla? Merlino, spero che non sia stato con Weasley…» il ghigno gli spari di colpo. «Per Merlino, dimmi che non è stato con Weasley su questa sedia, dovrei dare fuoco a questo vestito e mi piace molto. E poi dovrei buttarmi in una vasca di pozione disinfettante...»

«Nove minuti, Malfoy. E sono certa che tu sia abbastanza ricco da permetterti un completo nuovo, anche dopo tutti i soldi che avete dato in beneficenza».

Lui fece una smorfia di disappunto. «Tralasciando i tuoi pessimi gusti in fatto di uomini, è chiaro come il sole che qui sei sprecata. Sei sempre stata una dannata sotuttoio che voleva essere la prima della classe…»

«Io ero la prima della classe, Malfoy. Devo ricordarti che ti ho sempre battuto ad ogni esame che abbiamo fatto… beh ad eccezione del settimo anno, ovviamente?» rimbeccò, appoggiando i gomiti sulla scrivania e squadrandolo da dietro le mani intrecciate. «Otto minuti».

«E quindi ora ti sta bene fare il Neville Longbottom a lezione di Pozioni? Non credo proprio, Granger. TU vuoi diventare Ministro della Magia, lo so io e lo sai anche tu. E probabilmente anche i tuoi superiori, che, come vedi, non perdono occasione di dimostrare quanto tu sia inadatta agli eventi sociali».

«Inadatta?»

Lui annuì. «Sì, ti ho visto ad un paio di eventi ufficiali del Ministero. Non sai fare conversazioni leggere, non sai intrattenere gli ospiti, non riesci a non annoiare a morte tutti. E, per Merlino, non sai ballare».

«Non sapevo fosse un concorso di bellezza degli anni Cinquanta. Scema io che pensavo che un ruolo pubblico richiedesse solo impegno, spiriti di sacrificio e competenze…»

Il Serpeverde fece un gesto stizzito con la mano. «Sì, come ti pare. Vuoi sapere se credo che saresti un buon Ministro della magia?» chiese con tono vagamente irritato. «Quello che penso io non è importante. Ma sei giovane, donna e Nata Babbana. Il Mondo Magico è un’enclave patriarcale e classista, Granger. E loro ti vedranno sempre come la compagna di Potter con i capelli crespi che si batte per dei dannati elfi domestici di cui non importa a nessuno. E sai perché? Perché quelli che hanno gli elfi domestici non ti guarderanno mai come una di loro…»

«E per fortuna, direi! Cos’è, Malfoy, vorresti presentarmi ai tuoi cari amici dell’alta società magica? A quanto ho visto mi pare che la tua famiglia sia rientrata piuttosto bene nel giro, o sbaglio?» lo provocò stizzita, ripensando all’ultimo numero dell’inserto mondano settimanale della Gazzetta del Profeta dove al Ballo per la raccolta fondi del San Mungo erano ben visibili, con tanto di dettagli sui gioielli di famiglia, Lucius e Narcissa Malfoy. «Il denaro può veramente comprare qualsiasi cosa, vero?»

Il volto di Malfoy era una maschera di pietra, impassibile come il suo sguardo diventato plumbeo. «Finalmente ti riconosco, Granger. Ed ecco perché io ti posso aiutare, non c’è nessuno più di me che conosca le regole del gioco. Fidati di me e nel giro di neanche un anno ti assicuro che dirigerai questo schifo di posto e sarai la principale candidata per il Ministero. Il mandato di Shackebolt scade tra poco, no?»

«Fidarmi di te, Malfoy? E secondo te come potrei fare mai dimenticare a quei dannati snob che io sia, per usare parole tue, giovane, donna e Nata Babbana?» chiese ironica, chiedendosi come avesse fatto a essere così sciocca da rimanere lì a farlo parlare. Chiacchiere, chiacchiere inutili come al solito.

«Diventando la finta fidanzata di un Purosangue ricco, bello e affascinante che ti permetterà di stringere tutti quei legami di cui manca per nascita e amicizie sbagliate. Perché, scusa se te lo dico, ma gli unici Purosangue con cui interagisci tu sono più inutili di una puffola pigmea ubriaca…»

«É la cosa più sessista, classista, elitaria e…» iniziò, alzandosi ed indicandogli l’uscita.

«E ragionevole che tu abbia mai sentito. Pochi mesi… sei in grado di fingere per pochi mesi? Andiamo… so bene che anche per te alla fine conta il risultato, nonostante vi piaccia tanto fare i puri di cuore» rispose lui noncurante, avviandosi verso la porta. Poi con la mano sulla maniglia, si girò a guardarla, per la prima volta negli occhi, disse a voce bassa:

«Sono il migliore in questo, Granger. Ho aiutato primi Ministri, Ambasciatori, imprenditori… nomina una persona di successo degli ultimi due anni e dietro ci sono io. Puoi decidere di continuare con… questo» e fece un gesto ampio, accompagnato da una smorfia di disgusto. «O puoi inseguire il tuo destino. Ci vediamo domani alle sette di sera a casa tua, sempre che la strega più brillante della sua generazione non decida di rintanarsi da codarda in un buco dimenticato da Merlino a riempire pergamene di informazioni che nessuno leggerà mai».

Prima che potesse rispondere, aprì di colpo la porta, prendendo al volo Amelia che gli rovinò tra le braccia.

«Miss Blake, è stato un piacere» lo sentì dire querulo ad Amelia, facendole un baciamano appena accennato, mentre la ragazza sembrava aver preso una dose troppo abbondante di Pozione Peperina, da quanto era arrossita.

E poi il viscido Serpeverde che era sempre stato si girò verso di lei e ad un tono abbastanza alto affinché lo sentissero fino a Hogsmeade, la salutò.

«Ciao, tesoro. Non aspettarmi stasera».

E, come niente fosse, sparì.

 

 

 


Prima di tutto grazie ad Eli, che ha cercato di aiutarmi nelle mie lotte perse contro il correttore e la mia dabenaggine, ed ha ascoltato paziente tutti i mie sbuffi e capricci.

La storia è ispirata dall’iniziativa di RosmaryW “Il mio finto fidanzato!” indetta sul forum Ferisce Più la Penna.  E’ il mio primo esperimento con Draco ed Hermione adulti e il primissimo fake dating.

Insomma, il tentativo è quello di scrivere una commedia romantica, senza troppi intrighi e misteri. Ovviamente questi due non resteranno soli… arriveranno ben presto Serpeverde in aiuto, purtroppo per la futura Ministra Granger. E sì, una di loro è Pansy, che il tatto lo ha lasciato sull’Hogwarts Express come sempre.

A proposito di Pansy…Ambwitchious è un termine (copiato) che uso spesso nelle mie storie: in “Il calice della Vita” e sequel è il magazine fondato da Pansy ed Hermione, in “Sweet and Soul” è il nome della boutique di Pansy… ed adesso torniamo a Hermione. Che queste due streghe siano in fondo in fondo fin troppo simili?

Ci vediamo prima di fine agosto per un aggiornamento, poi spero di essere più costante.

*Fortitudo Prodo Lauros dovrebbe essere secondo internet il motto dei Grifondoro.

** la frase originale era di Piton e la sua incontenibile simpatia pari solo ad uno spruzzo di puzzalinfa è presa dal film de “Il prigioniero di Azkaban”: È la seconda volta che parli non interpellata, signorina Granger.  Non sai trattenerti o provi orgoglio nell'essere un'insopportabile so tutto io?!FOre so tutto io?!”

 

   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Flofly